Anno XLVIII - n. 3 - Novembre 2014
PROTAGONISTIDELLAPROPRIAEDUCAZIONE
RICORRENZA
EDITORIALE
50 candeline per “La Voce dei Giovani”
Le ragioni di un impegno La sfida oggi di un giornale di giovani cresciuti alla scuola del Comune La voce dei Giovani nacque nel 1964, due anni dopo la nascita del Comune dei Giovani. L’esigenza di un periodico che potesse fungere da veicolo di diffusione delle idee del CDG nacque dal fatto che nel panorama associativo-culturale cattolico rivolto ai giovani di quegli anni, occorreva portare un qualcosa di nuovo, senza nulla togliere al lavoro che, specialmente l’Azione Cattolica, stava compiendo. Si può capire tutto questo se si va a leggere il primo articolo del primo numero del periodico, che nel titolo: “Bisogna agire diversamente” scritto dall’allora Direttore Giovanni Scalco, sintetizzava un po’ il progetto di quello che poi sarebbe diventato il CDG che oggi conosciamo. Il primo numero è in allegato a questo. Scriveva Scalco: “ non vogliamo ostinarci a credere che l’uomo sia puro egoismo….né bisogna lasciarsi trascinare da un bisogno irresistibile di condanna di tutto un sistema sociale. Se esiste una forza è quella che fa capo ai giovani. E’ stolto ignorarli. Si presenta pertanto attualissima la necessità di preparare uomini disinteressati ed altruisti….” Il disinteresse e l’altruismo, intesi come impegno gratuito fondato sull’esperienza di una vita fondata su Gesù Cristo e dentro la Sua Chiesa, costituirono allora, come oggi, le motivazioni per stampare un giornale. Oggi anche se la carta stampata ha sempre meno spazio nell’interesse dei giovani, credo che, se fatto con attenzione, la Voce possa ancora dire qualcosa di significativo per tutti. Nei confronti dei giovani è in atto da sempre un atteggiamento del tipo: largo ai giovani, avanti con le nuove generazioni. Poi gli stessi che lo dicono sono i primi, di solito, a contrastare tali aspettative. Usando un paragone calcistico, si lascia il campo da calcio ai più giovani per giocare, ma dopo averlo reso impraticabile. Pensiamo alla politica, al lavoro, alla scuola, per dirne alcune. La sfida oggi di un giornale di giovani cresciuti alla scuola del CDG è sostanzialmente quella di essere pronti a contrastare il nemico di sempre: l’ignoranza religiosa, cioè il vivere come se Dio non ci fosse, come se Cristo non fosse morto e risorto. Senza la certezza di essere amati da Dio prevalgono i poteri forti. Parola magica, che sembra racchiudere tutto ciò che non riusciamo a comprendere o racchiudere dentro le nostre conoscenze.
“Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano”
Però sono presenti, in modi e forme vari. Non sono solo persone singole, sono anche, come dice Heinrich Schlier, “ avversari non ben definibili che non hanno veri nomi, ma solo denominazioni collettive”. Cioè fanno tutti così, è la moda di oggi, la mentalità oramai è questa e così di seguito. Come scrive Benedetto XVI “ chi non vedrebbe che queste parole descrivono proprio il nostro mondo nel quale il cristiano è minacciato da un’atmosfera anonima, da quello che è “ nell’aria”, che vuol fargli apparire ridicola e insensata la fede?” (Gesù di Nazareth). Dei giovani si parla sempre, ma in quanto a vivere in mezzo a loro, a sopportarne le crisi, le bizze, i malumori, i cambi di umori, gli odori, le delusioni e le amarezze, tipiche dell’adolescenza, età di maggiore impegno educativo del CDG, sono poche le forze in campo impegnate. Qui possiamo dire oggi qualcosa di importante, perché abbiamo una certa esperienza in questi 50 anni. Tocca a loro, con gioia, spensieratezza, allegria e convinzione. Questo è allora ancora il nostro giornale: strumento di formazione dei giovani e degli adulti al Magistero della Chiesa, nella sequela di Cristo, l’Unico le cui “parole non passeranno”, indipendentemente dai mezzi per comunicarle. Giovanni Meneghetti
GENTILI LETTORI, VI INFORMIAMO CHE DURANTE IL MESE DI DICEMBRE SARÀ POSSIBILE RINNOVARE L’ABBONAMENTO: COME? BOLLETTINO POSTALE CONTO CORRENTE: N. 1022556466 INTESTATO A: COMUNE DEI GIOVANI CAUSALE: ABBONAMENTO
PREMIO CULTURA CATTOLICA
La “Voce dei Giovani” è il giornale del Comune dei Giovani. Sfogliando le pagine, a volte ingiallite e provate dal tempo, si percorre a ritroso la storia del Comune dei Giovani, riscoprendo la continuità di una tradizione, mai avvertita con stridore, nel rispetto degli ideali sempre mantenuti saldi nei successivi passaggi generazionali. La Voce del Comune dei Giovani, quindi, rappresenta da sempre lo strumento per un approfondimento culturale delle idee portanti dell’associazione, nonché la possibilità di confronto su temi di carattere sociale, educativo, religioso. Attraverso le righe e le immagini di questo periodico, i giovani redattori desiderano essere la voce delle esigenze, delle aspirazioni, delle attese di tanti coetanei nella realtà in cui vivono. L’attività del giornale all’interno dell’associazione è il frutto dell’impegno di un gruppo di amici che, spendendo il loro tempo nella stesura degli articoli, nella raccolta delle immagini, nella composizione delle pagine, nella stampa e nella distribuzione, crescono e maturano nella consapevolezza che il risultato del proprio lavoro si orienta direttamente ai giovani, a cui il giornale è particolarmente rivolto. È una sfida vissuta con entusiasmo e con coraggio: si tratta di un coraggio finanziario, ma soprattutto ideale, perché non ha prezzo il diritto di comunicare e di affermare con forza le proprie convinzioni, allo scopo di difendere la
Carlo Teosini
ASSEMBLEA DELLE OPERE 6.09.2014
L’albero del nostro carisma Le attività, le iniziative, le varie proposte sono tutte parte di questo albero e il segreto per fare in modo che portino frutto è proprio farle rimanere saldamente attaccate al tronco Le Opere nate dal carisma di don Didimo possono essere descritte usando l’immagine di un grande albero da frutto, con radici, tronco e una folta chioma; albero che sarà tanto più bello, forte, sano, rigoglioso, pieno di foglie, fiori e frutti, quanto più sarà proporzionato nelle varie parti che lo compongono. Nel nostro esempio la chioma è formata dall’insieme delle nostre attività, tutte, dalle più grandi e appariscenti alle più piccole e nascoste. Il tronco è formato da due elementi: la responsabilità (il saper rispondere, il non tirarsi indietro, la disponibilità al servizio gratuito e disinteressato) e la compagnia (l’amicizia, la comunione tra di noi, “l’unitas” dello stemma del Comune dei Giovani). Le radici infine non sono altro che la preghiera (il rapporto con Dio, la vita spirituale, i sacramenti) e la formazione (la catechesi, la cultura, la riflessione e lo studio personali). Non possiamo trascurare neanche uno solo di questi elementi, se non vogliamo far soffrire o, peggio ancora, correre il rischio che l’albero si possa ammalare o spezzare. È quindi necessario un difficile e paziente lavoro di equilibrio tra attività, responsabilità, compagnia, formazione e preghiera. Il nostro albero – carisma può vivere e svilupparsi solo se crescono insieme tutti questi elementi! Per restare all’immagine dell’albero l’elemento più importante è però la linfa, perché se non c’è la linfa, la pianta muore. Per il nostro albero-carisma la linfa vitale è Gesù Cristo o la Verità – come insisteva sempre don Didimo. Da questo conseguono fondamentali priorità nelle nostre proposte, perché se nelle attività – nei nostri rami - non arriva la linfa di Cristo, non saremo stati fedeli al carisma che abbiamo incontrato, e, senza magari accorgercene, comince-
Mossi dalla bellezza e dalla realtà Padre Romano Scalfi al Premio Cultura Cattolica racconta di sé e dello stupore che lo ha spinto a farsi missionario in terra di Russia, dove l’ideologia non era riuscita ad “estirpare la domanda di Dio dal cuore dell’uomo” La bellezza come qualcosa che ti folgora e ti porta per strade che non avresti mai immaginato e che fa da rimando alla Verità (e d’altra parte lo diceva anche San Tommaso d’Aquino che la Bellezza è lo spendere della Verità). Padre Romano Scalfi, premiato con la medaglia d’oro alla Cultura Cattolica lo scorso venerdì 17 ottobre, al termine di una bella intervista di Luigi Geninazzi è arrivato esattamente a questo punto, al nesso tra Bellezza e Verità. Lo ha fatto citando uno dei suoi autori preferiti, Pavel Florenskji, che scriveva che “la verità si esprime in amore e l’amore fiorisce in bellezza.” È questa bellezza che ha mosso il cuore di Scalfi, che lo ha rapito con la meraviglia per la Divina Liturgia bizantina, portandolo poi a dar vita a un’opera magnifica, Russia Cristiana, grazie alla quale l’occidente ha potuto conoscere la ricchezza della cultura, della tradizione e della spiritualità russe e che è stata un veicolo importante affinché si diffondesse il Samizdat, il circuito di autoeditoria clandestina. “Marx diceva che le forze produttive determinano la coscienza - ha spiegato Scalfi -, mentre il Samizdat ribadiva invece la libertà personale e la centralità della persona nella storia. Il suo scopo non era tanto combattere il comunismo, che era una falsità della vita e sarebbe caduto da solo, quanto piuttosto aiutare gli uomini a crescere nella loro fede, educare persone nuove per una società nuova.” Il Samizdat diede voce a un senso religioso che era ancora radicato nel cuore del popolo russo, nonostante l’ideologia comunista volesse estirpare la domanda di Dio dal cuore dell’uomo.
dignità dell’uomo, sia come individuo, sia come essere sociale. Cinquant’anni di lavoro sono una lunga strada. Al tempo stesso sono serviti a capire che resta molto da fare. Pertanto è giusto essere soddisfatti di questo traguardo, ma non c’è il tempo di indugiare nei complimenti. Questo anniversario serve soprattutto a riflettere sul passato, vivendo con gioia il presente e proiettandosi al futuro, per mantenere la coerenza e la chiarezza di idee. Una serata speciale sarà l’evento clou dei festeggiamenti: lunedì 1° dicembre, alle 20:30 presso l’hotel Palladio a Bassano del Grappa, in occasione della conferenza “La sfida di comunicare la fede” tenuta da don Gabriele Mangiarotti (fondatore e responsabile del portale CulturaCattolica.it), si celebrerà insieme questa ricorrenza così importante. Diceva lo scrittore Paulo Coelho: “Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano”. Lunga vita alla “Voce dei Giovani”, con l’augurio di rinnovarsi sempre grazie alla vitalità del Comune dei Giovani, divenendo così lo sguardo aperto sulla realtà per tutti i suoi appassionati lettori.
Era stata proprio la resistenza di questo sentimento profondo che, agli inizi, aveva stupito il giovane missionario Scalfi. “Nei miei primi viaggi rimasi colpito dal fatto che il popolo non aveva perso la fede.” C’era sicuramente una grande confusione, ma il senso religioso di fondo era ancora molto forte. “Un giorno incontrai in chiesa una signora - ha raccontato - e scambiando due parole con lei, quando seppe che ero un sacerdote e che avevo una copia del Nuovo Testamento in tasca, mi chiese se poteva averlo. Glielo diedi e lei si inginocchiò di fronte a me, mi baciò i piedi, e piangendo mi disse che avrebbe pregato per me ogni giorno della sua vita.” L’opera di padre Scalfi ha reso testimonianza al fatto che questo interrogativo sull’esistenza, è annidato nel cuore di ogni uomo, appartiene a tutti e non è prerogativa del cristiano. Nel Samizdat scrivevano tanti autori, e non tutti erano credenti. Eppure anche nei loro scritti emergeva questa “domanda di Dio”, comune a tutti gli uomini, di tutti i tempi e di tutte le provenienze. Tutto sta nella risposta a questa domanda, e l’esperienza di padre Scalfi ha dimostrato che Cristo è quella più completa e valida.
Andrea Mariotto
remo a girare a vuoto e ci stancheremo presto del nostro correre. Le attività, le iniziative, le varie proposte sono tutte parte di questo albero e il segreto per fare in modo che portino frutto è proprio farle rimanere saldamente attaccate al tronco dell’albero, per ricevere dallo stesso la linfa che è energia e vita. Sempre nel nostro esempio dell’albero, abbiamo parlato di proporzione, di equilibrio tra le parti e per questo l’albero ha bisogno di qualcuno che se ne prenda cura, ha bisogno di un giardiniere, che noi chiameremo custode. Il custode tiene pulito il terreno, concima e dà da bere, pota i rami perché la pianta non si spezzi e possa portare maggior frutto. Di questo albero – di questo nostro carisma - ognuno di noi è anche custode. Siamo tutti custodi e non proprietari di questa pianta e neppure don Didimo ne è mai stato il proprietario, perché un carisma come il nostro è un dono dello Spirito a una persona per il bene degli altri uomini e della Chiesa. Finché c’era don Didimo nessuno poteva mettere in dubbio che il custode era lui. Negli anni successivi alla sua morte, questo compito è invece stato affidato al Consiglio delle Opere. Il Consiglio delle Opere per noi quindi rappresenta l’autorità, nel significato autentico del termine che deriva dal latino “augere”: far crescere, guidare. Lavoriamo tutti e lavoriamo insieme perché il nostro albero possa sempre crescere rigoglioso e possa sempre essere fedele espressione del carisma che abbiamo ricevuto attraverso don Didimo.
Gabriele Alessio