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Visioni - Immaginazione e parole Il potere del linguaggio

IMMAGINAZIONE E PAROLE IL POTERE DEL LINGUAGGIO

Diciassette narratori e poeti hanno scritto un componimento originale per raccontare l’Amore. Li ha scelti Pierpaolo Piccioli per dare vita alla campagna «Valentino The Narratives II». E, insieme, hanno stabilito un nuovo punto di partenza per la relazione tra moda e letteratura.

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DI MICHELE CIAVARELLA

CCORRE FARE una premessa: diO fronte a una campagna pubblicitaria di un marchio di moda composta soltanto di parole si deve fare un atto di fede e credere al presupposto che la moda, come l’ amore e come la bellezza, è capace di produrre una letteratura. Di certo, il sistema del fashion — nel lato creativo e in quello organizzativo — ha un proprio linguaggio derivato dalla scelta e dall’adozione di concetti funzionali alla sua espressione e fa della parola non solo un mezzo di comunicazione ma lo strumento di persuasione della sua stessa creatività. Raccontando la scelta della campagna Valentino The Narratives II costruita con le parole di 17 scrittori internazionali, il direttore creativo della Maison romana, Pierpaolo Piccioli, dice infatti che «nel momento in cui

La sfida della campagna Valentino The Narratives II è comunicare con le parole in un presente in cui il livello medio di attenzione a un testo scritto è di 30 secondi.

La parola ha una vita autonoma che prescinde dall’ oggetto o dal fatto che deve descrivere e si trasforma essa stessa in un potere. Non è detto che debba esprimere la realtà perché può benissimo raccontare il sogno

inizio a lavorare a una nuova collezione, ho già in mente l’immagine finale. So esattamente il punto di arrivo. Il fine è poi quello di trasmettere il picco di creatività al mio team attraverso le parole. Le parole giuste, a volte, hanno la capacità di evocare immagini nelle nostre menti. Possono guidare il nostro processo creativo senza ostacolarlo. Il processo può certamente diventare più razionale ma deve essere comunque evocativo per le persone che lavorano con me». La parola, quindi, costruisce il linguaggio attraverso il quale comunicare e non è detto che debba esprimere per forza la realtà ma può benissimo raccontare il sogno, non deve necessariamente trasferire la cruda verità ma è capace di inventare mondi. La parola ha una vita autonoma che prescinde dall’ oggetto o dal fatto che deve descrivere e si trasforma essa stessa in un «potere». Gòrgia di Leontini, sofista greco del terzo secolo e inventore della retorica, nel suo Encomio di Elena, concepito per scagionare la moglie di Menelao che, fuggita con Paride, causò la guerra di Troia, scrive: «La parola è un gran dominatore che, con piccolissimo e quasi invisibile corpo, sa compiere cose molto divine; riesce infatti sia a calmare la paura, sia a eliminare il dolore, sia a suscitare gioia, sia ad aumentare la pietà». Se, quindi, le parole che confluiscono nei discorsi e li costruiscono servono a convincere gli interlocutori attraverso un meccanismo che suscita le loro emozioni e indirizza i loro comportamenti si capisce come il legame tra la parola e la moda sia di natura simbiotica: una aiuta l’altra a essere più chiara, più precisa, più convincente. Tanto è vero che, sempre secondo il filosofo, «il discorso migliore non è quello più vero, ma quello più convincente e meglio argomentato».

QUESTO SECONDO appuntamento di Valentino con la parola in The Narratives, quindi, assume un significato ulteriore rispetto al consueto rapporto della moda con la parola e lo trasforma in un legame con un ’ arte precisa, liquida e diffusa: la letteratura. Valentino The Narratives II è, infatti, la prosecuzione di un impegno della Maison condotta da Piccioli con la letteratura. Il primo episodio è nato con la performance della poetessa Rupi Kaur durante la sfilata del 2018 a Tokyo ed è proseguito con la serie On Love che ha visto protagonisti Yrsa Daley Ward, Moustapha The Poet, Greta Bellamacina, Robert Montgomery: ne è nata Narratives I, una collaborazione speciale con le librerie indipendenti di tutto il mondo. La diversità di questa «seconda serie» dell’iniziativa sta nel fatto che Piccioli ha scelto 17 scrittori e poeti ai quali ha chiesto di scrivere dei minipoemi, in prosa o in versi, dedicati all’Amore (sì, proprio con la «A»). Alok VaidMenon, Amia Srinivasan, André Aciman, Andrew Sean Greer, Brit Bennett, David Sedaris, Douglas Coupland, Elizabeth Acevedo, Emily

La prosa e la poesia sono aspetti fondamentali del processo creativo di Pierpolo Piccioli che anche nei moodboard ispirazionali mescola immagini e parole. Il primo progetto del marchio con la poesia è del 2018 quando la poetessa Rupi Kaur si è esibita dal vivo nella sfilata di Valentino a Tokyo.

La corrispondenza tra una creatività che racconta storie e sentimenti e un ’ altra che inventa abiti e immagini non può fermarsi a una pura apparenza ma deve indagare i meccanismi del linguaggio

Ratajkowski, Fatima Farheen Mirza, Hanif Kureishi, Leïla Slimani, Melissa Broder, Michael Cunningham, Mieko Kawakami, Murathan Mungan e Chung Serang, tutti letterati che sperimentano la libertà di genere, hanno composto un inno all’Amore «in tutte le sue forme e in tutti i suoi significati» che costruisce l’unico filo conduttore di questa la campagna «di sole parole» che si svilupperà fino al prossimo novembre.

SULLE PAGINE colorate di rosa fucsia, di malva fiorita, di giallo curry, di verde quercia, si leggono le composizioni di poeti e scrittori che raccontano la loro visione del sentimento più declamato dell’umanità. «So che l’ amore è un lavoro sporco; devi sporcarti le mani. Se ti trattieni non succede nulla di interessante» scrive Hanif Kureishi, adorato autore del bellissimo My Beautiful Laundrette. E l’autore di Holidays on Ice, David Sedaris, sembra rispondergli: «Il vero amore equivale a nascondere la verità, anche quando ti viene offerta l’ occasione perfetta per ferire i sentimenti di qualcuno». Mentre l’autrice franco-marocchina Leïla Slimani mette il punto su tutto: «Moriamo tutti sconosciuti, ma se abbiamo amato, se abbiamo dedicato il nostro cuore a un altro, anche per un momento, la nostra vita ha contato qualcosa». È quindi un legame che produce effetti speciali quello che c ’è tra la moda e la letteratura? Se la motivazione che ha mosso Piccioli a comunicare la sua creatività con questo strumento persuasivo sta nel fatto che «sono un lettore di poesia e questo mi aiuta a visualizzare le parole ed esprimere le mie emozioni e la mia visione attraverso di esse», la corrispondenza tra una creatività che costruisce storie e un ’ altra che inventa abiti non può fermarsi a una pura apparenza ma deve indagare i meccanismi del linguaggio. «I moodboard ispirazionali delle collezioni prendono vita, e comprendono, referenze artistiche, musicali, culturali, fotografiche e cinematografiche. Inizio con una visione che poi, tramite le parole, si tramuta in sketch, collezioni ed emozioni che trasmettono i valori nei quali credo». Ed è proprio in questo nostro presente confuso in cui la parola e l’immagine vengono veicolate a ripetizione su mezzi senza filtri che il potere straordinario della parola può apparire minaccioso perché può causare danni molto gravi. Esattamente come un ’immagine che comunica valori di sopraffazione, di divisione, di violenza. Forse, l’invito ultimo di questa campagna non è semplicemente «te lo dico con le parole» ma un incoraggiamento a curare il nostro linguaggio esattamente come facciamo (o dovremmo fare) con la nostra immagine. Ed è qui, proprio sul terreno del linguaggio e non su quello dell’ emozione, che la relazione fra la moda e la letteratura (e quindi tra l’ abito e la parola) trova il suo terreno di incontro più fertile.

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