Voce dei Giovani - Marzo 2013

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Anno XLVIII - n. 3 - Marzo 2013

PROTAGONISTI DELLA PROPRIA EDUCAZIONE

IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE Tutte le ricorrenze importanti meritano una grande festa, e di certo il Comune dei Giovani non si è fatto mancare nulla nell’anno dei cinquant’anni dalla sua nascita e dei cento da quella del suo fondatore, don Didimo Mantiero. E così il 30 Novembre l’associazione ha voluto organizzare un Gran Galà conclusivo. Invitati tutti quelli che fino ad oggi hanno dato il loro contributo da "ministro", segretario o sindaco, e hanno così permesso di far nascere, crescere, progredire e migliorare questa scuola di formazione e responsabilità. La serata, presentata dal giornalista Fabio Carraro, è iniziata con la consegna delle cittadinanze onorarie a cinque personaggi che il CdG ha incontrato nella sua strada e

che si sono fatti promotori e portatori del suo motto “Voglio fare di me un Uno”. Il primo a ricevere questo riconoscimento è stato Bruno Martino, ex presidente dell'istituto Pirani-Cremona di Bassano e attualmente membro a Treviso della Commissione Diocesana per i Nuovi Stili di Vita e Salvaguardia del Creato. La seconda cittadinanza onoraria è stata assegnata a mons. Giuseppe Bonato, referente diocesano da anni vicino al Comune dei Giovani e alle sue molteplici attività. A seguire, è stato don Daniele dal Bosco ad essere insignito del titolo di “cittadino onorario”. Sacerdote a Desenzano del Garda, don Daniele si è avvicinato al CdG attraverso un’altra esperienza legata al carisma di don Mantiero, La Dieci, divenendone sostenitore ed animatore in terra veronese. “Grazie al suo modo di porsi così appropriato, grazie ai suoi modi di fare e al suo essere così semplice, chiaro e concreto è nato fin da subito un legame di amicizia molto forte”, si legge nella motivazione della cittadinanza. È stato poi il turno di Mary Ann Glendon, docente di Diritto all’Università di Harvard, già Presidente della

EDITORIALE

Viva il Papa. Sempre. Letterina di benvenuto a Papa Francesco. Ora lo amano tutti, ma quando arriverà l’artiglieria pesante serviranno soldati. Siamo pronti ad andare in trincea, fosse anche solo con una preghiera Caro Papa Francesco, siamo felici che ti abbiano eletto. Li hai spiazzati tutti, quelli che vedono complotti dappertutto, quelli che tengono una copia di “Sua Santità” sul comodino sempre a portata di mano, quelli che credono in Dio ma la Chiesa no, per carità, non serve a nulla. Hai spiazzato un po’ anche noi, a dire il vero. Eravamo abituati a sentire le peggiori cose sul Papa e sulla Curia, invece con te va tutto bene. “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno, e mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”, sta scritto, ma in questi primi giorni sono arrivati solo complimenti. Sei arrivato tu, e tutti ti amano. Hai fatto il pieno di consensi. Come si dice, hai sfondato. Ti hanno presentato come il Papa dei poveri, il Papa del cambiamento “venuto dalla fine del mondo” e tante altre cose, tutte vere peraltro. E poi prendevi la metro quand’eri in Argentina, ti piace il tango e avevi la fidanzatina, a 12 anni. (Sono andati ad intervistarla, e c’è da dire che rispetto a lei tu i tuoi 76 anni li porti alla grande, segno che lo Spirito Santo agisce eccome). Al Manifesto quando venne eletto Ratzinger fecero una prima pagina intitolata “Il Pastore tedesco”, non proprio un complimento. Con te invece no, e anche a Repubblica e l’Unità sono stati piuttosto soft.

Forse si erano illusi che tu fossi un liberal di sinistra per il solo fatto che ti chiami Francesco e che non hai l’accento tedesco. Quando hai detto “Buonasera” li hai conquistati. Hai fatto addirittura recitare un Pater-Ave-Gloria a qualche milione di persone in prime time, un’impresa. Abituati a tutt’altro trattamento – dicevamo – siamo rimasti un po’ disorientati anche noi da tutti questi consensi. E gli insulti, quando vengono?, ci chiedevamo. Eppure non hai posizioni diverse da quelle del tuo predecessore. Nessuna apertura ai matrimoni e alle adozioni gay, tanto per dire. Anzi, le hai definite frutto dell’invidia del Demonio. Nella tua prima omelia hai detto che se non professiamo Gesù Cristo “diventeremo una Ong pietosa, ma non la Chiesa”, e poi hai ribadito che “quando non si confessa Gesù Cristo si confessa la mondanità del diavolo”. Ma niente, nessun editoriale di maître à penser che si straccia le vesti. Allora abbiamo concluso che è solo questione di tempo, che quando si accorgeranno che non sei un pauperista pappamolle ma un pastore gagliardo arriveranno le bordate. Nel nostro piccolo, parteciperemo alla battaglia. Caro Papa Francesco, camminiamo con te.

Ahò, ma che state a di’? Rassegna di opinioni di cui non avremmo sentito la mancanza

Ora che abbiamo un nuovo Papa e siamo tutti più sereni, vogliamo farci una risata. Dopo ogni grande avvenimento, parte la gara delle dichiarazioni. Politici, intellettuali, professori di ogni ordine e grado, poco importa se qualificati o meno: sentono tutti indistintamente il bisogno impellente di dire la loro e, soprattutto, è fondamentale che il pubblico ne venga messo a conoscenza. Per la gioia di agenzie e di quotidiani, che ci fanno sopra i titoli e gli articoli. Spesso però la gara della dichiarazione diventa una corsa a chi la spara più grossa. Lunedì 11 febbraio, Benedetto XVI comunica la sua rinuncia. Apriti cielo. Scatto collettivo dai blocchi di partenza. Roberto Saviano brucia tutti sul tempo. Sul suo profilo Facebook ne fa una questione elettorale e immagina che il Papa abbia deciso di lasciare per “chiedere compattezza al voto cattolico”. Dan Brown, in confronto, è un principiante. A tallonarlo arriva subito Gianni Vattimo, filosofo del pensiero debole, ma così debole da chiedersi se di fronte alle truppe del nemico, Benedetto XVI non abbia avuto un attacco di debolezza pure lui. “E se avessero vinto davvero Flores e Odifreddi,

e i tanti scientisti dogmatici come loro, determinando nel povero papa Benedetto XVI una crisi di fede tale da indurlo a dimettersi?”, si chiede Vattimo sul Fatto quotidiano. E, non contento, aggiunge: “Si è probabilmente reso conto (il Papa, ndr) che, nella situazione della Chiesa oggi, le dimissioni sono la sola cosa che un papa può seriamente fare; invece di continuare a lottare per sottrarre il Vaticano all’Ici, o a scomunicare preservativi, omosessuali, unioni civili”. Chissà cos’avrà pensato Corrado Augias, escluso dall’elenco degli scientisti dogmatici. Lo sprint finale è tutto di Dario Fo. Sempre sul Fatto quotidiano, il futuro candidato Presidente della grillina Repubblica tratteggia lo scenario inquietante: “La Chiesa da una parte ricatta e dall’altra è ricattata. Vive per tenere nascosti gli affari più torbidi e per ignorare i crimini più palesi”. Oddio, Se queste sono le premesse, stai a vedere. Infatti, ecco la bomba (è legittimo il sospetto che gliel’abbia riferita lo stesso Saviano, esperto in materia): “L’equilibrio, nella Chiesa, viene dalla gestione di denaro che arriva da luoghi oscuri, come la mafia”. Aridatece i Maya.

Pontificia Accademia delle Scienze Sociali ed ex Ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede. Nel 1995, è diventata la prima donna a guidare una delegazione vaticana nella Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulle donne a

Pechino, assumendosi le più alte responsabilità e rivendicando il ruolo della tradizione cristiana nella formulazione dei diritti dell’uomo. Anche nel caso di Mary Ann Glendon l’avvicinamento al movimento fondato da don Didimo è stato attraverso

un’altra realtà, la Scuola di Cultura Cattolica, che l’ha insignita del Premio Internazionale alla Cultura Cattolica nel 2008. Anche con Etsuro Sotoo, maestro e scultore della Sagrada Familia di Barcellona premiato nel 2011, è stato “amore a prima

vista”. Per questo il CdG ha voluto farlo cittadino onorario: per “l'attenzione e il desiderio che ha avuto di trasmettere quello che ha vissuto e sta vivendo, l'emozione nel raccontare il suo passato e la continua tensione al Bello e al Vero come se volesse essere maestro nella speciale bottega dell'educazione alla vita”. A terminare la serata il discorso del sindaco Nicola Cerantola, che grazie al suo “sì” sta vivendo un’esperienza senza pari, e un video ricco di foto, volti e persone che hanno calcato il palco di questa grande esperienza viva da cinquant’anni. Per concludere, una suggestiva rassegna di tutti i Sindaci e i Segretari che si sono succe-

duti in 50 anni di storia. Don Didimo, riguardo al Comune dei Giovani, scriveva così: “Chi vuole può venire, vedere, toccare con le proprie mani. Qui non si nasconde niente a nessuno; non c’è chiusura, né sottopotere di nessuno, c’è collaborazione, comprensione, responsabilità, gioia e tanto amore”. Questo è il clima respirato al Gran Galà, questo è quello che il Comune dei giovani offre. Si sono incontrati amici che non si vedevano da tempo, riuniti per una sera in nome di un ideale condiviso. E adesso? Si riparte, perché il meglio deve ancora venire. Michela Meneghetti

Le cittadinanze onorarie BRUNO MARTINO

Perché nel momento del bisogno ha accolto il CdG senza pregiudizi mettendo a disposizione alcune aule e la Chiesa del Cremona e poi negli anni ha poi approfondito questa conoscenza, apprezzando il Comune dei Giovani, coinvolgendolo in alcune attività e offrendo la sua completa collaborazione”.

MONS. GIUSEPPE BONATO

Con le sue riflessioni sulle Opere di don Didimo Mantiero ha fatto riscoprire la ricchezza del progetto educativo di don Didimo Mantiero, la forza del suo carisma, l’importanza della preghiera vissuta nell’esperienza de La Dieci, la scuola di vita del Comune dei Giovani, il ruolo peculiare del confronto continuo tra generazioni diverse e la consapevolezza che in questo movimento si può essere discepoli ed educatori allo stesso tempo”.

eventi

A tu per tu con Renato Goretta Nota a margine di un incontro tra giovani che credono in Dio e un uomo alla ricerca Il 27 gennaio la sala conferenze dell’hotel Palladio di Bassano ha ospitato il primo incontro organizzato dal Ministero della Cultura del Comune dei Giovani. Ospite Renato Goretta, manager e imprenditore di successo. Già dal pomeriggio in compagnia lungo le vie di Bassano si respirava aria di complicità, rafforzatasi poi in una serata informale e arricchente per tutti. La motivazione è alla base del miglioramento, personale e collettivo e questo succede anche quando ci si scambiano idee: ognuno ne esce arricchito con qualcosa in più. Ed è proprio quello che è successo tra Comune dei Giovani e Renato Goretta. Per concludere un incontro ma non un’amicizia, ecco l’ultimo regalo di Renato. Ciao ragazzi, eccomi. Beh che dire… Serata magnifica e accoglienza magnifica. In questi giorni non ho smesso di pensare a voi, alle vostre domande, alla passione che c’avete messo nell’organizzare la conferenza e tutto il resto. Anche mia figlia Ginevra è entusiasta di avervi conosciuti. Abbiamo apprezzato il vostro gruppo e tutte le attività che fate. Ma soprattutto ciò che traspare sono l’entusiasmo, l’intelligenza singola e collettiva, la voglia di aiutare a crescere, rapporti umani che sono difficilmente riscontrabili e l’appoggio dei più adulti e dei vostri genitori. Siete una ricchezza sociale.

Spero, e mi piace pensare, di avervi dato un piccolo contributo di riflessione insieme a qualche spunto per pensare in modo diverso ai vostri sogni. Per pensare e progettare il percorso per poterli concretizzare. Voi avete anche la forza del gruppo, un tesoro che in pochi hanno. Siatene consapevoli e orgogliosi. Non avrei più smesso di parlare con voi; di rispondere alle vostre domande e alla vostre curiosità; di ascoltare i vostri consigli e le vostre critiche (dei quali e delle quali ho fatto tesoro). Vi ho parlato sinceramente al limite della brutalità ma sono fatto così. Immaginavo che potesse venir fuori la questione di Dio e della religione e spero che per voi non abbia rappresentato una delusione ma non mi sarei mai perdonato parole ingannevoli. Ho ripetuto mentalmente tutto il mio intervento e insieme alle vostre considerazioni, alle vostre domande e alle cose che ci siamo detti a tavola durante la cena che ha seguito la conferenza, ho trovato spunti di miglioramento. La prossima volta farò meglio e questo grazie a voi. Spero di potervi incontrare di nuovo. A presto! Renatofarò meglio e questo grazie a voi. Spero di potervi incontrare di nuovo. A presto! Renato

Beatrice Lorenzato

DON DANIELE DAL BOSCO

Con lui un legame di forte amicizia fondato su una vicendevole benevolenza ed un interesse schietto e spontaneo. La sua disponibilità a seguire il Comune negli incontri è per i giovani fonte di gioia e promessa di arricchimento personale”.

MARY ANN GLENDON

Una donna molto impegnata a favore dei diritti naturali dell’uomo, la difesa della vita e la promozione della famiglia”. Il suo esempio “insegna che in una democrazia non possiamo imporre, ma abbiamo il diritto e il dovere di proporre le nostre ragioni, provando a convincere gli altri”.

ETSURO SOTOO

L'arte dona la felicità; quando è bella è lo splendore della Verità”. Tutti i giovani ricordano la sua continua esortazione a rimanere nella luce di Cristo, a migliorarsi: “L’uomo non può lasciare i gradini più alti o più bassi, deve salire gradino su gradino, in intelligenza, in virtù, in forza. Bisogna sempre superare se stessi”.

TUTTI A TEATRO

CAMBIO AL VERTICE

Musica e parole per un incontro che scuote la vita

Gabriele Alessio nuovo Presidente del Consiglio delle Opere

In un anno tanto speciale, ci siamo fatti pure il recital. Tutto fatto in casa, tra amici, con esiti godibilissimi. “Ti racconto una storia perché sento che c’è oggi tanto bisogno di parole vere”, ha cantato il coro del Comune dei Giovani nell’incipit del recital “C’è un grosso affare in vista”. La storia portata in scena è quella di un umile parroco che ha dedicato tutto se stesso ai giovani: don Didimo Mantiero. E peccato se forse non è stato tutto perfetto, ma fatto sta che questa rappresentazione ha lasciato il segno. E chiunque, chi più, chi meno, è stato scosso da qualcosa di vero, reale e tangibile, da un’esperienza che ha cambiato la vita di tanti o che solo è servita per far pensare a come viverla appieno. Una grande sfida, quando due anni fa si è cominciato a riflettere su come poter ringraziare don Didimo, su come far capire a tutti la grandezza e l’unicità delle sue opere. E perché non farlo in un recital, hanno pensato gli organizzatori, che coinvolgesse ragazzi, giovani e adulti nel prepararlo, tipico dell’intergenerazionalità tanto cara al sacerdote? Così di buona lena c’è chi si è messo a scrivere la sceneggiatura, chi a pensare alle scenografie, chi è stato ingaggiato per scrivere musica e testi, chi ha composto i video, chi ha pensato ai balletti da realizzare e chi ha dato una spinta perché tutto procedesse al meglio. Ne è venuta fuori una storia tra presente e passato, tra ricordi ed emozioni. Seguendo il percorso di Marco e Lucia, i due protagonisti, ogni spettatore ha avuto l’occasione di fare un percorso, dallo scetticismo iniziale sulla realtà conosciuta per poi finire con l’esclamare “Voglio far di me un Uno”. Nel mezzo, gli episodi veri della vita di don Didimo: la mamma sempre attenta a far capire ai suoi bambini l’importanza di fare del bene agli altri, l’incontro con la vecchi-

na morente che gli confida la missione che Dio gli ha affidato tra la gioventù, i sogni, l’attenzione per la formazione dei ragazzi, l’amicizia profonda con Gesù Cristo. E poi la conoscenza del Consiglio direttivo e delle attività dell’attuale Comune dei Giovani, che seppure vecchio di cinquant’anni riesce ad essere ancora attuale. L’importanza di questo recital non ha riguardato solo i molti che hanno avuto il desiderio di vederlo, ma anche chi passo passo l’ha costruito, senza grandi pretese. È fatto di tanti volti, di tante storie, di tante persone, lì perché desiderose di trasmettere la bellezza di un incontro: quello personale con don Didimo, quello con il Comune dei Giovani e infine con Dio che, come dice il titolo, è sempre in attesa che l’uomo bussi alla sua casa per metterLo in mezzo ai suoi affari. Per il resto si può solo rendere grazie. Marina Bizzotto

L'avvocato Gabriele Alessio giovedì 7 marzo è stato eletto nuovo Presidente del Consiglio delle Opere di don Didimo Mantiero, l'organismo che raccoglie l'eredità spirituale ed educativa del fondatore del Comune dei Giovani. Alessio prende il posto di Sergio Martinelli, fin da subito uno dei principali collaboratori di don Didimo nella sua attività pastorale a Bassano ed in particolare nella parrocchia di Santa Croce. Già Sindaco del Comune dei Giovani, il nuovo Presidente del Consiglio delle Opere ha alle spalle anche un triennio da Presidente della Scuola di Cultura Cattolica. "Sento il peso di questa grande responsabilità – ha dichiarato Alessio dopo l'elezione – ma so di essere parte di una squadra che mi aiuterà nello svolgere il mio compito". Non ha nascosto "la sensazione di inadeguatezza, vista l'importanza dell'incarico" ma, ha anche aggiunto, “nei tanti anni di impegno nel Comune dei Giovani ho imparato che quando si riceve una chiamata bisogna rispondere". Al nuovo Presidente i migliori auguri di buon lavoro da parte di tutta la redazione della Voce dei Giovani.


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