RASSEGNA STAMPA DEL 13 MAGGIO 2019

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Con interventi di: Kosma Zlotowski, Sophia In't Veld, Philippe Lamberts, Nico CuĂŠ e Nicolas Bay a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


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LUNEDÌ 13 MAGGIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

la sfida del federalismo

Salvini e Zaia: «Autonomia e Tav il M5S rispetti l’intesa di governo» Il leader della Lega: «Il prossimo consiglio dei ministri dovrà dare risposte» Di Maio ribatte: «Basta con i pasticci del titolo V, garantire la coesione nazionale» PADOVA. Continua il braccio di

ferro tra Lega e M5S sull’autonomia delle regioni, materia da contesa elettorale con Salvini e Zaia che rilanciano l’ultimatum e il M5S che frena. Governo diviso su tutto, l’incontro tra il premier Conte e il ministro Conte non ha sciolto il nodo politico su come realizzare il federalismo. Il muro di gomma alzato dal M5s assorbe tutti gli assalti della Lega, senza mostrare cedimenti. Fino a quando potrà reggere? I conti si faranno dopo il 26 maggio. Intanto continua il ping pong per lanciare messaggi tranquillizzanti ai propri elettori, con la Lega che preme sull’acceleratore e il M5s che frena. Ieri anche Matteo Salvini è tornato alla carica nel corso dell’intervista a «In mezz’ora» su Rai3. «In consiglio dei ministri la settimana prossima io interverrò sul decreto sicurezza bis, la diminuzione delle tasse e l’autonomia», ma anche sulla necessità di «sbloccare i cantieri, te-

ma che vede i 5 stelle timidi, ma non si può continuare a dire no, anche alla Tav, poi se vogliamo parlare di conflitto di interessi parliamone» ha detto Salvini. Tema ripreso anche in un comizio a Sanremo. «Nello sblocca cantieri ci sarà una norma pro-Tav? L’Italia ha bisogno di viaggiare. Siamo in una terra come la Liguria e il Piemonte, che hanno bisogno di

Il governatore del Veneto a Milano «La bozza deve essere portata in Parlamento»

I ministri Danilo Toninelli ed Erika Stefani a un vertice sull’autonomia

appello di confartigianato ai candidati

«Europa più forte per frenare il boom economico della Cina» Bonomo: al primo posto va messa la competenza per tenere il passo con i tecnocrati di Francia, Spagna Germania e Olanda VENEZIA. Basta con le polemiche tra Lega e M5S, bisogna parlare del futuro dell’Europa. A suonare la carica è Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato veneto, che oggi a Venezia ha organizzato un convegno che sarà concluso dal segretario nazionale Cesare Fumagalli.

Agostino Bonomo

«Gli artigiani e le micro, piccole e medie imprese sono in Europa 23,8 milioni. Generano il 67% dei posti di lavoro e quasi il 60% di Pil, i Il 93% delle imprese ha meno di 10 dipendenti e il 98% meno di 50. Chiediamo direttive Ue a misura di piccole imprese e lavoro autonomo, fattori che assicurano crescita e lavoro e sono lievito di libertà. Chiediamo un mercato in cui giocare effettivamente alla pari e una forte deregolamentazione per il credito alle piccole imprese», spiega Bonono. «L’im-

essere collegati al resto d’Europa. Penso al binario unico che c’è in troppe realtà del sud, dalla Puglia alla Calabria alla Sicilia, penso all’alta velocità che deve collegare tutto il paese, penso ai cantieri tra Brescia, Verona Vicenza Padova. Penso al tema dell’energia, alla valorizzazione dei rifiuti. Sono

portanza della consultazione elettorale per l’elezione del nuovo Parlamento Ue del 26 maggio non gode, per ciò che si legge e si ascolta, di un clima adeguato alle scelte che il voto comporta e di consapevolezza delle sue possibili conseguenze. Tengono banco questioni domestiche, non esaltanti, e una ricerca di consenso che usa fatti contingenti e retoriche superficiali nelle quali non traspaiono visioni di quale Europa si vuole, spiega il presidente di Confartigianato Imprese Veneto. La ricetta? «Ci vuole più coesione europea per battere la sfida del neo imperialismo cinese, una guerra commerciale che ci mette in ginocchio. Determinazione e competenza è quanto chiediamo ai partiti e ai candidati, per competere con la capacità negoziale di Francia, Germania, Olanda e Spagna.

tanti i cantieri da sbloccare». Il tema è stato ripreso anche da Luca Zaia a Milano. «Io ragiono da veneto, noi siamo sempre molto puntuali e precisi. C’è un contratto di governo e i 5 Stelle sanno che devono rispettarlo e in quel contratto c’è la parola autonomia. E i 2.328.000 veneti non se lo sono dimenticati. Io ultimatum non ne do, dico solo che i compiti per casa li abbiamo fatti ed è ora di approvare l’autonomia. Spero che il consiglio dei ministri si decida a mandare questo progetto, il nostro contratto in Parlamento e poi ne discutiamo. L’autonomia non può saltare, perché se saltasse vuol dire che verrebbe meno la parola data ai veneti, ai lombardi, agli emiliani e alle altre 17 regioni italiane che hanno o che vogliono l’autonomia. C’è un contratto di governo da rispettare, non può dar fastidio chi cresce. Se qualcuno vuol crescere come noi non deve far altro che rispettare i patti con i cittadini» ha detto Zaia. Immediata la replica di Luigi Di Maio dalla Puglia. «L’autonomia delle Regioni deve rispettare la coesione nazionale e siccome ancora risentiamo dei danni fatti con la riforma del Titolo V, grazie alla quale ci troviamo con venti Regioni dove ci sono venti sanità diverse, io dico di fare le cose con calma e non per iniziative elettorali. La Repubblica è una e deve essere unita. Credo che lo vogliamo anche i veneti e i lombardi», ha detto il vicepremier grillino. — Al. Sal. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Su questo terreno l’Italia è stata discontinua e non ha fin qui dato il meglio di sé», conclude Bonomo. Su questi temi alla Suola Grande di San Rocco a Venezia, oggi dalle 16.30, ci confronteranno, con la conduzione della giornalista Paola Saluzzi, autorevoli docenti. Ivone Cacciavillani, avvocato e studioso delle istituzioni della Serenissima; Vittorio Emanuele Parsi, ordinario di Relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano; Marco Lossani, ordinario di Economia Politica ed Economia Internazionale e dei Paesi emergenti all’Università Cattolica di Milano; Lapo Pistelli, Executive vice Presidente e direttore delle relazioni internazionali del Gruppo Eni; Roberto Bin, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Ferrara. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Non solo il Dragone, anche l’Ue è nel mirino di Trump

E

Rizzo rilancia «Aumentare gli stipendi ai lavoratori»

Marco Rizzo ieri a Padova PADOVA. Marco Rizzo, che

guida la lista del Partito Comunista nella circoscrizione Nordest alle prossime Europee, ieri ha presentato programma e candidati al Pedrocchi di Padova. Alle spalle del segretario c’è Laura Bergamini, 58 anni, già candidata sindaco del Pc a Parma, educatrice in un asilo comunale. Graziato dalla raccolta di firme perché apparentato con i due eurodeputati del Pkk greco, il Pci di Rizzo punta a «creare un vasto fronte popolare che consenta all’Europa di far crescere l’economia e di aumentare gli stipendi dei lavoratori, mentre fin o ad oggi le decisioni adottate in nome della stabilità dei mercati e della finanza hanno finito per punire i lavoratori» ha detto ieri Rizzo al Pedrocchi. Gran parte dei candidati arriva dall’Emilia Romagna e anche dalla capitale, con Gianmarco Chilelli che ha preso posizione qualche settimana fa, dopo il blitz della procura antimafia di Venezia. «In #Veneto inchiesta sulla camorra. Saltano avvocati, politici, direttori di banca. I Casalesi facevano affari», con riferimento alle ultime clamorose novità del Veneziano. L’altra lista della Sinistra storica ha invece come capolista Silvia Prodi, nipote dell’ex premier dell’Ulivo, e Adelmo Cervi, figlio di uno dei partigiani fucilati dai fascisti a Reggio Emilia. Tra i candidati Luisa De Biasio Calimani, ex deputata dell’Ulivo. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

FRANCESCO MOROSINI

L’ANALISI

uropa e Italia attente: sebbene i canali della diplomazia economica restino aperti, la guerra dei dazi tra Usa e Cina sulle rotte commerciali del Pacifico le tocca da vicino. Al momento Washington è all’offensiva con dazi per circa 200 miliardi di dollari su merci importate ed altri ne minaccia per ulteriori 300 miliardi di dollari. Ovvio, la Cina replicherà – già lo fa, ad esempio, comprando soia dal Brasile – toccando i punti sensibili economico-elet-

partito comunista

torali della Casa Bianca. In più la Città Proibita, reiterando quanto fece il Giappone a fine ’900 contro dazi degli States sull’auto, potrebbe ridurre la propria presenza sul mercato americano dei bond, così spingendo all’insù i tassi d’interesse. Visto dal Vecchio Continente, si potrebbe dire: affari loro. Sarebbe un’illusione che, purtroppo, pare prevalere nel dibattito pubblico in vista delle prossime Europee. Male, perché qui l’Ue è in prima linea. La questione è: Trump, con i

dazi punta prioritariamente alla riduzione del deficit commerciale sia sul versante del Pacifico che su quello euro-atlantico? Insomma, la sua è un’agenda esclusivamente economica? Probabilmente no. Infatti, in quanto presidente degli Stati Uniti, logica vorrebbe che egli si ponga obiettivi politici prima che economici: di sicurezza nazionale, come egli stesso afferma. In altri termini, è cosa razionale per una superpotenza quale gli States, e che tale voglia resta-

re, diminuire la dipendenza economica dalla Cina, ormai suo sfidante globale. Detto altrimenti, l’autonomia militare di Pechino (sebbene la parità strategica con gli Usa sia tuttora lontana) modifica il senso politico delle regole del libero mercato. A riprova, il deficit commerciale degli Usa con paesi ad essi legati militarmente è ben più accettabile dalla Casa Bianca; anzi, fu proprio l’export attivo degli Stati dell’Ue, del Giappone e della Corea del Sud a creare una be-

nigna dipendenza di questi ultimi dal mercato statunitense. Cionondimeno, ora nel mirino protezionista di Trump è inquadrata, con la Cina, l’Europa. Perché? In parte a causa dell’attivo commerciale dell’Ue (e dell’Italia) che, almeno dal punto di vista dell’ideologia dell’America first, va quantomeno bilanciato anche se il costo economico di ciò minaccia di essere salato per i partner e gli Usa medesimi. Soprattutto, è plausibile che così Trump ritenga di “tirare le

orecchie” agli Stati dell’Ue, visti come alleati poco affidabili. Qui l’obiettivo principale degli Usa è la Germania sia come competitor economico che, geopoliticamente, per il suo legame, specie sull’energia, con la Russia. Ma i “colpi” alla Germania minacciano la Penisola in quanto opera entro la catena del valore tedesca. Gli economisti, come detto, spiegano che le guerre commerciali sono onerose per tutti, fautori compresi. Tuttavia, talvolta le ragioni di sicurezza e di potere, oggi lo fa Washington, fanno aggio sulla ratio economica. Ecco un tema per le elezioni europee. O no? — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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LUNEDÌ 13 MAGGIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

BELLUNO

L’adunata del centenario

le immagini

Bianco, rosso e verde, sfilano i bellunesi Nelle foto di Giuseppe D’Alia, Laura Berlinghieri e agenzie alcuni momenti della sfilata degli alpini a Milano, a sinistra la sezione di Feltre, qui a destra il sindaco di Valle di Cadore Marianna Hofer in un selfie. E poi la sezione di Belluno durante la sfilata, le autorità bellunesi che sfilano con Padrin e i parlamentari. E infine la sezione del Cadore.

Sì alle Olimpiadi e al collegamento è il messaggio che arriva dagli alpini Durante la sfilata lo speaker ha affrontato alcuni dei più importanti temi dell’attualità bellunese, compreso lo spopolamento Francesco Dal Mas BELLUNO. Grazie agli alpini, a Milano per l’Adunata del Centenario, ora tutta Italia sa che in provincia di Belluno c’è un territorio che vuole il collegamento sciistico tra il Comelico e la Val Pusteria. Che esiste un problema spopolamento e che iniziative come questa possono contrastarlo. Sa anche, l’Italia, di dover tifare perché il Cio scelga la candidatura olimpica Milano-Cortina. Lo sa perché l’avvocato Nicola Stefani, di Pieve di Soligo, “megafono” dei raduni, lo ha spiegato puntualmente alle 500 mila tra penne nere e loro amici che erano schierati all’ombra del Duomo di Milano e lungo le strade della città e perché numerosi utenti l’hanno – ammette Roberto Padrin, presidente della Provincia, che come tale ha sfilato a Milano – appresa da decine di canali televisivi collegati. «Ancora una volta dobbiamo ringraziare gli alpini perché hanno “alzato la voce” sui problemi di maggiore attualità che affrontiamo». Quando mancavano 20 mi-

nuti a mezzogiorno s’è affacciato, all’angolo del Duomo, la Protezione civile del Nord Est. In prima fila l’assessore Gianpaolo Bottacin, capello d’alpino in testa. A pochi metri da lui una volontaria con un cuscino rosso e un cappello d’alpino. Era quello del mitico Rinaldo De Rocco, già sindaco di Canale d’Agordo, scomparso da poco. Il suo nome è risuonato nella piazza della Madunina e il primo a commuoversi, tanto da avere la voce rotta, era lui, Stefani. Un brivido ha percorso i 3 mila bellunesi presenti. Rinaldo, l’icona non solo degli alpini ma degli uomini delle terre alte. Si è affacciato un timido raggio di sole quando si sono palesate le magliette rosse della sezione Cadore, in testa il presidente Antonio Cason, alle spalle il consiglio della sezione e alcuni sindaci, tra loro Fausto Bortolot, presidente della Magnifica Comunità del Cadore. Dagli altoparlanti è stato scandito l’impegno dell’Ana per lo sviluppo del Comelico e, quindi, a sostegno delle nuove piste e degli impianti per il collegamento con la Pusteria. «Per evitare di dover

prendere la valigia in mano ed emigrare», ha detto lo speaker. Poi le magliette bianche di Belluno, al comando il vicepresidente Arrigo Cadore e, insieme ai sindaci, anche Roger De Menech. «100 anni di coraggio – questo il messaggio dello striscione – per agire, ma anche di impegno per servire». Soprattutto nella solidarietà. La Fanfara della Cadore ha ritmato i passi veloci.

Sotto le guglie del Duomo ricordato anche Buzzati mentre passano i bellunesi «Veloci perché – come ha spiegato Cadore – la strada era ampia e si poteva tranquillamente marciare per 9». Sotto le guglie del Duomo poteva essere dimenticato il bellunese Dino Buzzatti? Evidentemente no. È stato lui a paragonare quelle guglie ad una parete dolomitica. Quindi, prima il rosso, poi il bianco, ed ecco il verde dei Feltrini. «Da 100 anni sulle

orme dei nostri padri» proponeva un lungo striscione. «Potrebbe essere l’ultima volta che le tre sezioni sfilano separate – conferma il presidente Stefano Marech -. Al raduno triveneto di Tolmezzo marceremo uniti, per ridare unità al tricolore, a testimonianza di un comune impegno. Ma sia chiaro che la Cadore, Belluno e Feltre non si fonderanno, manterranno la loro autonomia. Ciascuno di noi ha rispetto per la propria storia». Commozione fino alle lacrime anche in un altro momento, quando la sfilata si è fermata per rendere omaggio ad Iroso, l’ultimo mulo degli alpini. È morto recentemente il “generale”, aveva la matricola 212; ieri c’era il suo basto, portato tra la folla da Toni De Luca, che nel 1993 aveva salvato il quadrupede dalla macellazione. Numerose le penne nere della provincia che ancora si ricordavano di quel compagno di (dis) avventura. Dalla tribuna d’onore, il presidente Luca Zaia ha fermato il corteo, pochi secondi, è sceso ed ha accarezzato la “reliquia”. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

le reazioni

Bond: «Città fredda» Gli altri: «No, accolti davvero con calore» BELLUNO. Milano, fredda o

calda? «Senz’altro accogliente – per Roger De Menech, Pd -, almeno da quando ha scoperto il calore degli alpini, da sabato. Sfilando, di gente ne ho vista davvero tanta, con bambini che sporgevano le mani per toccare le penne nere». Sulla stessa lunghezza d’onda l’assessore Gianpaolo Bottacin. «La città ha risposto bene, non si poteva pretendere che l’Ana la riempisse di tricolori. Ancora una volta l’associazione ha dimostrato tutta la sua efficienza». Bocciatura secca, invece, da parte di Dario Bond, (Fi). «L’amministrazione comunale di Milano ha voltato le spalle agli alpini. Milano è sempre una grandissima città. Ma per l’adunata nazionale nell’an-

no del centenario, poteva fare qualcosa di più. Perfetto il servizio d’ordine e l’organizzazione. Ma non ho visto tricolori alle finestre delle case. Non ho visto nessuna vetrina addobbata, evidentemente il coordinamento commercianti non si è preoccupato dell’adunata. Non ho sentito il calore e non ho respirato l’atmosfera vista lo scorso anno a Trento e in precedenti adunate, Come ad Asiago, a Bassano, a Treviso». Renato Genovese, il generale di Vittorio Veneto che ha coordinato l’organizzazione, traccia invece un bilancio positivo. «Grazie alla città per averci accolto a braccia aperte, ma soprattutto il nostro ringraziamento va a tutte le istituzioni del territorio». — F.D.M.


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Primo Piano

Lunedì 13 Maggio 2019 www.gazzettino.it

Lo scontro sui dossier

Strappo di Salvini: «Subito autonomia, tasse e sicurezza» «Consiglio dei ministri in settimana `Proposta di legge leghista: inceneritori sull’intesa, decreto bis e flat tax» in ogni regione o arriva un commissario `

IL CASO ROMA «Io in Consiglio dei ministri la settimana prossima interverrò sul decreto sicurezza bis, sull’autonomia e sulla diminuzione delle tasse, ma anche sulla necessità di sbloccare i cantieri, tema che vede i 5Stelle timidi. Non si può continuare a dire no anche alla Tav. Poi, se vogliamo parlare di conflitto di interessi, parliamone...». Così Matteo Salvini, ospite di Lucia Annunziata su Rai3, detta la sua agenda agli alleati 5Stelle da qui alle Europee. «Nel Consiglio dei ministri i rapporti cambiano se non si mantengono le parole date», avverte il capo leghista. Messaggio perentorio, che colpisce direttamente anche Roma, rilanciando l’intesa con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna su cui i ministri grillini stanno facendo muro, dicendo - da Giulia Grillo a Sergio Costa - no a un’Italia di serie A e un’altra di serie B. Ma il Carroccio ha urgente bisogno di ripartire, dando un segnale ai suoi elettori nordisti che premono per l’autonomia, a costo di inimicarsi quelli tanto faticosa-

mente conquistati al centrosud. Di qui, anche l’ultima mossa leghista in Parlamento: un ddl sottoscritto dall’intero gruppo, che di fatto mette fine al trasferimento dei rifiuti da una Regione all’altra, obbligando tutte a dotarsi di un proprio termovalorizzatore. Un messaggio esplicito a Virginia Raggi e alla sua linea di veti sugli inceneritori in una Capitale ormai in emergenza cronica per i rifiuti.

BASTA DISCARICHE Ogni Regione, prevede dunque la norma leghista, ha l’obbligo e la responsabilità di smaltire i propri rifiuti. Basta, dice la Lega, con le discariche. Basta con il business dei rifiuti perché esportarli all’estero rappresenta «un costo eccessivo» per l’Italia e ne beneficiano solo i Paesi del Nord Europa. Basta con «l’automatismo del-

la legge Renzi» per cui «chi possiede termovalorizzatori deve accettare» la spazzatura altrui. Il partito di via Bellerio punta a risolvere “a monte” il problema dell’immondizia. Obbligando le Regioni a costruire impianti per essere autosufficienti e producendo allo stesso tempo energia. E per chi si sottrae è previsto - dopo una diffida - il commissariamento automatico. «Serve una legge nazionale. Bisogna mettere fine alla logica del trasferimento della spazzatura da una regione all’altra e dall’Italia all’estero», sottolinea Simona Bordonali, deputata della Lega ed ex assessore in Lombardia, prima firmataria della legge. «I termovalorizzatori esistenti - aggiunge - sono sovraccarichi. Lo Sblocca-Italia non risolve il problema. La situazione non è più gestibile». L’obiettivo è modifica-

re l’articolo 35 del decreto legge del 2014 che – si sottolinea nel testo – «non tiene conto dell’autonomia di pianificazione regionale in materia di gestione dei rifiuti» e ha portato ad una «deresponsabilizzazione delle Regioni per quanto concerne il raggiungimento di obiettivi virtuosi in materia di gestione dei rifiuti». Occorre, invece, mettere fine ad una gestione «emergenziale» e recepire le direttive europee.

TARIFFE Il trasferimento dei rifiuti da una Regione all’altra per la Lega deve essere «una extrema ratio» e può essere disposto solo «previa intesa con la Regione di destinazione che stabilisce anche le condizioni del conferimento», fermo restando che alla regione destinataria va indirizzato un contributo «nella misura di 20 euro per ogni

PIZZA Spuntino di Matteo Salvini prima del comizio a Sanremo (ANSA)

tonnellata di rifiuto urbano indifferenziato». Ma lo Stato deve imporre – ecco l’obiettivo della legge – alle Regioni deficitarie un adeguamento della pianificazione «entro centottanta giorni» e l’avvio delle procedure per la realizzazione di «interventi strutturali». Mentre il governo deve individuare «entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del-

IL TRASFERIMENTO DI IMMONDIZIA IN ALTRE PARTI DEL PAESE “EXTREMA RATIO” E SOLO IN VIA TRANSITORIA

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Mario Pozza*

L

e pagine del nostro Gazzettino ogni giorno di più sembrano un bollettino di guerra. E davvero una guerra è in atto. Una guerra contro l’autonomia e contro il Veneto. Occorre partire, per descrivere il campo in cui si svolge il conflitto, dall’ultima intemerata del Ministro Toninelli che pretenderebbe che una nuova tassa per avere un Mose funzionante. Precisa che non dovrà gravare sui veneti, ma l’impressione rimane: a chi chiede autonomia si risponde con l’ipotesi di nuove tasse. Chissà se al Ministero ricordano la storia dell’opera, tutta in capo allo Stato, e in attesa di avere una risposta sull’argomento mi auguro che la oggettiva inopportunità dello sciagurato emendamento sia sfuggita a qualche suo zelante dirigente e non sia stata partorita dal Ministro in persona. Di sicuro Toninelli almeno ha letto le reazioni compatte di tutta la Regione e soprattutto quelle del Presidente Zaia e del Sindaco Brugnaro che intercettano i nostri sentimenti in pieno. Ma è, quello sul Mose, l’ultimo atto di una farsa che va avanti da un anno. Una commedia in-

le disposizioni» della legge per ciascuna Regione «la capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani». Nel caso di mancato rispetto «da parte della regione degli adempimenti a proprio carico», è prevista una procedura di commissariamento «con l’individuazione espressa del presidente della regione quale commissario ad acta». «Oggi c’è l’impellente necessità di ridurre al minimo i rifiuti da conferire in discarica», si sottolinea. Sempre sulla stessa materia, al Senato, invece, la Lega ha depositato un altro testo che «oltre a elevare a 500 euro la sanzione amministrativa pecuniaria minima applicabile in caso di abbandono di rifiuti, devolve ai comuni, anziché alle province, i proventi delle relative sanzioni, allo scopo di rendere maggiormente stringente la normativa e di salvaguardare il decoro delle nostre città dal malcostume di alcuni cittadini, oltre che di tutelare l’ambiente e l’igiene pubblica». Emilio Pucci

RIFIUTI La Lega vuole che ogni Regione abbia la responsabilità di smaltire i propriuo rifiuti

«Riforma, Mose, Tav: guerra al Veneto Così si offendono cittadini e imprese» differente alle ragioni del contratto di governo in cui il tema autonomia era stato inserito; irridente il referendum che è stato vinto da Zaia, certamente, ma di più, dai milioni di cittadini che si sono espressi senza possibilità di essere fraintesi; in contrasto con la stessa ragione d’essere di un governo che per taluni evidentemente è una specie di tela di Penelope che si fa di giorno e si disfa di notte; insensibile di fronte al buon lavoro della ministra Stefani e alle eccellenti intuizioni di giuristi del calibro di Mario Bertolissi. Ritengo davvero offensivo non tenere in alcuna considerazione il volere di tanti milioni di cittadini e delle centinaia di migliaia di imprese venete, lombarde emiliane, di quella vasta area

ALTA VELOCITÀ Lavori di costruzione della Tav in Piemonte: la linea dovrebbe arrivare in Veneto

«AL CONVEGNO SULLE INFRASTRUTTURE DEL 16 MAGGIO IL SISTEMA CAMERALE MANIFESTERÀ LA SUA INSODDISFAZIONE» 4db293bb-be9e-495d-93a5-2110b33e7d8a

della nostra Nazione che produce decine di punti di Pil. Sono, e non da solo, contrarissimo al cosiddetto reddito di cittadinanza. Ma credevo che ci sarebbe stato una specie di scambio: reddito, per i fannulloni, in cambio di autonomia per la società che produce. Senza scambio, che interesse c’è stato nel votare il reddito di cittadinanza, nuovo fardello per il nostro povero Mezzogiorno condannato a non avere stimoli e leggi che lo facciano risorgere? Insomma, senza autonomia sarebbe bene che il governo se ne vada a casa. Certo, la guerra ha pure altri fronti. Tra poco, per esempio, si vota, ma nulla sappiamo dei programmi di chi vuole farsi eleggere. Conosciamo nomi, liste e curricula, ma ancora ci sfuggono i

programmi. Mancano un paio di settimane al voto ma l’idea che mi sono fatto è che ancora una volta il pattuglione di eurodeputati italiani sarà confusamente presente dove si legifera e dove si dovrebbe poter contare su lobbies serie e competenti. Tra qualche giorno, il 16, il sistema camerale ha organizzato un convegno sul tema delle infrastrutture: in Veneto si farà la Tav? Se sì, sarà interessante far notare che tra Verona e Padova non esiste nemmeno una linea tracciata con il lapis. Se invece la scelta dovesse essere negativa, bisognerà indicare con chiarezza i colpevoli di una simile scelleratezza. Ferrovie dello Stato cosa pensa che sia il Veneto? Dalle scelte che fa probabilmente lo immagina sulla riva destra del Danubio, quella parte dell’inconosciuto mondo che una volta si chiamava Pannonia. Non siamo per nulla soddisfatti delle scelte di chi in ogni caso si muove anche con i soldi dello Stato e sulle infrastrutture pubbliche e credo che tale insoddisfazione il 16 sarà manifestata. Ecco, abbiamo messo mano al tema della mobilità di uomini e merci perché siamo desolati. E le elezioni sono alle porte. Anche qui, in Pannonia. *Presidente Unioncamere del Veneto © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Attualità

LA REPLICA JESOLO «Caro Vince’, cà nisciuno è fesso. Secondo te 32 milioni di italiani e stranieri che scelgono il sole e il mare di Jesolo e del Veneto e il verde di Cavallino sono fessi...? Pulizia. Sanità. Accoglienza sono i nostri plus». Tutti contro Vincenzo De Luca. Continuano a far discutere le parole del presidente della Campania, che in un video proiettato venerdì sera nella trasmissione “Fratelli di Crozza”, si è stupito dei milioni di presenze registrati ogni anno da Jesolo e Cavallino-Treporti. Per questo De Luca ha liquidato come una spiaggetta Cavallino-Treporti e definito “una pozzanghera” Jesolo. Un vero e proprio affronto, che ha scatenato le inevitabili le reazioni contro il governatore campano. A partire dai sindaci delle due città veneziane. Ma contro De Luca, si è scagliato anche il presidente Luca Zaia. «L’invidia è una pessima musa ispiratrice – commenta il governatore del Veneto - fa perdere lucidità. Fa dire e fare strafalcioni, che magari non si pensano. È successo anche all’amico collega De Luca. La sua Campania ha un territorio e un mare meraviglioso, ma se Jesolo e Cavallino da sole fanno quasi 12 milioni di presenze l’anno, fossi in lui mi chiederei perché succede».

Lunedì 13 Maggio 2019 www.gazzettino.it

Insulti a Jesolo, Zaia: «De Luca, tutta invidia» «Il Veneto prima regione turistica d’Italia `Calzavara: «Il governatore napoletano e se i turisti vengono qui, un motivo c’è...» ha offeso il nostro lavoro, chieda scusa» `

REAZIONI LOCALI

INSULTI La spiaggia di Jesolo, capitale europea del turismo balneare, «pozzanghera» per il governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Nella foto sopra, Luca Zaia, che risponde per le rime.

«BASTA COPIARE» E ancora: «Se Cortellazzo e Treporti attraggono più di Posillipo – aggiunge il presidente Veneto – un motivo c’è, grazie alla nostra offerta siamo la prima regione turistica d’Italia con 70 milioni di presenze l’anno e quasi 20 milioni di arrivi. E in questo ambito Jesolo apporta 5,5 milioni di presenze e Cavallino, la capitale internazionale del plein air, arriva a 6,2 milioni». Cifre che possono far girare la testa. «I numeri arrivano per dei motivi precisi – dice sempre Zaia - la professionalità degli imprenditori. E poi la sicurezza per i clienti, che trovano vacanze sicure e un sistema sanitario tarato sulle loro esigenze. Ma anche la qualità ambientale con ferrei e continui controlli sulla balneabilità delle località, attrezzature che arricchiscono gli stabilimenti balneari e la buona cucina. All’amico De Lu-

ca aggiungo che, a volte, basta copiare». Contro il governatore della Campania, con parole al vetriolo, si è schierato anche il consigliere regionale ed ex sindaco di Jesolo, Francesco Calzavara: «Le deliranti e denigratorie dichiarazioni del presidente della Campania – attacca - sarebbero anche divertenti e degne del suo alter ego televisivo Maurizio Crozza, se non andassero ad offendere il lavoro di generazioni. Credo che il presidente De Luca, rappresentante di primo piano del Pd, dovrebbe chiedere scusa ai veneti e rimanere tranquillamente nella sua Campania ad occuparsi di formiche negli ospedali da lui gestiti».

Dramma nella Forra dell’Avello, sulla Majella: il canyon è profondo 400 metri

Escursionista bloccato nell’abisso, 60 uomini cercano di salvarlo ROMA Oltre 60 uomini sono impegnati nelle operazioni di soccorso ad un escursionista che ieri è rimasto ferito nella forra dell’Avello (Chieti), nel parco nazionale della Majella, un canyon profondo 400 metri. Il recupero (la foto è di repertorio), cui partecipano esperti del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico, è reso particolarmente difficoltoso dal maltempo: sono ben 400 i metri di altezza delle pareti verticali di roccia da percorrere.In 5 erano partiti ieri da Roma, equipaggiati con mute e caschi, per attraversare la forra di Selvaromana. Durante

il percorso, molto probabilmente, hanno perso l’orientamento e si sono ritrovati nella forra dell’Avello, dove scorre un torrente, nel territorio del

Comune di Pennapiedimonte. Uno degli escursionisti si è ferito ad una gamba, probabilmente ha riportato una frattura. Non avendo notizie del gruppo, i familiari hanno lanciato l’allarme al Soccorso alpino dell’Abruzzo, che ha inviato tecnici, la squadra forre e la squadra alpini per capire quale fosse la situazione poiché non c’erano contatti.Due degli escursionisti, intorno alle 2 della notte, sono riusciti ad uscire dalla forra e sono stati subito recuperati dai soccorritori: entrambi sono in buone condizioni di salute. Gli altri due sono rimasti tutta la

notte con il ferito. Nel tardo pomeriggio uno dei compagni è arrivato, esausto, al campo base.I soccorritori - che si sono attivati alle 21 di sabato ed hanno lavorato per tutta la notte - hanno bloccato il ferito su una speciale barella (sul posto ci sono anche un medico ed un escursionista rianimatore) e sono impegnati a cercare di fargli risalire i 400 metri di roccia. Partecipano alle operazioni uomini del soccorso alpino giunti da Abruzzo, Marche, Umbria e Puglia. Non sono prevedibili, secondo il Soccorso alpino, i tempi di recupero. L’attività sta proseguendo nella notte.

Se il sindaco di Jesolo Valerio Zoggia ha annunciato l’intenzione di invitare il presidente della Campania, contro questa ipotesi si è schierato il presidente di Confcommercio Angelo Faloppa: «Non lo vogliamo, anche perché non servirebbe a nulla: lui conosce bene le nostre realtà – spiega -.Preferisco rimanga in Campania per lavorare e farla crescere. Lui è lo specchio della cattiva politica italiana». «In realtà quello di De Luca è, per ossimoro, un complimento – aggiunge Luigi Pasqualinotto, presidente del Consorzio “JesoloVenice” – se una pozzanghera riesce ad attirare il doppio delle presenze di una città come Napoli, significa che stiamo facendo bene». A livello politico ad intervenire è anche Ennio Valiante, presidente del consiglio comunale di Jesolo, stimato medico di base originario proprio di Salerno. «L’unica cosa giusta detta dal governatore della Campania – dice - è che i campani avevano una grande potenzialità ma non l’hanno sfruttata. Per il resto ha detto delle sciocchezze. Io pacificatore? Non ci penso nemmeno, De Luca deve solo chiedere scusa». A Cavallino-Treporti, il sindaco Roberta Nesto, dopo l’iniziale rabbia, parla anche di amarezza. «Tre giorni fa siamo andati a Roma per firmare un protocollo d’intesa tra le più importanti spiagge italiane – dice – e poi registriamo simili uscite, che fanno male a tutto il turismo italiano». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA

Medjugorje, il Papa autorizza i pellegrinaggi ma resta scettico LE APPARIZIONI CITTÀ DEL VATICANO Papa Francesco dà il via libera ufficiale ai pellegrinaggi a Medjugorje. Sono stati il nunzio apostolico in Bosnia-Erzegovina, mons. Luigi Pezzuto, e l’arcivescovo emerito di Varsavia-Praga, il polacco mons. Henryk Hoser, da oltre due anni inviato speciale della Santa Sede nel luogo meta di milioni di fedeli, a rendere noto durante la messa nella chiesa di Medjugorje che il Pontefice ha disposto sia possibile organizzare i pellegrinaggi. L’autorizzazione concessa dal Papa fa sì che da ora in poi essi potranno essere regolarmente organizzati dalle diocesi e dalle parrocchie e non avverranno più soltanto in forma «privata» come accaduto finora.

ANCORA SOTTO ESAME Il direttore «ad interim» della Sala Stampa vaticana, Alessandro Gisotti, rispondendo al-

La scheda

Sei veggenti, 40 anni di apparizioni della Madonna che tuttora proseguono MEDJUGORJE Nella località bosniaca di Medjugorje ormai da quasi 40 anni, a partire dal giugno 1981, si ripeterebbero le apparizioni della Madonna a sei veggenti. Il ciclo delle apparizioni non è ancora concluso e anche per questo mai giudicato in modo definitivo dalla Chiesa cattolica per quanto riguarda la sua veridicità. Papa Francesco non ha mai nascosto il suo scetticismo sulle visioni mariane «a scadenza fissà, perché, come ha detto più volte, «la Madonna non è un postino». La stessa commissione d’inchiesta guidata dal cardinale Camillo Ruini (2010-2014) espresse un

parere positivo sulle prime fasi delle presunte apparizioni, meno sulle successive. Dei sei veggenti, all’epoca bambini o ragazzi, tre affermano di avere ancora oggi l’apparizione quotidiana della «Regina della pace», sempre alla stessa ora del pomeriggio e in qualunque luogo essi si trovino: sono Vicka (che abita a Medjugorje), Marija (che vive a Monza) e Ivan (che risiede negli Stati Uniti). Una quarta veggente, Mirjana, racconta di ricevere un’apparizione ogni mese, il giorno 2, mentre per gli ultimi due ex ragazzi di Medjugorje, Ivanka e Jakov, questo accade una volta all’anno.

IL SANTUARIO Sulla collina delle apparizioni della Madonna è sorta una chiesa, meta di milioni di fedeli ogni anno.

le domande dei giornalisti, ha precisato comunque che al via libera papale va accompagnata la «cura di evitare che questi pellegrinaggi siano interpretati come una autenticazione dei

«MA QUESTA LICENZA NON SIGNIFICA UN GIUDIZIO SULLA VERITÀ DELLE APPARIZIONI DELLA MADONNA»

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noti avvenimenti, che richiedono ancora un esame da parte della Chiesa». Secondo il portavoce della Santa Sede, «va evitato dunque che tali pellegrinaggi creino confusione o ambiguità sotto l’aspetto dottrinale. Ciò riguarda anche i pastori di ogni ordine e grado che intendono recarsi a Medjugorje e lì celebrare o concelebrare anche in modo solenne». «Considerati il notevole flusso di persone che si recano a Medjugorje e gli abbondanti frutti di grazia che ne sono scaturiti - ha aggiunto Gisotti - tale disposizione rientra

nella peculiare attenzione pastorale che il Santo Padre ha inteso dare a quella realtà, rivolta a favorire e promuovere i frutti di bene». Il visitatore apostolico, ha concluso, «avrà, in tal modo, maggiore facilità a stabilire - d’intesa con gli ordinari dei luoghi - rapporti con i sacerdoti incaricati di organizzare pellegrinaggi a Medjugorje, come persone sicure e ben preparate, offrendo loro informazioni e indicazioni per poter condurre fruttuosamente tali pellegrinaggi». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Lunedì 13 Maggio 2019 www.gazzettino.it

L’abbraccio di Milano agli Alpini: «Simbolo dell’Italia riunita» In 30.000 dal Nordest per la festa del centenario delle Penne Nere `

Emozione per l’omaggio a Iroso, poi passaggio di testimone a Rimini `

LA COMMOZIONE

L’EVENTO MILANO Il grande abbraccio di Milano agli Alpini. La città della Madonnina si è stretta intorno alle Penne Nere nel giorno conclusivo del “Raduno del Centenario”, la novantaduesima adunata nazionale che coincide appunto con i 100 anni dell’associazione, fondata nel 1919 da un gruppo di reduci nella Galleria Vittorio Emanuele II e attualmente presieduta dal trevigiano Sebastiano Favero. Una grande festa in cui determinante, ancora una volta, è stato l’apporto del Nordest: secondo le stime, almeno 30.000 i partecipanti dal Veneto, dal Friuli Venezia Giulia e dal Trentino Alto Adige agli appuntamenti che nel fine settimana hanno visto la presenza di 500.000 persone, di cui 90.000 allo sfilamento di ieri.

IL SIMBOLO Tre giorni di tricolori, cori, fanfare, brindisi, risate. «Milano non è mai stata così alpina», commentava oggi in piazza Duomo un generale in congedo osservando la muraglia di persone che applaudivano, due ali di folla che si snodava ininterrottamente dai Bastioni di Porta Venezia, dove alle 9 ha preso avvio il corteo, fino al Castello Sforzesco, dov’era stata allestita la cittadella che con i suoi 40 stand e i mezzi militari ha richiamato 120.000 visitatori. «Gli Alpini sono il simbolo dell’Italia che si è riunita, che ha affrontato due guerre, ne è uscita, e si è ricomposta. Continuano a essere un simbolo molto importante del nostro Paese», ha detto Elisabetta Trenta, ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, accompagnata dal capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale di squadra aerea Enzo Vecciarelli. Sul palco, tra le autorità, anche diversi veneti: per il Governo il sottosegretario Massimo Bitonci, per la Regione il presidente Luca Zaia con l’assessore Elena Donazzan e la capogruppo Silvia Rizzotto.

ideali dei nostri padri sono il nostro futuro”, i patriottici “Alpini ed Italia per sempre” e “Siamo qui per l’Italia”, il solidale “Onoriamo i caduti aiutando i vivi”, l’orgoglioso “Julia: divisione miracolo!”, gli infaticabili “Da cent’anni con lo zaino in spalla” e “Cento anni e non sentirli! Con coraggio sempre presenti”.

AGLI APPUNTAMENTI DEL FINE SETTIMANA HANNO PRESO PARTE 500.000 PERSONE, DI CUI ALMENO 90.000 PER LO SFILAMENTO

Tante le emozioni della giornata. Ad esempio per la presenza di Silvio Biasetti, 106 anni compiuti il 2 maggio, reduce della sezione Ana di Biella: «È un personaggio, non perde mai un raduno», hanno sottolineato i suoi amici. Oppure per la partecipazione di Riccardo Cerantola, alpino vicentino malato di Sla, sospinto in carrozzina dai suoi familiari con l’adorato cappello in testa. Tra i soldati in servizio attivo c’era una delle sei medaglie d’oro al valor militare italiane viventi, il sergente maggiore Andrea Adorno, catanese di 38 anni, ferito in Afghanistan nel 2010 per difendere i suoi commilitoni durante un conflitto a fuoco: «Una pallottola mi ha colpito sfiorando la femorale, ma io dovevo coprire alcuni compagni che stavano trasportando un ferito e ho continuato a fare fuoco di copertura con la mia mitragliatrice. Sono vivo grazie all’addestramento». Commozione anche per l’omaggio a Iroso, il leggendario mulo della brigata Cadore morto due settima-

LA FIUMANA Lo spettacolare colpo d’occhio sulla Milano alpina (LA PRESSE)

ne fa a 40 anni ma ieri “Presente!”, come recitava il cartello portato in sua memoria dalle Penne Nere di Vittorio Veneto. Il governatore Zaia gli ha dedi-

cato un post su Facebook: «Il ricordo di Iroso, il mulo alpino più vecchio d’Italia, piomba sull’adunata. Sfila il suo basto portato dal grandissimo Toni De Luca che lo salvò da morta certa. Un silenzio commosso lo accoglie e tutti rendiamo omaggio a questo “generale” che ci ha lasciato da poco. Tanto, come dicono gli alpini, non è morto: è soltanto “andato avanti”».

LA STECCA A conclusione della tre-giorni è arrivato l’alzabandiera, uno dei momenti simbolici più attesi insieme al tradizionale passaggio della stecca, cioè la consegna del testimone alla prossima realtà ospitante: Rimini. «Grazie alla città per averci accolto a braccia aperte» ha scritto in serata il generale Riccardo Genovese, presidente del comitato organizzatore dell’adunata milanese. © RIPRODUZIONE RISERVATA

I VENETI A sinistra Luca Zaia con Toni De Luca e il basto di Iroso. Sopra il saluto di Sebastiano Favero con Massimo Bitonci

GLI STRISCIONI In testa alla marcia lo slogan “100 anni di coraggioso impegno”, seguito da un reggimento in armi e da tutte le sezioni, italiane ed estere, e dalla Protezione Civile, di cui gli iscritti all’Ana formano l’ossatura. La prima regione a sfilare è stata la Sicilia, l’ultima quella ospitante e cioè la Lombardia. Mogli gli striscioni che hanno scandito la giornata: L’immancabile “Veci e bocia”, il programmatico “Ricordare, aiutare, onorare. Ieri, oggi, sempre”, il generazionale “Gli

IN TESTA AL CORTEO LO SLOGAN “100 ANNI DI CORAGGIOSO IMPEGNO”, POI TUTTE LE SEZIONI SIA ESTERE CHE ITALIANE 4dc06898-5871-45fe-83da-4393f008c065


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CONFARTIGIANATO: «IRRINUNCIABILE EUROPA» Oggi alle 16.30, alla Scuola di San Rocco a Venezia, confronto sulle Europee. Il presidente Agostino Bonomo: «Le imprese vogliono un’Ue più forte».

Lunedì 13 Maggio 2019 www.gazzettino.it

Mose, è l’ora del processo d’appello Domani l’udienza di secondo grado per sei degli imputati che `L’ex sindaco Orsoni e l’ex magistrato alle acque Piva chiedono avevano scelto il rito ordinario. Ricorso postumo per Matteoli l’assoluzione (e non la prescrizione). Istituzioni e Cvn parti civili `

so la posizione per riunirla a quelle degli altri coimputati. Tutti potranno in ogni caso rivolgersi successivamente alla Suprema Corte.

LO SCANDALO VENEZIA È l’ora dell’appello per il processo Mose. Domani mattina, di fronte alla Corte presieduta da Carlo Citterio, si aprirà il dibattimento di secondo grado a carico di sei degli otto imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito ordinario. L’udienza non riguarda l’ex eurodeputata Amalia Sartori e l’architetto di Giancarlo Galan, Danilo Turato, entrambi assolti in primo grado, contro i quali non è stato presentato ricorso e dunque la sentenza è diventata definitiva. In aula sono chiamati a comparire l’ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni (finanziamento illecito), l’ex presidente del Magistrato alle acque, Maria Giovanna Piva (corruzione), l’imprenditore romano Erasmo Cinque e il veneziano Nicola Falconi (accusati entrambi di corruzione), nonché l’avvocato romano Corrado Crialese (millantato credito). Ma sarà preso in esame anche il ricorso presentato post mortem dai legali dell’ex ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli, condannato a quattro anni di reclusione per corruzione dal Tribunale di Venezia, il 14 settembre del 2017, ma deceduto il 18 dicembre dello stesso anno, prima del deposito delle motivazioni della sentenza. Un caso giuridico con pochi precedenti: la difesa chiede che la condanna lasci il posto ad una sentenza di assoluzione, mentre accusa e parti civili si batteranno per l’inammissibilità della richiesta. Non è escluso che alla Corte basti una sola udienza per decidere.

L’EX MAGISTRATO ALLE ACQUE Assolta in primo grado per il collaudo assegnatole per l’ospedale dell’Angelo e prescritta l’accusa relativa alle tangenti che l’ex presidente del Cvn, Giovanni Mazzacurati, ha raccontato di averle versato nel corso del suo mandato, l’ex presidente del Magistrato alle acque Piva punta a ottenere l’assoluzione nel merito anche per la seconda imputazione, che i giudici di primo grado hanno ritenuto fondata, ma non punibile per il troppo tempo trascorso.

L’IMPRENDITORE

IN AULA Da sinistra Giorgio Orsoni e Altero Matteoli durante il processo di primo grado. L’ex ministro è morto il 18 dicembre 2017

Un vicentino

Soffiata sulle azioni, la Consulta: «Confiscare solo il profitto delle operazioni»

L’EX SINDACO Assolto in primo grado per i finanziamenti in bianco (per i giudici non c’era la prova che il primo cittadino sapesse che erano frutto di illeciti fiscali da parte del Consorzio Venezia Nuova) e prescritto per quelli in nero, Orsoni aveva fatto ricorso “per saltum” direttamente in Cassazione chiedendo l’annullamento della sentenza di primo grado in quanto, a suo avviso, la legge sul finanziamento illecito non include i candidati sindaci nell’elenco dei soggetti obbligati a rispettare la norma. Per questo motivo chiede l’assoluzione. Ad occuparsi del caso saranno sempre i giudici della Corte d’appello, ai quali la Cassazione ha trasmes-

A ROMA La sede della Consulta

VENEZIA In caso di insider trading, la confisca va limitata al solo profitto, senza estendersi al prodotto delle operazioni finanziarie illecite e dei beni utilizzati per commetterle. L’ha deciso nei giorni scorsi la Corte Costituzionale, in merito alla vicenda relativa ad un imprenditore veneto. Si tratta di Davide Bolognesi, originario di Vicenza, già azionista e consigliere di amministrazione di Fmr Art’è. Nel 2012 la Consob l’aveva sanzionato con multe per complessivi 350.000 euro, confische fino a circa 150.000 e 18 mesi di interdizione dalle cariche amministrative. In particolare 200.000 euro riguardavano l’accusa di abuso di informazione privilegiata in relazione all’Opa volontaria totalitaria sulle azioni del gruppo editoriale, di cui Bolognesi «era a conoscenza in

virtù della sua posizione di socio fondatore, azionista ed amministratore» della società, «nonché in qualità di socio di Codex, la società veicolo appositamente costituita per il lancio della succitata Offerta pubblica di acquisto». In sostanza il vicentino aveva comprato 30.000 azioni al prezzo complessivo di 123.000 euro, ma al momento del lancio dell’Opa, il valore totale dei titoli acquistati era salito a 150.000 euro, con una plusvalenza dunque di 27.000 euro. Quanto al resto delle sanzioni, altri 100.000 euro erano stati comminati al componente del Cda per aver fatto una soffiata sull’operazione a un dipendente e i restanti 50.000 per aver ritardato l’esercizio delle funzioni della Consob. Dopo essere approdato in

Cassazione, il contenzioso è arrivato davanti alla Consulta, chiamata a pronunciarsi sull’importo dei beni da confiscare. Ebbene secondo la Corte è costituzionalmente illegittima la confisca amministrativa dell’intero prodotto delle operazioni finanziarie illecite e dei beni utilizzati per commetterle, anziché del solo profitto ricavato da queste operazioni. Per i giudici questa sproporzione emerge in modo evidente in questo caso: a fronte di un profitto di 27.000 euro , Bolognesi è stato sottoposto a una sanzione patrimoniale complessiva di 350.000 euro, la cui componente “punitiva” è circa tredici volte superiore all’effettiva utilità economica ricavata. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’imprenditore romano Erasmo Cinque è stato condannato a 4 anni di reclusione con il sequestro a fine di confisca di oltre 19 milioni di euro (assieme all’ex ministro Matteoli) in relazione ad una maxi corruzione relativa ai lavori di marginamento e bonifica di Porto Marghera): i suoi difensori si battono per la piena assoluzione. Così come fanno l’imprenditore veneziano Nicola Falconi (condannato in primo grado a 2 anni e 2 mesi) e dell’avvocato romano Corrado Crialese (un anno e 10 mesi, pena sospesa). Quasi tutti gli episodi, in ogni caso, dovrebbero essere ormai coperti da prescrizione, eccezion fatta per quelli contestati ad Erasmo Cinque.

LE PARTI CIVILI In appello ci saranno tutte le parti civili costituitesi durante il processo di primo grado per ottenere il risarcimento dei danni sofferti. Si tratta di Presidenza del Consiglio dei ministri, ministero delle Infrastrutture, Regione Veneto, Città Metropolitana e Comune di Venezia, nonché Consorzio Venezia Nuova. Gianluca Amadori © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’UDIENZA NON RIGUARDA L’EX EUROPARLAMENTARE AMALIA SARTORI E DANILO TURATO, ARCHITETTO DI GIANCARLO GALAN, IN QUANTO GIÀ ASSOLTI

Asiago Dop rafforza vendite e quotazioni: 1,5 milioni di forme IL BILANCIO ASIAGO (VICENZA) Il formaggio Asiago Dop rafforza vendite e quotazioni, in controtendenza rispetto al comparto dei semiduri. Questi i dati più significativi del bilancio 2018 presentato ieri all’assemblea dei soci del Consorzio di tutela: una crescita costante per entrambe le tipologie con 1.582.108 forme totali, scorte ai minimi storici, incremento delle vendite in Italia sia in quantità (+1,6%) che a valore (+1,7%) e importanti successi nella difesa in-

ternazionale in Cina, Giappone e Messico. Così si chiude il mandato del presidente Fiorenzo Rigoni e si aprono le celebrazioni per i 40 anni di fondazione della denominazione veneto-trentina.

I NUMERI L’anno 2018 ha visto un rafforzamento dell’efficacia dell’azione del Consorzio, che ha puntato sulla valorizzazione della qualità distintiva del prodotto e la diversificazione della specialità. A confermarlo anche il positivo aumento di tutte le tipologie prodotte e il successo del progetto di po-

sizionamento che ha promosso la conoscenza e diffusione dello stagionato nelle principali catene della grande distribuzione organizzata. Nel dettaglio, l’Asiago Dop stagionato, prodotto in

PRESENTATO AI SOCI DEL CONSORZIO DI TUTELA IL BILANCIO DEL 2018: SUCCESSI NELLA DIFESA INTERNAZIONALE IN CINA, GIAPPONE E MESSICO c0c3df29-bc48-4537-8364-f09b66ec6d96

ASSEMBLEA Ieri la presentazione del bilancio consortile si è svolta ad Asiago

241.331 forme (+8.794, pari al +3,78%), continua, per il secondo anno consecutivo, a segnare un consistente aumento portando la sua crescita, nell’ultimo biennio, all’8,81%. L’ottimo risultato è stato premiato da vendite in crescita del 9,8% e da un aumento delle quotazioni, su base annua, del +4,92%. Positiva anche la performance del fresco, con 1.340.777 forme prodotte (+1.948, pari a un +0,15%), che ha registrato un lieve incremento di vendite (+0.21%) e un aumento medio delle quotazioni del +1,32%. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL PIANO VENEZIA Concludendo gli stati generali dell’emigrazione veneta nel mondo, nell’ottobre scorso l’assessore Manuela Lanzarin aveva dato l’annuncio: «Dal 2019 al 2021 la Regione metterà a disposizione 450.000 euro del proprio bilancio per queste iniziative». Quelle cioè riguardanti «l’altro Veneto», una nazione virtuale che conta 5 milioni di corregionali e oriundi residenti all’estero, eredità di un fenomeno storico-sociale che fra il diciannovesimo e il ventesimo secolo vide la registrazione di 3,2 milioni di espatri. Misure che in questi giorni stanno prendendo forma attraverso le delibere appena pubblicate sul Bur, che prevedono solo per quest’anno un pacchetto da 390.000 euro, fra cui spiccano i 50.000 destinati al ritorno nella terra di origine degli emigranti e dei loro discendenti.

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Rientro degli emigranti la Regione paga le spese Pubblicate sul Bur le delibere riguardanti `Pronti 50.000 euro per favorire il ritorno, contributi e progetti per i veneti nel mondo altri 40.000 per far visitare la terra degli avi `

Gli indennizzi

Valvole killer, nominata la commissione tecnica

I COSTI La legge regionale in materia punta infatti «da un lato, a favorire e facilitare il rientro e l’inserimento nel territorio regionale di cittadini veneti emigrati all’estero nonché dei loro discendenti, e dall’altro a garantire a favore delle collettività venete all’estero il mantenimento dell’identità veneta e lo sviluppo della conoscenza della cultura di origine». Per questo un primo provvedimento riguarda il rimborso delle spese sostenute per il viaggio, il trasporto delle masserizie e la prima sistemazione in Veneto. A presentare le domande possono essere cittadini italiani che siano nati o abbiano vissuto per almeno tre anni sul territorio regionale e che siano rimasti all’estero per non meno di cinque, nonché i loro vedovi, figli, nipoti e pronipoti. I contributi potranno sostenere i costi del viaggio attraverso mezzi pubblici e privati; del trasporto di og-

RADUNO Un’immagine della festa dei “Veneti nel mondo”: quest’anno la celebrazione dell’emigrazione veneta si terrà domenica 28 luglio sulla Piana del Cansiglio. Nel tondo l’assessore Manuela Lanzarin

L’ASSESSORE LANZARIN: «DOVEROSO IMPEGNARE UNA QUOTA DI BILANCIO PER ALIMENTARE LA MEMORIA E TENERE VIVE LE RELAZIONI»

getti personali, vestiario, arredo, mobilia ed attrezzature varie; del canone di locazione e delle bollette di luce, acqua e gas. Per ogni famiglia la sovvenzione non potrà superare i 5.000 euro, mentre le scadenze sono fissate al 31 luglio per il primo riparto e al 31 ottobre per il secondo.

I SOGGIORNI Ma se questi sono rientri concepiti per essere definitivi, una seconda linea di erogazione riguarda invece i soggiorni temporanei. Ulteriori 40.000 euro sono infatti dedicati ai progetti promossi da enti locali, istituzioni, associazioni culturali e del mondo dell’emi-

Docenti di sostegno, test difficili strage di prof a Padova e Verona SCUOLA VENEZIA Si sono presentati in migliaia, ma alla fine più della metà è stata scartata già al test pre-selettivo per accedere al Tfa, che è il percorso universitario per diventare insegnante di sostegno. Dei 60 quiz del test, 20 erano riservati alle competenze linguistiche ed è qui che i candidati avrebbero avuto le maggiori difficoltà. Alla fine sono stati ammessi allo step successivo mille candidati all’Università di Padova per 500 posti disponibili e 700 nell’ateneo di Verona per complessivi 350 posti. Per riuscire ad ammettere il doppio dei candidati rispetto ai posti disponibili, così come richiesto dal bando, è stata modificata anche la griglia di valutazione. Mentre inizialmente per passare alla prova successiva, che consiste nello scritto con domande a risposta aperta, bisognava raggiungere un punteggio di 21 risposte esatte su 30, alla fine si è deciso di ammettere anche chi aveva totalizzato meno di 21 risposte esatte fino al raggiungimento dei numeri necessari. Alla fine del percorso verranno comunque accolti al Tfa in 850 tra le due università di Padova e Verona, a tanto ammonta il

contingente assegnato al Veneto dal Miur nella ripartizione dei 14.424 posti assegnati a livello nazionale. Numeri superiori rispetto agli anni scorsi, ma non ancora sufficienti a colmare il fabbisogno di insegnati con la specializzazione per insegnare agli studenti con disabilità, considerato che per l’anno scolastico ormai quasi concluso già ne mancano poco meno di 1500. Una sproporzione legata sia ai numeri chiusi

TROPPI RESPINTI VALUTAZIONI “ALZATE” PER COPRIRE I NUMERI INTANTO LA CONSULTA CONSIDERA LEGITTIMI I CONCORSI RISERVATI

negli atenei sia all’aumento del numero dei ragazzini con certificazione medica.

IL RECLUTAMENTO Carenze che in Veneto vanno anche oltre il sostegno, sono infatti esaurite le graduatorie per molte materie e i concorsi - eccetto quelli per l’infanzia e la primaria - non sono stati banditi. Solo in Veneto quasi 3mila posti non sono andati in ruolo per mancanza di candidati. Tema al centro dello sciopero che i sindacati della scuola - Cgil, Cisl Uil , Snals e Gilda - avevano proclamato per il mese di maggio e che ora hanno sospeso perché, lo scorso 6 maggio, sono stati convocati dal premier Giuseppe Conte. Tra i temi posti dai sindacati il reclutamento e la stabilizzazione degli insegnanti precari, specie quelli con almeno 36 mesi di insegnamento. A loro sostegno intanto lo scorso 7 maggio la Corte Costituzionale si è espressa sulle questioni sollevate dal Consiglio di Stato riguardanti il sistema di reclutamento previsto dal decreto legislativo 59/17 (attuativo della “Buona Scuola”), sostenendo in particolare la piena legittimità delle procedure concorsuali riservate. Raffaella Ianuale

INSEGNANTI Avviati nelle università di Padova e Verona i test per accedere ai Tfa per ottenere la specializzazione del sostegno

CENTRALE UNICA DI COMMITTENZA DEI COMUNI DI NOVATE MILANESE, BOLLATE E BARANZATE Bando di gara Stazione appaltante: Centrale unica di committenza dei comuni di Novate Milanese Bollate e Baranzate. Amministrazione aggiudicatrice e punti di contatto: Comune di Novate Milanese, Via Vittorio Veneto, 18 – 20026 Novate Milanese; Telefono: +39 0235473357; pec: comune.novatemilanese@legalmail.it Oggetto. Procedura aperta per l’afidamento della gestione e dei servizi integrativi e di supporto ai nido comunali periodo 01/09/2019 – 31/08/2024 - CIG78928791CD. Importo complessivo: €3.712.750,00 (di cui €00,00 per oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso). Durata: cinque anni educativi, dal 01/09/2019 al 31/08/2024. Condizioni di partecipazione: Si veda documentazione integrale di gara. Tipo di procedura: aperta, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 95del D.lgs. n. 50/2016. Termine ricezione offerte: 15.06.19 ore12.00; Apertura offerte: 17.06.19 ore 10.30. Documentazione integrale disponibile su: www.comune.novatemilanese.mi.it; www.sintel.regione.lombardia.it. Il RUP dr. Stefano Robbi

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grazione, mirati «a dare la possibilità di visitare la terra d’origine a cittadini veneti emigrati e ai loro discendenti, di età pari o superiore ai 65 anni, che non possiedono le sufficienti disponibilità economiche per sostenere i costi del viaggio». Commenta l’assessore Lanzarin: «Il fenomeno migratorio ha profondamente segnato la storia delle comunità venete tra Otto e Novecento producendo cambiamenti e relazioni che tuttora dispiegano i loro effetti. Per questo è doveroso che la Regione impegni una quota, anche se modesta, del proprio bilancio per alimentare la memoria, mantenere vive relazioni tra comunità lontane e mettere a frutto, attraverso scambi e progetti rivolti al domani, quel capitale di conoscenze, esperienze e imprenditorialità che si è creato tra la terra veneta e le tante comunità di origine veneta sparse nei diversi continenti».

LE INIZIATIVE

VENEZIA Nominata la commissione tecnica regionale, chiamata a definire gli indennizzi per il caso delle valvole killer. È stato pubblicato sul Bur il decreto con cui viene istituito l’organismo che dovrà supportare la Giunta nel sostegno ai pazienti o ai loro familiari. I componenti sono quattro: il direttore degli Affari Legislativi di Palazzo Balbi (con funzioni di presidente), il responsabile del Terzo Settore, l’avvocato Luciana Puppin e il medico legale Anna Aprile (queste ultime in capo all’azienda ospedaliera di Padova). Il lavoro istruttorio dovrà essere completato «possibilmente entro il 30 giugno 2019». L’intervento economico era stato inserito nel Collegato alla legge di Stabilità, con l’obiettivo di chiudere la tormentata partita dei dispositivi cardiaci prodotti dalla ditta Tri Technologies e risultati difettosi. Inizialmente le vittime erano state risarcite, ma poi era intervenuta la prescrizione e alle famiglie era stata imposta la restituzione delle somme. (a.pe.)

Annunciando la prossima festa degli emigranti per domenica 28 luglio sulla Piana del Cansiglio, Palazzo Balbi ha quindi deciso di supportare pure i progetti organizzati direttamente nei Paesi esteri: 100.000 euro saranno dedicati a «convegni, seminari, mostre, manifestazioni, celebrazioni, festival e ogni altro evento che abbia come tema l’emigrazione veneta e/o la finalità di conservare e di valorizzare la cultura e l’identità veneta». Ammonteranno invece a 5.000 euro ciascuno i premi per le ricerche storiche nelle scuole superiori e per la migliore tesi di laurea sull’emigrazione, con una duplice finalità: «Non solo perché la memoria di quel momento così importante per la nostra storia, costituito dalla grande migrazione, rimanga vivo nei giovani e li renda consapevoli della forza, della determinazione, del sacrificio che l’hanno caratterizzato, ma anche per comprenderne gli aspetti di ricaduta economica nella nostra regione, come rimesse, e nei Paesi di destinazione, in termini di risultati economici e imprenditoriali». Infine da quest’anno 10.000 euro andranno ai nuovi gemellaggi tra i Comuni nostrani ed esteri che sono stati meta dell’emigrazione veneta. Angela Pederiva

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PRIMO PIANO

LUNEDÌ 13 MAGGIO 2019 MESSAGGERO DEL LUNEDÌ

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i protagonisti

Canti e bandiere all’ombra del Duomo 1. Gli alpini della sezione di Udine sfilano all’adunata indossando la maglietta del Friuli; 2. Le penne nere della sezione di Pordenone durante il loro passaggio davanti al Duomo di Milano; 3. Presente all’adunata nel capoluogo lombardo anche la sezione di Trieste: 4. La sezione di Udine con lo striscione che omaggia la storia degli alpini

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«L’orgoglio dell’Italia» Sfilano gli alpini a Milano in ottomila dal Friuli Si è conclusa con successo la tre giorni dell’Adunata nel capoluogo lombardo Botta e risposta a distanza fra Trenta e Salvini che aveva indossato il cappello

dall’inviato Enri Lisetto MILANO. Alla fine anche la gente

della città più cool d’Italia si è messa a bordo strada, lungo i 2, 3 chilometri tra porta Venezia, corso Matteotti, via Orefici e Dante sino a largo Cairoli, per applaudire le 80 mila penne nere che hanno sfilato a chiusura della tre giorni di adunata del centenario dell’Ana. È stato un crescendo di curiosità, per milanesi e turisti, tanti anche stranieri, che hanno visto sfilare l’Italia, dal Sud all’Est – applauditissimi gli 8 mila friulani al grido di “Julia! ” – dal Centro all’Ovest, all’ombra del Duomo.

LA BANDIERA DELLA JULIA

Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha reso gli onori alla bandiera di guerra del 5° reggimento alpini (che dipende dalla Julia) scortata da tre compagnie e dalla fanfara di Udine. Poi la sfilata, una storia tra le storie degli uomini che servono o hanno servito lo Stato e han-

no indossato un cappello mai più appeso al chiodo. È stata la festa della più grande associazione d’arma d’Europa, oltre 350 mila iscritti, un viaggio tra testimonianze di umanità, generosità, solidarietà aperto dagli alpini in armi, dagli atleti paralimpici, da quelli residenti all’estero. FRIULANO DAL CANADA

Rappresentanti di Zara, Pola, Istria («anche gli italiani sanno cosa significa essere profughi»), penne nere sparse nel mondo che sono rientrate dal Cile all’Argentina, dal Sudafrica al Belgio. Dal Canada è tornato Gino Vatri, nato a Gorgo Uno degli striscioni della sezione di Pordenone di Latisana il 4 gennaio 1945, che oltreoceano ha fondato la ciso che mi iscriverò e il prossi- IL MINISTRO DELLA DIFESA rivista “Alpini in trasferta”. mo anno sfilerò anche io, socio di Udine est». Pino Schirru è di Il ministro della Difesa ElisabetIL PUBBLICO origini sarde e abita a Bovisio ta Trenta, accompagnata dal Tanti, dunque, si sono assiepa- Masciago, dove dirige il Coro capo di stato maggiore della Diti lungo le transenne. Stefano Cai. «Siamo stati in tour in Friu- fesa generale Enzo Vecciarelli, Nadalutti è alpino, è di Udine li sa? A Spilimbergo, Corde- ha voluto essere presente sin ed è tra quelli. Non sfila: «Non nons, Villa Manin, Lignano. E dall’inizio dell’adunata. Salusono iscritto all’Ana». Freme, siamo rimasti in contatto e oggi tando il pubblico assiepato lunper non essere oltre quel limite, sono qui, ad applaudire gli alpi- go le transenne, un alpino l’ha tanto che ammette: «Ho già de- ni friulani». invitata a indossare il cappello

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La sezione di Vittorio Veneto ha fatto sfilare il basto del mulo Iroso

Il Capo dello Stato invia un messaggio: «La vostra attività è un esempio luminoso»

C’è chi è rientrato dal Canada per poter partecipare alla manifestazione

alpino. «Il cappello – ha risposto – lo mettono solo gli alpini e io non lo sono». Risposta a distanza al collega agli Interni Matteo Salvini che il giorno prima il cappello in testa ce l’aveva, alla Cittadella, cantando una canzone in memoria di una penna nera caduta. «Gli alpini – ha aggiunto Trenta – sono il simbolo dell’Italia che si è riunita, che ha affrontato due guerre, ne è uscita e si è ricomposta. Continuano a essere un simbolo molto importante del nostro Paese».

Trenta e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, c’erano il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, del Veneto Luca Zaia, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Tra i vertici militari il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Salvatore Farina, il comandante delle Truppe alpine, Claudio Berto e il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Unione Europea.

IL CAPO DELLO STATO

Sergio Mattarella ha inviato un messaggio in occasione del centenario dell’Ana, «una ricorrenza di cui l’intero Paese va orgoglioso. La testimonianza offerta quotidianamente nell’attività associativa dagli alpini in congedo è per tutta la società esempio luminoso di volontariato e motivo legittimo d’orgoglio». I PRESENTI

Sul palco, oltre al ministro

I NUMERI

«La stima di 500 mila presenze – sottolineano gli organizzatori – è credibile, anche perché molti sono arrivati in giornata». A vigilare sulla manifestazione sono stati 600 uomini delle polizia locale in più. LE CURIOSITÀ

Tutti gli alpini hanno reso omaggio a Iroso, l’ultimo mulo morto a 40 anni alcune settimane fa. La sezione di Vittorio Veneto ha fatto sfilare, sopra il tricolore, il suo basto. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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