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Tobi Wallace. Chiedimi se sono felice

A 13 anni ha esordito sul grande schermo; ma per il primo vero riconoscimento Toby Wallace ha dovuto attenderne altri dieci. Poi ha vinto il premio Mastroianni («mai visto suoi film»). E ora, a 26, è tra i protagonisti della serie di Danny Boyle sui miti punk

CHIEDIMI SE SONO UN SEX PISTOL

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DI PIER ANDREA CANEI FOTO DI BOO GEORGE STYLING DI FABIO IMMEDIATO

STAR PER CASO. «Dopo

anni di gavetta, ti dai un gran da fare per sfondare negli Usa. Il tuo nome viene associato a progetti altisonanti e con mega budget, che non vanno mai in porto. E alla fine poi dici sì a quel filmetto indipendente, roba da due milioncini di dollari, a Sydney, Australia. Ed è quello che ti svolta tutto: vai al festival importante, vinci il premio dell’ emergente, ed ecco che all’improvviso son tutti lì a cercarti».

QUESTO SUCCESSO per Toby Wallace è arrivato con Babyteeth –Tutti i colori di Milla (della regista Sharon Murphy, giro di Jane Campion) applauditissimo al festival di Venezia 2019, in cui interpretava uno sbandato che s ’innamora di una malata terminale. «Per quel ruolo sono entrato nella mente di un tossico e ho vinto il premio Marcello Mastroianni a Venezia. Mi piacerebbe poter dire che ho visto almeno un film con il mitico attore italiano, ma non ci sono ancora riuscito. Non avrei mai pensato di vincere questo premio: per me rimane difficilissimo riguardare quel che ho fatto senza pensare che faccio pena… Ero sinceramente convinto che avrei rovinato quel film; sono rimasto a bocca aperta, e senza uno straccio di discorso preparato».

ISPIRAZIONI. «Sono nato nel Regno Unito, nel 1996, e cresciuto in Australia. Sono cresciuto a pane e Vegemite (crema vegetale spalmabile che da quelle parti è venerata come la Nutella, ndr) e in mezzo a serpenti e creature velenose; ci si abituava in fretta a guardare bene sotto qualsiasi pietra o dovunque si volessero mettere le mani». Per il resto ama molto la vita come la cinematografia australiana: «Veneravo il lavoro dell’ attore Ben Mendelsohn, in particolare nella serie Bloodline (su Netflix, ndr) e ritrovarmi a recitare con lui in Babyteeth è stata un ’esperienza meravigliosa». Peraltro, è da una vita che recita. Anzi, mezza: «A 12 anni ho iniziato i corsi di recitazione, a 13 ho avuto la mia prima parte in un film. Da allora, è diventato un mestiere». Il talento: cos’è? «In generale, qualsiasi cosa che a qualcuno riesca meglio che agli altri. Dopodiché, il lavoro per valorizzarlo è tutt’ altra cosa. I miei punti di forza? Penso di rendere al meglio quando recito su registri leggeri, quasi giocosi. Anche, e forse soprattutto, se ho un ruolo “dark”».

PREPARATIVI. «Come attore, non hai mai garanzie che torneranno a chiamarti: non ti resta che sperare che il tuo lavoro parli per te. Preparati a lunghe pause di inattività, e utilizzale in maniera sensata». Per interpretare il chitarrista punk Steve Jones in Pistols (nuova serie del regista Danny Boyle su Hulu, ndr) ho incontrato, e tenuto lunghe conversazioni con lui; e poi tante ore di chitarra, studio di film, video, dischi e libri: dello stesso Jones, oltre che di altri protagonisti dell’ era punk come John Lydon, Malcolm McLaren e Vivienne Westwood… Sulla stagione dei Sex Pistols c’è un mucchio di materiale; che poi si è tradotto in una montagna di lavoro per prepararmi al meglio».

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maglia, zegna; pantaloni, jil sander. nella pagina a fianco: pantaloni, prada; cappello, lock & co. hatters

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«MACCHÉ HOLLYWOOD, HO SVOLTATO NELLA MIA SYDNEY CON UN FILMETTO INDIPENDENTE»

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