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CHIESA CRISTIANA DELLA GRAZIA - ANNO I N° 2 | APRILE - AGOSTO 2014
“Ed egli alzatosi, lo seguì”. Matteo 9:9
La Grazia è troppo bella per essere vera? pag. 2
EDITORIALE
di Joseph Tkach
La Grazia è troppo bella per essere vera?
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non credenti e spesso anche alcuni credenti vedono la grazia di Dio come un qualcosa di troppo bello per essere vero. Voi cosa ne pensate? Nella Chiesa Cristiana della Grazia abbiamo fatto un emozionante viaggio che ci ha portati dal legalismo basato sulle opere all'abbraccio riconoscente per la salvezza attraverso la Grazia di Dio. Penso che ormai la maggior parte di noi sia in grado di comprendere la grazia in termini intellettuali, ma abbiamo realmente recepito la sorprendente verità della grazia di Dio? Una cosa è accettare e comprendere la grazia come argomento dottrinale, un’altra è accettare che essa sia la verità che definisce e trasforma la nostra vita. Per molti cristiani il rapporto tra grazia e obbedienza è un punto cruciale. Ma questo non è una novità, lo vediamo nel Nuovo Testamento: "Peccheremo noi perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia?" domandò Paolo in Romani 6:15, "Niente affatto" rispose, ma possiamo comprendere bene la domanda che si ponevano i primi cristiani, infatti ancora oggi troviamo la grazia un'idea difficile da assimilare. Le "offerte speciali a basso costo" pubblicizzate in TV ci hanno insegnato a dubitare e a pensare che sono troppo belle per essere vere. Così, quando leggiamo che Dio ha fatto tutto ciò che era richiesto per salvare anche il peggior peccatore, giungono i sospetti. Il nostro “Sì, ma ....” si attiva automaticamente e ci chiediamo “..dov’è il trucco? Ci deve essere qualcosa
Seguimi n°2 Aprile - Agosto 2014
SEGUIMI viene diffusa in Italia dalla Chiesa Cristiana
della Grazia (già Chiesa di Dio Universale) aderente
alla denominazione internazionale Grace Communion International.
L'abbonamento è completamente gratuito e può es-
sere richiesto all'indirizzo:
Chiesa Cristiana della Grazia - Casella Postale 67 24030 Brembate di Sopra (BG).
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SOMMARIO 2 Editoriale La Grazia è troppo bella per essere vera?
in più del solo accettare Gesù. Sappiamo che non possiamo guadagnarci la salvezza, ma sicuramente qualcosa dobbiamo farla pure noi!” Alcuni pastori mi hanno confessato che predicando la grazia al di sopra del legalismo le persone potrebbero essere incoraggiate a disobbedire a Dio. In proposito, io amo il modo in cui si apre la seconda lettera di Pietro: "Grazia e pace vi siano moltiplicate nella conoscenza di Dio e di Gesù, il nostro Signore. La Sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di Colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù. Attraverso queste ci sono state elargite le Sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza" (2 Pietro 1:2-4). Dio ha già offerto a sé stesso ciò che noi non avremmo potuto offrire, la grazia della quale siamo partecipi è la vita di feEventuali manoscritti o foto inviate dai lettori, non sa-
ranno restituiti.
Seguimi è disponibile online e scaricabile in formato
pdf e epub sul sito www.ccdg.it e può essere richiesta
per email all’indirizzo info@ccdg.it. EDITORE
Verein Weltweite Kirche Gottes - Postfach 8215 -
8036 Zürich (Svizzera).
DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Bernardi REDATTORE CAPO Alice Porcu
4 Notizie dal mondo Crescita della chiesa a Tacloban Ritiro di preghiera
5 Parole di vita Cos’è l’inferno? Cos’è la teologia?
6 Grazia e obbedienza
9 Bibbia a 360°gradi Rispondere a Dio con fede
13 Rubrica Contributi dei lettori Perchè?
14 Studio biblico Abbiamo creato noi Dio, o Dio ha creato noi? COLLABORATORI Massimo Mare Nuccio Patelmo PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Alice Porcu TRADUTTORI Vera Derrigo Vladimiro Meandri Alice Porcu Vincenzo Scannapieco.
Fonti fotografie e immagini Alice Porcu
STAMPATO IN SVIZZERA
EDITORIALE deltà che Gesù ha vissuto nei confronti del Padre. Come ha scritto Thomas F. Torrance: "é in questo Dio-Uomo che noi partecipiamo alla grazia, come membra del Suo corpo, riconciliati con Dio per mezzo di Lui e in Lui ed é anche detto che siamo incomprensibilmente partecipi della Natura Divina!". Torrance ha ragione. C'è qualcosa di incomprensibile riguardo tutto questo: la grazia di Dio nei nostri confronti mostra una quantità di amore talmente grande da sembrarci innaturale. Charles Wesley espresse questo in modo splendido nell’inno ‘Incredibile Amore’: Com’è possibile che io debba guadagnare qualcosa dal sangue del mio Salvatore? Egli è morto per me, che ho causato la Sua sofferenza?
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la Sua sofferenza? Per me, che l’ho perseguitato fino alla morte? Incredibile amore! Com’è possibile che Tu, mio Dio sei morto per me? E’ troppo bello per essere vero, ma è la verità! Possiamo gioire di essere vivi in Gesù e uniti alla Sua vita, dovremmo essere veramente stupiti dalla Sua grazia. Quando riconosciamo come e perché Gesù toglie il peccato del mondo, ci distacchiamo immediatamente dalle nostre falsità e traiamo nutrimento dalla vera Vite della vita che è lo scopo supremo di Dio. Preoccuparci di non essere all’altezza del dono di Dio e vedere anche gli altri non all’altezza, nasce dal fatto che ci
di Joseph Tkach
stiamo concentrando sul legalismo e sulle nostre opere. Non dobbiamo mai preoccuparci di enfatizzare troppo la grazia di Dio quando indirizziamo le persone a Gesù, verso una vera, viva e amorevole relazione con Lui. Grazia ed obbedienza non sono in contrasto, piuttosto si integrano l’un l’altra nella fonte che hanno in comune: Gesù Cristo. In questo numero abbiamo inserito un articolo del Dr. Gary Deddo che esplora in profondità questo tema. È intitolato “Grazia e obbedienza”, spero lo troviate utile e incoraggiante. Anche se si tratta di un articolo un po’ lungo, credo che il tempo impiegato per leggerlo e magari per condividerlo con altri non sarà tempo perso.
io h a g ià of fer to a sé stesso ciò ch e noi non av remmo p otuto of frire.
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NOTIZIE
Crescita della chiesa a Tacloban
dal Mondo
Da sinistra: James Aberin, Erwin Torregoza (caposquadra alle costruzioni di GCI), Eugene Guzon e Gerardo Palanas (assistente coordinatore pastorale di GCI).
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urante un recente viaggio a Tacloban, il Direttore Nazionale di Grace Comunion International (GCI) delle Filippine, Eugene Guzon, accompagnato da James Aberin, Direttore Esecutivo Internazionale di SEND, ha visitato il centro pastorale dove la chiesa sta offrendo aiuto per assistere i sopravvissuti al tifone Yolanda. Durante la visita hanno discusso della collaborazione tra GCI e SEND per far diventare il centro pastorale una congregazione della chiesa. I leaders hanno anche discusso dell’iniziativa di far partire questa estate un campo della gioventù per aiutare i giovani a guarire emotivamente dal trauma trovando conforto e scopo in Cristo, oltre che un senso di comunità. L’avvio del campo è stato finanziato dalla Fondazione John Whitney. Eugene ringrazia coloro che hanno collaborato alle operazioni di soccorso, tra cui le chiese delle Filippine, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Bahamas e Thailandia. Come ha osservato Eugene, " Il tifone Yolanda ha sconvolto la vita delle persone e ha distrutto gran parte della regione. Tuttavia, questo oggi ci ha portato verso un nuovo inizio e verso nuove opportunità per sperimentare Dio e per condividere il Suo amore."
Ritiro di preghiera
dyssey in Christ (Odissea in Cristo) , un ministero affiliato alla Grace Comunion International (GCI), ha tenuto recentemente un ‘Ritiro di preghiera di trasformazione’ a Ft. Lauderdale in Florida. Ventuno membri della GCI provenienti da diverse congregazioni hanno imparato come continui anche oggi il ministero di guarigione di Gesù Cristo. Hanno sperimentato la presenza guaritrice del Signore imparando a mettere sé stessi e il prossimo nella posizione giusta per ricevere il Suo tocco risanante. Uno dei partecipanti ha commentato così: “Incoraggio e raccomando vivamente questo ritiro. Noi tutti abbiamo delle profonde ferite che Dio può guarire!” Anche Charles Taylor, pastore della chiesa di GCI in Miramar, in Florida, ha commentato: “Non bastano le parole per descrivere appieno la benedizione di questo ritiro. É
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stato un fine settimana pieno di preghiera trasformatrice, di unione, di apprendimento e gioia. Venerdì sera siamo stati ispirati a vedere Gesù come nostro guaritore, sempre all’opera in tutte le situazioni della nostra vita. Sabato abbiamo visto che molte catene erano state spezzate e le testimonianze condivise sono state una dimostrazione della potenza dell'amore di Dio che opera nella vita del Suo popolo. L’adorazione ha coinvolto tutti i nostri sensi. Siamo stati guidati in un luogo tranquillo, amorevole e stimolante, nel quale, attraverso la preghiera trasformatrice e risanatrice, abbiamo potuto sentire la voce di Dio ed essere aperti alla guida dello Spirito Santo. Abbiamo visto l'amore e la potenza di Dio all'opera quando abbiamo pregato in piccoli gruppi e individualemte, siamo stati istruiti a condurre le preghiere di benedizione e di
guarigione. Anche il servizio di chiusura della Domenica è stato fonte d'ispirazione e i nostri messaggi sono stati rivolti all’amorevole potenza di Dio e al Suo forte desiderio di risanare le nostre vite. La musica è stata un potente ausilio al messaggio ed alle preghiere. Ringraziamo Dio per questo meraviglioso fine settimana e preghiamo affinché ′Odissea in Cristo′ continui a far parte di ciò che Dio sta facendo per aiutare il Suo popolo, attraverso preghiere che trasformano la vita.”
Cos’é l’inferno?
“Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento” (2 Pietro 3:9).
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e Dio è pieno di grazia e di misericordia, perché esiste l'inferno?
Molti pensano che un Dio d'amore non possa torturare le Sue creature nei secoli dei secoli. La Bibbia ci rivela un Dio compassionevole, ma la dottrina tradizionale della tortura eterna nell'inferno sembra raffigurarlo come sadico e vendicativo, più crudele di qualsiasi peccatore. Alcuni teologi affermano che la ribellione contro Dio è terribile ed esige la peggiore delle punizioni. La verità è che noi esseri umani non abbiamo dimestichezza né con la giustizia né con la misericordia. Noi non siamo qualificati per giudicare questioni con conseguenze eterne, solo Gesù Cristo può farlo. Se prendiamo sul serio Gesù quando ci insegna misericordia, dovremmo farlo anche quando parla di punizione. La misericordia ha senso solo se abbiamo evitato una dura punizione. Gesù ha usato molte allegorie per descrivere la punizione di chi rifiuta la misericordia di Dio: il fuoco, il buio, la tortura e la distruzione. In qualunque forma si presenti l'inferno, è certamente uno stato di alienazione da Dio per chi rifiuta il Suo amore incondizionato, la Sua grazia e la Sua misericordia. La Scrittura citata sopra ci fa capire molto di più. Tutti quelli che persistono nel rifiutare tale grazia non hanno scampo. Gesù è l'unica via di fuga, rifiutarlo significa scegliere la naturale conseguenza del peccato. Non è una scelta di Dio, ma la scelta dei peccatori che rifiutano la Sua grazia. Quando ci sarà il Giudizio finale, tutto sarà sotto il controllo di Cristo che ha redento tutta la creazione. L’apostolo Pietro predicò: "(Gesù) che il cielo deve
Parole di Vita tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose; di cui Dio ha parlato fin dall'antichità per bocca dei suoi santi profeti" (Atti 3:21). Noi non conosciamo tutte le risposte, ma sappiamo che possiamo confidare in Dio che è pieno di giustizia e di misericordia. La cosa più importante che Gesù ha insegnato sull’inferno è che Lui è la soluzione del problema. In Gesù non c'è condanna, Egli è la via, la verità e la vita eterna.
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Che cos’é la teologia?
osa pensate quando sentite la parola teologo? Forse vi aspettate di vedere un uomo dall'aspetto accademico, con la barba, che ha imparato l'ebraico ed il greco antico ma che vive fuori dalla realtà, che lavora in solitudine, nascosto in un piccolo ufficio o in un seminario studiando cose che interessano poco alle persone comuni. L'idea di studiare teologia potrebbe anche spaventare, ma chi prende sul serio il cristianesimo deve voler essere uno studente di teologia. Teologia in fondo significa semplicemente “studio di Dio”. Di conseguenza, la teologia è importante per chi cerca di conoscere e comprendere Dio. Non è necessaria una laurea per studiare la teologia, è sufficiente il desiderio di conoscere Dio. Tuttavia, se si vuole insegnare o scrivere di teologia in termini accademici e poter fornire contributi utili alla comunità cristiana volendo essere considerati se-
riamente in questo ambito, è necessario conseguire dei “titoli” come per qualsiasi altra professione. Una delle migliori definizioni sul significato della teologia è stata data da Anselmo d’Aosta: la teologia è "La fede che cerca di comprendere". Come cristiani, abbiamo la responsabilità di crescere nella conoscenza del nostro Signore, come ci ricorda il verso citato sopra. Anche se alcuni aspetti teologici richiedono anni di studio e competenze specialistiche, noi diventiamo teologi quando cerchiamo di conoscere e comprendere ciò che Dio sta facendo nella nostra vita e nel mondo intorno a noi. Dio ci ha donato delle menti in grado di esplorare la teologia e qualunque altro settore della vita, ed è importante usare l’intelligenza per riflettere e comprendere il nostro rapporto con chi ci ha creati. E’ facile lasciarsi attirare dalle cose che catturano la fantasia, ma se prendiamo sul serio Dio dobbiamo imparare a conoscerlo e non soltanto a formulare ipotesi trascendentali. Il messaggio della Scrittura è una buona notizia, ed è importante e saggio investire del nostro tempo per studiarne il significato e le implicazioni sulle nostre vite. Non sono necessari grandi studi teologici per comprendere l’importanza di amare Dio ed il prossimo. Ciò di cui abbiamo bisogno è crescere nella grazia del nostro Signore e Salvatore, e conoscerlo meglio, questo desiderio, se messo in pratica, ci rende studenti di teologia.
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Grazia e obbedienza
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erché questo è l'amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. (1 Giovanni 5:3-4)
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opo secoli di dibattiti, sembra che i Cristiani non abbiano ancora trovato il modo migliore per esprimere il rapporto tra la grazia di Dio in Gesù Cristo e l’obbedienza. Gli insegnanti cristiani con una solida conoscenza biblica riconoscono che sicuramente la salvezza è opera di Dio, che si riceve per fede e che la vita in Cristo che ne consegue implica obbedienza. Il problema che ne consegue, quindi, consiste nella difficoltà di coniugare l’obbedienza alla grazia, ovvero: come affermare e concepire l'una, senza negare o limitare l'altra. Questa sfida consiste nell’evitare sia l’inosservanza delle leggi (antinomia), sia
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di Gary Deddo
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un atteggiamento legalista alla cui base vi è la convinzione di poter raggiungere la rettitudine attraverso l’osservanza di opere.
Sia l’una sia l’altra?
La maggior parte dei cristiani riconosce la validità di entrambe le facce della medaglia: grazia ed obbedienza, fede e opere. In quest’ottica, quindi, piuttosto che seguire la rotta del “o l’una o l’altra”, si preferisce l’approccio per cui vale “sia l’una sia l’altra”. Tuttavia, questo tipo di approccio non ci dice molto riguardo a come la grazia e l’obbedienza siano effettivamente connesse fra loro, quindi esse vengono artificialmente smussate, so-
vrapposte una su l'altra e costrette ad “andare d'accordo”. Con questo tipo di approccio gli sforzi che facciamo per correggere i nostri errori ci portano ad enfatizzare o la grazia, o l’obbedienza. Accade così, che se si ritiene che il problema siano le troppe opere allora si enfatizza la grazia, se il problema diviene la troppa grazia, allora si enfatizza l’obbedienza. In quest’ottica, alcuni ministri di culto danno importanza ad una piuttosto che all'altra, a seconda di quale delle due pensino sia la più dannosa o la più prevalente rispetto all’altra. Credo che questo approccio produca “un’altalena teologica”, in cui la connessione tra legge (opere) e grazia (fede) rimane
di Gary Deddo
Grazia e obbedienza vaga se non del tutto assente. Al contrario, io ritengo che la Bibbia metta in profonda relazione ed accorpi la grazia e l’obbedienza come elementi fondamentali per la fede e la vita Cristiana. Per esempio, nella Lettera ai Romani 1:5 e 16:26; l'apostolo Paolo dice che prendere coscienza di questo, è l'obiettivo del suo ministero e al capitolo 14 versetto 23, dice che l’ obbedienza che non viene dalla fede nella grazia, è peccato! La Lettera agli Ebrei al capitolo 11 ci offre esempi di persone che obbedirono a Dio “per fede”. Poi nella Prima Lettera di Giovanni al capitolo 5, ci viene detto che i comandamenti di Dio non sono gravosi a motivo della vittoria della fede nella grazia di Dio (vv. 3-4). Gesù stesso ci ricorda che il suo carico è leggero e il suo giogo è dolce (Matteo 11:29-30), che noi siamo “amici” di Dio e non suoi “servi”, (Giovanni 15:15). Poi, nella Lettera ai Galati, Paolo ci dice che “la fede opera per mezzo dell'amore” (Galati 5:6, fine versetto ).
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zia a motivo di chi Cristo è, nel momento in cui iniziamo a confidare in Lui ed abbandoniamo tutte quelle cose che sono nemiche della fede (pentendoci) . Possiamo quindi gioire della nostra unione e comunione con Gesù, nostro Signore e nostro Dio. Le nostre vite sono unite a Lui, facciamo parte della Sua vita e partecipiamo con Lui in tutto ciò che fa e farà, in questo rapporto di fiducia (fede). Il nostro essere è tale in relazione e comunione con Gesù, riceviamo da Lui tutto quello che ha per noi ed Egli a Sua volta prende da noi tutto ciò che Gli doniamo. In questa unione e comunione, siamo trasformati a poco a poco (2 Corinzi 3:18), per condividere in maniera sempre crescente la natura umana glorificata di Cristo ed il Suo carattere. Possiamo contare su questa continua opera di grazia di Cristo, per mezzo dello Spirito, anche se, molto ancora non è stato rivelato (Colossesi 3:3-4) e siamo ancora dei semplici “vasi di terra” (2 Corinzi 4:7).
Il problema di questo tipo di approccio all'obbedienza è che esso esprime una visione limitata di Gesù e di ciò che Egli è. Abbiamo bisogno di scoprire tutto su Gesù e tutto ciò che Egli ci offre se vogliamo davvero afferrare il Suo dono fidandoci di Lui. Cominciamo col capire che Gesù è il Signore dell’intero universo, Egli è il Signore di tutta la realtà esistente ed ha scopi buoni ed amorevoli per tutto. Gesù sta cambiando tutte le cose e rinnoverà anche il cielo e la terra, Lui è Signore e Salvatore che va oltre ogni aspetto della vita umana ed ha un proposito per ogni dimensione della nostra esistenza. Tutto diventa un canale della sua benedizione per noi e attraverso di noi per gli altri. Tutto questo, ogni relazione, è destinata a condurre alla vita, alla vita in abbondanza. Anche il nostro mangiare e bere serve a riflettere la vera gloria del nostro Dio che vivifica (1 Corinzi 10:31). Ogni relazione esiste per costituire uno scambio fruttuoso di doni che contribuisce ad una pienezza di vita e quindi ad
o non vi chiamo più ser vi, perché il servo non sa quello che fa il suo
signo re; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose ch e ho u dite dal Padre m io. ( Giovan ni 15:15) Grazia “e” obbedienza
Nel Nuovo Testamento ci sono dozzine di passaggi in cui si rileva chiaramente la connessione tra grazia (fede) “E” obbedienza (l'amore per Dio e per gli altri). Ma come funziona e come si spiega questo passaggio, questa relazione? Che significato ha la "E"? Possiamo trovare questo significato nella persona di Gesù, il solo e l’unico che incarna pienamente il carattere, la mente, l'atteggiamento e lo scopo di Dio. L'oggetto della nostra fede è Gesù Cristo e l'essenza di tale fede è credere in Gesù come Dio in persona per quello che è e per quello che ha fatto. La fede, perciò, è la nostra risposta a Gesù per chi Egli è, per ciò che ha detto e per ciò che ha fatto. Abbiamo riposto la nostra fiducia in Dio a motivo di Gesù Cristo, Egli stesso è la grazia di Dio verso di noi. Gesù è il Vangelo. Egli è la nostra salvezza. Riceviamo tutti i benefici della Gra-
La nostra idea su Gesù
Il problema è che le persone hanno una visione troppo ristretta e limitata di Gesù, di conseguenza, anche la fede rimane limitata. Credono in Lui per la salvezza futura (per entrare in paradiso), ma non vanno oltre. Ma se osserviamo attentamente le Scritture, vediamo che Gesù è Salvatore e Comandante allo stesso tempo, Egli ci salva per grazia e ci dà dei comandamenti. Ma se sappiamo che l’obbedienza ai suoi comandamenti non ci guadagna la salvezza, perché allora è importante obbedire? Forse pensiamo di doverlo fare semplicemente perché ce lo dice Lui, che è Grande e Potente, quindi conviene obbedirgli … altrimenti! Con questo tipo di approccio l'obbedienza diventa un atto della propria volontà in risposta al potente e apparentemente arbitrario volere di Dio. Questa è l'obbedienza di uno schiavo.
una pienezza di amore. L’autorità di Gesù si estende ad ogni aspetto dell'esistenza creata, ad ogni dimensione di vita e ad ogni livello: matematico, fisico, chimico, biologico, animale, umano, sociale, culturale, linguistico, artistico, giuridico, economico, psicologico, filosofico, religioso e spirituale. E tutto questo ha la sua origine nella fratellanza e nella comunione con Dio attraverso Cristo. Questa relazione con Dio attraverso Cristo opera in ogni percorso della vita sotto la Sua Signoria Gloriosa e redentrice. La grazia di Dio quindi, ha a che fare con ogni cosa; questo è il fondamento di una visione cristiana del mondo. Quindi, tutto quello che riceviamo da Dio lo passiamo agli altri in modo da contribuire allo scopo immenso e universale di Dio, e questo è vero in modo particolare nelle nostre relazioni. Noi riceviamo il perdono dei peccati, una grazia rinnovatrice per ricominciare con una spe-
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Grazia e obbedienza
ranza nuova. Dalla generosità di Dio riceviamo tutti i frutti dello Spirito: conforto, amore, forza trasformatrice, uno scopo e una direzione nella vita per essere segno e testimonianza della Sua grazia e della Sua bontà. Diventiamo testimoni della verità e del santo carattere amorevole di Dio, e tutte queste cose puntano alla vita eterna, vita con Dio come suoi amati figli in una santa, amorevole unità.
Fede e obbedienza
La nostra fede è una fiducia in Dio per mezzo di Cristo per tutte queste cose, non solo per "andare in paradiso" un giorno. Ogni comandamento di Dio e ogni nostro atto di obbedienza è legato al motivo per cui possiamo credere in Lui. Noi perdoniamo perché siamo stati e saremo perdonati. Amiamo, perché noi per primi siamo stati amati da Dio. Amiamo i nostri nemici perché Dio per primo ci ha amati e ama e vuole il meglio anche per i suoi e i nostri nemici. Possiamo essere generosi perché Dio è generoso con noi. Possiamo essere sinceri e onesti perché Dio è sincero e onesto e alla fine farà uscire la verità. Possiamo essere creativi e servizievoli perché Dio è creativo e servizievole con noi. Confortiamo gli altri nelle loro afflizioni, perché Dio ci conforta nelle nostre afflizioni. Possiamo essere pazienti perché Dio è paziente con noi. Possiamo essere operatori di pace, perché Dio è un operatore di pace. Siamo in grado di perseguire la giustizia e le giuste relazioni ad ogni livello, perché Dio è giusto e retto. Possiamo essere riconciliatori perché Dio è un riconciliatore. Tutto il nostro operare per fede è un partecipare a ciò che Dio sta facendo tramite Cristo e nello Spirito. Questo significa che tutto ciò che facciamo è fratellanza e comunione con Cristo. Non agiamo mai da soli, perché non siamo mai soli, ma siamo uniti a Cristo come suoi fratelli e sorelle e membri della famiglia di Dio.
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Gli imperativi derivano dagli indicativi
Noi obbediamo per fede quando vediamo chi è Gesù in ogni determinata situazione, crediamo che Lui sia fedele in quel frangente della nostra vita e agiamo consapevoli di questo, quindi noi agiamo sulla base della nostra fede per ciò che Egli è: un Dio Fedele. E’ possibile capire e vedere come ogni comandamento nelle Scritture ci comunica chi è Dio ed il motivo per cui possiamo fidarci di Lui. Comprendere la connessione tra ciò che rende Dio attendibile e ciò che poi Egli ci conduce a fare, genera obbedienza nella fede. James Torrance parlò di questo concetto asserendo che ogni imperativo di grazia costituisce il fondamento per un indicativo di grazia. La ragione per cui c’è sempre una connessione sta nel fatto che tutti i comandamenti che Dio ci dà (imperativi) derivano dal Suo carattere, dal Suo cuore, dalla Sua natura e dal Suo proponimento, incluso tutto quello che ha fatto per noi in Gesù Cristo (gli indicativi). Dio non è arbitrario, la Sua volontà per noi è sempre consapevole e controllata dalla Sua natura e dal Suo carattere, come di un Dio Unico e Trino, che venne a noi in Gesù Cristo, affinché potessimo avere fratellanza e comunione con Lui in un santo amore. La fede nella grazia di Dio, quindi, nasce dal credere in Dio a motivo di Gesù Cristo, e l'obbedienza al Dio della grazia nasce dalla fede in Dio a motivo di Gesù Cristo. Perciò, fede e obbedienza hanno un’unica e stessa fonte, la fedeltà di Dio in Cristo. Entrambe sono una risposta a chi è Cristo. Entrambe, fede ed obbedienza, hanno la stessa fonte teologica trinitaria dell'incarnazione, ed entrambe sono il frutto di un rapporto di fiducia con Dio tramite Cristo nello Spirito. Per concludere, vogliamo che i nostri sermoni riflettano sempre meglio questa
uello che vale è la fede che opera per mezzo dell'amore. (Galati 5:6)
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di Gary Deddo
verità e speriamo che voi possiate vedere come questo tipo di approccio metta insieme la grazia e l’obbedienza in modo organico, personale ed integrato. Non c’è quindi una separazione tra l’una e l’altra e nemmeno l’idea semplicistica della giustapposizione di una nei confronti dell’altra come fossero due cose distinte. Coloro che amano Dio ed hanno fede in Lui per mezzo di Gesù Cristo e lo Spirito Santo, e lo riconoscono come Signore dell’universo, nonostante si trovino in una condizione di decadenza (quella umana), desiderano essere fedeli a Cristo e stare insieme a Lui in ogni situazione della vita, qui e adesso.
La Sua Grandezza
Guardo il cielo infinito e percepisco la Sua grandezza.
Guardo un fiume che con forza intrattenibile scende dalla montagna senza trovare ostacolo che fermi il suo scorrere e percepisco la Sua grandezza.
Guardo il ghiaccio che ricopre la superficie di un canale, so che sotto continua la vita dei pesci, e percepisco la Sua grandezza. Guardo la pancia di una madre in gravidanza, che darà vita a una Sua nuova creatura e percepisco la Sua grandezza. Guardo le farfalle che volano in un campo di fiori dai mille colori e percepisco la Sua grandezza.
Guardo le api che in primavera svolgono con precisione il loro compito di impollinare i fiori che daranno il frutto e percepisco la Sua grandezza.
Analizzo la perfezione del corpo umano e la potenza del nostro cervello in grado di far muovere ogni arto del nostro corpo con assoluta perfezione e percepisco la Sua grandezza. Penso alla Sua immensa bontà con la quale, quando eravamo persi nel peccato, ha sacrificato Suo figlio Gesù per la nostra salvezza non posso fare altro che lodare la Sua grandezza.
Giacomo Tarroni
Rispondere a Dio con fede
L’
articolo pubblicato sul precedente numero sottolineava due qualità di Dio: la Sua grandezza e la Sua bontà. Dio usa sempre la Sua grande potenza per portare a compimento le promesse di amore e grazia verso il Suo popolo. Egli è gentile e amorevole, lento all’ira e pieno di misericordia (Salmi 145:8). Ma tutto questo quali implicazioni ha nella nostra vita? Come possiamo rispondere a un Dio potente e gentile allo stesso tempo?
Fiducia
Quando comprendiamo che Dio ha il potere di fare ciò che vuole e che usa sempre questo potere per il bene dell’umanità, allora possiamo essere certi di essere in buone mani. Egli possiede la capacità e lo scopo dichiarato di far coope-
rare tutte le cose per la nostra salvezza, includendo persino la nostra ribellione, l’odio ed il tradimento nei Suoi confronti e del nostro prossimo. Egli è completamente affidabile e degno della nostra fiducia. Quando siamo in mezzo alle prove: malattie, sofferenze o persino quando stiamo per morire possiamo essere sicuri che Dio è ancora con noi, che si prende cura di noi ed ha tutto sotto controllo. Le cose potrebbero non sembrarci così, ma possiamo stare sicuri che Dio non è affatto impreparato ai nostri bisogni. Egli può far cooperare ogni situazione ed ogni sventura per il nostro bene. Non dovremmo mai dubitare dell’amore di Dio per noi. “Ma Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:8). “Da que-
sto abbiamo conosciuto l’amore di Dio: perché egli ha dato la sua vita per noi” (1 Giovanni 3:16). Il Dio che non ha risparmiato suo Figlio può essere considerato affidabile, perché attraverso suo Figlio provvederà a tutto quello di cui abbiamo bisogno per la felicità eterna. Dio non ha mandato qualcun altro, il Figlio di Dio, essenziale nella famiglia di Dio, divenne umano per poter morire per noi e risorgere per noi (Ebrei 2:14). Noi siamo stati redenti non attraverso il sangue di animali, non con il sangue di un uomo molto giusto, ma attraverso il sangue di Dio che divenne uomo. Ogni volta che prendiamo la comunione, ci ricordiamo del suo profondo amore per noi. Possiamo essere sicuri che Lui ci ama. Egli ha conquistato la nostra fiducia. Paolo ci dice che “nessuna tentazione vi ha finora colti se non umana; or Dio è
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Bibbia a 360 gradi
fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze” (1 Corinzi 10:13). “Ma il Signore è fedele, ed Egli vi fortificherà e vi custodirà dal maligno” (2 Tessalonicesi 3:3). Anche “se siamo infedeli, Egli rimane fedele” (2 Timoteo 2:13). Egli non cambierà idea sulla nostra chiamata e continuerà sempre a mostrarci la Sua misericordia. “Riteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché è fedele Colui che ha fatto le promesse” (Ebrei 10:23). Egli ha preso un impegno con noi ed ha fatto un patto per redimerci, per darci la vita eterna ed amarci per sempre. Egli non resterà senza di noi, ed è degno di fiducia. Ma noi come gli rispondiamo? Ci preoccupiamo? Lottiamo per essere degni del Suo amore? Abbiamo fiducia in Lui? Non dovremmo mai dubitare del potere di Dio, manifestatosi attraverso la resurrezione di Gesù dalla morte. Questo è il Dio che ha potere sulla morte stessa, su tutti gli esseri che ha creato ed é al di sopra di ogni potenza (Colossesi 2:15). Egli ha trionfato su tutte le cose attraverso la croce e la Sua resurrezione. La morte non ha potuto trattenerlo perché Egli è il Principe della vita (Atti 3:15). Il potere che ha resuscitato Gesù dai morti è lo stesso che darà a noi la vita immortale (Romani 8:11). Possiamo avere fiducia in Colui che ha il potere ed il desiderio di portare a compimento tutte le promesse che ci ha fatto. Possiamo fidarci di Lui in ogni cosa, e questo è così meraviglioso che sarebbe assurdo riporre la nostra fiducia in qualunque altra cosa. Se ci affidiamo a noi stessi falliremo. Anche il sole, se lasciato a sé stesso si distruggerebbe. La nostra sola speranza è in Dio che ha un potere più grande del sole, più grande dell’universo, più fedele e sicuro del tempo e dello spazio, pieno di amore e fedeltà verso di noi. In Gesù, il nostro Salvatore, abbiamo una speranza sicura.
Credere e avere fiducia
Tutti coloro che credono in Gesù Cristo saranno salvati (Atti 16:31). Ma cosa significa credere in Gesù Cri-
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sto? Perfino il diavolo crede che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e questo non gli piace, ma sa che é la verità. Inoltre, il diavolo sa che Dio esiste e che ricompensa coloro che lo cercano (Ebrei 11:6). Quindi quale differenza deve esserci tra la nostra fede, il nostro credere, ed il “credere” del diavolo? Giacomo ci dà una risposta: la vera fede si dimostra con le opere; “Anzi uno piuttosto dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demoni lo credono e tremano” (Giacomo 2:18-19). Quello che facciamo dimostra in cosa veramente crediamo. Il comportamento può costituire la prova della nostra fede, anche se alcune persone potrebbero assumere un atteggiamento cristiano per fini non giusti. Quindi che cos’è la fede della Bibbia e come si differenzia dal semplice credere? La fede che salva è fiducia. Abbiamo fiducia in Dio che si prende cura di noi, che fa per noi il bene e non il male per darci la vita eterna. Fiducia significa sapere che Dio esiste, sapere che Egli è buono, che Egli ha il potere di fare ciò che vuole e che userà il Suo potere per fare tutto ciò che è meglio per noi. Fiducia significa volerci sottomettere a Lui ed essere disposti ad obbedirgli non per paura, ma per amore. Quando ci fidiamo di Dio, lo amiamo. La fiducia si dimostra attraverso ciò che facciamo, ma non sono le nostre azioni a creare la fiducia, piuttosto esse sono la conseguenza logica, la dimostrazione e la concretizzazione di un rapporto di fiducia. La vera fede, quindi, è fidarsi di Gesù Cristo.
Un dono di Dio
Ma da dove viene questo tipo di fiducia? Non è qualcosa che possiamo sviluppare da soli, non è possibile sviluppare fede attraverso l’autoconvincimento o usare la logica umana per creare una fiducia ferrea in Dio. Non avremo mai abbastanza tempo per parlare e discutere di tutti gli argomenti filosofici che riguardano Dio, ma
di Joseph Tkach
ogni giorno siamo chiamati a prendere una decisione: fidarci o non fidarci di Dio. Tentare di rimandare questa decisione significa non aver maturato ancora fiducia in Dio. Ogni cristiano ad un certo punto della propria vita ha deciso di fidarsi di Cristo. Per alcuni si è trattato di una decisione ben ponderata, per altri invece di una decisione illogica presa per ragioni irrazionali, ma è stata sempre e comunque la decisione giusta. Non potremmo fidarci di nessuno, neanche di noi stessi, da soli rovineremmo la nostra vita. Per alcuni di noi il cammino di fede è scaturito dalla disperazione, quando non avevamo più risorse e non ci rimaneva che Cristo (Giovanni 6:68). Quando si è agli albori della fede è normale che si tratti di una fede immatura, ma è comunque un buon inizio, pur non essendo una condizione in cui rimanere. E’ necessario crescere nella fede. Come disse un uomo a Gesù: “Io credo, Signore, vieni in aiuto alla mia incredulità!” (Marco 9:24). Gli stessi discepoli, dopo aver adorato Gesù risorto avevano dei dubbi (Matteo 28:17). Quindi, di nuovo da dove viene la fede? Essa è un dono di Dio. La Scrittura, in Efesini 2:8 ci dice che la salvezza è un dono di Dio, il che significa che anche la stessa fede che ci porta alla salvezza è un Suo dono. In Atti 15:9 ci viene detto che Dio purificò i cuori dei credenti attraverso la fede, Dio stava operando nei loro cuori, e fu Lui ad aprire “la porta della fede” (Atti 14:27). Fu Dio a fare questo, perché Egli è l’unico in grado di attivare la fede dentro di noi. Non potremmo avere fiducia in Dio se non fosse Lui stesso a donarci questa prerogativa. Gli uomini, nella loro natura sono troppo corrotti dal peccato per credere in Dio e fidarsi di Lui basandosi sulle proprie capacità e sulla propria forza e saggezza. Per questa ragione la fede non è “un’opera” che ci qualifica per la salvezza, noi non abbiamo nessun credito per raggiungere la qualificazione; la fede è semplicemente ricevere il dono della
Bibbia a 360 gradi
salvezza ed essere grati per questo. Dio ci rende capaci di ricevere il Suo dono e di goderne.
Degno di fiducia
La fede che Dio ci dona ha un buon fondamento: qualcuno che è stato pienamente fedele ed in cui possiamo credere per essere salvati, Gesù! La fede che Dio ci dona è basata sul Suo Figliolo che divenne carne per la nostra salvezza. Abbiamo buone ragioni per credere, perché abbiamo un Salvatore che ha comprato la nostra salvezza. Egli ha fatto tutto quello che occorreva una volta per tutte, la nostra fede ha un solido fondamento: Gesù Cristo. Egli è l’autore e il perfezionatore della nostra fede (Ebrei 12:2), ma non opera da solo. Gesù fa solo quello che vuole il Padre nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo ci insegna, ci giudica e ci dona la fede (Giovanni 14:26; 15:26).
Attraverso la Parola
Ma come fa Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo) a donarci la fede? La Bibbia ci dice che il mezzo attraverso cui ci giunge la fede è la parola predicata: “Così la fede vien dall’udire e l’udire si ha per mezzo della parola di Cristo” (Romani 10:17). Il messaggio della parola di Cristo lo riceviamo direttamente dalla scrittura, attraverso un sermone in chiesa o la semplice testimonianza di una persona. Il Vangelo ci parla di Gesù, la Parola di Dio. Lo Spirito Santo usa la parola di Dio per “illuminarci” ed avere fede in essa. Questo processo da alcuni viene chiamato “testimonianza dello Spirito Santo”, esso non è paragonabile ad una testimonianza in tribunale, verso cui è permesso obiettare, si può piuttosto paragonare ad
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un interruttore interno che ad un certo punto si accende e ci permette di “vedere e comprendere” per accettare la Buona Notizia. Per noi questa testimonianza è giusta e vera, e nonostante si possano avere ancora domande, crediamo ugualmente che sia possibile e giusto vivere per questo messaggio. Siamo messi in grado di basare le nostre vite su questo messaggio e prendere le nostre decisioni in conseguenza di esso. Tutto questo ha per noi un senso, e rappresenta la scelta più giusta che potessimo mai fare. Dio ci dà la capacità di avere fiducia in Lui e di crescere nella fede. La “caparra della fede” è un seme che cresce, esso ci prepara e ci rende capaci di comprendere sempre di più il Vangelo con la nostra mente e le nostre emozioni. Ci aiuta a capire sempre di più Dio mentre Egli si rivela a noi attraverso Gesù Cristo. Per usare una metafora del Vecchio Testamento, camminiamo con Dio, viviamo in Lui, pensiamo in Lui e crediamo in Lui.
Dubbi
Tuttavia, la maggior parte dei cristiani prima o poi si trova a dover lottare con la fede. La crescita non è sempre armoniosa e costante, spesso arrivano le prove e le domande, per alcuni arrivano i dubbi a seguito di una tragedia o a motivo di una grave sofferenza, per altri, invece, sono la prosperità o i momenti favorevoli a spingerli a confidare nelle cose materiali e non in Dio. Molti di noi si ritroveranno ad affrontare diverse sfide nella fede. Spesso le persone povere hanno una fede più forte di quelle ricche, perché le persone costantemente oppresse da difficoltà sanno di non avere alcun’altra speranza al di fuori di Dio, non hanno nessun’altra scelta se non di confidare in Lui. Le statistiche mostrano come le per-
di Joseph Tkach sone povere, rispetto ai ricchi, offrono in proporzione percentuali più alte delle loro entrate alla chiesa, sembra che la loro fede (anche se non perfetta) sia più coerente. Spesso, il pericolo più grande per la fede è rappresentato dai momenti felici ed ottimali quando tutto ci va bene. Nell’abbondanza tendiamo a pensare che è per la nostra forza e la nostra intelligenza che siamo riusciti ad ottenere tutto ciò che abbiamo, perdendo quel senso di totale dipendenza da Dio, paragonabile alla totale fiducia che i bambini hanno nei propri genitori. Perdiamo questo tipo di fiducia, ed alla fine contiamo più su quello che abbiamo che su Dio. Le persone povere vivono in una condizione da cui imparano e ricordano costantemente che la vita su questo pianeta non offre sempre stabilità e certezze, essi comprendono che Dio è l’unico di cui ci si possa fidare perché tutto il resto è inaffidabile, mutevole, instabile ed incerto: denaro, salute, amici. Non possiamo dipendere da queste cose, solo Dio è completamente affidabile. Anche se può sembrare che non sempre si ottengono le risposte che vorremmo, dobbiamo avere comunque fede in Lui, e come disse Giobbe: “Ecco, mi uccida pure! Oh, continuerò a sperare.” (Giobbe 13:15). Solo Lui ci offre la speranza della vita eterna, solo Lui ci offre la speranza che la vita ha un senso ed uno scopo ben più grande dei nostri cinque sensi, delle nostre “certezze ed incertezze” e dei nostri dubbi.
Parte della crescita
Nonostante tutto qualche volta siamo alle prese con i dubbi. Ma questi fanno semplicemente parte del processo di crescita della fede, impariamo così a fidarci di Dio sempre di più affrontando le scelte di ogni giorno e scegliendo sempre Dio, che è la scelta migliore.
on avendo alcuna ragione per credere, dovremmo almeno credere perché Dio è la scommessa migliore che si possa fare. Se lo seguissimo scoprendo alla fine che Lui non esiste, allora non abbiamo perso niente. Ma se non lo seguissimo aaaaaaaaaascoprendo che alla fine Lui esiste davvero, allora perderemmo tutto. 11
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di Joseph Tkach
e opere, anche quelle più buone, così come l’obbedienza ai comandamenti di Gesù, non possono costituire la base per la nostra salvezza, non è in queste cose che possiamo riporre la nostra fiducia.
Come Blaise Pascal disse secoli fa: “non avendo alcuna ragione per credere, dovremmo almeno credere perché Dio è la scommessa migliore che si possa fare. Se lo seguissimo scoprendo alla fine che Lui non esiste, allora non avremo perso niente. Ma se non lo seguissimo scoprendo alla fine che Lui esiste davvero, allora perderemmo tutto. Quindi non abbiamo niente da perdere, ma tutto da guadagnare nel credere in Dio e nel vivere e pensare che Egli è la realtà più sicura nell’universo”. Questo non significa che comprenderemo tutto. Avere fede significa confidare in Dio anche se non sempre si è in grado di capire ogni cosa. Possiamo adorarlo perfino in mezzo ai dubbi (Matteo 28:17). La salvezza non è una gara di intelligenza, la fede che salva non viene da argomenti filosofici in grado di rispondere ad ogni dubbio, la fede viene da Dio. Se pensiamo e contiamo di avere risposte per ogni domanda significa che non ci stiamo affidando a Lui. L’unica ragione per cui possiamo entrare nel Regno di Dio è la grazia, attraverso la fede nel nostro Salvatore Gesù Cristo. Se facciamo affidamento sulla nostra ubbidienza, o su qualsiasi altra cosa che possiamo fare o produrre noi stessi, stiamo contando su cose sbagliate e inaffidabili. Abbiamo bisogno di rinnovare la nostra fede in Cristo, in Lui solo, permettendo a Dio di rinnovarla. Le opere, anche quelle più buone, così come l’obbedienza ai comandamenti di Gesù, non possono costituire la base per la nostra salvezza, non è in queste cose che possiamo riporre la nostra fiducia. Solo Cristo è degno di fede. Nel crescere verso la maturità spirituale, diventiamo sempre più coscienti dei nostri peccati e della nostra natura peccaminosa. Comprendiamo di essere
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lontani dal carattere di Cristo, e questo ci può portare a dubitare anche del fatto che Dio abbia realmente mandato Suo Figlio a morire per persone come noi, così perverse. Non importa quanto siano reali i nostri dubbi, essi alla fine devono ricondurci a Cristo con ancora più fede, perché solo in Lui abbiamo possibilità di salvezza. Non esiste alcun altro posto dove andare per trovare ristoro e salvezza. Attraverso le parole e le azioni di Cristo ci rendiamo conto che Lui già prima di morire era consapevole della nostra malvagità. Più vediamo noi stessi chiaramente, più ci accorgiamo del bisogno e della necessità di lasciarci accogliere dalla Sua misericordia. Lui è l’unico in grado di salvarci da noi stessi, e Lui solo ci salverà dai nostri dubbi.
Comunione
E’ attraverso la fede che possiamo avere una proficua relazione con Dio. E’ attraverso la fede che possiamo pregare, adorare ed ascoltare la Sua parola
nei sermoni e nella comunione fraterna. E’ la fede che ci permette di avere comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, essa ci mette in grado di obbedire a Dio attraverso il nostro Salvatore Gesù Cristo e lo Spirito Santo che opera nei nostri cuori. E’ attraverso gli occhi della fede che amiamo gli altri, che siamo liberati dalla paura di essere ridicoli e di essere rifiutati potendo amare gli altri a prescindere da ciò che ne riceviamo in cambio, perché la nostra fiducia non risiede in quello che dagli altri riceviamo, ma in Cristo che ci ricompensa generosamente. Solo la fede ci permette di essere generosi verso il prossimo e di mettere Dio al primo posto nelle nostre vite. Attraverso la fiducia nella immensa bontà di Dio faremo di Lui il nostro tesoro al di sopra di ogni altra cosa, e saremo disposti anche a sacrificarci quando Egli lo richiederà, potendo sperimentare la gioia della salvezza. La vita cristiana è dall’inizio alla fine una questione di fiducia in Dio.
Rubrica
I
Contributi dei lettori
Perché?
nfatti la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono, è la consapevolezza che tutte le cose, anche le cose spiacevoli, cooperano al bene di quelli che amano Dio
Q
uanti di noi si sono posti questa domanda, affrontando momenti difficili della vita, ascoltando le difficoltà e i problemi di persone care o solo semplicemente ascoltando le notizie in televisione? Perché succedono tante cose brutte? Perché succedono proprio a me? Perché a lui? Sono domande molto frequenti che in molti si pongono, cristiani e non. Ebbene, io non ho affatto una risposta a queste domande. Solo Colui che conosce tutto, il nostro Dio onnisciente sa perché avvengono certe cose e noi le comprenderemo solo quando ci uniremo a Lui. Infatti sta scritto: “noi conosciamo in parte e in parte profetizziamo, ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte sarà abolito”(1 Corinzi 13:9-10). Dopo qualche versetto nello stesso capitolo Paolo dice: “ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto” (versi 12-13). È curioso il riferimento allo specchio. Un tempo gli
specchi non erano come i nostri specchi, erano fatti di metallo lucidato, quindi non mostravano immagini perfette ma distorte; tuttavia, l’ esempio dello specchio è valido ancora oggi. Guardando attraverso un moderno specchio abbiamo l’illusione di vedere in modo perfetto, mentre in realtà l’immagine che ne abbiamo è un riflesso al contrario, speculare appunto. Quando ci troviamo in situazioni di difficoltà è umano cercare di comprendere quello che ci succede attraverso ragionamenti umani come: “forse è per questo che è successo”, “se non avessi fatto quello…”, “forse sarebbe stato diverso se..” Naturalmente sono pensieri che non portano a nessun risultato, se non quello di creare confusione nella nostra mente e distogliere la nostra attenzione dalle cose belle che invece ci stanno accadendo o addirittura in alcuni casi, il peggiore dei casi, ci distolgono dall’avere fiducia nel nostro Signore e Salvatore. Ebbene questo è esattamente il gioco del nemico. La confusione è una delle armi di cui si avvale per impedirci di gioire delle cose belle che Dio ci dona
ogni giorno nella nostra vita. Non siamo immuni, infatti, dalle cose spiacevoli, ciascuno di noi ha e avrà sempre dei “carichi” da sopportare; ma la Parola di Dio ci assicura che il nostro carico sarà leggero. In che modo? Attraverso la nostra fede nel Signore Gesù, come Lui stesso dice in Matteo 11:28 “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore, voi troverete riposo per le anime vostre”. È semplice: il Suo giogo è leggero perché ha già pagato il “conto” per noi morendo sulla croce e ci chiede di gettare su di Lui ogni nostro problema o preoccupazione. Come? Trasformando il nostro umano ragionamento nella fede in Lui, che è soprannaturale. Infatti la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono (Ebrei 11:1), è la consapevolezza che tutte le cose, anche le cose spiacevoli, cooperano al bene di quelli che amano Dio (Romani 8:28), anche se noi non riusciamo a comprendere. È inutile preoccuparsi del domani, che cosa ci succederà, o ripensare al passato, Dio ci chiede di godere del nostro presente (Matteo 6:25-34), come espresso anche dal Suo stesso nome: IO SONO, senza tempo, un eterno presente. In fondo anche nelle situazioni più difficili, il nostro semplice respirare, ogni battito del nostro cuore è un dono che Dio ci fa, e credo che sia sufficiente per gioire in Lui. Tutto è destinato a passare in questa vita; ma come sta scritto in 1 Corinzi 13:13 “ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza e amore; ma la più grande di esse è l’amore”. L’amore è l’immagine di Dio che abbiamo nei nostri cuori, è la sua impronta. Grazie a Dio possiamo amare i nostri mariti, mogli, figli, genitori, fratelli e se Dio è con noi, nulla potrà cancellare questa straordinaria capacità.
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Camilla Bruno
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di James Henderson
Studio biblico
Abbiamo creato noi Dio, o Dio ha creato noi?
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Dio non è…Religioso, Bello, “Uno di noi”, un Americano, un Capitalista”, questo è il titolo di un recente libro nel quale vengono discusse alcune opinioni sbagliate su Dio. E’ interessante riflettere, notare, analizzare e scoprire come l’opinione e l’immagine che ci siamo fatti di Dio sia stata influenzata dalla nostra famiglia, dagli amici, dalla letteratura, dall’arte, dalla televisione, dal giornalismo, dalle canzoni, dal folklore, dai nostri desideri, dai nostri bisogni e naturalmente dalle nostre esperienze religiose e dalle filosofie. In realtà, Dio non è né una costruzione né un concetto, Dio non è un’idea o una nozione astratta proveniente dalla nostra fervida immaginazione. Secondo la Bibbia ogni cosa che ci appartiene, perfino i nostri pensieri e la nostra capacità di creare idee, provengono da un Dio che non è il frutto della nostra immaginazione e che non abbiamo “costruito”noi, il cui carattere e attributi non sono stati modellati da noi (Colossesi 1:16-17; Ebrei 1:3), ma dal Dio che semplicemente è, che non ha inizio e nemmeno fine. In principio (inteso come un tempo di riferimento usato da Dio per la nostra umana comprensione) c’era Dio (e
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non un’idea umana di Dio) (Genesi 1:1). Non noi abbiamo creato Dio, ma Dio creò noi a Sua immagine (Genesi 1:27). Dio è, e di conseguenza noi siamo. Il Dio immortale è Creatore di tutte le cose (Atti 17:24-25; Isaia 40:28) ed è soltanto per la Sua volontà che ogni cosa continua ad esistere (Apocalisse 4:11). Molti libri speculano su com’è Dio. Senza dubbio potremmo elencare un gran numero di aggettivi e sostantivi che ci fornirebbero molte informazioni su chi è e cosa fa. Tuttavia, l’intenzione di questo studio è di analizzare come Dio viene descritto nella Bibbia e cercare di capire perché queste descrizioni sono molto significative per il credente.
La Bibbia descrive il Creatore Eterno, Invisibile, Onnisciente e Onnipotente
Dio preesiste alla Sua creazione (Salmi 90:2), Egli “abita l’eternità” (Isaia 57:15). “Nessuno ha mai visto Dio” (Giovanni 1:18), Egli non è fisico, ma “è Spirito” (Giovanni 4:24), Egli non è limitato dal tempo e dallo spazio, niente Gli è nascosto (Salmo 139:1:12; 1 Re 8:27; Geremia 23:24), Egli “conosce ogni cosa” (1 Giovanni 3:20). In Genesi 17:1 Dio spiega ad Abrahamo “Io sono il Dio onnipotente” e
in Apocalisse 4:8 le quattro creature viventi proclamano: “Santo, santo, santo, è il Signore Dio l’Onnipotente, che era, che è e che viene”! Nel Salmo 29:4 “La voce dell’Eterno è potente, la voce dell’Eterno è piena di maestà”. Paolo si rivolge così a Timoteo: “Or al Re eterno, immortale, invisibile, all’unico Dio sapiente, siano onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen” (1 Timoteo 1:17). Simili descrizioni di deità si possono trovare anche nella letteratura pagana e nelle tradizioni religiose non Cristiane. Paolo sostiene che guardando alle meraviglie della creazione, la sovranità di Dio dovrebbe essere evidente a tutti. “Infatti, le Sue qualità invisibili, la Sua eterna potenza e divinità, essendo evidenti per mezzo delle Sue opere fin dalla creazione del mondo, si vedono chiaramente, affinché essi siano inescusabili”(Romani 1:20). Il punto di vista di Paolo è abbastanza chiaro: “sono diventati insensati nei loro ragionamenti e il loro cuore senza intendimento si è ottenebrato” (Romani 1:21) e hanno creato le loro religioni e idolatrie. Atti 17:22-31 ci mostra come uomini e donne possano essere sinceramente confusi in merito alla natura divina.
di James Henderson
Studio biblico
Esiste una differenza qualitativa fra il Dio cristiano e le altre divinità?
Secondo la prospettiva biblica, gli idoli, l’antico Panteon della mitologia greco-romana, quella mesopotamica e gli oggetti di adorazione di altrettante religioni moderne e passate, non hanno nulla di divino, perché “Il Signore nostro Dio è uno”! (Deuterenomio 6:4). Non c’è dio come il vero Dio (Esodo 15:11; 1 Re 8:23; Salmi 86:8; 95:3). Isaia spiega che gli altri dei “non sono nulla” (Isaia 41:24) e Paolo afferma che quelli “così chiamati dei” “non posseggono alcuna divinità” perché “per noi c’è un solo Dio, il Padre dal quale sono tutte le cose” (1 Corinzi 8:4-6). ”Non abbiamo un solo Padre? Non fu un solo Dio a crearci”? Chiede retoricamente Malachia (2:10). In Efesini 4:6 leggiamo “un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti”. Riconoscere la maestà del solo vero Dio e adorarlo, è importante per il credente, ma non basta, dobbiamo conoscerlo. In Giobbe 36:26 leggiamo che “Dio è grande, ma noi non lo conosciamo” e un’importante e fondamentale differenza fra l’adorazione del Dio biblico e l’adorazione di altri dèi è che il Dio biblico vuole che noi Lo conosciamo intimamente e Lui vuole conoscerci personalmente ed individualmente. Dio Padre non vuole con noi una relazione a distanza, “Sono io soltanto un Dio da vicino, dice l’Eterno, e non anche un Dio da lontano?” (Geremia 23:23).
Dio è
Così il Dio nella cui immagine siamo stati fatti, è Uno. Il fatto di essere creati a immagine di Dio implica la possibilità per noi di essere come Lui. Ma com’è Dio? La maggior parte delle Scritture ci rivela chi è Dio e com’è. Consideremo alcune di queste scritture e vedremo come comprendere com’è Dio implichi nel credente un processo di crescita e sviluppo di qualità spirituali nelle relazioni con il prossimo. E’ molto significativo, infatti, il fatto che la Scrittura non porti il credente a cercare di riflettere l’immagine di Dio in termini di grandezza, onnipotenza, onniscienza, ecc., ma in termini di relazione e comportamento nei confronti degli altri.
Dio è santo (Apocalisse 6:10; 1 Samuele 2:2; Salmi 78:41; 99:9; 111:9). Dio è glorioso nella Sua Santità (Esodo 15:11). Molti teologi definiscono la santità come uno stato in cui ciò che è santo è messo da parte o dedicato per uno scopo divino. La santità racchiude in sé tutti gli attributi che rivelano chi è Dio separandolo dai falsi dei. Ebrei 12:14 ci dice che senza santità: “Nessuno vedrà il Signore” “ma come Colui che vi ha chiamati è Santo, voi pure siate santi in tutta la vostra condotta” (1 Pietro 1:15-16; Levitico 11:44). Dobbiamo essere “partecipi della Sua Santità” (Ebrei 12:10). Dio è amore e pieno di comprensione (1 Giovanni 4:8; Salmi 112:4; 145:8). Il versetto citato sopra di 1 Giovanni dice che quelli che conoscono Dio sono identificabili per il loro interessamento incodizionato per gli altri perché Dio è amore. L’amore è fiorito nella divinità di Dio “prima della fondazione del mondo” (Giovanni 17:24) perché l’amore è la natura intrinseca di Dio. Poiché Egli mostra compassione, così anche i credenti devono mostrare compassione l’uno verso l’altro (1 Pietro 3:8; Zaccaria 7:9). Dio è benevolo, misericordioso, clemente (1 Pietro 2:3; Esodo 34:6; Salmi 86:15; 111:4; 116:5). Un’espressione dell’amore di Dio è “… la moltitudine delle Sue misericordie” (Lamentazioni 3:32). “…Ma tu sei un Dio pronto a perdonare, misericordioso, pieno di compassione, lento all’ira e di grande benignità” (Nehemia 9:17). “Al Signore nostro Dio appartengono la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di Lui” (Daniele 9:9). “Il Dio di ogni grazia” (1 Pietro 5:10) si aspetta che la Sua grazia si diffonda nel mondo (2 Corinzi 4:15) e che i Cristiani riflettano la Sua grazia e il Suo perdono nel loro comportamento verso gli altri (Efesini 4:32). Dio è buono (Luca 18:19; 1 Cronache 16:34; Salmi 25:8; Salmi 86: 5; 145:9) La benevolenza di Dio implica che la Sua benedizione va oltre ogni nostra aspettativa di bontà e misericordia.“ ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c'è variazione né ombra di mutamento”. (Gia-
como 1:17) Ricevere la bontà di Dio ci prepara per il pentimento – “Oppure disprezzi le ricchezze della Sua bontà, della Sua pazienza e della Sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?” (Romani 2:4) Il Dio capace di “… fare smisuratamente al di là di quanto chiediamo o pensiamo” (Efesini 3:20) dice ai credenti che “..fare il bene è da Dio, ma chi fa il male non ha visto Dio. (3 Giovanni 11).
Dio è per noi (Romani 8:31)
Naturalmente, Dio è molto di più di ciò che il linguaggio fisico può descrivere. “La Sua grandezza è imperscrutabile”. (Salmi 145:3). Come possiamo arrivare a conoscerlo e riflettere la Sua immagine? Come possiamo adempiere al Suo desiderio di essere santi, amorevoli, pieni di compassione, benevoli, misericordiosi, clementi e buoni? Dio, “presso il quale non c’è variazione né ombra di mutamento”(Giacomo 1:17), il cui scopo di amore e grazia non cambia mai (Malachia 3:6), ha provveduto una via per noi, Egli è dalla nostra parte e desidera che diventiamo i Suoi figli (1 Giovanni 3:1). In Ebrei 1:3 leggiamo che Gesù, l’eterno unigenito Figlio di Dio, è l’assoluto splendore della gloria e l’impronta dell’ essenza di Dio. Se abbiamo bisogno di un concetto tangibile dell’immagine del Padre, esso si esprime perfettamente in Gesù:“Egli è L’immagine dell’invisibile Dio, il primogenito di ogni creatura” (Colossesi 1:15). Cristo disse: “Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio, e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre , se non il Figlio e Colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo” (Matteo 11:27). La strada per conoscere Dio è Gesù Cristo, Suo Figlio.
Nel prossimo studio:
Chi è Gesù Cristo, e perché è fondamentale
per la fede del cristiano?
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Infatti, «ogni carne è come l'erba, e ogni sua gloria come il fiore dell'erba. L'erba diventa secca e il fiore cade; ma la parola del Signore rimane in eterno». E questa è la parola della Buona Notizia che vi è stata annunciata. 1 Pietro 1:24-25
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