Da nord a sud della valle

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Andrea Rossi

DA NORD A SUD DELLA VALLE Un viaggio alla scoperta dei protagonisti, delle iniziative e delle progettualità dell’ecomuseo del Casentino Ecomuseo1 del Casentino, in essere dalla fine degli anni Novanta, è un progetto di valenza comprensoriale promosso e coordinato dalla Comunità Montana del Casentino (oggi Unione dei Comuni Montani del Casentino) con il concorso delle Amministrazioni comunali, delle associazioni e dei privati del territorio2. L’esperienza è entrata nella sua fase di gestione coordinata a partire dal 2004 divenendo a tutti gli effetti un sistema culturale/museale sovracomunale che interessa tutta la prima Valle dell’Arno3. Per ciascuna struttura esiste, quasi sempre, un’associazione locale di riferimento che assicura non solo i principali servizi di apertura e accoglienza ma che partecipa direttamente alla vita dell’Ecomuseo (attraverso anche un comitato consultivo). Molte delle strutture, sia pubbliche che private, si fondano sul volontariato, garantendo in questo modo una significativa base partecipativa anche se non immune da problematiche di omogeneità e continuità gestionale. È tuttavia proprio la diversità, la molteplicità dei contenuti e dei punti di vista, a rendere ricco e dinamico il percorso ecomuseale intrapreso in Casentino. Le azioni del centro servizi della rete in questi ultimi anni si sono rivolte, in coerenza con la missione ecomuseale, soprattutto verso l’interno, al fine di consolidare il progetto andando a valorizzare le risorse umane presenti, cercando di sviluppare le potenzialità in atto e la partecipazione degli abitanti. Sono stati attivati, così, numerosi cantieri, è stata data voce alle micro-progettualità locali che hanno permesso di mettere in luce una serie di peculiarità e risorse anche insospettate. Proponiamo, a questo proposito, un viaggio da nord a sud, da un versante all’altro della Valle, attraverso le varie strutture dell’Ecomuseo, i suoi protagonisti e le sue specificità. Ogni “antenna” ci racconta un aspetto del patrimonio locale, prese nel loro insieme concorrono

L’

Logo dell’Ecomuseo

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alla definizione di un laboratorio permanente intorno alla conoscenza, valorizzazione e trasmissione dei beni storico-artistici e demo-etno-antropologici del Casentino. Il percorso ideale inizia a nord con il Castello di Porciano, antico possedimento guidingo, punto di osservazione strategico su tutta la Valle, con le sue collezioni, anche inaspettate (vd. quella riferita agli indiani d’America), specchio diretto della storia e degli interessi dei suoi proprietari comprese le ultime iniziative rivolte alla conoscenza e tutela del paesaggio casentinese. A Porciano fa eco Mulin di Bucchio, il primo mulino sull’Arno, immutato nel trascorrere del tempo, luogo denso di memorie, spazio ideale per le veglie accanto al fuoco che ancora si svolgono nella stagione delle castagne nella grande cucina lastricata. Scendendo nel fondovalle si giunge a Stia “bianca elegante tra il verde … il primo saluto della vita felice del paese nuovo”4 che nel suo centro storico accoglie il Museo del Bosco e della Montagna dove alle raccolte dedicate al lavoro nel bosco e alle elaborazioni creative di “guatelliana memoria” di un collezionista locale, si affianca la storica Collezione Ornitologica “C. Beni”, un salto indietro nel tempo sull’avifauna casentinese di un secolo fa. La struttura è gestita dall’associazione Sci Club Stia a cui si deve la creazione del Museo dello Sci ricavato negli spazi adiacenti. In rapporto sinergico con la rete ecomuseale è presente a Stia il Museo dell’Arte della Lana, realizzato in seguito ad un importante recupero dell’antico lanificio da parte della Fondazione Lombard. L’intervento architettonico, che ha salvaguardato e messo in valore alcuni tratti del pregevole esempio di archeologia industriale, ha permesso di creare uno spazio museale nel quale viene riproposto l’intero ciclo di lavorazione (sia pre-industriale che industriale) attraverso anche un fattivo coinvolgimento del visitatore all’interno del laboratorio didattico5. Il museo consente di mettere in luce la rinomata tradizione tessile locale che vede nel tessuto casentino uno dei prodotti maggiormente celebrati e riconosciuti anche fuori dalla Valle. Nono itinerario

Museo del Castello di Porciano


Spostandosi sulla destra idrografica e seguendo il corso del torrente Solano, due importanti testimonianze medievali si impongono all’attenzione: la Pieve di San Martino a Vado e il Castello di San Niccolò. Entriamo, con Strada in Casentino, in una Valle caratterizzata da significative permanenze storiche ed etno-antropologiche. Come una sorta di scrigno, questa Valle appartata ci consegna un “patrimonio vivente” fatto di mugnai, fabbri, carbonai, poeti in ottava ancora strettamente legati al loro contesto territoriale. Il periodo medievale, segnato dalla potente famiglia dei Conti Guidi, è documentato all’interno della piccola chiesa sconsacrata ai piedi del castello e rimanda al sistema delle emergenze diffuse e dei percorsi delineatesi anche in seguito ad un programma pluriennale di ricerca portato avanti dalla Cattedra di Archeologia Medievale di Firenze. Alla tematica del medioevo si va innestando, in seguito a recenti approfondimenti ed iniziative promosse dall’Amministrazione Comunale, quella della pietra lavorata, attività ancora significativamente praticata nell’area che porterà alla creazione di uno specifico itinerario articolato su più poli e testimonianze storiche e produttive. Risalendo il corso del Solano, con il mulino ad acqua di Molin Vecchio, ancora produttivo e gestito dalla famiglia Grifoni da almeno quattro secoli, si entra nell’area dell’Ecomuseo del Carbonaio di Cetica che vede come protagonista la Pro Loco I Tre Confini. Questa area montana è stata interessata da un recente percorso partecipativo che ha permesso di giungere ad una mappa di comunità con l’individuazione di valori, emergenze e memorie da parte degli stessi abitanti. La realtà di Cetica con l’allestimento tematico dedicato al mestiere del carbonaio e l’area all’aperto con la ricostruzione delle capanne, la Banca della Memoria “G. Baldini”, la “Casa dei Sapori” dedicata alla Museo dell’Arte della Lana

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Stia, Museo del Bosco e della montagna

degustazione delle produzioni tipiche, prima tra tutte la rinomata “patata rossa”6, si impone per la sua particolare vivacità ed interesse anche oltre i confini del Casentino. Interesse analogo, per la completezza e articolazione del progetto, suscita l’esperienza dell’Ecomuseo della Castagna che vede il suo teatro d’azione nel borgo di Raggiolo e nelle selve della Valle del Teggina. In questo caso il progetto si innesta sull’attività pluriennale della locale Associazione “La Brigata di Raggiolo”. L’esperienza si articola in più sedi, dislocate per lo più nel paese, che consentono di ripercorrere l’intero ciclo di lavorazione tradizionale della castagna quali ad esempio il “seccatoio” e il mulino ad acqua recentemente rimesso in funzione. Il punto di riferimento è rappresentato dal centro di interpretazione concepito come luogo di partenza nel quale acquisire informazioni e strumenti per la lettura del paesaggio ma anche delle progettualità in corso7. Da Raggiolo torniamo verso il fondovalle per toccare uno dei riferimenti visivi del Casentino, il castello di Poppi, che, oltre alla Biblioteca Rilliana, principale centro per la storia locale, e non solo, accoglie alcune mostre permanenti riferite al medioevo e alla storica Battaglia di Campaldino. Da Poppi, risalendo il versante sinistro in direzione di Camaldoli, all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, troviamo il borgo di Moggiona, la cui storia si lega strettamente alle vicende della vicina Congregazione Camaldolese e all’utilizzo della foresta. Grazie alla sensibilità della Pro Loco di Moggiona, sono presenti due piccole ma significative strutture: la Bottega del Bigonaio, dedicata alla manifattura di contenitori in legno per la raccolta di uva e di botti e la Mostra Permanente sulla Guerra e la Resistenza8. Quest’ultima, rimanda direttamente alla storia recente di questo paese, ubicato lungo la Linea Gotica e scenario di una immotivata strage di civili da parte di nazi-fascisti il 7 Settembre del 1944. Un sentiero, recentemente allestito, consente di ripercorrere i luoghi di quelle dolorose vicende e di riscoprire i segni delle trincee tdesche ancora presenti. Da Moggiona, dirigendosi verso Soci si entra nella Valle dell’Archiano, dove la particolare conformazione territoriale ha favorito nel tempo la pratica di attività agricole ed il conseguente sviluppo del sistema mezzadrile. In corrispondenza di una delle case padronali, antico possedimento camaldolese, a “Casa Rossi”, è preNono itinerario


Raggiolo, Ecomuseo della Castagna. Il mulino ad acqua

sente un vero e proprio “deposito della memoria” della cultura mezzadrie dell’area. Le numerose testimonianze materiali, raccolte con passione dai proprietari, ricostruiscono storie e vicende e rimandano alla lettura del paesaggio circostante. Nei pressi della raccolta è stato infatti organizzato un percorso lungo il quale sono state riportate alla luce le antiche opere di bonifica per colmata. Da Soci, salendo verso il Passo dei Mandrioli e oltrepassata Badia Prataglia, si entra in Vallesanta, quasi un mondo a se. La sagoma del Monte della Verna si impone anche se il nome sembra trovare giustificazioni ben più antiche del passaggio di San Francesco. Da alcuni anni, in seguito anche alla realizzazione di una mappa di comunità, si è andato delineando un percorso ecomuseale che vede i suoi fuochi di riferimento nella scuola ubicata a Corezzo, nella collezione privata sulla cultura materiale presso il paese di Frassineta e nel paese di Biforco. Molte sono le iniziative intraprese9, grazie al sostegno dell’Associazione “Ecomuseo della Vallesanta”, al cui interno sono attivi molti “nuovi abitanti” che contribuiscono a dare nuova linfa vitale a questo lembo di Casentino interessato, in passato, da un forte processo di spopolamento. Dalla Vallesanta, salendo verso Giampereta, con i sui suoi suggestivi Raccolta rurale “Casa Rossi”, Soci, Bibbiena

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calanchi, e superato il paese di Chiusi, scendendo, si arriva in corrispondenza di Chitignano. Qui si è sviluppata, in virtù anche della sua ubicazione geografica, una particolarissima pratica, quella del contrabbando di polvere da sparo e di tabacco. Quest’ultimo, importato dalla vicina Valtiberina e poi ridotto anche in sigari dalle abili mani delle donne del paese, veniva smerciato anche in aree lontane dal Casentino. La struttura ecomuseale presente, attualmente gestita dall’associazione “I Battitori” è dedicata proprio alla documentazione di queste tematiche10. Da Chitignano, oltrepassato il paese di Rassina e l’antica Pieve di Socana, con la sua millenaria ara etrusca, saliamo verso il borgo di Castel Focognano. Nella piccola torre di ronda dell’antica cinta muraria è presente il Centro di Documentazione della Cultura Rurale del Casentino che accoglie per lo più oggetti riferiti alla cultura pastorale tradizionale grazie anche all’impegno della locale Pro Loco. Da questo storico insediamento, si ritorna verso il fondovalle in direzione del Passo della Crocina. Oltrepassato il paese di Salutio e dopo una tappa presso il mulino del Bonano, ancora attivo, si giunge al paese di Talla che vanta di aver dato i natali a Guido Monaco, l’inventore della moderna notazione musicale. Presso la Castellaccia, località ubicata nell’altura che domina l’antico mercatale, nella sedicente casa natale, è stato allestito un percorso espositivo, gestito dalla Pro Loco, dedicato al monaco musicista. Un particolare percorso collega il centro con il paese con interventi artistici (a cura anche dei bambini) ispirati alla mano guidoniana11. Con le note guidoniane nelle orecchie, ci dirigiamo verso l’estremo sud della valle. Dopo una visita all’inaspettato sistema dei mulini ad acqua di Falciano, due dei quali ancora funzionanti, giungiamo a Subbiano. Ancora una volta è grazie ad un gruppo di appassionati locali, riuniti nel “Gruppo Archeologico Giano”, che dobbiamo la realizzazione del Centro di Documentazione della Cultura Archeologica del Basso Casentino. La struttura, all’interno del centro storico, permette di ripercorrere le dinamiche storiche del popolamento antico di questa “terra di confine” alle porte di Arezzo, attraverso un’azione permanente di ricerca territoriale a cui si aggiunge anche una vivace attività di divulgazione e didattica per le scuole. Nono itinerario

Centro di Documentazione della Cultura Rurale del Casentino, Castel Focognano


In riferimento ai beni archeologici va sicuramente menzionata anche l’attività dell’altro gruppo operante nel resto del territorio, il “Gruppo Archeologico Casentinese” alle origini della nascita e della crescita del Museo Archeologico Casentinese allestito presso il paese di Partina, nel comune di Bibbiena, che accoglie anche i reperti provenienti dal Lago degli Idoli sul Monte Falterona. Attualmente la struttura è in fase di trasferimento in una nuova sede. Chiude il nostro percorso ideale il centro di Documentazione dell’Acqua a Capolona all’interno della centrale idroelettrica “La Nussa” in riva all’Arno, che si propone anche come punto di partenza per un viaggio intorno all’acqua ed ai suoi utilizzi nel resto del Casentino. Se le esposizioni, gli allestimenti e le raccolte permanenti sopra sinteticamente illustrati, rappresentano gli strumenti fattivi per la conservazione e la lettura del patrimonio locale, sono poi le varie iniziative proposte annualmente (organizzate in calendari coordinati a cadenza stagionale) che assicurano la dinamicità del progetto e consentono di rinnovarne i contenuti attraverso anche l’incontro ed il confronto tra i residenti ed i visitatori esterni. Alle manifestazioni a cura delle singole realtà, si aggiungono quelle promosse direttamente dal Centro Servizi dell’Ecomuseo in maniera trasversale. Un esempio a questo proposito è rappresentato dall’iniziativa “Sapori d’Autunno” dedicata alla promozione delle feste della castagna che caratterizzano il Pratomagno Casentinese e dalla rassegna “Tempo di Castagne… Tempo di Veglie”. Quest’ultima propone, annualmente, racconti e spettacoli teatrali, ogni anno dedicati ad una tematica diversa, all’interno delle case, castelli, mulini, seccatoi riscoprendo e reinterpretando antiche forme di socialità ed aggregazione: le veglie. La comunità, il paesaggio, la partecipazione, rappresentano i temi costanti di lavoro e sperimentazione che hanno portato alla nascita di percorsi e progetti speciali che caratterizzano ormai da alcuni anni le attività dell’Ecomuseo. Segnali di Fumo Ecomuseo del Carbonaio, Cetica, Castel San Niccolò

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Tra gli altri segnaliamo, in particolare, “I cantieri delle Mappe di Comunità”12, che potremmo definire come “inventari partecipati” del patrimonio locale condotti in alcune valli del Casentino13 con interessanti risvolti in termini di coinvolgimento territoriale e di progettualità innescate. Altra iniziativa, ormai in essere da alcuni anni, è “Boschi ad Arte”, progetto sperimentale che intende promuovere momenti di scambio e “contaminazione” tra le comunità locali e la comunità degli artisti attraverso la cui sensibilità poter interpretare, comunicare e tramandare aspetti e caratteri del patrimonio locale. Boschi ad arte vuole essere un mezzo per far dialogare i saperi e la cultura tradizionali con gli strumenti ed i linguaggi dell’arte contemporanea ed ha portato nel corso degli anni a diverse modalità di lavoro: dai simposi alle istallazioni di arte ambientale, dai concorsi di idee fino agli spettacoli itineranti. Altre attività si propongono come percorsi di sensibilizzazione, quali ad esempio Festasaggia, feste a misura di paesaggio, che segnala e premia le feste e le sagre paesane che si distinguono per particolari azioni virtuose sull’utilizzo di prodotti locali, la promozione di iniziative culturali e la corretta gestione dei rifiuti, o come iniziative di valorizzazione delle produzioni locali e di conoscenza e salvaguardia del patrimonio diffuso14. Sul fronte della ricerca vengono attivati annualmente percorsi di approfondimento in collaborazione con ricercatori ed istituti universitari oltre alla realizzazione di incontri, conferenze e mostre tematiche15. In sinergia con l’Ecomuseo opera la Mediateca della Comunità Montana del Casentino con il progetto “Banca della Memoria” un archivio video-digitale dedicato alla cultura materiale e alla storia del Casentino che ha portato anche alla costituzione di “banche tematiche” presso alcuni ecomusei16. Un aspetto importante delle attività dell’Ecomuseo è rappresentato dalla dimensione didattico-educativa e dal rapporto con il mondo della scuola. Nono itinerario

Mulin Vecchio della famiglia Grifoni, Pagliericcio Castel San Niccolò inserito nella “Rete dei luoghi di pregio”


Istallazione artistica a cura di Isanna Generali. Progetto Boschi ad Arte. Bottega del Bigonaio di Moggiona

Ogni anno vengono definite proposte didattiche per diverse fasce di utenti nell’ambito del progetto “Viaggio nella Valle Chiusa”17, che prevede anche alcuni percorsi speciali per le scuole del territorio. Altre iniziative si svolgono poi nel periodo estivo, quali ad esempio “La Sapienza delle Mani” con laboratori e dimostrazioni intorno ai temi delle tradizioni artigianali e delle capacità manuali. Tra le ultime attività attivate nell’ambito del servizio CRED /Ecomuseo va infine citato il progetto “Una valle allo Specchio. Il Casentino visto dalle nuove generazioni” Il progetto18, ha coinvolto tutti i comuni del Casentino al di sotto dei 5.000 abitanti con gli obiettivi di indagare la percezione che giovani hanno del loro contesto di vita, individuare le specificità culturali del territorio e promuoverne la valorizzazione, stimolare atteggiamenti propositivi e creativi nei confronti del patrimonio locale. L’iniziativa si è sviluppata attraverso l’attivazione di percorsi di ricercazione in corrispondenza delle scuole dell’obbligo e di laboratori territoriali, condotti con modalità partecipative e supportati da facilitatori, rivolti alle altre fasce d’età. Accanto a momenti di ricerca ed indagine territoriale, sono stati realizzati eventi ed iniziative pubbliche (mostre, feste, proiezioni video, laboratori) ideate e realizzate dagli stessi giovani. Il tema del coinvolgimento delle nuove generazioni nella valorizzazione delle specificità locali, in effetti, diviene sempre più impellente e strategico: il Casentino possiede ancora un ricco bagaglio culturale, fatto di beni materiali ed immateriali, occorrono tuttavia nuovi soggetti che se ne prendano cura e che siano in grado di interpretarlo se vogliamo che continui a vivere e ad essere trasmesso. Una sfida tra le tante, questa, che l’Ecomuseo del Casentino cerca di portare avanti insieme ad altri ecomusei italiani, e non, con i quali condivide idee, progetti, aspirazioni. Questa rete informale, una vera e propria “comunità di pratica”, prende il nome di “Mondi Locali”19 e permette all’esperienza casentinese di uscire dai confini della Valle per inserirsi in un dibattito allargato a confronto con altre esperienze europee.

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NOTE 1 Può essere utile ricordare la definizione di “ecomuseo”. Una delle definizioni più accreditate è quella proposta da Huges de Varine, che fa riferimento alle differenze fra musei tradizionali ed ecomusei. Sulla base di tre caratteristiche che hanno a che vedere con l’inquadramento dell’interpretazione, che per i primi risiede nella collezione, mentre per gli ecomusei nel patrimonio; lo spazio di riferimento che, nel caso del museo è l’edificio, mentre nel secondo caso è il territorio; il pubblico di riferimento che, nella struttura tradizionale è rappresentato dai visitatori, mentre nell’ecomuseo è caratterizzato dalla comunità intera. Nella L.R. n° 21 del 2010 l’Ecomuseo è definito come l’istituto culturale, pubblico o privato, senza scopo di lucro che, ai fini dello sviluppo culturale ed educativo locale, assicura, su un determinato territorio e con la partecipazione della popolazione, le funzioni di ricerca, conservazione e valorizzazione di un insieme di beni culturali, materiali e immateriali, rappresentativi di un ambiente e dei modi di vita. 2 Attualmente le antenne che compongono l’Ecomuseo del Casentino sono 15, distribuite su 11 comuni, alcune di proprietà pubblica, altre di proprietà privata: Museo del Castello di Porciano, Stia; Museo del Bosco e della Montagna, Stia; Ecomuseo del Carbonaio di Cetica, Castel San Niccolò; Centro di Documentazione sulla Civiltà Castellana, Castel San Niccolò; Mostre permanenti del Castello di Poppi; Bottega dl Bigonaio e Mostra Permanente sulla Guerra e la Resistenza di Moggiona, Poppi; Ecomuseo della Castagna di Raggiolo, Ortignano Raggiolo; Ecomuseo della Vallesanta, Chiusi della Verna; Museo Archeologico del Casentino, Partina – Bibbiena (attualmente chiuso per trasferimento in altra sede); Raccolta Rurale “Casa Rossi” Soci, Bibbiena; Ecomuseo della Polvere da Sparo e del Contrabbando, Chitignano; Centro di Documentazione sulla Cultura Rurale, Castel Focognano; Casa Natale di Guido Monaco, Talla; Centro di Documentazione della Cultura Archeologica, Sabbiano; Centro di Documentazione dell’Acqua, Capolona. 3 Rispetto al progetto iniziale, il numero delle strutture aderenti alla rete si è progressivamente ampliato nella logica di una più capillare rappresentatività territoriale. Alla base del progetto esiste un protocollo d’intesa e un regolamento approvato da tutti i soggetti coinvolti. Il referente tecnico della rete è rappresentato dal Centro Servizi della Rete Ecomuseale ubicato presso la Comunità Montana del Casentino e coincidente con il servizio CRED (Centro risorse educative e didattiche) presso il quale operano alcuni collaboratori con competenze e professionalità diversificate. Il progetto ecomuseo è seguito direttamente dalla figura di un coordinatore coadiuvato da un assistente impegnato anche nella gestione delle attività didattiche. 4 Cfr. Dino Campana, I Canti Orfici, 1913. 5 Un ruolo portante, a questo proposito, è rappresentato dall’Associazione “Tramandiamo” che l’Ecomuseo del Casentino ha contribuito in questi anni a far nascere e crescere. 6 Questa particolare cultivar è stata, ed è, al centro di un articolato progetto di riscoperta e valorizzazione nato nell'ambito dell'ecomuseo del carbonaio con il concorso di una serie di soggetti pubblici, privati e istituti di ricerca. Da alcuni anni si è costituito un consorzio di produttori con significativi effetti per il contesto socio-economico locale. 7 L’Ecomuseo della Castagna è punto di riferimento del “Consorzio della farina di castagne del Pratomagno e del Casentino”. 8 Nel centro sono consultabili interviste e materiali audiovisivi messi a punto dalla Mediateca del Casentino, oltre ad una interessante raccolta di manifesti d’epoca. 9 Da segnalare anche la ripresa e la rivitalizzazione di antiche ritualità di passaggio tra cui il cantamaggio ed i “Cinceri” l’ultimo giorno di carnevale. 10 Questa associazione si è fatta promotrice anche del censimento dei “pilli”, i mortai per la fabbricazione clandestina di polvere da sparo presenti per lo più in luoghi nascosti ed inaccessibili. 11 Annualmente l’amministrazione comunale, in collaborazione con la locale associazione musicale e la scuola primaria, promuove l’iniziativa “A Scuola di musica con Guido Monaco” con attività di avvicinamento al mondo della musica rivolte ai bambini, riprendendo così, idealmente, l’impegno pedagogico che aveva caratterizzato l’opera del lontano maestro. 12 La mappa di comunità è uno strumento con cui gli abitanti di un determinato luogo hanno la possibilità di rappresentare il patrimonio, il paesaggio, i saperi in cui si riconoscono e che desiderano trasmettere alle nuove generazioni.

Nono itinerario


Evidenzia il modo con cui la comunità locale vede, percepisce, attribuisce valore al proprio territorio, alle sue memorie, alle sue trasformazioni, alla sua realtà attuale e a come vorrebbe che fosse in futuro. 13 I territori interessati sono stati in particolare in ordine di tempo; la Valle del Teggina, La Vallesanta e l’Alta Valle dl Solano. Per la vallesanta, in particolare, si rimanda alla versione elettronica ed interattiva della mappa consultabile su: www.casentino.toscana.it/ecomuseo/mappavallesanta. 14 A questo proposito si è andata delineando una rete di secondo livello, chiamata “Rete dei Luoghi di Pregio” riferita a mulini ad acqua ancora produttivi o in buono stato di conservazione. È in fase di progettazione una seconda rete legata ai brani di paesaggio di particolare interesse storico-documentario. 15 Tra gli ultimi percorsi attivati ricordiamo quelli dedicati al tessuto casentino nell’arte e nei media ed alle ritualità tradizionali di passaggio. 16 Ci riferiamo in particolare a Cetica, Raggiolo, Chitignano, Moggiona. 17 Il titolo prende spunto da uno scritto di Ella Noyes, una viaggiatrice inglese che visitò il Casentino agli inizi del Novecento che paragonò il casentino ad una grande conchiglia chiusa tutta intorno da alte montagne. 18 Nell’ambito di “Giovani Energie in Comune” promosso dal Dipartimento della Gioventù - Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Anci Associazione Nazionale Comuni Italiani. 19 Vd. www.mondilocali.eu

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