Christine e la città delle dame

Page 1

Plancia Ballestra_Layout 1 24/04/15 16:34 Pagina 1

Silvia Ballestra è scrittrice di racconti, romanzi e saggi, più volta premiata. I suoi libri sono stati pubblicati dai maggiori editori italiani. Rita Petruccioli è tra le più promettenti illustratrici italiane dell’ultima generazione.

SILVIA BALLESTRA - CHRISTINE E LA CITTÀ DELLE DAME

Il lavoro è terminato. La città adesso è pronta: bella, forte e popolata. Tutta scritta. Chiara. Ariosa. Libera. Giusta. E ben difesa. Christine si sente meno sola, fra tutte queste storie. “Bastava cercarle, le storie delle donne. Delle Amazzoni e di Cassandra, di Didone e di Saffo, di Penelope, della Vergine Maria e di molte altre”, dice, posando la penna. “Bastava raccontarle”.

SILVIA BALLESTRA

CHRISTINE e la città delle dame Illustrazioni di

Rita Petruccioli

EDITORI LATERZA

celacanto

EDITORI

LATERZA




celacanto

Parole da leggere, in silenzio o ad alta voce, storie da vedere, mondi da esplorare © 2015, GIUS. LATERZA & FIGLI

www.laterza.it PRIMA EDIZIONE MAGGIO 2015 EDIZIONE I II III IV V VI ANNO 2015 2016 2017 2018 2019

2020

PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA GIUS. LATERZA & FIGLI SPA, ROMA-BARI

Questo libro è stampato su carta amica delle foreste STAMPATO DA SEDIT - BARI (ITALY) PER CONTO DELLA

GIUS. LATERZA & FIGLI SPA ISBN 978-88-581-1967-9

PROGETTO GRAFICO EMANUELE RAGNISCO MEKKANOGRAFICI ASSOCIATI


SILVIA BALLESTRA

CHRISTINE e la città delle dame Illustrazioni di

Rita Petruccioli

EDITORI

LATERZA



Alla fine di una lunga giornata di lettura e scrittura, nel piccolo studio di Christine de Pizan sta scendendo la sera e lei, sola e seduta al suo scrittoio, pensa che non sarebbe male, dopo tanti argomenti complicati, concludere con qualche pagina divertente. Cerca delle poesie ma può andare bene anche qualcos’altro, purché sia breve: la cena è quasi pronta e a momenti verranno a chiamarla per mettersi a tavola. Tanto, le basta allungare la mano per trovare quello che le serve. Per via del suo lavoro di scrittrice e di copista, infatti, è circondata da pile di libri. Perché Christine, di mestiere, oltre a scrivere, trascrive.


La stampa ancora non esiste e lei, proprio come i monaci e le monache del tempo, ricopia a mano i libri più importanti. Li mette in bella calligrafia, si preoccupa di disporne il testo sulla pagina in modo leggibile e chiaro, ne ricava volumi ricchi e preziosi da vendere o conservare nelle più belle biblioteche d’Europa. È diventata così abile e richiesta che ha anche dei collaboratori e delle collaboratrici che lavorano per lei in uno scriptorium. Lo scriptorium è una specie di officina, uno studio molto spazioso in cui si lavora, in tanti, alla copiatura dei testi. Illuminato da ampi finestroni, ospita diverse postazioni di scrittura e tutta l’attrezzatura necessaria per fare i libri: pergamene ricavate dalla pelle di animali, righelli, raschietti, penne, inchiostri, temperini, punteruoli per forare le pagine e tirare le righe, leggii. E, naturalmente, tanti volumi. Ma Christine preferisce lavorare da sola, in casa. Per le sue mani, dunque, passano libri di tutti i tipi e lei ne conosce e apprezza davvero tanti. Questo libretto, per esempio, che ora afferra quasi sovrappensiero, dovrebbe fare al caso suo: è


vero che si intitola Lamentazioni – dunque è a rischio lagna – ed è stato scritto da un vecchio monaco (probabilmente decrepito) di nome Mateolo, ma parla di donne. Donne! Un gran bell’argomento! “Credo che l’abbia lasciato qui qualcuno per sbaglio”, mormora Christine. “Ma non dovrebbe essere male. Vediamo un po’ cosa ci dice il vecchio Mateolo”. Scorre le prime righe, ma la chiamano per la cena e Christine si alza. Lascia il libro aperto sul tavolo. Lo guarderà domani. Il giorno dopo, però, non può andare subito in studio a lavorare. Deve prima passare in tribunale, e poi dall’avvocato, e dopo ancora tornare in qualche ufficio, portare delle carte, farle bollare, aspettare risposte, pareri, sentenze. Ha quattro processi aperti, quattro questioni complicatissime da gestire che si trascinano da tempo. Da quando infatti, a soli venticinque anni, è rimasta vedova, tocca a lei cercare di recuperare certi stipendi arretrati del marito che non sono mai stati pagati e sbrogliare pretese su un paio di terreni avuti in eredità alla morte di suo padre.


Deve anche fronteggiare certi orrendi uomini (“pieni di vino e di grasso”, così le appaiono, quei mostri) che pretendono dei soldi dalla sua famiglia: sostengono di averli prestati ai suoi cari, ma si tratta della loro parola contro quella di chi non c’è più. E chi lo sa se è vero? Suo padre e suo marito, due persone meravigliose che ha amato infinitamente e che infinitamente l’hanno amata, di certe cose non hanno mai avuto modo di parlarle. E di quelle questioni deve adesso occuparsi lei, senza averne saputo mai nulla prima. Sia suo padre che suo marito sono stati al servizio di Carlo V di Francia, il sovrano detto “il Saggio”. Il padre, Tommaso, famoso professore di Bologna, si era trasferito con tutta la famiglia in Francia proprio perché il re l’aveva voluto come suo astronomo e dottore personale. È lì, a corte, che è cresciuta Christine, nata a Venezia nel 1365 e partita per la Francia a quattro anni. La sua è stata un’infanzia felice. Da piccola, a corte, Christine ha preso parte a grandi ricevimenti, banchetti, rappresentazioni. E grazie al mestiere e alla cultura del padre ha ricevuto un’eccellente educazione. Un’educazione straordinaria, a quell’epoca, per una femmina. Ha avuto accesso alla biblioteca reale, al Louvre, dove il re Carlo V ha trasferito la sua ricchissima collezione di libri sistemandola su tre piani, nella Torre dell’Orologio, in bellissime sale rivestite in legno d’Irlanda, sotto soffitti a volta, con scaffali e ruote librarie e bauli zeppi di preziosi volumi. Ha potuto assistere, in prima fila, alle visite dei sovrani stranieri, ricevuti sempre con grande sfarzo. A quindici anni, poi, ha sposato Etienne Castel, il giovane notaio e segretario del re. Hanno avuto tre bambini e tutto, proprio tutto, sembrava andare per il meglio, finché, purtroppo, nel volgere di una decina d’anni, sono morti prima Carlo V, poi Tommaso, infine anche l’amato sposo Etienne, colui che resterà l’unico amore della sua vita. Lei, dunque, è rimasta presto vedova con tre bambini a cui badare.

10




Un colpo molto, molto duro. Un vero tracollo, che lei ha descritto, in un suo libro, come effetto di un “mutamento di Fortuna”. Arrivato, per giunta, in un periodo di grandi disordini e oscurità per il regno di Francia, impegnato nella Guerra dei Cent’anni. Guerra contro l’Inghilterra che – con alti e bassi, riprese e interruzioni, battaglie e insurrezioni – dura da un pezzo e durerà ancora e ancora. Cento anni in tutto, proprio come dice il nome. Povera Christine, stretta fra la necessità di inventarsi un lavoro e affrontare tutti quei problemi che, nonostante sia passato un bel po’ di tempo, ancora non si sono risolti. Da allora le tocca perdere giornate intere dietro alle questioni legali e finanziarie. E per lei sono rogne perché, anche se grintosa, è una donna ancora giovane in un mondo fatto tutto di uomini che si danno ragione fra loro. Ma non può fare altrimenti perché è una mamma e i suoi figli sono ancora piccoli e il lavoro con i libri a volte non basta. Deve far valere i suoi diritti, quindi si avvolge nel suo mantello di pelliccetta ormai liso e passa le mattine nelle fredde aule del grande Palazzo di Giustizia di Parigi a discutere con avvocati, procuratori e funzionari di corte. Ormai è diventata un’esperta di leggi e diritto; non fa altro che mettere assieme documenti, assistere a udienze e preparare ricorsi. Una noia terribile. E quanto le danno fastidio gli sguardi dei creditori che si danno di gomito alle sue spalle: “Arriva la gran signora”, mormorano quelli, beffardi. “Madama la Vedovella”.


Lei tira dritto, facendo finta di non sentire. Stringe al petto le sue carte e scuote appena i lembi del mantello. Ogni tanto, sempre di corsa fra quelle aule piene di spifferi o in attesa nei tribunali, le capita anche di ammalarsi, finire a letto con la febbre, stremata. Ogni tanto il fisico la tradisce e i suoi oppositori, più di una volta, hanno pensato che stesse per arrendersi. Pazzi! Ma che, ancora non la conoscono? Lei è Christine, Christine de Pizan! È famosa. Ed è diventata famosa come scrittrice non solo per le sue belle poesie, ma anche per aver criticato Jean de Meung, lo scrittore alla moda che ha scritto il seguito del libro più letto dell’epoca: il Roman de la Rose. Ma lo ha a tal punto stravolto, quel racconto che era un poetico canto d’amore e ora è ridotto a una critica feroce verso le donne, che sono in molti a dire che il bocciolo di rosa, toccato da Jean, da fresco e bello che era, si sia fatto vizzo. Solo che non glielo dicono in faccia, al grande intellettuale: troppo potente, il professor de Meung. E duro. Cattivo.

14



Christine, invece, di fronte a quello scempio non è rimasta in silenzio. Ha preso carta e penna e ha scritto una protesta che punta dritto contro Jean e la sua opera così malevola con le donne. L’ha declamata a corte, in pubblico. L’ha fatta circolare e si è trovata degli alleati fra gli altri scrittori. Soprattutto, ha ottenuto il sostegno di Isabella di Baviera, regina di Francia. Dallo scritto di Christine è nata una disputa, una discussione, a cui hanno partecipato in molti, con altri scritti. Qualcuno a sostegno, altri contrari. A volte i toni sono risultati molto offensivi verso Christine: “Una donna! Come si permette?” tuonano i nemici. “Come si permette di prendere la parola?” L’hanno attaccata proprio in quanto donna. Perché non tollerano che possa criticare un uomo, mettersi alla sua altezza. Si sono scambiati lettere di fuoco, qualcuna è stata pubblicata, altre sono diventate libretti. Il confronto, aspro, è andato avanti per mesi ma, alla fine, non ci sono stati né vincitori né vinti. O forse sì: ha vinto Christine, che per prima ha osato mettere in discussione le tesi di Jean de Meung, eminente professore dell’Università di Parigi. Avversario bello grosso. È da allora che Christine è famosa: principi e re la cercano come scrittrice, le commissionano dei lavori, la trattano come un’importante intellettuale. Dunque, se è riuscita a tener testa a tanti accademici e a tanti chierici agguerriti scesi in difesa del suo illustre avversario, senza per questo finire al rogo (e non è un modo di dire: all’epoca può capitare, soprattutto alle donne), potrà farcela anche con quegli “uomini pieni di vino e di grasso” che le rovinano le giornate. Se lo ripete per resistere ai momenti peggiori. Come quelli in cui arrivano le guardie in casa a sequestrare mobili, quadri, cofanetti e manoscritti preziosi: doni, d’un tempo, del vecchio re a suo padre.

16



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.