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- La miniera di Lignite di Pietrafitta e i fossili, memorie di Luigi boldrini
La MInIeradI LIGnIte dI PIetrafIttae I foSSILI di Luigi boldrini
Sono nato a Pietrafitta di Piegaro il 5 novembre 1916. Avevo due anni quando è morto mio padre nella Prima Guerra Mondiale. Avevo sei anni nel 1922 e ricordo che un giorno un grosso carro trainato da un grosso cavallo portava a casa dalla Miniera di lignite mio nonno infortunato; pochi giorni dopo morì. Forse sono stati questi fatti che mi hanno costretto a 14 anni ad andare a lavorare; era il 1930. Il mio primo giorno di lavoro è stato nelle officine della miniera alle dipendenze della S.O.L. (Società Oreste Loni). Si trattava di recuperare i mezzi meccanici (escavatori, locomotive, carrelli e binari) che erano serviti per l’estrazione e trasporto della lignite per alimentare e far funzionare la prima Centrale termoelettrica S.I.E.M. (Società Imprese Elettriche e Minerarie Pietrafitta). Nel 1934 ho partecipato con la ditta Sonnino a smontare i tralicci, i gassogeni, la torre di piombo e altre della vecchia Centrale termoelettrica SIEM. Nel 1936 nasce la Società Mineraria del Trasimeno di cui
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è Amministratore delegato Lapo Farinata degli Uberti. In un primo tempo si è prosciugata la Miniera poi si è iniziata manualmente l’estrazione della lignite dai vecchi banchi scoperti precedentemente dalla Amministrazione S.O.L. Il trasporto della lignite venne iniziato in un piazzale e nei grandi capannoni del cantiere attraverso vagoncini montati su binari trainati da cavalli. Dal ‘38 al ‘42 con mio fratello Adelmo siamo chiamati dalla S.M.T. ed esonerati dal servizio militare. Purtroppo Adelmo muore a causa di una forte scarica di corrente elettrica a 28 anni. In seguito sono incaricato come capo squadra, alla escavazione della lignite, poi alla stipatura e vagliatura della stessa, sotto la gestione passata a Angelo Moratti. Il cambio di gestione ebbe come effetto uno sviluppo della produzione con l’impiego di circa 1000 dipendenti. Nel 1944 l’esercito tedesco in ritirata fa saltare la vecchia centrale SIEM. Mentre nel 1948 sorgono nelle vicinanze della Miniera una fornace di laterizi e una vetreria alimentate a lignite. Insieme ad altri operai viene costituita una Cooperativa per macinare e vagliare la lignite che serviva come combustibile da bruciare nella fornace e la vetreria. Durante questi anni è stata fatta una ferrovia “Miniera – Ellera di Perugia”; la lignite estratta veniva venduta e spedita per mezzo di treni e camion. Nel 1955 viene commissionata la costruzione di una Centrale termoelettrica integrata denominata “Città di Roma” che sarà inaugurata nel 1959. Sono incaricato come capo squadra a operare sondaggi in tutta la zona mineraria alla ricerca della lignite. Successivamente la Centrale termoelettrica e la Società mineraria vengono incorporate dall’E.N.E.L..
Quando nel 1966 la Centrale è ferma per riparazione il personale di miniera viene trasferito in altre centrali ENEL. Come tecnico vengo trasferito in Calabria nella Miniera del Mercure. Il mio compito consiste di assistere l’estrazione e trasporto della lignite dalla miniera alla centrale. Al Mercure sono rimasto per un anno. In quel periodo ho trovato in mezzo alla lignite interessanti resti fossili, di un milione di anni fa. Compresi che erano ritrovamenti interessanti e così cominciai ad appassionarmi alla ricerca e recupero dei fossili. Quando riaprì la miniera di Pietrafitta, ritornai al mio lavoro con la qualifica di assistente, Cat. B5 capo turno di Miniera. Lo feci con un altro spirito, con l’occhio sempre fisso sui banchi di lignite dove operava la macchina escavatrice, per poter individuare qualche resto importante. Al termine dei miei oltre 40 anni di lavoro nella Miniera di Pietrafitta, nel 1975 arriva il giorno del pensionamento festeggiato con un rinfresco che ho offerto ai colleghi di miniera. Da parte loro sono stato ricambiato con un bel quadro e un orologio che ho tanto gradito. Dopo il pensionamento mi sono dedicato alla ricerca dei fossili ancora per 14 anni, portando la presenza in miniera a 55 anni, e recuperando importantissimi reperti.
IL rItroVaMentoereCuPerodeI rePertI foSSILI neLLa MInIeradI LIGnItedI PIetrafItta Il primo resto fossile che ho trovato nel 1966 era una tibia di Leptobos, un animale oggi estinto. Fu per me una grande meraviglia e gli detti l’importanza che meritava recandomi dal direttore dell’impianto l’Ing. Curli,
chiedendogli se potevo a tempo libero dedicarmi alla ricerca.
Venni autorizzato con il consenso della Soprintendenza e dell’Università di Perugia, attestato dall’elefante ritrovato in quell’anno. Da quel giorno però non si è visto più nessuno; dissero che non c’era personale pur sapendo che nella miniera vi erano fossili.
Il recupero dei fossili comportava un duro lavoro e sacrifici ed io vedendo la completa rinuncia da parte di tutti, mi sono dispiaciuto, ma ho seguitato perché pur non essendo a quell’epoca un esperto vedevo in questi ritrovamenti tanto valore scientifico e culturale. Per ricerca e recupero dei fossili s’intende seguire la macchina escavatrice ed essere presente quando questa incontra un fossile dentro un banco di lignite; seguirne le tracce alla ricerca dei resti completi dell’animale, e questo tanto sotto il sole d’estate, che sotto la pioggia d’autunno e il freddo d’inverno. Per il ritrovamento dei fossili ci vuole molta esperienza, volontà, capacità e pazienza; si tratta di smuovere blocchi di lignite con accetta e scalpelli. nella seconda fase vengono isolati i fossili dalle scorie. Individuato il fossile dovevo calcolare quanto tempo avevo a disposizione per non intralciare la produzione della lignite; molte volte ho lavorato per giorni rompendo blocchi di lignite per portare alla luce i reperti, ma tornando il giorno dopo in miniera scoprivo che del mio impegno non era rimasto nulla. La macchina escavatrice aveva divorato tutto.
non è facile trovare i fossili e lo dimostra il fatto che sono più di cento anni che si scava la lignite, ma nessuno delle
migliaia di dipendenti che vi ha lavorato ne abbia trovato uno. Io ho trovato, recuperato conservato migliaia di reperti fossili, tra cui la specie di cervo “Megaloceros boldrinii”.
Questi reperti sono stati osservati da tanti professori provenienti da tutta Italia e dall’estero e tutti sono d’accordo nel dire che questi ritrovamenti hanno un grande valore scientifico e culturale. Il ritrovamento di tante specie di animali, mi porta ad essere uno dei pochi in Italia e in Europa ad aver recuperato un così ricco patrimonio nello stesso sito. Quando ho iniziato la ricerca nel 1966, nei vecchi uffici di miniera non c’erano locali disponibili per poter collocare i fossili, così mi procurai una baracca di legno, poi una seconda, una terza, finché per mancanza di spazio e perché venivano sfasciate le baracche per rubare i miei ritrovamenti, decidemmo insieme all’Ing. Curli di portarli in un mio locale. E’ per questo che i miei ritrovamenti si trovano separati. Tengo a precisare che proprio perché rinvenuti sotto le tazze della macchina escavatrice se non fossi stato presente sarebbero stati bruciati insieme alla lignite. Ho riportato alla luce questi animali, li ho riportati a rivedere il cielo e la pianura di Pietrafitta dove un milione di anni fa transitavano e pascolavano. Oggi tutti noi possiamo ammirarli; ad essere sincero sono orgoglioso di quello che ho fatto, posso dire con tranquillità: questi sono i fossili di un milione di anni fa a disposizione di studiosi e pubblico di tutto il mondo. Tutti quanti i reperti sono stati catalogati, anche il più piccolo frammento.
INGIUSTIZIE, AMAREZZE E DISPIACERI
nel 1983 ho allestito una mostra di fossili a Pietrafitta con grande partecipazone di visitatori e studiosi. Purtroppo nell’anno successivo subii una sgradevole perquisizione da parte della Questura in quanto si metteva in dubbio che i miei ritrovamenti fossero legali. Questa vicenda è terminata a mio favore perché di tutto ne era a conoscenza la Soprintendenza di Perugia. Dopo questa e altre ingiustizie ricevute, ho preferito sospendere le mie ricerche, e nel frattempo non si è trovato più alcun reperto. Trascorso circa un anno sono venuti a casa mia il direttore dell’impianto Miniera Centrale EnEL e l’incaricato della Soprintendenza e dell’Università di Perugia pregandomi di riprendere le ricerche dei fossili; io non volevo ma dopo tante insistenze sono tornato ancora una volta in miniera per qualche anno trovandone ancora molti. Oltre a dedicare molte ore al giorno alla ricerca e al recupero dei fossili mi prestavo con altri colleghi pensionati dell’EnEL ad accompagnare persone che richiedevano di visitare la Centrale, la Miniera e i Fossili.
non posso dimenticare di essere lo scopritore dei fossili, dedicando 25 anni del mio tempo libero a questa attività. Ho trascorso 55 anni nella miniera di Pietrafitta, dopo che due miei parenti vi sono morti, a volte deriso dai miei compagni di lavoro, dopo aver subìto più volte furti di reperti, con qualche dispiacere e amarezza, tanto da costringermi a non andare più in miniera.
Luigi con le figlie e i nipoti

