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Pierpaolo Spollon. Empatia, la parola più bella

Pierpaolo Spollon, 33 anni, è un attore padovano.

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È ritenuto il golden boy delle fiction Rai. Seguitissimo sui social per i suoi live esilaranti, Pierpaolo Spollon piace per l’ironia e la fresca risata (e per il fascino). Ma il suo modo di essere «leggero», come lui si definisce, non ha nulla a che fare con la superficialità. Anzi…

EMPATIA, LA PAROLA PIÙ BELLA

DI CRISTINA PACEI FOTO DI GAUTIER PELLEGRIN STYLING DI LUCA ROSCINI

«NON HO MAI capito

di avere talento. Piuttosto, a un certo punto, ho realizzato di potermela giocare con gli altri. E anche oggi, quando mi rendo conto di aver fatto qualcosa di buono, presto molta attenzione a non pensare di essere bravo. Credo che crescere sia questo: trovare sempre errori nel proprio lavoro, ma con la consapevolezza di poterli correggere». Esordisce così Pierpaolo Spollon, 33 anni, attore, molto apprezzato per il ruolo dello specializzando Riccardo Bonvegna nella serie tv Doc – Nelle tue mani. È stato anche lo psichiatra Emiliano in Che Dio ci aiuti e il giovane chef Nanni in Blanca. Tutte fiction Rai.

QUANDO È NATA L’IDEA

di intraprendere questa carriera? «Sin da bambino ero un divoratore di film. Li guardavo in videocassetta – poi dvd – e avevo una concezione del cinema così alta e celestiale che non ho mai pensato di poter far parte di quel mondo. Oltretutto i miei genitori – mio papà era un commissario, ora in pensione, e mia mamma è un ’impiegata civile dell’ esercito – speravano che diventassi medico, ma io non sono mai stato lo studente modello che loro sognavano. Verso i dieci anni, però, la svolta: ho visto L’ ultimo dei Mohicani con l’ attore che poi è diventato il mio mito, Daniel Day-Lewis. In quel momento mi si sono attivati tutti i neuroni specchio, l’ empatia è esplosa in me, sono scoppiato a piangere guardando le ultime scene del film. Mia madre, che credo sia la persona più empatica che io conosca, mi ha spiegato che la mia non era una reazione fuori luogo: i film fanno questo effetto, piangere è normale. Per la prima volta ho pensato: “Caspita, mi piacerebbe un giorno impegnarmi in una cosa del genere… ” ».

LA PRIMA OPPORTUNITÀ?

«Si presenta in terza liceo Scientifico, da ripetente: partecipo a un provino per il film La giusta distanza di Carlo Mazzacurati. Non ottengo la parte, ma vengo notato dal regista Alex Infascelli che mi introduce nel mondo dello spettacolo scegliendomi per la miniserie tv Nel nome del male. Era il 2009, ed è iniziato così il mio percorso di attore, tra cinema, tv e teatro. Un percorso che non do mai per scontato, anzi. Sono certo che per cercare di migliorare sia sempre necessario pensare a qualcosa di inarrivabile e per me Daniel DayLewis rappresenta questo ancora oggi. Poi scruto altri artisti fantastici e irraggiungibili, come Paul Dano e Joaquin Phoenix, che a mio parere tracciano una linea da seguire».

RECITAZIONE A PARTE, avrà di sicuro un sogno nel cassetto... «Eccome! Mettermi alla prova come regista. So che ce la farò, ne sono fermamente convinto perché sarà un ’ evoluzione naturale della strada che sto percorrendo. Vorrei riuscire a far rivivere ad altri ciò che ho provato io grazie a Michael Mann, regista de L’ ultimo dei Mohicani. E, sempre a proposito di emozioni, ci tengo a dire che nella vita di tutti i giorni sento di avere una “ missione ” : stare bene con gli altri e impegnarmi per far star bene le persone intorno a me. E questo da quando ero bambino, grazie a mia madre Gianna che mi ha insegnato valori importanti. Porto in dote la leggerezza ponderata e la simpatia che mi aiutano nella socialità e a essere attento soprattutto a chi vive in una condizione di svantaggio».

KEYWORD

- SPOTLIGHT -

Rivedremo prossimamente Spollon sulla Rai in Che DIo ci aiuti 7, Blanca 2 e Doc - Nelle tue mani 3.

giacca doppiopetto, kiton.

«SONO PRONTO A GIRARE IL MIO PRIMO CORTOMETRAGGIO. SÌ, IL MIO SOGNO È DIVENTARE REGISTA E CE LA FARÒ»

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- SPOTLIGHT «Per costruire una buona società dovremmo evitare di rimanere troppo concentrati su noi stessi».

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ha collaborato: giovanni de ruvo; grooming: ricky morandin @w-mmanagement

«TALVOLTA MI DICONO CHE HO LA “SINDROME DEL CROCEROSSINO” PERCHÉ DEDICO TEMPO AI RAGAZZI CON DISABILITÀ»

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