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Libro. Passato e presente. Al maschile

ORDINE ENCICLOPEDICO PER TENERE INSIEME CULTURA UFFICIALE E ALTERNATIVA

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Passato e presente. Al maschile

DUECENTO ANNI DI MODA RACCOLTI IN UN SOLO TOMO. CON TESTI E FOTO CHE RACCONTANO UN’EVOLUZIONE NON ANCORA COMPIUTA. DI MICHELE CIAVARELLA

DALLA A ALLA Z e non solo. Nel mezzo ci sono subculture, deviazioni, descrizioni, influenze e citazioni. Non è soltanto un frutto del caso il fatto che la moda maschile sia sotto i riflettori proprio mentre la cultura generale si sta interrogando sulle derive del patriarcato e sulla mascolinità tossica che ha generato mentre si indagano i temi del genderless e del guardaroba condiviso. Probabilmente anche da questo nasce la necessità di riunire in forma enciclopedica una serie di nozioni, informazioni e storie. Come fa The Men’s Fashion Book il libro (sarebbe più giusto dire «tomo») che Phaidon manda in libreria con 528 pagine in cui trovano posto 500 voci tra designer (126), marchi (96), personaggi, negozi, modelli (13), stylist, fotografi (35) grafici e tanti altri personaggi che hanno avuto un ruolo importante negli ultimi 200 anni della moda maschile. Fedele alla struttura dell’enciclopedia, che vuole le informazioni raccolte secondo un sistema logico e organico, il volume scritto e curato da Jacob Gallagher con i redattori della casa editrice, procede in ordine alfabetico mettendo insieme immagini e testi, allineando i nomi di Giorgio Armani, Calvin Klein, Rei Kawakubo ma anche di sarti storici e personaggi «non ufficiali» come Dapper Dan. Oltre a parlare di mod, punk e rock, di sartoria e di industria, di tessuti, innovazione e tecnologia, di David Bowie e della sua capacità di mimetismo stilistico.

MOLTO DIDATTICA è la parte della cronologia che, dettagliatissima, rende immediata la visualizzazione dello sviluppo di un settore che in due secoli è passato dalla sartoria al design e all’industria senza mai perdere, però, una connotazione di codice necessario a tenere in vita il predominio maschile nella società. Lo si vede anche quando il volume analizza lo street style che, come succede con il sartoriale, resta ancorato a una narrazione di valori prettamente maschili. Almeno finché non irrompono sulla scena personaggi come Harry Styles (con voce dedicata) a rendere non ambigua la capacità di rappresentarsi con gli abiti a cui viene sottratta la connotazione di genere.

The Men’s Fashion Book (Phaidon), a cura dei redattori della casa editrice coordinati dal critico Jacob Gallagher, 528 pagine (70 euro). In alto, Fox hat di Stephen Jones per Thom Browne; Billy Brown per Cross Colours, 1991.

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