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Piccole guide per grandi viaggiatori
VIVO IN VAL di CHIANA
TRA STORIA, ARTE E NATURA Civitella in Val di Chiana, Cortona, Foiano della Chiana, Lucignano, Marciano della Chiana, Monte San Savino
A cura delle scuole primarie e secondarie di primo grado dei comuni del territorio
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il volume Vivo in Val di Chiana Fra storia, arte e natura
Un progetto di Ente Cassa di Risparmio di Firenze Con il contributo di Regione Toscana In collaborazione con Dipartimento di Scienze dell’Educazione e dei Processi Culturali e Formativi dell’Università di Firenze Promosso da Provincia di Arezzo Con il Patrocinio di Ministero per i Beni e le Attività Culturali Ministero della Gioventù Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Partner del progetto Comune di Castiglion Fiorentino Comune di Civitella in Val di Chiana Comune di Cortona Comune di Foiano della Chiana Comune di Lucignano Comune di Marciano della Chiana Comune di Monte San Savino
Comitato scientifico Michele Gremigni, Leonardo Rombai, Renato Stopani, Paolo De Simonis Supervisione Antonio Gherdovich Coordinamento e relazioni istituzionali Marcella Antonini Responsabile del progetto Chiara Mannoni Coordinamento delle attività didattiche Giovanna del Gobbo Organizzazione operativa Silvia Zonnedda Comunicazione e promozione Susanna Holm Sigma CSC Grafica di progetto Media Studio Advertising & Design Ufficio stampa Catola & Partners
è a cura di Scuola primaria Arcobaleno di Tegoleto, Civitella in Val di Chiana Scuola primaria Aldo Capitini di Montecchio, Cortona Scuola primaria Giovan Battista Madagli di Fratta, Cortona Scuola primaria Girolamo Mancini di Cortona Scuola primaria Mattia Moneti di Pergo, Cortona Scuola primaria Santa Margherita di Centoia, Cortona Scuola primaria Curzio Venuti di Sodo, Cortona Scuola primaria Galileo Galilei di Foiano della Chiana Scuola primaria Vittorio Fossombroni di Foiano della Chiana Scuola primaria Francesco Dini di Lucignano Scuola primaria Enrico Fermi di Marciano della Chiana Scuola primaria Guglielmo Marconi di Cesa, Marciano della Chiana Scuola primaria Anni Verdi di Alberoro, Monte San Savino Scuola primaria Ten. Mario Magini di Monte San Savino Scuola secondaria di primo grado Martiri di Civitella, Civitella in Val di Chiana Scuola secondaria di primo grado Pietro Berrettini e Pietro Pancrazi di Camucia, Cortona Scuola secondaria di primo grado Guido Marcelli di Foiano della Chiana Scuola secondaria di primo grado Giuseppe Rigutini di Lucignano Scuola secondaria di primo grado di Marciano della Chiana Coordinamento redazionale Silvia Zonnedda con Eleonora Antonelli Elisabetta Caiani Andrea Dini Francesca Lauretano Progetto grafico e impaginazione Emanuele Coggiola, Nina Peci si ringraziano i dirigenti scolastici Nicoletta Bellugi, Circolo didattico Cortona 2 e Istituto Comprensivo Lucignano; Anna Bernardini, Istituto Comprensivo Guido Marcelli; Carla Bernardini, Scuola Secondaria di primo grado Pietro Berrettini e Pietro Pancrazi; Maria Beatrice Capecchi, Circolo didattico Cortona 1; Iacopo Maccioni, Istituto Comprensivo Monte San Savino Domenico Sarracino, Istituto Comprensivo Martiri di Civitella; e gli insegnanti Giuseppina Adulti, Cesarina Amatucci, Ivana Arrigucci, Simona Baldassarri, Manuela Barbagli, Pamela Belmonte, Cosetta Bennati, Silvia Biagi, Donatella Calabrò, Giuseppe Calussi, Benedetta Cantile, Francesca Capone, Roberta Cartesi, Anna Chiti, Marcella Corsi, Oreana Cosci, Gemma Del Mazza, Aidi Deodati, Antonella Faldi, Marina Farnetani, Mariangela Gabrielli, Alessandra Giamboni, Daria Giomi, Maria Giorni, Fiorella Iacomi, Ilaria Lionti, Sonia Lodovichi, Laura Lombardi, Elena Lucaroni, Alessandra Maccioni, Simona Magherini, Aurora Marcoccia, Maria Luisa Marinelli, Antonella Mariottini, Graziella Materazzi, Faustina Mercati, Stefania Meucci, Antonella Moriconi, Federica Mugnai, Donatella Nannicini, Carlo Neri, Laura Paolini, Maria Concetta Parisi, Patrizia Pedretti, Adriana Pesci, Angela Petito, Monica Petti, Maura Piattellini, Franca Polvanesi, Maria Pratesi, Chiara Pugi, Chiara Savini, Marzia Serrai, Laura Solfanelli, Francesca Spinelli, Ombretta Statuti, Sauro Tavarnesi, Anna Zampagni Un particolare ringraziamento a tutti quelli cha hanno collaborato a vario titolo con i ragazzi per il concorso
SOMMARIO
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Prefazione ...................................................................................................7 ALLA SCOPERTA DELLA VAL DI CHIANA Scuole Primarie CIVITELLA IN VAL DI CHIANA Arcobaleno (di Tegoleto)...........................................................................9 CORTONA Santa Margherita (loc. Centoia)...............................................................19 Girolamo Mancini .....................................................................................26 Giovan Battista Madagli (loc. Fratta) ......................................................32 Aldo Capitini (loc. Montecchio) ..............................................................39 Mattia Moneti (loc. Pergo) ......................................................................45 Curzio Venuti (loc.Sodo) ..........................................................................51 FOIANO DELLA CHIANA Galileo Galilei............................................................................................59 Vittorio Fossombroni................................................................................59 LUCIGNANO Francesco Dini ..........................................................................................69 MARCIANO DELLA CHIANA Guglielmo Marconi (loc. Cesa) ................................................................79 Enrico Fermi..............................................................................................79 MONTE SAN SAVINO Ten. Mario Magini.....................................................................................87 Anni Verdi (loc. Alberoro)........................................................................87
PERCORSI DA ESPLORARE Scuole Secondarie di primo grado CIVITELLA IN VAL DI CHIANA Martiri di Civitella (gruppo classi prime)...............................................99 Martiri di Civitella (gruppo classi seconde) ..........................................103 CORTONA Pietro Berrettini e Pietro Pancrazi (loc. Camucia) ................................109 FOIANO DELLA CHIANA Guido Marcelli ..........................................................................................113 LUCIGNANO Giuseppe Rigutini .....................................................................................117 MARCIANO DELLA CHIANA Scuola media ............................................................................................121
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PICCOLE GUIDE PER GRANDI VIAGGIATORI… L’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, attraverso il progetto Cento Itinerari più Uno, si propone di stimolare il legame tra giovani e territorio. Riappropriarsi del valore delle proprie origini e ritrovare l’attenzione per quelli che possono diventare aspetti di crescita e opportunità di sviluppo, rappresentano l’obiettivo principale del progetto che quest’anno si è svolto nella Provincia di Arezzo e in particolare nei comuni della Val di Chiana: Castiglion Fiorentino, Civitella in Val di Chiana, Cortona, Foiano, Lucignano, Marciano della Chiana, Monte San Savino. Abbiamo chiesto ai ragazzi delle scuole elementari e medie di proporre itinerari da percorrere nel proprio comune. La semplice domanda “Cosa voglio fare io da turista? Cosa c’è di bello da fare nel mio comune?” ha prodotto risposte risultati sorprendenti. Da qui nasce l’idea di rendere tangibile e duraturo il lavoro fatto dai ragazzi pubblicandone gli esiti: nasce con questa premessa la ‘piccola guida turistica’ della Val di Chiana. Descrizioni e immagini, proposte per il tempo libero, approfondimenti sui beni storico artistici e paesaggistici del proprio territorio, divengono non solo i contenuti di un testo utile e piacevole da consultare, ma anche i mezzi per la costruzione di un dialogo con gli adulti attraverso nuove idee e suggerimenti. Ci piacerebbe dunque che il volume diventasse per i ragazzi un’utile fonte di notizie, una divertente lettura e, soprattutto, il piacevole ricordo del lavoro svolto con i compagni di scuola e gli insegnanti. La ‘piccola guida’ rappresenta il segno di un cammino in cui sono gli adulti, questa volta, ad essere condotti per mano dai bambini. Michele Gremigni Presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze
PREFAZIONE
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Scuola Primaria Arcobaleno Classi II A e B, IV A e B
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Alla scoperta della Val di Chiana Civitella
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ALLA CONQUISTA DI CIVITELLA IN VAL DI CHIANA Vi proponiamo di seguirci in una breve gita fatta qualche tempo fa alla scoperta del nostro comune. Appena siamo scesi dal pulmino siamo andati in piazza Don Alcide Lazzari a visitare una chiesa molto grande. Usciti dalla
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chiesa, ci siamo diretti verso la Sala della Memoria. Dentro questo museo abbiamo trovato delle vecchie armi e foto relative al periodo della guerra contro i tedeschi. Poi abbiamo visto una statua che forse poteva raffigurare un bambino che, per mettersi in fuga dai tedeschi, decise di buttarsi da un muretto. Ritornando verso il pulmino abbiamo visto che lungo quasi ogni via c’era un’immagine con Gesù e la Madonna chiamate ‘maestà’. Saliti sul pulmino, ci siamo diretti verso una piccola chiesa, in cui qualche volta veniva detta la messa. Entrati nella chiesa ci siamo messi a sedere sulle panche; dopo un po’è arrivata una signora che Alla scoperta della Val di Chiana
ci ha raccontato una leggenda molto interessante. Infine abbiamo ripreso il pulmino e siamo ritornati a scuola.
equitazione “La Fogliarina”dove è possibile noleggiare i cavallini. Durante la cavalcata potrete osservare noceti, oliveti e querce che con il loro muschio vi indicheranno il Nord, come una bussola! Le piante di noce forniscono il legname pregiato per la lavorazione di mobili. L’olivo è una pianta tipica della nostra zona e produce un olio veramente buono per gustose bruschette semplici o con il cavolo nero. A metà
AVVENTURE NELLA NATURA Nel nostro comune è possibile fare passeggiate per vivere belle giornate a contatto con la natura e con gli animali. Volete un suggerimento? Improvvisatevi cavallerizzi e seguite il sentiero che da Griccena, vi porta al torrente Leprone. Il percorso è più emozionante se si effettua sopra a dei mansueti e simpatici pony. Vi chiederete dove trovare i pony. Lì vicino c’è il centro di
novembre durante la “festa dell’olio” è possibile assaggiare l’olio nuovo, particolarmente piccante, direttamente dai vari produttori. Se siete dei piccoli botanici, nel boschetto è possibile distinguere due tipi di querce. La roverella
Civitella
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ha foglie lobate e pelose nella parte inferiore. La capsula della ghianda è liscia. Invece le foglie del cerro sono ruvide e irregolari e la sua capsula presenta dei filamenti arruffati. Una curiosità: quando un insetto punge la corteccia, l’albero forma in quel punto un involucro legnoso rotondo detta “galla”, difficile da rompere, ricco di tannino, una sostanza antisettica. Tra gli arbusti del sottobosco si può trovare la rosa canina con le cui bacche si può fare una deliziosa marmellata. Durante tutto il percorso è possibile ammirare campi coltivati a grano, granturco e girasoli. Con un po’ di fortuna potrete incontrare gli abitanti del luogo: scoiattoli, tassi, istrici e volpi furbacchione. Il Leprone, da non confondere con una grossa lepre, è un torrente che nasce presso Civitella e va ad alimentare il torrente Esse. La sua 12
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acqua viene utilizzata per l’irrigazione ed è frequentata da grosse nutrie che scavano lunghe gallerie sotterranee.
nostri ritrovi giocosi: scivoli altalene e prati per scorrazzare in bici. “Ciao! Abito a Tegoleto. Quando il tempo lo permette e abbiamo pochi compiti io e mia sorella andiamo nel grande giardino a rilassarsi ma anche a prendere una boccata d’aria. La mamma alcune volte ci porta ai giardinetti di Badia al Pino vicino alla ferrovia, dove spesso tutti insieme andiamo vicino ad una ringhiera a vedere il treno che
passa. A me piace di più il parco di Oliveto dove vado in estate ai campi solari. Il nonno ci porta alla scoperta della natura nei boschi, per raccogliere i funghi e cercare nespole”. “Io vivo a Pieve al Toppo, se arrivasse un bambino lo porterei a S. Martino perché ci sono andata con la mia famiglia ed è un bel posto vicino a Civitella con un gran prato verde, la chiesa e poche case antiche. Poi lo porterei a Civitella perché c’è la torre e spazio per giocare a nascondino tra le mura del castello. Vorrei giocare dove ci sono tanti animali, ma nel nostro comune non c’è un parco così. Di solito gioco con le bici e tante bambine in un piccolo giardino dove sorge una chiesetta. Invece con la mamma arrivo fino ad un laghetto dove ci sono cigni e cavalli”.
DOVE ANDIAMO A GIOCARE? La nostra scuola Arcobaleno sorge nel Parco agro urbano del comune. C’è una vasta zona verde con palestra, campo sportivo e pista da atletica. E’ uno dei nostri ritrovi per sport, giochi e manifestazioni estive. A Tegoleto c’è il Teatro Moderno nel quale molti di noi svolgono attività teatrali. Organizzano la stagione di prosa con anche il concorso di teatro amatoriale “Storie di paese”, al quale partecipano molte compagnie. A Badia al Pino c’è la nostra Biblioteca Comunale dove andiamo nel tempo libero perché ci sono postazioni internet e la Scuola di Musica. Ognuno di noi viene dai paesi circostanti in ciascuno dei quali ci sono i Alla scoperta della Val di Chiana
Civitella
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“Io sono una bambina che adora giocare all’aria aperta. Vado alla pista ciclabile e a quella di pattinaggio di Pieve al Toppo; qui mi alleno con i Rollerblade”. IL NONNO RACCONTA I GIOCHI Semolino - Ci giocavano i piccoli durante la veglia di Natale. Nella semola, scarto della lavorazione del grano, ve-
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nivano nascoste delle monetine. Poi il mucchio era suddiviso tra i bambini; i più fortunati trovavano il piccolo tesoro, ma alla fine i giocatori dividevano in parti uguali i pochi soldi. Giocattoli - Le bambine legavano le foglie che avvolgevano la pannocchia di granturco con lo spago, fissavano la “barba” del mais come capelli e ne ricavavano bambole per giocare. I bambini intagliavano pezzetti di legno a forma di fucile o fionde; le canne diventavano cerbottane. Più complicati erano i carrettini con il timone. TRADIZIONI Durante l’anno si cercava nel bosco un ceppo bucato abbastanza grande per “scaldare tre giorni i pannolini di Gesù”. Prima però, il capofamiglia, alla vigilia di Natale, vi nascondeva i
Alla scoperta della Val di Chiana
regali per i piccoli: mandarini, waferini, noci, fichi secchi. ANTICHI MESTIERI La lavandaia - In una conca di coccio disponevano a strati cenere e lenzuola, versavano sopra acqua calda e il ranno così ottenuto sgrassava i panni; il tutto durava due giorni. La tessitrice - La lana tosata veniva allargata, battuta e filata con l’arcolaio. Si ricavava un filo, avvolto in matasse
Civitella
e poi in gomitoli; con due o quattro ferri si lavoravano maglie, mutandoni, calze, guanti, sciarpe e cappelli. Il corbellaio e la fiascaia - Nelle sere d’inverno era utile lavorare il vinco, albero importante per i contadini che serviva per la legatura delle viti e per intrecciare ceste, panieri, gerle, e stuoie; le ultime servivano per conservare frutta e ortaggi essiccati al sole. Il bigonciaio - Il legno di castagno era ridotto in doghe per costruire tini e bigoncie usate per la vendemmia. Veniva spellato per tessere il “crino” una cesta a spalla per trasportare fieno e pollame. Il mezzadro - Il colono, cioè il contadino, aveva il contratto o “scritta” con il padrone del terreno per circa un anno. Tutti i raccolti dei campi e gli animali che curava erano divisi a metà con il possidente.
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BRICIOLE – Toponomastica La Pieve al Toppo detta Intoppo abbracciava 24 chiese. Il fonte battesimale nel 1502 fu portato nella Badia, abbazia benedettina di S. Bartolomeo al Pino. La Pieve divenne oratorio-ospedale per pellegrini. Qui avvenne lo scontro tra Aretini e Senesi, Dante lo citò nell’Inferno come “le giostre dal Toppo”. Tegoleto antica fornace di mattoni e tegole da cui il nome. Qui morì nel 1871 il brigante “Gnicche” che terrorizzò l’aretino. Nelle narrazioni popolari era come Robin Hood: dava ai poveri gli spiccioli dei ricchi. Nella parlata chianina si dice “Sei uno Gnicche” riferito spesso a bambini vivaci. Viciomaggio, Vicus Maior, villaggio maggiore tra gli insediamenti intorno all’antica palude che sommergeva la Val di Chiana. Vicino, in collina, sorge Tuori. Il nome etrusco significa luogo di pescatori: vi attraccavano le barche quando la valle era lacustre; fu riprodotta in un progetto di Leonardo Civitella, “piccola città” in collina da cui si controlla tutta la valle verso Arezzo, Cortona, Siena e Firenze. La posizione strategica l’ha resa nelle diverse epoche importante fortilizio, famosa è la torre dell’antico castello. E’ conosciuta per la feroce rappresaglia tedesca del 29 giugno 1944.
PANCIA MIA FATTI CAPANNA Sugo di crostini neri all’aretina o crostini toscani Ingredienti: 100 g di milza di vitella spellata, 600 g di fegatini di pollo, 300 g di cipolline di pollo, 200 g di macinato di vitella, 200 g di capperi, 4 acciughe sottosale deliscate, 1 cipolla, 2 coste di sedano, alcune foglie di sal-
via, 30 g di burro, olio extravergine di oliva, brodo di carne q. b., sale e pepe. Preparazione: Tritare grossolanamente cipolla, sedano e salvia e mette il tutto in un tegame con l’olio. Aggiungere i fegatini e i duroni di pollo, salare, pepare e cuocere per circa 30 minuti gi-
LEGGENDE La chiesa della Madonna di Mercatale Un giorno a Civitella un brigante uccise un uomo. Entrò in chiesa, lì era al sicuro. Si pentì, in onore della Madonna disegnò un quadro e lo attaccò al muro. I poliziotti videro il quadro, lo buttarono, ma il giorno dopo era di nuovo al muro. Lo lasciarono lì.
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rando spesso. Se si asciuga troppo aggiungere un po’ di brodo. A fine cottura togliere cipolla, sedano e salvia e passare la carne al tritatutto, quindi rimettere sul fuoco con l’olio, i fegatini e i duroni macinati. Aggiungere il macinato di vitella, la milza macinata e far cuocere circa 20 minuti, sempre girando spesso e se si attacca aggiungere brodo di carne. Unire i capperi, le acciughe, il burro e aggiungere brodo e olio di oliva per raggiungere la giusta consistenza; cuocere per altri 10/15 minuti.
Preparazione: Spezzettare il cinghiale, mettere a bagno la sera prima con tanto limone, poco aceto, chicchi di pepe e cipolla tritata. La mattina mettere la carne senza lavare nel tegame con il rigatino, fare insaporire e salare. Non appena la carne inizia a rosolare mettere un battuto di rosmarino, rigatino, pancetta, vino bianco e continuare a cuocere. Quando è cotto mettere il pomodoro e continuare a cuocere fino a terminare la cottura.
Cinghiale in umido Ingredienti: Cinghiale, limone, aceto, cipolla, chicchi di pepe, rosmarino, rigatino, vino bianco, pancetta e un pomodoro. Alla scoperta della Val di Chiana
Civitella
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Scuola Primaria Santa Margherita di Centoia (Cortona) Classi III, IV, V
CORTONA
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ALLA CONQUISTA DI CENTOIA Cortona è il capoluogo di un ampio territorio comunale (superficie 342,33 km2, abitanti 23.000 circa, densità 67,31 km2 ). Sorge sul fianco di una collina appoggiata al Monte S. Egidio, a circa 500 metri slm, e si affaccia sulla vasta e fertile pianura della Valdichiana, coronata all’orizzonte dalle colline, dai monti senesi e dal lago Trasimeno. Fondata in epoca remota, forse dagli antichi Umbri, Cortona divenne imporCortona
tantissima città degli Etruschi, che la circondarono di mura ciclopiche e vi edificarono le necropoli, oggi Parco Archeologico. Al suo interno, le stradine, le case, le chiese e i conventi ci riportano al Medioevo e al Rinascimento; meno evidenti i segni delle epoche successive. Cortona è stata patria e mèta di santi e artisti. San Francesco vi fondò l’Eremo delle Celle; vi abitò e morì S. Margherita, patrona della città che le ha innalzato un santuario. Vi nacquero artisti come Luca Signorelli, 19
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coli restò povera e semiabbandonata, fino all’arrivo, nel 1937, di don Sante Felici, l’ultimo abate. Da allora e fino alla morte, nel 2002, don Sante valorizzò la chiesa, scoprì e portò alla luce la bellissima cripta. A don Sante inoltre si deve l’opera di scavo paleontologico condotto nella zona, che portò, negli anni ’60-’70, alla scoperta dei grandi elefanti preistorici vissuti nella valle, i cui resti sono oggi nel Museo Paleontologico di Firenze e nel piccolo Antiquarium di Farneta. Centoia, dove ha sede la nostra scuola,
è una piccola frazione di Cortona. Probabilmente deve il nome a una di quelle “centurie” nelle quali erano suddivisi i terreni assegnati ai coloni nei municipi romani. Il paesaggio in mezzo al quale Centoia sorge è bellissimo: dolci ondulazioni ben coltivate, tra il Canale Maestro della Chiana, grande opera di bonifica leopoldina, e la via Lauretana, la via che portava i pellegrini dal territorio senese a Loreto.
Pietro Berrettini e il contemporaneo Gino Severini; il Beato Angelico dipinse qui un’Annunciazione, conservata nel Museo Diocesano. Attualmente la città è un vivace centro turistico e culturale. Tra gli istituti culturali più prestigiosi vi è il Museo dell’Accademia Etrusca. A circa 10 km dal capoluogo si trova l’Abbazia di Farneta. Fondata nel sec. IX dai monaci benedettini, fu ricca e potente fino al XIV secolo circa. Decaduta a partire da quel periodo, per se20
suti animali preistorici e uomini primitivi. Con il passare del tempo l’acqua si raccolse al centro della valle formando un fiume, il Clanis, che dette il nome alla valle. Il fiume riceveva le acque provenienti dal Casentino e da numerosi torrenti, acque che per la scarsa pendenza del terreno provocavano l’impaludamento della zona. Gli Etruschi intervennero per regolamentare il corso del fiume e sotto il loro controllo la Valdichiana divenne molto fertile: veniva chiamata granaio dell’Etruria. Anche durante la dominazione romana, la valle era fertile e abitabile; i Romani vi costruirono la Via Cassia e il fiume Chiana era navigabile. Tutto ciò permetteva un grande sviluppo di attività e di commerci. Successivamente, per situazioni politiche ed economiche complesse, il fiume venne sempre meno controllato e curato: la valle divenne una palude. Le persone si ritirarono a vivere sulle colline che circondano la valle e la palude venne sfruttata per pescare e per navigare. Il problema di bonificare la valle si
AVVENTURE NELLA NATURA La Valdichiana, di origine tettonica, per molto tempo è stata occupata da un grande lago, intorno al quale sono visAlla scoperta della Val di Chiana
Cortona
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tro la scuola, ma solo coloro tra di noi che abitano vicinissimi possono raggiungerlo a piedi o in bicicletta, tenendo conto anche del fatto che la
pose a lungo, numerosi furono i tentativi per bonificarla durante il Medioevo e nel primo Rinascimento, con scarsi risultati. Solo dalla metà del ‘500, con il passaggio di tutta la Toscana sotto il governo dei Medici, iniziò un’opera di studio e di intervento sulla zona, non più divisa da interessi contrastanti tra piccoli stati. Dei lavori della valle si occuparono i maggiori studiosi dell’epoca, da Leonardo ad Antonio da Sangallo, da Baldassarre Peruzzi a Galileo a Evangelista Torricelli. Iniziata sotto i Medici, la grande opera di bonifica si realizzò in gran parte durante il governo dei Lorena, tra Sette e Ottocento; proseguì dopo l’Unità d’Italia e si poté considerare ultimata negli anni Trenta del Novecento. Oggi, il Canale Maestro della Chiana scorre, esiguo e lento, in mezzo paesi
grandi e piccoli, a frutteti, capannoni, vigne, strade e ferrovie. Un nuovo problema riguarda oggi la valle millenaria, come tante altre zone del nostro Paese: lo smaltimento dei rifiuti e la presenza o meno di inceneritori. Sapranno gli adulti prendere la decisione migliore per il nostro futuro? DOVE ANDIAMO A GIOCARE? Centoia è un paese che si snoda lungo la Via Lauretana in direzione ovest-est. Nella nostra scuola confluiscono alunni provenienti dalle campagne circostanti. Qui non abbiamo un luogo dove potersi ritrovare e giocare. L’unico luogo
strada, rammentata prima, è molto trafficata e a velocità molto sostenuta, per cui risulta pericolosa. La maggior parte di noi non ha un punto di ritrovo, tipo giardinetti, tanto meno ludoteche. IL NONNO RACCONTA Una bisnonna di Centoia racconta
di incontro è proprio la nostra scuola elementare, che ha vari spazi interni ed esterni. L’unico posto dove è possibile ritrovarsi al di fuori dell’orario di lezione, è un campetto da calcio, proprio die22
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un’usanza del Sabato Santo. Legare le piante Il Sabato Santo, a mezzogiorno, quando, secondo la più antica tradizione, la Chiesa celebrava la Resurrezione di Cristo, nelle campagne ci si teneva pronti per rinnovare un’antica credenza. Infatti si preparavano dei lunghi vinchi e si aspettava che si “sciogliessero” le
Cortona
campane. Non appena le campane iniziavano a suonare, i più giovani con i vinchi in mano correvano, a più non posso, da una pianta da frutto all’altra, per legare il fusto. Questa corsa terminava con il cessare del suono delle campane della Resurrezione. Si riteneva che solo le piante legate avrebbero fruttificato in abbondanza. Quasi sicuramente questa è l’origine del dire: “Questa pianta ha legato 23
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molti frutti” (ha ben fruttificato). I balli dei nonni: il trescone Danza caratteristica delle nostre campagne che si ballava fino ad alcune decine di anni fa. Il termine “trescone” deriva da un vocabolo tedesco che significava “trebbiare” cioè calpestare il grano con i piedi. Infatti il trescone ha
in comune con questo tipo di trebbiatura il continuo movimento dei piedi. Il trescone è una danza di corteggiamento ed è ballato da una coppia
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CORTONA, un nome leggendario Vi sono varie leggende sull’origine di Cortona e del suo nome. Tra le più diffuse vi è quella secondo la quale la città sarebbe stata fondata dall’umbro Tarconte, figlio di Turenno, che la chiamò Turenna. Un’altra leggenda attribuisce la fondazione all’eroe Dardano. Egli combattendo contro i popoli vicini avrebbe
perso l’elmo, detto in greco corys corythus, nel luogo dove sorse poi la città, chiamata per questo Còrito. Dardano poi sarebbe emigrato in Asia Minore dove avrebbe fondato la città di Troia. Dopo la caduta di Troia, Enea fuggendo raggiunse il Lazio, dove i suoi discendenti avrebbero fondato Roma. Ecco, perciò, la spiegazione di una leggenda cortonese che chiama Cortona “mamma di Troia e nonna di Roma”
PANCIA MIA FATTI CAPANNA Sagra della Bistecca, 52° edizione, Cortona. La sagra della bistecca di Cortona è uno degli appuntamenti più importanti della gastronomia locale. Si tiene ogni anno presso i giardini pubblici del Parterre a Ferragosto. In quella occasione viene predisposta una gra-
tella gigante di 14 metri quadrati dove vengono cucinate sui carboni ardenti le bistecche alla fiorentina provenienti da carne di razza chianina, cotte al sangue come vuole l’antica tradizione toscana. Si accompagna la gustosa carne con dell’ottimo vino Chianti o del Cortona DOC.
Lo sfaticato Fa l’arte de Michelaccio: maggna, béie e va a spasso. Vògglia de lavorè’ sàlteme adosso e famme lavorè’ meno che posso. Zitti, zitti!, la mamma dorme, a le Casèlle ce stan le donne, oh, che mamma durmiggliòna, tutto l’ giorno sta ‘n poltrona. Bocca bollosa damme ‘na cosa damme un confetto bùttete a letto va ne l’orto c’è un préte morto lécchegne ‘l buglìco e ‘l mele è bèl che guarito.
mista, mentre un numero variabile di persone forma un grande cerchio e batte le mani. La donna, con movimenti graziosi, simili a quelli della tarantella, volteggia al centro del cerchio mentre l’uomo le gira attorno. Il tutto termina con un abbraccio finale. 24
BRICIOLE Detti e filastrocche in dialetto cortonese
Per San Tomàsso, amazza ‘l porco si è grasso. Si unn’è grasso, fallo ‘ngrassère: ma ‘n tre dì, pòco pòl fère.
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Cortona
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Scuola Primaria Girolamo Mancini Classe III
ALLA CONQUISTA DI CORTONA Cortona si trova sul versante di un rilievo montuoso posto tra la Valdichiana e la valle del Tevere, ed è stata un importante centro etrusco. Del periodo etrusco rimangono rilevanti avanzi delle mura risalenti, forse, al V secolo a.C. che si estendono per circa due Km. Sia per la sua particolare struttura che per la posizione geografica, al centro
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della Valdichiana, Cortona ha mantenuto per secoli la sua originaria caratteristica di centro agricolo. Al laboratorio “L’ANTICO COCCIAIO” Il coccio, come si chiama il vasellame prodotto con la terracotta dipinta a mano, ha radici antiche e, la sua produzione, è legata alla tradizione di Cortona. Noi alunni della classe terza, abbiamo fatto una breve esperienza laboratoriale in una delle “botteghe” più antiche di Cortona e… la consigliamo a tutti! Infatti, oltre ad aver guardato i bellissimi cocci che c’erano, avere ascoltato le spiegazioni di Chiara (la proprietaria del negozio) ed aver osservato le fasi di lavorazione, abbiamo provato noi stessi a realizzare delle opere da piccoli cocciai. Una cosa che ci ha particolarmente colpiti è stata che molti cocci erano tutti degli stessi colori e questa nostra osservazione l’abbiamo detta alla Chiara, Alla scoperta della Val di Chiana
la quale ci ha spiegato che la tradizione della sua arte vuole i cocci di colore giallo e verde con raffigurata centralmente una margherita selvatica a righe verticali in onore di Santa Margherita, patrona della nostra città. Chiara ci ha fatto vedere come si dipingono e come avviene la cottura nel forno.
più frequentati sono il Parterre e il Seminario. Il Parterre è un affascinante viale alberato, di circa 1 Km, creato dai cortonesi nei primi anni dell’800 in onore di Napoleone in visita alla città. È luogo d’incontro un po’ per tutti, adulti e bambini, molto tranquillo dove non possono transitare auto. Qui si gode un bellissimo panorama sulla Valdichiana fino a scorgere una piccola parte del lago Trasimeno. Al Parterre ci sono i giardini pubblici con alcuni giochi per i più piccoli (altalena, scivolo), pan-
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chine e una bellissima fontana con rappresentati dei delfini. Quando arriva la bella stagione, di pomeriggio, possiamo correrci, veloci come il vento, con le nostre biciclette. Il Seminario, si trova nel centro di Cortona, in piazza Mons. Franciolini, in un palazzo molto antico del 1600. Noi cortonesi lo chiamiamo così perché una volta c’era un vero e proprio seminario, mentre oggi, invece, oltre ad ospitare alcune scuole, al suo piano terra c’è un circolo ricreativo per noi bambini, dove possiamo festeggiare i nostri compleanni, ritrovarci per Natale e Carnevale e, persino, farci delle recite, visto che c’è anche un piccolo teatro tutto per noi. IL NONNO RACCONTA I nonni ci hanno raccontato com’era la scuola ai loro tempi…. “Il mio nonno, nel 1940, faceva la I a elementare e nella sua classe c’erano 42 bambini. Alle 8.00 gli alunni entravano in classe e il maestro gli faceva fare, nel quaderno, le astine e gli archetti per imparare a scrivere. Gli alunni dovevano stare zitti e fermi, seduti nel proprio banco, altrimenti il maestro li puniva mandandoli dietro la lavagna o fuori dalla classe e, qualche volta, in ginocchio sopra il granturco. Quando il maestro si arrabbiava molto, dava dei colpi con il righello sulle dita dei bambini, oppure dava dei pizzichi sulle guance trascinando l’alunno punito per tutta la classe”. “Mia nonna Matilde aveva una sola 28
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maestra molto severa che se trovava un alunno impreparato, gli dava una bacchettata sulle mani o lo metteva in punizione dietro la lavagna. Non usavano le penne a sfera, ma la penna con il pennino e l’inchiostro”. “La nonna Valentina andava a scuola con il pulmino insieme a tanti altri bambini. Nella scuola c’era solo una maestra che insegnava a tutte le classi. Mia nonna ha imparato i numeri contando con bacchette di legno. A colazione, la nonna, mangiava soltanto un pezzetto di pane. Appena entrava la maestra in classe, tutti gli alunni si dovevano alzare e dire: Buongiorno signora maestra! Tutti i bambini portavano la divisa che per le femmine era costituita da: gonna lunga fino al ginocchio nera, camicia e scarpe nere”. ANTICHI MESTIERI Quando era piccolo mio nonno (50-60 anni fa) esistevano mestieri che ora sono scomparsi. Le famiglie erano molto numerose composte da 20-30 persone e quelli che fra loro facevano gli artigiani, andavano a lavorare per intere settimane da una famiglia all’altra, senza tornare a casa, mangiando e dormendo lì. Il ciabattino era un artigiano che faceva gli zoccoli su misura, unica calzatura sia estiva che invernale e riparava quelli rotti. La filatrice era una donna, spesso anziana, che insegnava alle giovani spose a lavorare la lana. Dopo aver tosato le pecore, lei prendeva il vello, lo lavo29
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che azionava una grossa ruota di legno.
rava allargandolo con tanta pazienza, lo passava tra le mani fino a farne uscire un filo perfetto per il telaio. L’impagliatore era un artigiano esperto nell’intrecciare paglia e vimini; anche lui passava di casa in casa per riparare o fare nuove sedie, cesti per il segato, panieri per le uova e piccoli contenitori per raccogliere le olive. Il pellaio raccoglieva, pagandole, dalle famiglie le pelli degli animali; poi, a casa, le conciava e fabbricava borselli, borse, cinture e colletti per i cappotti e poi li rivendeva al mercato. L’ombrellaio riparava gli ombrelli sostituendo manici e bacchette rotte. L’arrotino arrotava le lame ed i ferri con uno strumento formato da un pedale 30
PANCIA MIA FATTI CAPANNA Tra le ricette tipiche cortonesi troviamo il ciucio (oca) arrosto, la bistecca chianina, della quale abbiamo la Sagra il 15-16 agosto, i crostini con i fegatini di pollo, la minestra di fagioli, patate e cipolle alla brace e tante altre prelibatezze. Ciucio arrosto: 1 ciucio, 4 spicchi d’aglio, finocchio fresco selvatico e secco, 2 bicchieri di vino bianco, sale, pepe, olio d’oliva. Spennare, pulire e lavare il ciucio; preparare un trito con l’aglio, il finocchio, sale e pepe. Insaporire, con il trito, il ciucio dentro e fuori. Fare dei fori nelle cosce e nel petto dell’animale, inserirci il trito e condirlo con sale e pepe. Metterlo in una teglia con l’olio e cuocerlo nel forno (possibilmente a legna) per 2 ore circa, rigirandolo di tanto in tanto, a temperatura massima. Crostini di fegatini: In una casseruola, a fiamma alta, mettere a scottare la milza di maiale, la salsiccia e i fegatini di pollo con aceto, sale grosso e 1 foglia di alloro. Preparare, nel frattempo, un trito con la cipolla ed un gambo di sedano. Scolare l’acqua che si formerà nella casseruola e, poi, aggiungere un filo d’olio, il trito preparato e 2 foglie di salvia. LaAlla scoperta della Val di Chiana
sciare rosolare a fiamma alta. Raggiunta la rosolatura, aggiungere un po’ di vin santo e far evaporare a fuoco lento. Quando la carne inizia ad attaccarsi al tegame, aggiungere brodo ed attendere che si ritiri completamente. Aggiungere i capperi e i filetti di acciuga (2) e lasciar cuocere per 5 minuti. Infine frullare il tutto cercando di ottenere un impasto grossolano e servire su fette di pane abbrustolito. Patate e cipolle alla brace: 4 patate, 4 cipolle, olio extravergine d’oliva sale e pepe Lavare con cura le patate e pulire le cipolle. Avvolgere nella carta d’alluminio ogni singola patata e cipolla e disporle con un sottile strato di cenere. Dopo 35-40 minuti verificarne la cottura fo-
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randole con uno stuzzicadenti; quando si riesce ad arrivare al centro, la cottura è ultimata. Dividere in parti uguali le patate e le cipolle e condirle con un filo d’olio, sale e pepe.
PROVERBI Non ti mettere in cammino se la bocca non sa di vino. Chi vuole un bel fagiolo gentile, primo di maggio o ultimo d’aprile. Il mese di marzo ogni baco va scalzo. Quando il monte mette il cappello non ti scordare dell’ombrello. Rosso di sera bel tempo si spera. Chi non vuole lavorare si adatti a mendicare. Chi litiga col muro si rompe la testa. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare. La stecca s’assomiglia al legno. Farà brutto? Farà bello? Dovrò uscire con l’ombrello? Ma se uscissi con l’ombrello, lo so già farebbe bello! Santa Margherita di neve o di fiori vuol esser vestita.
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Scuola Primaria Giovan Battista Madagli di Fratta (Cortona) Classe IV ALLA CONQUISTA DI FRATTA Nella nostra valle, si possono scorgere molte case tipiche del settecento: le case “leopoldine”. Queste prendono il nome dal loro ideatore, il Granduca Pietro Leopoldo. Infatti le abitazioni dei
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contadini a quel tempo, non erano un granché a proposito di comodità, sicurezza e salubrità. Le case più antiche avevano la forma di capanna con il tetto a due falde, costruite per lo più di terra e paglia. In un secondo tempo erano state ampliate o rialzate, a imitazione delle case signorili, sopraelevando anche fino al terzo piano (case torri). Contemporaneamente alla Bonifica della Valdichiana il Granduca iniziò la costruzione di queste abitazioni più confortevoli che presero così il nome di “leopoldine”. A pian terreno c’era la stalla per il bestiame, principalmente le vacche chianine, il granaio, e i magazzini. Al piano superiore c’erano le stanze abitate e al centro del tetto la colombaia. Nel piano abitato c’era una grande cucina con un Alla scoperta della Val di Chiana
grande focolare che serviva per cuocere molta roba, scaldare una gran quantità di acqua per il bucato e il mangime per le bestie. Il focolare, inoltre, era l’unica fonte di riscaldamento della casa e della cucina. In cucina si trovava anche l’acquaio più o meno grande; sopra di esso le brocche di rame, sotto le tinozze e il catino. Intorno c’erano le camere, una per famiglia. Accanto alla casa colonica c’era un forno a legna, dove veniva cotto il pane. A volte c’erano anche delle capanne per il fieno e delle stufe in cui si essiccava il tabacco. In alcune c’erano dei “silos” in cui era messo a conservare il grano. In genere ogni caseggiato aveva un pozzo in cui veniva attinta l’acqua con delle brocche di rame. Accanto al pozzo c’era la “pila” o lavatoio in cui venivano lavati i panni. Oggi alcune di queste case sono state restaurate e spesso trasformate in agriturismo, altre purtroppo sono state demolite o hanno subito gravi danni e necessitano di urgenti interventi di restauro.
che occupa la parte Ovest della valle attraversata dai torrenti Loreto, Mucchia ed Esse, che in questo tratto si uniscono. Lungo questi fiumi possiamo ammirare il Sentiero della Bonifica che parte da Arezzo e arriva a Chiusi lungo il Canale della Chiana, ma nel nostro territorio il Sentiero si dirama per raggiungere gli scavi, la zona archeologica del Sodo (sentiero dei Principes Etruschi) e la stazione di Camucia (Cortona). Percorrendolo in bici o a piedi si vede il torrente Loreto e continuando a costeggiarlo ci troviamo nel punto in cui quest’ultimo si immette nell’Esse per poi confluire nella Mucchia. Per rendere questo percorso più confortevole c’è il progetto di costruire
AVVENTURE NELLA NATURA Fratta è un grosso paese pianeggiante Cortona
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un punto di ristoro vicino al “ponte crepato”, sul Loreto, attualmente in ricostruzione. Percorrendo il sentiero ci troviamo immersi in una ricca flora fatta di ulivi, viti, querce, rovi, cespugli e in primavera moltissimi fiori di campo di tanti colori (tra i quali: fiordalisi e papaveri). Se siamo fortunati nelle belle giornate ci possiamo imbattere anche in simpatici animali come: scoiattoli, serpenti, anatre selvatiche, istrici, nutrie, rane, rospi, lucertole, bisce, volpi, uccellini, picchi, merli, upupe, gazze... e, la sera, gufi, barbagianni e pipistrelli. Nei campi dei dintorni si coltiva mais, grano, girasoli, le viti e gli ulivi. Possiamo trovare anche allevamenti a conduzione familiare di polli, suini, conigli e galline da uova e qualche allevamento di vitelli di razza Chianina. Lungo il torrente Esse ci sono delle pioppete, piantagioni di pioppi, con nelle vicinanze delle arnie per le api. Alcuni anni fa, a causa delle ingenti piogge e delle tane di volpi e nutrie che scavano tane nei “grottini” dei torrenti, il fiume Esse ha straripato alla-
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gando gran parte della valle. Inoltre dentro i torrenti cresce molta vegetazione che rallenta lo scorrere delle acque provocando straripamenti. DOVE ANDIAMO A GIOCARE?
C’è il circolo culturale Burcinella che organizza La festa dell’autunno, nella prima metà di ottobre, il presepe e altre iniziative culturali e ricreative. Altre feste sono: La sagra della pastasciutta, il secondo e terzo fine settimana di giugno. Nel paese vicino di Fratticciola il ritrovo dei ragazzi è il circolo o il piazzale della chiesa, la principale festa è quella del Carro Agricolo, che si svolge la seconda domenica di ottobre durante la quale vengono messi in mostra tutti gli attrezzi agricoli che durante l’anno si trovano al Museo della Civiltà Contadina. In questa occasione gli attrezzi riprendono vita: possiamo vedere donne che filano e uomini che pestano l’uva con i piedi e
Per noi ragazzi che frequentiamo la scuola a tempo pieno di Fratta il luogo che frequentiamo di più e dove possiamo giocare durante la ricreazione, è la scuola. Altri luoghi sono il campo sportivo, i vari bar, il piazzale del nuovo centro commerciale. 34
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tanti altri aspetti della civiltà contadina di una volta. A Creti i maggiori luoghi di ritrovo sono vicino alla chiesa: i campi da calcio e da tennis, il circolo Quadrifoglio, la pista da ballo. La seconda domenica di settembre si celebra la Festa della Madonna. Durante questa festa è tradizione fare la processione con la statua della Madonna. Per un lungo periodo è stata disputata anche una corsa di cavalli al galoppo, nata per la rivalità fra i vari poderi e contadini. A Monsigliolo i ritrovi pubblici sono: il circolo ricreativo che organizza Il Festival della Gioventù, a fine giugno, il campo sportivo, il bar e il piazzale della scuola materna. In questo paese ha sede la compagnia Il Cilindro, che
oltre al teatro dialettale, ripropone danze popolari, vecchie canzoni, “Sega la Vecchia” e Bruscelli della tradizione e organizza Il Festival Europeo della Musica e Danza Popolare, la settimana dopo Ferragosto, momento di incontro fra giovani provenienti da vari paesi europei. IL NONNO RACCONTA La nostra classe è andata al Museo della
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Civiltà Contadina di Fratticciola, con i nostri nonni. La guida ci ha detto che potevamo scegliere tre oggetti che ci incuriosivano per farceli spiegare dai nonni, i nostri “Esperti di Storia”. Gabriel voleva sapere a cosa serviva il Trinciafette. Ha risposto il nonno di Luca dicendo che tanto tempo fa si usava per affettare i cibi per gli animali (come rape e bietole). Andrea invece ha chiesto cosa era un altro oggetto con le punte di metallo e il nonno di Lorenzo ha detto che si chiamava cardatoio e serviva per “cardare” la canapa, un’erba molto importante per fare tessuti. Lorenzo si è avvicinato ad un oggetto strano che aveva visto ma non sapeva a cosa serviva. Suo nonno Ivo ha detto che si chiamava soffietto e che ce n’erano di due tipi: un per accendere il fuoco e un altro invece per dare lo zolfo
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alle viti. Ci siamo poi avvicinati al carro matto, chiamato così perché non aveva sponde come gli altri e la roba che ci veniva caricata doveva essere legata sennò cadeva. C’erano altri carri agricoli che, trainati dai buoi, servivano per trasportare paglia e fieno. A volte era necessario mettere perfino dei pali quando la paglia era tanta. I contadini tenevano molto ai loro carri facendo manutenzione settimanale, ungendo le ruote con il grasso e riparandoli subito se si rompevano. I carri venivano anche pitturati dai contadini o dai carristi (disegnatori di carri) per fare la gara del carro più bello. Abbiamo visto anche l’angolo della religione con un’immagine di Maria, i gioielli, le preghiere antiche, alcuni rosari a lei donati o dedicati. Passando vicino ad un calesse alcuni di noi ci
sono saliti sopra divertendosi molto. C’era anche un premitoio e la tina: è stato utile in particolare il nonno di Samuele nella spiegazione del procedimento per fare il vino.
N: Si preparava l’impasto dei Pici con farina, uova e acqua che veniva spianato e tagliato a strisce per formare dei serpenti lunghi che dopo esser cotti vengono conditi con delle briciole di pane vecchio rosolato in una padella dove prima avevamo sciolto dello strutto (perché non avevamo l’olio). M: Nonna raccontami di qualche altro piatto strano dei tuoi tempi. N: Si mi ricordo di un altro piatto povero, ti parlerò del pan lavato.
Tutti i nonni sono stati molto importanti e gentili, è stato tutto bello e interessante, ma era giunta l’ora di tornare a scuola e quindi ci siamo dovuti salutare. PANCIA MIA FATTI CAPANNA Mattia: Nonna ti ricordi di qualche piatto tipico o particolare della Valdichiana di quando eri piccola? Nonna Elsa: Mi ricordo dei Pici con le briciole. M: Pici con le briciole? Spiegami meglio di che si tratta. 36
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M: Ma che dici il pan lavato? Mai sentito, dai che scrivo. N: Il pane vecchio ormai duro veniva rosolato sul “trippiede” del focolare (detto “cantone”) poi dopo averci strusciato una “speccia “ di aglio veniva bagnato con l’acqua di cottura del cavolo. La nonna cucinava fagioli, ceci, la pasta 37
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con le interiora del pollo, coniglio, faceva la carne al tegame cotta sopra un trepiede e sotto la brace perché non avevano il gas, e veniva cotto tutto sopra la brace. Ancora oggi alcune usanze la nonna le mantiene, sa filare la lana con il fuso, cuocere la polenta nel paiolo, fa le tagliatelle a mano stese con il certaio, sa cucire bene come una sarta, fa le calze con la lana e i ferri. Cardi in umido Farina, aglio, olio, pomodoro, un cucchiaio di parmigiano, pane grattugiato. Lessare i cardi, quando sono cotti scolarli bene e farli raffreddare. Infarinarli bene, preparare un soffritto con aglio olio e poi aggiungere i cardi. Quando sono dorati versare i pomodori pelati e farli cuocere. Aggiungere un po’ di pane grattugiato e il parmigiano. Servire caldi. La Panzanella Si mette prima a bagno per due ore il pane raffermo. Si toglie e si strizza bene. Si mette in un’insalatiera e si aggiungono piccoli pezzi di cipolla, fet-
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tine di cetriolo, foglie d’ insalata, di basilico, di sedano e pezzi di pomodoro. Si condisce con olio, aceto e sale. Brindisi agli sposi E questo vino è bono e sa di malvasia evviva la sposa e chi la porta via. E questo vino è bono e sa di moscato evviva i sposi e tutto il parentato. E questo pranzo è stato prelibato evviva i sposi e chi l’ha preparato. Questa giornata è stata di allegria salutiamo i sposi e lasciamoli andar via.
Scuola Primaria Aldo Capitini di Montecchio (Cortona) Classi IV e V
ALLA CONQUISTA DI MONTECCHIO Nel Comune di Cortona c’è una zona archeologica poco conosciuta, ma molto affascinante: Farneta con i suoi reperti paleontologici. Un milione di anni fa il nostro territorio aveva un clima caldo e un grande lago sulle cui sponde vivevano tanti animali: elefanti, iene, rinoceronti, cervi, tigri con i denti a sciabola, zebre, cavalli, ippopotami, bisonti, orsi, pesci e conchiglie. Ciò lo
BRICIOLE Leggenda del Pozzo di S. Gilberto Gilberto stava percorrendo vicino a Monsigliolo per andare a Roma. Dato che era stanco si fermò, gli abitanti del luogo lo ospitarono e gli diedero da bere e da mangiare. Lui per ringraziarli andò al pozzo e per miracolo fece diventare l’acqua vino. Il Pozzo è tuttora visibile lungo la strada che porta a Foiano della Chiana, ma dentro ora c’è l’acqua!
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possiamo affermare perché sono stati ritrovati molti fossili. Nel 1960 veniva costruita l’A1 e c’era la necessità di reperire terra sabbiosa per il manto stradale, il luogo individuato fu Farneta. Arrivarono ruspe e camion, Cortona
furono fatti enormi scavi. Don Sante, parroco dell’Abbazia e studioso di storia antica, sostenitore della tesi che nel luogo ci fosse stata vita preistorica, assistette agli scavi e la sua tenacia lo portò a individuare dei fossili. Furono fermati i lavori e con l’aiuto di professori e studiosi dell’Università di Firenze, vennero recuperati molti fossili di animali, tra cui quello di una elefantessa alla quale venne dato il nome di Linda.
Gli scavi sono continuati per anni, i reperti recuperati si trovano in vari musei: a Farneta, al Maec di Cortona e al museo paleontologico di Firenze si può ammirare la Linda. A Farneta quindi si può visitare oltre al museo, il centro di documentazione dell’operato di Don Sante e, testa di ponte del sistema del parco archeologico sul versante della Valdichiana aretina-senese, le vie dei fossili, un percorso trekking denominato Sentiero paleontologico Don Sante Felici. Questo è stato inaugurato nell’estate del 2005, è dotato di segnaletica e ripercorre i luoghi in cui furono rinvenuti i fossili. AVVENTURE NELLA NATURA Il territorio del Comune di Cortona pre39
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senta vari tipi di paesaggi: pianeggiante, collinare e montuoso, che possono essere ammirati e vissuti per il loro fascino. La città di Cortona appare distesa sulla collina e, da lì, abbassando lo sguardo, si può ammirare la campagna fino ad arrivare al Monte Amiata che si intravede in lontananza. Viceversa, se alziamo lo sguardo, vediamo la catena di montagne alle spalle. Per addentrarsi in questa meravigliosa natura, sono stati predisposti percorsi trekking percorribili a piedi, in bici, in mountain-bike e a cavallo. In pianura la “Via Paleontologica” permette di immergersi in una natura fatta di collinette e valli ricoperte da flora autoctona, vigneti, uliveti, filari di gelsi e campi lavorati, che creano un paesaggio variopinto ed allo stesso tempo rilassante. Salendo i pendii dei monti
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abbiamo la possibilità, percorrendo il “Sentiero dal Trasimeno alla Verna”, di inerpicarci verso il Monte Ginezzo e soffermare l’attenzione sui vasti prati ricoperti di erba verdissima e di fiorellini di tutti i colori, tra i quali a marzo il bellissimo e utilissimo croco bianco e viola, da cui si ricava lo zafferano. Tuttavia ogni angolo del Comune di Cortona merita di essere visto per le immense bellezze storiche, artistiche e naturalistiche. DOVE ANDIAMO A GIOCARE? In tutto il Comune sono presenti molti luoghi di svago e di divertimento. Innanzitutto si può praticare equitazione a Farneta dove c’è, oltre ad un’azienda ippoturistica e ad una scuola di maneggio, un ippodromo comunale.
Molti sono anche gli impianti sportivi dislocati in tutto il territorio: campi da golf, da tennis, da calcio, piscine e palestre private e comunali. In estate vengono organizzati in tutto il Comune i Campi Solari (“Stragiocando”, “Chicchi di Grano”), tenuti da operatori esperti che intrattengono bambini e ragazzi per buona parte 40
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Compiti” nell’ambito del quale i ragazzi possono eseguire i lavori assegnati a scuola, insieme ai propri compagni.
della giornata, facendoli divertire in attività sia libere che guidate e permettendo loro di stare in compagnia dei propri amici. Da segnalare anche il Servizio Ludoteche del Comune di Cortona, attivo da gennaio 2000, che vuol garantire a tutti i bambini tempo e spazio per il gioco, nella consapevolezza che quest’ultimo sia un bisogno ma anche un diritto. I bambini possono così usufruire di una varietà di materiali ed utensili per laboratori creativi ed espressivi, sperimentarli liberamente e con il supporto di operatori opportunamente formati. Alcune ludoteche, è il caso ad esempio della ludoteca di Camucia, offrono anche un nuovo servizio per gli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado. Si tratta dello “Spazio Cortona
IL NONNO RACCONTA I miei trisnonni avevano una fattoria, lavoravano i campi, allevavano il bestiame, facevano il pane in casa: coltivavano il lino, lo filavano e lo tessevano dopo aver messo le piante raccolte a macerare nelle acque del fiume per liberarne le fibre. Di quel periodo in casa mia si conserva un fuso di legno di faggio. La nonna si ricorda che il 24 giugno, la mattina del giorno di S. Giovanni gli uomini e le donne si lavavano le mani e il viso con l’acqua di una bacinella, dove per tutta la notte erano stati lasciati in infusione petali di fiori raccolti nei campi compresi quelli di S. Giovanni. Ciò portava benessere fisico, inoltre andando a messa portavano con sé il profumo di quei fiori che si diffondeva per tutta la chiesa in onore del Santo. I figli erano abituati a dare del voi ai genitori in segno di rispetto e anche quando gli rispondevano male, abbas-
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gli appunti della mia bisnonna. Lei lasciò la campagna giovanissima per andare a vivere in città. Ma nei suoi ultimi anni ha manifestato sempre rincrescimento per quella scelta e per quel genere di esistenza lasciata, certamente di più sacrificio, ma dove la gente si rispettava di più e sembrava che si capissero meglio certi valori della vita. savano la testa e continuavano a rivolgersi a loro con il voi, senza replicare. Si parlava perlopiù in dialetto e per dire a casa dicevano: “a chesa” La mia bisnonna, quando era in disaccordo con le sue figlie e non riusciva ad avere ragione, diceva: “accidente a valtre’nco’!”
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Molte sono le tradizioni culinarie del territorio cortonese, lo dimostra il numero elevato di sagre gastronomiche di prodotti tipici presenti in tutto il corso Un gioco infantile che è arrivato fino a me consiste nel toccare la schiena di un altro con una, due, tre o cinque dita e, chiedere di indovinare: “chiccheri ngangheri chicchirighi, quanti corni stanno qui?” E quello doveva indovinare. Un altro gioco in uso in quelle sere lontane, dopo cena si faceva con un bottone che veniva fatto frullare con un filo da cucire, come fosse una trottola. Da qualche parte in casa mia ci sono 42
BRICIOLE Si racconta che al tempo degli scavi Don Sante era la disperazione degli operatori di ruspe. Sempre presente ai lavori munito di stivali e vanga osservava attentamente. All’affiorare di un minimo reperto diceva: “Alt!” e cominciava a scavare. Fermava i lavori di continuo, talvolta per mesi.
dell’anno: sagra della castagna, del fungo porcino, della bistecca (la famosa chianina), del cinghiale, della lumaca, del piccione, della pastasciutta, della porchetta, e infine della ciaccia fritta e della bruschetta. Queste ultime si svolgono nei mesi di novembre-dicembre in occasione della raccolta e spremitura delle olive prodotte dalla maggior parte della popolazione locale. Gli olivi caratterizzano infatti tutta la parte collinare del nostro territorio e l’olio cortonese è uno dei prodotti tipici più richiesti per la sua fragranza e bontà .
lievito, sale, e acqua; lasciare lievitare per tre ore circa; spianare delle piccole porzioni d’impasto e ricavare delle ciaccine alte circa 5 mm; friggerle nell’olio extravergine di oliva nuovo bollente; asciugare, salare e servire ben calde accompagnate da un buon bicchiere di vino novello del territorio. Bruschetta Ingredienti: fette di pane toscano raf-
Ricette Ciaccia fritta Ingredienti: farina, lievito, sale, acqua, olio di oliva extra vergine nuovo. Preparazione: impastare la farina con
MISTERI E LEGGENDE Dardano re di Corito, fondò Troia. Morto Dardano, la città fu conquistata e bruciata dai Greci. I Troiani sopravvissuti scapparono e, dopo un lungo viaggio, approdarono nel Lazio dove fondarono Roma. Infatti, un detto popolare afferma che Cortona è la mamma di Troia e la nonna di Roma
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fermo, aglio, sale,olio extra vergine di oliva nuovo. Preparazione: abbrustolire le fette di pane toscano raffermo da entrambe le parti, strofinare il pane con l’aglio, mettere il sale e l’olio di oliva nuovo. Mangiare subito e accompagnare con buon vino novello. Cortona
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Scuola Primaria Mattia Moneti di Pergo (Cotona) Classi IV e V ALLA CONQUISTA DI PERGO La frazione di Pergo fa parte del Comune di Cortona ed è situata nel versante orientale della Val di Chiana. Sorge a 325 m.s.l.m. e dista pochi chilometri dal Lago Trasimeno. L’origine del suo nome deriva da “Perga”, cioè fienile o capanna ed è legato all’attività agricola. Secondo alcuni studiosi, non è da escludere che la sua denominazione provenga da un nome di persona etrusco: “Percenas”. Il piccolo abitato, sorge nella valle del fiume Esse di Cortona chiamato così, perché nel corso dei millenni l’azione di erosione e deposito, compiuta dal torrente fece assumere alla valle la forma di una grande esse. Già in epoca Etrusca e poi Romana, questa valle era percorsa dall’antichissima strada, che congiungeva Cortona con la Valle Tiberina passando vicino al Lago Trasi-
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meno e i cui resti sono visibili ancora oggi. Nel 217 a.C. la Val d’Esse fu anche teatro della Battaglia sul Trasimeno, quando le milizie romane furono sconfitte dai Cartaginesi. Nella parte alta del paese si trova il Santuario Madonna del Bagno. La chiesa, dedicata alla Madonna che allatta, fu costruita nel 1576 su disegno di Luca Berrettini, nipote dell’artista Pietro da Cortona. È a unica navata con tre altari seicenteschi ed è chiamata così perché costruita in una zona dove, in età romana, si trovavano i bagni di acque sulfuree, efficaci contro la rogna e le malattie degli occhi. In questa chiesa, divenuta fonte Galattofora, ricorrevano a pregare tutte le madri che non avevano latte a sufficienza per i propri figli. Un’altra importante caratteristica di Pergo sono le ville delle persone nobili, sorte in antichità, tutt’ora abitate
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dagli eredi e trasformate in agriturismi o sale per i ricevimenti. Precisamente la villa Passerini ebbe tra i suoi esponenti più importanti il cardinale Silvio Passerini mentre la villa Tommasi Aliotti prende il suo nome da una delle famiglie più importanti della zona. Qui hanno sede sia la Scuola dell’Infanzia “Gianni Rodari” che la Primaria “Mattia Moneti”, frequentate dai bambini di tutta la Val d’Esse. AVVENTURE NELLA NATURA Pergo è circondato da una campagna ricca di boschi, uliveti, vigneti e campi. Durante le nostre passeggiate rima-
niamo affascinati dal silenzio e dalla bellezza del territorio; siamo sempre alla ricerca di nuove aree di interesse ambientale. Il maestoso e secolare platano di Villa Passerini Un elemento caratterizzante della zona è un platano secolare che si trova all’interno del grandioso giardino di Villa 46
Passerini. È un vero monumento naturale, piantato nel 1611, è alto 16 metri, con una chioma cha ha raggiunto i 40 metri di diametro, anche se privo di parte della chioma distrutta dal vento e da un fulmine. Questa pianta è davvero spettacolare: i suoi rami sono talmente grandi e pesanti da arrivare a toccare a terra. Poi gradualmente, si passa agli uliveti, ai frutteti, ai vigneti e si arriva a un giardino all’italiana fatto di siepi di bosso, vasi di limoni, magnolie, camelie e rose. Insomma sarebbe proprio un peccato non visitarlo, anche perché la villa insieme al suo parco fanno parte dell’elenco dei Monumenti Nazionali d’Italia. Le gite nel bosco Consigliamo a chi viene a visitare la nostra zona, una bella camminata nei sentieri del bosco. Noi ne ricordiamo Alla scoperta della Val di Chiana
una, effettuata con la guida ambientale, dove il cammino è stato difficoltoso, ma divertente per la presenza di pozze d’acqua e molto fango per una recente nevicata. Arrivati nella parte alta della collina abbiamo ammirato un bellissimo paesaggio ricco di vegetazione e alcune case in lontananza; da un lato tutta la Val d’Esse, all’orizzonte Cortona, dall’altro il lago Trasimeno con le sue isolette. All’interno del bosco abbiamo visto alcune piante con delle piccole strisce bianche e rosse, che indicano un sentiero, in modo tale che una persona non corra il rischio di perdersi. La guida ci ha spiegato inoltre che nel bosco c’è una prevalenza di cerro, roverella e carpino nero e presenza di piante arbustive, quali il ginepro e l’erica. In più se siete fortunati, potete incontrare alcuni animali come: caprioli, cinghiali, volpi e lepri. DOVE ANDIAMO A GIOCARE? La nostra zona è molto favorevole per i giochi all’aria aperta, perché, abitando in campagna, quasi tutte le abitazioni hanno intorno giardini in cui noi bambini ci divertiamo tutti i giorni quando il tempo è bello. I pomeriggi ci ritroviamo spesso a casa di qualcun altro, perché più siamo, più ci divertiamo. Così con i fratelli, cugini e amici giochiamo a nascondino, a “strega comanda colore”, a “campana”, a “ruba bandiera” oppure ci arrampichiamo sugli alberi facendo una gara. In spazi più grandi, come il campo Cortona
sportivo di Pergo o nello spazioso cortile della nostra scuola, oltre a fare giochi divertenti, pratichiamo anche quelli che ci mantengono in forma. Alcuni di questi sono: il salto con la corda, le gare di corsa tra amici, partite di calcio e pallavolo o gare con il monopattino e
lo skateboard. Inoltre siamo ancora più entusiasti, quando facciamo piccole gite in bicicletta nei viottoli sterrati o passeggiate lungo il torrente Esse. Certe volte però capita di essere da 47
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soli e dopo i compiti, ci divertiamo a portare a spasso il cane, oppure rimaniamo in casa a giocare alla play-station o a guardare la televisione. Più cresciamo, più ci rendiamo conto che siamo bambini davvero fortunati, perché molti nostri coetanei vorrebbero luoghi come questi in cui poter giocare, ma devono stare per lo più in casa. Noi non siamo affatto dispiaciuti se, nel nostro paese non abbiamo un grande giardino pubblico, come quelli delle grandi città, perché così ogni giorno riusciamo a divertirci in modo diverso. Quindi ci impegneremo a non sciupare il nostro territorio. IL NONNO RACCONTA I miei nonni raccontano che quando
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erano piccoli c’era tanta povertà e pensate che in una casa ci potevano abitare tre nuclei familiari tutti insieme. Erano per lo più famiglie di contadini e la loro vita era molto dura. Per gli uomini la giornata iniziava la mattina presto con il “governare” le mucche, i vitelli, i maiali ecc, poi pulivano le loro stalle ed infine andavano a seminare e zappare i campi oppure potare viti ed ulivi. Ma non mancavano le persone che praticavano gli antichi mestieri come: il fabbro, il falegname, lo stagnino, il mediatore, il calzolaio, il pesciaio, il pellaio, l’arrotino o il cantastorie. Invece le donne tessevano la lana, la canapa, il cotone per cucire gli abiti ai loro mariti e figli, cucinavano e allevavano animali da cortile. Ogni anno, nei mesi di ottobre e novembre, aspettavano impazienti la raccolta dei “marroni”, cioè le castagne, e la battitura del grano, a fine giugno inizi di luglio. In queste occasioni le persone erano particolarmente felici perché mangiavano cibo nutriente impossibile da trovare durante gli altri mesi. Mentre andavano a lavorare cantavano canzoni celebri a quei tempi come “Quel mazzolin di fiori” o “Bella ciao” oppure intonavano stornelli inventati lì per lì. I giochi non c’erano, quindi i bambini usando la loro immaginazione e semplici materiali come legno, stoffa, sassi, segatura, li costruivano da soli. Le femmine realizzavano anche bambole con le pannocchie di granturco, invece i maschi giocavano con le macchinine Alla scoperta della Val di Chiana
cultura contadina, ma nonostante ciò risultano molto gustose e ricercate anche dai turisti che vengono a visitare le bellezze del nostro comune. Vi piacciono le zuppe? Eccone una che mangiavano anche i nostri nonni quando c’era la miseria. Minestra di pane. Ingredienti per 6 persone: 1 ciuffo di cavolo nero; ¼di cavolo verza; 1 mazzetto di bietola; 1 porro; 1 cipolla; 2 patate; 2 carote; 2 zucchine; 2 gambi di sedano; 300 g di fagioli; 2
formate con il rocchetto del filo da cucire. Per entrambi, un altro gioco era fare la guardia ai maiali nei campi, anche se in realtà era un vero e proprio lavoro. La sera dopo cena, dato che non c’erano né radio né televisione, tutta la famiglia o più famiglie si riunivano davanti al focolare per raccontare storie, leggende o le loro giornate di lavoro. All’inizio di ogni inverno, invece “Segavano la Vecchia” cioè salutavano la vecchia stagione cantando e ballando. PANCIA MIA FATTI CAPANNA La Sagra del Cinghiale che si tiene a fine luglio nel paese di Pergo è la più rinomata, dove vengono gustati piatti a base di cinghiale, cacciato nei nostri boschi. Le ricette che presentiamo sono semplici e genuine, preparate con i prodotti che sono a disposizione della Cortona
pomodori maturi; olio extra vergine d’oliva; sale e pepe; 250 g. di pane casalingo raffermo. Lasciare in ammollo i fagioli per circa 12 ore. In una casseruola mettere l’olio MISTERI E LEGGENDE Le persone del luogo dicono che nella Val d’Esse, teatro della battaglia sul Trasimeno morirono tanti soldati; così per tre giorni acqua e sangue sgorgarono nel torrente Esse. Nella villa Tommasi Aliotti tutti coloro che vi abitarono avvertivano tutte le notti strane presenze, perché si racconta, che era infestata da fantasmi. Perciò è rimasta disabitata molti anni fino ad essere venduta ad una cifra ridicola.
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con uno spicchio d’aglio e soffriggere, aggiungere il pomodoro e cuocere lentamente. Tagliare a dadini, patate, carote, cavolo, sedano e cipolla precedentemente lavati. Mettere tutte le verdure nella casseruola con il pomodoro, aggiungendo sale e pepe. Poi aggiungere i fagioli e la loro l’acqua di cottura e cuocere il minestrone per circa 1 ora. Disporre la ribollita in una zuppiera, alternandola con fette di pane tostato. Completare con olio e a piacere qualche fettina di cipolla. Ciacce fritte. Con la pasta con cui le nostre nonne ci facevano il pane, si formano delle palline che si stendono in modo circolare con il mattarello e si friggono in olio extra vergine d’oliva. Si mangiano appena calde, con sale o con zucchero a piacere. Ed ecco pronta BRICIOLE PROVERBI Fa più un vecchio su un cantone che un giovane su un campone. Sotto la neve ci sta il pane sotto l’acqua ci sta la fame. DETTI Tanti galli a cantar non si fa mai giorno. Chi vuol fare un buon vino, zappi e poti a San Martino. FILASTROCCHE Seghin, seghin, seghiamo tre soldi guadagnamo un pel pane un pel vino un per il povero Segantino.
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Scuola Primaria Curzio Venuti di Sodo (Cortona) Classe V
una sostanziosa merenda! Nei mesi invernali un altro piatto tipico è la bruschetta con l’olio nuovo, cioè fette di pane abbrustolite e condite con aglio e olio. Non si possono dimenticare tagliatelle e pici al sugo di ciucio (oca), gli arrosti misti ed infine i dolci semplici ma nutrienti come il castagnaccio, dolce con farina di castagne e durante il Carnevale lecchiamoci le dita con gli stracci, tipici dolci, con zucchero, farina e uova, poi fritti e conditi con zucchero a velo.
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Cortona
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ALLA CONQUISTA DEL SODO La nostra scuola “Curzio Venuti” si trova in località Sodo nel comune di Cortona. Cortona in etrusco Curtun, era una delle 12 città più importanti dell’Etruria: sdraiata su una collina al di sotto del Monte Sant’Egidio si affaccia sulla Valdichiana e su parte del Lago Trasimeno. Franco Migliacci (cantautore nativo del luogo nella canzone dedicata proprio a Cortona dal titolo “Che sarà” la descrive come un vecchio addormentato). Su un lato della mura di Cortona troviamo la Porta Bifora o Ghibellina, la cui doppia apertura probabilmente risponde a riti funebri: la zona infatti è collegata visivamente con i Tumuli del Sodo. Per visitare il Tumuli I e II devi recarti in località Sodo, e proseguire verso l’incrocio costeggiando il fiume Loreto.
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Il Tumulo I fu rinvenuto nel 1909, appare come un monte di terra ricoperto da vegetazione e alberi, sotto il quale si trova la tomba. Per accedere c’è un lungo corridoio chiamato dromos. Entrato in questa tomba trovi due stanze a destra, due stanze a sinistra e una in fondo, sormontata da un arco a volta (furono gli Etruschi a inventarlo). In queste tombe venivano sepolte le famiglie più importanti. Se guardi bene nella seconda stanza a sinistra c’è una iscrizione etrusca su tre righe, che parla della famiglia che vi è sepolta. Per andare al Tumulo II torni verso l’incrocio prendi la prima stradina sterrata sulla sinistra e pochi metri dopo trovi un grande recinto che lo protegge. Questo Tumulo fu rinvenuto nel 1991 gli scavi hanno permesso di portare alla luce diverse tombe, separate le une dalle altre. In una di queste puoi ve-
dere una bella scalinata completamente recuperata. Non sappiamo con sicurezza cosa rappresenta (gli Etruschi sono sempre misteriosi!!): probabilmente era un altare per cerimonie religiose. I gradini sono molto alti come se fossero il simbolo della fatica per accedere al mondo ultraterreno. Alla base si trova una statua con un
partendo ad esempio dal fiume che costeggia il Tumulo II, dove è stata realizzata la pista ciclabile che volendo per chi è allenato può percorrerla fino a Foiano della Chiana. Invece per chi ama il trekking è possibile percorrere i vecchi sentieri che salgono sulla montagna Cortonese uno ad esempio ancora oggi è praticato il 2 agosto per il perdono d’Assisi, infatti molte persone partono dal bar del Bardi a Tavarnelle e salgono fino all’Eremo delle Celle di Cortona luogo mistico di riflessione e preghiera. Lungo questi sentieri si possono vedere tanti tipi di alberi, come olivi, alloro, querce, castagni, lecci, nel mese di maggio anche dalla nostra scuola si scorgono delle macchie di giallo che sono le ginestre. Cammi-
leone che combatte con un uomo: l’eterna lotta tra la vita e la morte. Se è una bella giornata ti divertirai e se non c’è nebbia guardanti intorno; puoi vedere la magnifica Cortona. Curiosità: in dialetto i tumuli vengono chiamati meloni, per la loro caratteristica forma tondeggiante. AVVENTURE NELLA NATURA Il Sodo si trova in un punto d’incontro di varie strade, si può andare a Cortona, a Camucia, alla Fratta, ad Arezzo e verso la montagna Cortonese. Durante le belle giornate è piacevole e divertente fare lunghe passeggiate, 52
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Cortona
nando qualche volta, se si è fortunati, si possono intravedere tra i rami le lunghe code degli scoiattoli e per terra le impronte dei cinghiali, si può incontrare lepri, istrici che arrivano fino al centro abitato di S. Pietro a Cegliolo e l’immancabile volpe che ogni tanto fa 53
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vede la facciata di S. Margherita, la Fortezza di Girifalco.
razzia nei pollai della zona. D’estate quando le more sono mature e andiamo a raccoglierle è possibile incontrare oltre agli innocui serpentelli di campo anche le pericolose vipere. Passeggiare non vuole dire solo guardare ma anche sentire gli odori del bosco, come la lavanda, il finocchio selvatico (che in piena estate i nonni ancora oggi lo raccolgono e poi lo fanno seccare al sole per usare in cucina come condimento di carni arrosto) in autunno si possono raccogliere i funghi porcini e si sente l’odore delle foglie bagnate. Salendo per la Contadina invece abbiamo di fronte un panorama meraviglioso, ci ritroviamo Cortona di fronte con le sue mure etrusche, la parte esterna del Duomo, S. Maria Nuova, si
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DOVE ANDIAMO A GIOCARE? Nella nostra classe gli alunni provengono da diverse località del Comune di Cortona e i luoghi di ritrovo per i nostri giochi sono dislocati in più zone, anche perché in località Sodo non esiste uno spazio verde dove potersi ritrovare a giocare. Il luogo dove andiamo noi di solito a giocare sono i giardini “Rondò” di Camucia. Gli spazi però sono limitati, quindi bisogna andare altrove: di solito ci rechiamo alla piscina comunale o al campo da calcetto vicino alle scuole medie di Camucia. Per questo motivo ci piacerebbero altri posti dove per giocare e spazi liberi per divertirsi. Nel
nostro Comune mancano le seguenti strutture: campi da basket, una pista da pattinaggio, un campo da rugby. In questi spazi noi ragazzi potremo oltre che fare sport, parlare, leggere, cantare e tante altre cose piacevoli per tutti. Per i bambini che vivono nelle zone adiacenti alla Scuola del Sodo l’unico punto d’incontro è il centro sportivo di Tavarnelle che si trova vicino alla caAlla scoperta della Val di Chiana
serma dei Vigili del Fuoco. È composto dal campo sportivo, dal campo di calcetto e dal bocciodromo; la nostra scuola è stata invitata dall’associazione bocciofila per far conoscere il gioco
delle bocce soprattutto alle nuove generazioni. Questo centro piace alle famiglie perché qui i bambini hanno molto spazio per giocare senza pericoli. C’è anche un piccolo bar e durante le feste sportive funziona anche un piccolo ristorante. D’estate si svolgono diverse manifestazioni sportive durante le quali avvengono cene, con menù tipici toscani come: la pasta con il sugo d’ocio, l’arrosto, il cinghiale (molto cacciato nelle colline circostanti della Contadina) e le serate sono allietate da orchestre locali e giochi. IL NONNO RACCONTA “Quando ero piccolo erano gli anni 30. In casa io ero fortunato perché il mio babbo aveva un’impresa edile e aveva Cortona
fatto tanti lavori, ma la maggior parte della gente non aveva nemmeno il bagno in casa! Non c’era la corrente, né il riscaldamento e neppure l’acqua calda. Avevamo il camino e la stufa a legna. Il mio babbo aveva fatto un impianto che scaldava un recipiente e veniva l’acqua calda ma nessuna famiglia nei dintorni l’aveva. Nelle camere c’era freddo e cosi portavamo lo scaldino a letto. Non avevamo il telefono e neppure la televisione e solo nel 1936 mio fratello, che era un
tecnico bravissimo, comprò i pezzi e costruì una radio. Tutti gli operai del mio babbo e i vicini di casa la sera venivano a casa nostra per ascoltare la radio. A quei tempi le persone che sapevano leggere erano poche ed il mio babbo leggeva il giornale a voce alta anche per gli altri. Non c’era la lavastoviglie né la lavatrice e neppure i detersivi e la mia mamma usava la cenere per pulire i panni; se rimanevano grigiastri li sciacquava al fiume. Io stavo in campagna, a Montalla, e la mia mamma allevava polli 55
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e conigli e coltivava l’orto. Così mangiavamo: patate, fagioli, cipolle, gnocchi, pasta e fagioli. La carne era un lusso e la mangiavamo solo 2 volte a settimana. La mia mamma faceva il pane fatto in casa che durava anche 2 settimane senza indurirsi! Il pane toglieva la fame e così si mangiava anche con l’uva e con il cocomero! Finché eravamo giovani indossavamo calzoni corti e alla zuava e i calzettoni lunghi anche in inverno. Non avevamo giocattoli ma ci divertivamo con poco: giocavamo a pallone, ma il pallone lo facevamo con carta appallottolata e stracci legati sopra… ma durava poco! Le bambine avevano bambole di pezza o di porcellana. Poi giocavamo al fiume a tirare i sassi e quando era estate facevamo anche il bagno e ci divertivamo anche a pescare. Le strade non erano asfaltate, ma tutte sterrate, a parte il centro storico di Cortona che era lastricato. Io andavo
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da Montalla a Cortona a scuola a piedi e quando ero più grande il mio babbo mi comprò la bicicletta per andare alle magistrali a Castiglion Fiorentino. Le strade non erano pericolose perché di macchine in giro ce ne erano veramente poche!” PANCIA MIA FATTI CAPANNA Gli Etruschi venivano chiamati dai Romani gastriduloi cioè schiavi dello stomaco per i loro sontuosi banchetti e per la passione per il cibo. Posidonio di Apamea (filosofo e storico del 135 a.C.) così ne parla: “presso gli Etruschi due volte al giorno si apparecchiano mense sontuose, e tappeti variopinti e coppe argentee di ogni specie, ed è presente una folla di belli servi, adorni, di vesti sontuose”. La loro alimentazione di base consisteva in cereali, soprattutto farro, orzo e grano, infatti, negli scavi archeologici sono stati ritrovati cariossidi di farro carbonizzati. Nei tempi più antichi erano frequenti le minestre di cereali (di farro) e legumi (di fave), come le gustose zuppe di verdure (una in particolare l’acquacotta), le sfarinate di cereali erano utilizzate per fare frittelle e focacce. La frutta poteva essere degustata fresca o fermentata in bevande a scarso tenore alcolico. La carne era bollita ed arrostita. Sono frequenti nei corredi delle tombe: alari, spiedi e Alla scoperta della Val di Chiana
MISTERI E LEGGENDE Ponte di San Pietro Davanti alla chiesa di San Pietro c’è un ponte di ferro (tuttora presente) che attraversa il rio di S. Pietro; fu fatto saltare per coprire la ritirata tedesca nel ’44, fu ricostruito dal reparto “Genio” inglese con parti di camion da trasporto. Nel Medioevo c’erano mulini ad acqua, dei quali ormai si sono perse le tracce. Negli anni ’60 sono state ritrovate pale a cucchiaio. L’acqua viene dalle montagne della Contadina e sfocia nel Loreto fiume che passa vicino alle tombe del Sodo.
pinze per maneggiare i tizzone di brace. Si allevavano suini, ovini e bovini; venivano cacciati il cervo, il capriolo e la lepre. Condimento ideale per ogni cibo era l’olio di oliva, di qualità eccellente, così come il vino, infatti ne sono testimonianza il rinvenimento di anfore etrusche. Panzanella La panzanella era una cena tipica delle serate afose di luglio oppure quando al campo quando si doveva mangiare qualcosa, interrompendo, nelle colmate, il lavoro dei campi. Oggi è servita anche nei migliori ristoranti, come antipasto. Ingredienti per 6 persone: 500 gr. pane raffermo (meglio se secco di parecchi giorni), 2 pomodori ben maturi, 1 cetriolo, mezza cipolla, un ciuffo di basilico, olio di oliva, aceto di vino, sale q.b. Passare il pane in acqua, quando è tutto morbido, si prende con le mani e strizzarlo, sbriciolarlo in una ciotola e aggiungere gli ortaggi tagliati a pezzettini, il basilico spezzettato a mano, Cortona
il sale, olio e aceto in abbondanza. Mescolare bene e lasciare insaporire per qualche ora e poi servirla. TRADIZIONI Ogni anno per l’8 dicembre a San Pietro a Cegliolo c’è la Sagra della ciaccia fritta, e nel pomeriggio si tiene il “premio di Poesia in dialetto chianino”. Ecco qui di sotto una poesia in dialetto scritta da un’alunna della classe per l’occasione: Cagnolini birichini Ce son du cagnolini birichini che a letto nel divano vogliono sté. Però, la mamma brontolona e noiosetta li fa durmì tu la cuccetta. Ma loro son furbetti e quando se ne arvà dopo un minuto c’armonteno de già.
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Scuola Primaria Galileo Galilei Classe IV Scuola Primaria Vittorio Fossombroni Classi IV A, B
FOIANO DELLA CHIANA
Alla scoperta della Val di Chiana Foiano della Chiana
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viene portata fuori solo durante la Settimana Santa, per il Volo del Sabato santo e il Rullo di Pasqua, con lo scoppio ininterrotto di migliaia di castagnole. A Pozzo, pochi chilometri da Foiano, si trova il tempietto di S. Vittoria, costruito in seguito alla vittoria dei fiorentini sui senesi, alleati con i francesi (Galli) da cui il nome della battaglia di Scannagallo (1554), combattuta sui terreni circostanti. Foiano è conosciuto come il paese del carnevale più antico d’Italia. Forse non tutti sanno che qui c’è qualcosa di unico e prezioso: l’archivio Del Furia, ALLA CONQUISTA DI FOIANO DELLA CHIANA Foiano della Chiana è un bellissimo paese che sorge in collina, tra la Valdichiana aretina e quella senese. Arrivando lo vedi da lontano per la sua torre che si innalza sopra i tetti delle case e che, ad ogni foianese, indica la strada di casa. Essa risale al 1781, distrutta dai bombardamenti tedeschi nel 1944 e poi ricostruita. Tutto il paese è costruito con i mattoni rossi perché l’argilla in Valdichiana si trovava con facilità. La parte più bella del paese è quella più antica, racchiusa entro la prima cerchia di mura dell’antico castello: Piazz’alta, con il Palazzo granducale, i 60
suoi vicoli stretti e i piccolissimi borghi. A questa bellissima cinta muraria, con tre torrioni di avvistamento, è stata aggiunta in seguito una seconda cerchia di mura, di cui si conservano due porte. Lungo il corso principale ci sono le Logge del grano, dove si conservava appunto il grano raccolto, dentro cisterne sotterranee. Per gli appassionati d’arte, Foiano è una meta importante perché qui si conservano molte opere in terracotta invetriata di Luca, Andrea e Giovanni Della Robbia e il turista può seguire un vero e proprio “percorso robbiano”. Nella chiesetta della SS. Trinità (13001400) si conserva la statua lignea del Resurrexit (1681) che Alla scoperta della Val di Chiana
che conserva i negativi di migliaia di foto di Furio Del Furia, una preziosa raccolta che ci fa vedere com’erano Foiano e la Valdichiana nel Primo Novecento. Esplorando il nostro territorio, abbiamo capito che il nostro paese è ricco di tante cose belle che vogliamo conservare e adesso gli vogliamo un po’ più bene. Foiano della Chiana
AVVENTURE NELLA NATURA Se vi piace andare in bicicletta o fare passeggiate nella natura, il Sentiero della Bonifica, lungo il Canale Maestro della Chiana fa al caso vostro. In realtà il sentiero è una pista ciclopedonale
lunga ben 62 km che unisce Arezzo con Chiusi e può essere percorsa sia da adulti che da bambini perché si sviluppa in pianura. Viaggiando lentamente è possibile entrare nel passato, quando il fiume “Clanis”, da cui il nome Chiana, scorreva verso sud e le sue acque confluivano nel Tevere attraverso il fiume Paglia. Al tempo degli Etruschi e dei Romani la fertile Valdichiana era chiamata il granaio d’Etruria, ma dall’XI sec. d.C. la Chiana si interrò, la valle si allagò e rimase occupata da una grande palude per ben cinque secoli. Gli abitanti del luogo pescavano, coltivavano erbe tintorie ed usavano la palude come via di comunicazione spostandosi con barche dal fondo piatto. A testimonianza dell’epoca dell’impaludamento oggi possiamo visitare la “Chiesa del Porto”. Nella zona si sviluppavano però anche zanzare che portavano febbri e malaria. Nel 1502, Leonardo da Vinci visitò 61
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dine”, dove vivevano le famiglie dei contadini. Quest’anno, a primavera, si sono potute anche ammirare le cicogne che hanno nidificato su di un traliccio della luce.
la “grande malata” e dipinse un acquerello che documenta l’esistenza della palude. Nel 1525 ebbero inizio i lavori per trasformare di nuovo la valle in una pianura fertile ad opera prima dei Medici e poi dei Lorena che si avvalsero di importanti ingegneri idraulici tra cui il Fossombroni. La bonifica fu attuata per “prosciugamento”, scavando il Canale Maestro e per “colmata” rialzando il terreno con detriti terrosi trasportati dai torrenti. Lungo il sentiero è possibile vedere le opere di bonifica (colmate, ponti, canali, gallerie, chiuse). Con la bonifica fu attuata l’inversione della Chiana perciò oggi le acque del Canale Maestro confluiscono nell’Arno procedendo verso nord. Spostandosi lungo il sentiero è possibile osservare le tipiche case coloniche “leopol62
DOVE ANDIAMO A GIOCARE? Nel nostro paese non ci annoiamo mai. In inverno c’è il Carnevale; quattro domeniche di festa, durante le quali per le vie del paese sfilano quattro grandi carri di cartapesta: Rustici, Nottambuli, Azzurri e Bombolo. Le imponenti opere artistiche, costruite con grande impegno dai cantieristi, si “sfidano” in attesa del verdetto finale per decidere il vincitore. Il re del Carnevale è Giocondo, che nell’ultimo giorno della manifestazione viene bruciato sotto forma di grosso fantoccio di paglia, ma prima della cremazione viene letto, in versi, il suo “Testamento”: fatti e avvenimenti satirici del paese. Il Carnevale del martedì grasso è dedicato ai bambini. A scuola vengono realizzati i costumi e il proprio fantoccio di Giocondo che dopo la sfilata e la lettura del noAlla scoperta della Val di Chiana
stro testamento viene bruciato in piazza insieme alle nostre paure. La nascita del Carnevale di Foiano, nella forma conosciuta, risale ad oltre cento anni fa, ma la sua celebrazione come festa è antichissima, 472 anni, ed è considerato il più antico d’Italia. Verso metà Aprile c’è poi la Fiera del fiore e dell’artigianato, dove in mostra, oltre ai fiori, ci sono oggetti dell’artigianato artistico. Ci sono bancarelle con i prodotti tipici della Toscana e altre regioni. La domenica si esibiscono gruppi musicali locali, artisti di strada come trampolieri, truccatori e maghi. A fine Maggio, nella frazione di Pozzo della Chiana, avviene la rievocazione storica della Battaglia di Scannagallo, sanguinosa battaglia tra Firenze e Siena, avvenuta il 2 Agosto 1554. Sembra di vivere in un’altra epoca: il corteo stoFoiano della Chiana
rico, la battaglia, i combattimenti, gli sbandieratori, il campo mercenario e la cena all’aperto, sono ben rappresentati e ricostruiti. La Festa della zucca e della Frutta, in Ottobre, è un evento originale perché è una gara di peso dei più grossi esemplari di zucche giganti della Valdichiana e non solo. L’anno scorso ha vinto una maxi zucca di 480 Kg. Le vie
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del centro storico e le vetrine dei negozi sono addobbate con migliaia di zucche di varie forme e dimensioni. Non mancano le esibizioni di vari artisti e anche i ristoranti locali propongono menù a base di zucca. IL NONNO RACCONTA I nonni ci hanno raccontato tante cose della loro vita: i giochi che facevano, i giocattoli che costruivano, come conservavano i cibi, come facevano il sapone con il grasso di animale, come lavavano i panni con la cenere e il ranno, come facevano i tessuti al telaio. I nonni sono meglio di Internet: sanno delle cose che nessuno conosce e sapevano fare cose che nessuno adesso sa fare più. Abbiamo capito che tutto cambia nel tempo, anche i mestieri. A Foiano un tempo si facevano dei lavori che adesso sono scomparsi. Il materassaio: Un tempo la gente met64
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teva il fuoco sotto le lenzuola per riscaldare il letto, così spesso si bruciava il materasso e bisognava aggiustarlo. Anche se non era bruciato, ogni 2-3 anni bisognava rinfrescarlo. Il materassaio scuciva il materasso, lavava la lana e la cardava, sciogliendo i nodi con una specie di grosso pettine (da cui il famoso detto foianese “ora ti cardo io”) così la lana tornava morbidissima e il materasso bello gonfio. Il pellaio girava con una bicicletta con la cesta dietro e andava di casa in casa alla ricerca di pelli di coniglio, per poi rivenderle ai produttori di pellicce o feltro. Le pelli prima venivano essiccate al sole, quindi i luoghi dove venivano messe in attesa del pellaio, erano puzzolenti e pieni di mosche. Il barrocciaio possedeva il baroccio, cioè un carretto di legno che serviva a trasportare qualunque cosa: legna, carbone, mattoni, calcina, mobili. Era trainato da due muli. Principalmente faceva la spola tra
MODI DI DIRE Barrocciaio
le rive dei fiumi vicino a Foiano o dove lavoravano i muratori. L’ultimo barocciaio di Foiano è stato il Bonci che aveva due muli di nome Scandalo e Rosetta. La balia era una donna che aveva partorito da poco e allattava al seno il bambino di un’altra. Le donne ricche avevano la balia perché è faticoso allattare un neonato; le donne povere chiamavano la balia quando non
Quel che unn’ammazza ingrassa Mangia, non fare lo schizzinoso Quel cittino è inguastito Quel bambino è tremendo Se me piglia il lupo manaro Se mi arrabbio Non fare Pipone (che fece mezzanotte pe’ la via) Non fare tardi. Sei più coglion de Cacco che andava a coglie’ i baccelli con la scala. Sembri il cavallo de Cipicchione (cioè del barocciaio, sempre pieno di lividi e graffi) Trovare una scarpina che entra Trovare il fidanzato o ganzo Ora ti cardo io (ora ti sistemo)
avevano latte. A quei tempi non esisteva il latte artificiale e un neonato poteva morire. La balia allattava in cambio di soldi o di cibo. Due bambini che avevano succhiato il latte dalla stessa donna si dicevano fratelli di latte e si consideravano parenti per tutta la vita. Oggi esistono le baby-sitter e a Foiano c’è anche il baby parking per poter lasciare il bambino quando la mamma ha da fare. PANCIA MIA FATTI CAPANNA I ciambellini. Tipici di Foiano, i ciambellini vengono preparati in occasione della Pasqua durante la Settimana
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Foiano della Chiana
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Santa. La dose è abbondante perché si fanno una sola volta all’anno e si mantengono per molto tempo. Ingredienti: 15 uova; 1,6 kg di zucchero; 300g di burro; 100g di olio; 200g di zucchero vanigliato; 350g di vinsanto; 2 arance spremute; scorza grattugiata di 2 arance e di 2 limoni; 500g di fecola; 3,5 Kg di farina 8 cartine di lievito. Preparazione: impastare gli ingredienti e formare delle palline, ungerle d’olio e posarle sul piano infarinato, formare delle ciambelline girando con il dito indice al centro della pallina cuocere per 15 min. a 180 gradi. Crostini neri. Ingredienti: “Coradelle” e
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“ventricchi “di pollo, macinato di vitella, milza di vitella, cipolla e prezzemolo, olio, brodo di carne, capperi tritati, acciughe e burro, sale q.b. Bistecca di carne chianina. È un taglio di carne che ha nel mezzo un osso a forma di T. Viene tagliata alta circa 34 dita e cotta su brace ardente di legna di querce. La bistecca deve essere girata solo una volta e deve cuocere dai tre ai cinque minuti per parte. Aggiungere olio, sale e pepe a piacere e … buon appetito!
BRICIOLE A Foiano, il sabato santo, si ripete dal 1681 una tradizione bellissima: il Volo. Gesù risorge volando sopra la folla. A mezzanotte la chiesa è piena di gente, le luci sono spente, il prete intona il Kirie e tutti fanno silenzio. Si sentono tre colpi fortissimi, come se qualcuno bussasse: le porte si spalancano, le luci si accendono e appare la statua del Cristo Risorto, portato a braccio da 8 persone che corrono verso l’altare mentre scoppiano le castagnole e la banda suona festosa. È una grande emozione.
fondendo altre delizie che arrivano da luoghi lontani. Si sa, le buone ricette passano di bocca in bocca e subito vengono sperimentate. Molti foianesi ormai hanno imparato a fare la pastiera napoletana. Si bolle il grano saraceno nel latte, insieme a un po’ di burro o strutto. Quando è diventato una crema, si fa raffreddare e si versa
Ricette e tradizioni di altri luoghi. A Foiano, da qualche anno, si vanno dif-
ANEDDOTI Una foto si può considerare un piccolo racconto di vita? Sì, anche grazie ai 6000 negativi su vetro e pellicola che il farmacista e fotoamatore Furio Del Furia ci ha lasciato. “Furio Del Furia (1876-1932) farmacista per tradizione di famiglia, vedendo la camera oscura dello zio ne rimase affascinato e gli venne la passione per le foto.” Attraverso questi documenti possiamo leggere le piccole storie del passato: immagini di paese e campagne, lavori nei campi, cortei, processioni, antichi mestieri come le balie, i sensali, i bottai, le lavandaie, il ciarlatano, ma anche ritratti di famiglie, amici, conoscenti, familiari e semplici paesani.
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Foiano della Chiana
in un tegame aggiungendo ricotta, uova, zucchero, vaniglia, fiori d’arancio e crema pasticcera. Si lavora tutto insieme fino a rendere liquido l’impasto. Poi si versa sopra una teglia contenente la pasta frolla e si decora con strisce di pasta. A cottura ultimata, un po’ di zucchero a velo. Volete un’idea per le tradizionali uova pasquali? Arriva direttamente dalla Romania. Bollite le vostre uova. Preparate diversi colori versando del colorante alimentare in un litro d’acqua, 3 cucchiai di aceto e 3 cucchiai di sale grosso. Fate bollire il liquido per 10 minuti poi, a fuoco spento, mettete dentro le uova finchè non diventano gialle, rosse, blu. Una volta tolte dall’acqua, strofinatele con un panno morbido bagnato nell’olio per renderle belle lucide. 67
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LUCIGNANO
Scuola Primaria Francesco Dini Classi IV A e B, VA e B
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ALLA CONQUISTA DI LUCIGNANO Il tesoro di Lucignano. Il palazzo comunale sorge al centro della piazza principale del paese. All’interno si trova il museo dove sono custodite varie opere d’arte. La più bella a vedersi è il cosiddetto “Albero d’oro”, alto 2 metri e 60, ricco di rame dorato, di argento e di bellissimi smalti, protetto da una teca di vetro. È detto “l’Albero di S. Bonaventura”, in quanto fu ideato dai Frati di S. Francesco del convento di LuciLucignano
gnano, i quali si ispirarono ad uno scritto, “Albero della vita”, del loro confratello, vescovo e cardinale, S. Bonaventura da Bagnoregio (Viterbo). L’albero ha un piedistallo a forma di grazioso e artistico tempietto gotico. In cima è scolpito un pellicano, figura di Cristo. Dall’una e dall’altra parte spuntano e si proiettano sei rami, terminanti in splendide miniature dipinte. Questo Reliquiario a forma di albero è un canto di lode a Cristo come Salvatore degli uomini, mediante la sua Croce. La nostra vita divina deriva appunto dall’albero della Croce. La figura del pellicano ci mostra quanto Gesù ha fatto per noi, donandoci il suo stesso Sangue, per la 69
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nostra salvezza. Per capire il significato religioso di questo Albero è utile rifarsi alle indicazioni della Bibbia, dove, già fin dalle prime pagine del libro sacro, i due alberi, che rappresentano il Bene e il Male sono descritti come l’albero della Vita. I sei rami che partono dal tronco indicano i dodici mesi dell’anno in riferimento al libro dell’ Apocalisse, secondo il quale, tutti i mesi dell’anno e, per estensione tutti i tempi della storia umana, portano frutti abbondanti. Una tradizione ricorda che molti sposi, dopo la celebrazione religiosa del loro matrimonio, venivano a visitare questo albero di Lucignano per prendere da Cristo, spo70
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so insuperabile della Chiesa e delle anime, l’esempio di come ci si dona a beneficio della propria famiglia e per ricevere tutte quelle grazie necessarie per la loro unione.
comitato di ex combattenti che chiesero nel 1921 alla giunta Comune di erigere un monumento in piazza xx Settembre (ora piazza Caduti per La Libertà). Nel 1922 il comitato si sciolse per contrasti. Il nuovo comitato, costituitosi nel 1924, decise di spostare il monumento presso il parco della Rimembranza. Il 21 giugno del 1925, finalmente si inaugurò il Monumento, opera dell’Architetto Cav. Bazzani. Tutto intorno “alla stele lanciata verso il ciel radioso”, (V. Dini) furono piantati tanti alberelli, dove venne applicata una targhetta in ferro con il nome di chi aveva perso la vita in guerra. Dal racconto di un nonno abbiamo appreso che le targhette nel corso degli anni, però sono andate perse. Sulla stele sono riportati i nomi oltre che dei caduti sul campo, anche quelli deceduti per ferite e dei dispersi. Attualmente la
stele è un po’ rovinata: alla base presenta delle crepe e i nomi, in parte,non sono più leggibili. In questa piccola oasi verde mancano un po’ di panchine, dove potersi sedere per leggere un buon libro, parlare con un amico o semplicemente rilassarsi ascoltando il canto degli uccelli. Bosco Inglese Di fronte alla Torre del Cassero, adiacente alla Porta di San. Giusto passando per i giardini pubblici troviamo la fontana; a fianco un tempo c’era un grande tiglio con il tronco tutto scavato dove i bambini si nascondevano per giocare. Proseguendo in avanti sulla destra c’è la pista di pattinaggio costruita al posto della cosiddetta “Pinetina”. Qui si svolgeva il mercato e all’ombra della pineta anche tante feste. Accanto, ci sono delle scale che conducono in basso verso il Bosco Inglese, costruite circa 20 anni fa. Fino
AVVENTURE NELLA NATURA Monumenti ai Caduti Appena fuori dalla porta di San Giusto, alla sua sinistra troviamo la piazza del Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale. Un tempo la piazza si chiamava Parco della Rimembranza, ed era un’ area riservata alla fiera del bestiame. Nel 1919 per ricordare gli amici caduti in guerra si costituì un Alla scoperta della Val di Chiana
Lucignano
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ci sono tanti giochi: scivoli, altalene, tunnel, fortini, dove sia bimbi piccoli che quelli più grandi possono giocare tranquillamente. Poco più in là c’è la “Pinetina” con una grande pista da ballo dove i grandi organizzano le feste più importanti mentre noi bambini la utilizziamo per giocare a calcio perché è molto grande e anche per anall’inizio del secolo scorso, il bosco rappresentava l’elegante giardino privato del palazzo, prima dei signori Mancini, dopo della famiglia Dell’Artino. L’edificio signorile si trova sulla cerchia più esterna delle mura con un altro ingresso all’interno del paese, sito in via Roma. Il giardino era unito al palazzo da una piccola galleria collegata ad una bellissima e particolare scalinata che portava in basso al bosco Inglese, senza passare per la strada dove ancora oggi si trovano due cancelli, posti l’uno di fronte all’altro. Tutta l’area era molto curata, ricca di vegetazione, statue e alberi secolari. Nei primi anni settanta il giardino fu venduto dalla famiglia Dell’Artino al Comune di Lucignano, che lo aprì al pubblico insieme ai giardini pubblici. Il Bosco Inglese rappresenta, con i sovrastanti giardini un importante e bella oasi di ricreazione e frescura per tutti gli abitanti e i turisti che visitano Lucignano. In questo prezioso posto troviamo lecci, pini, querce, percorsi per le passeggiate, aree di divertimento come il “pallaro” (per giocare a bocce) e panchine per trascorrere pomeriggi al fresco. Nel corso degli anni il Co72
mune ha eseguito diversi lavori per ampliare e migliorare tutta la zona. È stato costruito il campo da tennis e il campo da calcetto. Tuttavia questo delizioso spazio, necessita di aree ricreative per anziani, adulti e bambini. DOVE CI INCONTRIAMO A GIOCARE? Appena fuori da Porta San Giusto, ingresso principale al centro storico lucignanese, ci sono i Giardini Pubblici, uno spazio verde con tanti alberi e tante panchine, dove, nella bella stagione, le persone anziane si siedono a chiacchierare mentre aspettano i nipotini che giocano. Nel centro dei giardini c’è una grande fontana, dove l’acqua zampilla allegramente. In fondo
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bambini da dove partiamo per le nostre scorribande, magari per suonare i campanelli delle abitazioni e scappare via, per organizzare qualche incontro di calcio in Piazza del Tribunale o, ancora giocare a nascondino a Piazza delle Logge. Lucignano è un posto magico e ogni suo angolo ci suggerisce qualche cosa da fare. IL NONNO RACCONTA La festa della Maggiolata ha una durata di tre settimane e comincia la prima domenica di maggio. In questo arco di tempo i lucignanesi organizzano iniziative di vario genere: balli e canzoni tipici, cene a base di piatti locali, ma le iniziative più divertenti sono la sfilata dei carri e la battaglia dei fiori. Le diverse contrade, ciascuna con i propri colori, costruiscono carri allegorici con fiori e persone vestite a festa. Gruppi folcloristici, di ogni parte d’Italia, creano un corteo storico in-
dare sui pattini. Da questa zona si accede al Bosco Inglese, costituito da alberi molto grandi e da piccoli sentieri che conducono in aiuole riparate da alte siepi. Questo è un posto molto romantico e i ragazzi s’incontrano qui per chiacchierare e stare insieme. In fondo al Bosco Inglese ci sono i campi da tennis e spazi attrezzati per fare sport e giocare a calcetto. Ma tutte le stradine di Lucignano i cosiddetti “Borghi” e “Borghini” e le piazze e “piazzole” sono punto di ritrovo per noi Lucignano
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ai passanti fiori di ogni tipo. Ancora oggi infatti vengono utilizzati molti fiori per organizzare questa affascinante iniziativa. La festa richiama alla nostra mente le antiche tradizioni, promosse ancora oggi da iniziative di vario genere, come la Fiera del Ceppo, chiamata un tempo ”Fiera del Cappone”. E’ una festa popolare organizzata sempre in prossimità delle festività natalizie. Promuove i prodotti locali, in particolare l’olio d’oliva. Un tempo la gente si recava a questa fiera per comprare vestiti o animali da cortile, oggi è considerata una buona opportunità per comprare i regali di Natale. L’atmosfera è scaldata con la vendita di vin brulé e canti gospel. torno al paese. La Festa della Maggiolata termina con la battaglia dei fiori. Tutti i partecipanti lanciano in aria i garofani dei carri, si crea un’atmosfera gioiosa con i fiori colorati che coprono ogni cosa. Un’antica usanza del nostro comune è la maggiolata. In tempi antichi la festa della Maggiolata augurava ai contadini un buon raccolto. Era un rito propiziatorio che consisteva nel preparare diversi carri con le particolarità della primavera. Talvolta un carro poteva essere ornato anche con piante da frutto come ciliegi, peschi e fiori locali. Lo scopo era quello di ricordare alla gente il risveglio della natura e la ricchezza dei suoi “doni”. La sfilata si apriva, come accade oggi, con un “carroccio” trainato da vacche chianine (tipica razza locale) che trasportavano i bambini delle scuole. Questi lanciavano 74
Ecco un canto tipico della festa della Maggiolata
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MISTERI E LEGGENDE La maledizione di ”Beppana” Negli anni sessanta, in occasione della tradizionale Maggiolata lucignanese, il Comune decise di aprire la sfilata dei carri fioriti con un carroccio medievale tirato da buoi. Ma serviva una campana, i cui rintocchi dessero inizio, all’ora quarta (16) alla festa. Non sapendo dove trovarla decisero di prendere quella della chiesa di San Giusto, pensando che non sarebbe importato a nessuno, perché quella piccola chiesina, dimenticata, stava per crollare. Ma il vecchio custode della chiesa non accettò che quella campana, i cui rintocchi avevano da sempre chiamato i pellegrini alla preghiera, potesse ora suonare per dare inizio a una festa e arrabbiatissimo scagliò la sua maledizione: “Almeno piovesse sulla vostra festa!” E da allora quando c’è la Maggiolata, poco o tanto piove sempre e la gente pensa a Beppana e alla sua maledizione.
Lucignano
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O Lucignano amato - Maggiolata 1952 Festa di primavera, festa d’amore La maggiolata è sagra d’ogni fiore Di giovinezza ci sussulta il cuore Rallegra tutti di novel vigore. Un profumo per l’aria ci circonda Un palpito gentil di pura ebbrezza Ci solleva con forza come un’onda Viver fa tutti in piena contentezza. Ritornello O Lucignano, o Lucignano amato Si crede non commettere un peccato d’amor le vezzose tue donzelle semplici, original ma tanto belle, che nella maggiolata Brillano come stelle Di fiori ognuna ornata Son tante verginelle… PANCIA MIA FATTI CAPANNA La ribollita Occorrono: 1 kg. di cavolo nero (pri-
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BRICIOLE Proverbi Can che abbaia non morde Chi dorme non piglia pesci La gatta frettolosa fece i gattini ciechi Chi la fa l’aspetti Chi un’ha testa ha gambe.
vato delle coste), 500 gr. di cavolo verza, 200 gr. di fagioli cannellini, 1 costa di sedano, 1 carota, 1 cipolla, basilico e prezzemolo, 500 gr. di pomodori, 2 patate, 50 gr. di pancetta, ½ bicchiere di olio, pane casereccio, sale e pepe. Una volta la massaia, la donna di casa che pensava alla cucina, si alzava presto al mattino, al canto del gallo, per
Terminologia locale ‘un fa lo strullo! Se ti piglio te le dò! Alò! Oggi mi sò levata presto. Fermete! Se va? Oh babbo! La vista la mì mamma? Sé duro come le pine verdi
sempre avanzare la zuppa per darla agli uomini il mattino seguente come colazione. Ricetta. Alla sera si mettono a bagno i fagioli. Il giorno successivo si scolano, si posano in acqua corrente e si lessano in acqua salata. Quando i fagioli sono cotti, si scolano e l’acqua di cottura si conserva. Le verdure vanno lavate, tagliate e messe in una pentola con l’olio, cipolla, sedano, carote tagliate e pancetta. Dopo averle rosolate, si uniscono le patate a pezzetti, il basilico, il prezzemolo, il cavolo nero e la verza tagliata a strisce e i pomodori sbucciati. Poi si aggiunge metà dei fagioli e metà dell’acqua di cottura con acqua calda e un po’ di sale e pepe. Quando è cotta, la zuppa viene servita in una zuppiera dove sono state messe fette di pane abbrustolito bagnate con l’acqua dei fagioli rimasta. Si versano poi le verdure cotte e i rimanenti fagioli. Se la zuppa avanza, si fa ribollire con un po’ di olio in una padella. Per questo si chiama la “ribollita”.
fare il soffritto, mentre cuoceva sul focolare la pentola dei fagioli che bollivano lentamente con una grossa cotenna di maiale che, oltre a condirli, serviva da secondo piatto. Quando mancava il cavolo nero, la massaia cucinava altre verdure. Si usava il pane, che veniva fatto ogni dieci giorni, veniva spezzettato e messo in una zuppiera con tutte le verdure cucinate e lasciato a riposare perché assorbisse il sapore del brodo. La massaia faceva 76
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Scuola Primaria Guglielmo Marconi di Cesa Classi IV Scuola Primaria Enrico Fermi Classe IV e V
MARCIANO DELLA CHIANA
Alla scoperta della Val di Chiana
ALLA CONQUISTA DI MARCIANO DELLA CHIANA Marciano ieri La storia di Marciano ha origini remote: è testimoniato, che la collina che attualmente ospita il paese fu sede di abitato fin dall’epoca etrusca. Nel territorio di Marciano, in località Colle, furono ritroMarciano della Chiana
vati nel 1830 una statua di pietra raffigurante una sfinge, una tomba etrusca a camera con corredo funebre (museo di Firenze) ed una statua marmorea, “Il torso virile”, datato V sec. a.c. (museo archeologico di Arezzo). In seguito il territorio fu conquistato dai romani. In seguito alle scorrerie barbariche si in79
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sediarono nel borgo prima i Goti (IV e V sec. d.c.), poi i Longobardi (IV – VIII sec.). Verso la fine del XII secolo, già costituito in Comune, Marciano entrò sotto il controllo della città di Arezzo. Nel 1384, dopo un breve periodo di dominio senese, passò sotto il controllo di Firenze e allora fu eretto il massiccio mastio in laterizio e la porta–torre, accesso principale al castello. In un periodo successivo si combattè la battaglia tra Firenze
e Siena nella campagna tra Foiano e Marciano, detta “Battaglia di Marciano” (secondo il celebre dipinto del Vasari, Salone dei Cinquecento in Firenze) più nota col nome di “Battaglia di Scannagallo” (2 agosto 1554), che sancì la vittoria di Firenze su Siena. In seguito Marciano farà parte del Granducato di Toscana sotto gli AsburgoLorena fino al processo di unificazione d’Italia. Marciano oggi Marciano è un ridente borgo medievale che sorge su un dolce colle 80
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(m 320 slm) quasi al centro della Valdichiana aretina, delimitato dai corsi d’acqua del Canale Maestro della Chiana a est e del Torrente Esse a ovest. E’ facilmente raggiungibile anche per chi viene da lontano, grazie alla vicina uscita dell’Autostrada del Sole (A1) di Monte San Savino. Oggi Marciano conserva, quasi inalterata, la propria struttura fortificata. La rocca e il mastio da poco completamente restaurati, sono oggi sede di molteplici attività e iniziative: la corte interna del cassero è stata coperta ed ospita un vasto salone, all’interno del quale si svolgono convegni, conferenze, concerti (vedi quelli della Filarmonica paesana), feste, comprese quelle scolastiche, in occasione del Natale. Della torre si può raggiungere agevolmente la sommità e da lassù si gode un panorama veramente unico: la Val di Chiana nel suo completo splendore. Il centro storico forma un rettangolo delimitato da vecchie, antiche e primitive abitazioni. All’interno delle antiche mura si trova la chiesa intitolata ai SS. Andrea e Stefano i cui altari
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e l’abside sono arricchiti da numerosi e importanti dipinti del rinascimento, tra i quali spicca la pala d’altare “Madonna col bambino e SS. Giacomo e Cristoforo”, attribuita a Bartolomeo della Gatta. Fanno parte del Comune di Marciano le frazioni di Cesa, Badicorte e San Giovanni dei Mori. AVVENTURE NELLA NATURA Vicino a Cesa, si trova il Canale Maestro della Chiana. Lungo questo canale c’è un sentiero lungo 62 Km che unisce Chiusi con Arezzo. È il sentiero della Bonifica dove ci si può andare in bicicletta, fare
Marciano della Chiana
passeggiate o correre. In passato questa zona era una palude, poi è stata bonificata ed è diventata terreno fertile per la produzione di frutta, farro, orzo e grano. Il percorso da fare è molto tranquillo e dà l’opportunità di poter incontrare animali della zona e volatili di vario tipo. È facilmente raggiungibile ed è possibile noleggiare le bici già sul posto. Puoi organizzare una giornata al Sentiero della Bonifica consultando il sito web: www.sentierodellabonifica.it DOVE ANDIAMO A GIOCARE? Il nostro tempo libero lo trascorriamo ai Giardini detti Prato: lì ci troviamo tutti i pomeriggi con gli altri bambini, si va in bicicletta o con il monopattino, oppure giochiamo a chiapparello a palla, a calcio e a preparare pozioni con le foglie. Ci piace andare giù per il greppo, che noi chiamiamo burrone, a trovare tanti tipi di rami, foglie e cortecce per le nostre pozioni che cuciniamo dietro al monumento o nello scivolo, o al muretto all’ingresso dei giardini venendo da Lucignano. In estate trascorriamo al Prato tutto il nostro tempo libero, dalla mattina alla sera; siamo un bel gruppo di bambini, molto affiatati e pieni di allegria; di solito ci accompagnano i nonni oppure le mamme. Anche i nostri genitori trascorrevano 81
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gran parte del loro tempo libero al Prato, facendo gli stessi giochi con cui ci divertiamo noi bambini oggi. A Marciano non ci sono molti posti in cui possiamo andare a giocare, perché è un paese piccolo, ma noi non ci perdiamo di coraggio e facciamo dei giardini il nostro regno.
IL NONNO RACCONTA Nonna Maria, nata a Marciano della Chiana nel 1921, racconta che la vita per lei non è stata facile. La famiglia 82
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svolgeva l’attività di contadini per cui tutta la vita era nei campi. Il gioco non c’era perché in quei pochi momenti che rimanevano liberi doveva andare a “badare i maiali” o al pascolo con gli oci. I giorni più belli sono arrivati intorno al 1955, quando da “Fosco”, il tabaccaio, c’era la televisione e lui permetteva a tutti di andare a vedere: il giovedì si guardava Mike Bongiorno ed il sabato lo spettacolo di Gigi Riva. Nonna Giovanna, nata a Marciano della Chiana nel 1943, ci racconta alcuni antichi mestieri: lo schiaccia-sassi, colui che sistemava i sassi nelle strade; lo spazzino, colui che provvedeva a tenere pulito il paese; il calzolaio, colui che aggiustava le scarpe, molto conosciuto nel paese il sig. Ferdinando detto Furicchio che aveva appeso un cartello con su scritto “Furicchio non fa credito”. Nelle case si tesseva la lana e si sfogliava il granoturco per fare i materassi. Biagini Evaristo ci racconta feste e usanze di questo paesino. I bussi Nel corso della settimana di Passione (quella che precede la Settimana Santa) nella chiesa parrocchiale si celebravano le funzioni serali e nel corso si aveva lo spettacolo dei Bussi. Si trattava di una manifestazione popolare tenuta per ricordare con un certo realismo la flagellazione di Nostro Signore. Le rogazioni Nel mese di Maggio, quando il grano e gli altri prodotti della terra sono nel momento di maggiore crescita e si avviano Alla scoperta della Val di Chiana
A quel punto si odono tre forti colpi alla porta della Chiesa che si spalanca all’improvviso, le luci si accendono suonano le campane e i campanelli, partono le castagnole ed entra di corsa la statua del Gesù Risorto sorretta da cinque persone che attraversano la Chiesa fino all’altare poi curvano e depositano la statua in un baldacchino. L’infiorata del Corpus Domini Per la festa del Corpus Domini si celebra la prima comunione dei bambini di alla maturazione, il pericolo che parassiti, temporali o altre calamità possano danneggiare i raccolti è davvero incombente. Allora il popolo, guidato dal parroco, al mattino presto, si recava in processione ai quattro angoli del paese e, pregando, invocava la protezione del cielo affinché i raccolti fossero preservati dai pericoli di danneggiamento o addirittura di distruzione. Fuochi di S.Giovanni Nel mese di giugno e precisamente nel giorno del solstizio (il 21) gli abitanti del paese e della campagna accatastavano davanti alla porta d’ingresso del paese una grande quantità di frasche di rami e di erbe secche cui dare successivamente fuoco e fare un grande falò. Con i parassiti ed i nemici naturali si credeva di allontanare, con le fiamme, anche gli spiriti cattivi Il Gloria o volata È un’antica tradizione, che si tramanda da generazioni. La notte del sabato santo a mezzanotte dopo le letture al momento del Kirye, nella chiesa vengono spente tutte le luci. Marciano della Chiana
DETTI E PROVERBI dentro la botte pichina ce sta il vin bono meglio un ovo oggi che na galina domani a pagare e a morire s’ e’ sempre in tempo a tavola un s’ invecchia chi burla lo zoppo badi d’esser dritto oro corre, argento scappa, sembra oro ma e’ latta chi tutto dice e niente serba va con le bestie a pescar l’ erba loda il poggio e attenti al piano chi vuole l’ uva grossa zappi la proda, scavi la fossa figli, vigne, giardini guardateli da vicini omo di vino non vale un quatttrino maiali rugghiare, guadrini sonare chi veste il domenicale o e’ ricco o sta male vesti una fascina diventi una regina piu’ creschi men capischi
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10 anni. È antica tradizione, il giorno prima, andare a cercare il maggio, e le rose, per infiorare le strade dove la mattina seguente passerà la processione dei bambini della prima comunione. Il tradizionale concerto di Santa Cecilia Da 150 anni ovvero dall’anno della sua fondazione, la locale società Filarmonica, detta Banda, ogni anno nel mese di novembre primi di dicembre, organizza il Concerto in onore di S: Cecilia patrona della musica.
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PANCIA MIA FATTI CAPANNA All’interno del Castello, proprio accanto alla farmacia e davanti alla sede del municipio, affacciato sulla piazza principale Fanfulla, si trova il ristorante Hosteria la Vecchia Rota, il cui proprietario, cuoco sopraffino, si definisce “restauratore di vecchi piatti”, perché propone alla numerosa clientela, piatti tipici della tradizione contadina, ma anche più remote ricette medievali realizzate utilizzando gli ingredienti tipici di quell’epoca. Fra le ricette che ci ha raccontato proponiamo: Crostino di uova ubriache In una casseruola si lessano le uova con del vino rosso. In una padella si fanno appassire con
LEGGENDE LOCALI Tanto tanto tempo fa, in quel campo pieno di erbacce e di spine tra via Barbuti e via Fornaci, c’era un grande masso di pietra grigia. Tutti sapevano che era bene girare alla larga da quella pietra, altrimenti sarebbe accaduto qualcosa di terribile per tutta la campagna, anche i bambini non potevano avvicinarsi: se lo avessero fatto non avrebbero più rivisto i loro genitori. Si dice che tanti uomini forti e coraggiosi avessero sistemato quel pietrone per impedire un guaio terribile: la pietra ricopriva una bocca di mare, cioè una voragine del terreno collegata direttamente al mar Tirreno. Pensate che disgrazia, bambini, se qualche scellerato avesse alzato quella pietra, o scavato lì intorno. La forza dell’acqua salata avrebbe strappato le piante fin dalle radici e anche la quercia che ci piace tanto, sì, proprio quella che si trova tra via Serpaia e via Fornaci. I campi e le case sarebbero stati invasi dalle acque e tutte le bestie affogate, ma anche tutti i cristiani sarebbero morti affogati.
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olio, cipolle bionde tagliate sottilmente e si aggiusta di sale e pepe. Una volta rosolate si aggiunge alle cipolle un po’ del vino rosso usato per lessare le uova e si completa la cottura lasciando il composto leggermente liquido. Si arrostiscono delle fette di pane, vi si dispongono sopra le cipolle, le uova tagliate a fettine fini e si cosparge con del pepe bianco. Luccio arrosto Si squama e si eviscera il luccio. Lo si unge con del burro e lo si cosparge di sale e di pepe. Con del finocchio selvatico e del lardo di prosciutto a pezzetti, si farcisce il pesce. Dentro una teglia, con un po’ d’olio, si mette in forno a 150°, si fa rosolare prima da una parte poi dall’altra. Prepariamo una miscela di aceto (1 parte) e olio (2 parti) con la quale si cospargerà il pesce a fine cottura lasciandolo riposare per dieci minuti. Minestra di ceci e baccalà Si mettono in ammollo i ceci e il baccalà, la sera precedente. Il giorno successivo si buttano le acque della notte e in due pentole diverse, con nuova acqua, si cuociono i legumi e il baccalà. Quando entrambi gli ingredienti sono lessati, si rosola in un tegame l’aglio tritato con l’olio e quando l’aglio è imbiondito si aggiunge il baccalà spellato, diliscato e tritato. Si passa una metà dei ceci e, assieme alla loro Marciano della Chiana
TOPONOMASTICA Tre sono le ipotesi sulla sua etimologia di Marciano. La prima fa risalire la sua fondazione al primitivo re italico Giano, che l’avrebbe dedicata al dio Marte. La seconda ne attribuisce la paternità agli etruschi, in questo caso il suo nome sarebbe stato Marcena, come è avvenuto in altre località dell’aretino. Per la terza ipotesi il nome deriverebbe dalla nobile famiglia romana Marcia venuta in possesso dei terreni in premio dell’aiuto dato al console Silla, nello scontro con Mario.
acqua di cottura, si aggiungono al baccalà. Si aggiusta di sale e pepe. Si amalgama bene, poi si aggiunge alla zuppa ottenuta, della pasta tipo tagliatelle e la si fa cuocere. Queste paste erano chiamate “minestre”. I frascatelli (periodo pasquale) Occorre preparare un buon brodo, di carne o di verdure. Si stende una buona quantità di farina sulla spianatoia (per un piatto più ricco la si cosparge di formaggio). Si riscalda dell’acqua. Si legano frasche di olivo, a realizzare un mazzo, che si intinge nell’acqua calda e la si spruzza sulla farina che si rapprende intorno alle gocce. Si setacciano le palline che si sono formate e si cuociono nel brodo. 85
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Scuola Primaria Tenente Mario Magini Classi III A e B, IV A e B, V A e B Scuola Primaria Anni Verdi di Alberoro Classi V A e B
MONTE SAN SAVINO
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ALLA CONQUISTA DI MONTE SAN SAVINO Monte San Savino… terra di poeti! Passeggiando per il centro storico, lungo il Corso Sangallo, notiamo un austero busto in bronzo: sapete chi rappresenta? Un poeta e studioso di letteratura, critico e giornalista, educatore e docente universitario, Giulio Salvadori, che qui ebbe i natali nel lontano 1862. Di questo illustre ma non abbastanza conosciuto savinese conserviamo la produzione poetica ed anche la forte spiritualità. A lui è dedicato un Premio di Poesia rivolto agli alunni delle Monte San Savino
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scuole primarie e secondarie di I grado di tutta la Toscana: ad ogni primavera, da oltre 27 anni, spuntano dall’intera Regione i più fantasiosi e poetici componimenti, che una severa commissione dovrà selezionare. AVVENTURE NELLA NATURA Sono numerosi i sentieri e le strade ancora non asfaltate che, lasciati i centri abitati, conducono in passeggiate a contatto con la natura. Partendo dalla rotonda di Montagnano e percorrendo una stretta strada in salita detta del Tonacato, si può cominciare un itinerario di circa 6 km percorribile a piedi in 60 minuti. Lungo il tragitto si trovano delle falde acquifere visibili soprattutto in autunno o quando piove molto. Arrivando in cima alla salita attraversiamo un boschetto dove è visibile una quercia ultracentenaria. Proseguendo
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troviamo un incrocio al confine tra il comune di Monte San Savino e quello di Marciano della Chiana. Svoltiamo a destra percorrendo la strada costeggiata da un bosco di querce, lecci e campi coltivati. Giungiamo così all’incrocio con via dell’Infernaccio e proseguiamo per Montagnano. Questa località è detta “Poggio Asciutto” perché in passato era un luogo non paludoso Giunti al bivio per Montagnano ci dirigiamo verso il Borghetto e, svoltando a destra, raggiungiamo il Canale
Maestro della Chiana; volendo, proseguiamo per il Sentiero della Bonifica che verso destra porta ad Alberoro e a sinistra conduce a Foiano. Nei dintorni di Monte San Savino segnaliamo la passeggiata in località Botarone che permette escursioni a piedi a diretto contatto con la vegetazione spontanea del territorio: cespugli di erica, ginestre, ginepri e grosse querce. A piedi o in bici è possibile raggiungere la parte alta del territorio comunale salendo fino a Gargonza o sull’altro versante sulla collina di Pàstina. Da qui scendendo negli umidi borri della campagna circostante sco88
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priremo la “fonte del latte”, sorgente dedicata alla Madonna con il Bambino. L’acqua che scorre ha una colorazione biancastra per la presenza di bicarbonato di calcio e un tempo si diceva miracolosa per chi, femmina di animale o donna, avesse dovuto allattare. DOVE ANDIAMO A GIOCARE? I luoghi nei quali noi bambini possiamo incontrarci per giocare sono quelli in cui trascorrevano il tempo libero anche i nostri genitori. I giardinetti pubblici con la fontana dei pesci rossi, le aiuole, le panchine, lo scivolo, le altalene, l’ombra dei lecci, il leone in bronzo del monumento ai caduti in guerra. Abbiamo poi il campetto polivalente nel quale è possibile incontrarci per una partita a calcetto o pallavolo e per sedere sulle gradinate in pietra a chiacchierare soprattutto in primavera ed estate quando forte diventa l’odore dei tigli che svettano sul lato del viale circostante. Anche nella frazione di Montagnano sono presenti giardinetti, ma è soprattutto l’oratorio della chiesa il luogo di ritrovo per i bambini della zona che spesso si allontanano dal centro con le bici per raggiungere la campagna attraverso le vie “dei boschi”. Nella vicina Alberoro i giardinetti con panchine e alMonte San Savino
talene sono vicino alla scuola, ma i bambini preferiscono il campetto dietro la chiesa per una partitella con gli amici o chiacchierate in compagnia. IL NONNO RACCONTA… …che, quando lui era piccolo, nelle campagne attorno a Monte San Savino si viveva in modo molto diverso da oggi. I terreni appartenevano a famiglie nobili o comunque benestanti, ma venivano lavorati da contadini che li ricevevano a mezzadria. Si trattava di un contratto tra il padrone, che dava la terra, la casa, alcuni attrezzi agricoli e le bestie della stalla, e il contadino che, insieme alla famiglia, metteva la manodopera. Il ricavato veniva diviso tra i due. Importante era la figura del fattore che aveva il compito di controllare l’operato del contadino e riferire al padrone se tutto si svolgeva regolarmente. Le famiglie, di solito, erano molto numerose, spesso formate da venti persone o più. Avere diversi figli era ritenuto importante perché si diceva che più braccia c’erano per lavorare, più grande era il podere che veniva dato a mezzadria. Fra i componenti, ognuno aveva i propri compiti, ma la persona più importante era il capoccia, uno dei più anziani che curava gli interessi di tutta la famiglia: 89
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ordinava i lavori da fare, dirigeva e sorvegliava un po’ tutti, comprava le bestie e teneva i conti con il fattore. La sera, vicino al focolare, discuteva con gli uomini di casa, distribuiva e chiedeva consigli ma poi decideva da solo e nessuno doveva aver niente da ridire! La regina della casa era la massaia: lei preparava il “desinare” (il pane e il companatico), si occupava del bucato, controllava il lavoro delle altre donne, curava il pollaio… E quando riusciva a racimolare dei soldi vendendo qualcosa, li metteva da parte per provvedere alle necessità della famiglia. Altro personaggio di rilievo era il bifolco, il responsabile della stalla e di tutti gli animali da lavoro: giorno dopo giorno li accudiva, li go-
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vernava, li curava con pazienza e dedizione. Le case tipiche della Valdichiana risalgono quasi tutte al periodo in cui regnava il Granduca Leopoldo che le aveva fatte costruire tutte uguali, simili ad una grande scatola con sopra una scatolina più piccola, la piccionaia. Di solito a due piani, sopra avevano le camere, sotto la cucina, la stalla, la cantina e le rimesse per gli attrezzi. La cucina veniva chiamata anche “casa” ed era il luogo più vissuto perché tutti ci si ritrovavano per mangiare, parlare,
MISTERI E LEGGENDE Poco distante da Alberoro, in località San Luciano, si trova un vecchio edificio ormai in stato di abbandono che un tempo era utilizzato come scuola e frequentato dai bambini del posto. Durante dei lavori di ristrutturazione i muratori che vi lavoravano assicuravano di aver visto aggirarsi tra quelle mura dei fantasmi e nessuno da allora ha più messo piede nella scuola che ormai sta cadendo a pezzi. Il colle di Santa Maria delle Vertighe ospita un santuario mariano molto noto perché dedicato alla Madonna protettrice dell’ autostrada del Sole ed è meta di molti pellegrini che vi si fermano in preghiera. Una leggenda racconta che la cappella fu lì trasportata da Asciano verso l’anno 1000, da alcuni angeli che vollero evitare la lite tra due fratelli in seguito alla disputa per un’ eredità. Successivamente fu poi costruito il campanile e l’edificio trasformato in santuario.
PANCIA MIA FATTI CAPANNA Passeggiare per borghi e piazze vi ha messo appetito? Niente di meglio di un gustoso panino con la porchetta. Questa preparazione suina condita con sale, pepe e spezie varie, richiama ogni anno, durante la seconda domenica di Settembre, moltissimi visitatori per la sagra ad essa dedicata. Nell’occasione oltre alla porchetta è possibili degustare i prodotti tipici locali: salame, prosciutto, fi-
passare momenti di svago (le veglie) e le donne vi filavano, cucivano, rammendavano instancabilmente. Vita laboriosa di altri tempi. 90
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Monte San Savino
nocchiona e carne suina alla brace serviti negli stands allestiti nella Piazza Gamurrini. La sagra si tiene ormai fin dal 1964 e nel giugno 2010 è entrata nel guinness dei primati la porchetta più lunga del mondo realizzata dalle abili mani dei macellai savinesi che hanno arrostito 65 suini per una porchetta di 44 metri e 92 centimetri! Da segnalare gli “gnocchi di crema”, dolce con ingredienti molto semplici come uova, latte, zucchero, farina che richiede una cottura su fuoco e poi in forno e che è ormai entrata a far parte della tradizione pasticcera savinese. Spostandoci verso le colline di Palazzuolo e Gargonza nei vari ristoranti sparsi sul territorio è possibile gustare carne di cinghiale preparata principalmente come ragù per tagliatelle. Nel mese di Agosto proprio a Palazzuolo 91
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si tiene l’omonima sagra. Nella frazione di Montagnano ogni terza domenica di Settembre si tiene la Sagra della nana durante la quale il “pennuto” è alla base di ottime preparazioni arrosto o sugo per i maccheroni. Nella vicina Alberoro, nel mese di Luglio, si tiene la Sagra del cocomero occasione per poter gustare, oltre ai tipici prodotti della gastronomia locale tra i quali la famosa “bistecca chianina”, succosi e dolci cocomeri coltivati nelle campagne locali. Sono altre le occasioni che potrebbero diventare appuntamenti culinari: ad Aprile “Voglie di Primavera” e l’ultimo fine settimana di Novembre la Fiera del cavallo e dello scaldino col fischio che si svolgono nel centro storico del paese; ad Agosto sul colle de Le Vertighe la festa dell’Assunta patrona dell’ autostrada del Sole. BRICIOLE Si narra che il nome Alberoro derivi da un grandissimo albero tutto d’oro cresciuto proprio in queste terre.
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WELCOME TO MONTE SAN SAVINO - I’m really glad to take you through my town.
1. Porta Fiorentina 2. La Guglia 3. Il Cassero 4. Logge Sangallo 5. Palazzo di Monte 6. Palazzo Pretorio 7. Piazza di Monte 8. Porta Romana
Porta Fiorentina La Guglia Il Cassero Logge Sangallo Palazzo di Monte Palazzo Pretorio Piazza di Monte Porta Romana First of all some questions for you: Where is Monte San Savino? North Tuscany South Tuscany East Tuscany West Tuscany When was the first settlement dated? B. C. A. C. What is it? Mediaeval town Modern town Who were the first inhabitants? Romans Etruscan Why it is called Monte San Savino? San Savino is the town’s patron saint San Savino is the town’s mayor How many inhabitants are there? About 5.000 About 9.000
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Are you ready to visit it? Off we go !!!!!!!!!!!!!!! S – H – Z – U – M – Q – L – V - and you can find out where to start from. P
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Dot – To – Dot You can find this Obelisk or Steeple, “la Guglia” (now corroded with age) in the main square “Piazza Gamurrini”. Go down the square, on your right you can see the Cassero. It is the city museum, displays ceramic vessels and various works of art. In 14th century Monte San Savino was under the control of Florence and the Cassero was a fortress. Look up the front door and you can see the lily of Florence. A moat encircled the fortress and was crossed by a drawbridge at the main entrance.
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DRAW THE MOAT AND THE DRAWBRIDGE.
the elegant Logge Sangallo (Arcades) and its Corinthian columns, opposite the Town Hall. OFF WE GO! On your left look at the Palazzo Pretorio. It was the seat of the civil court, where justice was administered by the “podestà” in the Middle Ages. Only the tower of the building remains. If you want you can go upstairs and enjoy an amazing view over the town’s roofs and Valdichiana. How many stairs are there? more than 50 less than 50 Draw the amazing view
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WORD SEARCH Colour the letters as you find each word about Piazza di Monte. They can be vertical and horizontal. S B A P T I S T R Y A U G U S T I N E’ S I Q W E J E R T Y U N A S C O S D F G H T J K H H S A I N T L Z X U N’ C V B N M Q W E R S R T Y U I A S D C I S T E R N F G H H J K L Z X C R O S E W I N D O W V B M A R Z O C C O C L O I S T E R B M
salt, pepper, garlic, fennel and spices. All the butchers in Monte San Savino produce and sell their own porchetta. There are no preservatives or additives in it! The best way to taste it is inside a panino, Italian sandwich, but please use only fresh Tuscan bread. Since 1964, every September, the second weeken of that month, Monte San Savino organize a festival, the “sagra della porchetta” to celebrate the symbol of its food tradition. Our porchetta is famous alla over the world and last year our butchers cooked the longest porchetta you have ever seen, it was 44,93 m. long, the new world record, we are very proud of it. Gnocchi di crema. A sweet pleasure for sweet children. It is our typical cake made with milk, sugar eggs, flour. They are simple ingredients mixed together to prepare custard. Cold custard is cut into lozenges and baked in the oven. You can’t stop eating gnocchi after having tasted them!
SAINT, SAINT AUGUSTINE’S, JOHN’S, CHURCH, BAPTISTRY, ROSE WINDOW, CISTERN, CLOISTER, MARZOCCO Piazza di Monte is an artist square, it was created by Sansovino in 1515. You can see his own house. The “Marzocco” (the lion of Florence) was on the octagonal cistern in the middle of the square. Now it is on the public fountain. Saint Augustine’s church holds many works of art including a beautiful stained glass rose window. Sansovino also designed the cloister next to the church and the portal of Saint John’s Baptist. OFF WE GO!! Go straight along “Via Roma”, but before coming out the town through “Porta Romana” Romanian Gate (one of the four town’s gates), don’t forget to look at “Filippi Building” and it’s marvellous bronze balustrade. Now you can decide, turning to the right or turning to the left, you can’t miss the opportunity to have a walk around the town’s walls. FOOD Food is an art for Monte San Savino, you can discover it in one of our nice restaurants. Among the large range of dishes there are two special kinds of food you can’t miss: porchetta and gnocchi di crema Porchetta. According to the traditional recipe porchetta is roasted pork filled with
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CIVITELLA IN VAL DI CHIANA
Percorsi da esplorare Civitella in Val di Chiana
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Civitella Longobarda Descrizione: l’itinerario cerca di far conoscere Civitella in Val di Chiana nel periodo storico delle invasioni longobarde e dell’incastellamento mettendo in rilievo l’importanza strategica di questo territorio come punto di collegamento delle valli della Chiana, del Valdarno e della Valdambra. Durata in ore: 1 ora e mezza all’incirca Numero di tappe: 5 Mezzo di trasporto utilizzato: mezzo pubblico o auto, e bicicletta 1 tappa: Civitella è edificata sull’area di un castellare romano che prendeva il nome di “Civitula” costruito fra il VI e il VII secolo in una zona elevata posta tra la Valdambra e la Val di Chiana come punto strategico per controllare l’Italia centrale. Il borgo è racchiuso da una cinta muraria di forma ellittica in-
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tervallata da torri quadrate e con una porta d’accesso chiamata “aretina” che si unisce all’edificio della rocca. Essa ha la classica forma del castello-recinto longobardo a base quadrangolare. 2 tappa: Spostandosi con la bicicletta o con l’automobile, scendendo da Civitella, sulla sinistra si trova un piccolo centro abitato, Dorna un tempo chiamata “Durna” che porta ancora oggi segni dell’insediamento longobardo. Il castello di Dorna servì da dimora per la consorteria (cioè per l’associazione di
Percorsi da esplorare
famiglie nobili e ricche), non come organismo di guerra. La parte più antica, attualmente rimasta integra è la torre che emerge dalle costruzioni e conferisce una nota di austerità al paesaggio circostante. Dorna fu dominata fino all’XI secolo dai longobardi che riuscirono a conservare , oltre alla proprietà, anche le loro tradizioni germaniche. 3 tappa: Passando dalla vicina Viciomaggio in direzione di Arezzo, proseguendo per una carreggiabile che sale
Civitella in Val di Chiana
per le colline, e che si ricollega a Civitella in Val di Chiana, si percorre, a piedi, un sentiero che porta fino alle rovine nascoste dalla ricca vegetazione e si arriva al castello di Gaenne. Purtroppo durante la seconda guerra mondiale il posto ha subito molti bombardamenti a causa del passaggio del fronte. Le mura del castello sono oggi cumuli di macerie. È comunque ricoGaenne Forte di sito e possente di mura, dimenticata è la tua storia, ma se tornasse alla memoria, do val di “Lota” saresti simbolo e paura. Sull’irto colle il “ghibellino”, che a “Pietramala” ebbe i natali, errore fece a lanciare strali verso il guelfo fiorentino. Era l’era dei “Tarlati”, che in Arezzo vissero in gloria, in quel tempo fecero storia: grande potenza dei tempi andati. Or, lassù, restan solo le vestigia di quella fortezza, di quei Tarlati, già sei secoli son passati, sul colle svetta una macchia grigia. Gaenne! Infinita è la tua storia e se potessi parlare chissà quante ne avresti da raccontare! Ma ognun la sue tenga in memoria e, con esse, cento anni ancor viva in gloria. Aldo Renzetti
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noscibile la pianta perimetrale della fortificazione. Il castello era un fortilizio romano, a guardia e controllo delle terre fertili di bassa collina davanti alla grande Val di Chiana che in quel periodo si stava sempre più impaludando. Accanto ai resti del castello di Gaenne si trova una piccola torretta che era presumibilmente piantata dai soldati in quanto difendeva la via di accesso al maniero e la sua posizione permetteva il controllo della Valdichiana, Valdarno e Valdambra. 4 tappa: Prendendo l’auto e dirigendosi di nuovo verso Civitella, proseguiamo per Bucine. Dopo dieci minuti circa troviamo l’indicazione Pieve a Maiano, altro fortilizio longobardo. Il nome deriva dalla gens Maria. Il centro fu abitato anche in epoca romana come testimoniano i ritrovamenti di ceramiche del I e II secolo d.C. La pieve originaria del XII che ha dato il nome al paese non c’è più, ora è stata costruita la Chiesa di Santa Maria Assunta dove è stata collocata una campana del 1358 proveniente da Montoto. 102
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5 tappa: Lungo la strada centrale possiamo vedere i poderi di Montoto I e Montoto II. Queste coloniche sono ciò che rimane di insediamenti etrusco-romani poi anch’essi divenuti longobardi, presidio di due guadi sull’Arno denominati Ariccia e Roggio di Montoto che hanno la caratteristica di sorgere su colli notevolmente rialzati e capaci di controllare le confluenze tra valli diverse. Qui è possibile vedere la diga della Penna. Da visitare: A Oliveto, ridiscendendo per un tratto abbastanza agevole della
Scuola secondaria di primo grado Martiri di Civitella Classe II B e D La natura, la storia e l’uomo. Viaggio tra le pieghe del territorio di Civitella in Val di Chiana L’itinerario dura un’intera giornata. Da Pieve a Maiano a Civitella ci possiamo spostare con la bicicletta in circa 2 ore e 30; ancora 30 minuti e si giunge ad Albergo. Da Albergo il viaggio prosegue a cavallo per una durata di circa 3 ore. 1° tappa Pieve a Maiano - Riserva Naturale Penna
La nostra avventura inizia con una immersione nella riserva naturale della Penna. Alla diga, dove si possono osservare, da appositi capanni, numerose specie di uccelli, tra i quali l’airone, il cormorano e il falco pescatore, vi si giunge a piedi da Pieve a Maiano. Il
carreggiabile (via Vierucci) si giunge a Ciggiano. Interessante la passeggiata per le vie del piccolo centro dove si possono ammirare le antiche fortificazioni. Da vedere la Chiesa di S. Biagio, dove si trova il bell’altare Mazzeschi della metà del seicento. Percorsi da esplorare
Civitella in Val di Chiana
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tragitto è circondato da essenze arboree come l’acero, l’olmo e la roverella. Lungo la strada è facile imbattersi nelle orme del capriolo e del cinghiale. 2° tappa Civitella in Val di Chiana Già popolata in epoca etrusco-romana, Civitella, grazie alla sua posizione strategica, divenne roccaforte longobarda e vi fu costruito il castello ancora oggi visibile. Dall’anno 1000 al 1550 fu contesa tra Siena, Arezzo e Firenze, distrutta fu ricostruita nel 1272 dal Vescovo aretino
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Guglielmino degli Ubertini. Entrata a far parte del territorio di Firenze diviene sede della Podesteria. Dal 1774, per volere del Granduca Pietro Leopoldo, acquista nuova importanza nei traffici commerciali. La sua pace viene sconvolta nuovamente il 29 giugno 1944 con il terribile eccidio in cui furono uccisi 244 uomini. Di particolare interesse storico-architettonico l’impianto urbanistico e la Rocca. Nel mese di maggio viene organizzato il “Mercato del Cacio” con prodotti tipici non solo della zona.
Percorsi da esplorare
3° tappa Albergo Nell’abitato di Albergo possiamo andare a far vista al laboratorio del sig. Vinicio Grandini che svolge l’attività di tassidermia, che come ci ha spiegato, consiste nel ridare una “forma di vita” a piante e animali morti. Collabora con importanti istituzioni italiane ed estere. Profondo conoscitore di piante e animali vi accoglie nel suo laboratorio con cortesia e disponibilità lasciando trasparire nel racconto il grande amore per il suo lavoro. Specializzato nell’imbalsamatura di volpi, cinghiali, uccelli, ha realizzato anche preziose collezioni di funghi e uova d’uccello. Poco distante sorge il maneggio e scuola di equitazione La Fogliarina fondata nel 1984. Qui istruttori qualificati vi possono dare lezioni di equitazione all’interno dell’ampio maneggio, opCivitella in Val di Chiana
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ad una importante produzione di olio e vino. Tra i numerosi luoghi interessanti vi è la chiesa di S. Maria costruita per i pastori che facevano la transumanza in Maremma. 5° tappa Oliveto La costruzione del castello e delle mura è dovuta ai fiorentini per i quali fino alla metà del 1500 ha svolto funzioni militari. Presidio rurale, circondato da oliveti vi si produce olio e vino di qualità. Di particolare interesse il castellare ed il museo del campo d’internamento di villa Mazzi. Poco lontano è situato un rinomato allevamento avicolo a riprova della sua vocazione agricola.
pure accompagnarvi in una piacevole passeggiata a cavallo nel bellissimo territorio circostante. 4° tappa Ciggiano Antico castello, nel suo centro storico, all’interno del vecchio mulino, è situato il museo della vite e del vino con una ricca collezione di attrezzi del XX sec. usati per la vigna e per la cantina. In epoca recente deve la sua prosperità 106
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Scuola Pietro Berrettini e Pietro Pancrazi, Camucia Classe II A
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Siamo gli alunni della classe 2^ A dell’Istituto Secondario di Primo Grado “Berrettini-Pancrazi” di Camucia-Cortona, partecipiamo al concorso 100 itinerari +1 e con questo lavoro ci proponiamo di far conoscere l’ambiente e le tradizioni del nostro Comune. Abbiamo ipotizzato un percorso che parte da Pergo ed arriva alla Fratticciola scegliendo come mezzo di trasporto il pullman e in alternativa, in primavera-estate, la bicicletta.
Le tappe del nostro itinerario sono le seguenti: Pergo: albero secolare e villa Passerini; Cortona: piazza del Comune e Giostra dell’Archidado; Camucia: Sagra del vitellone; Fratticciola: Festa del carro agricolo e Museo; Analizziamo le singole tappe del percorso: Pergo: antico platano orientale inserito nella splendida cornice di Villa Passe-
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affrontata una tematica diversa, legata alla civiltà contadina, ma sempre con il solito obiettivo: non perdere quel mondo legato alle tradizioni della nostra terra. Segnaliamo inoltre come tappa di interesse artistico i Tumuli etruschi in località Sodo.
rini. L’età ed il portamento dei rami hanno fatto sorgere leggende che si tramandano di generazione in generazione e si intrecciano con la storia della sua vita. Cortona: la “Giostra dell’Archidado” si svolge ogni anno nella città di Cortona nella prima domenica di giugno con preparativi nei due giorni precedenti. Si rievoca il matrimonio tra Francesco Casali, signore di Cortona, e la nobildonna senese Antonia Salimbeni. Strade addobbate a festa, costumi, dame, cavalieri, sbandieratori, balestrieri, paggi ed autorità civili e religiose del tempo animano il centro 110
Valdichiana aretina e senese, Casentino e Valtiberina; Fratticciola: la “Festa del carro agricolo” si svolge da 35 anni la seconda domenica di ottobre. Ogni anno viene
cittadino già ricco di storia e bellezze artistiche come il palazzo e la piazza del Comune Camucia: la “Sagra del vitellone” si svolge ogni anno cinque giorni prima di Pasqua e rappresenta la mostra provinciale dei bovini di razza chianina. Vengono ospitati capi da selezione iscritti al libro genealogico nazionale, vitelloni da macello e femmine da carne pregiata. La manifestazione coinvolge gli allevamenti di tutte le vallate: Percorsi da esplorare
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Scuola secondaria di primo grado Guido Marcelli Classi I A, B, C, D
FOIANO DELLA CHIANA
Una giornata con Re Giocondo Durata: 10.00 - 19.00 (quarta domenica del Carnevale: 10.00 - 20.00) Mezzo: a piedi
Percorsi da esplorare
Nel paese di Foiano della Chiana si svolge il più antico Carnevale d’Italia, nato nel 1539. I primi carri erano carrozze addobbate a festa, i “carri matti”, sopra i quali persone mascherate lanciavano alla gente cibo secco che la notte veniva raccolto dai poveri. Ora i carri sono costituiti da grossi mezzi meccanici, sopra i quali sono montate gigantesche figure realizzate in cartapesta. Ai carri si lavora per tutto l’anno all’interno dei quattro cantieri: Nottambuli, Bombolo, Azzurri e Rustici. Foiano della Chiana
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Il carnevale si svolge nelle tre domeniche precedenti il martedì grasso e nella prima domenica di Quaresima e i carri sfilano nelle vie del centro storico accompagnati da sfilate mascherate e musica. In piazza Matteotti si trova il primo carro, quello dei Nottambuli, riconoscibile dai colori giallonero e dal simbolo del pipistrello. (1)
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Imboccando Corso V. Emanuele, troviamo il carro di Bombolo dai colori rosso - bianco e il cuore come simbolo (2); poi, arrivando in piazza Fra Benedetto, ecco spuntare il carro degli Azzurri identificabile dal colore azzurro e dal simbolo del drago. (3) Riprendendo il Corso, troviamo il carro dei Rustici dai colori bianco - azzurro
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e l’elefante come simbolo. (4) Durante la prima domenica i carri sfilano davanti ad una giuria, composta da un pittore, uno scultore, uno scenografo, un critico d’arte e un giornalista, che esprimono il proprio giudizio in base al tema rappresentato, ai mo-
Foiano della Chiana
vimenti delle figure e ai colori utilizzati. La giuria si posiziona prima in piazza Fra Benedetto, poi si sposta in Corso Vittorio Emanuele. (5) Dai luoghi dove è posta la giuria, allontanandosi per un momento dall’allegra confusione del carnevale, è possibile raggiungere luoghi dove si trovano edifici d’interesse storico-artistico. Salendo la scalinata della torre, arriviamo in Piazza Cavour, dove si affacciano la chiesa della SS Trinità, il Monte Pio ex Palazzo Granducale e il Palazzo Comunale. Deviando, invece, da Corso Vittorio Emanuele verso via Cesare Battisti troviamo la chiesa di San Domenico. Al carnevale di Foiano c’è un’altra tradizione da rispettare: mangiare le gustosissime ciacce fritte preparate presso il punto di ristoro in via Ricasoli. (6) Tra le quattro domeniche certamente quella più emozionante e divertente è la quarta, infatti è allora che in Piazza Matteotti, davanti alle antiche Logge del Grano, viene letto il “testamento” che racconta buffi avvenimenti accaduti a Foiano durante l’anno. Poi, finalmente, arriva il momento più atteso: la classifica dei carri e la proclamazione del vincitore. La festa si chiude con il rogo del fantoccio di Re Giocondo, re del Carnevale, fatto di paglia e riempito di petardi scoppiettanti. (7) E poi? Di nuovo tutti al lavoro per il prossimo carnevale! 115
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Scuola secondaria di primo grado Giuseppe Rigutini Classi II A e B
LUCIGNANO
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Chiese, palazzi, fortezze raccontano Lucignano L’itinerario propone una passeggiata a piedi, accessibile a tutti, dentro e fuori le mura di Lucignano, un borgo medievale che ha mantenuto intatta nel tempo la sua affascinante struttura. Non seguiremo l’andamento ellittico delle mura, ma attraverseremo, quasi in linea retta, il “cuore” storico-artistico del paese che, tra Medioevo e Rinascimento, ha visto ben quattro città (Arezzo, Perugia, Siena e Firenze) in lotta per conquistarlo. Durata: 3 ore Numero di tappe: 5 + un’emergenza storica Mezzi di trasporto: percorso pedonale Partenza (Porta S.Giovanni) Lucignano
Chiesa e convento di S.Francesco. La chiesa di S. Francesco, risalente al 1248, è caratterizzata dalla facciata ro-
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La rocca e le logge. La Rocca, che costituisce il cassero, venne edificata dalla Repubblica Senese intorno al 1390 con una spesa di ben 6825 fiorini d’oro. Di fronte alla Rocca si trova il Loggiato a cinque arcate, progettato da Andrea
manica, che alterna pietra arenaria e travertino. Oggi vi è ospitata la nostra scuola. Il palazzo comunale. Collegato attraverso un passaggio interno al convento di S. Francesco, il palazzo comunale (XIII sec.) è sempre stato il cuore della vita politica del paese. Dal tetto emerge un bellissimo campanile, per secoli mezzo di comunicazione dell’autorità civile. Nel seminterrato doveva esserci l’antica prigione, come dimostrano i graffiti sui muri.
dalla popolazione, la chiesa fu eretta al posto dell’antica Torre Sillana (Mario Silla-I secolo a.C.) dopo che una tempesta nel 1556 la distrusse. L’interno a croce latina della Collegiata racchiude interessanti opere d’arte. Il museo comunale e l’Albero d’Oro. All’interno del palazzo pretorio è possibile visitare il Museo Comunale che conserva un reliquiario d’oro a foggia di albero. Un’antica usanza di Lucignano voleva che le promesse di matrimonio fossero fatte ai piedi dell’Albero d’oro. La Collegiata di San Michele. Dal “cuore politico” a quello “religioso”: la Collegiata, costruita su progetto di Orazio Porta sotto i Medici. Fortemente desiderata 118
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Pozzo (fine XVI sec.) luogo deputato alle attività sociali e commerciali. Il teatro Rosini. Verso la fine del ‘700, al piano terreno della Rocca, fu allestito un piccolo teatro tuttora attivo: il teatro Rosini, dal nome del professore, Giovanni Rosini, nato a Lucignano nel 1776. Le fortezze medicee. Esterne al nostro percorso, ma da citare, sono le Fortezze Medicee. Iniziate dai senesi a fine ‘500 per difendersi dall’uso dell’artiglieria, furono portate a termine sotto Cosimo I dopo la vittoria nella battaglia di Scannagallo. Il santuario della Madonna della
Lucignano
Querce. Il santuario (XVI secolo), disegnato probabilmente da Giorgio Vasari, fu edificato intorno all’immagine di una Madonna dipinta in una maestà sotto una grande quercia e legata a vari miracoli. Il primo fu nel 1467: un giovane, inseguito dai nemici, si mise a pregare l’immagine affinché potesse sfuggirgli e ci riuscì. Il santuario è famoso per la presenza di una Fonte del Latte, da cui si poteva bere l’acqua ritenuta miracolosa perché curava l’ipogalattia e la sterilità sia umana che animale. È qui che la terza domenica di settembre si svolge la “Festa del Santuario della Querce” dove, oltre ai riti religiosi, si può assaggiare piatti tipici e rivivere giochi di un tempo. Conclusione visita (Porta S. Giusto)
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Scuola secondaria di primo grado Classi II C e D
MARCIANO DELLA CHIANA
Marciano e la torre ritrovata Marciano è posto su un rilievo collinare tra il torrente Esse (ovest) e il Canale Maestro della Chiana (est) e domina una vasta campagna che si estende da Lucignano a Cortona. Per la particolare posizione strategica e per lo sfruttamento agricolo della zona, il piccolo abitato ebbe importanza sia amministrativa che militare già in epoca etrusca e romana, come attestano alcuni ritrovamenti. Anche l’origine dello stesso toponimo deriva dal prediale Marcianus; inoltre lungo i rilievi posti a ovest della Chiana passava la diramazione dell’antica via Cassia, interessando direttamente il
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territorio. Divenuto fortilizio bizantino ed in seguito possesso longobardo, Marciano assunse le caratteristiche di presidio militare, con castello cinto da mura, prima ad opera dei Senesi (fine del XIV sec.) e successivamente dei Fiorentini, che ne perfezionarono il sistema difensivo. Il nostro itinerario propone quindi la scoperta delle “tracce” più antiche di questo piccolo borgo che, a differenza degli altri paesi dominanti il fondovalle chianino, conserva ancora l’originario impianto geometrico tipico di una “architettura militare”, la cui possente
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stretto vicolo del Porticciolo. Tra le due torrette si trova la porta principale, decorata da un grande stemma mediceo e da eleganti arcatelle; su di essa si alza la Torre dell’Orologio che fu costruita a spese della comunità di Marciano in ricordo della “Battaglia di Scannagallo”(1554) e dedicata alla famiglia Medici. Dalla porta si accede poi nella caratteristica Piazza Fanfulla.
rocca munita di torre è stata recentemente restaurata e restituita alla fruizione di tutti. - Durata del percorso: 2 ore - Numero tappe: 3 - Percorso: Pedonale 1a tappa: Mura e Porte Costeggiando il perimetro murario del castello è possibile ancora osservare il suo andamento squadrato con le due torrette cilindriche, poste agli angoli, e l’imponente mastio rivolto ad est, separato dalla vicina Chiesa dallo 122
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2a tappa: Chiesa dei SS. Stefano e Andrea La Chiesa si trova accanto alla rocca, nella parte più alta del centro abitato. Nel XV secolo esisteva già un piccolo oratorio, ma è durante il ‘500 che la costruzione subì varie trasformazioni, soprattutto dopo la vittoria fiorentina di Scannagallo. Sede della prima investitura dei cavalieri dell’Ordine di Santo Stefano (1561), la Chiesa presenta tre navate ed un’abside quadrata con volta a crociera; la semplice facciata risale al Settecento. Sul fianco destro s’innalza il campanile dalle forme tardo-rinascimentali. All’interno, tra le varie opere, segnaliamo una bella Madonna col Bambino e Santi dipinta da Bartolomeo della Gatta. 3a tappa: Rocca e Torre La rocca presenta un impianto trape-
Marciano della Chiana
zoidale al quale è aggregata la struttura imponente della torre che, ricoperta in laterizi e coronata da beccatelli, doveva costituire un notevole punto di riferimento, di vedetta e di difesa dalle soldatesche nemiche. Oggi il complesso è stato restaurato e trasformato in un centro polivalente; la torre è interamente visitabile e dalla cima si gode un bellissimo panorama della valle. TRA STORIA E LEGGENDA Nella torre di Marciano sarebbe stato imprigionato il filosofo Giovanni Pico della Mirandola, in fuga dal marito della nobildonna aretina con la quale si era rifugiato nel paese. Solo grazie all’intervento di Lorenzo il Magnifico fu poi liberato. Curiosa anche la vicenda di Fanfulla da Lodi, a cui è dedicata la piazza del borgo, il quale, secondo D’Azeglio, sarebbe rimasto ucciso a “Scannagallo”; ma in realtà morì a Terracina nel 1525.
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finito di stampare nel mese di maggio 2011
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