Quinto itinerario
Le “terre murate” del Chianti A
ll’inizio del Trecento, all’apice di quel processo di crescita che caratterizzò la società medioevale in gran parte dell’Occidente, nella campagna chiantigiana emersero alcuni insediamenti che si caratterizzarono per uno spiccato incremento demografico ed urbanistico che fece di essi i principali centri della regione. Si trattò per lo più di insediamenti castellani, documentati come tali sin dai secoli XI e XII, che si accrebbero per la formazione di borghi fuori delle mura e che dovettero pertanto dotarsi di nuovi sistemi difensivi: cerchie murarie più ampie atte a includere l’aumentato tessuto abitativo. Sempre più spesso tali centri verranno chiamati “terre murate”, termine col quale si intese denominare quei grossi abitati che avevano ottenuto dalle dominanti (Firenze e Siena) il diritto di dotarsi di un organico sistema difensivo. L’itinerario che qui proponiamo intende visitare quei centri chiantigiani che nei secoli XIII-XIV costituivano le principali “terre murate” della regione. Partendo da Firenze, ed utilizzando il percorso della strada statale “chiantigiana”, la prima importante “terra” che si incontra è il castello di Montefioralle. Situato in cima a una collina, sulla sinistra della Greve, Montefioralle consta di una parte più elevata (ove in origine era l’insediamento feudale), a partire dalla quale prese avvio l’accrescimento urbano che determinò l’attuale pianta circonvoluta, con strade anulari e radiali generate dal primitivo nucleo. Un
Tra i numerosi castelli, che a partire dall’XI secolo, punteggiarono l’area chiantigiana, con la grande fioritura duecentesca della vita sociale ed economica ne emersero alcuni, che divennero i principali insediamenti della regione. Dotati di un organico sistema di fortificazioni (mura con torri), costituirono le “terre murate” del Chianti: da Radda a Castellina, da Montefioralle, a San Donato in Poggio, a San Casciano. 86
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Quinto itinerario circuito murario due-trecentesco, a pianta grossolanamente circolare e solo parzialmente integro, racchiude l’abitato, che ha conservato una notevole unità ambientale. Oltrepassata Greve, procedendo verso Panzano, in località “Tiro a segno” una strada sulla sinistra conduce al castello di Lamole, piccola “terra murata” situata su uno sperone emergente da due piccole valli formate da altrettanti rami sorgentiferi della Greve. L’abitato, a pianta approssimativamente ellittica, era dotato di un circuito murario (conservato solo in parte) formato dal tergo delle abitazioni, con un torrione poligonale che doveva svolgere funzioni di cassero sul lato naturalmente meno difendibile. Rientrati sulla “chiantigiana” si giunge in breve a Panzano, grosso borgo “a cavaliere” tra val di Greve e val di Pesa che, nella zona più elevata dell’abitato, conserva cospicui resti di una cinta muraria per buona parte duecentesca, a pianta presso a poco trapezoidale, con due torri d’angolo (una delle quali utilizzata come campanile dalla parrocchiale) e un’unica porta di accesso ancora integra. Un solo asse viario taglia in due parti il tessuto abitativo dando luogo, a circa metà del suo percorso, a una piazzetta sulla quale si affaccia il cassero, una poderosa torre che conserva ancora l’originaria elevazione. Ai piedi delle mura, prospiciente la porta di accesso, si sviluppò successivamente un borgo esterno che divenne ben presto la parte più consistente dell’abitato, ma che rimase privo di difese. Da Panzano si giunge in breve a Volpaia, altra importante “terra murata” chiantigiana che ha conservato, oltre all’impianto urbano, parte delle originali strutture difensive cronologicamente riferibili al XIII secolo. Esse constavano di una cinta muraria a forma presso a poco ellittica da cui si eleva-
Un dettaglio delle mura del castello di Montefioralle
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vano torri a pianta quadrangolare (ne rimangono due, una delle quali, per le sue dimensioni maggiori, doveva fungere da cassero). Un asse viario principale percorreva all’interno l’abitato dividendolo in due parti e, in corrispondenza del suo inizio, doveva aprirsi l’unica porta di accesso, andata distrutta. Al giorno d’oggi poche sono le costruzioni esterne al circuito delle antiche mura: tra gli edifici frutto del modestissimo accrescimento urbano post-duecentesco è la cosiddetta “Commenda di Sant’Eufrosino”, una grandiosa chiesa quattrocentesca annessa a uno spedale gerosolimitano che aveva sede all’interno del castello. Ritornati sulla “chiantigiana” si devia in direzione di Radda, l’antico capoluogo della “Lega del Chianti”. Della cinta muraria che recingeva l’abitato rimangono solo poche tracce, ma è ancora leggibile l’impianto urbano medievale, con la sua struttura di tipo concentrico che si sviluppò a partire dal nucleo più antico, corrispondente all’area occupata dal primitivo castello feudale documentato già nell’XI secolo. Oltre Radda, procedendo in direzione di Gaiole, in prossimità dell’antico “mercatale” si trova Vertine, un’altra piccola “terra murata” chiantigiana, notevole per l’unità d’ambiente che la caratterizza. Vertine infatti mostra ancora, nel suo impianto approssimativamente ovale, la struttura urbana originale, con il tessuto abitativo due-trecentesco, anche di notevole qualità, disposto attorno ad un anello interno di strade e di slarghi. È ancora visibile, benché assai diminuito in altezza, gran parte del circuito murario, con l’unica porta di accesso a lato della quale si erge la poderosa torre del cassero. Tornati a Gaiole, prendendo la strada statale n. 484 per Castelnuovo Berardenga si giunge, oltre Brolio, a San Gusmè, che fu un importante centro di
Il castello di Lamole
Capitolo 4 - Quinto itinerario
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Quinto itinerario
Particolare delle mura del castello di Volpaia
Il castello di Vertine
confine nel Chianti di pertinenza della Repubblica Senese. Ancor oggi la località conserva i caratteri dell’insediamento medioevale murato. L’abitato è infatti racchiuso da una cerchia di mura nella quale si aprono le due porte originali, entrambe con arco in pietra a sesto ribassato. Il nostro itinerario prosegue alla scoperta di altre “terre murate” chiantigiane che si trovano lungo il percorso della “strada sanese”, com’era chiamata la via che nel Medioevo collegava Firenze a Siena. Partendo da quest’ultima città,
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utilizzando la strada statale 222 “chiantigiana” si giunge a Castellina in Chianti dove, nella parte più antica del moderno abitato, si riconosce ancora il circuito murario a forma di esagono irregolare assai allungato realizzato dalla Repubblica Fiorentina nei primi decenni del Quattrocento. Le mura erano intervallate da torri che intercettavano il cammino di ronda e due porte si aprivano nei punti di accesso (entrambe sono andate però distrutte). Nel lato volto a mezzogiorno, nel punto più elevato del sito, le mura si interrompevano per dar luogo a un poderoso cassero, ancora sostanzialmente integro. Lasciata a Castellina la statale “chiantigiana”, ci si immette nella strada provinLa porta turrita che permette di ciale erede della medioevale “strada sa- accedere all’interno di San Donato in nese” e, dopo alcuni chilometri, si arriva Poggio a San Donato in Poggio, duecentesca “terra murata” chiantigiana che ha conservato pressoché intatta la struttura urbana medioevale, con le mura intervallate da torri recingenti un tessuto abitativo omogeneo, tagliato da un asse viario principale che collega le due porte di accesso. Proseguendo il percorso dell’antica via, che oltre la località “Ponte Nuovo” collima con la statale “Cassia”, si giunge a quella che fu una delle più importanti “terre murate” del contado fiorentino: San Casciano val di Pesa, dove si conclude il nostro itinerario. Sviluppatosi all’incrocio della via “sanese” con un percorso trasversale di collegamento tra val di Pesa e val di Greve, San Casciano rispecchia la sua origine nella struttura urbana dell’abitato, che si distribuisce intorno ai due assi viari che si incrociano ad “X” al centro dell’insediamento, racchiuso da un ampio circuito murario a pianta poligonale con torri agli angoli, ancora ben individuabile, realizzato dalla Repubblica Fiorentina negli anni 1355-1356.
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