A spasso tra il Mugello e la Val di Sieve

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il volume A spasso tra il Mugello e la Val di Sieve Piccole guide per grandi viaggiatori

Un progetto di Ente Cassa di Risparmio di Firenze

Comitato scientifico Michele Gremigni, Leonardo Rombai, Renato Stopani

a cura di Scuola Primaria ‘Giuseppe Mazzini’ di Barberino del Mugello Scuola Primaria di Luco di Mugello, Borgo San Lorenzo Scuola Primaria ‘Giovanni Pascoli’ di Dicomano Scuola Primaria ‘Don Lorenzo Milani’ di Firenzuola Scuola Primaria ‘Dante Alighieri’ di San Godendo Scuola Primaria ‘Jacopo Ricci’ di Londa Scuola primaria ‘Dino Campana’ di Palazzuolo sul Senio Scuola Primaria ‘San Francesco’ di Pelago Scuola Primaria ‘Gianni Rodari’ di Molin del Piano, Pontassieve Scuola Primaria ‘Giuseppe Mazzini’ di Rufina Scuola Primaria ‘Giovanni Falcone’ di Contea, Rufina Scuola Primaria di San Piero a Sieve e Vaglia Scuola Primaria ‘Giosuè Carducci’ di Vicchio consulenza scientifica Lidia Calzolai

Con il contributo di Regione Toscana Provincia di Firenze

Supervisione Antonio Gherdovich

coordinamento redazionale Francesco Biron

Con il Patrocinio di Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Coordinamento Marcella Antonini

si ringraziano Lucilla Adamo, Irene Guidotti e Silvia Ghinassi

Partner del progetto Comune di Barberino del Mugello Comune di Borgo San Lorenzo Comune di Dicomano Comune di Fiorenzuola Comune di Londa Comune di Marradi Comune di Palazzuolo sul Senio Comune di Pelago Comune di Pontassieve Comune di Rufina Comune di San Godenzo Comune di San Piero a Sieve Comune di Scarperia Comune di Vaglia Comune di Vicchio Comunità Montana del Mugello Comunità Montana della Montagna Fiorentina

Ideazione Chiara Mannoni

i dirigenti scolastici Calamai Maria Cristina, Ciarrocchi Giovanna, Gabellini Annamaria, Gelormino Filippo, Giglio Adelina, Gragnoli Fernando, Marrani Cesare, Mordini Annamaria, Quadalti Laura, Torri Tiziana, Verdini Edoardo

Organizzazione Silvia Zonnedda Coordinamento didattico e amministrativo IPSIA Chino Chini, Borgo San Lorenzo Comunicazione e promozione Susanna Holm Sigma CSC Ufficio stampa Letter@Comunicazione Integrata Progetto grafico Media Studio

e gli insegnanti Agresti Mara, Baglioni Tiziana, Barbugli Sara, Bargelli Elena, Bellacci Elisabetta, Belli Priscilla, Bernardoni Sandra, Capozzi Giuseppina, Cappellini Licia, Coccoli Giovanna, Daverio Rossana, D’Ettoris Marcello, Di Nucci Nicoletta, Donnarumma Anna, Dreoni Donatella, Fagni Nadia, Freddi Emanuela, Frenos Maria Grazia, Galfano Alba, Galgani Laura, Giachi Sandra, Guasti Maurizia, Intrivici Maria Angela, Lentini Rosa Vitalina, Manzione Silvana, Mascherini Silvia, Mongardi Maria, Mongardi Raffaella, Montaguti Simona, Murru Luigi Mario, Nardoni Maria Cristina, Peranizzi Sara, Picchi Letizia, Platani Claudio, Poggiali Sandra, Puri Silvia, Ranieri Rosanna, Rombolà Maria Rosa, Ronge Monica, Rossi Attilia, Sbreglia Cira, Scheggi Paola, Sgòbaro Elena, Solerti Nicoletta, Tagliaferri Loriana, Tanini Marina, Tartagni Collacchioni Marcella, Tedeschi Annalisa, Turcarolo Maria Iosella, Zeroni Maria Grazia un ringraziamento particolare va all’APT di Firenze


Sommario

Prefazione

BARBERINO DEL MUGELLO

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DICOMANO

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Arte e storia Info & curiosità All’aria aperta

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Perché venire a San Godenzo Arte e storia Merende e dintorni Per divertirsi Info & curiosità

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LONDA

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Perché venire a Londa Arte e storia All’aria aperta Merende e dintorni

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RUFINA

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Arte e storia All’aria aperta Info & curiosità Merende e dintorni Per divertirsi

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SAN PIERO A SIEVE

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Arte e storia All’aria aperta Per divertirsi Merende e dintorni Info & curiosità

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BORGO SAN LORENZO

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Per divertirsi All’aria aperta Merende e dintorni

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SAN GODENZO

VICCHIO

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Arte e storia All’aria aperta Info & curiosità

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Arte e storia Per divertirsi All’aria aperta Merende e dintorni Info & curiosità Il Centro “La Mongolfiera”

FIRENZUOLA

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Arte e storia Se vieni da Imola Se vieni da Bologna Se vieni da Firenze

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PELAGO

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Arte e storia All’aria aperta Merende e dintorni Info & curiosità

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PALAZZUOLO SUL SENIO

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Arte e storia All’aria aperta Info & curiosità Merende e dintorni

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PONTASSIEVE (MOLIN DEL PIANO)

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Arte e storia All’aria aperta Merende e dintorni Per divertirsi

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L’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, attraverso il progetto Cento Itinerari più Uno, si propone di stimolare il legame tra giovani e territorio. Riappropriarsi del valore delle proprie origini e ritrovare l’attenzione per quelli che possono diventare aspetti di crescita e opportunità di sviluppo, rappresentano l’obiettivo principale del progetto che quest’anno si è svolto nel Mugello e nella Val di Sieve. Abbiamo chiesto ai ragazzi delle scuole elementari e medie di proporre itinerari da percorrere nel proprio comune. La semplice domanda “Cosa voglio fare io da turista? Cosa c’è di bello da fare nel mio comune?” ha prodotto risultati sorprendenti. Da qui nasce l’idea di rendere tangibile e duraturo il lavoro fatto dai ragazzi pubblicandone gli esiti: nascono con questa premessa le due ‘piccole guide turistiche del Mugello e Val di Sieve. Descrizioni e immagini, proposte per il tempo libero, approfondimenti sui beni storico artistici e paesaggistici del proprio territorio, divengono non solo i contenuti di un testo utile e piacevole da consultare, ma anche i mezzi per la costruzione di un dialogo con gli adulti attraverso nuove idee e suggerimenti. Ci piacerebbe dunque che diventassero per i ragazzi un’utile fonte di notizie, una divertente lettura e, soprattutto, il piacevole ricordo del lavoro svolto con i compagni di scuola e gli insegnanti. Le due ‘piccole guide’ rappresentano il segno di un cammino in cui sono gli adulti, questa volta, ad essere condotti per mano dai bambini.

Prefazione

Piccole guide per grandi viaggiatori…

Michele Gremigni Presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze 7


BARBERINO DEL MUGELLO

Scuola Primaria Giuseppe Mazzini Classi: 3°A - 3°B - 3°C

Le origini di Barberino sono molto antiche e vengono fatte risalire all’epoca medievale, quando la nobile famiglia Cattani di Combiate edificò il castello nel luogo in cui oggi ammiriamo il borgo antico, sorto nei pressi del torrente Stura, in una zona ricca di bellezze artistiche e naturali. Il nome Barberino deriva, con molta probabilità, dallo stemma della famiglia, in cui è raffigurato un uomo con tre barbe.

ARTE E STORIA La piazza di Barberino, con il Palazzo Pretorio e la Logge Medicee. Nella piazza di Barberino ci sono due monumenti importanti: le Logge Medicee e il Palazzo Pretorio o del Podestà, costruito sulle mura del vecchio borgo nel 1200. Il Palazzo pretorio era la residenza del Podestà, mandato dai Fiorentini per amministrare il territorio di Barberino. Sulla facciata ci sono circa 40 stemmi in pietra e marmo degli antichi Podestà, un portale cinquecentesco e una finestra incorniciata su mensole. Sopra al palazzo c’è un torrino con un orologio e una campana. Intorno all’800 il palazzo passa da

residenza dei podestà a domicilio del Pretore. È da questi che, infatti, prende il nome. In piazza, oltre al Palazzo Pretorio ci sono le Logge Medicee. Progettate da Michelozzo Michelozzi, sono formate da sette campate coperte da volte a crociera, che poggiano su colonne di pietra, volute dai Medici per esporre le ceramiche create nelle fornaci di Cafaggiolo. Un tempo, nella piazza, c’era il Monumento ai Caduti, che oggi è stato spostato ai giardini. Ora ci sono i parcheggi e intorno molti negozi, fra cui tre bar- ristoro, dove è un piacere sedersi fuori, per respirare aria buona e scambiare due chiacchiere con gli amici o giocare a carte.

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ALL’ARIA APERTA Il Lago di Bilancino Bilancino è un lago artificiale, costruito a seguito della disastrosa alluvione di Firenze del 1966, per regolare le piene dell’Arno e al tempo stesso per rifornire di acqua potabile l’area di Firenze e Prato. I lavori sono iniziati nel 1984 ed è entrato in funzione nel 2002. Nel 2004 è stata inaugurata anche l’Oasi di Gabbianello, un’area di 25 ettari. Qui, in inverno, sostano molti uccelli come anatre, cicogne, gru e altre specie. Ora il Lago di Bilancino è diventato anche un posto turistico. Si possono fare una grande varietà di cose, come andare in bici e fare delle lunghe passeggiate per ammirare il bel paesaggio. Sul lago ci sono delle aree attrezzate per i pic-nic e se vuoi si possono praticare anche degli sport come il wind-surf e la canoa. In estate, puoi fare il bagno e prendere il sole, puoi

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trovare bar e ristoranti e durante il periodo estivo ci sono delle manifestazioni. ...Quindi il divertimento è assicurato!!!

INFO & CURIOSITÀ 30.000 anni fa, il Mugello era un’area prevalentemente paludosa e ancora in larga parte inospitale. Studi recenti hanno dimostrato che, dove ora c’è il Lago di Bilancino, una tribù nomade preistorica di circa 15 persone aveva individuato questa zona come luogo più adatto per accamparsi durante la stagione estiva. L’insediamento preistorico di Bilancino, attualmente ricoperto dalle acque del lago, è stato scoperto grazie al Gruppo Archeologico di Scarperia nel 1990. E’ stato possibile ipotizzare che la sosta a Bilancino era inserita nel tragitto che si compiva fra l’Appennino e la Costa Tirrenica, come indi-

ca la provenienza di alcune materie prime ritrovate. Di particolare importanza la scoperta a Bilancino di una macina, con il relativo macinello, su cui si sono conservati granuli di amido di tifa ed altre piante selvatiche, che testimoniano per la prima volta, circa 30.000 anni fa, nel Paleolitico superiore, la tecnica di produzione di farina a partire dalla vegetazione spontanea.

MERENDE E DINTORNI Investigatori di ricette Se bene vuoi mangiare i nostri consigli devi ascoltare... Dopo una lunga indagine… Abbiamo

scoperto che Barberino ha una ricca tradizione culinaria, che è propria di tutta la Toscana. Tra i piatti tradizionali, abbiamo scelto quelli che piacciono più a noi e abbiamo scritto alcune ricette. Poi abbiamo voluto sperimentare le nostre doti culinarie e abbiamo deciso di cucinare uno dei piatti tipici…quindi… Tutti in cucina…con i fagioli all’uccelletto… Ingredienti: - fagioli cannellini - aglio - pepe - pomodoro sale e olio Preparazione: Abbiamo preso una padella in cui abbiamo messo olio e aglio. Poi 11


abbiamo fatto soffriggere e aggiunto i fagioli. Dopo aver mescolato per un po’, abbiamo aggiunto il sale, il pomodoro e abbiamo fatto cuocere. Infine un po’ di pepe, e dopo aver aspettato la cottura abbiamo gustato il nostro piatto… E buon appetito!!!

Invece, il 23 Settembre, c’è la fiera con le bancarelle che vendono animali, maglie, dolcetti, eccetera. Alla bancarella dei dolcetti ci sono i Brigidini, gli orsetti di caramelle gommose, il torrone e molte altre cose. Alla bancarella degli animali ci sono cani, pappagalli e pesci…… Insomma: è da vedere! Ci hanno raccontato che, ai tempi dei nonni, era una vera e propria fiera di bestiame, alla quale arrivavano per comprare e vendere i contadini di tutto il Mugello.

PER DIVERTIRSI La fiera di Settembre La nostra Fiera si svolge a Barberino ed è molto grande. Ci sono molte bancarelle di tutti i tipi. Qui da noi la fiera c’è il 23 Settembre. Ci sono anche le giostre a Bilancino, che è il nostro lago, dove si trattengono per dieci giorni circa. Tra le giostre puoi trovare le “macchine a scontro”, il drago, 2 giostre a catena, il gonfiabile e tante altre. Qui ci sono molti bambini.

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Scuola Primaria San Piero a Sieve e Vaglia

SAN PIERO A SIEVE

Classi: 2°A - 2°B - 5°A - 5°B

Vieni bambino alla Fortezza di San Martino! La leggenda raccontava che un gran drago ci abitava… Sarà vero? Sarà falso? Vieni tu a farci un salto!

ARTE E STORIA Il castello mediceo del Trebbio Bellissimo, come torre di guardia risale al tempo dei Longobardi. Nel 1427, per ordine di Cosimo il Vecchio, l’architetto Michelozzo costruì il castello sopra l’antichissimo fortilizio. Dopo i Medici fu un convento, poi acquistato dai Borghese ed infine, nel 1936, da Enrico Scaretti che lo regalò alla moglie Majore. Da vedere! Quando Giotto era un ragazzino… Correva l’anno del Signore 1275 quando “il prete Giambono fece fare questo hospitale per l’anima sua”. Così è inciso sull’antica lapide che adesso si trova nella Pieve e che è uno dei documenti più antichi del nostro paese. Fortezza di San Martino, medicea, 1569 – 1608 Vieni bambino Alla Fortezza di San Martino! La leggenda raccontava Che un gran drago ci abitava… Sarà vero? Sarà falso? Vieni tu a farci un salto! Convento di Bosco ai Frati Fondato dagli Ubaldini nel VI secolo, fu poi donato a San Francesco d’Assisi. Nel 1349 fu abbandonato a causa della peste e rifiorì solo nel 1420 con Cosimo il Vecchio. Puoi

trovarci importanti opere d’arte tra cui un Crocifisso ligneo attribuito a Donatello! Nella Pieve di San Piero a Sieve… Troverai un fonte battesimale in terracotta invetriata della scuola di Giovanni della Robbia (1508 ca.) recante storie della vita di San Giovanni Battista.

ALL’ARIA APERTA A San Piero ci sono 4 giardini pubblici: - vicino alle poste; - davanti alla farmacia Possenti; - sullo stradone per andare a Cardetole; - a Campomigliaio, alla curva dopo il cartello sulla destra. In tutti i giardini ci sono: gli scivoli, le altalene, il girello, il

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PER DIVERTIRSI Camping “Mugello Verde” Tedeschi olandesi Vacanzieri abituali, fanno Firenze – San Piero come avessero le ali! Piscine presso lo “Sporting Club” Se ti piace la piscina fai con me una nuotatina: sarà un bel divertimento e farai tanto movimento!

cavallo, l’altalena con le ruote, il quadro e il tunnel. Nei nostri giardini vicino a scuola ci sono invece: la pista ciclabile, la pista di pattinaggio e lo spazio per giocare a calcio. A San Piero passa il fiume Sieve ed il torrente Carza che incontra il fiume vicino al supermercato Spesa Facile. Se ti vuoi divertire a San Piero devi venire! Se sul Sieve vuoi camminare l’estate devi aspettare, ma se sul Carza vuoi pescare l’inverno dovrà arrivare!

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Campo Sportivo La domenica e il sabato puoi vedere tutte le categorie che giocano: ti aspetto! Poi di luglio c’è la Fiorentina, puoi vederla fin dalla mattina! I giocatori puoi ammirare

E con loro anche parlare, e se sei più fortunato puoi tornare autografato! Il “ Palietto” Se a fine maggio verrai al “Palietto” parteciperai! Ci saranno sfide e gare: se la fune vuoi tirare, o la corsa dei carretti farla tutta a denti stretti, o passare mattoncini con la squadra dei bambini o se con la cerbottana vuoi colpire il fil di lana! Non ti resta che provare e alla fine tutti a mangiare!

MERENDE E DINTORNI I nostri piatti tipici Per tutti quelli che amano la cucina sana, semplice, con ingredienti genuini come olio, pane, carne del pollaio e dei pascoli, la cacciagione e le verdure coltivate nei nostri orti, possono venire qui nel Mugello a degustare questi sapori antichi e poco elaborati. Scoprirete che sono legati alle stagioni e alle festività e proprio per questo motivo, le sagre

e le feste si svolgono quasi ogni mese durante l’anno. Così, per Carnevale, potrete assaggiare i CENCI e il MIGLIACCIO e subito dopo il PAN DI RAMERINO; con la primavera troverete una delizia per i vostri sensi: i TORTELLI DI PATATE (questa ricetta nasce proprio qui nel Mugello ) e le FRITTELLE DI RISO per la festa di San Giuseppe. In estate, si preparano piatti a base

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tezze ed i sapori del nostro territorio: pizza, schiacciata, merendine, tanti dolci speciali ed il pane del Mugello!! Queste ed altre bontà troverete al Forno Conti!

di anatra e papera mentre con l’autunno comincia la stagione dei MARRONI e delle CASTAGNE e con questi meravigliosi prodotti vengono preparate delle leccornie come torte, budini, CASTAGNACCIO, TORTELLINI FRITTI, FRITTELLE utilizzando – pensate un po’ bambini - il … cioccolato!!! Non possiamo dimenticare il FUNGO PORCINO, il TARTUFO e un classico antipasto da leccarsi i baffi molto presente sulle tavole mugellane: I CROSTINI DI FEGATINI E MILZA. Si tratta di piccole fette di pane casalingo, bagnate leggermente nel brodo e spalmate con un sugo fatto di fegatini di pollo, milza, soffritto di porro, sedano, carota, capperi, tutto finemente tritato, e un po’ di vino bianco. Dove fare merenda IL FORNO CONTI Venite bambini a gustare le squisi-

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GELATERIA FIOCCO DI NEVE Un sogno per il mio palato!!! Ma che fortuna che ho, passo dalla gelateria ed uno squisito gelato mi gusterò!

INFO & CURIOSITÀ La leggenda del Regolo Il Regolo, che dà il nome alla famosa Festa di San Piero a Sieve, è una misteriosa creatura fantastica simile ad un drago e ad un gigantesco serpentone. I nonni del nostro paese hanno da sempre raccontato che durante lo scavo delle mura, in una notte piena di tuoni e fulmini, dal cielo cadde un mostro che assomigliava ad un grosso drago.

Qualcuno disse di averlo visto e di aver sentito il suo terribile richiamo, forte come un tuono. Incuriositi, alcuni paesani decisero di andare ad accertare la sua presenza, così si recarono su alla Fortezza e gli lasciarono per tutta la notte dei secchi pieni di latte. La mattina seguente i secchi erano vuoti ed intorno c’erano delle impronte simili a quelle di un grosso rettile. Si dice che ancora oggi viva affa-

mato nei sotterranei della Fortezza, pronto a catturare chi vi si avventuri di notte. Dormi bambino, il Regolo è vicino. dormi bellezza, il Regolo già sogna in fortezza.

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BORGO SAN LORENZO

Scuola Primaria di Luco di Mugello, Borgo San Lorenzo Classe: 5°

Luco di Mugello è una piccola frazione a poca distanza da Borgo San Lorenzo. I ragazzi con i loro lavori ci accompagnano alle piscine di Borgo San Lorenzo, per poi fare una passeggiata in campagna nei pressi del loro paese, concentrando l’attenzione su particolari ambientali e architettonici.

PER DIVERTIRSI Se volete rilassarvi per un’intera giornata a Borgo San Lorenzo c’è un grande e accogliente Centro Piscine, aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00. Il biglietto per adulti costa e6,50 mentre quello per bambini e4,50. All’esterno c’è un campo da beach volley e una zona riservata ai bambini più piccoli, con altalene, scivoli e altri giochi. All’esterno le piscine sono tre: una per i tuffi; una di 2 metri per nuotare, una dai 25 ai 60 centimetri per i più piccoli e per chi non sa nuotare… In caso di mal tempo ci sono anche le piscine interne: quella piccola è alta tra i 50 centimetri e 1 metro mentre quella grande da 1metro e mezzo a 2 metri.

ALL’ARIA APERTA Una passeggiata nel verde a Luco di Mugello Benvenuti a Luco di Mugello, vi è piaciuta la nuotata in piscina di ieri? Se siete amanti della natura e della storia vi consigliamo di fare una passeggiata in Poggio di Luco. Appena arrivati a Luco potrete parcheggiare l’auto nel piazzale della scuola in via Farnocchia e proseguire a piedi verso sinistra

per poi sbucare in piazza Bati. Dopo pochi passi troverete un bivio alla cui destra vedrete

un tabernacolo costruito nel 1893. Proseguendo avanti per la ripida salita in via Cunizza e Zabulina Ubaldini troverete alla vostra destra l’arco di un antico palazzo: il Palagetto. Anticamente questo palazzo era chiamato “Castel di sotto” ed era di proprietà di un signore feudatario. Andando avanti, troverete un secondo bivio racchiuso tra le fronde dei noci e proseguendo verso sini-

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MERENDE E DINTORNI stra, dopo pochi metri, ecco un piccolo tabernacolo costruito dal signor Andrea Papi, proprietario della vicina residenza di “Bulletta”, in antico sede della chiesa di San Niccolò, di cui è rimasto solo il campanile a vela. Dopo pochi passi, alla vostra sinistra potrete ammirare uno stupendo panorama toscano: in primo piano alcune coltivazioni tipiche del Mugello, e sullo sfondo la catena montuosa dell’Appennino Pistoiese

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Tortelli che bontà… I tortelli di patate sono un piatto semplice, “povero” ma nutriente e appetitoso, e questa è la ricetta. Ingredienti per 6 persone: per la pasta: • 600 grammi di farina bianca • 5 uova • 2 cucchiai d’olio extra vergine • 1 cucchiaino di sale.

e Tosco-Romagnolo. Proseguendo si giungerà a un altro bivio, la strada di destra porta alla croce di Poggio di Luco mentre quella a sinistra porta al masso di Santa Margherita. Questa strada costeggia un campo di ulivi. Coraggio, la vostra meta è vicina! Fra pochi metri troverete il masso di Santa Margherita. Esso ha avuto origine tantissimi anni fa quando un forte tornado mescolò

acqua e pietre formando un grande masso che ora ha preso il nome dall’antica chiesa di Santa Margherita. Un’antica leggenda racconta che in passato, i cacciatori sacrificavano su questo grande masso gli animali, in onore a Diana, dea dei boschi e della caccia. Prima di lasciare Luco, vi consigliamo una bella mangiata del nostro piatto tipico: i tortelli di patate. Potete gustarli in due ristoranti, uno a Luco ed uno a Grezzano (a 2 km da Luco).

Per il ripieno: • 1 ciuffo di prezzemolo • 3 spicchi d’aglio • 3 cucchiai d’olio extra vergine • 2 cucchiai di concentrato di pomodoro • 3 cucchiai di grana padano • 1 pizzico di noce moscata • 800 grammi di patate lessate • sale e pepe

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Scuola Primaria Giosuè Carducci

VICCHIO

Classi: 3°A - 3°B - 3°C

Se nel Mugello a girellare verrai, Vicchio dalle tue mete non escluderai! … Nella storia quando la cultura i tempi bui illuminò, Vicchio di Giotto, dell’Angelico Beato e del Cellini si vantò. E poi troverai una banda musicale da ascoltare e tante attività all’aperto da fare!

ARTE E STORIA … Nella storia quando la cultura i tempi bui illuminò, Vicchio di Giotto, dell’Angelico Beato E del Cellini si vantò. A Vicchio sono nati importanti pittori come Giotto e Beato Angelico. Se venite da noi non potete perdervi una visita alla casa natale di Giotto che ora ospita un museo virtuale. Si trova a Vespignano, una piccola frazione immersa nel verde a pochi chilometri da Vicchio; lì potete vedere anche i resti di un antico “castello” con una torre circolare. In località “Le Balze”, vicino alla strada statale che collega Borgo San Lorenzo a Vicchio, sul torrente Ensa, esiste ancora l’antico ponte di Ragnaia detto di Cimabue, perché la leggenda racconta che Giotto era andato a pascolare le pecore e che disegnò su una pietra una pecora così perfetta che Cimabue, un maestro di pittura che passava da quelle parti, gli chiese di andare nella sua bottega a Firenze. Lui accettò e diventò più bravo del suo maestro.

Il cuore del paese è appunto Piazza Giotto, con la statua che rappresenta il famoso pittore, costruita nel 1901; vicino c’è anche il teatro a lui dedicato. Il secondo pittore famoso nato a Vicchio è Beato Angelico: era un monaco, nato probabilmente nella frazione di Rupecanina ; fu chiamato Angelico poiché la sua arte era considerata divina. Molte delle sue opere sono conservate a Firenze. A lui è dedicato il museo di Arte Sacra inaugurato nel 2000: in esso sono raccolte opere d’arte ed arredi sacri provenienti da varie chiese del Mugello. Nel nostro paese c’è anche la casa natale di Benvenuto Cellini, famoso orafo, residenza che durante la famosa Fiera Calda ospita appunto mostre di arte orafa. Se nel Mugello a girellare verrai, Vicchio dalle tue mete non escluderai. Se da Firenze ti inoltrerai, la Faentina o la Bolognese tu percorrerai. Se da Bologna giungerai l’autostrada prenderai: uscendo a Barberino le indicazioni seguirai, così a Vicchio giungerai.

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ALL’ARIA APERTA Qui flora e fauna ammirerai, altri bambini incontrerai, giochi e sport tu vivrai… Girando l’angolo della piazza principale, il lago di Montelleri si aprirà alla tua visuale!

terra rossa un attrezzato impianto. Nuoto: sempre in zona puoi nuotare e fare tuffi nell’acqua limpida e pulita della nostra piscina. Pesca: con esca e canna nel nostro lago di Montelleri potrai pescare pesci di varie specie. Canoa: sempre al lago potrai seguire corsi di canottaggio tenuti da istruttori qualificati. Equitazione: di là dal Ponte a Vicchio, per la strada che porta a Sagginale, dove - se avrai una tenda

me: potrai mangiare questo frutto ed altri prodotti della nostra campagna. Se a giugno qui sarai, la Festa Etnica troverai: prodotti stranieri potrai gustare e ai balli ed alle cene ti potrai scatenare.

gustare le buone specialità… solo alle sagre ti capiterà! Se a Febbraio verrai, al Carnevalino dei bambini parteciperai. Nella piazza dei giardini, girando sui nostri trenini, vestito in maschera giocherai.

Calcio: accanto alla scuola troverai due campi sportivi con erba soffice e verde. Pattinaggio: dall’altra parte una pista coperta ti permetterà di divertirti con i pattini ai piedi. Tennis: lungo la strada che collega Vicchio a Dicomano ti aspetta in

Se sei goloso di fichi, vieni alla nostra festa la Domenica delle Pal-

Se ad agosto in paese ti troverai, costumi ed armi antiche scorgerai. Un corteo di persone per le strade farà una sfilata e la battaglia contro gli spagnoli verrà così ricordata. Se ti fermerai per tutto il mese di agosto, vedrai altre feste che si svolgono in questo nostro bel posto! Alla Fiera Calda, vedrai ogni tipo di esposizione e ci saranno cene e feste a ripetizione, mentre ai mercati comprerai i prodotti tipici che a casa porterai.

- nel campeggio vicino al ponticino la potrai piantare. Ti imbatterai in un maneggio all’aperto: lì avrai modo di passeggiare sul dorso di cavalli e pony. Nei prati intorno e vicino al lago ti attenderà un percorso avventuroso sugli alberi con discesa finale legato ad una fune. Tutte le feste di Vicchio …Veder tanti animali, le mucche e i cavalli … ammirar l’artigianato e

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Se ti piacciono il miele e i marroni, in ottobre e novembre vieni da noi! Potrai scegliere fra tanti sapori diversi di miele, gusterai cesti di castagne, ballotte, bruciate, farina dolce e frutta di stagione che da nessuna parte mangerai.

INFO & CURIOSITÀ …L’antica tradizione della Banda Musicale ancora oggi con nuovi ritmi tu potrai ascoltare se la FunkOff ti capiterà di incontrare. A Vicchio, vi è una cultura ed una tradizione musicale: infatti la banda è nata nel 1800 e in questi ultimi anni è sorto un gruppo funky-soul che ha fatto conoscere il paese di Vicchio in Europa, America e Australia.

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FIRENZUOLA

Istituto Comprensivo Scuola Primaria Don Lorenzo Milani Classi: 3°A - 3°B - 5°A - 5°B Classi: 3° - 4° di Pietramala

Un grande comune, pochi abitanti, tante emozioni, dove c’è molto da imparare, da gustare e... divertirsi: Firenzuola è un paese sull’Appennino ToscoEmiliano immerso nella natura, con tante piccole frazioni e borghi. A poca distanza potrai visitare la Badia di Moscheta, luogo ideale per passare piacevolmente una giornata all’aria aperta.

ARTE E STORIA Tutte le strade portano a Firenzuola Un grande comune, pochi abitanti, tante emozioni, dove c’è molto da imparare, da gustare e... divertirsi. Caro amico, sei un tipo curioso? Ti piace la natura? Vuoi vedere da vicino alcuni animali? Vuoi riscoprire gli antichi mestieri di una volta? Sei un buongustaio? Se pensi di possedere almeno una di queste caratteristiche, noi ti consigliamo di trascorrere una giornata a Firenzuola. Il divertimento è assicurato! Siamo dei bambini della scuola Primaria di Firenzuola e Pietramala

e ci piacerebbe aiutarti a trascorrere una piacevole giornata tra storia e curiosità riguardanti boschi, vallate, fiumi e torrenti che ci appartengono. Conoscerai i luoghi più caratteristici del nostro comune e potrai anche saziare quel certo languorino che vien camminando, assaporando i nostri piatti tipici. Firenzuola è un paese sull’Appennino ToscoEmiliano immerso nella natura, con tante piccole frazioni e borghi. A poca distanza potrai visitare un luogo molto speciale e precisamente MOSCHETA. Lì potrai ammirare una bellissima abbazia immersa tra i boschi. L’abbazia fu fondata nel 1034 da Giovanni Gualberto, cavaliere fiorentino, che al momento di vendicarsi dell’uccisione del fratello, ebbe

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pietà dell’uccisore e lo perdonò. Si recò allora presso l’abbazia di San Miniato dove il Venerdì Santo vide il crocifisso che reclinava il capo in segno di approvazione per la generosa azione. Decise così di farsi frate (1028). Da lì però si allontanò ben presto perché non era d’accordo sull’uso, abbastanza frequente per quei tempi, di chiedere perdono o favori alla chiesa in cambio di denaro. Perciò si ritrovò in cerca di serenità e tranquillità nei boschi 32

di Vallombrosa, dove fondò un piccolo convento; i monaci vallombrosiani seguivano le regole di San Benedetto. In seguito, il convento divenne piccolo, così Gualberto se ne andò fondando l’abbazia di Moscheta. Il nome Moscheta deriva forse da ISCHETUS (quercia dolce), o da MONS ISCHETUS (montagna di querce). L’abbazia fu dedicata a San Pietro che aveva cacciato Simon Mago dalla chiesa perché voleva dargli denaro in cambio di privilegi e perdono. I monaci, oltre alla preghiera, si occupavano del lavoro dei campi e dei boschi, riuscendo così a dare ospitalità ai poveri e ai viandanti. Nel corso del tempo insegnarono anche agli abitanti a dissodare i terreni, piantare e potare alberi e allevare bestiame. L’abbazia divenne sin dall’inizio ricca, grande e bella. Fu distrutta una prima volta dalla piena del torrente Vacchile e, narra la leggenda, in ciò si vide la profezia di Gualberto che non voleva un’abbazia così ricca. Poco tempo dopo, per la seconda volta,

fu distrutta ma da un incendio, ed anche questa volta si dice che fosse perché l’abbazia aveva accettato una forte eredità e Gualberto non ne era contento. Il monastero ricostruito diventò sempre più grande e con notevoli possedimenti di terre, boschi, pascoli diventando una delle più ricche badie della congregazione vallombrosana. L’abbazia venne più volte saccheggiata dai briganti durante la lotta fra i Fiorentini e gli Ubaldini perché entrambi volevano il dominio della zona per la posizione geografica favorevole agli scambi commerciali. I monaci si trasferirono a Fiesole tornando

a Moscheta verso il Quattrocento perché l’abbazia rischiava la distruzione totale. Il comune di Firenze fece costruire Scarperia e Firenzuola (1332 circa), chiamata Terra Nuova e Terra Murata, e per invogliare le persone ad andare ad abitarvi non fecero pagare loro le tasse per dieci anni. In quel periodo (1500 circa) l’abbazia tornò a fiorire. Nel 1778 l’abbazia di Moscheta fu soppressa da Pietro Leopoldo e i suoi beni messi all’asta e venduti. Con il ricavato si aprirono le scuole religiose a Firenzuola e furono costruiti due ponti sul Santerno vicino a Coniale. Nel Novecento, 33


la guerra mondiale rase al suolo Firenzuola, le persone si trasferirono altrove, le zone vennero disabitate e a Moscheta rimase solo la chiesa e la scuola fino al 1980. Ancora oggi all’ingresso della badia possiamo vedere un’insegna che rappresenta San Pietro, Ischio e lo Spinoso bianco: San Pietro patrono del monastero, l’Ischio a ricordo dell’origine del nome Moscheta, lo Spinoso come simbolo della solitudine e del silenzio che circondava la loro badia. L’abbazia di Moscheta è tuttora visitabile perché è stata almeno in parte ristrutturata. Adiacente all’abbazia c’è il Museo del paesaggio storico dell’Appennino dove possiamo scoprire la storia della sua fondazione e degli effetti che l’azione dei monaci ha avuto per l’agricoltura e per i boschi. Dopo aver visitato l’abbazia e il museo, potrai svolgere diverse attività come lunghe passeggiate sia a piedi che a cavallo 34

tra i sentieri nei diversi boschi e raggiungere la vicina Valle dell’Inferno, ammirando, se sarai fortunato, i falchi pellegrini, l’aquila, il daino, i caprioli e altri animali. Se ti piace pescare questo è il posto giusto; lì vicino scorre un torrente dove in alternativa puoi anche fare il bagno... C’è anche la possibilità di dormire a Moscheta perché vi è un ostello con diversi posti letto.

SE VIENI DA IMOLA... Se vieni da Imola, costeggiando il fiume Santerno, arrivi a Firenzuola. Il fiume Santerno nasce da una sorgente di montagna sul passo della Futa e sfocia in un altro fiume: il Reno. Durante il percorso, lungo 99 km, il fiume Santerno riceve l’acqua di altri fiumi più piccoli. A monte di Coniale riceve da sinistra il suo maggiore affluente, il Diaterna che scende dal passo della Raticosa, mentre da destra, presso Firenzuola il Violla e, a monte di San Pellegrino, il torrente Rovigo. Il fiume Santerno scorre lungo una valle detta appunto Valle del Santerno, dove vivono e crescono molti animali e piante caratteristiche dei nostri boschi. Camminando

lungo il nostro fiume ammirerai castagni, faggi, abeti, piante e frutti del sotto-bosco, fragoline, more, lamponi, corniole e funghi. In alcuni punti di questa valle è anche possibile fermarsi per fare lunghe passeggiate e visitare vecchi mulini, praticare attività sportive o semplicemente mangiare. Durante le passeggiate, puoi incontrare alcune varietà di animali selvatici come caprioli, cinghiali, scoiattoli, volpi. Se sei fortunato, in lontananza, potresti anche vedere un tipico animale da fiaba: il lupo. Questo bellissimo animale è da vari anni, infatti, presente sul nostro territorio. Se vuoi trascorrere una giornata tranquilla di riposo e fare il bagno nel fiume, puoi andare in località “La Pieve di Camaggiore”. Per prendere il sole e nuotare devi, da Firenzuola, dirigerti verso Imola e costeggiare il Santerno. Potrai notare boschi e le tipiche cave di pietra serena. Oltrepassata la piana di San Pellegrino, a destra, vedrai anche un ponte sospeso (passerella) oltre il quale c’è un vecchio mulino. Se vuoi vedere una bella cascata presso Moraduccio puoi lasciare l’automobile e incamminarti presso Castiglioncello, vecchio borgo abbandonato. Attraversando il fiume, sulla destra, a circa 500 metri la vedrai davanti a te.

SE VIENI DA BOLOGNA... Se ti trovi a Bologna, puoi arrivare da noi attraverso Piancaldoli, il Passo della Raticosa e Pietramala. Ad ognuna di queste località appartengono leggende curiose che raccontano quella che è stata la storia di questi paesini. Se vuoi, durante il tuo percorso puoi fermarti nel borgo di Piancaldoli e visitare esternamente la Rocca di Caterina Sforza. La storia narra che, nel ‘400 circa, tra le famiglie fiorentine Pazzi e

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Medici c’era un’alleanza per salvaguardare il loro potere. Ma la pace tra le due famiglie finì quando Francesco dei Pazzi decise di concedere un prestito economico sostanzioso al Papa, per l’acquisto della contea di Imola a favore del nipote Girolamo Riario, nonostante i Medici fossero contrari in quanto questa operazione avrebbe permesso a Girolamo Riario di costruire uno stato che rappresentava un pericolo per la Toscana. Girolamo Riario, non contento del giovane principato di Imola che egli aveva formato comprendente anche Piancaldoli, avrebbe voluto diventare anche il Signore di Firenze. Qualche anno dopo, prese in moglie Caterina Sfor-

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za, donna maliziosa e coraggiosa. La loro unione durò poco, perché Girolamo nel 1488 venne assassinato in una congiura nel suo palazzo a Forlì. I fiorentini non persero l’occasione per assalire la Rocca e sebbene la contessa Caterina Sforza, per preservare ai figli l’eredità e vendicare il marito, abbia praticato ogni genere di crudeltà, i fiorentini vinsero la battaglia recuperando la Rocca di Piancaldoli. Successivamente, Caterina si sposò per ben due volte, e per altre due volte rimase vedova. Il secondo marito si chiamava Feo, anch’egli assassinato, l’unico uomo che Caterina avesse scelto per amore. La terza volta, su consiglio, per interessi politici ed economici sposò Giovanni dei Medici, così Forlì e Imola si ritrovarono sotto la signoria medicea. La leggenda narra che ogni anno, la notte di Natale, la temuta guerriera si aggiri attorno alla Rocca, montata su un cavallo bianco e armata di spada per osservare minacciosa la sottostante borgata. Oggi di quella Rocca resta una sola torre, con

una bellissima finestra trequattrocentesca. La torre è stata restaurata recentemente e vi si può accedere per una stretta stradina medievale, in località Poggio. A pochi chilometri da Piancaldoli, attraversando la provinciale 58, che procede panoramica verso il Passo della Raticosa, sulla tua sinistra, puoi vedere un sasso speciale...il Sasso di San Zenobi. La leggenda narra che Zenobio (Zanobi), vescovo di Firenze nel IV secolo, decise di portare il Cristianesimo in tutto il comune di Firenze convertendo gli abitanti. Una mattina d’estate il Diavolo infuriato incontrò Zenobio sulla via Romana e lo sfidò a una prova di forza. Chi avesse raggiunto la cima del monte (dove ora c’è il sasso) per primo portando sulle spalle un enorme masso avrebbe vinto la sfida e, dimostrata la sua superiorità, avrebbe regnato su quelle terre. Detto questo, il Diavolo si caricò sulle spalle un masso di dimensioni enormi e iniziò a correre su per la montagna. A

Zenobio non restò altro da fare che accettare la sfida e, raccomandatosi a Dio, si fece il segno della croce e si caricò anch’esso sulla spalle un enorme masso. Il segno della croce tolse le forze al Diavolo che iniziò a barcollare, mentre Zenobio procedeva spedito portando il suo sasso sulla punta del dito mignolo. Il Diavolo per non essere schiacciato lanciò il sasso lo che cadde nei pressi della Mantesca rompendosi. Zenobio continuò il cammino e raggiunse la cima della salita vincendo la sfida. Si narra che il Diavolo, furioso, lanciò delle fiamme

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contro il sasso di Zenobio e ancora oggi puoi vedere delle pietre rosse. Sasso San Zenobi, pur se pesantemente inciso dagli agenti atmosferici è tuttora integro, mentre invece il sasso della Mantesca, che si trova nei pressi del Passo del Giogo per andare a Scarperia ai margini della strada che proviene da Castel San Pietro, risulta spezzato. Valicando il passo della Raticosa troverai Pietramala nota per i suoi “fuochi”. Tanto tempo fa, si credeva che a Pietramala ci fosse il Diavolo nascosto sotto terra. La leggenda narra che, dove adesso si trova il distributore di metano per autoveicoli, ai tempi dei nostri bisnonni si vedevano di notte, sulla strada, uscire dal terreno delle piccole fiammelle. Le persone del paese pensavano che fossero opera del 38

Diavolo e credevano che le bocche dei piccoli vulcani fossero spiragli dell’inferno; era quindi abitudine dei passanti che notavano il fenomeno, gettare delle monete nei crateri. Così facendo speravano di pagare Caronte per traghettare le anime care, invece che all’inferno, al di là dell’Acheronte. Allora infatti il paese non si chiamava Pietramala ma Pietra-Mala, che stava a significare “Pietra Cattiva”. Ancor oggi che si è scoperto che i fuochi erano delle fuoriuscite esplosive di gas, i nostri nonni raccontano questa leggenda inventandosi storie strane e spaventose per far paura ai creduloni.

SE VIENI DA FIRENZE... Se ti trovi a Firenze, puoi anche raggiungerci attraverso una strada tortuosa, valicando il Passo del Giogo. Si narra che, nei pressi del crinale, nel ‘400 ci fosse un’osteria in cui l’oste serviva un cibo molto buono, dove i viandanti si fermavano a mangiare, bere e anche pernottare. Stranamente ogni notte l’ospite più grasso spariva. Un giorno, una bambina che passava di lì vide l’oste uccidere il più grasso dei viandanti, dopodiché lo cucinò e lo servì per

Lungo tutto il percorso, da qualunque parte tu arrivi, se ti viene fame e vuoi mangiare ci sono ristoranti e vari agriturismi che offrono specialità e piatti tipici locali (pasta fresca, tagliatelle, tortelli, funghi, crescentine, selvaggina e salumi). Se invece sei un tipo avventuroso e preferisci fare da solo, cerca e chiedi alle persone che incontri, siamo molto cordiali, e ovunque troverai aree attrezzate per il pic-nic. cena la sera successiva. La bambina, intimorita, non disse niente sul momento, fino al giorno in cui un frate si fermò a ristorarsi alla locanda. Il frate si accorse che c’era qualcosa di strano nel cibo, allora la bambina si fece coraggio e gli raccontò cosa accadeva ogni notte, così insieme denunciarono l’oste. L’oste fu arrestato e l’osteria data alle fiamme. Non sappiamo cosa ci sia di vero in questa storia. Oggi sul valico puoi vedere alcuni muri, ma non si è mai saputo se siano i resti della leggenda dell’osteria. Di certo sappiamo che, qualche tempo fa, un gruppo di taglialegna al lavoro nel bosco di Castro San Martino, tra il Passo del Giogo e il Passo della Futa, ha ritrovato resti di mura e un grande pavimento e subito si è detto che appartengono alla più misteriosa locanda dell’Appennino proponendo nuovi motivi di studio.

Se il nostro itinerario ti ha convinto vieni a trovarci. Noi ci auguriamo di incontrarti. Ciao a presto!

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Scuola Primaria Dino Campana

PALAZZUOLO SUL SENIO

Classi: 1° - 2° - 3° - 4° - 5°

Per realizzare il progetto siamo partiti da ciò che aveva colpito di più i bambini del nostro territorio, attraverso uscite per il paese, fotografie, osservazioni e rielaborando il tutto, attraverso testi, disegni, realizzazione di cartine dei percorsi effettuati o che si intendevano presentare.

ARTE E STORIA A Palazzuolo è possibile viaggiare nel tempo! Iniziando dal Museo Archeologico dell’Alto Mugello, potrete ammirare testimonianze di 12.000 – 10.000 anni fa, passerete poi attraverso l’età del rame e del bronzo e giungerete ai reperti preromani di umbro-sabelli (come la tomba di un guerriero), celti, etruschi e romani. Potrete visitate la sala medievale, uscire dal museo, inoltrarvi fra gli archi medievali dell’antico Borgo dell’Oro e vi sembrerà di vedere Maghinardo Pagano da Susinana, il “lioncel dal nido bianco che muta parte da la state al verno” come lo definì Dante nella Divina Commedia, terrore e giustiziere di tante città romagnole, che per primo riuscì nell’intento di unire ben ventidue comuni. Oppure la prima donna guerriera: Marzia degli Ubaldini, detta Cia, nipote di Maghinardo, che difese sino allo

stremo la rocca di Cesena e che oggi appare nello stemma del nostro Comune. Oppure potrebbe presentarsi l’intelligente e dinamico Cardinale Ottaviano degli Ubaldini, che riuscì molte volte ad impedire ai guelfi di conquistare le terre ghibelline del Mugello, o perché no Maghinardo Novello del Frassino, ultimo degli Ubaldini ad abbandonare il proprio castello e giustiziato dai Fiorentini sulle pietre del Bargello, dove il suo sangue venne lasciato a monito per i nemici. Passeggiando per il paese, potreste notare il rudere di un vecchio castello: sono i resti del Castrum Vallagnelli, conosciuto come Castellaccio, uno dei tredici castelli distrutti dagli Ubaldini per non lasciarli ai Fiorentini. Tornerete poi presso il trecentesco Palazzo dei Capitani e ammirerete gli stemmi di coloro che governarono Palazzuolo. Qui c’è anche traccia del passaggio di Machiavelli, Papa Giulio II e Garibaldi. Entrate di nuovo e visiterete

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il Museo delle Genti di Montagna, dove tutto parla della vita dei nostri avi. Recatevi poi in piazza Strigelli, dove si erge in tutto il suo splendore l’antica dimora dei signorotti palazzuolesi: Palazzo Strigelli. Entrando, potrete vedere la fornitissima Biblioteca Comunale, sede di mostre permanenti e non solo. In pochissime ore avrete compiuto un formidabile viaggio nel tempo!!!

ALL’ARIA APERTA Vuoi venire al pub a fare una partita a calcetto o a ping-pong? Si può mangiare, ascoltare la musica e babbo e mamma possono gustare un aperitivo. E ai giardini? Si può correre, giocare a nascondino; c’è una fontana con

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i pesci e, fra le piante, ci sono le panchine per riposarsi. Potrai salire e dondolarti sulla cesta del piccolo parco giochi o scendere a razzo sullo scivolo. C’è anche una rete per arrampicarsi e un castello di legno. Lì vicino ci sono spaziosi e funzionanti campi da tennis, dove si può fare insieme una partita. Emozione, gioia e divertimento a crepapelle proverai se al mini-golf giocar vorrai. E se porti tanti amici, nel campo sportivo tutto verde e lungo lungo, correremo come pazzi e ci divertiremo da matti. Se verrai e un pallone avrai a pallavolo giocar potrai. Sai cosa c’è alla destra del fiume Senio? Vicino a un bosco si trova il Parco Fontana attrezzato di giochi: si può correre, girare in bici, cuocere la salsiccia sulle graticole e sorseggiare l’acqua buona e fresca della fontana. Poco lontano dal nostro paesello c’è un bel maneggio e tanti cavalli per lunghe galoppate! Un bellissimo fiume attraversa il nostro paese: spesso noi, con i retini e i pantaloni tirati su, peschiamo e ci tuffiamo, poi “voliamo” nella piscina invitante e gelida. Per i sentieri, all’ombra dei castagni accompagnati dal cinguettio degli uccelli faremo passeggiate, coglieremo fiori e in autunno? Gustosis-

sime castagne. E perché no? Anche divertenti e lunghe biciclettate. Durante l’inverno e poi nei mesi estivi c’è sempre una gioiosa ludoteca per grandi e piccini e voi carini volete giocar? Vi aspettiamo!!! Inverno I MERCATINI DI NATALE Nelle bancarelle potete trovare oggetti originali per i vostri regali. 1000 PRESEPI PER PALAZZUOLO dall’8 dicembre al 6 gennaio. Gli angoli più belli e caratteristici del paese sono adornati da presepi di ogni genere e fattezza. CARNEVALE MEDIEVALE L’ultimo sabato di carnevale c’è la Festa dei Folli, il carnevale medievale. Dalle ore 15,30 Palazzuolo impazza con musica, balli, spettacoli e tanto altro. Primavera “HOBBY SENIO” 2° domenica di ogni mese. Fiera di hobbistica e antiquariato. L’ARTE DEI FIORI 3° domenica di maggio. Una giornata dedicata ai fiori e alla loro lavorazione. A fine giornata verranno proclamati i bouquet migliori.

Estate SAGRA DEL TORTELLO 1° domenica di luglio. Manifestazione gastronomica con degustazione dei tradizionali tortelli palazzuolesi. “MUGELLO DANCE EXPERIENCE” Ultimo week-end di giugno. Vengono allestiti spazi per lo studio della danza sia al chiuso che all’aperto e un palcoscenico in piazza Alpi per esibizioni e spettacoli di danza. FESTE MEDIEVALI Il 3° e il 4° fine settimana di luglio, vi consigliamo di venire a Palazzuolo sul Senio per vedere “LE FESTE MEDIEVALI”. Sarà come tornare un millennio indietro nel tempo!! SAGRA DEL CINGHIALE Settimana di ferragosto. Degustazione di piatti a base di

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cinghiale, musica e divertimento. Per l’occasione viene organizzato il Pentatlon del Boscaiolo: gara di taglio della legna. “MERCANTICO” Tutti i martedì sera. Tradizionale mercatino di antiquariato e cose vecchie. e poi... CINEMA SOTTO LE STELLE LUDOTECA SOTTO LE STELLE Tutti i giovedì sera dalle ore 20,30 alle 22,00 presso i “giardini pubblici” marionette, giochi di gruppo, maschere di trucco, laboratori divertenti. Autunno SAGRA DELLA BRUSCHETTA 2° domenica di settembre. Si festeggia il nostro meraviglioso pane toscano e l’olio d’oliva. SAGRA DELLE CASTAGNE Tutte le domeniche di ottobre. Una grande festa per far conoscere il marrone e i suoi derivati, sarà possibile gustare ottimi piatti a base di marroni palazzolesi. FESTA DI S.MARTINO E DEL BUON VINO 2° domenica di novembre. Per le vie del borgo aleggia odor di vin brulè e la gente festeggia con musiche e balli popolari.

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INFO & CURIOSITÀ Volete diventare per un giorno dama o cavaliere? Indossare gli abiti di Maghinardo Pagano o della Cia degli Ubaldini? Tutto è possibile a Palazzuolo. Basta rivolgersi alla costumeria del Gruppo Storico “Oste Ghibellina”, lì potrete scegliere fra più di duemila costumi storici e partecipare alle Feste Medievali di luglio o noleggiare gli abiti per una cena in costume o un ballo in maschera. Volete scoprire le rocce che formano

le nostre montagne? Troverete rocce di marna e arenaria stratificate orizzontalmente, in modo ondulato, incrociato e persino inclinate. Percorrete la strada provinciale 477 e armatevi di macchina fotografica… Volete ammirare tante antiche meridiane? Fate un giretto per il paese e ogni tanto alzate gli occhi… cominciate però dal Santuario della Madonna della Neve e munitevi di un vocabolario di latino….o delle vecchie conoscenze scolastiche dei vostri genitori…

Volete bere un’acqua che depura il corpo e l’anima? Recatevi nei giardinetti di Via Verdi ed assaggiate l’acqua solforosa che sgorga da una fontanella in mezzo a sassi spugnosi! Un consiglio: chiudetevi il naso perché puzza terribilmente di uovo marcio… Volete visitare gli antichi resti di una castello distrutto dai proprietari, i feudatari Ubaldini, per non lasciarlo nelle mani dei Fiorentini? E’ sufficiente una piccola escursione partendo dall’Oratorio dei Santi Carlo ed Antonio e in un attimo, vi troverete ai piedi dei ruderi del castello di Vallagnello. Attenti però: potreste incappare nel cunicolo segreto che vi catapulterà in un batter d’occhio all’entrata sud del paese... Volete diventare per un giorno pittori o pittrici? Allora recatevi in Via di Mezzo 5 e vi divertirete un mondo. Il pittore che vi istruirà si 45


chiama “Mastro Cardo” e vi insegnerà ogni tipo di tecnica per disegnare e dipingere… Volete vivere un’esperienza indimenticabile, immersi nella natura incontaminata? Al Green Energy Camp potrete cucinare i “ciapati” nel bosco, attraversare corde sospe-

se nel vuoto e sperimentare mille altre attività che vi aiuteranno a controllare le emozioni, ad affinare il senso dell’equilibrio e soprattutto ad imparare l’arte del “vivere in gruppo”.

MERENDE E DINTORNI Vi piace mangiare? Vi piace cucinare? Volete provare qualche buon piatto? Fermatevi nei tanti ristoranti e agriturismi del paese. In autunno potrete gustare: polenta di mais con i funghi o con cacciagione; tagliatelle ai funghi; crostini 46

con la beccaccia; polenta dolce, cioè di farina di castagne con raveggiolo, uova al tegamino o pancetta cotta con l’aceto balsamico; torta di marroni; castagnaccio; deliziosi dolcetti a base di marroni, i “topini”; il montebianco, dolce con marroni passati, panna e un po’ di liquore; la ciambella di farina di castagne; i

tortelli di marroni; le frittelle dolci (con farina di castagne); i bruciati o le ballotte, marroni cotti sul fuoco del camino nel bruciatoio o lessati nella pentola e altre specialità. Per Carnevale i dolci chiamati cenci o chiacchiere possono deliziare il vostro palato. Tutto l’anno potrete mangiare tortelli di patate o alle erbe; cappelletti palazzuolesi; gustose pizze e schiacciate; crostate; moltissimi piatti a base di erbe e tante altre ghiotte specialità della cucina della Romagna-Toscana.

buoni sapori della nostra terra: Topini Ingredienti - 2 kg di marroni - 100 grammi di zucchero a velo - 60 grammi di cioccolato dolce in polvere - 1 uovo - ½ bicchierino di alchermes - 500 grammi di farina - 3 uova - olio per friggere Preparazione Sbollentare i marroni per circa mezz’ora, dopo averli incisi sulla buccia. Sbucciarli e con il passatutto formare un purè. Unire gli ingredienti e mescolare. Preparare una sfoglia. Tagliare la sfoglia a rombi, appoggiare su ciascun rombo un cucchiaino di composto. Piegare a triangolo, formando con le dita le orecchie e la coda del “topo”. Friggere in olio bollente e cospargere con zucchero a velo.

Ditalini Ingredienti - Farina di castagne Preparazione Riempire dei ditali (da cucito) con la farina di castagne. Pressarla bene. Mettere i ditali nel forno e quando si sparge per la stanza un buon odore di farina cotta, toglieteli. Versate il contenuto su un piano e gustatelo! La cucina delle nostre mamme, nonne e dei cuochi dei ristoranti è proprio da provare!

Queste sono due ricette speciali che potete provare per assaggiare i

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Scuola Primaria Giovanni Pascoli

DICOMANO

Classe: 3° A

Dicomano offre la possibilità di inoltrarsi alla scoperta di suggestioni montane, così come di godere la dolcezza di un paesaggio collinare e pianeggiante, compiendo un percorso alla scoperta della sua storia ed economia che ruota attorno a due corsi d’acqua: il fiume Sieve e il torrente Comano.

ARTE E STORIA Il paese di Dicomano è riparato dalle colline che lo circondano da ogni parte e degradano dolcemente lungo il corso del fiume Sieve e del torrente Comano. Il paesaggio è caratterizzato da ambienti montani, collinari e di fondo valle che si intrecciano creando un panorama che richiama particolari suggestioni. Dicomano deve la sua fortuna a due fattori principali: la posizione alla confluenza della Sieve con il Comano e l’aver costituito il nodo stradale di primaria importanza fra il Mugello, la Val di Sieve e il Passo del Muraglione che collega la Toscana con l’Emilia Romagna.

Dicomano ha una storia molto antica. Si suppone la presenza d’insediamenti fin dall’epoca preistorica, fu poi abitato all’epoca dei Romani, che vi costruirono una colonia militare. Sul suo nome non vi è chiarezza: può derivare da decumanus, il tracciato che definiva la colonia romana, oppure dal fiume Comano, sulla cui riva sinistra doveva trovarsi il villaggio (Valfonda) dove si sarebbe formato il primo nucleo di case.

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La storia del paese è strettamente legata alla potenzialità commerciale che Dicomano ha avuto fin dai tempi antichi. Un luogo considerato da sempre di scambio, di incontro, di comunicazione, quest’ultima legata in particolar modo alla confluenza dei due fiumi che attraversano il paese: qui, dal ‘300 al ‘700, fu creato un porto fluviale, dove veniva concentrato il legname da costruzioni e per i cantieri navali di Pisa e Livorno. La zona adiacente alla confluenza, oggi “Parco dell’Albereta”, veniva usata per le fiere periodiche, strettamente legate al commercio del bestiame. Dicomano dunque come mercato da sempre, come luogo di incontro e di scambio.

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ALL’ARIA APERTA

INFO & CURIOSITÀ Una economia legata ai 2 fiumi L’aspetto economico derivante dal commercio, molto importante per i dicomanesi, è sempre stato oggetto di calamità naturali, quali straripamenti e alluvioni, che hanno causato danni ingenti a persone e a cose impedendo e danneggiando il regolare svolgimento di queste manifestazioni tradizionali ed economiche. Dopo l’alluvione del 1966 è stato effettuato un radicale intervento di rinforzo degli argini del fiume Sieve, con gabbioni di rete metallica e sassi che andavano a sostituire le balle di sabbia e ghiaia che sempre l’uomo aveva utilizzato per arginare le numerose piene.

Perché visitare il parco? Nel tempo, l’utilizzo della zona adiacente alla confluenza fluviale è cambiato a vantaggio dei bambini: da zona di mercato è diventato il “Parco giochi dell’Albereta”. Attualmente è in corso un progetto per la realizzazione di un parco fluviale che dovrebbe collegare il paese con la frazione Sandetole (Contea) in cui il parco giochi rappresenterà una tappa importante. Il “Parco dell’Albereta” non è solo uno spazio – giochi, ma è il “cuore” delle attività teatrali e ricreative dei giovani del paese. Specialmente in primavera, inebriati dal profumo dei tigli è possibile assistere a numerosi spettacoli teatrali, alcuni realizzati anche dai bambini delle scuole, presso i locali degli ex-macelli, ristrutturati ed adibiti al suddetto scopo. Perché venire a Dicomano? Nel percorso presentato non era possibile dimenticare l’Arte che a Dicomano è sempre stata viva e continua a vivere. Il viaggio nel paese può portare alla scoperta di un passato importante, testimoniato dalle quattro chiese presenti nel capoluogo: la Pieve di Santa Maria, l’Oratorio di Sant’Onofrio (patrono del paese), l’Oratorio della Santissima Annunziata, la Chiesa di

Sant’Antonio Abate. Il 6 dicembre 2008 è stato inaugurato il Museo Archeologico comprensoriale, fortemente voluto dall’Ente Locale per raccogliere e valorizzare i numerosi reperti storici rinvenuti presso gli scavi etruschi di Frascole. In questo Museo è interessante la presenza di una stele di tipo fiesolano.

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SAN GODENZO

Scuola Primaria Dante Alighieri Classi: 3° - 4° - 5°A

San Godenzo è un luogo immerso nella natura, ricco di vegetazione e animali e caratterizzato da tranquillità, sapori e mestieri antichi. È un ambiente splendido dal punto di vista naturale e allo stesso tempo ricco di segni lasciati dall’uomo e dalla sua cultura.

PERCHÉ VENIRE A S.GODENZO d’Andrea, lungo il tragitto troviamo Caro amico che vivi in città, se ti hanno detto che San Godenzo è un piccolo e sperduto paese di montagna, vieni a vedere da te e resterai sorpreso! Innanzi tutto, il nostro è un paese sicuro: noi bambini siamo liberi di uscire, l’aria è pulitissima perché gli alberi che lo circondano producono tanto ossigeno. Se ti guardi intorno non vedi soltanto, come in città, nastri di cielo, case ed automobili. Il tuo sguardo può arrivare lontano al monte Falterona, alla catena dell’Appennino, e, se sali lassù vedi la “conca” di Firenze, che sembra piena di nebbia, ma in realtà si tratta di smog. Il paesaggio è suggestivo e pieno di mille colori a seconda della stagione. Adesso saliamo verso Castagno

tante marronete ed è qui che produciamo i marroni I.G.P. (con indicazione geografica protetta). In autunno, ci possiamo fermare a raccoglierne un po’, con il permesso del proprietario s’intende! E puoi

vedere un’esplosione di mille colori: giallo, rosso, arancione, marrone e verde; se hai fortuna puoi trovare anche qualche fungo. Ma lo senti che profumo di muschio e di fiori? Ci possiamo ora fermare a Calabuia, dove c’è una bella cascata: l’acqua del fiume, facendo un salto, ha formato, nel corso dei secoli, un buco profondo nella roccia. Sarebbe

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bello poter fare un tuffo qui, ma è pericolosissimo! Dopo le marronete troviamo il bosco misto, con tanti tipi di piante: querce, carpini, ontani, ornelli e ciliegi selvatici. Con tutto il chiasso che facciamo non è facile vedere gli animali, ma… la vedi questa pina rosicchiata? È stato lo scoiattolo. E queste impronte nel fango le ha lasciate un capriolo. La cosa più curiosa di tutte è questa “cacca” di lupo: sì di lupo, lo vedi che in mezzo alla cacca c’è tanto pelo? Il lupo non è tanto schizzinoso e mangia carne e pelo; il pelo però non lo digerisce ed allora lo rifà nella cacca che in verità si chiama “fatta”. L’anno scorso siamo andati a vedere la Grotta delle Fate, un posto molto suggestivo che sembra dipinto. La grotta è formata da tanti massi rotolati giù dal Monte Acuto, in seguito a una frana nel 1335 ed è possibile entrare uno per

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volta. Arrivare fin quassù è un po’ faticoso e scendere nella grotta fa un po’ paura, ma ne vale la pena. In primavera fioriscono i bucaneve e il prato diventa tutto bianco. Quando lo attraversiamo stiamo attenti a non calpestarli perché sono troppo belli! Durante l’inverno il bianco lo porta la neve, sapessi com’è divertente scivolare con lo slittino. Se non ce l’hai non importa, basta un sacco della nettezza o un pezzo di lamiera, va molto bene anche un coperchio da cucina. Da qui ci spostiamo verso la fonte del Borbotto, dove possiamo bere allo zampillo naturale che esce da sotto terra. C’è un’area attrezzata per fare un bel pic-nic: nella casetta di pietra c’è un focolare per cuocere la carne, ma fuori non si devono assolutamente accendere fuochi. Qui ci troviamo all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Campigna e Monte Falterona, parco istituito nel 1990 e protetto dalle guardie forestali.

ARTE E STORIA Ora torniamo in paese e ti portiamo a vedere la nostra bella chiesa, l’Abbazia di San Gaudenzio, proprio quel santo da cui il paese ha preso il nome. I lavori di costruzione dell’attuale Abbazia iniziarono nel 1028, per volontà del vescovo tedesco Jacopo il Bavaro, e fu questo fatto che consentì all’abbazia di essere risparmiata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. L’Abbazia fu affidata ai monaci benedettini e durante i secoli nacque intorno alla chiesa il paese attuale che prese il nome di San Godenzo. Proprio nell’Abbazia si svolse nel 1302 il convegno degli esuli fiorentini, ghibellini e guelfi bianchi, a cui partecipò anche Dante. A proposito di Dante, egli rammenta nella Divina Commedia due località qui vicine: la sorgente dell’Arno e la cascata dell’Acquacheta, due località che meritano senz’altro una bella escursione. Per ricordare

quello storico convegno, ogni anno a luglio viene fatta una rievocazione: cortei medievali, giochi, tornei, letture dantesche e un bel pranzo in piazza con allestimento e menù tipici dell’epoca; se capiti in questi giorni ti sembrerà di essere nel medioevo. Durante i secoli il nostro paese si è arricchito di molte opere d’arte: all’interno dell’Abbazia ci sono un bel polittico di Taddeo Daddi e una statua di San Sebastiano di Baccio da Montelupo. A Castagno d’Andrea, invece, nella chiesa di San Martino si trovano gli affreschi di Pietro Annigoni eseguiti nel 1958. Ultimamente un allievo di Annigoni, Silvestro Pistolesi, ha arricchito la chiesa con 55


un suo affresco che rappresenta alcuni fedeli in adorazione. Forse non ti abbiamo detto che Castagno d’Andrea si chiama così perché vi è nato un famoso pittore che si fece chiamare Andrea del Castagno. Di questo pittore però non c’è nessuna opera perché lui si trasferì a Firenze ed è là che si trovano i suoi capolavori. Qui a Castagno abbiamo però un Museo Virtuale che contiene gigantografie delle sue pitture.

MERENDE E DINTORNI Ora pensiamo un po’ a fare una bella merenda: ti portiamo in un posto dove fanno un pane spettacolare. Questo negozio di alimentari, “Il Marinai”, vende il pane fatto nel proprio forno a legna e lievitato naturalmente come facevano le nostre nonne quando il pane si faceva in casa. Due volte alla settimana fa anche il pane “nero” che è buonissimo, così come le schiacciate. Compriamo un bel filone di pane e facciamo merenda come una volta. Se preferisci pane e olio ti facciamo assaggiare il nostro olio: ne produciamo poco e non lo vendiamo, non basta neppure per il nostro fabbisogno. Se non ti piace il “pan con l’olio”, puoi spalmarci un po’ di miele delle api di Claudio Scialoja oppure la marmellata fatta con i frutti di bosco, quelli che coltiva Giuseppe Malesci 56

a Castagno. Se avrai l’occasione di tornare a Castagno, ti consigliamo di andare a far merenda dalla Stefania che fa una schiacciata che… supera anche quella del Marinai a cui, però, rimane il primato per il pane. I marroni, come ti dicevo, sono il nostro prodotto principale e una volta quasi l’unico alimento per le popolazioni di montagna: Che tu mugoli o che un tu mugoli pan di legno e vin di nugoli Il pan di legno era un pane fatto con la farina di marroni e il vino delle nuvole…non faceva certo ubriacare!

PER DIVERTIRSI Durante l’anno sono molte le occasioni per venire a San Godenzo: a gennaio nel piazzale della chiesa, il giorno di Sant’Antonio abate, tutti portano i loro animali per farli benedire. A febbraio c’è il carnevale, ma la più bella festa tradizionale è però il Cantamaggio: per le vie del paese passano i “maggiaioli” e cantano vecchie canzoni per divertire le persone, chiedendo un po’ di vino, dolcetti, prosciutto… Se, però, le persone non danno nulla i maggiaioli se ne vanno cantando così:

to, e le varie feste nel piazzale dei macelli, come la festa dello sport, organizzata dalla società del calcio dove, in realtà, di sport non se ne fa affatto perché alla festa si fanno delle grandi mangiate di tortelli e carne alla brace. Comunque uno sport ti possiamo consigliare è l’equitrekking o se non ti è simpatico il cavallo, il trekking. Altra festa è quella della musica organizzata dalla banda del paese. A settembre c’è la ricorrenza

Che t’entrasse la volpe ni’ pollaio, e ti mangiasse tutte le galline, che t’entrassino i ladri ni’ granaio e ti muffisse i’ vin nelle cantine! A luglio ci sono le feste dantesche, ma di queste ti abbiamo già parla-

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del Santo Patrono, una festa tutta religiosa in onore di San Gaudenzio. Con l’autunno arrivano le feste dei marroni: la “ballottata” a Castagno d’Andrea, la festa delle “bionde” a Castagneto, la festa dei marroni a Casale e, infine, la festa della farina a San Godenzo. L’anno è finito e si conclude con i mercatini di Natale.

INFO & CURIOSITÀ Antichi mestieri Nel nostro paese ci sono persone che praticano ancora gli antichi mestieri e conoscono i trucchi delle antiche arti. LO SCALPELLINO: qui c’è la tradizione della lavorazione della pietra. Ci sono in paese due bravi scalpellini: l’Albonetti a San Bavello e Roberto Manni, detto “il mosca”.

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IL FABBRO: se vuoi oggetti in ferro battuto artigianale, forgiati a fuoco, puoi andare dal “Galbani” ovvero Claudio Zolfanelli, che realizza letti, tavoli, lumiere, alari per il camino…è un vero artista! I FALEGNAMI. In paese ci sono anche bravi falegnami: Roberto Zolfanelli, Stefano Cecchetti, Adrianino Cheli e Andrea Affortunati. LO SPAZZACAMINO. Oggi è difficile trovare uno spazzacamino che ti venga a pulire la canna fumaria, ma a San Godenzo abbiamo anche questo: è Toni, che vive qui con la sua famiglia da diversi anni. Prima lo spazzacamino era un mestiere itinerante: arrivava dalla Romagna e, di casa in casa, faceva il suo lavoro e otteneva in cambio, oltre a un

modesto compenso, vitto e alloggio. IL NORCINO è colui che ammazza e lavora il maiale. In tutte le case c’era il maiale, perché è un animale che si può nutrire facilmente con gli scarti, anche se di scarti prima ce n’erano pochi. Sotto l’acquaio delle case dei contadini c’era un buco e da lì arrivava direttamente nel porcile anche l’acqua della rigovernatura. Del maiale non si buttava via nulla, con il sangue si facevano i roventini, delle frittatine che si mangiavano con il pane o con la polenta. VETTURINI E TAGLIALEGNA: Spino, che abita allo Spicchio, ha i muli e fa il vetturino, cioè trasporta la legna ai taglialegna che qui sono ancora numerosi.

pieno di donne. Il dottore constata la morte di Cecco, morte inevitabile data la vita che ha fatto. Arrivano due avvocati: l’avvocato dell’accusa, che rappresenta la gente per bene, lo rimprovera per la sua vita e lo condanna; l’altro avvocato invece lo difende, perché dopo tutto Cecco la vita se l’è goduta proprio! Il giudice severo lo condanna, e, portato sul ponte dei Ciliegi, al povero Cecco viene dato fuoco.

Il funerale di Cecco A Castagno d’Andrea, il primo giorno di quaresima si fa il “funerale di Cecco”. Con un fantoccio di paglia si rappresenta un uomo che si è goduto la vita, un gran peccatore, uno con tutti i vizi del mondo: per tutta la vita se l’è spassata nelle osterie, sempre ubriaco, mangiatore e fumatore, ma soprattutto

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Scuola Primaria Iacopo Ricci

LONDA

Classe: 5°

Un territorio romano con testimonianze di civiltà etrusca. Nel paese vecchi porticati in pietra e fontane, due torrenti, un lago artificiale e un paesaggio quasi montano. A ridosso del Monte Falterona, antiche pievi e il castello di San Leonino.

PERCHÉ VENIRE A LONDA Per le caratteristiche naturali, per la sua collocazione geografica, per il patrimonio artistico che conserva, Londa ha sicuramente una vocazione turistica, sia “pendolare” che stagionale. Ma quali sono le sue risorse turistiche? Sono principalmente di natura ambientale, storica ed artistica. Di questo sono consapevoli la popolazione e le istituzioni che hanno realizzato, attraverso manifestazioni e pubblicazioni, la valorizzazione del territorio. Come è noto, Londa, situata sulle propaggini occidentali del Falterona, è il comune più verde della provincia di Firenze ed offre agli ambientalisti, o più semplicemente agli amanti della natura, un paesaggio di indiscutibile bellezza per la ricca vegetazione costituita da faggete, abetine, castagneti e querceti. Puoi trovare boschi verdissimi, una campagna lussureggiante, ruscelli cristallini, pievi e ville, piccoli borghi, castelli e ruderi che caratterizzano il nostro territorio. A tutto ciò si aggiunge il sistema dei laghi che comprende quello sul torrente Moscia, il cui habitat incontaminato è divenuto luogo di sosta di aironi e di svariati altri uccelli, quello dell’Azienda di Vincine e quello nel paese di Londa, che impreziosiscono tutto il territorio.

ARTE E STORIA Sembra certo che Londa fosse un pago etrusco nel VI secolo a.C., come è attestato da alcuni cippi sepolcrali, presumibilmente parte di una vera e propria necropoli a tutt’oggi inesplorata. Il primo di questi cippi fu rinvenuto nel 1871 in località Trebbio, nella frazione di Vierle ed è conservato al Museo Archeologico di Firenze. I nomi di alcune frazioni (come Rincine, Rata) sembrano essere toponimi etruschi. Nel III secolo a.C. Londa era territorio romano. Secondo una tradizione popolare uno dei primi “turisti” a visitare Londa fu Annibale con il suo esercito. Egli sarebbe passato di qui per arrivare ad Arezzo: d’altronde tale via - attraverso il Mugello e la Val di Sieve - era la più sicura per raggiungere l’aretino scansando le postazioni romane.

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na acquistò il territorio di Londa proteggendone e promuovendone l’espansione. Dal 1765 al 1790 il Granduca Leopoldo di Lorena autorizzò, per favorire l’attività agricola, la costruzione di case coloniche con i materiali tolti dai castelli abbandonati. Nel 1766 il Granduca Pietro Leopoldo diede vita al Comune di Londa. Il paese fu in parte distrutto dal terremoto del 1929 e nel periodo della seconda guerra mondiale (cannoneggiamento dell’Agosto del 1944). Nel dopoguerra, Londa ha subito un’emigrazione verso la città, tendenza invertita soltanto in tempi recenti. La sua valorizzazione turistica è altrettanto recente e legata alla posizione del paese, lontano dai rumori e dai fumi cittadini.

costruzione duecentesca. La Chiesa mantiene le strutture romaniche con un’unica navata con tre absidi, il campanile a vela è impostato sulla facciata. Vicino si trovano l’omonima Rocca e il Palazzo Marchionale Guadagni (oggi Villa Dufour Berte). Nel sottosuolo della Rocca è possibile visitare la cisterna a volta reale in muratura. La Chiesa di Santa Maria a Caiano, risalente al 1100 appartenuta fino al XVII secolo ai monaci di Vallombrosa. La Chiesa di San Lorenzo a Fornace del XII secolo. La Pieve di Sant’Elena a Rincine, di epoca medievale, ricostruita nel ‘500 con “Madonna con Bambino” di scuola Robbiana (1470).

MERENDE E DINTORNI Se vieni a Londa e hai fame stai calmo e non ti arrabbiare! Puoi sempre andare a mangiare Da Fischio un ristorante e pizzeria sul lago di Londa che offre buone pizze e molte specialità, come la zuppa di funghi e tortelli. Se invece vuoi mangiare del pesce, come gli spaghetti allo scoglio o al granchio, puoi andare da Carlo e Roberta in Piazza della Repubblica. Se sei in visita nei dintorni di Londa e un languorino ti prende fermati nella frazione di Vincine, sulla SS556 al km 15, al Ristorante di Mandri con la sua tipica cucina toscana e le specialità del parco.

ALL’ARIA APERTA

Verso l’anno Mille il paese divenne dominio dei conti Guidi, signori del Casentino; fino all’epoca medioevale Londa rivestiva minor importanza rispetto alle altre attuali frazioni. Nel 1375 la Repubblica Fiorenti-

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Cosa vedere a Londa Entrando in paese, venendo da Contea, si incontra il ponte in pietra a due arcate datato 1871. Passando sotto un vecchio porticato, si arriva nel centro storico e in Piazza Umberto I, dove possiamo vedere una fontana in pietra serena dell’ingegner Tito Gori, la Propositura della SS. Concezione e il Palazzo Comunale. Nella frazione di Vierle si trova la Chiesa di San Leolino a Monti, 63


Oppure sempre a Vincine in Via Milli 4 si trova il ristorante\pizzeria Il Colonnello con una splendida veranda per l’estate e specialità con funghi porcini tutto l’anno. Tra le molte manifestazioni che si svolgono in estate nel nostro comune vi segnaliamo il Cinema sotto le stelle, una serie di proiezioni cinepesca “Regina di Londa”: è una pesca molto famosa che fu selezionata dal signor Leoni nel 1955. La festa si conclude la domenica con i fuochi d’artificio che si riflettono nelle acque del lago.

matografiche gratuite e all’aperto, proiettate in piazza Umberto I davanti al palazzo comunale. Nel secondo fine settimana di settembre si svolge la Festa di Settembre: vengono allestite diverse mostre, ci sono spettacoli teatrali e tanta musica. Le varie comunità delle frazioni del comune si sfidano poi in una simpatica gara gastronomica. Durante la manifestazione viene premiata con la “Pesca d’Argento” l’azienda del territorio che produce per quell’anno la migliore

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Scuola Primaria Giuseppe Mazzini

Il Museo della Vite e del Vino Se venite a Rufina, vicino alla stazione, potete visitare il Museo della Vite e del Vino, che si trova nelle vecchie cantine delle villa più

attrezzi usati nei campi e nelle cantine dai contadini di una volta. Nel museo potete trovare: le botti, i tini, tante bigonce che contenevano i grappoli, le tinelle di legno, i caratelli per il vinsanto, le diraspatrici, i torchi e tanti altri macchinari. C’è anche un grande tino dove, alla

RUFINA

Classi: 2°A - 2°B - 4°A - 4°B - 4°C - 5°A

ARTE E STORIA

Se venite a Rufina potete visitare il Museo della Vite e del Vino che si trova nelle vecchie cantine di villa Poggio Reale. Sulle nostre colline si possono ammirare molti vigneti e il vino Chianti Rufina che qui viene prodotto è famoso in tutto il mondo.

importante del nostro paese: la Villa di Poggio Reale. Sulle nostre colline si possono trovare molti campi coltivati con la vite e il CHIANTI RUFINA, che qui viene prodotto, è famoso in tutto il mondo. Il museo è nato grazie all’idea di un rufinese, Alberto Longhi, che ha raccolto nel corso degli anni tanti

vendemmia, mettevano i grappoli che i bambini pestavano a piedi nudi. Era divertente ma rischiavano la morte per il gas che si sprigionava dentro il grande tino. Se vi affacciate alla finestrina in basso potete sentire ancora l’odore del vino e leggere i cartelli con tante informazioni. Nel salone vedrete anche un’enor-

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me scaffalatura piena di fiaschi impagliati molto antichi e di misure diverse. In una grande foto troverete le impagliatrici, cioè le donne che a Rufina nei primi del ‘900 rivestivano i fiaschi con grande bravura per guadagnarsi da vivere. Visitarlo vi piacerà! Il Corso della Nave Via Cesare Battisti, già Corso della Nave, è stato il primo insediamento importante di Rufina. Per poter attraversare la Sieve e raggiungere Montebonello veniva usata una chiatta (nave) a fondo piatto che poteva trasportare un carro di buoi e tante persone; naturalmente il passaggio era a pagamento. La nave si spostava da una riva all’altra del

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fiume tramite delle corde manovrate da persone addette e questo servizio durò per circa 600 - 700 anni. In seguito, venne costruito un ponte di legno e le persone per attraversarlo pagavano un pedaggio. Negli anni Trenta fu costruito il primo ponte in cemento. Nel 1944 i tedeschi lo fecero saltare, ma fu

ricostruito quasi subito il ponte tuttora esistente. Oggi, l’ultima domenica di maggio, viene fatta una manifestazione durante la quale viene rievocato l’attraversamento del fiume da una riva all’altra con la chiatta. In questa occasione, in via Cesare Battisti, vengono esposte le riproduzioni delle targhe che riportano il nome dei mestieri e dei proprietari delle botteghe di allora. Lungo la strada si svolge anche una sfilata di personaggi in costume d’epoca e un mercatino di artigianato. Durante la giornata è possibile provare ad attraversare il fiume a bordo di una barchetta. La manifestazione si conclude con lo spettacolo pirotecnico.

COSA SUCCEDE: è fantastico, sono 15 minuti di girandole, piogge di fuoco e innocui razzi che scoppiano nel cielo dividendosi in tante stelline colorate. Lo scoppio del carro ricorda il fuoco acceso circa mille anni fa da Pazzi-

PER DIVERTIRSI Un evento speciale: lo scoppio del carro DOVE: a Rufina, vicino a Pontassieve e a Firenze, sulla piazza della chiesa parrocchiale. QUANDO: a mezzanotte, tra il sabato santo e la domenica di Pasqua (bisogna guardare su un calendario per vedere quando è Pasqua perché non è lo stesso giorno tutti gli anni). QUANTO DURA: circa 15 minuti. COSA SI FA MENTRE SI ASPETTA: si possono comprare ad una bancarella e sgranocchiare brigidini e patatine. 69


ALL’ARIA APERTA

no de’ Pazzi (che nome buffo!) con un pezzetto di legno della Croce di Gesù. Il carro è un segno di festa per la Pasqua: il prete prende il fuoco da un grande cero che rappresenta Gesù e accende i razzi che sono attaccati sotto ad una colomba bianca di plastica. La colombina corre lungo un filo spinta dai razzi che ha attaccati sotto fino al carro e... BUM! Il carro pieno di fuochi d’artificio comincia a scoppiare. La colombina è il segno della pace: PAX, PAIX, PEACE, PACE, MIP!

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Se hai voglia di giocare, vienici a trovare! Di fronte alla Scuola Primaria, si trova un grande e bellissimo parco giochi con un grande prato verde. Per entrare devi prendere la traversa di fronte alla Scuola dell’Infanzia, girare a sinistra, poi andare sempre dritto e sei arrivato!! Vedrai un morbido prato verde con dei pioppi alti e robusti: in autunno sono senza foglie, ma in primavera sono pieni di foglie e di uccellini che cinguettano, pronti per fare il nido. Che fortuna avere gli alberi nel parco, perché quando noi in estate ci dondoliamo, ci proteggono dal sole. Prova a salire sull’altalena, che divertimento! Sembra di volare! E quando le mamme ti chiamano, che tristezza! Ricordati però di reggerti sempre alle catene, di andare veloce, ma non troppo e di non passare mai davanti o dietro all’altalena quando un bambino si sta dondolando. Se sei stanco di dondolarti, ma hai ancora voglia di giocare sali sul bellissimo scivolo che ti trovi di fronte. Noi bambini di Contea lo usiamo bene: ci mettiamo in fila e saliamo uno alla volta dalla parte delle scale e cominciamo a scivolare solo quando lo scivolo è libero. Quando sei stanco di scivolare, puoi

usare il dondolo. Sembra di andare su di un cavallo e poi si può giocare in due o in quattro, ma non andare troppo forte, altrimenti

rischi di fare un volo!! Non dimenticarti di provare le giostrine a molla che si trovano davanti all’altalena. Ci sono a forma di cavallo, di anatra e c’era un maialino (che hanno rotto i bimbi più grandi), per cui usale con attenzione! Se tutte le giostrine sono occupate puoi giocare a nascondino o a palla sul prato, oppure se ti interessano gli insetti, potrai provare a cercarli. Troverai cavallette, coccinelle, formiche e farfalle. Se poi troverai una striscia luccicante sul prato, potrai giocare alla caccia al tesoro, segui la striscia e troverai una lumaca!!

Al centro del parco c’è la pista che potrai usare per pattinare, giocare a pallone o ad acchiappino. Se sei stanco di giocare, vai al gazebo a mangiare e a riposare... lì ti puoi riparare dalla pioggia e dal sole. Mi raccomando vienici a trovare, ci saranno mamme, nonne e tanti bambini ad aspettarti!!

MERENDE E DINTORNI Le nostre ricette tipiche Minestra di pane Ingredienti 500 grammi di fagioli cannellini, cavolo nero, cavolo verza, patate, carote, porro, sedano, cipolle, pomodoro, pancetta. Procedimento Si taglia la pancetta a dadini, si mette in pentola con olio, cipolla e sedano; si fa rosolare, si aggiungono i pomodori e si fa cuocere; nel frattempo si tagliano le verdure e si mettono a cuocere in questo sughetto. Si passano i fagioli con

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il passatutto e si mettono nella pentola delle verdure insieme all’acqua di cottura dei fagioli; si fa cuocere pian piano finché le verdure sono ben cotte. Si prende il pane, si arrostisce e si mette il tutto in un recipiente con le verdure ben cotte. Nota: la ribollita non è altro che la minestra di pane del giorno dopo,

infatti si riscalda la minestra di pane nella pentola di coccio, rimescolandola fino a quando non diventa... ribollita!!! Il brodetto Ingredienti Acqua, farina, olio e sale q.b Procedimento Si fa “l’intriso” con farina, acqua e olio, e si batte facendo una crema; poi si versa tutto nell’acqua facendo cuocere per venti minuti. Deve venire una crema abbastanza densa e liscia e si può arricchire con piccoli pezzetti di pane precedentemente fritti Nota: questo piatto era chiamato il brodetto con i siccioli.

INFO & CURIOSITÀ I due giorni di Contea La sfilata medievale dà inizio alla festa con un corteo di figuranti di Contea, che al tramonto attraversano le strade del paese addobbate per l’occasione da bandiere, striscioni e allegorie con i colori dei tre rioni, giallo- verde per Sandetole, blu- bordeaux per Pizzicotto e grigio celeste per Pozzo, il tutto accompagnato dal ritmo di tamburi. Il campo sportivo è la meta del corteo dove avrà inizio la sfida per la conquista del Palio che verrà poi custodito tutto l’anno dal 72

rione vincitore. La festa si svolge in soli due giorni, ma è talmente concentrata di gioia, di sorrisi e di emozioni, che ci riempie i cuori per un anno intero. Nota: sullo stemma di Contea sono raffigurati i tre rioni; in alto a destra c’è Pizzicotto, a sinistra Pozzo e in basso Sandetole. Un viaggio speciale alla scoperta delle targhe e delle fontanelle Per questo itinerario, parti dalla stazione ferroviaria e percorri Viale Duca della Vittoria sul lato destro in direzione Borgo San Lorenzo; ti consigliamo di venire a trovarci, perciò, fatti 50 metri, gira a destra, percorri via Papa Giovanni XXIII per circa 200 metri. Al n° 1 c’è la nostra scuola, che su nostra iniziativa e richiesta, è segnalata da una bella

targa in ceramica, eseguita dalla ceramista Sandra Ferroni. La stessa autrice ha eseguito anche una bellissima Madonna col Bambino detta Madonna di Poggio Reale, che si trova nella villa omonima e le altre targhe in ceramica che ora incontreremo. Torniamo lungo la SS67 e appena giriamo a destra, troviamo un’altra targa dedicata a Ottavio Fabbroni detto Casisi. Proprio di fronte, dove c’è il bar e l’edicola, tra il dopoguerra e i primi anni Sessanta, Casisi aveva un bar trattoria; esso era il punto di ritrovo degli sportivi della zona della stazione. Pensa, questo soprannome, per i rufinesi è diventato un toponimo, perchè puoi tranquillamente sentir dire: “Ci troviamo da Casisi”.

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con un mastello con dentro il ghiaccio e vendeva bibite e cocomero. Bene, se ti è venuta fame, in piazza Umberto I c’è un forno che fa delle squisitezze e per bere ci sono altre fontanelle: una sul lato nord della piazza e un’altra in via Piave, come diciamo noi “Al Cappellini”, antica drogheria di Rufina, oggi gestita dal Signor Vivoli. In via Piave, all’altezza della fontanella, attraversiamo la strada e fatti pochi passi avanti, incrociamo via Cesare Battisti, già Proseguiamo lungo il viale, poco più avanti, se vuoi dissetarti, come spesso facciamo noi quando usciamo per il paese, trovi una delle diverse fontanelle in ghisa presenti nel capoluogo: è acqua fresca e potabile. Arrivati all’altezza del distributore Agip, se attraversi la strada, in piazza Aldo Moro puoi vedere la targa dedicata alla Befana del Moro. Il signor Corrado Chelli, detto il Moro, era meccanico di biciclette e ciclomotori, vendeva anche la miscela per i motorini. Diceva sempre: “Tieni Pipi! Prendi Pipino!”. Tra gli anni Sessanta e Settanta, durante le feste natalizie, metteva su di una piattaforma un marchingegno da lui ideato, dove c’era una befana che andava in bicicletta, muoveva la testa e faceva la linguaccia: era uno spasso soprattutto per i bambini. Bene, se proseguiamo verso il centro e ci portiamo all’ingresso di piazza Umberto I, accanto all’edi74

cola si scorge la targa dedicata a Ugo Vitali detto i’ Luciaio. I’ Luciaio era un signore che ogni mattina partiva dagli Arrighetti, vicino a Rufina, col suo carretto con sopra lupini, noccioline e semi di zucca, si metteva lì all’entrata della piazza e attirava i passanti dicendo: “Luppi luppi, nai nai! Luppi luppi luppinaro!”. La domenica, quando c’erano le partite dell’Audax Rufina, andava allo stadio a vendere le medesime cose con una cassetta tenuta a tracolla; d’estate, sempre la domenica, andava alla Pescaia dell’Alessandri Corso della Nave. La barca che vedi raffigurata sulla targa, serviva per attraversare il fiume Sieve e collegare così Rufina a Montebonello, frazione del Comune di Pontassieve, prima che venisse costruito il ponte. Se hai ancora sete, circa a metà di via Battisti c’è un’altra fontanella. Ora percorriamo via Piave tenendoci

sulla destra, in direzione opposta e al primo incrocio giriamo a destra portandoci in via Roma; proseguiamo fin dopo il passaggio a livello; qui accanto al museo industriale c’è la targa di Via della Fabbrica. In quel punto, fino a piazza Fabiani e per buona parte di via Roma, c’erano fabbriche di scarpe e di stivali di proprietà dei Signori Vannini, che rifornivano anche l’esercito italiano. La fabbrica dava lavoro a più di 1000 operai, tra cui molte donne; gli operai arrivavano dal Valdarno, dal Mugello e dai paesi vicino a Firenze. I rufinesi ricordano ancora la sirena che annunciava l’entrata, la pausa pranzo e l’uscita. I marciapiedi erano animati dall’andirivieni di queste persone. Con la bella stagione, dopo pranzo, si sedevano al sole a parlare, sul muro della ferrovia, aspettando di rientrare al lavoro. Tutto il paese ne risentiva positivamente. L’attività della fabbrica è progressivamente decaduta, finchè nei primi anni Settanta venne definitivamente trasferita a Firenze in via Pistoiese.

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Il Centro “La Mongolfiera”: una Socializzazione tra i vigneti del Chianti Rufina. Al centro del territorio che Cosimo III aveva regolamentato come zona del Pomino, sorge oggi il Centro di Socializzazione “La Mongolfiera”. Esso accoglie 15 diversamente abili offrendo loro la possibilità di utilizzare e sviluppare le loro risorse e di integrarsi con la vita sociale ed associativa del luogo. Gli ospiti del Centro provengono dai Comuni di Pontassieve, Pelago e Rufina: ecco i loro racconti.

L

a mia infanzia e adolescenza l’ho trascorsa abitando con la mia famiglia in campagna. Da mio padre ho ereditato l’amore per le cose semplici e genuine, come i buoni frutti raccolti dalla terra. Da bambino mio padre e mio nonno mi portavano con il trattore a vendemmiare con tutti gli agricoltori come loro. Poi a sera, finita la vendemmia, andavamo tutti in cantina, dove l’uva veniva buttata in degli enormi contenitori in legno chiamati tini dove, per arrivarci, ci voleva una lunga e forte scala. In collo al mio babbo salivamo con la lunga scala fin dentro all’enorme tino, dove, scalzi, pigiavamo l’uva coi piedi …. Il babbo sorreggendomi mi diceva di pestare forte l’uva, così il vino veniva più buono e i miei piedi si sarebbero presto rinforzati. David Bonaiuti

Q

uando ero un bambino e c’era l’uva sulla vite io con gli altri bambini si andava a rubare i chicchi al contadino. Per non farci scoprire si andava spesso e volentieri la sera dopo cena. A volte avevamo talmente tanta voglia di mangiare l’uva che non ci si faceva ad aspettare la sera; allora era più facile che ci scoprissero. Quando venivamo sorpresi a volte chiudevano un occhio, altre volte ci vociavano da lontano: “La un si leva! Che ce l’hai messa te?” Marco Zeroni

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Scuola Primaria San Francesco

PELAGO

SAN FRANCESCO

Classi: 2° A - 2° B

Tra fiumi, ponti, castelli e l’antica chiesa francescana… si può fare una bella passeggiata fino al Castello di Nipozzano della famiglia Frescobaldi e degustare vini e formaggi. Lungo il fiume osservare i gabbiani e cogliere, nelle limpide acque, i guizzi dei pesci. Giungere in paese per Carnevale o Natale permette di vivere magiche atmosfere di festa!

ARTE E STORIA Passeggiando per San Francesco San Francesco è un piccolo paesino della Toscana, in provincia di Firenze, vicinissimo al paese di Pontassieve, ma nel comune di Pelago. San Francesco dista 20 chilometri da Firenze ed il fiume Sieve lo separa da Pontassieve, dove abitano alcuni di noi e dove ci sono più servizi ed attrezzature ricreative. La nostra scuola primaria si trova nel centro storico di San Francesco, chiamato i Frati, perché un tempo qui era il convento dei frati francescani che costruirono la chiesa in questo luogo vicino al fiume, quando c’erano solo prati e campi. Davanti alla chiesa c’è l’antico ponte mediceo, che fu costruito per collegare la città di Firenze al Casentino. Accanto al ponte mediceo, lungo la Sieve, c’è via Del Molino, perché lì c’era un mulino ad acqua che funzionava con l’acqua del fiume. Da via Del Molino, inizia via Della Farulla che, proseguendo con via del Tirolo, sale verso la collina di Monsavano, ed era la vecchia strada che portava in Casentino passando tra le montagne. I viandanti che percorrevano questa strada si fermavano nel convento dei frati di San Francesco a chiedere ospitalità per riposarsi durante il loro lungo cammino.

Via Albizi, che parte dalla nostra scuola e si trova lungo il fiume Sieve, collega il ponte mediceo (ponte vecchio) con il ponte nuovo. Da via Albizi, da via Del Molino e da piazza Verdi, che si trova davanti alla scuola e alla chiesa, si può scendere sul fiume Sieve per pescare, passeggiare, giocare, o per andare a portare da mangiare alle anatre. Sul fiume si possono vedere anche: nutrie, gabbiani, aironi, rane, pesci, ma anche piccioni, topi e tanti insetti… come le zanzare!

ALL’ARIA APERTA Per passare un pomeriggio in allegria A San Francesco, in via Giuliani c’è un piccolo giardinetto pubblico, dove si può sostare per giocare e per fare un piccolo pic-nic o una merenda e dove si sente un dolce profumino che proviene dal vicino

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forno di via Albizi. Oltre a questo giardinetto, noi bambini ci ritroviamo a giocare, appena fuori del centro storico, nei campini della Madonnina. La Madonnina è il nome della zona che si trova tra il centro storico dei Frati e la zona periferica dell’Albereta. Il quartiere della Madonnina inizia dal campino dei peri, che si trova tra via Del Molino e via Forlivese. Questo parco pubblico si chiama così perché, oltre ai giochi per i bambini, ci sono alberi di pere. Il nome di questo quartiere deriva dal fatto che alla fine di via Del Molino, sul muro della casa che fa angolo con via Forlivese, c’è un’immagine in ceramica della Madonna. Da qui, si vede la pescaia della Sieve: una specie di cascatella del fiume, da cui un tempo partiva il canale d’acqua (la gora) che portava l’acqua al mulino che ora non c’è più. Di fronte a questo campino, in via Del Molino dove un tempo c’era la

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gora, ci sono altri campetti che si affacciano sul fiume. Alla fine di via Del Molino inizia il quartiere dell’Albereta, dove c’è un altro giardino pubblico ombreggiato ed attrezzato, di fronte alla chiesa di Santo Stefano. Vicino a questo giardino ci sono: un campetto per giocare a pallone e il campino della chiesa di fianco all’oratorio, dove si organizzano feste e giochi all’aperto. Si può fare anche una passeggiata in campagna sulla collina di Monsa-

vano, stando attenti a non entrare nelle zone minerarie dove ci sono le cave di estrazione di materiale per la produzione di cemento. Qui è facile vedere tanti animali: lepri, scoiattoli, daini, volpi, fagiani... All’oratorio della chiesa di Santo Stefano, nel mese di giugno, quando iniziano le vacanze estive, la parrocchia di San Francesco organizza il GREST (gruppo estivo) a cui molti di noi partecipano per due settimane

dalla mattina al pomeriggio di ogni giorno. C’è chi prepara il pranzo e le mamme ci procurano la merenda uguale per tutti: è proprio una festa! Si formano quattro squadre colorate: ognuno di noi ha una maglietta ed un cappellino del colore della propria squadra e si fanno tanti giochi divertenti. Si possono ancora vedere i segni del GREST dello scorso anno: abbiamo trasformato un pezzo dell’oratorio nel castello di Robin Hood. Dall’oratorio dell’Albereta, si può fare una passeggiata per tornare verso il centro storico passando dal palazzetto dello sport accanto alla scuola media, dove alcuni di noi praticano pallavolo, pallacanestro, ginnastica artistica, e dalla campagna di via del Tirolo, ma si può anche arrivare a piedi fino al castello di Nipozzano, dove si può fare un pic nic all’ombra di una fitta cipressaia (davanti alla fattoria). Alla fattoria si possono visitare le cantine dei marchesi Frescobaldi, dove si producono vini famosi in tutto il mondo. Dalla chiesetta di San Niccolò, inizia il borghetto e qui si può correre o giocare tra le vecchie case per lo più disabitate. Nel prato alla fine del borghetto ci sono i resti delle vecchie mura del castello. Da Nipozzano si può vedere

un bellissimo panorama della valle di San Francesco e Pontassieve con il fiume Sieve e tutta la campagna delle colline circostanti.

MERENDE E DINTORNI Nel centro storico di San Francesco in via Albizi, vicino alla nostra scuola, c’è un forno-panificio che fa tanti tipi di pane, ma anche tanti tipi di merende salate e dolci di tutti i tipi! Ci sono: schiacciata all’olio, pizza di tutti i tipi, schiacciata con l’uva, schiacciata alla fiorentina, frittelle di riso e di mele, cenci, castagnaccio, cantuccini, panini di ramerino, …e tutto quello che di buono ci può essere per una gustosa merenda! Sempre vicino alla nostra scuola, prima del ponte mediceo, all’angolo con via Del Molino c’è una trattoria. All’Albereta, alla fine del paese di San Francesco, vicino all’ospedale c’è la gelateria artigianale del

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INFO & CURIOSITÀ

nonno e del babbo di Lorenzo, dove si possono assaporare gusti di gelato di tutti i tipi e tutti superbuonissimi!!! Noi lo sappiamo bene… Parola di chi li ha assaggiati! Sempre nella zona dell’Albereta c’è una pizzeria. Se andiamo verso il Casentino, si passa da Diacceto: anche qui c’è un forno pasticceria e una gelateria artigianale. Proseguendo verso la montagna si trova Borselli, dove ci si può fermare a fare un pic-nic nell’area attrezzata con le griglie ed i tavoli. Alla Consuma infine, non si può fare a meno di fermarsi a mangiare tanti tipi di schiacciata, all’aria fresca e pura della montagna.

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La mattina dell’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale, nella chiesa di San Francesco, tutti gli alunni della Scuola Primaria si esibiscono in un bellissimo concerto a 200 voci per fare gli auguri di Natale a tutte le famiglie, mentre nei locali della scuola si svolge una mostra-mercato di solidarietà con i nostri lavoretti laboratoriali. Il ricavato viene donato ogni anno ad una diversa organizzazione scelta dai genitori e dagli insegnanti per aiutare i bambini che hanno bisogno. Nello stesso periodo, nei locali della chiesa è possibile visitare un bellissimo presepe! Il pomeriggio dell’ultimo giorno di carnevale a San Francesco non c’è scuola, perché tutti noi bambini ci ritroviamo mascherati in piazza Verdi, davanti alla chiesa, per festeggiare insieme: c’è tanta

gente e tanta confusione, ma anche tanta allegria e ci si diverte! Da San Francesco, in pochi minuti di automobile, si può raggiungere il paese di Pelago passando da Le Palaie, da dove si vede un bel panorama della valle di Pontassieve con il fiume Arno e con la nostra bella campagna piena di vigneti e uliveti. Pelago è un paese di campagna con un bel centro storico. Il municipio si trova nell’antico castello, dietro al quale c’è una chiesetta ed una bella piazzetta con l’erba, circondata da basse casette: è piazza Cavalcanti. Forse un tempo era la piazzetta per i cavalli dei soldati del castello! Ai piedi del castello c’è il borgo con la bella piazza centrale e una casa-

torre. Da Pelago si arriva alla foresta di Vallombrosa dove, oltre all’abbazia, c’è un fantastico prato in mezzo agli abeti. Qui ci si può riposare, fare un pic nic, correre e giocare.

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Scuola Primaria Gianni Rodari

MOLIN DEL PIANO

PONTASSIEVE

Classi: 1°A - 2°A - 2°B

Circondato dai boschi di mille colori è luogo di incontro di fossi sonori!! Per i bimbi c’è il “Piazzone” adatto a giocare a pallone! Per finire la giornata la Filarmonica va visitata: vecchi strumenti al muro attaccati ci tramandano tempi passati! E se l’origine del nome del paese vuoi poter raccontare,vieni subito ad indagare.

ARTE E STORIA C’era una volta nel nostro paese un vecchio mugnaio assai cortese, il suo mulino sempre girava perchè il fosso di Sieci lo alimentava. Questo mulino posto nel piano ha dato il suo nome a Mulino del piano. E ora, bambini, vi portiamo a scopri-

re posti belli da svenire. Per raggiungere la Chiesa di San Martino che al fiume non sta tanto vicino una salita devi fare e un bel panorama puoi ammirare!

ALL’ARIA APERTA La piazza Vittorio Emanuele detta “il Piazzone” è adatta a giocare col

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pallone ma se ti piace girare o dondolare nell’altra parte devi andare. Se al gioco degli indiani vuoi partecipare il nostro percorso devi continuare...

MERENDE E DINTORNI Dopo tanto correre e saltare se una merenda ti va di consumare nei nostri bar la puoi trovare: paste, panini, pizze e gelati tutti i gusti saranno accontentati compreso i palati piĂš raffinati.

PER DIVERTIRSI Per finire la giornata la Filarmonica va visitata, trombe e tromboni suonano in banda con il maestro che li comanda. Vecchi strumenti al muro attaccati ci tramandano tempi passati. Qui la musica crea allegria e non vorresti andare piĂš via!

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