Seguimi 2014 n°3

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CHIESA CRISTIANA DELLA GRAZIA - ANNO I N° 3 | SETTEMBRE - DICEMBRE 2014

“Ed egli alzatosi, lo seguì”. Matteo 9:9

Il Natale nel presente e passato della chiesa pag. 7


EDITORIALE

Una storia di vergogna

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el sud della California c’è una chiesa che ogni anno fa un programma dal titolo “La gloria del Natale”. Si tratta di un programma molto elaborato e ricco di scenografie, costumi, animali veri, canzoni, angeli che volano e molti altri dettagli volti ad impressionare il pubblico. Si tratta di uno show che intende promuovere il Natale, e questo è bello, a volte però penso che sia lo show in sé ad attirare l’attenzione del pubblico più di Gesù. Sembra che la gente ci vada per intrattenersi in una rappresentazione festosa, per sentire bella musica e godere un momento di festa più che per concentrarsi su Gesù.

Una storia di umiltà

A ben vedere, sembrerebbe invece che la nascita di Cristo implichi più umiliazione che Gloria. Gesù, il Figlio di Dio vissuto in Gloria, ci ha visti vivere nel fango del nostro peccato e ci ha amati così tanto da venire quaggiù per salvarci. Egli ha messo da parte la Sua gloria per venire a vivere in circostanze umili. Quando Gesù nacque non ci furono maestose rappresentazioni, non vi era alcuna gloria nel mettere un piccolo bambino appena nato in una mangiatoia. Gesù non meritava alcuna vergogna, eppure volle viverla fino a morire ucciso da noi. Questo è l’esempio che Dio ci ha dato. “Mostraci il Padre, mostraci com’è

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n°3 Settembre - Dicembre 2014 SEGUIMI viene diffusa in Italia dalla Chiesa Cristiana

della Grazia (già Chiesa di Dio Universale) aderente

alla denominazione internazionale Grace Communion International.

L'abbonamento è completamente gratuito e può es-

sere richiesto all'indirizzo:

Chiesa Cristiana della Grazia - Casella Postale 67 24030 Brembate di Sopra (BG).

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Dio” disse Filippo a Gesù, ed Egli rispose: “se tu hai visto me hai visto il Padre” (Giovanni 14:9). Gesù non parlava dell’apparenza fisica del Padre, ma della conoscenza caratteriale, dell’amore e dell’umiltà che Dio manifestava attraverso Suo Figlio. Nell’incarnazione di Cristo non vi fu nessun cambiamento caratteriale, Egli mostrò chi è Dio e com’è Dio, ogni giorno. Dio è sempre così amorevole da scegliere di scendere nel fango per salvarci. Egli è sempre disposto a mettere da parte la Sua gloria per poterci salvare, ogni giorno. Questa è la vera grandezza di Dio, la gloria non sta nel potere e nelle luci, la vera grandezza non sta nella forza e nel denaro. La vera grandezza sta nell’umiltà e nel servire, e ciò è vero per Dio com’è vero per noi. La grandezza di Dio risiede tutta nel Suo amore e nella Sua volontà di servire. La nascita di Gesù ci mostra tutto questo. Per dirla attraverso un esempio pratico, sarebbe come se il Faraone avesse deciso di lasciare il suo trono e le sue ricchezze per andare tra gli Ebrei in mezzo al fango e all’argilla a cercare di costruire mattoni senza paglia. Se mai qualche Faraone avesse fatto questo sarebbe stato considerato pazzo. Dio ha fatto proprio questo, ma su una scala molto più grande. Dio ha dato molto di più scendendo ancora più in basso. Questo è ciò che Dio è ogni giorno! La Sua gloria e la Sua grandezza stanno in quello a cui ha rinunciato per noi, non in quello che ha adesso.

Eventuali manoscritti o foto inviate dai lettori, non sa-

ranno restituiti.

Seguimi è disponibile online e scaricabile in formato

pdf e epub sul sito www.ccdg.it e può essere richiesta

per email all’indirizzo info@ccdg.it. EDITORE

Verein Weltweite Kirche Gottes - Postfach 8215 -

8036 Zürich (Svizzera).

DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Bernardi REDATTORE CAPO Alice Porcu

di Joseph Tkach

SOMMARIO

2 Editoriale

Una storia di vergona

5 Notizie dal mondo

Aggiornamento Africa

Malawi e Ghana

6 Parole di vita

Cosa rappresenta il Natale per la Chiesa cristiana della Grazia? Il razzismo è compatibile con la fede cristiana?

7 Il Natale nel presente e passato della chiesa 9 Bibbia a 360°gradi Rispondere a Dio con adorazione

12 Rubrica Contributi dei lettori Il significato del vero Natale

13 Studio biblico

Chi è Gesù Cristo e perchè è fondamentale per il cristiano

COLLABORATORI Massimo Mare Nuccio Patelmo PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Alice Porcu TRADUTTORI Vera Derrigo Vladimiro Meandri Alice Porcu Vincenzo Scannapieco.

Fonti fotografie e immagini

Alice Porcu e freepik,freeimages.com


EDITORIALE

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di Joseph Tkach

l m o n d o n o n vo l ev a D i o , m a D i o l o h a a m a to c o m u n qu e e l o h a a m a to c o s ì t a n to d a d a r e i l S u o Unig enito Fig lio. Nascere nella vergogna

La nascita di Gesù non coincise con un era in cui Israele era una forte nazione, Egli nacque quando la nazione era dominata da un impero pagano, inoltre non nacque in un’ importante città e crebbe in una regione chiamata “Galilea dei gentili”. Le circostanze della sua nascita furono imbarazzanti essendo venuto al mondo dopo meno di nove mesi dal matrimonio di Maria e Giuseppe. Niente avrebbe impedito a Dio di fare in modo che Gesù fosse concepito soltanto dopo il matrimonio, questo avrebbe evitato le malignità e la sofferenza che certamente ciò causò, ma non lo fece. Ancora prima di nascere Gesù si trovò in una situazione compromettente. Luca

ci narra che Giuseppe dovette recarsi a Betlemme per un censimento, per farsi registrare, in quanto ogni persona doveva farlo nella città di famiglia (Luca 2:3-4;) Non lo sappiamo con certezza, ma sembrerebbe che Giuseppe avesse anche dei fratelli e dei cugini della famiglia di Davide, che come lui si recarono a Betlemme per farsi registrare, ma di loro non ci viene detto niente, se magari avessero potuto aiutare Giuseppe e Maria. Dio ha amato così tanto il mondo da dare il Suo Unigenito Figlio, e il mondo non lo ha voluto. Dio era conosciuto solo come il Dio di potenza e ricchezza, avevano dimenticato il Dio che camminava nel giardino d’Eden e chiamava i suoi figli ribelli con una voce calma e dolce.

Il mondo non voleva Dio, ma Dio lo ha amato comunque. Dio ci ha amati anche quando eravamo peccatori, anche quando eravamo senza Dio. Ha mandato Suo Figlio a morire per noi (Romani 5:6, 8, 10) e Dio è sempre così, la nascita di Gesù dovrebbe ricordarcelo, il Natale è celebrato per ricordarci questa grande umiltà.

Un tocco di gloria

Nella storia della natività vi furono alcuni eventi che rappresentarono un tocco di gloria: gli angeli, la stella splendente e i cori celestiali di lodi a Dio, ma dove apparvero? Tutti fuori dalla città, ai pastori ed a coloro che occupavano i livelli più bassi della società.

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EDITORIALE

I pastori erano così disprezzati che non avevano nemmeno il diritto di testimoniare in tribunale, nessuno li avrebbe creduti, ma Dio mandò i suoi angeli ai pastori, non ai sacerdoti o ai re. I capi dei sacerdoti sapevano che il Messia sarebbe nato a Betlemme (Matteo 2:4-6) ma non si scomodarono per fare un viaggio di cinque miglia. Dio stava operando lontano, ma solo chi si trovava al chiuso non avrebbe potuto scorgere la stella. Non molto tempo dopo un angelo avvisò: “fuggite per salvare la vostra vita, il re vuole uccidere il bambino”. Così, il Cristo appena nato fu portato in Egitto divenendo un rifugiato nella terra che gli ebrei avevano lasciato, la terra di schiavitù, la terra dei reietti. Questa è la gloria del Figlio di Dio, nato povero, perseguitato e rifiutato dalla gente che era venuto a salvare. Questa non è la gloria che conosciamo noi, ma è la gloria di Dio, la gloria dell’amore e del sacrificio. Chi vuole essere grande disse Gesù, diventi servo. Questa è la vera grandezza, questa è la grandezza per Dio.

Proprio come Gesù

Dio è il re che passa attraverso il fango per aiutarci a costruire mattoni senza la paglia. È un re che manda suo Figlio al Suo popolo nonostante sappia che verrà ucciso. Dio è come qualcuno che si sacrifica per evitare che i suoi nemici vengano puniti. Dio è come Gesù, sempre. È come un uomo che ama i bambini, che tocca i lebbrosi e socializza con gli esattori delle tasse e le prostitute. Dio è come qualcuno che fu odiato senza motivo, picchiato senza misericordia e crocifisso senza aver commesso alcun crimine. Dio lascia che la gente lo odi e lo picchi, non perché è pazzo, ma perché Lui conosce il modo migliore per farci capire e vedere a cosa porta veramente l’egoismo. Lui sa che il modo migliore per vin-

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cere il male non è la forza, ma l’amore che non si arrende. Fortunatamente, Dio ha il potere di sopportare tali cose, Egli non è ferito dalle nostre agitazioni, Egli non si deprime quando noi lo rifiutiamo e non diventa vendicativo quando noi lo insultiamo. Dio è più grande di tutto questo, così grande da essere paziente con noi. Egli può essere un bambino indifeso, un criminale crocifisso, e può piegarsi così in basso perché ci ama. In questo modo il Natale ci mostra com’è Dio, ci mostra quanto ci ama, ci mostra in che modo estremo ha voluto salvarci. Dio è così glorioso che ha lasciato la Sua gloria ed è venuto giù nel fango per salvarci. Voleva essere un bambino concepito prima del matrimonio, nato in una stalla, rifiutato, rifugiato in Egitto; infine ha voluto lasciare tutto, anche la sua vita, per noi.

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di Joseph Tkach

Gesù disse anche: se vuoi seguirmi, prendi la tua croce. Sii pronto a perdere anche la tua vita, e sarai grande. Questo è il modo con cui dobbiamo seguire l’esempio di Gesù. Noi non seguiamo il Suo esempio osservando l’Hannukah, purificando il tempio o andando alla sinagoga il Sabato. Ma egli ha specificamente detto che seguiremo il suo esempio servendo il nostro prossimo. Questo è il messaggio del Natale ed il cammino della vera gloria. Abbiamo bisogno di identificarci con il bambino nella mangiatoia per essere com’era lui. Abbiamo bisogno di identificarci con la donna che ha partorito in una stalla e con la famiglia che si era rifugiata in un’altra nazione. Il nostro modello è qualcuno che ha amato i suoi nemici, che è stato ed è ancora rifiutato, ma nonostante tutto ama ancora.

l Natale ci mostra com’è Dio, quanto ci ama e in che modo estremo ha voluto salvarci. Una lezione per noi

Dio vuole che noi siamo come lui, com’era Gesù. Non nell’apparenza, non nel potere, ma nell’amore e nell’umiltà. Ha stabilito l’esempio per noi, e il Natale, o la nascita di Gesù, ha un messaggio importante per noi, cioè quello di mostrarci come comportarci l’un con l’altro. Gesù disse che un servo non è più grande del suo padrone, e se lui, il nostro Signore e Maestro, ci ha serviti, anche noi dovremmo servirci l’un l’altro (Matteo 20:26-28). Chi vuole essere grande diventi servo. Gesù vuole vederci impegnati nell’aiutare gli altri, nell’impiegare il nostro tempo e le nostre risorse per aiutare gli altri.

Si approfittarono di lui, fu ridicolizzato, disprezzato e ritenuto colpevole, solo perché voleva darci il Suo aiuto. Tutto questo è profondamente degno di lode, questo è ciò per cui vale la pena celebrare il Natale!

Joseph Tkach

l n o st ro m o d e ll o è qu al cu n o ch e h a am a to i suo i n e m i ci , ch e è sta to ed è an co ra r i fi u tato , m a n on o st an te qu e sto am a an co r a.

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NOTIZIE

Aggiornamento dall’Africa

dal Mondo

Presentiamo un breve aggiornamento di Rick Shallenberger, pastore di Grace Communion Inter national che ha visitato il Malawi e il Ghana a nome del Dr. Joseph Tkach.

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Malawi: consacrazione di un nuovo edificio della chiesa

alengule Kaoma, promotore e responsabile della missione GCIAfrica e Rick Shallenberger, pastore negli Stati Uniti, hanno partecipato recentemente all’edificazione di una nuova chiesa in Mbulumbazi, nel Malawi, appena fuori Blantyre. Nel 2012, Rick, nel corso di una visita a sua figlia in Blantyre, predicò presso l'ex sala riunioni di paglia della congregazione. Questa congregazione è nata nel 2009, quando i leader della comunità in Mbulumbazi chiesero alla GCI di poter avviare lì una congregazione. La richiesta scaturì perché furono profondamente colpiti dalla compassione dimostrata dai membri della GCI nel prendersi cura di un malato terminale residente del loro villaggio, che in precedenza frequentava una loro congregazione in un altro villaggio, ma che si trasferì a Mbulumbazi per essere vicino alla famiglia e alle cure mediche. Così nel 2010, GCI acquistò un piccolo appezzamento di terreno in Mbulumbazi dove si costruì una piccola capanna col tetto di paglia e dove si svolgevano i servizi di culto. La presenza media all'epoca era di 35 persone, ma i membri desideravano una struttura più stabile. Pertanto, nel 2012, si decise di costruire un edificio sulla proprietà e la frequenza media ai culti incrementò fino a 55 presenze. Tuttavia, la consacrazione ufficiale dell’edificio fu ritardata fino al ritorno del pastore Rick. Fra i partecipanti alla consacrazione dell’edificio erano presenti il capo villaggio, insieme con i capi dei villaggi adiacenti, i dirigenti scolastici ed i leaders di altre denominazioni. In totale hanno partecipato al servizio di consacrazione 255 persone.

Malawi: conferenza sulla formazione della leadership

Oltre a partecipare alla consacrazione del nuovo edificio a Mbulumbazi, Kalengule

Abner, ora 90enne, tornando dagli Stati Uniti al Ghana, ha detto: “è stato un sogno divenuto realtà." Lui e Sharon sono considerati il "Padre e la Madre" delle chiese del Ghana ed hanno ricevuto un bellissimo attestato di apprezzamento e numerosi regali, ricevendo debito onore. Abner durante la festa durata otto giorni ha dato due messaggi . Ogni giorno la festa iniziava con 30 minuti di musica e devozione prima dell'inizio del servizio di culto. Il culto di due ore era caratterizzato da inni, canti di lode, danza, musica corale e da messaggi. A seguito di ogni servizio di culto il Pastore Emmanuel Okai, direttore delle chiese del Ghana, presentava premi e regali destinati a vari gruppi che avevano prestato servizio nel corso degli anni, come molti oratori, incluso Abner Washington, il promotore della missione nel Sud Africa Tim Maguire, Kalengule Kaoma e Rick. In chiusura, come “Giornata finale "di Ringraziamento", Rick ha salutato tutti i presenti a nome del Dr. Joseph Tkach e di sua moglie Tammy, dando in chiusura un messaggio sulla nostra comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito. La celebrazione del 40° anniversario si è conclusa con una meravigliosa comunione di tutti i partecipanti. La frequenza media è stata di 500 presenze al giorno, con un picco di 604 persone nel giorno finale.

Kaoma e Rick hanno condotto anche una conferenza di due giorni sulla formazione della leadership, per gli addetti alla guida della GCI in Malawi. Il pastore Rick ha aperto la conferenza ponendo la seguente domanda: "Che cosa significa essere in comunione con Dio?". La discussione è proseguita in relazione alle seguenti tematiche: "Chi è Gesù" e "Chi siamo noi in relazione a Gesù" proseguendo in un servizio di comunione. In altre sessioni, Rick ha trattato di come la teologia di GCI ha effetti su missione e ministero. Kalengule Kaoma ha discusso poi sul ministero nel contesto africano, in particolare riguardo la fondazione di chiese, lo sviluppo della leadership ed il lavorare con gruppi che vogliono aderire a GCI. Rick e Kalengule Kaoma hanno anche offerto una cena speciale per il gruppo per conto del Pastore generale Joseph Tkach.

Ghana: celebrazione del 40° anniversario

Con il tema: Eben-Ezer: Il Signore è stato fedele e misericordioso con noi (1Samuele 7:2-12;), GCI ha concluso in Ghana la celebrazione annuale del suo 40° anniversario con una festa di otto giorni presso la proprietà della chiesa in Kutunse, a nord di Accra. La struttura, che un tempo serviva da chiesa fattoria, ora è la sede di una scuola e di una sala della chiesa, inoltre ospita campi giovanili ed altri eventi ecclesiali. Uno dei momenti salienti della festa è stato il ritorno del primo pastore del Ghana, Abner e Sharon Washington.

Ghana: conferenza dei leaders del ministero nazionale Africano

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Ventisette leaders e pastori nazionali africani provenienti da Nigeria, Angola, Togo, Zimbabwe, Sud Africa, Kenya e Ghana, si sono incontrati ad Accra, in Ghana, dal 28 al 31 agosto. Tali incontri si sono svolti durante i pomeriggi e le sera seguendo le attività del 40° anniversario di cui sopra. Per molti leaders, era la prima occasione per incontrare altri leaders africani. Seguimi |Settembre - Dicembre 2014


Parole di Vita

Cosa rappresenta il Natale per la Chiesa cristiana della Grazia? "Benedetto sia il Signore, il Dio d'Israele, perché ha visitato e riscattato il suo popolo, e ci ha suscitato un potente Salvatore nella casa di Davide suo servo” (Luca 1:68-69).

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l 25 dicembre quasi in tutto il mondo le persone celebrano il Natale anche se probabilmente non è il giorno in cui nacque Gesù. Diversi studiosi ritengono che Gesù in realtà sia nato nel mese di settembre, anche se in realtà nessuno sa esattamente il giorno in cui nacque. Ma la vera celebrazione della nascita di Gesù non può essere basata sull’esattezza del giorno della Sua nascita, ma sul fatto che Dio ha tanto amato l’umanità da mandare Suo Figlio in carne come uno

di noi per la salvezza. Nel Vangelo di Matteo il bambino Gesù è chiamato "Dio con noi" (Matteo 1:23). Nel Vangelo di Marco Gesù è chiamato “Figlio di Dio” (Marco 1:1). Nel Vangelo di Luca Gesù è nato per essere “luce da illuminare le genti” (Luca 2:32). In quello di Giovanni è chiamato “la luce degli uomini” (Giovanni 1:4). Il Natale rappresenta l'amore di Dio ed il Suo costante impegno verso di noi. Egli si fa uno di noi per rimodellarci a Sua immagine e somiglianza. Attraverso la Sua incarnazione Gesù vuole condividere con noi il Suo perfetto rapporto di amore con il Padre, come Figlio prediletto. La nascita di Gesù è uno dei tasselli più importanti nel progetto del Padre: "Dio ha tanto amato il mondo che ha dato

Il razzismo è compatibile con la fede cristiana?

il Suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma per salvare il mondo per mezzo di Lui" (Giovanni 3:16-17). Il Natale rappresenta speranza, l’unica vera speranza di ogni uomo: "La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio" (Giovanni 1:9-13).

"Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra" (Atti17:26).

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li Stati Uniti dedicano il mese di Febbraio per celebrare il contributo che gli afro-americani hanno dato alla loro nazione. Ma per quale motivo in un paese cosmopolita come gli Stati Uniti si dedica un mese intero per celebrare i meriti di una singola razza? La ragione sta nel fatto che il contributo dei cittadini africani non sempre è stato riconosciuto, anzi, per decenni essi sono vissuti come schiavi. La schiavitù rappresenta una terribile

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macchia nella storia di quella nazione, e ancora oggi permangono alcuni effetti del passato. Nel considerare questo aspetto dell’America, restiamo stupiti e non ci rendiamo conto di come questo popolo possa essere stato così cieco e pieno di pregiudizi nonostante abbia sempre cantato con orgoglio di essere la terra degli uomini liberi, coraggiosi e fedeli alla repubblica, promettendo libertà e giustizia per tutti gli uomini! I sostenitori della schiavitù e della segregazione in queste terre hanno anche usato la Bibbia per sostenere le loro argomentazioni, ma non ci può essere niente di più falso, infatti la Parola di Dio afferma che abbiamo tutti un'unica discendenza. Purtroppo, spesso l’uomo ha

cercato e cerca ogni genere di scusa per giustificare anche i comportamenti più disumani. Il razzismo non è solo un problema tra neri e bianchi. La storia ci insegna che tutti i popoli sono colpevoli. Possiamo ricordare Auschwitz, il Kossovo, la Cambogia, il Darfour, il Ruanda, questi sono solo alcuni luoghi in cui sono state commesse atrocità di matrice razzista, spregevoli segni della decadenza umana. Il cristianesimo ed il razzismo sono incompatibili. Come cristiani dobbiamo lavorare non solo per superare il razzismo a livello personale, ma anche per cancellarlo globalmente attraverso il nostro messaggio di condanna ed il nostro esempio di amore e riconciliazione. Tutti gli uomini hanno in comune il Creatore, il Salvatore e l’esigenza di perdono e di salvezza per giungere allo stesso destino. Tutti gli uomini, di ogni colore e razza per Dio hanno il medesimo valore. Gesù ha pagato lo stesso prezzo per ciascuno di noi. Il sacrificio di Cristo non lascia spazio a pregiudizi, segregazioni e discriminazioni di alcun genere, ma apre le porte alla riconciliazione ed al perdono.


Il Natale nel passato e presente della chiesa

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a stagione natalizia, quel gioioso periodo dell’anno nel quale celebriamo la nascita del nostro Signore Gesù Cristo è ormai alle porte. Vi siete mai chiesti: quando e come il Natale cominciò a far parte del calendario Cristiano? Ecco la sua affascinante storia, che iniziamo con una sorprendente osservazione. Né Gesù né gli apostoli comandarono e nemmeno suggerirono che la chiesa dovesse avere una festività natalizia e non ci sono evidenze di tale celebrazione nel Nuovo Testamento. Nella chiesa del secondo secolo possiamo trovare evidenze di una celebrazione annuale della risurrezione di Gesù in primavera (la nostra Pasqua), ma nessuna celebrazione per la Sua nascita. (E’ possibile che le radici della celebrazione della risurrezione risalgano al tempo della chiesa degli apostoli). La chiesa aggiunse anche la Pentecoste che commemora la discesa dello Spirito santo, e l’Epifania il 6 di Gennaio. La data non celebrava la nascita di Cristo, ma la manifestazione della Sua natura divina di Figlio, la Sua regalità e la Sua potenza come mostrata nel Suo battesimo, la visita dei Magi e il miracolo alle nozze di Cana. L’Epifania fu la prima celebrazione annuale legata all’incarnazione di Gesù. Comunque, sin dal quarto secolo emergono delle chiare evidenze della celebrazione della nascita di Gesù il 25 Dicembre.

Perché il 25 Dicembre?

E’ opinione comune tra gli storici biblici che il Natale nacque dall’intenzione di competere o di soppiantare la celebrazione pagana del dio sole che cadeva in quella stessa data. Secondo quest’ ipotesi, accettata dalla maggior parte degli studiosi odierni, la nascita di Gesù fu datata vicino a quella del solstizio invernale. In quel giorno, mentre il sole inizia a riap-

parire nei cieli del nord, i pagani devoti a Mitra celebravano la nascita del sole invincibile. Quando nacquero le celebrazioni natalizie il culto di Mitra era particolarmente vivo a Roma. L’idea era che la chiesa neutralizzasse quell’adorazione pagana con la celebrazione della nascita di Gesù, provvedendo così per i cristiani un’opportunità di adorazione e di comunione fraterna mentre i pagani facevano capriole omaggiando i loro dei. Era anche un’opportunità per predicare il vero vangelo. Se questo ragionamento è corretto, ciò che fecero i cristiani fu di redimere questa data in Cristo e nella comprensione che Lui (e non il dio sole dei pagani) era il vero sole e Figlio della rettitudine (Malachia 4:2). Un’altra idea sul perché la celebrazione iniziò e si estese in tutta la chiesa fu il bisogno di combattere in quel periodo la dilagante eresia sulla persona di Cristo. Il concilio di Nicene nel 325 aveva condannato l’arianesimo, che affermava che Gesù Cristo era soltanto una creatura divina e non Dio vero da Dio vero. La prima festività natalizia apparve a Roma, per poi diffondersi in tutte le chiese dell’Impero Romano. Per combattere le controversie del quarto secolo sull’incarnazione e la persona di Cristo, si cercò di creare una festività che celebrasse il mistero di Dio diventato uomo, come dottrina di insegnamento nella chiesa. Perché la nascita di Cristo non fu celebrata prima del quarto secolo? Una ragione è da ricercarsi nel fatto che né il giorno né il mese sono citati nei vangeli né in nessun altro scritto cristiano primitivo e non possono essere determinati con certezza. Malgrado ciò, sembra fosse opinione di alcuni padri della chiesa dei primi quattro secoli che Cristo fosse veramente nato il 25 Dicembre. Il teologo Giovanni Crisostomo (347407), per provare la sua veduta, si ap-

di Paul Kroll

pellò alla data della registrazione sotto Quirino (Cireneo), Egli sosteneva che il censimento e la prova delle tasse della famiglia di Gesù erano depositate negli archivi Romani. Il martire Giustino (100165), nella sua nota apologetica, disse che Gesù nacque a Betlemme, asserendo che questo: “può essere accertato dai registri delle tasse” (Apologetica1,34).

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Tertulliano (160-250), parlò: “del censimento di Augusto — la testimonianza più fedele della nascita del Signore è depositata negli archivi di Roma” ( Against Marcion, libro 4, 7). Il padre della chiesa primitiva (180236) arrivò alla data del 25 Dicembre, che tentò di calcolare da informazioni prese dal vangelo di Luca riguardanti il ministero del sacerdote Zaccaria, padre di Giovanni il Battista. (Vedi Luca 1:5, 810.) Comunque siano andati i fatti riguardanti la data della nascita di Gesù è chiaro che la chiesa sentì il bisogno di avere una festività che commemorasse la nascita del nostro Salvatore. Nelle parole dello storico della chiesa Philip Schaff: “era inevitabile che la chiesa prima o poi avrebbe istituito delle festività che avrebbero costituito una base per tutte le altre festività annuali in onore di Cristo” (storia della chiesa cristiana, voSeguimi |Settembre - Dicembre 2014


Il Natale nel passato e presente della chiesa lume 3, Nicene and post Nicene Cristianity,” pagina 395). Schaff ci porta verso l’osservazione che senza la nascita di Cristo non ci sarebbe la salvezza in Cristo, né il battesimo, la passione, la risurrezione, l’ascensione o lo spargimento dello Spirito Santo. Perciò, non ci sarebbero le celebrazioni dell’Epifania e della Pasqua e neppure della Pentecoste. Quindi l’adorazione più significativa si svolgeva durante le festività natalizie, ma dobbiamo anche riconoscere che il Natale era spesso celebrato dal popolo nello stesso modo sensuale e sfrenato di alcune festività pagane. In alcuni momenti nella storia della chiesa, era veramente necessario riportare Cristo nella Cristianità.

I puritani in Inghilterra e in America

I “ puritani” si formarono come gruppo protestante nel sedicesimo secolo all’interno della chiesa d’Inghilterra. In una parte della loro ampia agenda riformatrice, pretendevano che la chiesa dovesse essere purificata da ogni liturgia, cerimonia e pratica che non fosse scritta nella Bibbia. Dal momento che la celebrazione del Natale non è menzionata nelle Scritture, i puritani conclusero che essa dovesse essere abolita. Quando il gruppo arrivò ad avere potere politico in Inghilterra sotto Oliver Cromwell (1599-1658), iniziò immediatamente a bandire il Natale. Cromwell e i puritani abolirono oltre al Natale anche la Pasqua e la Pentecoste. Il giorno di Natale era un normale giorno lavorativo e tutti i negozi rimanevano aperti. Il parlamento doveva funzionare normalmente come in tutti gli altri giorni. A volte mandavano per le strade dei banditori che gridavano: “ Niente Natale oggi, niente Natale oggi.” Nell’anno 1642 si registra la prima ordinanza che proibiva alla chiesa di celebrare funzioni e festività nel giorno di Natale. Queste ordinanze vennero proclamate regolarmente negli anni successivi. L’8 giugno del 1645, i puritani ottennero la maggioranza in parlamento e abolirono l’osservanza del Natale, della

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della Pentecoste e il giorno di tutti i santi. Nel 1660 le cose cambiarono. Fu ristabilita la monarchia e il clero puritano fu allontanato dalla chiesa d’Inghilterra. All’inizio della seconda decade del XVII secolo molti di questi emigrarono in America nel New England.

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ggi è difficile credere che osservare il Natale nel New England fosse stato proibito fino alla seconda metà del XIX secolo

Nella puritana New England, il giorno di Natale era un normale giorno lavorativo e chiunque violasse quest’ordinanza veniva punito con multe o licenziamento. Nel 1659, i puritani del Massachussets dichiararono che l’osservanza del Natale fosse un’offesa criminale. I trasgressori sarebbero stati puniti pagando una multa di cinque scellini. Il 25 Dicembre non divenne una festività legale fino al 1856. Oggi è difficile credere che osservare il Natale nel New Englandfosse stato proibito fino alla seconda metà del XIX se-

Dodici giorni di Natale e Avvento

“I dodici giorni del Natale” sono più che una secolare tradizione di canzoni. Un tempo era normale che le funzioni e le celebrazioni durassero dodici giorni, dal 25 Dicembre fino al 5 Gennaio, l’inizio dell’Epifania. Questa tradizione oggi è virtualmente scomparsa. Oggi, la stagione dell’Avvento dà inizio al calendario liturgico. L’Avvento è celebrato iniziando dalla quarta domenica che precede il Natale. E’ consacrato alla commemorazione della venuta del nostro Signore nella carne (Incarnazione), come pure nel Suo glorioso ritorno al giudizio finale. E’ per questo motivo che sono chiamate “Domeniche dell’Avvento”, poiché Avvento significa: venuta o arrivo, specialmente per qualcosa di estremamente importante. Quale Avvento potrebbe essere più im-

di Paul Kroll portante della prima venuta nel mondo del Figlio di Dio come essere umano e poi del Suo glorioso ritorno come Re dei re e Signore dei signori! Lawrence Stookey, nel suo libro Calendario: “Il tempo di Cristo per la chiesa”, lo spiega in questo modo: “Il punto focale dell’Avvento è in quello che popolarmente è chiamato “Il ritorno.” Quindi l’Avvento concerne il futuro di Colui che è risorto, che giudicherà la malvagità e prevarrà sopra ogni male. Avvento è la celebrazione della promessa che Cristo darà una fine a tutto ciò che è contrario alla via di Dio; la risurrezione di Gesù è il primo segno di questa distruzione delle potenze malvagie e della morte. L’inizio dell’anno liturgico ci porta alla fine delle cose” (pagine 121-122).

Il significato del Natale

Per la chiesa, l’intero anno cristiano si concentra sulla persona e sulle opere di Gesù Cristo. I cristiani non “celebrano” né “ osservano” i giorni del calendario come se fossero santi, ma adorano Cristo e richiamano il grande Avvento della nostra salvezza, usando quei periodi speciali come opportunità per la Sua adorazione. Il proposito dell’adorazione annuale è di mantenere la nostra mente focalizzata sulla storia della salvezza e dare Gloria al nostro Signore e Salvatore. A questo scopo, il Natale, l’Avvento e l’Epifania volevano appunto essere il veicolo per celebrare Gesù Cristo. Le festività annuali cristiane ci ricordano gli avvenimenti principali della storia del vangelo e ci chiamano a partecipare all’adorazione di Cristo. Nelle parole di Philip Schaff: “Le celebrazioni annuali della chiesa sono una cronologica confessione di fede; un panorama in movimento dei grandi avvenimenti della salvezza; un’esibizione drammatica del vangelo per il popolo Cristiano” (History of the Christian Church, volume III, pagina 387). Che possiate tutti avere un benedetto e gioioso Natale.


di Joseph Tkach

Rispondere a Dio con adorazione R

ispondere a Dio con adorazione significa semplicemente dare a Dio quello che gli è dovuto perché Egli è degno di lode non solo per la Sua potenza e maestà, ma anche per la Sua bontà e dolcezza. Generalmente la società, e noi stessi, tendiamo a lodare l’amore a livello umano. Le persone che danno la loro vita per gli altri vengono lodate, così come anche quelle che pur non avendo abbastanza potere per salvare la propria vita usano quello che hanno per aiutare gli altri; tutto ciò è degno di lode. Le persone che invece avendo il potere di aiutare il prossimo e rifiutano di farlo vengono in genere criticate. Il principio, quindi, è quello di lodare la bontà più del potere. Ora Dio è sia buono che potente, Egli è amore e tutto quello che fa lo fa con amore, pertanto Egli è degno di lode. L’amore di Dio nei nostri confronti non diminuisce mai né viene meno, è piuttosto il nostro amore che spesso si indebolisce. La lode ci aiuta in questo, aumenta il nostro legame d’amore con Dio, inoltre

nella lode celebriamo il Suo amore e ravviviamo il “fuoco” che lo Spirito ha acceso in noi verso Dio. E’ quindi un beneficio ricordare e celebrare le meraviglie di Dio, questo fortifica il nostro legame con Cristo e rinnova il nostro impegno a diventare come Lui, accresce la nostra gioia. Noi siamo stati creati per lodare Dio e per rendergli onore e gloria (1 Pietro 2:9), più saremo in armonia con lo scopo per cui siamo stati creati, più la nostra gioia sarà completa. Se adempiamo lo scopo per cui siamo stati creati, onorando Dio, la nostra vita sarà più soddisfacente ed appagante. Dio lo si onora non solo nell’adorazione, ma anche attraverso il nostro modo di vivere.

Un modo di vivere

L’adorazione quindi è un modo di vivere. Adorare significa offrire se stessi al Creatore come sacrifici viventi: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vo-

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stro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:1-2). Adoriamo Dio ogni volta che condividiamo il vangelo (Romani 15:16), lo adoriamo attraverso le nostre offerte finanziarie per il Vangelo (Filippesi 4:18), e lo adoriamo quando aiutiamo gli altri nei loro bisogni (Ebrei 13:16). Attraverso l’adorazione affermiamo che Lui è degno del nostro tempo, della nostra attenzione e della nostra fedeltà a motivo della Sua gloria e della Sua umiltà nel farsi uomo come noi per amore. Lodiamo Dio per la Sua giustizia e misericordia, Lo lodiamo per chi Egli è. Come esseri umani dobbiamo devozione ed amore al Dio giusto che è morto e risorto per salvarci e donarci la vita eterna. Noi siamo stati creati per dichiarare le lodi di Colui che opera per noi e ci sostiene nel diventare come Lui. Dio è Seguimi |Settembre - Dicembre 2014


Bibbia a 360 gradi

degno di amore e devozione. Lo scopo della nostra esistenza risiede nell’adorazione e nella lode a Dio. In una visione sul futuro riportata nel libro dell’Apocalisse da parte di Giovanni leggiamo: “E tutte le creature che sono nel cielo e sulla terra e sotto la terra e sul mare e tutte le cose che sono in essi, le udii che dicevano: “a Colui che siede sul trono e all’Agnello siano la benedizione e l’onore e la gloria e l’imperio, nei secoli dei secoli” (Apocalisse 5:13). Di fronte a tale rivelazione la nostra giusta reazione dovrebbe essere di timore per il grande e maestoso Dio, e di onore e devozione per la Sua fedeltà.

Cinque principi fondamentali

Nel Salmo 33:1-3 leggiamo: “Giubilate, o giusti, nell’Eterno; la lode s’addice agli uomini retti. Celebrate l’Eterno con la cetra; salmeggiate a lui col saltéro a dieci corde. Cantategli un cantico nuovo, sonate maestrevolmente con giubilo.” Le scritture ci incitano ad adorare cantando, gridando, usando arpe, flauti, tamburini, trombe, cembali e con la danza (Salmi 149-150). La Scrittura quando ci parla dell’adorazione ci offre immagini di esuberanza, di gioia sfrenata e felicità espresse senza inibizioni, in essa sono contenuti esempi di adorazione spontanea come anche di adorazione molto formale, caratterizzata da routine tipiche che sono durate per secoli. Entrambi gli approcci di adorazione sono legittimi e nessuno dei due può essere dichiarato come il solo ed unico modo legittimo di adorare Dio. Ma proviamo a riassumere alcuni principi generali dell’adorazione.

1. Siamo chiamati all’adorazione

La Bibbia dall’inizio alla fine afferma chiaramente che una delle ragioni per cui siamo stati creati è l’adorazione e che Dio si aspetta che lo adoriamo (Genesi 4:4, Giovanni 4:23, Apocalisse 22:9). Adorare significa anche dichiarare le virtù di Dio (1 Pietro 2:9) Il popolo di Dio ama il Signore e lo dichiara con la propria vita e con sacrificio,

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adora, prega e canta le Sue lodi con gioia. Nella Bibbia troviamo diverse espressioni di adorazione a Dio, per esempio nella Genesi non vi è alcuna indicazione specifica o dettagliata rispetto a come i patriarchi dovevano adorare, essi non avevano sacerdoti e non erano vincolati né a luoghi né a offerte specifiche per adorare. Mentre nella legge di Mosè troviamo un sistema dettagliato di adorazione che specificava modi, luoghi, tempi e persone preposte a vari ruoli nello svolgimento dell’adorazione. Nel Nuovo Testamento troviamo pochi dettagli, le attività connesse all’adorazione non contengono riferimenti specifici riguardo a persone o luoghi. Secondo il Nuovo Patto Cristo adempì la legge Mosaica, e da allora in poi tutti i credenti sono sacerdoti che offrono se stessi continuamente come sacrifici viventi in lode e adorazione.

2. Adorare solo Dio

La Scrittura quindi, non ci impone dettagli vincolanti quanto a metodi e modalità di adorazione, ma ci pone di fronte ad un requisito univoco ed indispensabile: l’adorazione deve essere rivolta solo a Dio. Per essere accettabile ai Suoi occhi l’adorazione deve essere esclusiva. Si tratta di un requisito costante che percorre tutta la Scrittura, Dio richiede tutto il nostro amore e la nostra fedeltà senza possibilità che la nostra adorazione sia divisa fra due dei. Anche se possiamo adorarlo in modi differenti, confacenti magari a diverse culture, tradizioni o ai doni di popoli diversi, l’unità risiede nel fatto che tutti adoriamo solo Lui. Nell’Antico Israele un dio rappresentato spesso come dio antagonista e rivale del vero Dio era Baal, un dio Cananeo. Mentre ai giorni di Gesù il dio antagonista e rivale del vero Dio era l’auto-giustizia, l’auto-referenzialità e l’ipocrisia della tradizione religiosa. In realtà, tutto quello che si frappone fra noi e Dio e che causa disobbedienza è un falso dio e un idolo. Gli idoli più comuni dei nostri giorni sono il denaro, il sesso, l’orgoglio o la reputazione personale agli occhi degli altri. L’Apostolo Gio-

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vanni descrive questo principio: “Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amor del Padre non è in lui. Poiché tutto quello che che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo. E il mondo passa via con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio dimora in eterno”(1 Giovanni 2:1517). Non importa quali siano le nostre debolezze, quale sia l’idolo che si frappone fra noi ed il Signore, abbiamo bisogno che sia crocifisso, abbiamo bisogno di eliminare ogni idolo che fa in modo che il nostro sguardo si distolga dal vero ed unico Dio, il quale vuole adoratori che adorino soltanto Lui e che lo pongano al centro della propria vita.

3. Sincerità

Un altro elemento costante in tutta la scrittura ed in stretta connessione con l’adorazione è la sincerità. Una religiosità apparente ed esteriore non ha alcun valore agli occhi di Dio. Nessun’azione buona o esteriormente religiosa come frequentare sempre i culti o parlare in maniera “religiosa” ha alcun valore per Dio se non si ama realmente e dal profondo del cuore il Signore. Gesù criticò coloro che onoravano Dio solo con le labbra, essi adoravano invano perché il loro cuore era lontano da Dio. Le loro tradizioni (inizialmente nate per adorare ed esprimere amore a Dio) diventarono un ostacolo alla sincerità del loro amore per Dio e nel loro rapporto con Lui. Affermando che i veri adoratori devono adorare in spirito e verità Gesù sottolinea la sincerità del cuore che deve accompagnare tale azione (Giovanni4:24). Affermare di amare Dio e non osservare i Suoi comandamenti significa essere degli ipocriti, significa dare più valore alla propria libertà che alla Sua autorità, significa non adorare in verità. Non è possibile accettare il Patto di Dio con le labbra e gettarsi le Sue parole alle spalle, Dio non si lascia impressionare da chi lo chiama Signore ma ignora quello che dice:“Ma Dio dice all'empio: Perché vai elencando le mie leggi e hai sempre sulle labbra il mio patto, tu che detesti la


Bibbia a 360 gradi disciplina e ti getti dietro alle spalle le mie parole?”( Salmi 50:16-17).

4. Obbedienza

La vera adorazione non può prescindere dall’obbedienza, e chiaramente ciò riporta in tale contesto in maniera determinante il modo con cui ci rapportiamo con gli altri. Non è possibile onorare Dio e disonorare i Suoi figli: “Se uno dice: io amo Dio e odia il suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama il suo fratello che ha veduto, non può amare Dio che non ha veduto “(1 Giovanni 4:20-21). Il profeta Isaia esprime pesanti critiche verso coloro che adorando Dio con le labbra essendo coinvolti in processi di ingiustizia sociale: “Cessate dal recare oblazioni vane; il profumo io l’ho in abominio; e quanto ai noviluni, ai sabati, al convocare adunanze, io non posso soffrire l’iniquità unita all’assemblea solenne. I vostri noviluni, le vostre feste stabilite l’anima mia li odia, mi sono un peso che sono stanco di portare. Quando stendete le mani, io rifiuto di vederlo; anche quando moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono piene di sangue” (Isaia 1:11-15). Il profeta non esprime contrarietà nei giorni e nelle festività di adorazione che il popolo osservava, né nelle modalità, nel tipo di incenso o negli animali offerti in sacrificio, ma il problema stava tutto nella vita che conducevano ogni giorno; “Le vostre mani sono piene di sangue”, disse; con queste parole non evidenziava in maniera specifica l’atto materiale di uccidere, ma faceva chiaro riferimento al male insito nel cuore della gente e lo rende più chiaro quando dice:“cessate dal fare il male; imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate ragione all’orfano, difendete la causa della vedova” (versi 16-17). Isaia parlava ad un popolo che aveva bisogno di mettere in ordine le relazioni interpersonali, di eliminare i pregiudizi razziali, di classe e le ingiustizie economiche, se voleva rendere l’adorazione gradita a Dio.

N

di Joseph Tkach 5. In Tutti gli aspetti della vita

Se scaturisce da un cuore sincero e genuino, l’adorazione dovrebbe realizzare un modo di vivere ed una quotidianità conforme alla Parola di Dio, questo è un altro importante principio evidenziato dalla Scrittura. Il profeta Michea, nell’Antico Testamento si domanda come dovremmo adorare, poi successivamente è egli stesso a fornire la risposta: “Con che verrò io davanti all’Eterno e m’inchinerò davanti all’Iddio eccelso? Verrò io davanti a lui con degli olocausti, con dei vitelli d’un anno? L’Eterno gradirà egli le migliaia dei montoni, le miriadi dei rivi d’olio? Darò il mio primogenito per la mia trasgressione? Il frutto delle mie viscere per il peccato dell’anima mia? O uomo, Egli t’ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro richiede da te l’Eterno, se non che tu pratichi ciò che è giusto, che tu ami la misericordia, e cammini umilmente col tuo Dio?” (Michea 6:6-8) Anche il profeta Osea evidenzia come le relazioni interpersonali sono più importanti dell’adorazione rituale: “Poiché io amo la pietà e non i sacrifici, e la conoscenza di Dio anziché gli olocausti” (Osea 6:6). La chiamata che Dio ci rivolge non volta solo a lodare, ma anche a praticare le buone opere (Efesini 2:10). Il concetto di adorazione va molto oltre la musica o un calendario liturgico, questi sono dettagli poco importanti rispetto al modo con cui trattiamo il prossimo. Chiamare Gesù Signore e non cercare il suo senso di giustizia, di pietà e di compassione significa essere ipocriti. L’adorazione implica un cambiamento radicale del cuore che si manifesta nel comportamento, si tratta di qualcosa che va oltre le manifestazioni esteriori. In questo processo di cambiamento è fondamentale il nostro impegno e la nostra volontà di spendere tempo con Dio in preghiera, nello studio della Sua Parola e nella meditazione. Non si tratta di un cambiamento magico, ma di un processo di cambiamento disciplinato attraverso la dedicazione personale del proprio tempo a Dio.

ella Scrittura ci sono esempi di adorazione spontanea come anche di adora-

zione formale. Entrambi gli approcci sono validi e nessuno dei due può essere dichiarato come il solo ed unico modo di adorare Dio

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La versione ampliata dell’adorazione descritta da Paolo.

L’Apostolo Paolo nelle sue lettere usa i termini sacrificio e adorazione: “Io vi esorto dunque fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo accettevole a Dio; il che è il vostro culto spirituale” (Romani 12:1). L’adorazione coinvolge tutta la nostra vita non solo alcune ore della settimana, e se tutta la vita è dedicata all’adorazione questo significa che certamente passeremo del tempo con altri credenti. Quando Paolo in Romani 15:16 parla della grazia che gli è stata concessa di servire i gentili esercitando il sacro servizio del Vangelo di Dio affinché l’offerta dei gentili sia accettevole essendo santificata dallo Spirito Santo, sta dicendo che la predicazione del Vangelo è anch’essa una forma di adorazione. Essendo tutti i credenti sacerdoti, tutti abbiamo il dovere di proclamare la lode di Colui che ci ha chiamati e di esercitare questo tipo di adorazione (1 Pietro 2:9). Nel ringraziare i fratelli di Filippi per avergli donato un aiuto finanziario, Paolo fece riferimento all’adorazione: “Io ho ricevuto ogni cosa, e abbondo. Sono pienamente provvisto, avendo ricevuto da Epafrodito quel che mi avete mandato, e che è un profumo di odor soave, un sacrificio accettevole, gradito a Dio” (Filippesi 4:18). Pertanto, l’aiuto finanziario offerto ad altri cristiani può essere una forma di adorazione. Nel capitolo 13 della lettera agli Ebrei viene descritta l’adorazione offerta sia in parole che in opere, mettendo in evidenza lo stretto legame fra queste due espressioni della vita cristiana: “Per mezzo di lui dunque, offriamo del continuo a Dio un sacrificio di lode: cioè il frutto di labbra confessanti il suo nome! E non dimenticate di esercitar la beneficenza e di far parte agli altri dei vostri beni; perché è di tali sacrifici che Dio si compiace” (Ebrei 13:15-16). La chiamata di Dio ci è rivolta per adorare, celebrare e glorificare il Creatore. E’ una gioia per noi poter dichiarare le Sue lodi e poter condividere la buona notizia di cosa Lui ha fatto per noi attraverso il Signore e Salvatore Gesù Cristo.

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Rubrica

Contributi dei lettori

Il significato del vero Natale

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volte siamo attirati più dalla cornice di un bel quadro che dal suo significato.

"Sta per arrivare il Natale e dobbiamo essere tutti più buoni e se saremo più buoni Babbo Natale ci porterà dei regali" Quante volte abbiamo sentito dai nostri genitori queste parole e quante volte le abbiamo ripetute ai nostri bambini? Molti vivono il Natale "semplicemente" come fosse una festa di famiglia, dove tutti corrono ad acquistare oggetti da regalare a parenti ed amici. Ci si presta a gioire, a godere della presenza dei nostri familiari. E sin qui nulla di male. I commercianti approfittano per incrementare le vendite con offerte invitanti e luminose. Mille luci in città, mille decorazioni e immagini. Sicuramente molto bello e divertente, soprattutto per i nostri bambini; ma credo che tutto questo correre agli acquisti distolga la nostra attenzione dal vero senso del Natale. In questo periodo veniamo esortati ad essere più buoni, a comportarci meglio nei confronti del nostro prossimo. Ed è buono che ci si comporti meglio, ma dobbiamo aspettarci qualcosa in cambio? E se il 25 dicembre rappresenta la nascita di Gesù perché anche chi non crede in Lui

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lo festeggia? Ci dovremmo anche chiedere se tutto questo sia sufficiente per ringraziare Dio. Non è poco? per ricambiare il regalo più grande che ognuno di noi abbia mai ricevuto? A volte veniamo attirati più dalla cornice che dal significato di un bel quadro! Infatti, questa festa dovrebbe ricordarci il dono che il Signore ha fatto a tutti gli uomini della terra, perché quel giorno di tanti secoli fa: Egli ci ha donato Cristo. La parola Natale "dies natalis", deriva dal latino e significa "giorno della nascita". Infatti per Natale si intende nascita di Gesù; anche se pochi sanno che circa la data del 25 dicembre non si hanno certezze che dimostrino che quel giorno, sia nato realmente il nostro Signore. Ma la cosa più importante non è una data certa o meno, la cosa importante è che "è certo" il miracolo del suo concepimento, della sua nascita, della sua vita e della sua resurrezione. Chiediamoci, quindi, se dimostriamo abbastanza riconoscenza e gratitudine nei confronti di Gesù Cristo per tutto ciò che ha fatto per noi. La nostra devozione

nei suoi confronti dovrebbe essere viva, come una fiammella che non si spegne mai, accesa nel mese di dicembre, ma non meno nei mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile e ancora per tutto l'anno. Dovremmo cogliere ogni occasione della nostra giornata per ricordare, festeggiare, gioire e lodare Gesù e prenderlo come esempio per migliorarci nella vita. Forse alcuni si chiederanno : - "ma perché dobbiamo essere riconoscenti a Dio ed amare Cristo?" "Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito figlio, affinchè chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna"(Giovanni 3:16). La venuta di Gesù al mondo è il regalo più grande che abbiamo ricevuto e che riceveremo nella vita. Con questo meraviglioso gesto abbiamo avuto la salvezza eterna. Infatti egli è nato, vissuto e morto solo per liberarci dalla colpa dei nostri peccati, li ha presi su di se, morendo al posto nostro e, per questo, solo per questo, siamo stati perdonati, perché con la sua morte ha saldato il nostro debito con Dio e ogni volta che lo rinneghiamo lo crocifiggiamo ancora. "Solo in Dio trova riposo l'anima mia, da Lui proviene la mia salvezza. Lui solo è la mia rocca e la mia salvezza, il mio alto rifugio; io non potrò vacillare. Fino a quando vi scaglierete contro un uomo e cercherete tutti insieme di abbatterlo?" (Salmi 62:3-4). Questo, principalmente, dovremmo raccontare ai nostri bambini. Insegnandogli ad amare Gesù e a credere in Lui. Infatti, è assolutamente necessario sapere che: "Chi crede in Lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio"(Giovanni 3:18). In questa epoca di malessere generale occorre riscoprire il vero senso del Natale Cristiano che è l'amore, l'amore che Dio elargisce, in tutte le sue forme e rappresentazioni, gratuitamente, a tutti noi e non solo in un certo periodo dell'anno. Perciò il mio augurio è che trascorriate un Buon Natale nella pace della vostra famiglia con l'amore di Gesù nel cuore per 365 giorni l'anno. Caterina Unali


di James Henderson

Studio biblico

Chi è Gesù Cristo e perché è importante per la fede del cristiano?

Il cristianesimo pone la persona di Gesù Cristo come figura centale della propria fede

Il cuore del cristianesimo non è un meraviglioso insieme di fondamenti di carattere psicologico come il Buddismo, un magistrale codice di moralità come l’Islam, oppure una delicata raccolta di rituali come alcune chiese lo presentano. Il punto di partenza per poter affrontare qualsiasi discussione su questo tema è il fatto che il “Cristianesimo”, così come suggerisce la parola stessa, concerne una persona: Gesù Cristo” (Dickson 1999:11). Il cristianesimo inizialmente era considerato come parte di una setta Giudaica, in realtà era ben diverso dal Giudaismo. I Giudei avevano fede in Dio, ma la mag-

gioranza di loro non accettava Gesù come il Cristo. Un altro gruppo menzionato nel Nuovo Testamento erano i gentili, “chiamati timorati di Dio”, dei quali faceva parte anche Cornelio (Atti 10:2), essi avevano fede in Dio, ma non tutti accettavano Gesù come Messia.

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on c’è cristianità senza Gesù Cristo, ma chi è questo Gesù?

“La persona di Gesù Cristo è d’importanza centrale per la teologia Cristiana. Mentre la teologia potrebbe essere definita come “parlare di Dio in generale,” la teologia Cristiana, afferma il ruolo centrale di Gesù Cristo” (McGrath 1997:322).

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“La Cristianità non è basata su idee libere ed autosufficienti; essa rappresenta una sostanziale risposta alle domande che sorgono riguardo alla vita, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. La cristianità è una religione storica, nata in seguito a specifici eventi che riguardano Gesù Cristo…”.Non c’è cristianità senza Gesù Cristo. Ma chi era questo Gesù? Cosa c’era di tanto speciale in Lui che Satana voleva distruggere e sopprimere la sua storia fin dalla sua nascita?. “La sua coda trascinava dietro a se la terza parte delle stelle del cielo e le gettò sulla terra; poi il dragone si fermò davanti alla donna che stava per partorire, per divorare suo figlio quando lo avesse partorito. Ed ella partorì un figlio maschio, che deve governare tutte le nazioni con uno Seguimi |Settembre - Dicembre 2014


di James Henderson

Studio biblico grapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio, ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini”. Questo passaggio spiega che Gesù spogliò sé stesso della prerogativa della divinità, diventando uno di noi, così “a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel Suo nome” (Giovanni 1:12). “Noi crediamo che noi stessi siamo messi a confronto personalmente, storicamente ed escatologicamente, con la vera Divinità di Dio nell’umanità di quest’uomo particolare, Gesù di Nazaret” (Jinkins 2001:98). Quando incontriamo Gesù, incontriamo Dio: “Voi non conoscete né me né il Padre mio: se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio” (Giovanni 8:19).

scettro di ferro; e il figlio di lei fu rapito presso Dio e il suo trono” (Apocalisse 12:4-5; Matteo 2:1-18). Cosa c’era in Lui da rendere i Suoi discepoli così audaci da essere accusati di mettere sottosopra il mondo? (Atti 17:6) Dio viene a noi tramite Gesù Cristo Lo studio precedente è terminato sottolineando che noi possiamo conoscere Dio solo tramite Gesù Cristo:“Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio, e nessuno conosce il Figlio se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo” (Matteo 11:27), che è il vero riflesso dell’essenza di Dio (Ebrei 1:3).

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gli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni cratura Colossesi 1:15)

E’ tramite Gesù che noi possiamo sapere com’è Dio perché solo Gesù è la rivelazione del Padre “Egli è l’immagine dell’invisibile Dio, il primogenito di ogni creatura” (Colossesi 1:15). Il Vangelo spiega che Dio entrò nella condizione umana tramite la persona di Gesù Cristo. L’apostolo Giovanni scrisse in Giovanni 1:1: “ Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. La Parola, identifica Gesù, essa “… si è fatta carne ed ha abitato fra di noi”( Giovanni 1:14). Così Gesù, la Parola, è la seconda persona della Divinità, in Lui “abita corporalmente tutta la pienezza della Deità” (Colossesi 2:9). Gesù era contemporaneamente, pienamente umano e pienamente Divino, Figlio dell’Uomo e Figlio di Dio. Colossesi 1:19: “Perché è piaciuto al Padre di far abitare in lui tutta la pienezza”. Giovanni 1:16: “ E noi tutti abbiamo ricevuto dalla sua pienezza grazia sopra grazia”. In Filippesi 2:5-7 leggiamo: “Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Gesù Cristo, il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui ag-

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Gesù è il Creatore e Sostenitore di tutte le cose Nel discutere “la Parola” Giovanni 1:23 spiega che “Egli (la Parola) era nel principio con Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui (la Parola), e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta.” Paolo espone il concetto più profondamente: “poiché in Lui sono state create tutte le cose” (Colossesi 1:16). Anche il libro degli Ebrei ne parla: “Gesù che è stato fatto per un po’ di tempo inferiore agli angeli (diventò umano), per il quale e per mezzo del quale sono tutte le cose” (Ebrei 2:9-10). Perciò Gesù Cristo “è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui” (Colossesi 1:17). “Egli sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza” (Ebrei 1:3).

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gli era nel principio con Dio, tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui, e senza di Lui nessuna delle cose fatte è stata fatta (Giovanni 1: 2-3)

I capi Giudei non compresero la Sua natura divina. Gesù disse loro in Giovanni 8:42,58: “perché io sono proceduto e sono venuto da Dio (…) prima che Abrahamo fosse nato, io sono”. Il riferimento a “io sono” è un chiaro richiamo al nome che Dio usava per se stesso quando parlava con Mosè (Esodo 3:14), infatti, in conseguenza di ciò, i Farisei e gli insegnanti della legge presero delle pietre per lanciarle contro Gesù, ritenendolo colpevole di bestemmia per essersi attribuito il nome di Dio, dichiarando così di essere Divino (Giovanni 8:58-59). Gesù è il Figlio di Dio Giovanni scrisse di Gesù: “e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell’unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e verità” (Giovanni 1:14; seconda parte). Gesù era il solo ed unico Figlio del Padre. Quando Gesù fu battezzato, Dio proclamò: “Tu sei il mio amato Figlio nel quale mi sono compiaciuto” (Marco 1:11; Luca 3:22).

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l Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo. (1 Giovanni 4:14)

Quando Pietro, Giacomo e Giovanni ricevettero una visione del Regno di Dio, Pietro considerò Gesù sullo stesso piano di Mosè ed Elia. “Non si rese conto che Gesù era ritenuto degno di una gloria più grande di quella di Mosè” (Ebrei 3:3), e che qualcuno più grande dei profeti era in mezzo a loro. Di nuovo una voce venne dal cielo, e disse: “Questi è il mio amato Figlio, in cui mi sono compiaciuto: ascoltatelo!” (Matteo 17:5). Poiché Gesù è il Figlio di Dio, dobbiamo ascoltare quello che dice. Questo era il messaggio centrale nella predicazione degli apostoli circa la buona notizia della salvezza in Cristo. In Atti 9:20 si parla di Saulo prima che diventasse Paolo: “E subito si mise a predicare il Cristo nelle sinagoghe, proclamando che Egli è il Figlio di Dio” .

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Studio biblico Gesù fu “dichiarato Figlio di Dio in potenza, secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti” (Romani 1:4). E’ il sacrificio del Figlio di Dio che apre le porte della salvezza ai credenti. “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3:16) e “Il Padre ha mandato il Figlio per essere il salvatore del mondo” (1 Giovanni 4:14) Gesù è Signore e Re Attraverso tutto il Nuovo Testamento, Gesù Cristo è indicato come il Signore. Alla nascita di Cristo l’angelo diede ai pastori questo messaggio: “Poiché oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore” (Luca 2:11). La missione di Giovanni il Battista era quella di “preparare la via del Signore” (Marco 1:1-4). Le osservazioni di apertura in svariate lettere Paolo, Pietro e Giovanni si riferiscono “al Signore Gesù Cristo” (1 Corinzi 1:2-3; Efesini 1:2; Giacomo 1:1; 1 Pietro 1:3; 2 Giovanni 3; etc.). Il titolo di Signore, implica sovranità su tutti gli aspetti della fede e sulla vita spirituale dei credenti. Apocalisse 19:16 ci ricorda che la Parola di Dio, Gesù Cristo, è “Re dei re e Signore dei signori”. Il teologo moderno Michael Jinkins scrive questo nel suo libro Invitation to Teology: “La rivendicazione di Gesù su di noi è assoluta e totale. Apparteniamo al Signore Gesù Cristo, totalmente, corpo e anima, in vita e in morte (2001:122). Gesù è il Messia profetizzato, il Salvatore

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In Daniele 9:25 Dio spiega che il Messia, il Principe, verrà a liberare il Suo popolo. Messia in Ebraico, significa “Colui

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di James Henderson

che è unto”. Andrea, uno dei primi seguaci di Gesù, si rese conto che in Gesù, lui e gli altri discepoli avevano “trovato il Messia,” che tradotto dal greco significa “il Cristo” (Giovanni 1:41). Molte profezie del Vecchio Testamento parlavano di questo Liberatore che sarebbe arrivato. Matteo, nel suo racconto della storia di Cristo, descrive spesso minuziosi particolari su come quelle profezie concernenti il Messia ebbero il loro adempimento durante la vita ed il ministero del Figlio di Dio, Colui che diventando carne, fu concepito miracolosamente dallo Spirito Santo in una vergine di nome Maria e fu chiamato Gesù, che significa Salvatore) “Or tutto ciò avvenne affinchè si adempisse quello che era stato detto dal Signore, per mezzo del profeta”(Matteo 1:22). Gesù disse loro: “Queste sono le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: che si dovevano adempiere tutte le cose scritte a mio riguardo nella legge di Mosè, nei profeti e nei salmi. (Luca 24:44). Egli doveva adempiere le predizioni messianiche, contenute nel Vecchio Testamento. Gli altri scrittori dei vangeli testimoniano che Gesù è il Cristo (Marco 8:29; Luca 2:11; 4:41; 9:29; Giovanni 6:69; 11:27; 20:31). I primi Cristiani insegnarono “...che il Cristo avrebbe sofferto, e che essendo il primo a risuscitare dai morti, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai gentili (Atti 26:23). In altre parole, quel Gesù “è veramente il Cristo, il Salvatore del mondo” (Giovanni 4:42). Gesù ritorna in misericordia e giudizio

uando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi. (Giovanni 1:3)

ancora oggi, dai tempi del Nuovo Testamento attraverso l’eternità. La Bibbia spiega che Gesù vive la sua vita in noi; su cosa questo significa e come Egli lo fa, sarà argomento del prossimo studio. Gesù ritornerà e questa è una promessa che ritroviamo in questi versetti: Giovanni 14:1-3; Atti 1:11; 1 Tessalonicesi 4:13-18; 2 Pietro 3:10-13. Egli non ritornerà per occuparsi del peccato (il quale è già stato vinto attraverso il Suo sacrificio), ma porterà a compimento la salvezza (Ebrei 9:28). Al Suo “trono di Grazia” (Ebrei 4:16) “Egli giudicherà il mondo in rettitudine” (Atti 17:30). Le Scritture rivelano Gesù come la Parola di Dio incarnata, il Figlio di Dio, il Signore, il Re, il Messia, il Salvatore del mondo che ritornerà una seconda volta per misericordia e giustizia. Egli è il centro della fede per i credenti Cristiani, perché senza Cristo non c’è Cristianità. Dobbiamo ascoltare quello che ha da dire.

Nel prossimo studio:

Cosa ha da dire Gesù nostro Signore, e come ciò ci riguarda.

Per i Cristiani, tutta la storia fluisce dagli eventi della vita di Cristo e la storia della sua vita è il fulcro della nostra fede. Ma questa storia non è finita, continua

on temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: "Oggi, nella città di

Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. (Luca 2:11)

James Henderson

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La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele, che tradotto vuol dire Dio con noi.

Matteo 1: 23

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