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Musica. Le solari lune del rock LGBTQ

legge 180/1978: allora l’unico modo per ridare la dignità ai malati

Dica 35

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UN OSPEDALE PSICHIATRICO. LA MEMORIA DI UNA «GABBIA DI MATTI» AFFIDATA A UN INFERMIERE, UN EX PAZIENTE, FRANCO BASAGLIA E ALDA MERINI. DI ENRICO ROSSI

LA SENSIBILIZZAZIONE alla salute mentale ha suscitato tanto interesse quanto distacco nella società moderna perché confrontarsi con una materia così «sfuggente», rispetto ad altre sintomatologie della medicina, può generare paura. Motivo per cui, in passato, la reazione di fronte ai problemi della psiche umana ha portato a circoscrivere i pazienti nei manicomi, in edifici come il Santa Maria della Pietà a Roma, il più grande d’Europa (oggi Museo della Mente), che nel podcast La gabbia dei matti di Gabriele Cruciata rivive la sua storia iniziata nel 1913. «Il manicomio era stato messo talmente tanto fuori città che i mezzi pubblici non ci arrivavano. Si decise di prolungare un tram che passava per Trastevere e il cui numero era il 35: nella cabala romana al 35 corrisponde la gabbia dei matti» spiega l’autore sul titolo che racchiude i sei episodi disponibili su Storytel. «Il tema di partenza è una fontana, bruttina e piena di imperfezioni, ma era un simbolo perché costruita dai pazienti e dagli infermieri all’indomani della rivoluzione guidata dal personale sanitario già quattro anni prima della legge 180 del 1978».

Nato a Roma nel 1994, Gabriele Cruciata è un giornalista specializzato in podcast e giornalismo di approfondimento e narrativo. Con Arianna Poletti ha vinto il Premio Morrione con Buco Nero. In alto: una sala del Museo della Mente.

L’INCHIESTA AUDIO, in aggiunta a una intervista d’archivio a Franco Basaglia e alla voce di Alda Merini, ricorre a racconti e testimonianze dell’infermiere Adriano Pallotta e dell’ ex paziente Alberto Paolini. Racconta Cruciata: «Mi ha colpito molto la storia di Laura che entrò in manicomio da giovanissima, perché fu trovata dai genitori a masturbarsi, e non ne uscì più». La politica ha cercato di avvicinarsi a questa condizione di vulnerabilità dell’ essere umano prima con la legge Giolitti poi con il pensiero controcorrente di Basaglia, che ha permesso la chiusura dei manicomi. Che cosa resta oggi della legge 180? «Franca Ongaro disse che al tempo non si affermò che la malattia mentale non esisteva più, ma che a essa non si sarebbe mai più dovuto rispondere con la segregazione. Il senso dell’eredità “basagliana” è tutto qui».

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