Seguimi n.2 anno 2006

Page 1

Seguimi

(Matteo 9:9) Ed egli, alzatosi, lo seguì PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE DELLA CHIESA DI DIO UNIVERSALE 2006-2

di Joseph Tkach e Neil Earle

Che ora è

Neil Earle

Q

uante volte al giorno chiediamo: “Che ora è?” Sembra una domanda abbastanza semplice, finché non ci fermiamo a pensarci. Allora capiamo che non è poi così semplice. Consideriamo che, prima del 1800, segnare il tempo era un evento locale. Nell’Europa medievale l’orologiaio della città era l’uomo chiave. Egli regolava il tempo ufficiale a seconda di quando il sole raggiungeva lo zenit ogni giorno. Però, questo sistema era poco preciso. Quando si svilupparono gli orologi da taschino, le persone che viaggiavano da una città ad un’altra spesso dovevano aggiustare, letteralmente, il loro orologio, portandolo da un tempo all’altro. Poi, nel 19° secolo venne il tempo della ferrovia. Per i problemi d’orario, le questioni di tariffe sul trasporto merci e l’importanza della consegna di quelle deperibili, il problema del tempo divenne

molto più cruciale. Nel 1878, un canadese, Sandford Fleming, divenne un eroe nazionale per aver diviso il mondo nei 24 fusi orari, che oggi usiamo. Così, gli Stati Uniti hanno nove fusi orari che si estendono dal Main al Guam. La vecchia Unione Sovietica aveva 12 fusi orari! Anche oggi la Russia, così grande ed estesa, ha adottato un orario legale permanente per il risparmio della luce del giorno; e ogni regione è un’ora avanti rispetto all’orario solare. Una questione piuttosto complicata. Nevvero?

Il tempo di Dio C’è voluto il Congresso degli Stati Uniti con la messa in atto dell’ora solare, per rendere obbligatori i quattro fusi orari negli USA. Altrimenti, le ruote del commercio si sarebbero fermate velocemente con grande stridore. Il tempo è importante ancora di più per Dio. E il sistema biblico del tempo è un po’ più deliziosamente complicato di quanto sembra a prima vista. Richard Kromer sintetizza, appropriatamente, tale sistema in questo modo: “La storia ha un inizio con Dio, il suo centro con Cristo e la sua fine con la consumazione finale e il Giudizio Universale”. Effettivamente, la Bibbia ha molto rispetto del tempo. Dio sta compiendo i suoi propositi attraverso il tempo. D’altro canto, Dio non è neanche strettamente legato al tempo. Da un certo punto di vista il tempo è

un’entità creata. Un giorno è il tempo che impiega la terra per ruotare intorno al proprio asse. Un anno è la misura della sua orbita intorno al sole. Ma è diverso su Marte o Venere. Così, il tempo, in questo senso, è un’entità relativa e materiale. Ma questo è solo uno dei modi per contare il tempo. Nel Nuovo Testamento, in lingua greca, molte parole alludono al tempo. Una è chronos, da cui deriva la nostra parola “cronologia”. Questo è il tipo di tempo a cui siamo abituati: il ticchettio dell’orologio, la realtà di tempo e spazio in cui tutti noi abitiamo. La Bibbia fa attenzione a questo modo lineare di misurare. Mosé pregò: “Insegnaci dunque a contare bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio” (Salmi 90:12). E Gesù chiese: “Non vi sono dodici ore nel giorno?”(Giovanni 11: 9). Ma nel Nuovo Testamento è usata anche un’altra parola, per indicare il tempo, completamente differente. Essa è kairos. Un’altra ancora è ainos, che si riferisce alla durata. Ma noi, in questo articolo, ci focalizzeremo su kairos. ( Continua a pag. 11 )

Sommario 1 2 4 7

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Che ora è Lazzaro, vieni fuori! Salmi: Quando parliamo a Dio Spirito Santo

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○


Personalmente da . . . ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Joseph Tkack

L

a maggioranza di noi conosce la storia: Gesù risuscitò Lazzaro dalla morte. Fu un miracolo straordinario che mostrò che il Cristo ha il potere di risuscitare anche noi dalla morte. Ma la storia contiene di più e Giovanni include alcuni dettagli che oggi, per noi, possono avere un significato ben più profondo. Io prego affinché non commetta un’ingiustizia alla storia, condividendo con voi alcuni dei miei pensieri. Consideriamo il modo in cui Giovanni narra la vicenda: Lazzaro non era un abitante qualsiasi della Giudea. Egli era il fratello di Marta e Maria, la quale amò così tanto Gesù da cospargere profumo sui suoi piedi. “Le sorelle dunque mandarono a dire a Gesù: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato” (Giovanni 11: 1-3). Per me, questa suona come una richiesta di aiuto. Ma Gesù non accorse.

Ritardo con proposito Non vi è mai parso che il Signore sia lento a rispondere? Di sicuro lo fu per Maria e Marta. Ma il ritardo non vuol dire che non siamo graditi a Gesù. Piuttosto, significa che Egli ha piani differenti, perché può vedere cose che noi non possiamo. In fin dei conti, probabilmente, Lazzaro era già morto quando i messaggeri raggiunsero Gesù. Tuttavia, Egli disse che la malattia non sarebbe finita nella morte. Si era sbagliato? La risposta è no, perché Gesù poteva vedere oltre la morte e sapeva che, in quel caso, la morte non avrebbe rappresentato la fine della vita. Sapeva che lo scopo era quello di portare più gloria a Dio, “affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato” (versetto 4). Ciononostante, lasciò intendere ai

Pastore generale della Chiesa di Dio Universale

Lazzaro, vieni fuori! suoi discepoli che Lazzaro non sarebbe morto. C’è una lezione anche per noi, perché non sempre comprendiamo quello che Gesù intendeva veramente. Due giorni dopo, Gesù sorprese i suoi discepoli, suggerendo loro che avrebbero fatto ritorno in Giudea. Essi non capirono perché Gesù voleva tornare in quella zona pericolosa; e Gesù rispose loro con un commento enigmatico riguardo il camminare nella luce e il giungere della notte (versetti 9 – 10), dicendo, poi, che doveva andare a svegliare Lazzaro. I discepoli erano, in apparenza, abituati alla natura misteriosa di alcuni commenti di Gesù ed avevano un modo indiretto per ricevere più informazioni: constatarono che, letteralmente, il significato non aveva senso. Se Lazzaro si era addormentato, allora si sarebbe svegliato da solo, per cui non c’era bisogno di rischiare le loro vite. Gesù spiegò: “Lazzaro è morto” (versetto 14). Ma disse anche che era felice di non essere stato là. Perché? “Affinché crediate” (versetto 15). Gesù avrebbe compiuto un miracolo che sarebbe stato più straordinario che se avesse semplicemente evitato la morte di un uomo ammalato. Ma il miracolo non consisteva solamente nel far tornare Lazzaro alla vita, ma era anche la conoscenza che Gesù 2 Seguimi

aveva di quanto stava accadendo, forse a venti miglia di distanza, e la conoscenza di quello che gli sarebbe accaduto in un prossimo futuro. Egli aveva una luce che loro non potevano vedere; e questa luce gli disse della sua stessa morte in Giudea e della sua stessa resurrezione. Cristo aveva il completo controllo degli eventi. Avrebbe potuto evitare l’arresto se avesse voluto; avrebbe potuto fermare il corso degli eventi con una semplice parola, ma non lo fece. Scelse di fare ciò che fece, perché quello era lo scopo per il quale era venuto. L’uomo che riportò in vita i morti avrebbe anche dato la propria vita per il popolo, perché aveva il potere sulla morte, anche sulla sua stessa morte. Egli divenne mortale così che potesse morire; e quello che, in apparenza, poteva sembrare una tragedia, fu in realtà per la nostra salvezza. Non voglio insinuare che ogni tragedia che ci accade sia, in verità, pianificata da Dio o che sia cosa buona, ma voglio credere che Dio è capace di trarre del bene dal male e che Egli vede realtà che noi non possiamo vedere. Egli vede oltre la morte. E oggi il suo controllo sugli eventi non è minore di quanto lo fosse allora; è solo che, spesso, questa realtà ci è invisibile come lo era per i suoi


Gesù e i suoi discepoli si recarono a Betania e appresero che Lazzaro era nel sepolcro da quattro giorni. Le onoranze funebri erano state eseguite, il funerale fatto da tempo; e il dottore finalmente si fa vedere! Marta disse, forse con un pizzico di esasperazione ed un poco ferita, “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto” (versetto 21). Ti abbiamo fatto chiamare diversi giorni fa e se tu fossi venuto allora, Lazzaro sarebbe ancora vivo. Eppure, Marta ha un barlume di speranza, un po’ di luce: “anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te o darà” (versetto 22). Forse ella sentiva che sarebbe stato troppo audace richiedere una resurrezione. Ma ma a qualcosa alludeva. “Tuo fratello risusciterà,” disse Gesù, e Marta rispose, “Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno (Marta stava sperando in qualcosa di più immediato)”. Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?” E Marta, in una delle più eccezionali asserzioni di fede dell’intera Bibbia, disse: “Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio” (versetto 27). Vita e resurrezione si possono trovare solo in Cristo. Ma possiamo noi, oggi, credere quello che disse Gesù? Crediamo veramente che chiunque vive e crede in lui non morirà mai? E’ da desiderare che noi

Lazzaro manda cattivo odore “Togliete la pietra,” disse Gesù. Però Marta obiettò: “Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno”. C’è qualcosa nella nostra vita che puzza? C’è qualcosa che non vogliamo che Gesù riveli, “togliendo la pietra”? Probabilmente esiste qualcosa di simile nella vita di ognuno; qualcosa che vorremmo piuttosto mantenere sepolta. Ma, a volte, Gesù ha altri programmi, perché conosce cose che noi non conosciamo, per cui dobbiamo solo confidare in lui. ( Continua a pag. 10 )

3 Seguimi

Seguimi

(Matteo 9:9) Ed egli, alzatosi, lo seguì

PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE DELLA CHIESA DI DIO UNIVERSALE 2006-2

Pubblicazione trimestrale della Chiesa di Dio Universale

2006

Anno 7 ° Numero 2

EDITORE Verein Weltweite Kirche Gottes Postfach 8215 8036 Zürich (Svizzera)

DIRETTORE Daniel Bösch

TRADUTTORI Marisa Betti, Silvia Derrigo,Vera Derrigo Vladimiro Meandri, Andrea Papi

COLLABORATORI Saro Barracato, Gaetano Longo Vincenzo Scannapieco

REDAZIONE TECNICA Paolo Nauer, Pietro Papi

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Laura Papi

STAMPATO IN SVIZZERA

Seguimi contiene articoli tratti dalle nostre pubblicazioni internazionali e viene diffusa in Italia dalla Chiesa di Dio Universale. L’abbonamento è completamente gratuito e può essere richiesto al seguente indirizzo:

Chiesa di Dio Universale Casella Postale 67 24030 Brembate di Sopra (BG) E-mail: chiesadidiouniversale@tin.it Sito internet: www.wcg.org/italy Eventuali offerte possono essere versate sul seguente conto corrente postale: Conto Corrente Postale N. 10783249 intestato a: Chiesa di Dio Universale, CP 67 24030 Brembate di Sopra (BG) Manoscritti e foto, non richiesti, anche se non pubblicati, non si restituiscono Copyright © Verein Weltweite Kirche Gottes

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

La fede di Marta

tutti possiamo comprendere meglio questo; ma sappiamo certamente che, nella resurrezione, ci sarà data una vita che non avrà mai fine. In questo tempo tutti noi moriamo, proprio come fu per Lazzaro; ma Gesù ci dovrà “svegliare”. Noi moriamo, ma ciò non è per noi la fine di tutto, proprio come non fu la fine di tutto per Lazzaro. Marta andò a chiamare Maria; e questa andò da Gesù in lacrime. Anche Gesù pianse. Perché pianse, sapendo già che Lazzaro sarebbe tornato in vita? Perché Giovanni riportò questo particolare, sapendo egli stesso che la gioia era proprio dietro l’angolo? Noi non lo sappiamo; e neppure comprendiamo sempre perché piangiamo, anche in occasioni gioiose. Questo ci fa pensare che è giusto piangere ad un funerale, anche se sappiamo che la persona defunta risorgerà a vita eterna. Gesù promise che non moriremo mai. Eppure, la morte continua ad esistere. Essa è ancora un nemico, ancora un qualcosa che non è come dovrà essere in eternità. Anche se la gioia eterna è proprio dietro l’angolo, qualche volta abbiamo momenti di grande tristezza, anche avendo la certezza che Gesù ci ama. Quando piangiamo, Cristo piange con noi. Egli può vedere la nostra attuale tristezza, proprio come può vedere le gioie del futuro.

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

discepoli in Giovanni 11. In parole povere, non possiamo vedere la vastità del suo disegno e qualche volta inciampiamo nell’oscurità. Dobbiamo confidare in Dio, affinché gestisca la situazione nel modo che Egli reputa essere il migliore. Qualche volta, alla fine, ci è concesso di vedere come tutto avvenga a fin di bene. Ma spesso dobbiamo semplicemente prendere la sua parola come tale.

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○


di Jim Herst e Tim Finlay ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

I

l libro dei Salmi può essere uno degli strumenti più efficaci per instaurare la nostra relazione con Dio. Se sentiamo che la nostra vita di preghiera è in declino, leggiamo i Salmi. Essi rappresentano lo sfogo emozionale in una moltitudine di situazioni differenti. Sono “un tesoro di esperienze accumulate da persone che vissero nella regione che è stata la culla della nostra civiltà” (Erhard S. Gerstenberger, “Salmi: Parte 1, The Forms of the Old Testament Literature”, vol. 14, pag. 36). Leggere i Salmi può aiutare a ringiovanire la nostra stessa vita di preghiera.

Un Salmo per ogni occasione Alcuni Salmi sono per i periodi di gioia, quando vogliamo lodare il nostro Creatore o rendergli grazie, altri aiutano in quei momenti di depressione, quando stiamo vivendo una dura prova. Altri Salmi ancora sono confessioni di peccato e suppliche per il perdono. Di certo, questo è un tipo di preghiera del quale noi tutti abbiamo bisogno! Come disse l’apostolo Giovanni, “Se confessiamo i nostri peccati, egli [Gesù Cristo] è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1:9). Molte persone sono sorprese dell’assoluta franchezza con la quale i salmisti parlano a Dio. Essi non esitano a metterlo a confronto con i loro problemi di ogni giorno, a verbalizzare la loro frustrazione, la loro rabbia, il loro risentimento o la loro disperazione. Ma è in tale modo che ci vuole Dio, quando parliamo con lui: aperti, onesti, senza battere i pugni. “Life Application Bible” dice: “Per l’onestà espressa dai salmisti, uomini e donne di tutta la storia si sono rivolti, ancora ed ancora, al libro dei Salmi per ricevere conforto durante tempi di lotta e di dolore. E, assieme ai salmisti, sono

Salmi: Quando parliamo a Dio

risaliti dal profondo della disperazione a nuovi apici di gioia e lode quando anch’essi hanno scoperto la potenza dell’eterno amore e della clemenza di Dio” (NIV, Introduction to Psalms). Molti Salmi furono scritti per esprimere pensieri e sentimenti della comunità, la congregazione dei credenti.

“Io t’esalterò, o mio Dio, mio re; e benedirò il tuo nome in eterno. Ogni giorno ti benedirò e loderò il tuo nome per sempre .” Salmo 145:1-2

Esaminando più in dettaglio i differenti tipi di Salmi (l’individuale e il congregazionale, l’istruttivo e l’emozionale), vedremo che esiste davvero un Salmo per ogni occasione.

Inni di lode L’elemento principale in molti Salmi è

4 Seguimi

il semplice lodare Dio. Il Salmo 145 ne è un esempio tipico. Davide inizia: “Io ti esalterò, o mio Dio, mio re, e benedirò il tuo nome in eterno. Ogni giorno ti benedirò e loderò il tuo nome per sempre” (versetti 1 – 2). Davide, quindi, mostra come altri avrebbero esaltato Dio: “Un’età dirà all’altra le lodi delle tue opere, e farà conoscere i tuoi prodigi. Mediterò sul glorioso splendore della tua maestà e sulle tue opere meravigliose. Gli uomini parleranno della potenza dei tuoi atti tremendi e io racconterò la tua grandezza” (versetti 4 – 6). Davide conclude, chiamando ognuno a lodare il nome di Dio (versetto 21). Diversi inni di lode enfatizzano ammirazione e meraviglia verso la creazione di Dio. Nel Salmo 8, Davide inizia e conclude con le stesse parole di lode: “O Signore, Signore nostro, quant’è magnifico il tuo nome in tutta la terra!” (versetti 1, 9). L’iniziare e concludere un pensiero con le stesse parole è noto come “struttura a busta”, che è comune nel libro dei Salmi. Tale struttura enfatizza il punto principale: il nome di Dio deve essere lodato in tutta la terra. Davide, mentre loda Dio per tutto il creato, si meraviglia pure che Egli sia così preoccupato nei riguardi degli esseri umani: “Quand’io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposto, che cos’è l’uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell’uomo perché te ne prenda cura?” (versetti 3 – 4). Gli esseri umani, i soli tra il creato di Dio, furono fatti a immagine di Dio. Il trascendente Creatore dell’universo, vuole che abbiamo una relazione eterna con lui. Egli inizia con il darci una responsabilità importante sulla terra: “Eppure tu l’hai fatto [l’uomo] solo di poco inferiore agli angeli, e l’hai


coronato di gloria e d’onore. Tu lo hai fatto dominare sulle opere delle tue mani, hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi: pecore e buoi tutti quanti e anche le bestie selvatiche della campagna; gli uccelli del cielo e i pesci del mare, tutto quel che percorre i sentieri dei mari” (versetti 5 – 8). In Genesi, Dio pose il primo uomo e la prima donna nel giardino di Eden e disse loro di lavorarlo e averne cura (Genesi 2:15). Qui, Davide ripete che Dio ha ordinato agli esseri umani di essere a capo della terra. Per cui, è nostro compito aver cura del nostro ambiente. In un altro inno di lode Davide proclama: “Date al Signore la gloria dovuta al suo nome; adorate il Signore, con santa magnificenza” (Salmo 29:2). In tutto questo Salmo, Davide loda la potenza di Dio in una serie di toccanti metafore: “La voce del Signore rompe i cedri; il Signore spezza i cedri del Libano. Fa saltellare i monti come vitelli, il Libano e l’Ermon come giovani bufali. La voce del Signore fa guizzare i fulmini. La voce del Signore fa tremare il deserto” (versetti 5 – 8). Alcuni inni di lode furono cantati insieme dalla comunità. Il Salmo 33, che chiama tutti a lodare Dio e descrive le sue potenti azioni, termina con la proclamazione da parte della comunità: “Noi aspettiamo il Signore; egli è il nostro aiuto e il nostro scudo. In lui, certo, si rallegrerà il nostro cuore, perché abbiamo confidato nel suo santo nome. La tua benevolenza, o Signore, sia sopra di noi, poiché abbiamo sperato in te” (versetti 20 – 22). I Salmi 104 e 105 sono inni complementari di lode che terminano entrambi con “Alleluia” (Salmo 104:35; 105:45). Il Salmo 104 loda Dio in qualità di Sostentatore del suo creato: “Egli fa scaturire fonti nelle valli ed esse scorrono tra le montagne; abbeverano tutte le bestie della campagna …. Egli fa germogliare l’erba per il bestiame, le piante per il servizio dell’uomo; fa uscire dalla terra il nutrimento: il vino che rallegra il cuore dell’uomo, l’olio che gli fa risplendere il volto e il pane che sostenta il cuore dei mortali” (versetti 10 – 11, 14 – 15). Dio è il Creatore e il Sostentatore del suo creato. Egli è Colui che dà la vita e

che provvede al sostentamento. Tutte le creature di Dio “sperano in te perché tu dia loro il cibo a suo tempo. Tu lo dai a loro ed essi lo raccolgono; tu apri la mano, e sono saziati di beni. Tu nascondi la tua faccia, e sono smarriti; tu ritiri il loro fiato e muoiono, ritornano nella loro polvere. Tu mandi il tuo Spirito e sono creati, e tu rinnovi la faccia della terra” (versetti 27 – 30). Anche qui vediamo l’attività dello Spirito di Dio nel creare e nel rinnovare la creazione. Il Salmo 105 loda Dio per la sua fedeltà: “Egli si ricorda per sempre del suo patto, della parola da lui data per mille generazioni, del patto che fece con Abraamo, del giuramento che fece a Isacco, che confermò a Giacobbe come uno statuto, a Israele come un patto eterno” (versetti 8 – 10). Il Salmo richiama a come Dio dimostrò la sua fedeltà al suo popolo secoli prima, mandando Giuseppe in Egitto prima di loro per salvarli dalla carestia (versetti 16 – 22). Richiama a come Dio diresse i suoi servitori prescelti, Mosè ed Aaronne, a manifestare i suoi segni e miracoli davanti agli Egiziani e a come Dio liberò il suo popolo dalla schiavitù (versetti 26 – 41). Tutti questi inni di lode sono esempi per noi: una buona porzione del nostro tempo dedicato alla preghiera dovrebbe essere usata per lodare Dio. Gesù iniziò il suo modello di preghiera con queste parole: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome” (Matteo 6:9). Pure noi faremmo bene ad iniziare le nostre preghiere lodando Dio. Dovremmo lodare Dio in quanto Creatore, Sostentatore e Datore di vita e in quanto Colui che è sempre fedele al suo popolo.

Canti di ringraziamento Mentre l’inno di lode glorifica Dio per l’essere ciò che Egli è, il canto di ringraziamento enfatizza gratitudine per ciò che Egli ha fatto per noi. Nel Salmo 30, Davide dice: “Io ti esalto, o Signore, perché m’hai portato in alto e non hai permesso che i miei nemici si rallegrassero di me. O Signore, Dio mio, io ho gridato a te e tu m’hai guarito” (versetti 1-2). Davide chiama altri ad unirsi a lui nella lode a Dio: “Salmeggiate al Signore, voi 5 Seguimi

suoi fedeli: celebrate la sua santità” (versetto 4). Egli ringrazia Dio per aver mutato la sua vita: “Tu hai mutato il mio dolore in danza; hai sciolto il mio cilicio e mi hai rivestito di gioia, perché io possa salmeggiare a te, senza mai tacere. O Signore, Dio mio, io ti celebrerò per sempre” (versetti 11- 12). Il Salmo 66 è un altro tipico inno di ringraziamento. Esso inizia con un’esaltazione di gioia: “Fate acclamazioni a Dio, voi tutti, abitanti della terra! Cantate la gloria del suo nome, onoratelo con la vostra lode! Dite a Dio, “Come son tremende le tue opere! Per la grandezza della tua potenza i tuoi nemici ti aduleranno. Tutta la terra si prostrerà davanti a te e canterà a te, canterà al tuo nome. [Pausa]” (versetti 1 – 4). Il termine tradotto con “pausa” segna la fine di una strofa; una pausa musicale per una sezione di versi. Questo particolare Salmo si divide in quattro strofe: versetti 1 -4, 5 – 7, 8 – 15 e 16 – 20. Nella seconda strofa, il salmista richiama alla grazia di Dio nei confronti di Israele, quando separò le acque del Mar Rosso, rendendo possibile ad Israele la fuga dagli Egiziani (versetti 5 – 7). Nella terza strofa, il compositore ringrazia il Dio che “ha conservato in vita l’anima nostra, e non ha permesso che il nostro piede vacillasse” (versetto 9), e descrive come Dio li ha messi alla prova e li ha perfezionati per mezzo delle prove (versetti 10 -12). Questo ultimo punto è particolarmente importante. Nel mezzo delle nostre prove, spesso imploriamo Dio per la liberazione. E così dovremmo fare. Ma abbiamo anche bisogno di rammentare che, tramite le nostre prove, acquisiamo una divina pazienza. L’apostolo Giacomo scrisse: “Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza” (Giacomo 1: 2 – 3). Nella strofa finale del Salmo 66, l’autore ringrazia Dio per ciò che ha fatto per lui personalmente e riconosce che Dio ha risposto alle sue preghiere (versetti 16 – 20). Quando i problemi colpiscono, quanto è semplice dimenticare le


benedizioni che Dio ci ha già dato! Perciò, quando preghiamo, ricordiamo ciò che Dio ha fatto a nostro favore e ringraziamolo di questo. Lode e ringraziamento vanno mano nella mano. Il Salmo 103 inizia e conclude con l’affermazione: “Benedici, anima mia, il Signore” (versetti 1, 22). Ma gran parte del Salmo è dedicato a dimostrare riconoscenza per le benedizioni di Dio: “Non dimenticare nessuno dei suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità; salva la tua vita dalla fossa, ti corona di bontà e compassioni; egli sazia di beni la tua esistenza e ti fa ringiovanire come l’aquila” (versetti 2 – 5). Questa lista di benedizioni ne include due di vitale importanza: Dio perdona i peccati e guarisce le infermità. Gesù esercitò la sua autorità come Dio per perdonare i peccati e per guarire (Matteo 9:2 – 8). La natura clemente di Dio è uno degli attributi per il quale dovremmo essere più riconoscenti: “Egli non ci tratta secondo i nostri peccati, e non ci castiga in proporzione alle nostre colpe. Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così è grande la sua bontà verso quelli che lo temono. Come è lontano l’oriente dall’occidente, così ha egli allontanato da noi le nostre colpe” (Salmo 103:10 – 12). Davide conclude il Salmo con una triplice invocazione di benedizione a Dio: “Benedite il Signore, voi suoi angeli, potenti e forti, che fate ciò ch’egli dice, ubbidienti alla voce della sua parola! Benedite il Signore, voi tutti gli eserciti suoi, che siete suoi ministri, e fate ciò che egli gradisce! Benedite il Signore, voi tutte le opere sue, in tutti i luoghi del suo dominio!” (versetti 20 – 22). Essa è seguita dall’affermazione: “Anima mia, benedici il Signore!” Un Salmo, in particolare, evidenzia l’importanza di ringraziare Dio per la sua misericordia: il Salmo 136. Inizia così: “Celebrate il Signore, perché egli è buono, perché la sua bontà dura in eterno. Celebrate il Dio degli déi, perché la sua bontà dura in eterno. Celebrate il Signore dei signori, perché la sua bontà dura in eterno” (versetti 1 – 3). Tutti i 26 versi di

questo Salmo terminano con lo stesso ritornello: “perché la sua bontà dura in eterno”. La parola ebraica tradotta con “amore”, qui non è “ahabhah”, la parola usuale per “amore”, ma “chesed”, che significa “amore fedele” o “fedeltà che scaturisce da un senso di premurosità e dedizione”.

“Rendiamo grazie al Signore, perché egli è buono. Il suo amore dura in eterno.” Salmo136:1

Il Salmo 136 esalta i prodigi di Dio (versetti 4 – 9) e mostra come Egli ha dimostrato il suo “chesed” per mezzo delle sue benedizioni su Israele (versetti 10 – 22). Questo Salmo era un inno per la comunità. Coloro che lo cantavano ringraziavano Dio, “Colui che nella nostra umiliazione si ricordò di noi … e ci ha liberato dai nostri nemici” (versetti 23 – 24). Questo Salmo si conclude con un altro punto che dovremmo tenere a mente quando preghiamo: “Celebrate il Dio del cielo, perché la sua bontà dura in eterno (versetto 26). Di nuovo, questo concorda con gli inni di lode: noi possiamo ringraziare Dio poiché egli è Colui che è sempre fedele nel suo amore.

Soprascritte dei Salmi Molti

Salmi

comprendono

6 Seguimi

una

soprascritta che fornisce informazioni riguardo ad essi. Nella Bibbia Ebraica, spesso, la soprascritta conta come il primo versetto del Salmo stesso. (Pertanto, la Bibbia Ebraica e le traduzioni inglesi, spesso, nelle citazioni, differiscono di un versetto). Molti Salmi vengono attribuiti, dalla soprascritta, a precisi individui, come a Davide, o a gruppi di individui, come i Figli di Core. Tredici Salmi raccontano il contesto storico della vita di Davide a quel tempo (Salmi 3, 7, 18, 34, 51, 52, 54, 56, 57, 59, 60, 63, 142). Tale informazione ne migliora la nostra comprensione. Spesso le soprascritte comunicano informazioni riguardo l’interpretazione musicale del Salmo. A volte indicano il tono che l’accompagna: “Muori per il Figlio” (Salmo 9), “Il giglio della testimonianza” (Salmo 60) e “Non distruggere” (Salmi 57, 58, 59,75). Sfortunatamente, oggi, non conosciamo nessuna di queste melodie. Altre soprascritte ci dicono quali strumenti accompagnano il Salmo: strumenti a corda (Salmi 4, 61, 76), strumenti a fiato (Salmo 5), un’arpa ad otto corde (in ebraico: sheminith) (Salmi 6, 12) e una Ghittea (in ebraico: gittith) (Salmi 8, 81, 84). Noi possiamo solamente ipotizzare che aspetto e che suono alcuni di questi strumenti potevano avere. La tipologia del Salmo è spesso inclusa nella soprascritta. Le due più comuni sono “salmo” (ebraico: mizmor) e “canto” (ebraico: shir). Altre categorie comprendono “lamento” (“shiggaion”) (Salmo 7), “inni” (miktam) (Salmi 16, 56 – 60) e “cantico” (maskil) (Salmi 32, 74, 142). Non tutti i traduttori traducono questi termini. Di nuovo, non si conosce per certo il significato di molti di questi termini. Questa mancanza di conoscenza è un’altra indicazione del divario che esiste tra la nostra cultura e quella degli antichi Ebrei. Anche se tutto quello che le soprascritte riescono ad ottenere è soltanto farci rendere conto che c’è sempre di più da comprendere riguardo alla Bibbia, esse ci rendono già un grande servizio.


○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

di Michael Morrison

L

o Spirito Santo è Dio all’opera. Egli ci crea, ci parla e ci trasforma, vivendo in noi e operando in noi. Anche se lo Spirito Santo può compiere questa opera a prescindere dalla nostra conoscenza, ci è utile saperne di più.

Lo Spirito Santo è Dio Lo Spirito Santo possiede gli stessi attributi di Dio. Egli è paragonato a Dio e opera come Dio solo opera. Come Dio, lo Spirito è santo; e insultare lo Spirito è peccaminoso quanto calpestare il Figlio di Dio (Ebrei 10:29). L’irriverenza nei confronti dello Spirito Santo è un peccato imperdonabile (Matteo 12:32). Questo indica che lo Spirito è santo per sua natura. Egli non ha una santità attribuita come la ebbe il tempio. Come Dio, lo Spirito Santo è eterno (Ebrei 9:14). Come Dio, lo Spirito Santo è presente in ogni luogo (Salmi 139:79). Come Dio, lo Spirito Santo sa ogni cosa (1 Corinzi 2:10-11; Giovanni 14:26). Lo Spirito Santo crea (Giobbe 33:4; Salmi 104:30) e compie miracoli (Matteo 12:28; Romani 15:18-19), facendo l’opera o il ministero di Dio. Vari versetti della Scrittura parlano del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo come divini nello stesso modo. In una

Credi di base cristiani:

discussione sui doni spirituali, Paolo mette lo Spirito, il Signore e Dio in una costruzione parallela (1 Corinzi 12:4-6). Chiude la lettera con una preghiera tripartita (2 Corinzi 13:13). Pietro inizia una lettera con una preghiera che ha una formula tripartita diversa ( 1 Pietro 1:2). La formula per il battesimo contiene una più forte espressione di unità: “nel nome (singolare) del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Matteo 28:19). I “tre” hanno un solo nome, che indica una sola essenza e un solo essere. Quando lo Spirito Santo fa qualcosa, Dio lo sta facendo simultaneamente. Quando lo Spirito Santo parla, Dio sta parlando simultaneamente. Quando Anania mentì allo Spirito Santo, egli mentì a Dio (Atti 5:3-4). Pietro affermò che Anania non mentì semplicemente al rappresentante di Dio, ma a Dio stesso. Nessun uomo può mentire ad una potenza impersonale. In un passo, Paolo dice che i cristiani sono il tempio dello Spirito Santo (1 Corinzi 6:19); in un altro dice che siamo il tempio di Dio (1 Corinzi 3:16). Un tempio è il luogo di adorazione di un essere divino, non di una potenza impersonale. Quando Paolo scrive “tempio dello Spirito Santo”, egli implica che lo Spirito Santo è Dio. Lo Spirito Santo e Dio vengono equiparati anche in Atti 13:2: “Lo Spirito Santo disse: ‘Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati’.” Qui, lo Spirito parla come Dio. Nello stesso modo lo Spirito Santo dice degli Israeliti: “mi tentarono mettendomi alla prova”. Sempre lo Spirito Santo dice: “ mi disgustai … non entreranno nel mio riposo”(Ebrei 3:7-11). Ma lo Spirito Santo non è semplicemente un altro nome di Dio. Lo Spirito Santo si distingue dal Padre e dal Figlio, come viene mostrato nel battesimo di Gesù (Matteo 3:16-17). I “tre” si distinguono, ma sono “uno”. Lo Spirito Santo fa l’opera di Dio nelle nostre vite. Siamo nati da Dio (Giovanni 1:13), che è la stessa cosa di essere nati dallo Spirito Santo (Giovanni 7 Seguimi

Lo Spirito Santo

3:5). Lo Spirito Santo è il mezzo attraverso il quale Dio vive in noi ( Efesini 2:22; 1Giovanni 3:24; 4:13). Lo Spirito Santo vive in noi (Romani 8:11; 1 Corinzi 3:16): e poiché lo Spirito vive in noi, possiamo dire che Dio vive in noi.

Lo Spirito è personale La Scrittura descrive lo Spirito Santo attribuendogli delle caratteristiche personali. Lo Spirito vive (Romani 8:11; 1 Corinzi 3:16) e parla (Atti 8:29; 10:19; 11:12; 21:11; 1 Timoteo 4:1; Ebrei 3:7; ecc.), delle volte usando il pronome personale “io” (Atti 10:20; 13:2). Lo Spirito può essere consultato, tentato, rattristato, disprezzato e bestemmiato (Atti 5:3,9; Efesini 4:30; Ebrei 10:29; Matteo 12:31). Lo Spirito guida, intercede, chiama e commissiona (Romani 8:14,26; Atti 13:2; 20:28). Romani 8:27 si riferisce alla “mente” dello Spirito. Egli esprime dei giudizi; una decisione “è parso bene” allo Spirito Santo (Atti 15:28). Lo Spirito “conosce” e “determina” (1 Corinzi 2:11; 12:11). Questa non è una potenza impersonale. Gesù Cristo chiamò lo Spirito Santo il “parakletos”, che significa il Consolatore, l’Avvocato o il difensore. “Io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità” (Giovanni 14:16-17). Lo Spirito Santo insegna, testimonia, convince, guida e rivela la verità (Giovanni 14:26; 15:26; 18:8,1314). Questi sono ruoli personali. Giovanni usa la forma maschile di “parakletos”; non era necessario rendere la parola neutra. In Giovanni 16:14, i pronomi maschili (egli) vengono usati anche dopo che la parola neutra “Spirito” viene menzionata. Sarebbe stato facile optare per il pronome neutro (esso), ma Giovanni non lo fa. Lo Spirito può essere chiamato “Egli”. Tuttavia, la grammatica è relativamente trascurabile; ciò che importa è che lo Spirito Santo ha delle caratteristiche personali. Egli non è una potenza impersonale, ma l’Aiuto intelligente e divino che vive in noi.


Lo Spirito nell’ Antico Testamento La Scrittura non ha una sezione intitolata “lo Spirito Santo”. Impariamo qualcosa sullo Spirito un po’ qui e un po’ là, a seconda di come capita, nella Scrittura, di menzionare ciò che fa lo Spirito. L’Antico Testamento ci dà solo poche indicazioni. Lo Spirito era coinvolto per creare e sostenere tutta la vita (Genesi 1:2; Giobbe 33:4; 34:14). Lo Spirito di Dio riempì Bezelel con varie capacità per costruire il tabernacolo (Esodo 31:3-5). Egli riempì Mosè e si posò sui settanta anziani (Numeri 11:25). Lo Spirito riempì Giosuè di saggezza e leader, come Sansone, di forza e abilità per combattere (Deuteronomio 34:9; Giudici 6:34; 14:6). Lo Spirito di Dio venne dato a Saul e più tardi gli fu ritirato (1 Samuele 10:6; 16:14). Lo Spirito diede a Davide i progetti per il tempio (1 Cronache 28:12). Lo Spirito ispirò i profeti a parlare (Numeri 24:2; 2 Samuele 23:2; 2 Cronache 15:1; 20:14; Ezechiele 11:19; Zaccaria 7:12; 2 Pietro 1:21). Anche nel Nuovo Testamento lo Spirito fece parlare le persone, inclusi Elisabetta, Zaccaria e Simeone (Luca 1:41,67; 2:25-32). Giovanni Battista fu riempito di Spirito Santo persino prima della sua nascita (Luca 1:15). La sua opera più importante fu quella di annunciare l’arrivo di Gesù, che avrebbe battezzato le persone non semplicemente con acqua, ma con “lo Spirito Santo e con il fuoco” (Luca 3:16).

4:18). Gesù cacciò i demoni con lo Spirito di Dio (Matteo 12:28). Fu attraverso lo Spirito che offrì se stesso come sacrificio per il peccato (Ebrei 9:14) e per mezzo dello stesso Spirito fu risuscitato dai morti (Romani 8:11). Gesù insegnò che lo Spirito avrebbe parlato attraverso i suoi discepoli in tempi di persecuzione (Matteo 10:19-20). Egli

differenza nelle nostre vite (versetto 8). Gesù insegnò anche: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Giovanni 7:37-38). Giovanni aggiunge questa spiegazione: “Disse questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui” (versetto 39). Lo Spirito Santo soddisfa una sete interna. Ci concede la relazione con Dio, per la quale siamo stati creati. Andando a Cristo, lo Spirito può riempire le nostre vite. Giovanni ci dice anche: “…lo Spirito, infatti, non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora glorificato” (versetto 39). Lo Spirito aveva già riempito alcuni uomini e donne prima di Gesù, ma Egli sarebbe giunto in un nuovo e più potente modo, in occasione della Pentecoste. Lo Spirito viene dato ora su una scala molto più larga: a tutti coloro che invocano il nome del Signore (Atti 2 38-39). Gesù promise che ai suoi discepoli sarebbe stato dato lo Spirito di verità, che avrebbe vissuto in loro (Giovanni 14:16-18). Questo è come dire che Gesù stesso sarebbe tornato dai suoi discepoli (versetto 18), perché lo Spirito è sia lo Spirito di Cristo sia lo Spirito del Padre, mandato sia dal Figlio, sia dal Padre (Giovanni 15:26). Lo Spirito mette Gesù a disposizione di ognuno e continua la sua opera. Lo Spirito insegnerà ai discepoli e ricorderà loro ciò che Gesù Cristo ha insegnato (14:26). Lo Spirito insegnò loro cose che non poterono capire prima della risurrezione di Gesù (16:12-13). Lo Spirito testimonia di Gesù (15:26; 16:14). Non promuove se stesso, ma guida le persone al Figlio e al Padre. Non parla di sua iniziativa, ma solo come vuole il Padre (16:13). E poiché lo Spirito può vivere in milioni di persone, è per il nostro bene che Gesù è asceso al Padre e ci ha mandato lo Spirito (16:7).

Lo Spirito Santo è Dio all’opera. Egli ci crea, ci parla e ci trasforma, vivendo in noi e operando in noi. Lo Spirito Santo“conosce” e “determina” (1Corinzi 2:11; 12:11), insegna, testimonia, convince guida e rivela la verità.

Lo Spirito e Gesù Lo Spirito Santo fu coinvolto in tutta la vita di Gesù. Lo Spirito causò il suo concepimento (Matteo 1:20), discese su di lui nel momento del battesimo (Matteo 3:16), lo condusse nel deserto (Luca 4:1) e lo unse per predicare il Vangelo (Luca

( Giovanni 14:26; 16:26; 18:8,13-14 )

disse loro di battezzare i seguaci nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Matteo 28:19). Disse loro che Dio avrebbe dato, con certezza, lo Spirito Santo a coloro che lo richiedevano (Luca 11:13). Gli insegnamenti più importanti di Gesù, a proposito dello Spirito Santo, si trovano nel Vangelo secondo Giovanni. Prima di tutto, le persone devono essere “nate di acqua e di Spirito” (Giovanni 3:5). Gli uomini hanno bisogno di una rinascita spirituale; e questa rinascita non viene da se stessi. Essa è un dono di Dio. Anche se lo Spirito non si può vedere, Egli fa una 8 Seguimi


Lo Spirito è all’opera nell’evangelizzazione, convincendo il mondo del suo peccato, della sua colpa, del suo bisogno di giustizia e della certezza del giudizio (versetti 8-11). Lo Spirito Santo indirizza le persone a Gesù Cristo come la soluzione per le loro colpe e fonte della giustizia.

Lo Spirito e la chiesa Giovanni il battista disse che Gesù avrebbe battezzato le persone con lo Spirito Santo (Marco 1:8). Questo accadde nel giorno di Pentecoste, dopo la sua resurrezione, quando lo Spirito, in modo drammatico, diede nuova potenza ai discepoli (Atti 2). Ciò incluse il parlare in lingue, in modo tale che fosse compreso da persone di altre nazioni (versetto 6). Miracoli simili ebbero luogo in altre poche occasioni, mentre la chiesa cresceva (Atti 10:44-46; 19:16). Come storico, Luca riporta sia i fatti insoliti sia i più normali. Non vi è alcuna indicazione che questi miracoli si avverassero in tutti i nuovi credenti. Paolo dice che tutti i credenti sono battezzati nello Spirito Santo in un solo corpo: la chiesa (1 Corinzi 12:13). A tutti quelli che hanno fede viene dato lo Spirito Santo (Romani 10:13; Galati 3:14). Che i miracoli siano successi a loro o meno, tutti i credenti sono stati battezzati con lo Spirito Santo. Non è necessario cercare un particolare miracolo per provare questo. La Bibbia non comanda ad alcun credente di ricercare il battesimo dello Spirito Santo. Bensì, ogni credente viene incoraggiato a essere continuamente ripieno dello Spirito Santo (Efesini 5:18); questo sta a significare che ognuno deve essere del tutto pronto a rispondere alla guida dello Spirito. Questo è un dovere continuo, non un evento unico.

Lui a decidere se far accadere miracoli o meno. Paolo spesso descrive il potere di Dio non in termini di miracoli, ma come una forza interna, che sta ad indicare speranza, amore, pazienza, servizio, comprensione, sofferenza e predicazione in modo deciso (Romani 15:13; 2 Corinzi 12:9; Efesini 3:7, 16-18; Colossesi 1:11, 28-29; 2 Timoteo 1:7-8). Come possiamo vedere nel libro degli Atti, lo Spirito è il potere che sta dietro la crescita della chiesa. Lo Spirito concedette ai discepoli la potenza per

Gerusalemme e lo avvertì di ciò che sarebbe accaduto (20:22-23; 21:11). La chiesa esisteva e cresceva solo attraverso lo Spirito che operava nei credenti.

Lo Spirito e i credenti oggi Lo Spirito Santo è intimamente coinvolto nella vita dei credenti di oggi. Egli ci guida al pentimento e ci dà una nuova vita (Giovanni 16:8; 3:5-6). Vive in noi e ci insegna durante il cammino. (1 Corinzi 2:10-13; Giovanni 14:1617,26; Romani 8:14). Ci guida tramite le Scritture, la preghiera e tramite altri cristiani. E’ lo Spirito della saggezza, che ci aiuta nelle scelte dandoci fiducia, amore e autocontrollo (Efesini 1:17; 2 Timoteo 1:7). Lo Spirito circoncide i nostri cuori, ci sigilla e ci santifica, separandoci per il piano di Dio (Romani 2:29; Efesini 1:14). Egli produce in noi amore e il frutto della giustizia (Romani 5:5; Efesini 5:9; Galati 5:22-23). Ci mette nella chiesa e ci aiuta a capire che siamo figli di Dio (1 Corinzi 12:13; Romani 8:1416). Dobbiamo lodare Dio “per mezzo dello Spirito”, con le nostre menti ferme su ciò che lo Spirito vuole (Filippesi 3:3; 2 Corinzi 3:6; Romani 7:6; 8:45). Ci sforziamo per piacergli (Galati 6:8). Se siamo controllati dallo Spirito, lo Spirito ci dà vita e pace (Romani 8:6). Ci dà l’accesso al Padre (Efesini 2:18). Ci aiuta nelle nostre debolezze, intercedendo per noi (Romani 8:26-27). Lo Spirito Santo dà anche doni spirituali, leadership nella chiesa (Efesini 4:11), funzioni basilari all’interno della chiesa (Romani 12:6-8) e alcune abilità per scopi straordinari (1 Corinzi 12:4-11). Nessuno ha tutti i doni e neppure lo stesso dono è dato a tutti (versetti 28-30). Tutti i doni, sia spirituali che “naturali”, devono essere usati per il bene comune, per aiutare l’intera chiesa (12:7; 14:12). Ogni dono è importante (12:22-26).

Lo Spirito circoncide i nostri cuori, ci sigilla e santifica, distinguendoci per adempiere allo scopo di Dio (Romani 2:29;Efesini 1:14). Lo Spirito produce in noi amore e il frutto della rettitudine

Piuttosto che cercare un miracolo, dobbiamo cercare Dio, e lasciare che sia

(Romani 5:5; Efesini 5:9; Galati 5:23).

rendere testimonianza a Gesù (1:8). Egli conferì ai discepoli una grande determinatezza nel predicare Cristo (4:8,31; 6:10). Lo Spirito Santo diede istruzioni a Filippo, e in seguito lo rapì (Atti 8:29,39). Lo Spirito incoraggiò la chiesa e ne costituì i capi responsabili (9:31; 20:28). Parlò a Pietro e alla chiesa di Antiochia (10:19; 11:12; 13:2). Ispirò Agabo a predire una carestia e Paolo a pronunciare una maledizione (11:28; 13:9-11). Guidò Paolo e Barnaba nei loro viaggi (13:4; 16:6-7) e aiutò il concilio di Gerusalemme a prendere una decisione (15:28). Lo Spirito mandò Paolo a 9 Seguimi


○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Dobbiamo capire che abbiamo solo le primizie dello Spirito, solo una caparra che garantisce molto di più nel nostro futuro (Romani 8:23; 2 Corinzi 1:22; 5:5; Efesini 1:13.14). Lo Spirito Santo è Dio all’opera nelle nostre vite. Ogni cosa che Dio fa è fatta attraverso lo Spirito. Paolo perciò ci incoraggia, dicendo: “Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito … non rattristate lo Spirito Santo di Dio … non spegnete lo Spirito” (Galati 5:25; Efesini 4:30; 1 Tessalonicesi 5:19). Stiamo attenti a ciò che lo Spirito dice. Quando Egli parla, è Dio che sta parlando.

La Trinità 1+1+1 Non è la somma giusta Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio, ma c’è un solo Dio. Alcuni dicono: “Aspetta un attimo”. “Uno più uno più uno uguale uno? Non può essere corretto. Non è la somma giusta.” Esatto! Non è la somma giusta e nemmeno deve esserlo. Dio non è una cosa che può essere sommata. Ci può essere solo un unico essere onnipotente, onnisciente, onnipresente; perciò, ci può essere un solo Dio. Nel mondo dello spirito, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono Dio, resi “uno” in un modo in cui gli oggetti materiali non possono essere uniti. La nostra matematica è basata su cose materiali; essa non funziona sempre nell’infinita realtà spirituale. Il Padre è Dio e il Figlio è Dio, ma c’è un solo essere divino. Questa non è una famiglia o un comitato di esseri divini, poiché un “gruppo” non può dire, “fuori di me non c’è Dio” (Isaia 43:10; 44:6; 45:5). Dio è un solo essere divino, più che una persona, ma un solo Dio. I primi cristiani non presero questa concezione dal paganesimo o dalla filosofia, ma venivano costretti ad essa dalla Scrittura. Proprio come la Scrittura insegna che Gesù Cristo è divino, essa insegna anche che lo Spirito Santo è divino e personale. Qualsiasi cosa faccia lo Spirito Santo, lo fa Dio. Lo Spirito Santo, come il Figlio e il Padre, è Dio. Tre persone (non inteso in senso umano) perfettamente unificate in un solo Dio: la Trinità.

( Continua da pag. 3 )

Quindi, fecero rotolare via la pietra e Gesù, dopo avere pregato, gridò: “Lazzaro, vieni fuori!” Giovanni riporta che “il morto uscì”. Ma Lazzaro era stato risuscitato. Egli era avvolto in bende come un uomo morto, ma stava camminando. Gesù disse: “Scioglietelo e lasciatelo andare” (versetti 43-44).

hanno bisogno? Hanno bisogno di qualcuno che le aiuti a liberarsi dalle bende, a sbarazzarsi dai vecchi modi di pensare, che così facilmente ci attanagliano. Questa è una delle funzioni della chiesa. Essa aiuta a far rotolare via la pietra, anche se c’è cattivo odore. La chiesa aiuta le persone che stanno rispondendo alla chiamata di Gesù.

“Tuo fratello risusciterà,” disse Gesù, e Marta rispose,“Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno. Gesù le disse:“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?” E Marta, in una delle più eccezionali asserzioni di fede dell’intera Bibbia, disse:“Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”. (Giovanni 11:23-27) Anche oggi Gesù chiama, a gran voce, persone spiritualmente morte; e alcune di queste sentono la sua voce e vengono fuori dai loro sepolcri, escono dal fetore, escono dall’egocentrico modo di pensare che conduce alla morte. E di che cosa 10 Seguimi

Sentiamo Gesù Cristo che ci sta chiamando a sé? E’ l’ora di uscire dai nostri “sepolcri”. Conosciamo qualcuno che Gesù sta chiamando? E’ tempo di aiutarlo a scostare la sua pietra. Questa è qualcosa su cui vale la pena riflettere.


( Continua da pag.1 )

Kairos è la “pienezza del tempo”, il fuso orario di Dio. Kairos trasmette nozioni di svincolo, di fluidità, degli scopi di Dio che intersecano e annullano questo mondo finito di tempo cronologico. Kairos, perciò, si riferisce all’opportunità, come Carl Henry scrive ne “Il dizionario evangelico della Teologia”. -Esso rappresenta “l’arena delle decisioni dell’uomo nella sua strada verso un destino eterno” (pagina 1096)-.

Il momento Kairos

Dio ha creato il tempo. E nel suo tempo sovrano (Kairos), Egli interagisce ed entra nel tempo (chronos) secondo la sua perfetta volontà. Questa è una delle ragioni per cui la vita con Dio è così emozionante: -Noi non siamo predeterminati. Il futuro per noi è aperto e noi siamo aperti ad esso.

Questo concetto dei momenti decisivi ha le sue radici nel pensiero dell’Antico Testamento. Nel libro di Daniele, il profeta fece appello al vanaglorioso re Nabucodonosor (Nebucadnetsar) perché si sbrigasse a cambiare le sue vie all’istante per evitare punizioni future (Daniele 4:27). Questo senso di una svolta divina, “adesso è il tempo, adesso è l’ora”, è il punto centrale del tempo Kairos. Esso ci aiuta a capire il sincero appello di Paolo ai saggi uomini di Atene: “Dio, dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano” (Atti 17:30). Questo “ora” è il tempo Kairos. Kairos, perciò, trasmette attesa e agitazione, momenti di decisione, come affermato dall’autore di Ebrei, citando il salmo: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” (Ebrei 3:7-8). Il tema del Kairos è ripetuto nel capitolo seguente: “Dio stabilisce di nuovo un giorno – oggi – dicendo per mezzo di Davide, dopo tanto tempo, come si è detto prima: ”Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” (Ebrei 4:7).

“Dio, dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo ch’egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti ”.

Kairos, quindi, fornisce un concetto più emozionante del semplice chronos. Kairos si riferisce a p e r i o d i appositamente selezionati della determinazione divina. Esso opera entro il profano tempo umano, ma principalmente come il punto focale dell’adempimento dei propositi ultimi di Dio. Quando Gesù venne la prima volta, fu un preciso momento kairos; fu un tempo di adempimento, un tempo di giudizio e un tempo per far avverare le promesse di Dio (Marco 1:15, 2 Corinzi 1:20). Notiamo questo dalla lettera di Paolo a Tito: “Paolo, servo di Dio e apostolo di Gesù Cristo per promuovere la fede degli eletti di Dio … promessa prima di tutti i secoli (greco chronon da “cronos”) da Dio, che non può mentire. Egli ha rivelato nei tempi stabiliti [Kairos] la sua parola” (Tito 1:1-3).

(Atti 17:30-31)

Gli scrittori del Nuovo Testamento collegarono il “Kairos” a due eventi cardinali. Questi erano tempi di pentimento e tempi scelti da Dio per compiere il suo grande proposito. Ancora una volta “Kairos” si riferisce a svolte decisive all’interno del flusso più grande del tempo cronologico. 11 Seguimi

Il Kairos centrale I tedeschi parlano di Der Tag: un tempo stabilito appositamente per prendere una decisione. Nella Seconda Guerra Mondiale avevamo il 6 Giugno 1944, D-Day: un giorno stabilito, una data cronologica sul calendario, ma anche molto, molto di più.


Il D-Day comunica urgenza e importanza, un richiamo a cose importantissime che accadano. In questa connessione, notiamo le parole di Carl Henry: “Mentre il Nuovo Testamento dà uno scopo prominente al futuro… il suo kairos centrale è la vita, la morte e la resurrezione del Cristo incarnato. Il che è decisivamente significativo per il regno di Dio”. I termini “giorno [del Signore]”, “ora”, “adesso” e “oggi” acquistano un drammatico significato nel contesto del Nuovo Testamento, ogni volta che l’ordine eterno influisce sullo scorrere degli eventi comuni (EDT, pagina 1095). Così Kairos aiuta a chiarire un altro tema delle Scritture: il fatto che nella visione degli scrittori biblici il tempo della fine era già iniziato con l’apparizione e il ministero di nostro Signore Gesù Cristo. Notate Ebrei 1:1-2, “Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose”. Adesso consideriamo le implicazioni di ciò che abbiamo detto. Eccone quattro: 1) Nell’orario del tempo divino di Dio, in cui “Kairos” interseca “chronos”, il momento decisivo è già avvenuto. Gesù è già apparso, portando salvezza e guarigione a tutti coloro che lo avrebbero accettato “oggi”. Questa era la supplica inspirata di Pietro in quel giorno importantissimo della Pentecoste: “Salvatevi da questa perversa generazione” (Atti 2:40). Oppure come la porse Paolo: “Ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia

per mezzo dell’uomo ch’egli ha stabilito” (Atti 17:30-31). Com’è vero! La missione data alla chiesa cristiana è di richiamare l’attenzione della gente all’evento centrale del “Kairos” già manifestato: il sacrificio di Cristo in nostro favore. Accettare questo riscatto fatto per noi significa che entriamo nel tempo del “Kairos”di già, qui e adesso, assicurandoci così un futuro migliore. 2) Ricordarci perché tanti schemi profetici di tempo e quadri di profezie basati su calcoli cronologici dei 1260 giorni, dei 2520 giorni o persino dei tre giorni e tre notti (Matteo 12:40) falliscono. Questi schemi sono fissati solo nel tempo cronologico, mentre il tempo “Kairos” può essere qualsiasi momento scelto da Dio. Quando gli abitanti di Ninive si pentirono, Dio intervenne e cambiò il futuro. Ancora una volta “kairos” si intersecò con “chronos”, proprio come avvenne per i 3000 convertiti che ascoltarono il sermone di Pietro (Atti 2:41). Tuttavia, voi ed io sappiamo di persone che cercano di predeterminare ed impedire la suprema libertà di Dio, scegliendo una data su un calendario per il tempo in cui Dio deve intervenire. Forse nel 1844 o 1917 o 1975 o 2000. Com’è futile cercare di vincolare il nostro Dio supremo in questo modo! 3) Israele visse principalmente nel tempo “chronos”, come dimostrato dai Sabati, le feste e i tempi e le stagioni stabilite (Levitino 23). Il calendario ebraico era lunare-solare, radicato a questo mondo, a questo sistema di tempo e spazio fisico. Ma il Vangelo proclama questa entusiasmante verità: “Se dunque

uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:17). L’evento Cristo ha cambiato tutto, radicalmente. I cristiani celebrano la loro fede nel tempo “Kairos”, incuranti del giorno della settimana o di una data sul calendario. Questa è la forza di Atti 2:46, quando parla della chiesa originaria: “E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore”.

Entrare l’eternità 4) Tutti i cristiani autentici vivono in due fusi orari: quello temporale e quello eterno. L’eternità è una di quelle grandi intangibilità come l’amore e la devozione; un concetto che non si può vedere né toccare e che, tuttavia, appare chiaramente nella vita cristiana, specialmente quando ci avviciniamo alla fine dei nostri viaggi individuali. Paolo testimonia: “Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione” (2 Timoteo 4:8 ). Paolo sta parlando, qui, del tempo “Kairos” invece che del tempo “chronos”. Questa è una buona ragione, per cui i cristiani non dovevano conoscere il giorno e l’ora della venuta del loro Signore (Atti 1:7). Quindi, che ora è? È l’ora di richiamare gli uomini e le donne al pentimento. È l’ora, per noi tutti, di rivolgerci più devotamente a Dio e di accettare che il centro della storia sta nel passato, in un momento “kairos”, chiamato Calvario. E così facendo, aiuteremo a partecipare al piano eterno di Dio.

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Questo periodico è diffuso in Italia dalla Chiesa di Dio Universale Casella Postale 67 24030 Brembate di Sopra (BG) E-mail: chiesadidiouniversale@tin.it Sito internet: www.wcg.org/italy

12 Seguimi


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.