Seguimi n.1 anno 2009

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Seguimi Poi Gesù, partito di là, vide un uomo chiamato Matteo che sedeva nel banco delle imposte e gli disse: «Seguimi». Ed egli, alzatosi, lo seguì. (Matteo 9:9) PERIODICO DELLA CHIESA DI DIO UNIVERSALE

Editoriale di Saro Barracato Cari fratelli e cari lettori, abbiamo avviato un nuovo percorso per quanto riguarda la nostra rivista, dandole un volto nuovo per renderla più attraente nei caratteri di stampa, nella impaginazione e nel contenuto degli articoli, i quali verteranno, principalmente, nell’annunciare la meravigliosa grazia di Dio in Cristo Gesù. Io e tutti i componenti la redazione siamo convinti che la rivista, in qualche modo, debba rispecchiare il rinnovamento che l’Eterno Padre ha operato nella nostra Chiesa. Con l’indispensabile aiuto di Dio, il nostro obiettivo è quello di prestare un servizio secondo i doni che abbiamo ricevuto per l’infinita bontà di Colui che ci ha dato l’Unigenito Figlio, mediante il quale possiamo ora dire ad alta voce: Abbà, Padre! Un caro abbraccio a tutti nel Signore, nostro unico Salvatore. Saro Barracato

ANNO IX, N° 1 - 2009

“…l’amore di Dio non si può misurare….” pag. 3

…amatevi gli uni gli altri

Profezia uguale predizione? pag. 4

pag. 5

Servire o essere serviti? pag. 6

RUBRICHE ATTRAVERSO GLI OCCHI DEI GIOVANI LA PAROLA DI DIO LA SACRA SCRITTURA DOMANDE E RISPOSTE

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Seguimi

EDITORE Verein Weltweite Kirche Gottes Postfach 8215 - 8036 Zürich (Svizzera)

DIRETTORE Saro Barracato

Anno IX, N° 1

SETTEMBRE 2009

Sommario

REDATTORE CAPO Lillo Incardona

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Il più grande amore di Massimo Mare

pag. 3

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Necessità di una definizione chiara della parola profetica di Saro Barracato

pag. 4

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La grande piccola parola: “Scusa” di Massimo Mare

pag. 5

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Il Signore che serve di James Henderson

pag. 6

REDAZIONE Antonella Barracato Maria Ferreri Noemi Incardona Giusi Lo Buglio Emilia Lucania Antonella Seminerio

COLLABORATORI Massimo Mare

TRADUTTORI

Rubriche

Vera Derrigo, Vladimiro Meandri, Andrea Papi, Alice Porcu, Vincenzo Scannapieco

REDAZIONE TECNICA Francesco Incardona Lillo Incardona

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Francesco Incardona Lillo Incardona

STAMPATO IN SVIZZERA

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Personalmente dal direttore

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Attraverso gli occhi dei giovani a cura di Maria Ferreri e Noemi Incardona

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La Parola di Dio a cura di Giusi Lo Buglio e Antonella Seminerio

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La Sacra Scrittura

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Domande e risposte

a cura di Saro Barracato

a cura di Emilia Lucania a cura di Antonella Barracato

Seguimi contiene anche articoli tratti dalle nostre pubblicazioni internazionali e viene diffuso in Italia dalla Chiesa Di Dio Universale

Chiesa di Dio Universale Casella Postale 67 24030 Brembate di Sopra (BG)

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Il più grande amore “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”. (1 Giovanni 4:7-8)

A

L'amore di Dio si esprime attraverso la sua grazia. Non importa quanto bene ci siamo comportati, perché nessuno di noi merita il favore di Dio. Eppure, Dio ci ama ugualmente, e niente di ciò che facciamo o abbiamo fatto ci può portare lontano dall’essere amati da Lui.

"Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. …e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. Io e il volte la verità più Padre siamo uno”. grande può essere L'apostolo Giovanni scrisse (Giovanni 10:27-30) meglio espressa nel qualcosa che per me è di estremo modo più semplice. incoraggiamento. Spero che lo sia È un amore tanto grande che non si può misurare. anche per voi. Egli scrisse:

Ad esempio, l’uomo spirituale che dice: "Il mio Dio è così grande che non c’è nessuno sopra di Lui." La Bibbia ci dice anche che Dio non ha inizio e non ha fine. Egli è l’Eterno! Non riesco realmente a capirlo. Voi potete? Non vi è alcuna analogia che mi può aiutare a rendere più chiaro questo concetto. Un'altra cosa che la Bibbia ci dice è che Dio è amore. Non che l'amore sia solo uno dei suoi molti attributi, ma che Egli è amore. Tutto ciò che Dio è non è altro che amore.

Massimo Mare

“Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre… affinché egli… faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell'amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza,

In altre parole, quando Dio crea, Egli crea in amore. È consolante per noi che Dio, quando giudica, giudica in amore. Noi non siamo in grado di avere questo tipo di amore. Forse il motivo è perché la maggior parte di noi limita l'amore solo per coloro che ci amano.

la lunghezza, l'altezza e la profondità

La verità è che vogliamo qualcosa in cambio per il nostro amore, altrimenti non siamo disposti a darlo. Dio non è come noi. Egli ci ama, anche quando noi non lo amiamo.

di tutta la pienezza di Dio”.

dell'amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi

(Efesini 3:14-19) 3


Necessità di una definizione chiara della “parola profetica” I termini profezia e parola profetica non sempre vengono utilizzati correttamente. Oggi vengono comunemente intesi come l'annuncio di eventi che si collocano nel futuro, eventi non ancora realizzati, che quindi esisterebbero solo nella preconoscenza di Dio.

IN TAL SENSO, PROFEZIA SIGNIFICHEREBBE PREDIZIONE.

In questo modo però si corre il rischio che molti vedano nell'uomo o nella donna in grado di fare predizioni, qualcuno da guardare con sacro rispetto e ammirazione, in quanto Dio stesso gli avrebbe concesso di sapere qualcosa che invece rimane sconosciuto e imperscrutabile per gli altri uomini. Questa forma di ossequioso e devoto rispetto è molto pericolosa e può svilupparsi anche nel cristiano. Nel mondo pagano si parlava anche di divinazione come equivalente di profezia, ma il Signore decretò un chiaro giudizio su queste pratiche: “Non si trovi in mezzo a te chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco, né chi esercita la divinazione, né astrologo, né chi predice il futuro, né mago, né incantatore, né chi consulta gli

spiriti, né chi dice la fortuna, né negromante, perché il SIGNORE detesta chiunque fa queste cose; a motivo di queste pratiche abominevoli, il SIGNORE, il tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni dinanzi a te”. (Deuteronomio 18:10-12) La parola profetica è totalmente diversa dalla divinazione e quindi, come credenti, siamo chiamati a riflettere sul suo vero significato, soprattutto in questi tempi di confusione nei quali si rischia di abusare di tale termine. Solo Dio conosce il futuro, per cui qualunque tentativo di scrutarlo mediante strumenti, riti o altro è un'indebita ingerenza nella sfera d'azione che spetta soltanto a Lui. L’etimologia del termine

profeta – nabal’ in ebraico significa

colui che annuncia

L'Eterno Dio che per sua natura non è vincolato al tempo, ha “parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti”. (Ebrei 1:1) Egli ha cioè voluto rendere intelligibile la rivelazione di Sé stesso e del suo piano di redenzione per l'umanità. Per fare questo si è servito di uomini (o donne, in certi casi) che fossero la sua voce e che rendessero concreto il suo messaggio nella storia. Come si sa, tutto ciò è stato raccolto negli Scritti Sacri, che sono il fedele resoconto di questa autorivelazione progressiva di Dio. Limitare dunque il valore e l'importanza di questa Parola alle sole predizioni del futuro, non rende onore al privilegio che ogni persona ha di poter disporre dell'intera rivelazione divina sotto forma scritta.

Le cose annunciate non sono necessariamente eventi futuri, ma possono essere anche richiami ed esortazioni al popolo di Dio, sulla base di prescrizioni spirituali già note.

Perciò, in quest'ottica, poiché tutta la Bibbia è Parola di Dio ispirata divinamente (cfr. 2 Timoteo 3:16), qualunque predicazione tratta fedelmente dalla Parola è una predicazione profetica, in quanto il profeta è “colui È lecito affermare, dunque, che Dio riveste della sua che il profeta è, in senso autorità affinché comunichi ampio, colui che parla per la sua volontà agli uomini e conto di Dio. li istruisca”. 4


La parola profetica è perciò allo stesso tempo una parola di evangelizzazione, di insegnamento, di riprensione, di esortazione e di avvertimento.

Dio attribuisce una grande importanza al fatto che noi siamo riconciliati l'uno con l'altro. Anche quando abbiamo portato un’offerta a Dio, egli dice che avrebbe Chi porta la parola profetica deve invece preferito che fossimo sapere che sta parlando per conto stati riconciliati con il nostro del Signore. fratello. Quando noi causiamo di Il Dio della Bibbia è un Dio di volta in volta offese, relazione e questa relazione si il più stabilisce tra Lui e gli uomini dovremmo scusarci rapidamente possibile. proprio mediante la Parola. Ascoltiamo quello che L'Eterno, attraverso la parola l'apostolo Paolo ha detto. profetica denuncia il peccato e chiama alla conversione;

amore verso tutti. Sicuramente, questo inizio dicendo: “Scusa!”.

ha

Come si può vedere dal versetto citato sopra, l’Eterno dice che questo ha effetto anche sulla nostra relazione con Lui. Egli vuole, più di ogni altra cosa, che ci amiamo gli uni gli altri, che siamo riconciliati e in unità. Egli vuole che noi ci amiamo gli uni gli altri, perché ci ama tutti. Quando il rapporto tra fratelli e sorelle si rompe, questo minaccia il nostro rapporto con Dio.

“Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni Dio vuole davvero gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge”. che siamo una ed esorta e rende partecipi i suoi di (Romani 13:8) ciò che farà, “poiché il Signore, famiglia felice. Dio, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i Quando si offende, anche innocentemente, siamo in profeti”. (Amos 3:7) debito con la persona offesa; E il modo in cui possiamo le dobbiamo qualcosa. contribuire a questo è quello di Saro Barracato essere convinti che, quando Le dobbiamo almeno d e l l e s c u s e . P a o l o d i c e c h e offendiamo qualcuno, dobbiamo n o n d o b b i a m o e s s e r e i n scusarci in tempi brevi. debito con alcuno; al Massimo Mare contrario, dobbiamo dimostrare ANNUNCIA L'OPERA DI CRISTO

La grande piccola parola: “Scusa” "Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all'altare, e va' prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta”. (Matteo 5:23-24) 5


Il Signore che serve “Ma egli disse loro: «I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori. Ma per voi non deve essere così; anzi il più grande tra di voi sia come il più piccolo, e chi governa come colui che serve. Perché, chi è più grande, colui che è a tavola oppure colui che serve? Non è forse colui che è a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve.” (Luca 22:25-27)

La storia, antica e moderna, è piena di esempi di governanti che hanno abusato del loro potere. Anche se alcuni re e signori possono essere stati gentili, essi si aspettavano certamente che i loro sottomessi li servissero.

Gesù introdusse la cena del Signore come una occasione speciale che i suoi seguaci avrebbero dovuto osservare. Avrebbe ricordato ai credenti di come il Signore della gloria sacrificò se stesso e che il Figlio di Dio aveva deposto la Sua vita per loro. Chiaramente i discepoli non compresero che cosa Gesù stesse dicendo.

Attraverso il suo sacrificio, Gesù nostro Signore umiliò se stesso e divenne un servo per il nostro bene. Egli ci servì allora e continua a servirci adesso.

PREGHIERA: Padre Celeste, Ti ringrazio per averci dato Gesù,

Le loro menti erano altrove. Essi stavano discutendo su chi tra di loro avesse avuto più potere. (Luca 22:17-20) La Scrittura dice che autorità non significa “signoreggiare” sopra gli altri, ma piuttosto che si tratta di una opportunità di servire. Gesù diede l’esempio; Egli fu tra di loro come colui che serve. Come trattiamo gli altri che si rapportano con noi al lavoro? Come trattiamo i nostri figli nella nostra famiglia? Gesù dice di non trattarli da dittatori, ma piuttosto di servirli per il loro bene.

che ci ha insegnato a non sottomettere gli altri. Grazie per averci servito, deponendo la Sua vita per noi. Grazie per il Suo ineffabile amore nel continuare a servirci anche ora. Amen. James Henderson

…per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri Galati 5:13

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ATTRAVERSO GLI OCCHI DEI GIOVANI A cura di Maria Ferreri e Noemi Incardona

IO… GIOVANE CRISTIANO NEL MONDO Quante volte un adulto o un anziano, osservandoci con fare nostalgico, ha rimpianto la propria giovinezza? Quante volte ci siamo sentiti dire “Goditi la giovinezza che passa presto”, o ancora “Quant’è bella la gioventù”, con allusione ad una felicità e ad una spensieratezza ormai perdute? Si è soliti infatti, associare la giovinezza al periodo più “bello” della vita di un uomo, periodo di allegrezza, dei pochi problemi e delle prime e emozionanti esperienze. Certamente con l’avanzare dell’età, e dunque della vita, crescono problemi e difficoltà, aumentano le preoccupazioni, ma personalmente sono portata a pensare che ogni età presenti le proprie problematiche, e la difficoltà di risoluzione di queste ultime è molto relativa. Per quanto il termine “giovinezza” nell’immaginario collettivo sia sinonimo di “spensieratezza”, non bisogna scordare di che delicata fase di transizione si tratti. Un giovane, che non è ancora un adulto ma che non è più neppure un bambino, si sente ancora vincolato da tutto ciò che lo ha circondato fin dalla sua prima infanzia, la famiglia, la scuola, gli amici, ma allo stesso tempo sente di doversi “staccare” da tutto questo e trovare se stesso, ragionare con la propria testa, cominciare a formare delle proprie idee, un proprio modo di pensare, la propria personalità. Tutto questo cercando la giusta via di mezzo tra gli inevitabili influssi esterni e quel qualcosa che è proprio di ciascuno di noi, che ci caratterizza, che è nostro e soltanto nostro. È un percorso delicato e difficile per ogni essere umano, e mi viene naturale supporre che le cose vadano in modo leggermente diverso quando un giovane abbia preso, nonostante la tenera età, la decisione più importante della propria intera vita, ovvero se abbia detto “Sì” a Cristo, accettandolo come proprio personale Salvatore e improntando, in questo modo, la

propria vita da cristiano. Essere cristiano, nel senso pieno e più vero del termine, è una sfida, un mettersi continuamente in gioco, è avere la gioiosa certezza di non essere mai soli e allo stesso tempo è un lavoro lento e delicato di cambiamenti, miglioramenti, al fine di raggiungere l’ambita meta che è Cristo. È per questo motivo che spesso, guardandomi intorno, penso che i termini “giovane” e “cristiano”, associati insieme suonano quasi come un ossimoro, due modi di essere apparentemente contrastanti. Io stessa mi rendo conto di quanto sia difficile, alle volte, essere “contemporaneamente” giovane e cristiana, soprattutto per il senso di diversità e solitudine che spesso si prova. È sempre più raro trovare coetanei che possano condividere questa nostra importante scelta di vita, questa nostra magnifica certezza e forza che è Cristo. Di conseguenza, per un giovane cristiano diventa anche più difficile riuscire a relazionarsi con gli altri giovani o perlomeno avere delle amicizie vere, sincere e forti. Ogni giovane, diversamente dalla propria indole, tende a porsi delle domande, a cercare delle risposte, ma ciò che vedo sempre più, e non con poco dolore, sono giovani che rinnegano l’esistenza di un Dio e di un possibile Salvatore, giovani che guardandosi intorno cercano di trovare risposte concretamente razionali, considerando fantasie tutto ciò che trascende questa realtà che ci circonda. Giovani sempre più lontani da Cristo. E non sto qui a spiegare quanto possa essere doloroso vedere un amico, una persona che si ama, lontano da Cristo e quanto sia triste non potere condividere con lui il dono più grande della propria vita. Ma il giovane cristiano, 7


oltre che trovare non poche difficoltà nella costruzione di solidi rapporti di amicizia coi propri coetanei, si ritrova anche, come tutti, a fare i conti con se stesso. Si sa che giovinezza spesso vuol dire anche fare degli errori, a volte consapevolmente per il gusto di volerli provare sulla propria pelle, fare esperienze più o meno sbagliate, e fare quel complesso di cose, anche sciocchezze, che in molti definiscono “bravate giovanili”; tutto quel complesso di azioni che la stragrande maggioranza dei giovani compie con naturalezza e senza pensarci due volte, proprio per il semplice fatto di essere giovane. Ma il giovane cristiano valuta attentamente, è più portato a metter in discussione ed è inevitabilmente portato ad agire e pensare diversamente per la scelta di vita che ha compiuto. Egli è combattuto tra la sua giovinezza e la sua cristianità, tra cosa sia da ritenere giusto e cosa sbagliato, tra il bene e il male, e non dico che questo sia negativo, tutt’altro, ma è pur sempre una lotta interiore lenta e difficoltosa. Una lotta ben diversa da quella di una persona che ha scelto Cristo in età adulta, con una certa maturità già acquisita. Spesso, per quanto possa suonare paradossale, un giovane si comporterebbe in un modo, un cristiano in un altro… e il giovane cristiano?

Il giovane cristiano avverte ed è consapevole della profonda differenza che lo caratterizza rispetto agli altri giovani. È una differenza incolmabile, che non può essere ignorata.

Ogni giorno il cristiano deve confrontarsi con il mondo. Nei rapporti con gli altri, in ogni situazione della quotidianità mai deve perdere di vista gli insegnamenti di Dio. Vivere nel mondo, pur essendo fuori dal mondo spesso diventa un peso, soprattutto per i giovani. Per loro il cammino spirituale coincide anche con un difficile cammino di crescita umana, per questo sono vulnerabili e fragili di fronte alle ingiustizie e ai condizionamenti del mondo. E troppo spesso sono arrabbiati, perché hanno la sensazione che la spensieratezza di quest’età viene loro negata.

Per questo motivo per il giovane cristiano i rapporti con i coetanei diventano superficiali e problematici, alla base dei quali manca soprattutto la possibilità di condividere quello in cui si crede. A volte sembra difficile, se non impossibile portare la testimonianza di Cristo tra i giovani, indifferenti e scettici di fronte alla “Buona Novella”. Ma il giovane cristiano non deve mai perdere la speranza, e proprio perché vive nel mondo giovanile può toccare il cuore degli altri giovani e far loro scoprire che nel caos del mondo, Dio asciuga ogni nostra lacrima e placa ogni nostra angoscia.

INTRAPRENDERE LA DIFFICILE

È ovvio che questo è un contrasto che non supereremo da soli. Aggrappandoci a Cristo è possibile superare questo e molto di più. E credo non ci sia conforto più grande. Nonostante queste difficoltà, questi dibattiti interiori e continue lotte che il giovane cristiano deve affrontare, egli senza dubbio è un privilegiato: ha Cristo! E nonostante dissidi e complicazioni, possibili e temporanei allontanamenti da Cristo, senso di diversità e solitudine, ritengo che nulla di tutto questo sia lontanamente equiparabile all’immensa ricchezza, alla forza e alla

gioia di vivere e crescere con la costante presenza di Cristo nelle nostre vite.

CRESCITA SPIRITUALE DA GIOVANI

È importante vivere in modo sano la È IN REALTÀ UN GRANDISSIMO DONO. giovinezza, rallegrarsi in quest’età, senza mai dimenticare di essere per la gente che ci circonda Oggi più che mai i giovani risentono fortemente di “luce nel mondo”. una crisi di valori e di punti di riferimento. Ed in Ecclesiaste 12:1-10 questo contesto di disarmante rassegnazione e di confusione, il giovane cristiano deve distinguersi per la sua speranza e la sua fede nelle promesse di Dio. Maria Ferreri e Noemi Incardona 8


LA PAROLA DI DIO A cura di Giusi Lo Buglio e Antonella Seminerio

LA LODE… NEL LIBRO DEI SALMI

116:5

Il SIGNORE è pietoso e giusto, il nostro Dio è misericordioso.

117:2

Poiché la sua bontà verso di noi è grande, e la fedeltà del SIGNORE dura per sempre.

118:4

Sì, dicano quelli che temono il SIGNORE: «La sua bontà dura in eterno».

65:1-2

A te spetta la lode, o Dio che dimori in Sion! A te il compimento delle promesse. A te, che esaudisci la preghiera, verrà ogni creatura.

67:4

Le nazioni gioiscano ed esultino, perché tu governi i popoli con giustizia, sei la guida delle nazioni sulla terra.

40:4

Beato l’uomo che ripone nel SIGNORE la sua fiducia, e non si rivolge ai superbi né a chi segue la menzogna!

146:5

Beato colui che ha per aiuto il Dio di Giacobbe e la cui speranza è nel SIGNORE, suo Dio,

149:2, 4

Si rallegri Israele in colui che lo ha fatto, esultino i figli di Sion nel loro re. perché il SIGNORE gradisce il suo popolo e adorna di salvezza gli umili.

150:6

Ogni creatura che respira, lodi il SIGNORE. Alleluia.

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LA SACRA SCRITTURA A cura di Emilia Lucania

MARTA E MARIA “Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta»” (Luca 10:41-42).

Gesù, trovandosi a passare nel villaggio, dove adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, vivevano tre suoi amici, si ferma in casa loro e Dio te lo darà»” Marta lo riceve con grande premura. Nella (Giovanni 11:20-22). mansione di padrona di casa si affatica ad offrire al prezioso ospite un'accoglienza degna. Il dialogo fra Gesù e Marta è di straordinaria bellezza spirituale e di un amore che solo Dio sa Presa da questo compito, stanca possibilmente, dare. non si rende conto di ciò che perde. Parla Colui che può dire di sé: Io sono la Inquieta, sollecita l'aiuto della sorella Maria e risurrezione e la vita. coinvolge lo stesso Gesù chiedendogli di fare da tramite, perché Maria le dia una mano. Marta conosce la verità, sa, come si deduce dal Quante volte, correndo dietro a cose effimere, non ci siamo fermati ad ascoltare la Parola, fonte di vita. Magari abbiamo temuto di mancare di riguardo nei confronti di un ospite o di altre creature o ci siamo impelagati in situazioni, mettendo al centro il nostro “io” e abbiamo trascurato “la parte buona che non ci sarà mai tolta”.

rapporto profondo che si era instaurato con lei, con Maria e Lazzaro. Marta, questa volta, non si affanna come donna di casa, non resiste, va incontro al Maestro e in una esplosione di fede esclama: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo» (Giovanni 11:27).

Maria ai piedi del Maestro ascolta estasiata la E penso alle parole di fede, dettate dallo Parola; e mi viene di pensare che non si fosse neanche accorta di ciò che la circondava, Spirito, di Simone detto Cefa che al Maestro dice: «Tu sei il Figlio dell'Iddio vivente». comprese le lamentele di Marta. Chiediamo al Padre, nel nome del suo Figlio “Come Marta ebbe udito che Gesù veniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa. Unigenito, di correre ancora di più a Cristo, Marta dunque disse a Gesù: «Signore, se tu fossi come Marta e contemplarlo e nutrirci della sua Parola come Maria di Betania. stato qui, mio fratello non sarebbe morto; e anche

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DOMANDE E RISPOSTE A cura di Antonella Barracato

D. Quale è la dottrina della salvezza nel buddismo e cosa afferma la Bibbia riguardo ad essa? R. Il buddismo è una religione fondata nel VI secolo a.C. da Siddharta Gautama, denominato Buddha che in sanscrito significa “risvegliato”, ossia che ha raggiunto il maggiore grado di illuminazione, intesa come saggezza suprema e perfetta. Il buddhismo, nato in India e diffusosi nel Sud-est asiatico e nell’estremo Oriente, ha cominciato a destare forte interesse in Occidente a partire dal XX secolo, diventando negli anni ‘50 la “filosofia” della cosiddetta New Age. L’idea su cui si basa la religione buddista è il raggiungimento del Nirvana, stato in cui si ottiene la liberazione ossia la fine della sofferenza, della reincarnazione e dell’ignoranza. Per il buddismo il mezzo per la salvezza è la meditazione, strumento chiave di perfezionamento per il conseguimento della perfetta purezza, di conseguenza ciascun individuo è responsabile ed artefice della propria liberazione. La Bibbia contiene molti riferimenti circa la salvezza (Isaia 43:11; Genesi 49:18, Matteo 16:13-23; Marco 8:27-33; Luca 9:16-22; Giovanni 6:66-69; Giovanni 3:16; Atti 4:12; Romani 5:8; Efesini 2:4-5; Romani 6:3-5; Efesini 2:8-9; Tito 3:4-7). La salvezza, come dono gratuito dell’amore di Dio, è l’essenza dell’Evangelo. L’autore della salvezza è Dio, che ha riconciliato tutta l’umanità a sé attraverso Cristo Gesù, che con la sua morte e resurrezione si è sostituito a noi e ha pagato per i nostri peccati. L’uomo può accettare il dono che Dio gli dà oppure può rifiutarlo, ma tutti quelli che accettano Cristo, sono giustificati, ossia visti giusti da Dio, essendo il nostro peccato ricaduto su Cristo e la sua giustizia imputata a noi. D. Come possiamo essere certi che la Bibbia che leggiamo oggi sia interamente e veramente Parola di Dio ? R. La parola "Bibbia" viene dal termine greco "biblia" ("libri"), un diminutivo di "biblos" ("libro"), che indica la corteccia interna della canna di papiro, l'antica carta con la quale venivano fatti i libri

antichi (rotoli). Dal XIII secolo il neutro plurale cominciò ad essere considerato un femminile singolare ed "i Libri" divennero di comune accordo "Il Libro" (Biblia), forma in cui il termine passò nel linguaggio dell'Europa moderna. La Bibbia è una raccolta di scritti che sono suddivisi nei 39 che compongono l’Antico Testamento, secondo il canone ebraico, e i 27 libri scritti dopo Cristo che formano il Nuovo Testamento. I libri sono stati scritti nell’arco di oltre 1.500 anni, da oltre 40 autori, in tre lingue diverse e sono sopravvissuti fino a noi dopo 3500 anni di ricopiature. Ai tempi dell’antico Testamento la conservazione degli scritti sacri era affidata ai Giudei (Romani 3:12). I testi dell’Antico Testamento rappresentavano il fondamento costituzionale e giuridico della nazione giudaica, in sostanza avevano lo stesso valore che la Costituzione della Repubblica ha per il popolo italiano e, pertanto, una qualsiasi alterazione era impossibile per il valore giuridico che gli scritti ricoprivano. La trasmissione dei testi sacri si verificò nel corso dei secoli per opera prima degli scribi talmudisti e poi masoreti. La trascrizione dei talmudisti veniva fatta rigorosamente lettera per lettera e non parola per parola o frase per frase come oggi; i masoreti salvaguardarono il testo sacro dal 500 al 916 d.C. e con opera paziente e tenace introdussero un’ortografia unitaria e vocalizzarono le parole fissandone pronuncia e significato. Questo lavoro definì un testo che è stato ricopiato e tramandato nei secoli; l’Antico Testamento della versione di Diodati e della Nuova Riveduta si basano proprio su questo testo. Del Nuovo Testamento non ci sono pervenuti gli scritti originali ma circa tredicimila manoscritti che risultano essere quasi contemporanei. A dar prova dell’attendibilità dei manoscritti ci sono numerose fonti esterne come Ireneo, Agostino e Tertulliano, nelle cui opere ci sono numerose citazioni di versi del Nuovo Testamento, attraverso le quali si è potuta ricostruire l’intera versione attuale. In Matteo 24:35 lo stesso Gesù afferma che la Parola di Dio è eterna. La Bibbia è il mezzo attraverso il quale Dio stesso ci parla (Ebrei 4:12-13), facendoci conoscere il suo meraviglioso piano di salvezza. Dio ci ha dato la Bibbia per uno scopo ben preciso: VUOLE CHE NOI LO CONOSCIAMO E CONOSCIAMO IL SUO AMORE PER TUTTI NOI CHE SI È MANIFESTATO IN CRISTO GESÙ

(Apocalisse 3:20). 11


Io sono la vite, voi siete i tralci.

Colui che dimora in me e nel quale io dimoro,

porta molto frutto; perchĂŠ senza di me

non potete far nulla.

Giovanni 15:5 12


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