Seguimi CHIESA CRISTIANA DELLA GRAZIA - Gennaio - Aprile 2016
“Ed egli alzatosi, lo seguì”. Matteo 9:9
Confidiamo in Dio
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EDITORIALE
Confidiamo in Dio
Non c’è alcun dubbio, Dio vuole che noi ci fidiamo di Lui. Come cristiani dobbiamo fidarci di Lui e non di noi stessi, dobbiamo fidarci della sua bontà, Egli ci ama ed è pieno di misericordia verso di noi. La nostra fede deve essere riposta in Lui perché Dio è affidabile, assolutamente attendibile e fedele. La fiducia e la fede, sono elementi chiave di una vita rinnovata in Cristo. E’ per fede che siamo giustificati, santificati e salvati in Gesù Cristo, vivremo in fede, resteremo fermi nella fede, opereremo in fede e pregheremo in fede, perché senza fede non possiamo piacere a Dio. Per accostarsi a Dio, quindi, la fede è assolutamente essenziale! Romani 3:28 - Noi dunque riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge. Atti 26:18 - Per aprir loro gli occhi e convertirli dalle tenebre alla luce e dalla potestà di Satana a Dio, affinchè ricevano mediante la fede in me il perdono dei peccati e un’eredità tra i santificati. 2 Corinzi 5 - Camminiamo infatti per fede, e non per visione. Romani 11:20 - Bene; essi sono stati troncati per l’incredulità e tu stai ritto per la fede; non insuperbirti, ma temi. 1 Tessalonicesi 1:3 - ricordando continuamente la vostra opera di fede, la fatica del vostro amore e la costanza della speranza che voi avete nel Signore nostro Gesù Cristo davanti a Dio, Nostro Padre. Ebrei 11:6 - Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che Egli è, e che Egli è il rimuneratore di quelli che Lo cercano.
Seguimi Gennaio - Aprile 2016
SEGUIMI viene diffusa in Italia dalla Chiesa Cristiana
della Grazia (già Chiesa di Dio Universale) aderente
alla denominazione internazionale Grace Communion International.
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sere richiesto all'indirizzo:
Chiesa Cristiana della Grazia - Casella Postale 67 24030 Brembate di Sopra (BG).
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Quando ci fidiamo completamente di Dio, significa che abbiamo realizzato profonda fiducia nel fatto che Lui sarà per noi la vera vita. Colossesi 3:4 - Quando Cristo che è la nostra vita apparirà, allora anche voi apparirete con Lui in gloria. Quando mettiamo al primo posto la fede in Dio, stiamo facendo il primo passo nell’imparare a fidarci di Lui per ogni cosa! Un passo oltre il credere
Per sua natura la fiducia è attiva e non passiva, questo significa che accettando il fatto che Dio si è preso cura della nostra salvezza allontanando da noi l’accusa del peccato e la morte, noi non possiamo andarcene per i fatti nostri e vivere come se tutto ciò non fosse mai accaduto. La fiducia in Dio non può lasciarci indifferenti, essa genera azione attraverso la consapevolezza. Avere fede, significa molto più del semplice credere ad un insieme di cose e concetti su Dio. Giacomo 2:19 - Tu credi che c’è un solo Dio e fai bene; anche i demoni credono e tremano. Avere fede significa fidarsi di ciò che Dio dice di essere, ed essere profondamente persuasi che Egli farà tutto ciò che ha detto per noi. Fidandoci di Dio impegniamo il nostro cuore in tutto ciò che impegna il Suo. L’adorazione in una vita di fede assume un significato molto importante, essa è il modo con cui, ed attraverso cui, ci ricordiamo continuamente chi è Dio e cosa ha Eventuali manoscritti o foto inviate dai lettori, non sa-
ranno restituiti.
Seguimi è disponibile online e scaricabile in formato
pdf e epub sul sito www.ccdg.it e può essere richiesta
per email all’indirizzo info@ccdg.it. EDITORE
Verein Weltweite Kirche Gottes - Postfach 8215 -
8036 Zürich (Svizzera).
DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Bernardi REDATTORE CAPO Alice Porcu
di Joseph Tkach
SOMMARIO
2 Editoriale
Confidiamo in Dio 4 Notizie dal mondo
Big Sandy, supporto alla famiglia Una nuova chiesa in Kenya 6 Parole di vita
Le bugie del mondo Vivere negli ultimi tempi 7 Bibbia a 360°gradi
Perché Gesù ci dà speranza?
9 Rubrica Contributi dei lettori
L’amore di Dio vincerà il male La storia di Giacobbe Fissare il traguardo 13 Studio biblico Che cos’è lo Spirito Santo?
COLLABORATORI Massimo Mare Nuccio Patelmo Valeria Porcu
PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Alice Porcu
TRADUTTORI Vera Derrigo Vladimiro Meandri Alice Porcu Vincenzo Scannapieco.
Fonti fotografie e immagini
Alice Porcu e freepik,freeimages.com
EDITORIALE
di Joseph Tkach
Confida nel SIGNORE con tutto il cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie ed Egli appianerà i tuoi sentieri. Proverbi 3:5-6 fatto per noi. Attraverso l’adorazione Dio ci aiuta a comprendere più profondamente chi Egli è ed il vero valore di quello che ci ha donato. L’adorazione ci aiuta a commemorare e a celebrare il Suo amore e tutte le buone cose che Egli ha fatto per noi. Una fede autentica non ci permetterà di nascondere niente a Dio della nostra vita e riempirà il nostro cuore del desiderio di diventare le persone che Egli vuole che siamo, imparando a fidarci di Lui e del fatto che solo Lui conosce sempre qual è la cosa migliore per noi. Lo Spirito Santo ci guida e ci dà la forza per amarlo con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra mente, con tutta la nostra anima e con tutta la nostra forza: Marco 12:30 - Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Questo è il primo comandamento, che ci permette di adorarlo, di desiderarlo e di deliziarci in Lui. Salmi 37:4 - Trova la tua gioia nel Signore, ed Egli appagherà i desideri del tuo cuore. Attraverso l’adorazione lodiamo Dio per la Sua potenza e per il Suo amore, esprimendo e dimostrando che la nostra fede in Lui sarà sempre la realtà più importante della nostra vita. La lode ci aiuta a mettere nel giusto ordine le priorità della nostra vita.
Quando ci fidiamo di Dio Egli sarà la priorità assoluta della nostra vita, più importante di qualsiasi cosa, di un valore superiore a qualsiasi nostro avere, ai soldi, al tempo, alla reputazione ed anche alla nostra stessa vita mortale. EGLI E’ IL NOSTRO TUTTO IN TUTTO! Il più grande comandamento Gesù disse che il più grande comandamento è quello di amare Dio con tutto ciò che siamo. Questo significa che noi orienteremo le nostre vite verso di Lui ed aneleremo alla sua misericordiosa volontà per noi. Mettersi con fede nelle mani di Dio vuol dire essere certi che Lui farà il meglio per noi, ed è per questo che lo seguiremo comunque e sempre. Egli è il nostro punto di riferimento, il nostro obiettivo, Colui che dà alla nostra vita un vero significato. Confidando in Dio faremo la Sua volontà e non la nostra, non per paura, ma per amore, non malvolentieri, ma con gioia. Noi confidiamo nel Suo giusto giudizio e nella Sua Parola, anche per “acquisire” un cuore nuovo, per somigliargli sempre di più, per farci guidare, per imparare ad amare ciò che Lui ama e per dare valore a ciò che per Lui vale veramente. Da soli, con le nostre sole forze non potremmo mai adempiere la Sua volontà, abbiamo bisogno di fidarci di Dio, che
adempirà le Sue promesse e compirà in noi la Sua opera di trasformazione attraverso lo Spirito Santo. Abbiamo bisogno di confidare in Lui affinché possa usarci, affinché possiamo crescere nel nostro cammino, desiderando i Suoi consigli, cercando di seguirlo ovunque Egli voglia guidarci. Quando ci fidiamo di Dio, ci fidiamo di Lui così come siamo, con tutto il nostro passato, il nostro presente ed il nostro futuro. Come bambini che senza paura e pieni di gioia riposano fra le braccia della madre, così noi riposiamo sicuri e pieni di fiducia nell’amore del nostro Padre Celeste.
Joseph Tkach
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NOTIZIE
dal Mondo
Big Sandy, supporto alla famiglia
Da diversi anni, la Chiesa Cristiana New Beginnings (congregazione della Grace Communion International a Big Sandy in Texas), organizza una serata di mercoledì dedicata alle attività per la famiglia . Queste attività sono rivolte a tutti i bambini e alle famiglie di tutta la comunità. La giornalista Linda Baggett ha riportato questo evento in un articolo sul "The Big Sandy e Haw kins Journal”.
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a Chiesa cristiana New beginnings è nota per essere molto attiva nella comunità di Big Sandy, condividendo locali, tempo e il potente amore di Dio. Mercoledì scorso non ha fatto eccezione, tranne per il fatto che nella serata erano presenti cinquanta giovani ragazzi e trenta adulti come ospiti speciali. New Beginnings è una delle chiese della Grace Communion International e in visita da Glendora (in California dove hanno sede gli uffici della chiesa) sono venuti: Greg Williams, Direttore dell’ amministrazione e dello sviluppo della Chiesa negli Stati Uniti, Heber Ticas per la Fondazione di nuove chiese e il Pastore regionale Mike Rasmussen da Oklahoma. Questi signori sono venuti per vedere di persona quello che stava accadendo nella nostra piccola città e non ne sono rimasti delusi. Il signor Williams ci ha detto di essere venuto per “celebrare ciò che New Beginnings aveva fatto per quasi dodici anni con l’attività serale per la famiglia al servizio dei bambini”. Sonny Parsons, da poco in pensione, è stato per molti anni pastore e guida di questa chiesa, ora Jerome Ellard prose-
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gue questo ministero come nuovo pastore. Il signor Williams ha detto che avevano sentito parlare e raccontare tante belle storie riguardo l’opera che Dio stava compiendo da queste parti, così hanno deciso di partecipare alla serata dedicata alla famiglia. Ha aggiunto anche che “non dovremmo avere due "vite" separate (la vita quotidiana normale e la vita di chiesa), perché Dio è tutto in ogni cosa che facciamo, non c'è separazione tra il sacro e il profano. Il ministero non è solo stare in piedi e predicare un sermone, ma stare nella comunità, interagire con il prossimo, intensificando la nostra presenza soprattutto quando ci sono difficoltà. “Ministero”significa aprire le porte ai giovani, offrendo loro un posto dove andare, un pasto caldo e facendo loro sapere che sono amati, permettendo loro di sperimentare tutto ciò che l'amore di Cristo è realmente. Ci farebbe piacere vedere che tutte le nostre chiese somiglino a New Beginnings e diventino un punto di riferimento nelle comunità in cui sono inserite. Il Pastore Sonny è stato davvero un precursore in questo ministero, è un uomo umile e ha un cuore servizievole. Se
volete essere i primi è necessario essere disposti ad essere ultimi e servitori di tutti. Hanno stabilito uno standard elevato e noi siamo veramente entusiasti di essere qui”. Il signor Ticas ha detto che “con la sua presenza vuole sostenere il Pastore Jerome, sua moglie Helen e la congregazione di Big Sandy e cercare i modi per contribuire a migliorare ancora di più questo servizio non solo per la congregazione, ma per tutta la comunità di Big Sandy. La natura inclusiva di ciò che sta accadendo qui, il coinvolgimento dei bambini in un’unica famiglia, donando loro uno spazio sicuro, permettendo loro di crescere è ciò che piace a Gesù. Il Pastore Jerome sta continuando questo ministero ed è una benedizione”. Il sig. Rasmussen ha fatto eco dicendo che “sono lì con la chiesa New Beginnings per festeggiare il modo con cui stanno aiutando i giovani, riunendo insieme le famiglie e lavorando nella comunità”. Il pastore Sonny è rimasto seduto in silenzio ad ascoltare e ogni tanto arrossiva, ma poi ha detto: “Dio ha fatto tutto questo, noi sappiamo che tutto ciò non viene
da noi, questo significa essere una squadra. Anni fa, Jane condivise l’idea che la parola TEAM sta per "quando le cose si fanno assieme si realizza molto." Noi cerchiamo di trasmettere questo concetto a chiunque venga qui, ognuno è un ministro, una chiesa avrà un pastore, ma ognuno ha l’opportunità di svolgere un ministero. Tutti i bambini che arrivano qui, tutti,vogliono solamente qualcuno che li
Una nuova chiesa in Kenya
ascolti e qui otterranno la risposta da Dio. Ci ha fatto molto piacere ricevere la loro visita, è un peccato che non siano potuti rimanere qui più a lungo, un mese o due, magari un anno. Nella nostra meravigliosa comunità di fede avrebbero potuto condividere con noi il Venerdì Santo e la Pasqua di risurrezione dove si riuniscono otto congregazioni diverse. O magari la serata "Onora i nostri eroi", la benedizione della
Notizie dal Mondo
scuola, il servizio del Ringraziamento a livello comunitario e la passeggiata per il Natale. Noi possiamo incontrarci in edifici diversi, in tempi diversi e cantare inni e canti diversi, ma nessuno potrà mai negare che serviamo lo stesso amorevole e potente Dio!”
Una congregazione in Etago, Kenya (foto sopra) si è recentemente unita a Grace Communion International. Hanno deciso di farlo dopo che il loro leader, John Musoti, ha letto il nostro credo e gli insegnamenti riguardo il nuovo Patto sul sito di Grace Communion International. Come ex Avventista del Settimo Giorno, John ha sempre pensato che le leggi del Vecchio Testamento fossero onerose, ma non sapeva bene come comportarsi.
Dopo aver letto la nostra letteratura John ci ha contattati. I nostri Pastori Eliseo e Lang'at, che vivono a circa 60 miglia di distanza, sono andati a trovarlo. Nel corso di una serie di tre incontri il gruppo ha potuto formulare molte domande ed i Pastori Eliseo e Lang'at hanno risposto facendo riferimento al semplice e profondo messaggio del Vangelo: noi siamo salvati solo per grazia e nient'altro! Dopo questi incontri, il gruppo ha deciso di aderire a Grace Communion International e poi sono stati costituiti come gruppo di studio biblico della Grace Communion International sotto la supervisione dei Pastori Eliseo e Lang'at, con John Musoti come leader pastorale del gruppo (foto a sinistra).
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Le bugie del mondo
"Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio" (Romani 3:19).
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iviamo in un mondo davvero molto strano: da una parte i media cercano di mettere a nudo i fatti privati di persone note per creare scandali, dall’altra i vip cercano di smentirli. Questo genere di risse mediatiche alimentano e generano una serie di riviste e rubriche televisive che influenzano negativamente le nostre vite. I titoli dei giornali sono pieni di notizie che riguardano uomini politici, attori o calciatori. Purtroppo, questi articoli si occupano raramente delle loro gesta eroiche o lodevoli, per questo gli interessati cercano di mettere ai media la museruola. Noi non siamo giudici di nessuno perché ognuno di noi, in mancanza di un sincero pentimento di fronte a Dio, dovrà rispondere personalmente delle sue azioni. Nella nostra epoca sembrano non esserci eroi o eroine che abbiano dimostrato particolare coraggio e sacrificio, o che siano animati da desideri non egoistici. Nel corso della storia ci sono state tante persone coraggiose che si sono spese al servizio per il prossimo, spesso anche a costo della propria vita. A volte si è trattato di eroi non celebrati dall'uma-
Vivere negli ultimi tempi
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olto è stato scritto e si scrive riguardo l’evolversi degli eventi mondiali e la loro attinenza con le profezie bibliche. Anche tra i credenti vi è un continuo dibattito aperto sull’eventuale significato di questi avvenimenti rispetto alla Bibbia. Il punto focale su tali questioni riguarda l’eventuale corrispondenza tra ciò che accade adesso e la profezia biblica , in particolare al suo avverarsi, al suo inizio ed evolversi nella storia dell’umanità. La Bibbia contiene molte profezie e Gesù afferma che tutte le scritture fanno riferimento a Lui (Giovanni 5:39). Quando Gesù espresse questo concetto esisteva soltanto l'Antico Testamento mentre oggi dobbiamo considerare anche
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Parole di Vita nità e che non hanno ricevuto alcun riconoscimento per le loro imprese. La vera misura ed il vero valore dell’eroismo ci è proposta nella Parola di Dio. La Bibbia è piena di gente che si è sacrificata per gli altri. L'esempio ultimo e supremo è quello di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Egli ha rinunciato alla Sua magnifica gloria per vivere e morire sulla terra per ognuno di noi. Nessuno ha mai eguagliato questo livello di eroismo. Gesù ha svolto un ruolo eroico umilmente, dando tutto il merito al Padre Celeste senza cercare nessuna ricompensa dagli uomini per le Sue azioni. Ha sofferto tutta la crudeltà e l'abuso che l'umanità poteva arrecargli, ma ha ricevuto la ricompensa quando è tornato al Padre e si è seduto alla Sua destra. I cristiani non vivono per imbavagliare le notizie, ma intendono dare lode a Chi li ha salvati dal peccato donando loro una meravigliosa e gioiosa vita eterna. Il nostro Salvatore ha portato la grazia all’umanità! Dichiariamolo ovunque, perché è lo scopo nella nostra vita. Egli è il nostro modello e il Re che presto ritornerà; sotto il Suo governo non ci saranno più leggi inique
il Nuovo. Sono due le questioni fondamentali da comprendere e tenere bene a mente riguardo le profezie: la prima è quella di evitare speculazioni che ci possano allontanare dalle istruzioni che Gesù ci ha lasciato per essere Suoi seguaci. La seconda è che Gesù ci insegna che la profezia serve a incoraggiarci per continuare il nostro cammino cristiano e non ad essere distratti da essa, attraverso per esempio la paura degli eventi che devono avvenire o la loro accuratezza cronologica (Luca 21:9). E’ vero che stiamo vivendo negli ultimi giorni, ma non dimentichiamo che questi “ultimi giorni” hanno avuto inizio con il primo sermone di Pietro (Atti 2:17), non nel nostro tempo quindi, ma nel 31 d.C. Non dobbiamo essere ansiosi rispetto a questi eventi, ma piuttosto
perché governerà le nazioni con giustizia portandole alla perfetta volontà di Dio. Cristo darà la Sua ricompensa ai veri eroi, perché solo Lui conosce bene tutte le opere compiute in segreto (Matteo 6:4). Cristo ci incita a diventare come il nostro Padre che è nei cieli (Matteo 5:48). Il nostro eroismo può consistere in piccoli semplici gesti di gentilezza o in poche parole di testimonianza. Il Padre ci ha donato la forza dello Spirito Santo per diventare come il Salvatore, per ricevere la ricompensa come eroi e per chiudere la bocca ai bugiardi: “Ma il re si rallegrerà in Dio; chiunque giura per lui si glorierà, perché ai bugiardi sarà chiusa la bocca” (Salmo 63:11).
sapere che Dio li controlla e che tutto andrà bene. E’ fondamentale concentrarci a vivere la vera vita cristiana alla quale siamo chiamati, la quale è ben riassunta nella scrittura citata sopra.Troppe persone vedono “ora” il compimento delle profezie e vogliono avvertire gli altri della fine dei tempi per essere pronti. Cristo ci tranquillizza dicendo che sarà con noi fino alla fine (Matteo 28:20), quindi non abbiamo bisogno di preoccuparci per il nostro futuro. Cristo ha tutto nelle Sue mani, anche il futuro per chi appartiene a Lui (Giovanni 17:11). Se davvero vogliamo prepararci per la fine dei tempi dobbiamo cercare un rapporto sempre più intimo con il Signore ed un rapporto d’amore più intenso con gli altri, in particolare con i fratelli nella fede (Galati 6:10).
di Joseph Tkach
mano la speranza del popolo era sempre più frustrata tanto che alcuni la abbandonarono. Si formarono gruppi clandestini di resistenza, mentre altri provarono a diventare più religiosi nel tentativo di ottenere benedizioni da Dio. Ognuno, in qualche modo, desiderava che Dio facesse qualcosa. UN BARLUME DI SPERANZA
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Perchè Gesù ci dà speranza?
l Il Vecchio Testamento è una storia di speranza, ma anche di frustrazione. Esso comincia col raccontarci della creazione dell’uomo a immagine di Dio e quasi subito dopo ci racconta del peccato dell’uomo a seguito del quale fu cacciato dall’Eden. Tuttavia, nonostante la cattiva notizia del peccato, quindi del giudizio, la Bibbia ci parla di una promessa: Dio disse che uno dei discendenti di Eva avrebbe distrutto il nemico (Genesi 3:15) e che un salvatore avrebbe salvato il suo popolo. Eva probabilmente pensò che il suo primogenito (Caino) sarebbe stato la promessa, ma anche Caino peccò e il peccato continuò e si moltiplicò diventando sempre peggiore. Ci fu una salvezza parziale ai tempi di Noè, ma il peccato continuò comunque a dilagare anche dopo quella storia; peccò il nipote di Noè, poi ci fu il peccato inerente Babele. L’umanità continuò ad avere problemi e a peccare sperando sempre in qualcosa di migliore, tuttavia, l’uomo non fu mai capace di migliorare. Abramo ricevette importanti promesse che però non vide adempiersi completamente nella sua vita. Egli ebbe un figlio secondo la promessa ma non ebbe la terra; Abramo non fu nemmeno una benedizione per tutte le nazioni durante la sua vita nonostante la promessa riguardasse anche questo aspetto. Tuttavia, le promesse date furono costantemente rinnovate a Isacco e poi a Giacobbe, la cui famiglia si trasferì in Egitto dove divenne una grande nazione e dove furono poi fatti schiavi. Successivamente in Egitto Dio fu fedele al Suo popolo liberandoli dalla schiavitù con grandi
miracoli. Anche la nazione di Israele fallì nei confronti di Dio e delle Sue promesse. I miracoli e la legge di Dio non furono sufficienti a questo popolo per mantenere i patti, per 40 anni continuarono a vagare nel deserto ed a peccare, a fallire e a dubitare ripetutamente di Dio. Ma Dio, secondo la Sua promessa, li portò nella terra di Canan compiendo molti miracoli. Nonostante tutto Israele restò un popolo di peccatori di cui il libro dei Giudici ci narra alcune delle colpe più gravi. Come poteva una nazione così disastrata diventare una benedizione per tutte le nazioni mentre continuava a peccare e a cadere sempre più nell’idolatria? Dio a un certo punto permise che il popolo fosse preso in cattività dall’Assiria e nonostante questo Israele non si pentì, fallendo ancora. Che fine aveva fatto la promessa? Il popolo si ritrovò al punto di partenza dove Abramo aveva iniziato il suo cammino, in Mesopotamia. Dov’era la promessa? La promessa veniva da Dio e Dio non può mentire, Egli avrebbe mantenuto la promessa nonostante Israele avesse continuato a peccare. I Giudei restarono in Babilonia per 70 anni, successivamente un piccolo numero di loro tornò a Gerusalemme dove provarono un po’ di libertà finché non furono sottomessi dall’Impero Romano, il che non era affatto una condizione migliore della deportazione a Babilonia o della schiavitù in Egitto. Pertanto essi gemevano chiedendosi dov’era la promessa di Dio fatta ad Abramo. Come avrebbero potuto realizzarsi le promesse fatte a Davide se non potevano neanche governarsi da soli? Sotto il dominio dell’Impero Ro-
Dio diede inizio alla Sua rivelazione neotestamentaria nel modo più umile e umanamente irrilevante possibile: attraverso il concepimento di un embrione nel grembo di una vergine. “Vi darò un segno”, disse attraverso Isaia, “ una vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiamerete Emanuele, che significa “Dio con noi”. Ma quel bambino fu chiamato prima Gesù (Yeshua), che in Ebraico significa “Dio ci salverà”. L’aspetto sorprendente dell’incarnazione di Dio sta nel fatto che Egli adempì la Sua promessa attraverso un bambino concepito al di fuori del matrimonio, e questo costituiva uno stigma sociale molto forte e rilevante per quel tempo, tanto è vero che 30 anni dopo la nascita di Gesù i capi giudei non mancarono di esprimere commenti negativi e maligni sulla vicenda (Giovanni 8:41). In quel contesto, quali probabilità c’erano che la storia di Maria, degli angeli e del concepimento soprannaturale venisse creduta? Eppure, Dio adempiva le speranze del Suo popolo in un modo che essi stessi non riconoscevano e non potevano pensare, perché nessuno poteva immaginare che un bambino illegittimo potesse essere la risposta alle speranze della nazione. Un bambino non poteva insegnare nulla, non poteva aiutare nessuno, salvare nessuno né fare niente, tuttavia quel bambino possedeva un potenziale incredibile nei piani di Dio. Gli angeli annunciarono ai pastori che un Salvatore era nato a Betlemme (Luca 2:11). Quel bambino era un Salvatore, tuttavia non stava ancora salvando nessuno, anzi, Egli stesso aveva bisogno di essere salvato, infatti la famiglia dovette fuggire in Egitto di notte per salvarlo da Erode, il re dei Giudei. Tuttavia, Dio dichiarò che quel bambino indifeso era “il Salvatore”, perché Egli sapeva cosa quel bambino avrebbe realizzato. In quel bambino erano riposte tutte le speranze di Israele, lì c’era la luce
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Bibbia a 360 gradi
dei Gentili e la benedizione di tutte le nazioni, lì c’era il figlio di Davide che avrebbe regnato sul mondo intero, il figlio di Eva che avrebbe schiacciato il nemico dell’umanità, eppure, era solo un bambino nato in una stalla, la cui vita era in pericolo. Ma con la Sua nascita cambiò tutto. Quando Gesù nacque non ci fu nessun improvviso flusso di Gentili verso Gerusalemme per ascoltare i suoi insegnamenti e nemmeno segni di forze politiche o economiche, nessun segno si manifestò, eccetto una vergine che concepì e diede alla luce un bambino, un segno a cui nessuno in Giudea avrebbe dato importanza né tantomeno vi avrebbe visto un segno delle promesse di Dio, credendovi. Tuttavia, Dio era venuto verso di noi proprio in quel modo, perché Egli è fedele alle sue promesse e Lui è il fondamento delle nostre speranze. La storia di Israele ci mostra continuamente che i metodi umani non funzionano, non possiamo compiere gli scopi di Dio attraverso i nostri sforzi. Dio non fa le cose secondo le nostre aspettative, ma secondo la Sua volontà e nel modo in cui Lui sa che funzionano. I nostri metodi sono sempre fallaci, noi pensiamo sempre in termini di leggi, di terre, di re, di regni e di cose in grande, Dio invece pensa e si mostra sempre in termini piccoli, banali e insignificanti, Egli pensa in termini di forza spirituale piuttosto che di forza fisica. Paradossalmente, la vittoria per Dio ha a che fare con la debolezza piuttosto che con il potere. Quando Dio ci donò Gesù, attraverso di Lui mantenne le Sue promesse e restò fedele a tutto quello che aveva detto, noi però non ne vedevamo il compimento nell’immediato, tutto quello che si vedeva era un bambino e la maggioranza del popolo non vi credette, e coloro che vi credettero poterono solo sperare. L’ADEMPIMENTO Adesso sappiamo che Gesù è venuto per dare la Sua vita come riscatto per tutti i nostri peccati, per donarci il perdono, per essere una luce per i gentili, per sconfiggere il male e per sconfiggere la morte stessa attraverso la sua morte e resurrezione. Attraverso tutto questo possiamo vedere come Gesù sia l’adempimento delle promesse di Dio.
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Noi oggi possiamo vedere e comprendere di più di quanto i giudei potessero vedere duemila anni fa, tuttavia, ancora non vediamo come sarà quando le Sue promesse troveranno pieno adempimento, non vediamo ancora tutte le promesse adempiute. Ancora non vediamo Satana incatenato, quando non potrà più ingannare le nazioni, non vediamo tutte le nazioni riconoscere Dio, non vediamo ancora la fine dei pianti, delle lacrime, del dolore e della morte. Pur aspettando ancora l’adempimento finale, in Gesù abbiamo speranza di sicurezza, abbiamo una promessa garantita da Dio, ratificata da Suo Figlio e sigillata dallo Spirito Santo. Crediamo che ogni cosa si avvererà e che Cristo completerà ciò che ha iniziato, questa nostra speranza sta iniziando a portare frutto e possiamo essere sicuri che tutte le promesse saranno adempiute anche se probabilmente con metodi che non corrisponderanno necessariamente a quello che noi ci aspettiamo, ma di sicuro Dio manterrà le promesse nel modo che Egli ha pianificato attraverso Suo Figlio Gesù Cristo. Pur non potendo ancora vedere con i nostri occhi, Egli ha già agito e sta lavorando anche in modi a noi impercettibili, irrilevabili ed irrilevanti per portare a compimento la sua volontà. Proprio come nel bambino Gesù abbiamo avuto una speranza e una promessa di salvezza, così nel Gesù risorto abbiamo adesso speranza e promessa di adempimento. Ciò è vero nella crescita del Regno di Dio, è vero nell’opera delle chiese ed è vero nella vita di ciascuno di noi. SPERANZA PER NOI STESSI Quando le persone trovano la fede in Cristo, la Sua opera comincia a crescere in loro. Gesù disse che ognuno di noi deve “nascere di nuovo” e che quando cominciamo a credere in Lui lo Spirito Santo scende su di noi e genera in noi una nuova vita venendo a vivere in noi. Una volta qualcuno disse, “Gesù potrebbe nascere mille volte, ma non porterebbe nessun bene a me stesso a meno che non nasca dentro di me.” La speranza che Gesù dà al mondo non produrrà alcun beneficio se non lo accettiamo come nostra speranza, abbiamo bisogno che Gesù viva in noi. Ma nonostante Lui viva già in noi
di Joseph Tkach
non vediamo ancora tutte le Sue promesse adempiute oggi, non possediamo ancora tutta la vita ed il bene che Egli ci offre, quello che abbiamo è una speranza, un anticipo e una promessa di cose che avverranno. Guardando a noi stessi potremmo anche pensare di non vedere niente di poi molto speciale in noi, potremmo credere di non essere molto migliori di come eravamo vent’anni fa: ancora combattiamo con il peccato, con i dubbi con i sensi di colpa e ci potremmo sentire ancora egoisti e testardi. Potremmo dire: non sono così santo, né molto più bravo di quanto lo fosse il popolo di Israele, mi chiedo se Dio stia veramente facendo qualcosa nella mia vita, perché non sembra che io abbia fatto molti progressi. La risposta sta nel ricordarsi di Gesù, anche se il nostro cammino spirituale iniziale potrebbe apparire scarso in questo momento, in realtà non lo è, perché lo dice Dio. Quello che abbiamo in noi è solo un anticipo, un inizio ed una garanzia da parte di Dio stesso. Lo Spirito Santo in noi è un anticipo della gloria che verrà. Luca ci racconta che quando nacque Gesù gli angeli cantavano, si trattava di un momento di trionfo, eppure gli uomini non lo potevano ancora vedere né capire ma gli angeli sapevano che la vittoria era certa perché lo aveva affermato Dio. Gesù ci dice che gli angeli gioiscono ogni volta che un peccatore si ravvede, essi cantano per ogni persona che entra nella fede in Cristo, perché in quel momento un bambino è nato. Quel bambino potrà forse non agire perfettamente, potrà anche avere molte battaglie da combattere ma sarà sempre e comunque un figlio di Dio e Dio si prenderà cura di lui affinché la Sua opera si compia in lui. Egli si prenderà cura di noi anche se la nostra vita spirituale non è perfetta, Dio continuerà a operare in noi fino a quando la Sua opera non sia compiuta. Così come nel bambino Gesù c’è un’enorme speranza, anche in ogni “bambino” cristiano c’è un’enorme speranza. Non importa da quanto tempo siate cristiani, per voi c’è una speranza enorme perché Dio ha investito su di voi ed Egli non abbandonerà l’opera che ha iniziato. Gesù è l’evidenza che Dio mantiene sempre le sue promesse.
Rubrica
Contributi dei lettori
L’amore di Dio vincerà il male D i buon mattino, appena apriamo gli occhi, ci accorgiamo dei modi malvagi di operare nella gente in tutti gli ambiti: in quello lavorativo, sociale, economico, ecc. In qualsiasi direzione guardiamo sembra che il male abbia la meglio e che abbia preso il sopravvento. E’ diventato difficile scovare qualcosa di sano in internet oppure in un programma televisivo, se siamo cristiani dobbiamo vagliare e setacciare tutto con attenzione per trovare qualcosa di “sano”, spesso sembra una caccia al tesoro, ma un tesoro che molto difficilmente troveremo su questa terra. Persino il semplice rapportarsi o dialogare con le persone è diventata cosa difficile, a volte si ha la sensazione che tutto sia incentrato su un'unica ideologia: la malvagità e il male. Essere malvagi ed “operare all’ombra” quasi è ormai diventata cosa da poco,
all’ordine del giorno, come se commettere il male abbia sostituito il fare il bene, come se la luce si sia mutata in oscurità, come se una strada tortuosa pian piano sembra all’improvviso essere la retta via. Proverbi 4:16-19 “essi infatti non possono dormire, se non hanno fatto del male; il sonno è loro tolto, se non hanno fatto cadere qualcuno. Essi mangiano il pane dell'empietà e bevono il vino della violenza; ma il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va sempre più risplendendo, finché sia giorno pieno. La via degli empi è come il buio; essi non scorgono ciò che li farà cadere.” In questo passo, la Scrittura descrive l’obbiettivo del malvagio: quello di far cadere il prossimo, esso appare come quando in una giungla chi va a caccia non trova pace fino a quando non ha immobilizzato e azzannato la preda, il pasto. Come cristiani, non dobbiamo intimo-
rirci, anzi, tutt’altro, la storia ci dimostra che anche in Israele c’è sempre stata una parte di veri credenti, fiduciosi nella promessa di Dio, santi , giusti, eletti, ma anche una buona parte di credenti apparenti, affezionati ai principi mondani, sleali, ribelli e operosi nell’iniquità fino a scendere a compromessi con il peccato. Basta addentrarsi nel libro dell’Apocalisse per comprendere che tutto questo è in linea con la Parola di Dio, infatti, avverrà che quando il male e l’odio per Cristo e il suo Regno raggiungeranno l’apice, allora il grande mistero di Dio avrà inizio. Apocalisse 10:7 “Ma nei giorni in cui si sarebbe udita la voce del settimo angelo, quando egli avrebbe sonato, si sarebbe compiuto il mistero di Dio, com'egli ha annunziato ai suoi servi, i profeti”. Personalmente non possiedo tutte le risposte e le rivelazioni di Dio, e non conosco i rispettivi tempi cronologici perfetti
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di Apocalisse, non ci è dato di sapere tutto alla perfezione, altrimenti non avrebbe senso il principio stesso del vivere per sola fede. La cosa certa è che Dio rispetta la nostra libertà fino a permettere che il male abbia il suo pieno svolgimento. Dio non usa il male, solo permette alcune situazioni nella nostra vita per riconciliare e ricondurre le creature a Lui, noi non conosciamo pienamente la grande opera di Dio e non conosciamo appieno i Suoi pensieri e le Sue vie, sarà così fino a quando non lo vedremo faccia a faccia. 1 Corinzi 13:9-10 “poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito… poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto”. Il Signore e le scritture garantiscono a chi è veramente fedele fino alla fine, la corona della vita eterna. In questa dimora terrena possediamo la prospettiva della grande tribolazione ma oltre quel velo oscuro di giudizio divino, l’Eterno ci garantisce la gran luce del Regno di Dio, un’umanità completamente nuova, rinnovata, pura e santa. Avverrà un giorno che il tempio di Dio sarà aperto e tutto ciò che era e che è incomprensibile per la nostra mente sarà rivelato appieno, scritture comprese. Ognuno di noi tenga a mente dubbi e perplessità perché in quel giorno chissà quante domande verranno fatte al Signore, ed Egli ci inonderà di rivelazione, ma fino a quel giorno la pazienza di Dio aspetta, invita al pentimento, corregge, riprende e converte. Siamo tutti in attesa di chiamata. Romani 8:19-23 “poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di Colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio. Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma
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anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo”. Tutti in ansia per essere glorificati, la nostra anima e il nostro spirito vengono attirati dal Padre in attesa di una risurrezione perfetta in cui Dio sia pienamente in tutti. 1corinzi 15:28 “Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a Colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.” Un giorno il signore tornerà, ma se tornasse in questo preciso momento come ci troverebbe, siamo pronti e vigili? Luca 18:8 “ma quando il figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?” Cosa gli chiederemmo se tornasse sulla terra a camminare passando di città in città come faceva in Israele? Chi incontrerebbe, chi sarebbero i suoi nemici, chi i suoi amici? Ingannati come siamo dai segni e prodigi della scienza come reagiremmo, cosa penseremmo? Incredulità, paura e indifferenza ci coglierebbero? Ascolteremmo il Messia vestito proprio come uno di noi, che usa i nostri stessi linguaggi, che viaggia in aereo, che usa Facebook e i social network per portare la Buona Novella?
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chiedere qualsiasi cosa, ma a patto che non l’abbia nessun altro; chiederemmo potere, ricchezza, vendetta, successo; le nostre preghiere sarebbero tutte per avere qualcosa in più. Dovremmo fare dei viaggi in Africa o ad Haiti, nei paesi del terzo mondo, per confrontarci con chi non possiede nulla, con chi possiede appena l’aria per respirare per apprezzare la vita stessa. Chissà, forse non ritorna ancora per sfuggire a queste domande, perché sa che non gli diremmo neppure grazie per quello che già abbiamo: salute, famiglia, amici, casa, pace, gioia e amore. Queste sono cose normali che hanno tutti, mentre noi vogliamo invece qualcosa di esclusivo: i miracoli. Miracoli stupidi di esclusività: fammi la grazia di essere guardato con invidia, guarisci me e non quello, circondami di poveri che sognano di essere come me. Non sappiamo più chiedere, chiediamo male. Giacomo 4:3 “domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri.” Chissà se questo possa essere uno dei motivi per cui il Signore non è ancora tornato. Ma Dio sia lodato e ringraziato perché Egli non tarderà e non mancherà nei Suoi
a cosa certa è che Dio rispetta la nostra libertà fino a permettere che il male abbia il suo pieno svolgimento.
Gesù era vero Dio e vero uomo in mezzo a persone come noi, vestito come uno di noi, patì la fame, la sete, ed era tentato, eppure chi lo seguiva lasciava tutto, potere, denaro, successo e morti da seppellire. Erano più ricchi di fede, con la mente libera di sognare; avevano forse un cuore più disponibile? Gesù era seguito, cercato e atteso, cosa chiederemmo noi a Gesù oggi? La liberazione dalle infermità moderne: droga, catastrofi e guerre? Guarigione dalle malattie? Salute? Forse non ci basterebbe. Oggi il punto è emergere, essere delle star, delle divinità, essere al centro di tutto e di tutti, avere degli inferiori ed essere serviti e riveriti. Potremmo
propositi per noi, Egli è la sola soluzione e la sola medicina per tutti i nostri mali dell’anima. Un giorno, tutto il male che ci circonda non sarà nemmeno più un ricordo in confronto all’amore, alla gioia e alla bellezza di quello che Dio ha preparato per noi. Apocalisse 21:4 “Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate”.
Francesco Caporizzi Acquaviva Delle Fonti (Ba)
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La storia di Giacobbe
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iacobbe ed Esaù erano due fratelli gemelli che Dio donò a Rebecca, moglie di Isacco, in risposta ad una preghiera. Rebecca era sterile, quindi Isacco implorò il Signore per sua moglie ed ella rimase incinta di due gemelli; ma i problemi non mancarono sin dall’inizio. In Genesi 25:22 si dice che i due bambini lottavano l’uno contro l’altro dentro di lei, litigavano già prima di nascere! Lo scontro era così violento che Rebecca invocò Dio disperata; non riusciva a conciliare come una benedizione di Dio, quale era la sua gravidanza, potesse sfociare in una tale lotta tra i due bambini. Allora Dio le rispose: “Due nazioni sono nel tuo grembo e due popoli separati usciranno dal tuo seno: un popolo sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore” Genesi 25:23. Il maggiore servirà il minore? Questo presagiva guai! Il giorno del parto arrivò. Esaù uscì per primo (il fratello maggiore). Siccome era rosso e coperto di peli lo chiamarono Esaù che significa “peloso”. Giacobbe uscì subito dopo ma con la mano aggrappata al tallone di Esaù, e lo chiamarono Giacobbe che significa “soppiantatore”. Il nome calzava perfettamente su di lui, il termine “Giacobbe” infatti in ebraico evoca un’immagine forte: significa appunto “far inciampare qualcuno prendendogli il calcagno”, sa di inganno, di fraudolento, di disonesto. Ed era proprio questo il carattere di Giacobbe (… eppure fu lui che Dio scelse di amare!). Quando Geremia (Geremia 17:9) dice che “il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa” utilizza la stessa parola; in pratica descrive “il cuore è un Giacobbe”. Questo per rendere l’idea del significato del ter-
mine, infatti Giacobbe visse proprio secondo il suo nome: prima fece perdere la primogenitura ad Esaù, poi ingannò il padre cieco e morente il quale gli diede la benedizione che spettava al fratello più grande. Quando Esaù realizzò di aver perso la benedizione, promise che non appena il periodo di lutto per la morte di Isacco suo padre fosse passato, avrebbe ucciso suo fratello. Fu così che Giacobbe, per prudenza, trascorse vent’anni lontano da casa finché decise di ritornare. Mentre era sulla via del ritorno sapeva che Esaù stava marciando verso di lui con un esercito di quattrocento uomini, decise quindi di dividere il suo gruppo in due parti cosicché, se Esaù avesse attaccato una parte, l’altra avrebbe potuto scappare. Poi inviò numerosi doni a suo fratello, infatti, mentre era via, in tutti quegli anni, divenne molto ricco. Sul fare della sera mandò avanti le sue due mogli e i suoi dodici figli, rimanendo da solo. A questo punto successe qualcosa di davvero molto strano, come scritto in Genesi 32:24-28: “Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino all’apparire dell’alba; quando quest’uomo vide che non poteva vincerlo, gli toccò la giuntura dell’anca, e la giuntura dell’anca di Giacobbe fu slogata, mentre quello lottava con lui. E l’uomo disse: “Lasciami andare, perché spunta l’alba”. E Giacobbe: “Non ti lascerò andare prima che tu mi abbia benedetto!” L’altro gli disse: “Qual è il tuo nome?” Ed egli rispose: “Giacobbe”. Quello disse: “Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele, perché tu hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto”. Giacobbe lottò con un uomo, un angelo,
fino all’alba. Da questa lotta Giacobbe riuscì ad ottenere una benedizione grazie alla sua perseveranza nella lotta. Il suo nome fu cambiato in Israele e quel luogo fu chiamato Peniel perché Giacobbe disse: “Ho visto Dio faccia a faccia e la mia vita è stata risparmiata” (Genesi 32:30). Questa intricata e bizzarra storia ci fornisce alcune interessanti lezioni e considerazioni molto utili alla nostra vita spirituale. PRIMA CONSIDERAZIONE Questa storia è un esempio di come Dio agisce con il Suo popolo, con i Suoi figli. Dio non segue la nostra logica ma agisce talvolta per vie traverse, il Suo amore e la Sua grandezza sono tali che è in grado di creare un “Israele” da un “Giacobbe”, di trarre un principe da un truffatore; ci prende così come siamo, con i nostri difetti, i nostri peccati, le nostre brutture e ci trasforma in come dovremmo essere, in come Lui ci vuole. Accettiamo il Signore e lasciamo che agisca in noi anche secondo vie traverse, anche se non ne comprendiamo la logica. SECONDA CONSIDERAZIONE Immaginate la scena di Giacobbe da solo nel buio mentre aspetta l’inesorabile domani, sapendo bene che le intenzioni del fratello non erano per nulla pacifiche. Sicuramente era molto teso, nervoso e in ansia … all’improvviso, un uomo sbuca dall’oscurità e lo aggredisce. Secondo voi chi ha pensato che fosse? Probabilmente Esaù che gli aveva teso un
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attacco a sorpresa oppure uno dei suoi uomini. Certamente non avrà pensato ad un amico venuto per benedirlo. Poi durante la lotta improvvisamente un lampo di rivelazione: Giacobbe capisce che la natura del suo assalitore è divina. Osea al capitolo 12 lo chiama angelo, in ogni caso, qualunque sia stata la sua forma, noi sappiamo che era Dio. Questo cambia totalmente il modo di vedere le cose. Quanta confusione abbiamo nella nostra mente! La verità è che non sempre riconosciamo Dio. Talvolta Egli appare sottoforma di forza, di inquietudine, così come ha fatto con Giacobbe, cose contro cui lottiamo. Infatti le nostre battaglie più dure le facciamo con Dio. Ci sono diversi esempi nella Bibbia a tal riguardo, uno di questi è Giobbe. Mentre il diavolo infliggeva la pena, è stato Dio a permettere l’inizio dell’intera situazione; Giobbe stesso non menziona mai satana, né gli attribuisce qualche responsabilità per ciò che accade.
Fissare il traguardo La scorsa estate, ho attraversato un periodo di profonda riflessione su me stessa e sul traguardo della mia vita di fede, un po’ incerta per taluni aspetti; così, dopo molte preghiere, dove chiedevo al mio Padre Celeste quale fosse per me la strada giusta da percorrere, restai in attesa di una Sua risposta, fiduciosa che in qualche modo Egli mi avrebbe dato. Con il passare del tempo niente ac-
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TERZA CONSIDERAZIONE Perché dovremmo lottare con Dio? Perché le nostre battaglie sono con Dio? Perché Dio vuole cambiarci e noi non vogliamo essere cambiati. Parliamo di un cambiamento radicale, viscerale. Abbiamo letto nella storia di Giacobbe che l’angelo gli chiede quale fosse il suo nome; di certo non era un’informazione che ignorava, sapeva benissimo chi fosse, ma tutto quello che Egli voleva era una confessione. Presso gli Ebrei quando si chiedeva “qual è il tuo nome” si faceva riferimento al significato del nome, ci si riferiva quindi un po’ al carattere della persona. Quando l’angelo pone la stessa domanda a Giacobbe gli sta chiedendo chi è veramente, giù nella profondità del suo essere, lo sta costringendo a fare una confessione. Ed egli rispose: “Giacobbe!”. In realtà stava gridando: io sono “defraudatore, imbroglione, ingannatore, bugiardo!”. Stava facendo una confessione di colpa. cadde e nessuna comprensione nuova o particolare mi raggiunse che potesse aiu tarmi in questa mia richiesta al Signore, pertanto proseguì la mia vita facendo le scelte che ritenni opportune e giuste, ma nonostante ciò, nel mio intimo non ero affatto serena e tranquilla, perché restavo sempre in attesa di capire alcune cose importanti della mia vita, perché potessi anche fare di conseguenza le scelte giuste. Una domenica, mentre eravamo serenamente al mare con un gruppo di amici, mi avvicinai a riva con una mia amica senza problemi, ma quando dovetti affrontare la strada del ritorno mi toccò dover superare nuovamente i moltissimi scogli che ci separavano dal traguardo, fu lì, in quella semplice circostanza, che mi si illuminò il cuore e Dio poté parlare nel mio intimo perché io ricevessi le risposte. Mentre ero intenta a non perdere l’equilibrio e a ponderare bene ogni singolo passo per non cadere, alzai lo sguardo verso il luogo dove ero diretta rendendomi conto di camminare in tutt’altra direzione. Così compresi una verità importantissima e fondamentale che mi riguardava e mi dava le risposte tanto attese e richieste:
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QUARTA CONSIDERAZIONE
Il misterioso aggressore di Giacobbe sceglie un tipo di battaglia dalla quale è difficile sfuggire: la lotta. I due corpi sono avvinghiati e Giacobbe deve combattere, che gli piaccia o no, non ha scelta. Giacobbe è scappato per 20 anni ma adesso deve affrontare Dio e sé stesso. Quanto spesso fuggiamo anche noi la presenza di Dio? Pur servendolo, spesso evitiamo i Suoi occhi affinché non penetrino le nostre difese lasciandoci scoperti. Ma ad un certo punto Dio ci blocca, ci avvinghia e lo fa solo per benedirci. Possiamo avere tante belle esperienze con Dio e tuttavia restare immutati nel nostro essere; ma arriva un punto in cui Dio ci avvinghia e ci costringe a fare una confessione; possiamo lottare quanto vogliamo ma la nostra vittoria dipende dalla nostra volontà di perdere questa battaglia … allora Dio ci benedirà; ne usciremo con un’anca lussata si, ma anche con un nome diverso, con un nome nuovo. Camilla Bruno Acquaviva delle Fonti (BA) come si può vivere lasciandosi guidare dall’istinto? Cos’è veramente l’istinto? Eppure io in quei passi mi ero lasciata guidall’istinto, incamminandomi però verso la direzione sbagliata allontanandomi dal traguardo anziché avvicinarmi. Il traguardo della mia vita è la riconciliazione con Dio, avere una vita che profumi di Lui e rinascere ancora per Lui! Questo Lui mi ha voluto insegnare: non badare solo ai singoli passi, fermati, alza lo sguardo e scruta il tuo traguardo, pondera bene il percorso da intraprendere senza lasciarti offuscare dall’ansia delle singole cose. Un passo è si importante, ma non possiamo fossilizzarci su ogni singolo passo perché se esso si dovesse rivelare sbagliato noi non troveremmo la forza di ricominciare, se invece, pur cadendo noi alzeremo lo sguardo verso il nostro traguardo (DIO), solo in Lui troveremo la forza di rialzarci e ricominciare! Per questo adesso io posso dire: sono forte in Colui che mi fortifica! Lode a Dio.
Marisa Basile Acquaviva delle Fonti (BA)
di James Henderson
Studio biblico
Chi o cos’è lo Spirito Santo? L
o Spirito Santo viene spesso descritto in termini di funzionalità, potenza, presenza, azioni o come voce di Dio. Ma questo modo di descrivere o identificare lo Spirito Santo è adeguato? Anche Gesù viene descritto come potenza di Dio (Filippesi 4:13), come presenza di Dio (Galati 2:20), azione di Dio (Giovanni 5:19) e voce di Dio (Giovanni 3:34). Eppure, parliamo di Gesù in termini di personalità. Le Scritture si riferiscono allo Spirito Santo attribuendogli anche caratteristiche di personalità, elevando così il Suo profilo oltre a quello di semplice funzionalità. Per esempio: lo Spirito Santo ha una volontà, 1 Corinzi 12:11 “Or tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, che distribuisce i suoi doni a ciascuno in particolare come vuole”. Lo Spirito Santo indaga, conosce, insegna e confronta (1 Corinzi 2:10-13). Lo Spirito Santo ha emozioni. Lo Spirito della Grazia può essere oltraggiato (Ebrei 10:29), può essere contristato (Efesini 4:30 “E non contristate lo Spirito Santo di
Dio”), lo Spirito Santo consola, esso viene chiamato “l’aiutante”, esattamente come Gesù (Giovanni 14:16 “Ed io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, che rimanga con voi per sempre”). In altri passaggi delle Scritture lo Spirito parla, comanda, testimonia, è sparso, intercede, lotta, ecc. Tutti questi sono termini coerenti con la Sua personalità. Biblicamente parlando lo Spirito Santo non è identificabile come “qualcosa” ma come “qualcuno”. Nella maggior parte degli ambienti cristiani, nel riferirsi allo Spirito Santo lo si indica come un “Lui”, termine attraverso il quale si intende riferirsi ad esso come personalità e non in termini di genere. LA DIVINITA’ DELLO SPIRITO SANTO La Bibbia attribuisce qualità divine allo Spirito Santo, Egli non viene descritto come avente una natura angelica o umana. Giobbe afferma: Lo Spirito di Dio mi ha fatto e il soffio dell’Onnipotente mi dà la vita (Giobbe 33:4). Lo Spirito Santo
crea, lo Spirito è eterno (Ebrei 9:14), lo Spirito Santo è onnipresente (Salmo 139:7). Esaminando le Scritture vedrete che lo Spirito è tutto: potenza, onniscienza e donatore di vita. Questi sono tutti attributi della natura divina, per questo la Bibbia riferendosi allo Spirito Santo lo definisce divino. Dio è Uno Un insegnamento fondamentale del Nuovo Testamento è che c’è un solo Dio (1 Corinzi 8:6; Romani 3:30; 1 Timoteo 2:5; Galati 3:20). Gesù affermò che Lui ed il Padre condividono la stessa essenza divina: “Io e il Padre siamo uno” (Giovanni 10:30). Se lo Spirito Santo è divino ed ha le qualità di un essere “personale”, ovvero Egli è “qualcuno” e non “qualcosa”, alla luce delle scritture precedenti, è possibile affermare che si tratti di un Dio separato? La risposta non può che essere no, perché se così fosse, allora Dio non sarebbe più uno. Le Scritture riferendosi al Padre,
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al Figlio ed allo Spirito Santo lo fanno alludendovi con frasi che hanno per ognuno lo stesso peso e gli stessi attributi nelle costruzioni fraseologiche. In Matteo 28:19 leggiamo: ”…battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, i tre riferimenti sono distinti e hanno la stessa valenza linguistica. Ugualmente, in 2 Corinzi 13:13 Paolo prega che: “la grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”. Pietro, in 1 Pietro 1:2 spiega: “eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per ubbidire e per essere aspersi col sangue di Gesù Cristo..”. Così, Matteo, Paolo e Pietro denotano chiaramente la distinzione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Paolo disse ai corinzi convertiti che la vera Divinità non è un’insieme di dèi (come nel pantheon greco), ognuno dei quali elargiva doni diversi, ma Dio è uno solo ed Esso è “lo stesso Spirito, …lo stesso Signore, …lo stesso Dio che opera in tutti” (1 Corinzi 12:4-6). Più avanti Paolo spiega di più riguardo la relazione fra Gesù Cristo e lo Spirito Santo spiegando che non si tratta di due entità separate, egli afferma infatti: “il Signore” (Gesù) “è lo Spirito” (2 Corinzi 3:17). Gesù disse che Dio il Padre avrebbe mandato lo Spirito della verità, così Lui, il Padre, avrebbe potuto vivere nei credenti attraverso di Esso (Giovanni 14:16-17). Lo Spirito indica Gesù e ricorda ai credenti le Sue parole (Giovanni 14:26), Esso è mandato dal Figlio da parte del Padre per testimoniare della salvezza che Gesù rende possibile (Giovanni 15:26). LA TRINITA’ Dopo la morte degli apostoli, nella chiesa nacquero discussioni in merito alla comprensione della Divinità. La sfida teologica consisteva nell’avere una comprensione che conservasse l’unicità di Dio (monoteismo). Diverse teorie suggerirono concetti di dualità di Dio, per esempio: due dèi, Padre e Figlio, con lo Spirito quale “agente” di funzione di ciascuno o di entrambi; oppure tre dèi, Padre, Figlio e Spirito. Ma tutto questo era contrario al concetto basilare di monoteismo riscontrato sia nel Nuovo che nel Vecchio Testa-
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mento (Malachia 2:10). “Trinità”, è un’espressione che non si trova nella Bibbia, è un termine, o un “modello” escogitato dai primi teologi per descrivere come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo si relazionano in un’unica Divinità, dentro l’unicità della Divinità. Questa fu la difesa cristiana contro gli insegnamenti eretici “dei tre dèi, e dei due dèi”, essa servì anche a combattere il politeismo pagano. Le metafore e i termini non possono descrivere pienamente Dio per come Egli è, ma possono aiutarci ad afferrare un’idea, come può essere ad esempio quella della Trinità. Una metafora serve ad indicare che un essere umano è come tre cose insieme. Proprio come, per esempio, l’umano è anima (“cuore”, o sede dell’intelletto), corpo e spirito, così, Dio è il Padre compassionevole, il Figlio (la Divinità corporale Colossesi 2:9) e lo Spirito Santo (Colui che comprende le cose che appartengono a Dio, in 1 Corinzi 2:11).
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di James Henderson
I teologi parlano anche della Trinità sociale, economica e di altre idee. In ogni caso, qualsiasi teoria che implichi che il Padre, il Figlio e lo Spirito abbiano volontà, desideri, oppure siano esistenze separate deve essere considerata non vera, quindi eretica, perché Dio è uno. Nella relazione fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo c’è un perfetto e dinamico amore, gioia, armonia ed assoluto accordo dell’uno verso l’altro. La dottrina della Trinità è un modello per comprendere il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Naturalmente, noi non adoriamo dottrine o modelli teologici, ma adoriamo il Padre “in Spirito e verità” (Giovanni 4:24). Teorie teologiche tendenti a suggerire che lo Spirito Santo debba ricevere la Sua giusta parte di lode (inteso in relazione al Padre e al Figlio) sono sospette, perché lo Spirito Santo non attira l’attenzione su Sé Stesso, ma glorifica Gesù Cristo: “quando
uando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutte le cose che ha il Padre, sono mie; per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annuncerà. GIOVANNI 16:13-15
Riferimenti biblici già usati in questo studio insegnano la verità che il Padre, il Figlio e lo Spirito sono persone separate all’interno dell’unica persona, Dio. La traduzione biblica in Isaia 9:5 punta verso un pensiero Trinitario. Il bambino che nascerà sarà chiamato “Meraviglioso Consigliere” (lo Spirito Santo), “Potente Dio” (il Divino), “Onnipotente Padre” (Dio il Padre) e “Principe di Pace” (Dio il Figlio). I DIBATTITI La Trinità è stata caldamente dibattuta da tradizioni teologiche opposte. Per esempio, secondo la visione occidentale la Trinità è gerarchica e statica, mentre secondo quella orientale c’è sempre movimento nella comunione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutte le cose che ha il Padre, sono mie; per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annuncerà” (Giovanni 16:13-15). La preghiera nel Nuovo Testamento è rivolta primariamente a Dio Padre, le Scritture non ci dicono che dovremmo pregare lo Spirito. Quando preghiamo il Padre, preghiamo il Padre trino, quindi anche il Figlio e lo Spirito Santo. La distinzione dei tre nella Divinità non ci porta a tre dèi, i quali pretendono, individualmente, che le preghiere siano rivolte ad ognuno di loro. Pregare e battezzare nel nome di Gesù è la stessa cosa come dire nel nome del
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Studio biblico Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il battesimo dello Spirito Santo non può essere diverso o superiore al battesimo di Cristo, perché il Padre, il Signore Gesù e lo Spirito Santo sono uno solo. RICEVERE LO SPIRITO Lo Spirito è ricevuto da chiunque in fede si pente ed è battezzato nel nome di Gesù per la remissione dei peccati (Atti 2:38-39, Galati 3:14). Lo Spirito Santo è lo Spirito di adozione, il quale testimonia con il nostro spirito che siamo figli di Dio (Romani 8:14-16), noi siamo “sigillati con lo Spirito Santo della promessa, che è il garante della nostra eredità” (spirituale) (Efesini 1:14). Se abbiamo lo Spirito, allora apparteniamo a Cristo (Romani 8:9). La chiesa cristiana è paragonata al tempio di Dio in quanto lo Spirito Santo abita nei credenti (1 Corinzi 3:16). Lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo, Colui che motivò i profeti del Vecchio Testamento (1 Pietro 1:10-12), Esso, purifica l’anima del Cristiano mentre ubbidisce alla verità (1 Pietro 1:22), santifica (1 Corinzi 6:11), produce frutti divini
(Galati 5:22-25), ed equipaggia per favorire il vangelo e l’edificazione della chiesa (1 Corinzi 12:1-11; 14:12; Efesini4:7-16; Romani 12:4-8). Lo Spirito Santo guida dentro la verità (Giovanni 16:13), “E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo di peccato, di giustizia e di giudizio” ( Giovanni 16:8). CONCLUSIONE La verità biblica principale, cioè che Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo, forma effettivamente la nostra fede e la nostra vita come Cristiani. La meravigliosa e bellissima comunione condivisa dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo è la vera comunione d’amore della quale il nostro Salvatore Gesù ci fa partecipi tramite la Sua vita, morte, risurrezione ed ascensione come Dio nella carne. Prima di tutti i tempi, il Dio Trino determinò di portare l’umanità nell’indescrivibile vita, comunione e gioia che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo condividono insieme come unico vero Dio. In Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, siamo stati resi giusti davanti al Padre, ed in Gesù siamo inclusi nella comunione e nella
vita condivisa della Trinità. La vita, morte, resurrezione e ascensione di Gesù sono la prova vivente della sua totale ed incrollabile devozione al Padre e del Suo amorevole proposito d’includere l’umanità nella gioia e nella comunione della vita della Trinità. Gesù è la prova che il Padre non ci abbandonerà mai; in Gesù il Padre ci ha adottati e ha fatto di noi i suoi amorevoli figli, Egli non abbandonerà mai i suoi piani stabiliti per noi. Quando confidiamo nel fatto che Gesù è il nostro tutto in tutto non si tratta di una certezza vuota. Egli è il nostro tutto, in Lui i nostri peccati sono perdonati, i cuori sono rinnovati e siamo inclusi nella vita che Egli condivide con il Padre e lo Spirito. L’eterna e potente parola d’amore di Dio per voi non tacerà mai. Lo Spirito Santo è l’assoluto sigillo della verità, l’eterno Testimone e Difensore che attesta la nostra appartenenza al Padre in Cristo, e nulla in cielo o sulla terra potrà mai cambiare questa realtà.
AVVISO PER I LETTORI
James Henderson
S i i n fo rm a n o i g e n t il i l e t to r i c h e p e r m o ti vi te c n i c i, i n u m e ri d i “S e g u im i ” pe r l ’a n n o 2 015 s o n o li m it a ti a d u n so lo n um e ro .
NEL PROSSIMO STUDIO
Cos’è il peccato e perchè il credente deve evitarlo
Ci s cu si amo pe r i l d isg u ido . Pe r l'a nn o 2 016 ci imp eg n ere mo a m an te n e re la pu bb lic az io n e quad rim e st rale . Ce r t i d e l l a vo s tr a c o m p re n s io n e p e r u n l avo ro s vo lt o c o mu n que tot alme n te su b ase vo lo nt aria, aug ur iamo a tu tt i voi o gn i b en e di z ion e .
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rova la tua gioia nel Signore, ed Egli appagherà i desideri del tuo cuore.
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