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Venezia. Il palazzo dello stupore

Venezia

Il palazzo dello stupore

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«Psiche», «Gruppo del Laocoonte», «Metamorfosi di Callisto» e «Ratto di Ganimede», stucchi e statue rendono tutte le sue pareti tridimensionali. È DOMUS GRIMANI, scrigno delle meraviglie che si snoda tra la sala del Doge, il Camerino di Apollo, la Tribuna e il Portego con le opere di arte contemporanea. (michele ciavarella)

IL RESTAURO È STATO RESO POSSIBILE GRAZIE AI FINANZIAMENTI DELLA FONDAZIONE VENETIAN HERITAGE

La Sala del Portego con le 12 tele realizzate ad hoc da Georg Baselitz che le ha concesse al museo in comodato a lungo termine. Al centro la scultura Zero Mobil, 2014, dell’artista tedesco.

La sala della Tribuna è illuminata dall’alto come il Pantheon. Custodisce oltre 100 statue classiche compreso il Ratto di Ganimede.

ISITARE DOMUS GRIMANI non è un atto

Vneutro. Potrebbe accadere che lo sguardo cada vittima del vortice estetico e non riesca più a mettere a fuoco i dettagli che si affollano in proporzioni millimetriche e in sequenza sulle superfici delle pareti, dei soffitti, sui pavimenti. Tutto è stupefacente in questo palazzo che nasce alla confluenza dei canali di San Severo e di Santa Maria Formosa, acquistato da Antonio Grimani prima ancora che diventasse doge nel 1521, passato in eredità ai nipoti Vettore, procuratore de supra per la Repubblica di Venezia, e Giovanni, Patriarca di Aquileia, che lo ristrutturarono usando i modelli della classicità e facendolo decorare con cicli ad affresco e stucco. Morto Vettore nel 1558, Giovanni, raffinato collezionista, allestì la sua raccolta di antichità, comprendente sculture, marmi, vasi, bronzi e gemme che nel 1587 donò alla Serenissima sicché, alla sua morte, il lascito diventò il nucleo fondante del Museo Archeologico Nazionale di Venezia. La visione di questo sorprendente palazzo che incrocia le vicende private di una delle famiglie più potenti di Venezia con quelle della Storia dell’arte oggi è possibile perché fa parte del polo museale della città dopo il restauro realizzato con la raccolta fondi organizzata da Venetian Heritage, Fondazione internazionale con sede a Venezia e New York che sostiene iniziative culturali a patto che valorizzino il patrimonio artistico dell’antica Repubblica veneziana. L’impegno della Fondazione ha segnato un ulteriore traguardo lo scorso maggio con l’inaugurazione della mostra Archinto (fino al 27 novembre 2022) in cui si possono vedere le 12 tele che Georg Baselitz ha realizzato ad hoc e collocato nelle cornici a stucco originali settecentesche della Sala del Portego, fino a due secoli fa galleria dei ritratti dei Grimani. Arte contemporanea inserita in un sito storico con un’operazione che Toto Bergamo Rossi, il direttore di Venetian Heritage, commenta come «testimonianza di virtuosa collaborazione tra pubblico e privato» avendo coinvolto la Direzione dei Musei Veneto, la Fondazione da lui diretta e la Galleria Gagosian. Sarebbe bello che le tele, ora in comodato a lungo termine, restassero qui per sempre. Ne sarebbe contento il Patriarca Grimani, primo artefice della raccolta che nella Tribuna, illuminata dall’alto come il Pantheon, tra le 100 statue custodisce anche il Ratto di Ganimede, replica di un modello tardo ellenistico.

LA RACCOLTA DI ANTICHITÀ È STATA IL NUCLEO DEL MUSEO ARCHEOLOGICO

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E HERIT AG VENETIAN COUR TESY , FINA DE MA TT EO FOT O:

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