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Jon Hamm. Vivo l’attimo e adoro il presente
VIVO L’ATTIMO ADORO IL PRESENTE
Considerato l’uomo più sexy del mondo, grazie alla serie tv «Mad Men» (2007), Jon Hamm è tornato sotto i riflettori come antagonista di Tom Cruise in «Top Gun: Maverick». «Non confondiamo i maschi Alpha con i bulli alla Donald Trump» dice. E parla di sé, delle proprie debolezze, imperfezioni, consapevolezze
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DI ANTONELLA CATENA - FOTO DI MICHAEL SCHWARTZ STYLING DI FABIO IMMEDIATO
S«SORRY FOR BEING LATE». Jon Hamm ha la voce
«cavernosa», come scrisse Variety quando recensì per la prima volta Mad Men e il suo Don Draper. Era il 2007. Bastò la sigla della prima puntata della serie sui pubblicitari di Manhattan negli anni Cinquanta e Sessanta per trasformarlo in star della tv. Mondiale. Il cielo è plumbeo sopra Los Angeles. A Milano sono le due di notte. Le scuse si riferiscono al ritardo di mezz ’ ora per l’ appuntamento su Zoom. Jon Hamm ha il cappellino da baseball, una felpa col cappuccio, i Ray-Ban. Guida quello che sembra un Suv. Le lenti coprono gli occhi verdi. Nel 2008, l’ anno in cui vinse il suo primo Golden Globe, Salon.com lo nominò «uomo più sexy del mondo». Era il sito più intellettual-snob del pianeta, all’ epoca. Anche loro erano stati sedotti dal suo «look». Sguardo… Dopo le première al Festival di Cannes, a fine maggio è uscito in Italia il suo nuovo film. E che titolo! Top Gun: Maverick, il sequel del cult movie del 1986: interpreta l’ antagonista del protagonista Tom Cruise. Quando ci siamo
Dopo la première al Festival di Cannes, è uscito nei cinema italiani Top Gun: Maverick, sequel del cult movie del 1986. Jon Hamm interpreta l’antagonista di Tom Cruise: «Diciamo che sono il suo boss» dice. Jonathan Daniel Hamm è nato a St. Louis, Missouri, il 10 marzo 1971.
in questo servizio jon hamm indossa abiti giorgio armani.
«NON AVREI MAI PENSATO DI VEDERE UN GIORNO IL MIO NOME ACCANTO A QUELLO DI TOM CRUISE E A TOP GUN»
Jon Hamm ha vinto due Golden Globe e un Emmy (l’Oscar della tv) come miglior attore per Mad Men, la serie sui pubblicitari di Manhattan negli anni Cinquanta e Sessanta, andata in onda dal 2007 al 2015. «Sono ancora oggi personaggi modernissimi: così maschi Alpha e imperfetti insieme».
«Ho imparato che anche la nostalgia va vissuta con gioia. Io voglio essere felice, come tutti. Non posso farmi trasportare dalla tristezza»
incontrati su Zoom, era ancora presto per parlarne. «Posso dire pochissimo» mi aveva subito interrotta. Rivelando, però, una sottile «minaccia»: «Altrimenti Tom (Cruise, ndr) mi fa fuori. La verità è che non avrei mai immaginato di vedere un giorno il mio nome vicino a Top Gun e a quello di Tom Cruise. È davvero la persona più dinamica e irrefrenabile che io abbia mai incontrato.
È cresciuto anche lei col mito del Top Gun originale? L’ avrò visto una decina di volte. La prima al cinema. Ero un adolescente di Saint Louis e quel film parlava a me e di me. Mi riflettevo nella voglia che avevano i protagonisti di crescere, di trovare il proprio posto nel mondo. Mentre giravamo, tanti militari della mia età che ci hanno fatto da consulenti e comparse mi hanno svelato di essersi arruolati appena usciti dal cinema.
Allora l’Occidente stava per vincere la Guerra Fredda. Oggi ne è scoppiata una molto «calda», in Ucraina. Ci pensa mai? La geopolitica è un ’ altra cosa. Il nostro film è una storia intima. Non è un film bellico. Parla di uomini e confronti privati. È nato quando il conflitto di oggi non era pensabile. Poi c ’è la mia posizione personale: sono contro tutte le guerre. Voglio la pace.
E cosa voleva per sé da ragazzo? Ha realizzato i suoi sogni di allora? Non sono mai stato un sognatore. Un giorno volevo fare il giocatore di football, l’ altro lo scrittore. Oppure il dottore. Però non sono mai stato uno da sogni a occhi aperti. E non ho mai pensato molto al futuro.
Nel senso che ha sempre preferito il passato o il presente? L’ attimo. Vivo proprio secondo per secondo. Per me conta sempre soltanto il presente.
Però in un’intervista ha detto che il suo sentimento più frequente è la nostalgia… Sì, ma non come struggimento. Mi dispiace per le cose
Jon Hamm ha perso la madre quando aveva dieci anni. E il padre a 20. «Ringrazio i miei compagni di scuola, i loro genitori e gli insegnanti che mi “adottarono”. Per gratitudine sono tornato, da adulto, per insegnare recitazione». che finiscono. Però, nello stesso tempo, ho imparato che anche la nostalgia va vissuta con gioia. Io voglio essere felice, come tutti. E solo così posso esserlo. Se non mi faccio trasportare dalla tristezza. L’ho imparato superando tanti lutti.
Si riferisce al fatto di aver perso sua madre da bambino e suo padre a 20 anni. Chi l’ha aiutata a superare queste perdite? La scuola: gli insegnanti, i miei compagni, le loro famiglie che mi hanno «adottato». I miei genitori divorziarono che avevo due anni. Fino ai dieci ho vissuto con mamma: poi si è spenta davanti ai miei occhi, per un cancro al colon. Allora mi sono trasferito da papà, che si era rifatto una famiglia. Fu lui a iscrivermi alla John Burroughs School di Saint Louis: noi eravamo della media-bassa borghesia, quella era una scuola per ricchi. Ma mi accolsero benissimo. Davvero è stata la mia seconda casa. Per gratitudine, dopo la laurea in Letteratura inglese, sono tornato lì a insegnare recitazione…
Tra i mestieri che sognava di fare da grande non ha citato l’attore. Quando si è innamorato di questa professione? All’ università risposi all’ annuncio di una compagnia teatrale che metteva in scena Sogno di una notte di mezza estate. Mi aiutò tantissimo. Papà era appena morto. Io ero frastornato. Mi ritrovai in cattiva compagnia. Il palcoscenico mi «salvò», dandomi una ragione di vita. Era il 1995: decisi di salire sulla mia Toyota Corolla del 1986 che stava «tirando le cuoia» e andare a Hollywood. Avevo soltanto 150 dollari.
E come andò il viaggio? Dal Missouri in California in una tirata unica. La macchina morì poco dopo. Ma mi aveva portato da mia zia, da cui vissi alcuni mesi. Non mi vedeva da quando avevo a nove anni. Mi offrì vitto e alloggio. Intanto cercavo lavoro.
«Io non mi vergogno di mostrare la mia imperfezione, e neppure la mia debolezza. Non è vero che gli uomini veri non cambiano. Anzi...»
È vero che ha fatto anche il guardarobiere di un film porno? Soft-porno. Facevo di tutto, in quel periodo. Cameriere. Lavamacchine. Lavapiatti. Tutti lavori molto meno noiosi dell’ occuparmi dei costumi su quel set.
Forse perché c’erano pochi vestiti… (Ride, ndr). Probabile. Comunque furono anni davvero difficili. Mi presentavo a tutti i provini ma non mi prendevano mai. La mia agenzia non mi rinnovò il contratto. Io stesso decisi che se non svoltavo a 30 anni sarei tornato a casa. Le cose però iniziarono ad andare meglio. E nel 2007 arrivò Don Draper.
Aveva 36 anni: diventare famoso «da grande» pensa sia stato un bene o un male? Credo di essere molto più forte di certi ragazzini ritrovatisi star a 15. Quindi è stato un bene. Agli aspiranti attori dico di non aver paura se il successo non arriva subito. E raccomando di non esagerare coi social: tolgono il mistero. La anticipo: non ho Instagram, non sono su Tik
Jon Hamm è sempre stato avvicinato agli attori della Hollywood classica: Gregory Peck, James Stewart, ma anche a Marcello Mastroianni. «Sono loro i miei idoli, con Clint Eastwood e Jeff Bridges. Li amo, come amo certi personaggi di Francis Scott Fitzgerald».
grooming: kim verbeck @the wall group. Tok. Niente Facebook. Nulla...
Il mistero era il segreto del fascino di Don Draper. Insieme al suo essere, almeno in apparenza, un maschio Alpha. Lei un po’ lo è? Distinguo tra maschio Alpha e bullo alla Donald Trump. Il primo per me è un uomo che si prende le proprie responsabilità verso famiglia, amici, società. E che nello stesso tempo non nasconde i propri sentimenti. Mio padre lo faceva. Io invece non mi vergogno della mia imperfezione. Neppure della debolezza. Non è vero che gli uomini «veri» non cambiano. Mi vengono in mente certi personaggi di Francis Scott Fitzgerald. O Marcello Mastroianni nei film di Federico Fellini. Clint Eastwood dopo l’Ispettore Callaghan. E Gregory Peck, James Stewart. Ma anche Jeff Bridges.
Tutti attori «classici», di una Hollywood e di un mondo che, forse, non esistono più… È sicura? Per me sono modernissimi. Così maschi e sensibili, elegantissimi e imperfetti.
Come lei? Spero di sì. Voglio che sia così.
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