3 minute read
Incontri. Prove di dialogo
Prove di dialogo
DI FIORENZA BARIATTI
Advertisement
E domani che sarà? Ne parlano un giovane attore, un pluripremiato regista e una banca .
UNA VOCE FUORI CAMPO recita
«piantare un albero, costruire una casa, far nascere un sogno: il futuro è anche tutto questo». Termina con queste parole il cortometraggio d’autore – lo ha firmato Ferzan Özpetek – che Banca Mediolanum ha dedicato al dialogo tra generazioni, alla comunicazione, alle scelte, alla vita. Protagonisti di L’uomo che inventò il futuro, questo il titolo, sono Filippo Nigro (il papà) ed Enea Barozzi (il figlio 17enne) ed è proprio quest’ultimo, un «rappresentante» della Gen Z che ci parla di codici e linguaggi. «All’interno della nostra generazione si sono sviluppate frasi e neologismi che ci permettono di capirci al volo, va detto però che non sono usate così spesso da non riuscire a capire il senso dei discorsi» spiega. «Penso che un cambio di codici sia inevitabile con il passare delle generazioni, perché ci sono più strumenti nuovi a cui interfacciarsi e le espressioni avranno sempre un’evoluzione parallela. E proprio come il linguaggio, anche il mondo del lavoro è in costante movimento; sono sicuro al cento per cento che un domani ci saranno più lavori diversificati e relativi all’ambito tecnologico e scientifico, mentre resteranno invariati i vecchi mestieri manuali e artigianali». Agli occhi di Barozzi l’oggi e il domani appaiono chiari, nonostante la realtà con la quale spesso ci si scontra, ben illustrata da Özpetek, è piuttosto quella di un mondo all’interno del quale un adulto non riesce a trovare facilmente un’apertura incontrando, invece, scetticismo e indifferenza, soprattutto quando il tema è «il domani». Eppure i due mondi non sono così distanti a sentire la voce del giovane attore che definisce la sua generazione «attenta, intraprendente, viziata» e quella dei 50-60enni «vivace, curiosa, testarda».
«È LA VITA STESSA AD OFFRIRCI GLI STRUMENTI PER DETERMINARE IL NOSTRO FUTURO»
Sul set di L’uomo che inventò il futuro: Ferzan Özpetek – regista, sceneggiatore e scrittore turco – dirige Enea Barozzi – milanese, 21 anni, protagonista di due film di Gabriele Salvatores – e Filippo Nigro – attore di cinema e serie tv –.
IN QUESTO CONTINUO passaggio cinematografico tra parole non dette e altre non richieste, il padre individua il modo giusto per creare un collegamento e riuscire a dare una chiara percezione del tema, sapendo che «la vita ci offre gli strumenti per prendere consapevolezza del nostro futuro e per determinare il destino» come pensano in Mediolanum. Chiamato a raccontare in immagini la storia, Özpetek sottolinea che «in questi ultimi periodi siamo stati messi alla prova sul come e quando immaginare il tipo di futuro che ci aspetta; la continuità del tempo va salvaguardata, i suoi cicli e ricicli come li definiva il filosofo Giambattista Vico a proposito del ripetersi della storia. Anche se credo che tutto è destinato a cambiare, ad arricchire il corso della nostra esistenza». Ma il più pragmatico è lui, il 20enne: «Molti ragazzi della mia età, me compreso, hanno paura di non essere mai abbastanza perché viviamo in un mondo in cui è difficile trovare vie di mezzo, soprattutto nel campo professionale dove servono, a volte giustamente altre no, maggiori qualifiche rispetto al passato. Sinceramente non saprei in che cosa riporre la mia fiducia, spero solo che con le nuove generazioni ci sia un cambio di mentalità e che l’Italia possa amalgamarsi meglio con il resto dell’Unione europea». E non è da meno la sua visione realistica e concreta della vita: «Il denaro ha sicuramente un valore e un’importanza capitale in questa società; azioni e investimenti sono la base per un mondo capitalista come quello in cui viviamo». E il tuo avvenire allora? «Sono dell’idea che non ci saranno più fondi per poter dare pensioni ragionevoli a ogni lavoratore, ma magari ci sarà una nuova formula per poter ovviare il problema». Il futuro dunque è ottimismo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA