4. Ferri taglienti di Scarperia

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Itinerario

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IL MUGELLO, LA VAL DI SIEVE E LA ROMAGNA TOSCANA


Ferri taglienti di Scarperia

Quarto itinerario - Ferri taglienti di Scarperia

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QUARTO ITINERARIO a tradizione più gloriosa, quella che ha reso famoso il nome di Scarperia in Italia e nel mondo è costituita dall’artigianato dei cosiddetti ferri taglienti. Per molti, infatti, Scarperia è il paese dei coltelli: lo attesta una tradizione che risale, sembra, all’epoca della fondazione della “terranuova”. Le testimonianze documentali più antiche, comunque, sono della metà del XVI secolo, essendo rappresentate dagli Statuti del 1538 e del 1567, nei quali vengono accuratamente indicate tutte le norme alle quali dovevano attenersi gli artigiani di Scarperia addetti al settore (materiali da impiegare, rapporti con i lavoranti, regolamentazione delle vendite). Presso a poco coevo agli Statuti è un “registro di bottega” di un coltellinaio, Giordano di Guido Giordani, che va dal 1546 al 1562: in esso sono riportate interessanti notizie sui sistemi di lavorazione e sulla grande varietà di oggetti prodotti dalle botteghe di Scarperia. A partire dalla metà dell’Ottocento è documentata la partecipazione di alcune botteghe scarperiesi a esposizioni nazionali e internazionali: Firenze (1850), Parigi (1855), Londra (1862), a riprova della diffusione sovraregionale delle vendite. Fu un periodo di particolare fortuna e di espansione dell’artigianato della coltelleria, che implicò una serie di tentativi di razionalizzazione, sia dell’attività produttiva che dei sistemi di vendita, nonché la nascita delle prime consociazioni cooperative (risale al 1874 la fondazione della Società Cooperativa dei ferri taglienti). Sul finire dell’Ottocento esistevano a Scarperia 35 botteghe artigiane in attività, con un numero di lavoranti che superava le cento unità. I coltelli prodotti a Scarperia si erano affermati sul mercato nazionale (specie nell’Italia centromeridionale) e l’attività era in piena espansione, tanto che nei primi anni del Novecento è documentata una ulteriore crescita del numero delle botteghe e addirittura il raddoppio dei lavoranti. Ma nel 1908 una legge dello Stato unitario con la quale si limitò la misura delle lame dei coltelli a serramanico (il prodotto principale degli artigiani scarperiesi) ebbe effetti deleteri: fermò il processo espansivo e segnò l’inizio di una crisi serpeggiante che si accentuò con lo scoppio della Grande Guerra. Negli anni Venti e Trenta molte botteghe furono costrette a chiudere, mentre quelle superstiti, ormai prive di autonomi canali di commercializzazione, vennero a trovarsi in balìa dei grossisti. A ciò si aggiunsero le conseguenze negative del mancato adeguamento tecnologico e del contrarsi della gamma dei modelli prodotti, due fenomeni legati anch’essi allo stato permanente di una crisi che si accentuò nel secondo dopoguerra sino a rasentare la scomparsa di una così antica attività artigianale. Solo negli anni Ottanta dello scorso secolo, con la costituzione di un “Centro di ricerca e di documentazione sull’artigianato dei Bottega di coltellinaio ferri taglienti”, verrà riscoperta

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IL MUGELLO, LA VAL DI SIEVE E LA ROMAGNA TOSCANA


QUARTO ITINERARIO

Tipi di forbici da un vecchio catalogo di una ditta di Scarperia

Veduta dell’ampia corte interna del Palazzo del Podestà

una tradizione che rischiava di venir meno del tutto. Oltre a promuovere una serie di ricerche e di studi sulla vita e sul lavoro dei coltellinai, il Centro ha infatti costituito un museo, aperto nel 1990, ubicato nella sede di un’antica bottega di coltellinaio, posta nel centro di Scarperia in via Solferino n. 15, che aveva conservato il suo aspetto tradizionale. Nel museo è stato raccolto e sistemato materiale documentario sulla storia dell’attività (diplomi, vecchi cataloghi, foto d’epoca, dépliants ottocenteschi), oltre ai vari tipi di ferri taglienti prodotti dalle botteghe scarperiesi, che spaziavano dai tradizionali modelli toscani, alle imitazioni e riproduzioni di coltelli tipici di altre regioni italiane, sino alla cosiddetta “zuava”, al coltello detto “galle tre pianelle” e al “palmerino”, divenuto quest’ultimo quasi un simbolo della produzione di Scarperia. La bottega di coltellinaio divenuta museo, opportunamente restaurata, continua ad essere operante con gli antichi macchinari e gli attrezzi disposti alle pareti, tanto che, su prenotazione, è possibile ancor oggi assistere alla lavorazione tradizionale dei coltelli fatta da un artigiano coltellinaio. R.S.

Il varco d’ingresso nelle mura di Scarperia

Quarto itinerario - Ferri taglienti di Scarperia

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