Itinerario 1

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Primo itinerario

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Val di Chiana Toscana. Territorio, storia e viaggi


La Val di Chiana: un’area di strada della VII Regio

l territorio che nella divisione dell’Italia in regioni fatta da Augu- Renato Stopani sto andò a formare la “septima regio” (l’Etruria) comprendeva l’intera vallata formata dal fiume Clanis (Chiana), allora navigabile, come ci ricorda Strabone (Geographia, V, 225). A quel tempo la Chiana fluiva, per il tramite del Paglia, nel Tevere e i due versanti della sua valle, densamente popolati e coltivati, costituivano uno dei più fertili territori dell’Etruria: lo attesta Tito Livio (Historia ab Urbe condita, XXII, 3) quando riferisce delle devastazioni operate a scopo provocatorio da Annibale alla vigilia della battaglia del Trasimeno. Nel versante orientale della Val di Chiana sorgevano i principali centri abitati (le civitates di Chiusi, Cortona e Arezzo) e tutta la valle doveva presentarsi disseminata di villae (i villaggi rurali), come testimoniano i ritrovamenti archeologici. Vedi per tutti la cosiddetta Cisternella nei pressi di Foiano della Chiana, un manufatto di forte invenzione architettonica che sorge isolato nella campagna e che presuppone l’esistenza di un insediamento rurale legato a una struttura produttiva di notevole rilievo. Tra le civitates che gravitavano sulla valle, tra il III e il II secolo a.C. emerse Arezzo (“validissimae urbes Etruriae caput”), che divenne il principale caposaldo dell’organizzazione del territorio attuata da Roma, imperniata sull’equilibrio tra le funzioni urbane e quelle viarie. Per tutto il suo sviluppo longitudinale la Val di Chiana era attraversata da una delle maggiori strade consolari che si irraggiavano da Roma: la via Cassia. Non sappiamo con sicurezza quando fu realizzato il tracciato stradale che prese nome dal suo supposto autore, il censore Lucio Cassio Ravilla. Certo è che dovette avvenire dopo la definitiva sottomissione dell’Etruria, verso la fine del II secolo a.C. Nel 187 a.C., quando venne eseguito il prolungamento appenninico dell’arteria, il collegamento di Arezzo con Roma attraverso la Val di Chiana era già in funzione e la strada si avviava a divenire uno dei principali percorsi che servivano a collegare l’Urbe con la Padania. Dirà Cicerone (Philippicae, XII, 9): “Tres viae sunt ad Mutinam: a supero mari Flaminia, ab infero Aurelia, media Cassia”, aggiungendo, quasi a evidenziare l’importanza e la centralità di quest’ultimo tracciato per la terra toscana, che “Etruriam discriminat Cassia”. La Val di Chiana con i suoi centri (dapprima Chiusi, quindi Arezzo), costituiva infatti il principale nodo itinerario dell’Etruria, poiché ad essa facevano capo, innestandosi nella via Cassia, le strade per l’Umbria, nonché quelle per le località della To-

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Resti di un ponte romano nel torrente Trove

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scana centrale (Siena) e meridionale. Quindi in età romana la Val di Chiana si configurava come una vera e propria “area di strada”, svolgendo la vallata con la via Cassia, non solo una precisa funzione viaria per i collegamenti ad ampio orizzonte e per i rapporti con Roma, ma anche quella di crocevia tra percorsi regionali. Dal ponte Milvio, ove si distaccava dalla via Flaminia con la quale aveva il primo tratto del suo percorso in comune, la via Cassia sino a Bolsena seguiva un itinerario sostanzialmente coincidente con quello della moderna Strada Statale che ne ha ereditato il nome. Si dirigeva poi verso Chiusi per mezzo di due tracciati, uno più lungo posto più a oriente, e un secondo più breve, frutto di un intervento dell’imperatore Traiano che nel 108 d.C. fece costruire una via nuova che da lui prese nome (la Traiana nova) che abbreviò il percorso da Volsini (Bolsena) a Clusio (Chiusi): ad essa fanno riferimento le iscrizioni di due colonne miliari trovate tra il Paglia e il Chiani e a sud-est di Fabro. Oltre Chiusi, entrata nel bacino della Chiana, la strada ne seguiva l’asse vallivo dirigendosi verso Arezzo. Mancando del tutto una esplorazione sistematica del terreno, le fonti di età classica (in particolare gli Itineraria romani) costituiscono ancora la più utile guida per ricostruire il percorso della via in Val di Chiana.La fonte più antica, l’Itinerarium Antonini, indica due stazioni itinerarie: ad Statuas, alla distanza di 12 miglia da Chiusi, e Arretium, dopo altre 25 miglia. In base alle distanze effettivamente esistenti tra Arezzo e Chiusi si può ipotizzare un percorso pressoché rettilineo, conforme ai canoni della tecnica stradale romana. La “mansione” ad Statuas, secondo la ragionevole ipotesi di Mario Lopes Pegna (1950-51, p. 431) dovrebbe quindi essere cercata “lungo l’allineamento di piccoli centri agricoli etrusco-romani che si rileva tra la dorsale di modici colli sorgenti tra la valle della Chiana e il Trasimeno”, probabilmente dovrebbe corrispondere all’attuale abitato di Petrignano, Val di Chiana Toscana. Territorio, storia e viaggi


che dista appunto da Chiusi circa 12 miglia. Proseguendo la strada doveva passare per Centoia, Lombriciano e Montecchio, per poi seguire sostanzialmente il tracciato dell’odierna Statale n. 71 e transitare per Castiglion Fiorentino, Pieve al Rigutino, Sant’Andrea a Pigli e l’Olmo, giungendo così alla Porta di Arezzo detta nel medioevo “Aurea”. L’altra importante fonte itineraria di cui disponiamo è la più tarda Tabula Peutingeriana, copia medievale di un documento cartografico riferibile al IV secolo d.C. Tra Chiusi e Arezzo la Tabula indica, alla distanza di 9 miglia, una “mansio” ad Novas (chiaramente non coincidente con l’ad Statuas dell’Itinerarium Antonini), che è stata individuata nell’abitato di Acquaviva. Data l’ubicazione di quest’ultima località sembrerebbe essersi affermata una variazione nell’itinerario della via Cassia, il cui percorso doveva svolgersi sulla destra della Chiana per ricongiungersi al più antico tracciato poco prima di Arezzo, all’Olmo. Mario Lopes Pegna (1950-51, p. 432) ha proposto una ricostruzione del percorso, che doveva transitare per gli odierni abitati di Belvedere, il Rotone, Portobasso, Ponte di Cortona, Pieve di Foiano, Fontelunga, Osteria di Cesa, Podere via Cassia, Montagnano, Alberoro e Pieve al Toppo. La Tabula Peutingeriana conferma l’importanza della Val di Chiana anche in età tardo antica come ganglio del sistema viario romano in Etruria. Infatti, poco dopo la “mansio” ad Novas, risultano avere il loro inizio: una diramazione per Saena Julia (Siena), che prosegue poi per le Terme di Populonia e la costa tirrenica; un altro percorso che collega Chiusi a Florentia Tuscorum (Firenze), evitando Arezzo. Quest’ultima strada è quella che è stata denominata “via Cassia Adrianea”, sulla cui apertura siamo informati grazie all’iscrizione di un cippo miliare rinvenuto non lontano da Acquaviva, ora al Museo Archeologico di Firenze, che nel XVI secolo era conservato nella piazza di Montepulciano, ove fungeva da berlina. Il testo recita infatti:

Miliario di Polvento, attestante la variante della Cassia (Orvieto, Palazzo Soliano)

imp. caesar / divi traiani / parthici. fil. / divi nervae nep. / traianus hadrianus / aug. pon. max. / trib. pot. vii. cos. iii / viam cassiam / vetustate collapsam / a clusinorum finibus / florentiam perduxit / milia passuum (l)x(xv)i (L’imperatore e Cesare Traiano Adriano, figlio del divino Traiano Partico, nipote del divino Nerva, Augusto, Pontefice massimo, nella sua settima potestà tribunizia, nel suo terzo consolato, condusse la via Cassia, rovinata dal tempo, dai confini di Chiusi a Firenze, miglia …X…I)

La nuova via venne quindi realizzata allo scopo di collegare Chiusi a Florentia, la colonia cesariana fondata nel 59 a.C., che alPrimo itinerario

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Tabula Peutingeriana, fine del IV - inizio del V secolo d.C.

l’epoca (123 d.C.) si avviava a sostituire Arezzo nel ruolo di capoluogo dell’Etruria settentrionale. Come si può desumere dalle distanze segnate nella Tabula Peutingeriana, il nuovo percorso risultava assai più breve. Ne riportiamo qui di seguite la successione delle stazioni itinerarie con le distanze parziali: clusium – ad novas (viiii) – ad graecos (viiii) – ad ioglandem (xii) – umbro fl(umen) (x) – bituriza – ad aquileia (xiiii) – florentia tuscorum

In Val di Chiana il percorso, secondo una ricostruzione sulla quale convergono le opinioni della maggior parte degli studiosi che si sono interessati del problema, dopo la “mansio” Ad Novas, che abbiamo visto corrispondere ad Acquaviva, attraversava il torrente Salarco e doveva quindi dirigersi verso Bettolle, località nella quale è da riconoscere la “mansio” Ad Graecos, distando da Acquaviva nove miglia. La strada entrava poi nella valle dell’Esse, tributario della Chiana, e si dirigeva verso Ciggiano, transitando nei pressi della pieve di Lucignano e ai piedi del colle su cui sorgerà Monte San Savino. La stazione itineraria ad Ioglandem dovrebbe così essere individuata in Ciggiano, il che collimerebbe con quanto indicato dalla Tabula, dato che la località si trova a una distanza di circa dodici miglia dalla precedente “mansio” ad Graecos. Fra le stazioni itinerarie di ad Ioglandem e di Bituriza la strada incontrava e superava l’Umbro Fl(umen), che in realtà sta per il fiume Ambra (è uno dei non pochi errori rilevabili nella Tabula), dove si ricollegava con il percorso proveniente da Arezzo. Quindi la via Cassia tendeva verso il Valdarno superando le colline a est della Val d’Ambra; transitava sul margine occidentale della Val di Chiana per poi risalire il facile valico di San Pancrazio (517 m) e digradare nella valle dell’Ambra. Non lontano da Badia Agnano, dove presumibilmente giungeva, si conservano tratti di selciato attribuibili alla strada romana e i resti di un ponte sul torrente Trove, che poco dopo confluisce nell’Ambra. 

Val di Chiana Toscana. Territorio, storia e viaggi


Materiali di reimpiego nell’Abbazia di Farneta

Le “mansiones” di Bituriza e di Aquileia, che precedono Firenze, sono entrambe da ricercarsi sul versante sinistro della valle dell’Arno, lungo il tracciato della medievale “via vecchia aretina” che ha ereditato il percorso della strada romana. Per la loro identificazione gli studiosi da due secoli sono andati formulando le più diverse ipotesi, più o meno credibili, nessun toponimo esistente potendo essere accostato alle denominazioni delle due stazioni itinerarie. Al riguardo riteniamo non sia lontano dal vero quanto recentemente prospettato da Riccardo Chellini (2003, pp. 155166), che ritiene la rappresentazione del tratto di strada tra Arezzo e Firenze il frutto della fusione di due strade (la via Cassia e il percorso che da Arezzo per l’alta valle del Tevere portava verso Cesena e Ravenna) per la nota necessità della Tabula che, essendo un rotolo, doveva “comprimere” i territori cartografati.

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