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PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Mercoledì 24 Luglio 2019
S
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C 2
pesa storica
È il punto di partenza per il calcolo della parte finanziaria dell’autonomia, l’architrave che sorregge l’intera riforma. Quanto spende oggi lo Stato per gestire l’Istruzione in Veneto? Circa 2,3 miliardi di euro. Bene, se l’Istruzione fosse devoluta al Veneto lo Stato dovrebbe garantire alla Regione, ogni anno, 2,3 miliardi di euro per permettergli di gestire da sé questa competenza (il ragionamento si può replicare alla stessa maniera per tutte le materie contenute nell’intesa autonomista). Il calcolo, dunque, è «a saldo zero» per il bilancio dello Stato e di conseguenza le altre Regioni non ci rimetterebbero un centesimo. Neppure il Veneto ci guadagnerebbe alcunché rispetto a oggi ma la sfida, per la Regione, è quella di gestire la stessa competenza meglio dello Stato e spendendo meno, grazie alle efficienze dovute alla gestione più vicina al territorio, con catene decisionali ridotte e una vigilanza più attenta sulle uscite. Il Sud protesta comunque perché sostiene che la spesa storica sia da sempre squilibrata a favore del Nord dove «storicamente» lo Stato ha speso di più, specie quando si è trattato degli investimenti. Ma l’argomento è controverso, sia sul piano politico che tecnico dal momento che studi diversi conducono immancabilmente a riscontri diversi.
F
osti standard
ondo di perequazione
È il punto di arrivo finale. Sose, società partecipata dal ministero dell’Economia, ci sta lavorando da anni, sono pronti per i Comuni (che in parte già li applicano), in via di definizione per le Regioni. Funzionano così: per un determinato servizio, ad esempio il trasporto pubblico, si stabilisce il Livello essenziale della prestazione (il Lep), ossia quanti autobus ci devono essere per tot abitanti, ogni quanto devono passare, quanti chilometri devono coprire, insomma, quale dev’essere la qualità media del servizio offerto ai cittadini, che questi abitino in Veneto o in Campania. Fatto ciò, si stabilisce quanto questo servizio deve costare, secondo criteri di efficacia ed efficienza. Alle Regioni viene quindi assegnato l’ammontare così calcolato. Chi spende di più, perché spreca, dovrà coprire i buchi o tagliare il servizio; chi spende meno, perché è virtuoso, potrà reinvestire i risparmi per migliorare ulteriormente il servizio, ad esempio aumentando le corse. Tra la spesa storica e i costi standard era stato inizialmente stabilito uno step intermedio, la spesa media pro capite, poi però eliminato dal ministero dell’Economia perché avrebbe generato uno squilibrio eccessivo a favore delle Regioni del Nord.
Riguarda la solidarietà tra le Regioni. Che i servizi siano finanziati secondo la spesa storica oppure i costi standard, si pone il problema di come reperire i fondi necessari. Fin dal principio sono stati esclusi i trasferimenti dallo Stato, perché il meccanismo sarebbe farraginoso e, secondo la Regione, a forte rischio tagli, nel caso si rendessero necessari per far quadrare i conti a Roma. Si è quindi optato per compartecipazioni al gettito erariale generato sul territorio: quanto pagano i veneti di tasse allo Stato? 100. E quanto serve per finanziare le nuove competenze della Regione? 40. Bene, ogni anno, 40 finiscono dritti nelle casse della Regione e 60 prendono la via di Roma. L’imposta di riferimento è l’Irpef. Ma che succede se il gettito sale a 120 o si riduce a 80? Le ipotesi sono due: la Regione si accolla oneri e onori (per cui gode dell’avanzo ma si arrangia in caso di disavanzo); lo Stato ripiana se c’è il buco ma passa all’incasso se c’è il surplus. In quest’ultimo caso, il M5s chiede sia creato un fondo di perequazione, a favore delle Regioni del Sud: verrebbe finanziato con l’extra gettito di cui sopra, ma anche con i soldi derivanti dalle efficienze di spesa delle Regioni autonomiste virtuose. Ipotesi «inaccettabile» per la Lega: «I soldi risparmiati ce li teniamo sul territorio».
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Leparole della
Miliardi di euro
È quanto spende in Veneto lo Stato ogni anno secondo i dati aggregati della Ragioneria dello Stato
Euro
È quanto spende in Veneto lo Stato ogni anno, calcolato su base pro capite. Siamo al terzultimo posto in Italia
autonomia
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ABBIE SALARIALI
Sono un sistema di calcolo dei salari che mette in relazione le retribuzioni con alcuni parametri, su tutti il costo della vita in un determinato luogo (più alto è il costo della vita, più alto è lo stipendio). Nel 1954, anno di entrata in vigore della gabbie salariali, l’Italia venne divisa in 14 zone: tra quella in cui il salario era maggiore e quella in cui il salario era minore la distanza poteva arrivare al 29%. Ritenute discriminatorie e poco eque dai sindacati, furono abolite in modo progressivo tra il 1969 e il 1972. A rievocarle con riferimento all’autonomia, è stato il M5s, contrario all’ipotesi, avanzata da Veneto e Lombardia, che le Regioni potessero «integrare» con fondi propri lo stipendio degli insegnanti attivi sui loro territori, così da convincerli a non abbandonare la cattedra (molti docenti provengono infatti dal Sud e le richieste di avvicinamento a casa generano all’inizio di ogni anno scolastico gravi problemi di organico). La differenza salariale tra prof che ne deriverebbe ha fatto salire sulle barricate pure i sindacati della scuola ma va detto che già oggi le Province autonome di Trento e Bolzano godono della facoltà di aumentare gli stipendi dei loro docenti, possibilità pure prevista nel settore privato (in fabbrica) grazie alla contrattazione territoriale di secondo livello. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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a cura di Marco Bonet
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Il confronto sull’autonomia si sta facendo sempre più infuocato sul piano politico e sempre più caotico dal punto di vista tecnico. Molte argomentazioni vengono utilizzate in maniera strumentale e fuori contesto, altre - eccessivamente accademiche - per quanto vere risultano incomprensibili ai più, altre ancora sono assolutamente false e campate per aria. In questo contesto, il Corriere del Veneto propone qui ai suoi lettori un piccolo «Glossario dell’autonomia», utile a orientarsi nel dibattito e a farsi un’opinione su ciò che sta accadendo. Dall’«intesa» invocata dal governatore Luca Zaia alle «gabbie salariali» denunciate dal Movimento Cinque Stelle, ecco su cosa si sta dividendo il governo e l’Italia da Nord a Sud
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ottobre 2017
È la data in cui è stato celebrato in Veneto il referendum per avere più autonomia: hanno votato 2,3 milioni di euro
Le materie
Il Veneto ha chiesto allo Stato la devoluzione di 23 materie, tutte quelle consentite dagli articoli 116-117 della Costituzione
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NTESA
UTONOMITE
Secondo la Costituzione, il trasferimento di competenze dallo Stato alla Regione deve avvenire attraverso la firma di un’intesa tra il presidente del Consiglio dei ministri e quello della Regione. L’intesa, una volta firmata, deve essere approvata dal parlamento a maggioranza assoluta (una maggioranza molto ampia, la metà più uno dei componenti di ciascuna Camera, il che presuppone una solida convergenza politica tra i partiti e tra i deputati e i senatori provenienti da Regioni diverse). I contenuti dell’intesa, materia per materia, sono stabiliti dal confronto tra i tecnici della Regione e quelli dei ministeri coinvolti, sotto la regia del ministero degli Affari regionali retto dalla vicentina Erika Stefani. Una volta chiuso, il testo sarà sottoposto al presidente della Regione. Non è invece ancora stato del tutto chiarito il ruolo del parlamento: il dibattito tra i costituzionalisti sembra escludere che questo possa essere chiamato ad un voto «a scatola chiusa», cui peraltro difficilmente acconsentirebbero deputati e senatori. L’ipotesi più concreta, a oggi, è che prima della firma tra il premier e il governatore il testo messo a punto dai tavoli tecnici sia sottoposto alle Camere, così che queste possano suggerire delle modifiche che ne facilitino poi l’approvazione da parte dell’aula.
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È la voglia matta (e piuttosto scomposta) di autonomia, scaturita dalle richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e dal dibattito che ne è seguito. Oggi, in Italia, esistono già cinque Regioni a statuto speciale, con gradi di autonomia diversi: si va dal Trentino Alto Adige e la Sicilia (massima autonomia) al Friuli Venezia Giulia e la Sardegna (minima autonomia) passando per la Valle d’Aosta (media autonomia). Il Veneto, che comunque non si avvicinerebbe mai a Trento e Bolzano (soprattutto sul piano finanziario: lì trattengono i 9/10 delle tasse a prescindere dalle risorse necessarie a finanziare le loro competenze) ha chiesto 23 materie, tutte quelle consentite dalla Costituzione. La Lombardia ne ha chieste 20. L’Emilia Romagna 16. Altre 10 Regioni hanno intrapreso varie iniziative nella stessa direzione, con maggiore o minore convinzione (il Piemonte, ad esempio, ha già avviato i tavoli tecnici mentre la Campania ha spedito la sua richiesta). Allo stato attuale, solo Abruzzo e Molise non si sono mosse. Il che genera una serie di interrogativi, tuttora irrisolti: può esistere un’autonomia per tutte le Regioni? Tutte le Regioni sono in grado di sostenerla? Lo Stato sarebbe in grado di reggere sul piano finanziario una simile rivoluzione? © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Mercoledì 24 Luglio 2019 Corriere del Veneto
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Venezia&Mestre venezia@corriereveneto.it
NUMERI UTILI CentroStorico MalmoccoAlberoni Pellestrina
0412385648 0412385668 0412385653
Burano MuraroS.Erasmo CavallinoTreporti Ca’Savio
0412385659 0412385661 0412385678
MestreeMarghera FavaroVeneto MarconQuarto d’Altino
0412385631 0412385639 0412385642
FARMACIE AllaFama Ca'Bianca
0415224239 0415267251
Politosrl ComunaleDucale Magnaguagno
041/5224015 0415317242 041980264
Le dighe mobili Da una parte ci sono le immagini dello scorso 2 giugno, quando la Msc Opera si è schiantata contro la banchina di San Basilio e il battello fluviale River Countess, così come quelle della Costa Deliziosa, che il 7 luglio ha perso la rotta davanti a Riva Sette Martiri nel corso di un’improvvisa tempesta. E la volontà del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, titolare del dossier, di dare subito un segnale anche all’opinione pubblica internazionale e togliere in tempi rapidi (già da questo weekend diceva qualcuno) una buona parte delle grandi navi dal bacino di San Marco. Dall’altra, però, come emerso dall’attesa riunione di ieri al ministero, ci sono i problemi logistici che non rendono così facile lo spostamento immediato. Oltre al fatto che si potrebbero sposta-
Mose, prove ok Nuovi dubbi dopo l’addio di Cantone
VENEZIA
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Dopo lo schianto La Msc Opera il 2 giugno scorso, a causa di una avaria, si è schiantata contro la banchina di San Basilio e il battello River Countess
Grandi navi, slitta il «trasloco» urgente Logistica difficile a Marghera e Fusina
Riunione al Mit, Vtp frena: serve tempo. Brugnaro prepara un dossier sui problemi della città re subito solo le navi piccole. E’ vero che, come ha detto il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro nel video pubblicato sui suoi social all’alba del sabato del Redentore, «a Marghera si può e non c’è alcun pericolo». Tanto che anche ieri è tornato a definire in maniera sprezzante come «fake news» quella che Marghera sia una sorta di Seveso off-limits per le crociere. Ma un conto è gestire in quel modo un weekend all’anno, che peraltro si conosce con largo anticipo, un conto – come ha spiegato Galliano Di Marco, direttore generale di Vtp, la società di gestione della Marittima – organizzare in pochi giorni un trasloco di navi ben più cospicuo sulle banchine industriali. Si tratta infatti di trasportare migliaia di crocieristi dal terminal attuale alle nuove «banchine diffuse» che ha in mente il ministro: quelle del terminal merci e traghetti di Fusina, ma anche quella dei container di Tiv, società del
WebMapp
VENEZIA Tutte le informazioni su turismo, mobilità e servizi racchiuse in un’unica applicazione digitale. «Web Mapp Venezia», gioco di parole tra mappa e app, è il nuovo servizio della Città metropolitana di Venezia aperto a tutti, dai cittadini ai turisti. Per accedervi, basta scaricarla direttamente sul proprio smartphone o scannerizzare un «qr code» e collegarsi al sito internet dedicato. I dati, forniti dai singoli Comuni, sono divisi in sei macro-categorie: turismo, società civile, sicurezza, salute e ambiente, mobilità e amici della bici. Selezionandone una, si apre la mappa della città metropolitana, con i sin-
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Il sindaco C’erano 70 milioni per finire i marginamenti a Marghera e altri 158 per il disinquinamento. Li vogliamo subito
gruppo Msc, che sono le due soluzioni più papabili, anche se ce ne sono allo studio altre. Tanto che ieri il presidente dell’Autorità di sistema portuale lagunare Pino Musolino, ha messo sul tavolo varie ipotesi. Il problema è però che oltre alle banchine, questo porterebbe a una «diffusione», del tutto anti-economica, di tutte le funzioni e i servizi collegati: dalla sicurezza al trasporto bagagli, mentre per spostare i passeggeri servirebbero decine di pullman o barche. Nel corso della riunione, guidata dal capo di gabinetto del ministero di Porta Pia Gino Scaccia e presenti anche il comandante della Capitaneria di Porto Piero Pellizzari e il provveditore Roberto Linetti, a un certo punto ha fatto capolino il ministro. Toninelli ha capito che il piano «Marghera domani» non è così semplice e ha annunciato altre riunioni tecniche per la prossima settimana per approfondire la situa-
zione: prima verranno ascoltate al ministero le compagnie, poi i terminalisti, anche per capire dalla loro voce direttamente se la compresenza tra settore turistico e commerciale possa danneggiare quest’ultimo, come temono alcuni sindacati, in primis la Fiom-Cgil. Il ministro invece ha capito che, seppur con cautela, quella è l’unica strada immediata. «Sinceramente, non mi aspetto niente», aveva invece commentato Brugnaro prima del vertice romano. Lui quello che deve dire lo esporrà il 31 luglio alla Commissione Trasporti, che l’ha convocato insieme al presidente della Regione Veneto Luca Zaia. «Farò un rapporto, un elenco molto dettagliato su tutte le cose che mancano a Venezia», annuncia Brugnaro. Un dossier sui problemi della città, con progetti e costi precisi. Cita come esempio l’urgenza di finire l’impianto fognario di Pellestrina, non ancora collegato al depuratore.
Oppure la rete antincendio in città, che gli consente di allargare il discorso al Patto per Venezia firmato con l’allora premier Matteo Renzi, rimasto in gran parte disatteso. «C’erano 70 milioni per ultimare i marginamenti di Marghera - attacca il sindaco - C’è una commissione che viene avanti ed indietro da un anno e mezzo, che ha i poteri della magistratura. Cosa sta facendo?». Sono previsti poi altri 158 milioni per il disinquinamento di Porto Marghera. «Li vogliamo, li pretendiamo», dice Brugnaro. Nel dossier ci saranno anni e anni di progetti in sospeso e di promesse mancate. «Questo modo di lavorare, ovviamente, a me non piace. E qui mi fermo con la polemica – conclude – Farò un elenco abbastanza lungo e lo manderò a tutti. Per fortuna qualcuno tra le cariche alte ancora mi ascolta: il Presidente della Repubblica». A. Zo. – C. Ga. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Sagre, eventi, piscine, servizi tutta la Città metropolitana nell’app per residenti e turisti
❞ Brugnaro Il vero turista che ci interessa è il nostro cittadino che deve scoprire il territorio
goli comuni delimitati da linee rosse e un menù a tendina in alto a destra: toccandolo, si può selezionare l’oggetto di ricerca, ad esempio un ufficio postale, una piscina, una farmacia o ancora un museo, e vederli apparire sulla mappa. Il primo risultato fornisce la densità numerica di ciò che stiamo cercando e poi, per ciascuna voce presente, vi è una scheda che ne elenca le informazioni principali e il link su Google Maps che ne permette la geolocalizzazione. Ci sono voluti quattro anni per metterla a punto e ancora all’appello mancano tre dei 44 comuni della città metropolitana: Fossò, Fiesso D’Artico e
Caorle, che sulla cartina appaiono di colore grigio. «In un unico luogo si trovano gratuitamente le funzioni che ha la Città metropolitana: i parchi giochi, le scuole, gli asili, ma anche i ristoranti, le fermate dell’autobus, le piste ciclabili, perché una famiglia possa perdersi in essa e scoprirla – commenta il sindaco Luigi Brugnaro – Il vero turista che a noi interessa è il nostro cittadino. L’app, poi, ha una forza di attrazione ben maggiore del singolo che decide di sponsorizzare il proprio ruolo». Ci sono anche colori differenziati a seconda che un evento sia in corso o in programma: ad esempio, le sagre
Diffusi Con le banchine diffuse a cui pensa Toninelli sarebbero divisi anche i servizi, con costi in più
Progetto Quattro anni di lavoro, solo tre Comuni mancano all’appello
paesane sono indicate in giallo se si svolgeranno tra poco, in arancione se tra un mese e in verde se in corso. Non tutti gli eventi e i luoghi sono segnalati sulla mappa. «Si tratta di un sistema unico, dove tutti i comuni possono inserirsi ed aggiungere i propri dati – spiega Franca Sallustio, dirigente del servizio informatico della Città metropolitana di Venezia – Se manca un dato, l’applicazione ha una sezione per le segnalazioni». Tale segnalazione può essere corredata, oltre che da un testo, da foto e coordinate della posizione, cosicchè i cittadini diventino parte attiva del database. «Grazie alla trasparenza e al continuo aggiornamento, vedremo quali collegamenti mancano e renderemo tutto più efficiente – conclude Brugnaro –. In questo modo, anche il turismo che carica la città storica inizierà a visitare la Città metropolitana». Camilla Gargioni © RIPRODUZIONE RISERVATA
e dimissioni di Raffaele Cantone ieri hanno aggiunto un nuovo elemento di riflessione sul ruolo del commissariamento del Consorzio Venezia Nuova, deciso proprio dall’ormai ex presidente dell’Anac nel 2014, all’epoca del governo di Matteo Renzi. E Resta fitta la nebbia sui due nomi fatti dal ministro Danilo Toninelli al governatore Luca Zaia per il ruolo di commissario «sbloccacantieri»: si parla di un generale dei carabinieri e un ingegnere in corsa e sarà un nodo da sciogliere in tandem con quello del prossimo Provveditore alle Opere Pubbliche del Triveneto. «Io avrei in mente il nome di uno bravo, ma non lo voglio bruciare e non so se lo voglia fare perché è pieno di lavoro», ha detto ieri il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Anche perché la nomina è congiunta tra ministro e governatore. Intanto, le dighe mobili contro le acque alte eccezionali stanno facendo le prove generali. Ieri a Chioggia le paratie 10, 11 , 12 e 13 della barriera sono state movimentate per tre ore per verificarne la funzionalità e i sistemi di controllo, il cuore tecnologico monitorato da quattro squadre di ingegneri e tecnici composte con personale di Cvn, Comar e operatori dell’azienda Abb che ha realizzato gli impianti di movimentazione. C’è la squadra che lavora nelle gallerie addetta al monitoraggio delle cerniere; altre due negli edifici della sala controllo; una quarta segue la sorveglianza marittima, mentre vanno avanti i test in modalità semiautomatica con la gestione in remoto. Nessuna anomalia, le barriere in buono stato col giallo non troppo velato dallo strato di filamenti, alghe e residui detto «fouling». Le prove continueranno fino a domani a gruppi di cinque e il 5 e 6 agosto saranno sollevate 9 alla volta. Si tratta del terzo test dopo CavallinoTreporti e San Nicolò a Lido. In autunno l’ultimo esame su Malamocco prima della prova sul campo di tutte le barriere con una vera acqua alta. Del futuro dei lavori si parlerà anche domani mattina alle 10.30 alla sala conferenze di Thetis all’Arsenal con il commissario Giuseppe Fiengo, il provveditore Roberto Linetti, gli assessori Renato Boraso (Comune) e Roberto Marcato (Regione) e Devis Rizzo, presidente della società Kostruttiva che ha organizzato il convegno. (mo. zi.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
Mercoledì 24 Luglio 2019 Corriere del Veneto
Politica e territorio
Stop ai nuovi tavoli, è ancora stallo
Niente mini-vertice fra il premier e i ministri Stefani e Bonisoli né audizione per Tria Il «big bang» evocato dal governatore Luca Zaia si sta verificando sì, ma al rallentatore. Fuor di metafora, l’autonomia se la sta mangiando un buco nero fatto di audizioni che azzerano le richieste delle Regioni come quella di ieri del ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli e di quelle rimandate sine die come quella di oggi in bicamerale Affari regionali del titolare delle Finanze Giovanni Tria. E poi, soprattutto, sono saltati i due vertici di ieri: uno tra il premier Giuseppe Conte e i ministri Erika Stefani e Alberto Bonisoli, l’altro tra Conte e gli esperti dell’Economia. E con i nodi dei Beni culturali e della norma finanziaria ancora da sciogliere appare improbabile che domani si tenga quel «Consiglio dei ministri ad hoc» annunciato nei giorni scorsi. La spiegazione? «Motivi di agenda». «Incontri per ora non sono in programma: questa ipotesi non si è concretizzata non per motivi politici ma per ragioni di agenda» lascia filtrare Palazzo Chigi. Stessa giustificazione per VENEZIA
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Zaia Sono assolutamente convinto che se quella del Governo non sarà una farsa, ma autonomia vera, possiamo incontrarci, magari chiudendoci a chiave come in un Conclave, e dopo qualche fumata nera avere finalmente la fumata bianca. L’autonomia è vera
Infrastrutture di Martina Zambon
l’audizione mancata di Tria. Intanto il vicepremier M5s Luigi Di Maio ribadisce una volta di più il suo mantra: «L’autonomia si farà, ma il paese resti unito. L’autonomia non deve danneggiare le Regioni del centro Sud. Cogliamo l’occasione dell’autonomia a Lombardia e Veneto per creare il fondo di perequazione e livelli essenziali di prestazione». Un messaggio chiaro, questo, sul fondo di perequazione ritenuto irricevibile dai governatori di Lombardia e Veneto. Di più, Di Maio si allinea col premier auspicando «un dialogo anche con i governatori del Sud». Dal Veneto la guerra psicologica continua e Zaia lancia l’idea di un conclave: «Sono assolutamente convinto che se quella del governo non sarà una farsa, ma autonomia vera, possiamo incontrarci, magari chiudendoci a chiave come in un Conclave, e dopo qualche fumata nera avere finalmente la fumata bianca. Se l’autonomia è vera noi ci siamo». Più duro il lombardo Attilio Fontana: «A Palazzo Chigi c’è
Il pressing del Sud I governatori del Sud chiedono un tavolo allargato a tutti per parlare di autonomia
un silenzio preoccupante, che richiama alla memoria la teoria democristiana del non fare nulla nella speranza che giorni e settimane rendano la questione autonomie meno urgente. Così non è». Sul tema interviene anche l’ex governatore lombardo Roberto Maroni che stuzzica Matteo Salvini: «Da leghista, da amico dico al Capitano: non accontentarti, non rinunciare ai grandi vantaggi fiscali che io e Zaia abbiamo garantito al nord firmando con l’allora governo Gentiloni un accordo sull’autonomia che prevedeva la riduzione del residuo fiscale, più risorse alla scuola e costi standard in sanità». Intanto, a Sud, il cannoneggiamento dei governatori continua. Nello Musumeci, dalla Sicilia chiede a Conte di istituire un tavolo con un crono-programma preciso con tutti i governatori. Il campano Vincenzo De Luca ammonisce «Rischiamo non solo l’unità d’Italia ma il declino del Mezzogiorno». M.Za. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Porti, aeroporti, autostrade «No» a raffica di Toninelli alle richieste del Veneto Audizioneinbicamerale:presentatalabozzagovernativa
Quarantacinque minuti abbondanti. Tanto ha richiesto la lettura, davanti alla commissione bicamerale sugli Affari regionali, di tutti i «no» (e sono tanti) del Mit, il ministero delle Infrastrutture e Trasporti guidato dal pentastellato Danilo Toninelli, alle richieste di autonomia differenziata del Nord. A levarsi per il Veneto solo la voce dell’azzurro Dario Bond. «Ministro, quando ha esordito parlando di un accordo “portato a termine con profitto” mi sono per un attimo illuso ma ciò che Roma “concede” al Veneto è praticamente nulla: niente ciccia, solo ossa». E a scorrere le quasi venti pagine dell’intervento di Toninelli è difficile dargli torto. Un vero e proprio De Profundis in materia di governo del territorio, grandi reti infrastrutturali e navigazione e su porti e aeroporti. Nessun intervento da parte di deputati e senatori veneti del Carroccio. La fiacca difesa VENEZIA
d’ufficio lato Lega è stata affidata a una imbarazzata Erica Rivolta di Erba, Lombardia. La donna in prima linea in questa complessa partita a Risiko è Erika Stefani, titolare del dicastero agli Affari regionali che puntualizza: «Non c’è nessuna chiusura della pratica, quella semmai si chiuderà con la firma dei governatori, questa per ora resta la proposta governativa». Una proposta al ribasso, a dir poco. Ma veniamo alla sostanza. Le Regioni chiedevano la competenza a disciplinare gli interventi «privi di rilevanza per la pubblica incolumità ai fini sismici», insomma, chiedevano procedure semplificate». Concesso? Sì concesso ma solo «in coerenza con gli indirizzi e i criteri stabiliti da norme statali». Ecco, questo primo esempio spiega come anche nei rari casi in cui il Mit ha detto «sì» il vincolo statale resti. E, ciliegina sulla torta, è stato espunto il riferimento al
riparto delle risorse. In buona sostanza i soldi continua a gestirli Roma. Niente da fare, alla voce governo del territorio, per le fasce di rispetto cimiteriali e stradali che restano competenza statale mentre su densi-
tà edilizia, limiti di altezza, distanza fra fabbricati e così via la Regione potrà avere mano libera ma solo col nuovo piano urbanistico e motivando le deroghe al ministero. E anche qui si cassa la possibilità di intervenire sulle risorse. Non
Ministro in bilico Danilo Toninelli, ministro alle Infrastrutture (M5s) è sempre più in bilico nell’esecutivo
stupirà a questo punto scoprire che su porti e aeroporti le concessioni restano in capo allo Stato e si lascia la possibilità alle Regioni di agire solo sul masterplan e che sui porti si «concedono» sempre e solo funzioni amministrative (non legislative come chiesto) per le competenze che erano del Magistrato alle Acque. Qualcuno fa notare che l’addio al Magistrato risale all’era Renzi quindi si concede qualcosa che in ogni caso sarebbe stato delegato (Mose naturalmente escluso). A voler vedere il bicchiere mezzo pieno la segreteria del Comitatone su Venezia va alla Regione. Il capitolo «grandi reti di trasporto» si riassume in breve: no su tutta la linea. No alla regionalizzazione delle infrastrutture ferroviarie e men che meno di quelle autostradali, trattenimento dei pedaggi incluso. Su questo Toninelli rassicura e cita il modello A22: «Le concessioni autostradali scadono dal 2039 e questo governo è ben disposto a dare in house la gestione delle autostrade com’è noto». Più in là pare di capire. Doccia fredda, infine, anche sul tesoretto del trasporto pubblico locale: è un «niet». Con un contentino: la quota invariabile del fondo pari all’80% sarà anticipata entro il 31 gennaio di ogni anno. Meglio di niente? © RIPRODUZIONE RISERVATA
● L’editoriale
Cattolici, il voto perduto tra astensionismo e rosario leghista
O
SEGUE DALLA PRIMA
ccorre fidarsi di indagini e sondaggi, in cerca di consonanze. Ma qualche dato si ripete. Il primo, univoco: tra i praticanti assidui è cresciuta decisamente l’astensione dal voto (siamo al 52%). Per alcuni osservatori i cattolici andati alle urne hanno votato in quest’ordine: la Lega (33%), seguita dal Pd (27%), e dal M5s (14%) Un altro sondaggio, di qualche settimana prima delle Europee, svolto nel mondo cattolico nel Vicentino, assegnava alla Lega una percentuale di voto tra il 57 e il 59%, in parecchi casi puntualmente verificato il 26
maggio. Solo effetti del registro emotivo della comunicazione politica? Dove stanno andando i cattolici, nel processo di frammentazione identitaria in cui sono coinvolti? Solo questione di età? Certo. Sappiamo che tra i praticanti settimanali prevale ormai la componente anziana, meno secolarizzata e che vive nei piccoli centri, attenta alla tv più che ai giornali e quindi più esposta agli allarmi sociali. Nando Pagnoncelli, con le sue rilevazioni elaborate Ipsos, ha spiegato che «se alle politiche del 2018 il 30,9% di coloro che va a messa la domenica votava M5s, il 22,4 votava Pd, il 16,2 Forza Italia e il 15,7 la Lega, l’altro mese, alle Europee, è cresciuta
l’astensione e il 32,7 per cento - cioè solo un punto e mezzo meno - ha scelto Salvini, il Pd è cresciuto con il 26,9, il M5S è precipitato a 14,3 e Forza Italia a 9,9. Il 6,1% ha votato la Meloni. La Lega un anno fa era il quarto partito tra i praticanti, mentre ora è il primo». Ilvo Diamanti, l’ascoltato politologo e veneto, più o meno sulla medesima linea, aggiunge: «Matteo Salvini, leader della Lega (e del governo), ha esibito in più occasioni atteggiamenti e simboli religiosi. Ha baciato la corona del Rosario, invocato la Madonna», forse non a caso. Il collegamento fra religione e politica, in Italia, e ancor meglio dalle nostre parti, ha una storia lunga. Il partito che ha governato in Italia per quarant’anni si chiamava Democrazia «Cristiana». Appunto. Il suo simbolo era lo ScudoCrociato. Entra nelle valutazioni anche Alessandro Castegnaro (Forum di Limena,
docente di Sociologia della religione, direttore dell’Osservatorio Socio-religioso del Triveneto) e vede dei distinguo. Proprio scorrendo i dati di Pagnoncelli tra i praticanti della domenica, confermando il 51,9% degli astenuti, coglie una diversa distribuzione dei consensi: 15,7 per la Lega, 12,9 per il Pd, 6,9% per i Cinque stelle, 4,8 per Forza Italia, 2,9 per Fratelli d’Italia, Più Europa ed Europa Verde attorno all’1%. Insomma – dice Castegnaro – bassa partecipazione alle urne. La maggioranza dei cattolici starebbe là, e tra quanti hanno votato non è stato certo un plebiscito alla Lega, rilevando comunque la «disobbedienza» alle gerarchie: i vescovi hanno sempre invitato ad andare a votare. La Chiesa sicuramente fornisce un sistema di riferimenti. Ma, pure in Veneto, è sempre meno ascoltata. Giandomenico Cortese © RIPRODUZIONE RISERVATA
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REGIONE
MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
La sfida delle Regioni
Zaia a Conte: un conclave per l’autonomia L’appello del governatore del Veneto al premier. Stefani: preoccupata per il rinvio del vertice, non c’è più tempo da perdere PADOVA. Facciamo un concla-
ve per chiudere il dossier dell’autonomia, implora Luca Zaia. Ma quando? L’agenda del premier Conte è densa d’impegni: oggi il “Russiagate” e domani l’incontro con le parti sociali per impostare la legge di bilancio 2020. L’autonomia differenziata slitta quindi a lunedì prossimo. L’incontro con il ministro Bonisoli per definire il passaggio delle Sovrintendenze alle regioni è stato rinviato di qualche giorno, come ha assicurato Toninelli ieri alla bicamerale delle regioni: «Siamo quasi in dirittura d’arrivo, l’autonomia
differenziata si farà». I tempi però si allungano. É saltato anche il vertice con il Mef per definire la norma finanziaria sull’extragettito con il fondo di perequazione ed è stata annullata l’audizione del ministro Tria perché in missione in Turchia. Chi non ha gradito il rinvio del vertice a Palazzo Chigi è il ministro Erika Stefani, impegnata a riscrivere le tre bozze dopo le limature del premier che ha cancellato tutto il capitolo della scuola alle regioni: «Ho mandato un sollecito al presidente Conte perché mi aspettavo la convocazione
dei tavoli. Così eravamo rimasti dopo il vertice della settimana scorsa. Mi aspettavo e mi aspetto tuttora una convocazione e non comprendo perché non ci sia stata. Spero che sia davvero per motivi di agenda e non politici. Non c’è più tempo. Eravamo d’accordo di affrontare la parte finanziaria, che per noi è importante, e la parte sulle sovrintendenze dei Beni culturali sulla quale Conte ci aveva dato delle garanzie». Da Venezia rincara la dose Luca Zaia, con un video che riapre il filo del dialogo con il governo, dopo il rovente
Il governatore Luca Zaia
Dibattito in commissione Affari regionali con Dario Bond (Fi) che va all’attacco del ministro La tutela della laguna di Venezia passa alla Regione, la gestione del Mose resta al Mit, il nodo Tpl
I 4 no di Toninelli su ferrovie porti, aeroporti e autostrade Albino Salmaso PADOVA. I quattro no di Toninelli sono netti e smontano l’idea del “piccolo stato Veneto” tanto caro ai leghisti: autostrade, ferrovie, porti e aeroporti restano di esclusiva competenza dello Stato e non possono essere ceduti alle regioni perché ci «vuole un’unica regia nazionale: non possiamo destrutturare l’Italia». Nel giro di un’ora, il ministro delle Infrastrutture legge una relazione di 19 pagine alla Bicamerale per le regioni, sintesi di otto mesi di incontri con le delegazioni di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. I grandi passi in avanti riguardano le norme sulla rigenerazione urbana e la legislazione antisismica, con l’Emilia Romagna che si dimostra più pragmatica di Veneto e Lombardia, come emer-
ge dal dibattito. «Con il ministro Stefani c’è stato un ottimo dialogo che si è concluso con questo accordo sulla gestione del territorio e le infrastrutture che salva l’unità nazionale sancita dall’articolo 5 della Costituzione», dice Toninelli rivolto a chi invoca la devolution completa: le richieste di Zaia e Fontana sono state bocciate dal governo e anche dal ministro Stefani, che condivide la relazione del Mit. Fine delle polemiche. L’unico che scalpita è Dario Bond, deputato bellunese di Forza Italia, protagonista della battaglia referendaria, che va all’attacco del ministro: «Il Veneto ha ricevuto solo dei no e sono profondamente deluso. Su porti, aeroporti, autostrade e reti ferroviarie non c’è nessuna cessione di sovranità e anche il trasporto pubblico locale rimane a gestione statale
Il ministro Toninelli e la presidente della commissione, Corda (M5S)
addio aL consiGLio reGionaLe
Moretti e Coletto alla cassa liquidazioni da 46 mila euro Indennità di fine mandato: alla europarlamentare del Pd assegno da 26.400 euro lordi Al sottosegretario leghista vanno 19.800 euro lordi VENEZIA. Liquidazione in tem-
po reale per l’onorevole Alessandra Moretti, che il primo luglio, sospinta da oltre 51 mila preferenze, ha lasciato l’assemblea di Palazzo Ferro-Fini, per raggiungere l’Eu-
roparlamento di Bruxelles. L’8 luglio, infatti, l’esponente vicentina del Pd, ha chiesto, così come prevede il primo comma dell’articolo 6 della legge regionale 47/2012, l’erogazione dell’assegno di fine mandato, che spetta ai consiglieri uscenti. Il 16 luglio l’ufficio di presidenza del consiglio regionale ha deliberato la liquidazione di un importo lordo
di 26.400 euro. Ma come viene calcolata l’indennità? Mentre in precedenza l’importo base annuale era pari a 8.894,77 euro, a partire dal primo gennaio 2013 è di 6.600 euro. Sicché, moltiplicando questa cifra per quattro (gli anni di mandato), si arriva a 26.400 (lordi, è bene ribadirlo). Ha atteso invece sei mesi l’ex assessore regionale Luca Coletto, che dal 28
novembre 2018 fa il sottosegretario alla Salute e che si è dimesso il 7 gennaio 2019. L’esponente veronese della Lega aveva infatti presentato la domanda il 30 gennaio, la delibera è stata assunta sempre il 16 luglio. Per Coletto l’assegno è inferiore (pari a 19.800 euro lordi), giacché nel suo caso il mandato è durato 3 anni, cinque mesi e 13 giorni, ma l’importo base di 6.600 euro è stato moltiplicato per tre. In giunta dal 2010, nella precedente legislatura Coletto non faceva parte del consiglio. Nel frattempo hanno concluso il loro mandato a Bruxelles gli onorevoli Flavio Zanonato (Mdp-Art. 1), Elisabetta Gardini e Remo Sernagiotto, David Borrelli (ex
scambio epistolare con Palazzo Chigi. Dopo le dichiarazioni di guerra, arriva la proposta del conclave: «Sono assolutamente convinto che se quella del Governo non sarà una farsa, ma autonomia vera, possiamo incontrarci, magari chiudendoci a chiave come in un conclave, e dopo qualche fumata nera avere finalmente la fumata bianca. Se l’autonomia è vera noi ci siamo», spiega il governatore del Veneto. «La nostra è seria e non vuol essere uno spacca-Italia. Ci siamo mossi nel rispetto delle leggi della Costituzione, non metteremo in difficoltà i citta-
dini del Sud. Ci aspettiamo dal governo che finalmente presenti la sua proposta d’intesa da confrontare con quella di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Noi ci siamo», assicura Zaia. E lo spauracchio della crisi di governo? Salvini è prudente, attende di essere difeso dal premier Conte e da Di Maio sul “Russiagate”. Poi tirerà le somme per la volata finale sull’autonomia. L’obiettivo è firmare le intese prima delle ferie di agosto, con il dossier finalmente inviato al Parlamento. — Albino Salmaso
per carenza di risorse. Qui si fa la politica del gambero, con le strade regionali che tornano all’Anas perché non ci sono nemmeno i soldi per spalare la neve e illuminare i lampioni. Una vergogna. Poi mi pare assordante il silenzio della Lega in grande impaccio dinanzi all’atteggiamento di chiusura dell’alleato di governo che sul dossier autonomia è decisamente deludente» conclude Dario Bond. Ma cos’ha detto Toninelli? Ha passato in rassegna quattro capitoli: le norme antisismiche e il coordinamento della protezione civile; la gestione urbanistica del territorio; le grandi reti di comunicazione stradali e marine e i fondi per il trasporto pubblico locale. Veneto e Lombardia quasi sempre in sintonia nelle richieste e nelle bocciature con l’Emilia Romagna che invece non ha mai chiesto di gestire le autostrade, le ferrovie e gli aeroporti: Bonaccini ha evitato ogni conflitto in materia di sovranità dello Stato. Zaia e Fontana invece hanno spinto sull’acceleratore ma si sono dovuti fermare di frontea 5-6 semafori rossi. Le novità riguardano Venezia, con le competenze dell’ex Magistrato alle Acque che tornano alla Regione in base alla legge di salvaguardia della laguna, gestita dagli anni Ottan-
ta dal Comitatone. Il demanio marittimo della laguna passa quindi a Zaia, che potrà controllare anche i porti di rilievo regionale e occuparsi della difesa delle coste, mentre il Mose resta di competenza del Mit a Roma che avrà poteri assoluti nella legislazione di bonifica ambientale e nella regolazione delle maree. Doccia fredda anche per il trasporto pubblico locale. L’accordo con le tre regioni non esiste: il Mit assegnerà a gennaio l’80% del fondo nazionale, l’altro 20 per cento sarà a carico dei governatori che nei loro bilanci potranno aumentare i contributi alle aziende. Dopo l’intervento di Dario Bond, il ministro Toninelli ha corretto il tiro sulle autostrade: non è possibile trasferirne la proprietà alle Regioni, «ma quando scadranno le concessioni nel 2038 o 2042 io mi auguro che si segua il modello della A22 Modena- Brennero, i cui utili sono investiti nel territorio perché la gestione è controllata dagli enti locali, cioè le province di Trento e Bolzano». Peccato che il Veneto abbia imboccato la strada opposta, con le Province e le Camere di Commercio uscite dalla A4 Padova-Brescia, ora nelle mani di Abertis-Benetton. Come “nocciolo duro” resta solo la Cav del Passante di Mestre. —
Alessandra Moretti
Luca Coletto
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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M5S, poi candidato con la lista +Europa) e Giancarlo Scottà (Lega). Per loro l’indennità di fine mandato. Come sintetizza il sito dell’Europarlamento, «al termine del mandato i deputati hanno dirotto a un’indennità transitoria, di importo equivalente a un mese di indennità per ogni anno di esercizio del mandato. La durata massima di tale indennità è di due anni».La retribuzione lorda degli eurodeputati è pari a 8.757,70 ; «è soggetta a un’imposta dell’Unione Europea e a una serie di contributi assicurativi, al netto dei quali la retribuzione ammonta a 6.824,85 euro». Al compimento dei 63 anni scatta pure il diritto alla pensione. — Claudio Baccarin
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Mercoledì 24 Luglio 2019 www.gazzettino.it
L’intervento
ciò comporti ripercussioni anche sul piano sociale ed economico. Il Veneto, infatti, è una delle più importanti regioni produttive d’Europa ed che è tale anche per l’orgoglio con il quale i veneti (imprenditori, operai, artigiani, commercianti e professionisti) affrontano le sfide quotidiane, sempre più complesse. Un loro isolamento o una loro umiliazione, dovuta alla intransigenza di chi li guida, non aiuta la prospettiva. Dolomiti e prosecco sono patrimonio dell’umanità, le Olimpiadi sono in arrivo... sono solo una piccola parte del ruolo che il Veneto e i Veneti sono chiamati a giocare nel prossimo futuro. E, a ben vedere, una buona intesa sui costi standard, o meglio fabbisogni, che superi la spesa storica, serve a noi ben di più di qualcuna delle 23 materie in discussione. Insomma, per non farla lunga: cosa conviene di più ai Veneti? Uno scontro, magari esaltante, che accentua l’autonomismo verbale contro Roma ed il Sud, ma dall’esito dubbio e con una possibile soluzione evanescente, o una soluzione di compromesso che garantisce un buon 80% delle richieste e consente di cambiare davvero il volto istituzionale della Repubblica? Si parla spesso di differenza tra strategia e tattica. Tra prospettiva di lungo periodo e convenienza di breve. Beh, questa è una buona occasione per vedere cosa prevale... *Partito Democratico
Autonomia, al Veneto è più utile il compromesso Pier Paolo Baretta*
È
del tutto comprensibile la reazione di Zaia al “tradimento” del suo governo sulla Autonomia differenziata. Su di essa il Presidente del Veneto ha giocato tutta la sua autorevolezza ed ha, col Referendum, ottenuto un consenso popolare indiscutibile. Tant’è che, col Governo Gentiloni, ne abbiamo preso atto ed avviato un confronto serio che ha portato ad un primo protocollo di intenti. I guai sono cominciati col Governo pentastellato, che Zaia sostiene. Sia per la lungaggine del confronto, ma, soprattutto, per un disaccordo di merito sulle competenze da decentrare. E, così, tra un tira ed un molla, da mesi si trascina questa incresciosa situazione e risultati non se ne sono visti, nonostante che il Veneto avesse ottenuto che la materia fosse seguita da un ministro Veneto. Ora sembra essere giunto l’epilogo. Su un punto cruciale delle rivendicazioni: la competenza regionale in materia di istruzione e di gestione della classe docente, il Governo non sembra intenzionato a cedere. È quanto dice esplicitamente il Presidente Conte nel suo appello ai cittadini lombardi e veneti. Non è importante, in questo momento, discutere su dove risiedano le ragione e i torti; o se, in effetti, le rivendicazioni di Zaia siano state troppo radicali, del tipo “voglio tutto e subito”. Sostenuto, in questa radicalizzazione, da una squadra di consiglieri di tutto rispetto, ma che ha messo un po’ troppa di ideologia (e politica!) nella loro funzione di esperti. Ciò che importa, in questo delicato frangente, è chiedersi se sia meglio un conflitto istituzionale, così come prospettato da Zaia e Fontana, con il “non firmo” dichiarato i cui sbocchi non sono facilmente calcolabili, o non sia più importare trarre il massimo possibile dalla battaglia autonomista e consolidarne il principio e una buona parte della sostanza, quale può emergere da un accordo di compromesso. Una mediazione può sembrare al ribasso rispetto al tutto richiesto; ma può, al contrario, rendere irreversibile la prospettiva della autonomia in un quadro di unità nazionale. È evidente che dico ciò senza badare agli
interessi di parte (che potrebbero trarne qualche vantaggio da una sconfitta di Zaia che, per di più, arriva dal governo “amico”). E, lo dico, anche, a prescindere dai miei dubbi, non sul Federalismo (vera occasione persa dalla politica italiana soprattutto da Lega e PD - negli scorsi anni!), ma sull’autonomismo per come è stato caricato di significati... “liberatori”, che hanno finito per creare un mirabolante obiettivo, anche emotivo, rispetto al merito, mettendo i veneti a rischio di questo “cul di sacco”, poiché nessuno poteva ragionevolmente pensare che si trattasse di una passeggiata. Lo dico perché penso che una sconfitta del Veneto (intendendo per sconfitta, sia il non raggiungimento del risultato, sia un eccesso di conflittualità con resto d’Italia) avrebbe oggi un rinculo negativo sulla stessa identità veneta, così fomentata dalla battaglia referendaria, ovvero sulla visione del Veneto su sé stesso. Col timore che
L’Osservatorio
La corruzione è come il grande “kraken” Adriano Favaro
«S
prechi, inefficienze e malaffare certo non mancano al Sud, ma nemmeno al Nord: le stime sulla corruzione parlano di un’omogeneità territoriale. Gli affari delle mafie hanno unificato l’Italia più delle istituzioni». Parola di Luciano Brancaccio docente di sociologia urbana a Napoli studioso della corruzione e della malavita. Vero o falso che l’Italia sia unita proprio nelle mazzette? Vero perché, in una desolante stabilità di giudizio, otto cittadini del Nordest su dieci dicono che “c’è troppa corruzione e che dovrebbe intervenire la magistratura”. Non è una valutazione legata all’emotività. O dovuta a qualche fatto di cronaca perché, magari una commissione parlamentare dice che il malaffare in parte del territorio della locomotiva d’Italia è a volte uguale a quello del famigerato Sud. La percezione del “delitto di corruzione”
riavvicinamento dei fiorentini al loro teatro. Ho avuto l’occasione di verificarlo assistendo all’inaugurazione del Maggio di questi due anni. Una giornata piena di eventi e spettacoli. Quest’anno il tema era “Potere e virtù”. La giornata è iniziata all’Università con la prolusione, tenuta da Claudio Magris, e si è conclusa con l’opera Lear del compositore berlinese Aribert Reimann, spettacolo emozionante e superbo. Si può trarre un insegnamento da questa vicenda? Perché si interviene su una istituzione che funziona per cambiare governance, senza tener conto degli effetti che ciò può determinare? Per ottenere questo si accampano notizie non veritiere come quella della impossibilità di nominare sovraintendente una persona prossima alla pensione. La realtà è che troppo spesso anche in questo mondo prevalgono scelte essenzialmente politiche. Non certo dettate dalla volontà di favorire lo sviluppo di un bene comune: il teatro cittadino!
qui è drammaticamente stabile. Da decenni. Ed è questo che impressiona e che deve far riflettere: che cioè non ci sa – apparentemente - alcun motivo di miglioramento, di speranza. Anche se la percezione qualche volta supera la realtà in questa storia sembra di star di fronte al grande “kraken”, il calamaro gigante, l’enorme piovra-polipo, capace di trascinare con se sul fondo i vascelli. Il kraken della corruzione esiste davvero. Non sono stati marinai euforici a raccontarlo, come leggenda dopo aver bevuto nelle peggiori bettole. Bensì è quello di cui è convinta “la buona e brava gente della nazione” – per dirla con lo scrittore padovano Romolo Bugaro. Cioè noi tutti. In giro per l’Italia questa opinione della corruzione ha anzi, una percentuale di poco più alta, anche se – in verità bisognerebbe sempre distinguere corruzione “alta” da quella “bassa” che è quella più conosciuta dalla gente. Tutto questo accade mentre il nostro Paese - ottava, nona potenza economia mondiale, scricchiolante – sta facendo qualche sforzo per migliorare la sua 53 posizione in graduatoria dell’indice di percezione dalla Corruzione (nei sistemi pubblici) reso noto qualche tempo fa da Transaprency International. Due anni fa eravamo più bassi e sette anni fa si stava nella settantesima posizione. Più di qualcuno dice che leggi nuove e l’Anac (Anticorruzione) a qualcosa siano servite. Siamo infatti tra i pochi paesi che hanno migliorato la loro posizione negli ultimi dieci anni, nonostante la prescrizione riesca ad inghiottire anche i reati più pesanti; e perché (Eurispes) forse sopravvalutiamo la vera corruzione. Sarà: noi cominceremmo intanto a ricordare che la “corruzione” – vocabolario Treccani - non è solo “dare o promettere denaro o altri vantaggi a un pubblico ufficiale perché egli ometta o ritardi un atto del suo ufficio o compia un atto contrario ai doveri di ufficio”. Ma esiste anche quella che significa “senso di decomposizione, disfacimento, putrefazione; guastarsi, degenerazione, nel senso morale depravazione”. In questo caso l’80 per cento del Nordest – che interpreta il momento del nostro vivere sociale - ha visto ancora bene.
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L’analisi
Enti lirici e politica, spartito da ripensare Giorgio Brunetti
segue dalla prima pagina
(...) che essere allettante. E qui nasce la presa di distanza di Chiarot che vede in questo cambio al vertice un intralcio alla sua attività di gestione. Lasciare il teatro a due personalità con storie e sensibilità diverse è una scelta prodromica di potenziali conflitti. Sarebbe stato meglio che il sindaco, cioè la figura istituzionale, mantenesse la presidenza del teatro. Chiarot in questi due anni ha lavorato bene, ha instillato orgoglio a quanti lavorano nel Maggio, ha perseguito una programmazione ricca con alcune novità, ha infine riequilibrato costi e ricavi di esercizio e agito sull’imponente debito pregresso
che ha pure cominciato a ridursi da 62 milioni di euro a 59. È evidente che per intervenire, in misura decisa, sul debito occorrerà un’operazione straordinaria, visto che la gestione corrente non potrà più di tanto incidere. Ma l’elemento che dà la misura della bontà della strada intrapresa è il
CHIAROT IN QUESTI DUE ANNI A FIRENZE HA LAVORATO BENE, HA INSTILLATO ORGOGLIO A QUANTI LAVORANO NEL MAGGIO
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Primo Piano
Mercoledì 24 Luglio 2019 www.gazzettino.it
La riforma bloccata
Autonomia, saltano i vertici e l’audizione «Silenzio allarmante» `Fontana: «Sembra la vecchia Dc» Ennesimo rinvio del negoziato: la norma finanziaria è in alto mare Zaia: «Riuniamoci in un conclave» `
LA TRATTATIVA VENEZIA Ieri è saltato il vertice con il premier Giuseppe Conte, oggi salta l’audizione del titolare dell’Economia in bicamerale, domani salterà l’esame in Consiglio dei ministri. Ogni giorno che passa, quello che doveva essere lo scatto finale verso la firma dell’intesa sull’autonomia differenziata, assomiglia sempre più a un’estenuante maratona di annunci e smentite. «Non per motivi politici, ma per ragioni di agenda», sostengono fonti di Palazzo Chigi, ma intanto nelle regioni sale la fibrillazione.
IL SILENZIO Al termine della seduta della
commissione per le Questioni regionali, il ministro Danilo Toninelli ha ipotizzato che in una prossima riunione («mi pare lunedì») possano essere sciolti gli ultimi nodi sui Beni Culturali: «Rimane un’unica definizione nell’ambito di accordo politico sulle Sovrintendenze». Ma il fatto che il suo collega Giovanni Tria abbia invece deciso di non andare a riferire nulla ai parlamentari, come invece era in programma da settimane, lascia intendere che la norma finanziaria sia ancora in alto mare. Il governatore veneto Luca Zaia continua a sforzarsi di essere ottimista: «Sono assolutamente convinto che se quella del Governo non sarà una farsa, ma autonomia vera, possiamo incontrarci, magari chiudendoci
a chiave come in un Conclave e, dopo qualche fumata nera, avere finalmente la fumata bianca». Ma il presidente lombardo Attilio Fontana non riesce a nascondere i timori: «A Palazzo Chigi c’è un silenzio preoccupante, che richiama alla memoria la teoria democristiana del non fare nulla nella speranza che giorni e settimane rendano la questione autonomie meno urgente. Così non è».
I RAPPORTI GIALLOVERDI Il vicepremier Luigi Di Maio rilancia: «L’autonomia in questo momento si deve fare, ma senza danneggiare le regioni del Centro-Sud, senza togliere soldi agli altri e garantendo quei meccanismi di solidarietà che sono mancati in tutti questi anni. Cogliamo
allora l’occasione dell’autonomia a Lombardia e Veneto per creare il fondo di perequazione». Toni che però stonano con la perentorietà espressa il giorno prima dai consiglieri regionali Jacopo Berti («È diseducativo) e Simone Scarabel («Un’ingiustizia»), peraltro molto apprezzata dalla capogruppo zaiana Silvia Rizzotto: «Meglio tardi che mai. Ora li invito a prendere carta e penna e scrivere a Conte e ai loro ministri per sbloccare la situazione una volta per tutte». Il deputato azzurro Marco Marin, però, non si lascia incantare: «Tutti i litigi tra grillini e leghisti sono frutto di quel grossolano errore che fu un contratto di governo che prevedeva per ogni capitolo tutto e niente. Oggi è evidente a tutti che l’autonomia così
GOVERNATORE Il veneto Luca Zaia si sforza di essere ottimista
come l’hanno votata milioni di veneti e lombardi non solo non vedrà mai la luce, ma non è neanche mai arrivata alla trattativa in Consiglio dei ministri. Si è trattato solo dell’ennesimo stucchevole gioco delle parti tra M5s e Lega». L’ex governatore lombardo Roberto Maroni stuzzica il vicepremier Matteo Salvini: «Non accontentarti, non rinunciare ai grandi vantaggi fiscali che io e Zaia abbiamo garantito al nord firmando con l’allora governo Gen-
TRIA (ECONOMIA) ANNULLA IL RESOCONTO AI PARLAMENTARI E DOMANI NON CI SARÀ L’ESAME DEL TESTO A PALAZZO CHIGI
PROTEZIONE CIVILE E TERRITORIO Per quanto riguarda la Protezione Civile, è stata accordata alle Regioni la competenza legislativa e amministrativa a disciplinare le procedure semplificate «limitatamente agli interventi privi di rilevanza per la pubblica incolumità ai fini sismici». Più ampio è l’elenco dei settori in cui ciò sarà possibile nell’ambito del governo del territorio, comprendendo temi come titoli abilitativi, Scia, permesso di costruire, standard urbanistici.
AEROPORTI E PORTI Ben più possenti sono però i paletti piantati su aeroporti e porti. «È stato ritenuto opportuno mantenere in capo allo Stato – ha detto Toninelli – le funzioni
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LA ZAIANA RIZZOTTO: «I PENTASTELLATI VENETI SCRIVANO AL PREMIER CONTE» L’AZZURRO MARIN: «GIOCO DELLE PARTI» AL MIT Il lombardo Danilo Toninelli, esponente del Movimento 5 Stelle, è ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti dal 1° giugno 2018
IN COMMISSIONE VENEZIA Sulla carta la premessa del ministro Danilo Toninelli pareva benaugurante: «Posso dire con soddisfazione che per le materie del Mit si è trovata l’intesa con la mia collega degli Affari regionali e quindi un proficuo accordo tra Movimento 5 Stelle e Lega». Un’esultanza che il titolare delle Infrastrutture, prima di leggere la relazione sull’andamento della trattativa sull’autonomia davanti alla commissione parlamentare per le Questioni regionali, ha ribadito anche al microfono in diretta web: «Un accordo completo». Tanto giubilo non è però condiviso dalle Regioni, in particolare Veneto e Lombardia, né dalla stessa Erika Stefani, che nella Capitale descrivono «amareggiata e irritata» per essere stata tirata nuovamente in ballo «quando non è stato chiuso proprio niente».
tiloni un accordo sull’autonomia che prevedeva la riduzione del residuo fiscale, più risorse alla scuola e costi standard in sanità». A proposito di istruzione, Simonetta Rubinato (Veneto Vivo) nota che il Sud registra alla maturità tanti più 100 del Nord, dove però vanno molto meglio i test Invalsi e la spesa pro capite è più bassa: Qualcuno vuole spiegare perché va bene continuare così?». A.Pe.
Toninelli: «Proficuo accordo M5s-Lega» Ma sulle infrastrutture è raffica di “no” inerenti le concessioni degli aeroporti e la stipula e la gestione delle convenzioni con il gestore, mentre è stato concesso alle Regioni il trasferimento delle competenze relative all’approvazione dei piani di sviluppo aeroportuale e dei masterplan». Quanto a Venezia, via libera al passaggio delle funzioni già esercitate dal Magistrato alle Acque, ma resteranno allo Stato «il disin-
IN PARLAMENTO IL GRILLINO ASSICURA: «INTESA CON STEFANI» LA LEGHISTA IRRITATA: «NON È STATO CHIUSO PROPRIO NIENTE»
quinamento e la sorveglianza della laguna, gli impianti igienico-sanitari dei centri storici, la gestione delle acque pluviali, la gestione del sistema di regolazione delle maree», cioè il Mose.
GRANDI RETI Sulle grandi reti di trasporto, il ministero ha sparato una raffica di “no” . A cominciare dalle concessioni autostradali: «Il trasferimento che richiedono le Regioni comporterebbe necessariamente la devoluzione della gestione di tratte autostradali regolate da convenzioni di concessione nazionale». Ma come risulta «dall’analisi e dalla valutazione tecnica e giuridica degli effetti derivanti da una siffatta devoluzione, tale previsione destrutturerebbe il sistema di in-
frastruttura a rete, di cui è necessario invece continuare a garantire l’unità del sistema nazionale». Per questo, ha precisato Toninelli, «è stato «ritenuto necessario mantenere in capo allo Stato le funzioni relative all’esercizio del ruolo di concedente, alla determinazione dei regimi tariffari e all’espletamento delle attività di vigilanza sul rispetto delle norme nazionali e comunitarie in materia di contratti pubblici». Analogo il ragionamento sulle ferrovie: «Si è ritenuto opportuno conservare in capo allo Stato, per mantenere una disciplina unitaria per l’intero territorio nazionale, anche in tema di sicurezza, le funzioni inerenti la programmazione e gestione delle concessioni». In tema di infrastrutture, ha pe-
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raltro osservato il pentastellato, a fronte di tante sollecitazioni alle regionalizzazione, «risulta attualmente in corso una procedura inversa finalizzata al ritrasferimento di strade ora classificate come regionali e provinciali al demanio statale, per la cui costruzione e manutenzione saranno stanziati fondi nel bilancio dello Stato e la cui gestione sarà affidata ad Anas». Malgra-
DALLE AUTOSTRADE ALLE FERROVIE I POTERI RESTANO IN CAPO ALLO STATO: «BISOGNA GARANTIRE L’UNITÀ DEL SISTEMA»
do ciò, ha rimarcato Toninelli, il dicastero «ha accolto parzialmente le richieste avanzate in sede di trattativa da parte delle Regioni». Altra delusione, per il Veneto, sul trasporto pubblico locale: «Non è stato ritenuto possibile trasferire alle Regioni le ulteriori funzioni legislative e amministrative che avevano richiesto». Per contro, Venezia, Milano e Bologna hanno respinto la proposta di cambiare il meccanismo di ripartizione dei fondi statali e a sua volta Roma ha reputato «tecnicamente non accoglibile» l’idea di finanziare i servizi «attraverso l’assegnazione del gettito delle compartecipazioni ai tributi erariali», perché ciò vanificherebbe «qualunque processo di efficientamento».
LE RISORSE
A margine dell’audizione, parlando della norma finanziaria, Toninelli si è detto «fiducioso e ottimista che si possa chiudere anche su questo». Ma per il deputato azzurro Dario Bond, intervenuto in commissione, sulle risorse servono maggiori garanzie per le Regioni: «Non è possibile che avvenga un trasferimento così mostruoso di strade all’Anas, perché Anas paghi, e che poi gli enti locali non abbiano nulla per tenersi queste strade e gestirsele. Produciamo degli utili con i grandi passaggi autostradali? Benissimo, teniamoceli, gestiamoli insieme allo Stato, ma gestiamoli». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
IL COMMISSARIAMENTO DI VENETO AGRICOLTURA Il commissario Alberto Negro: «Ringrazio Luca Zaia e la Giunta per la fiducia». Il dem Graziano Azzalin e la civica Cristina Guarda: «Gli assessori Pan e Bottacin riferiscano».
Mercoledì 24 Luglio 2019 www.gazzettino.it
Crociere, Marghera e Fusina più vicine `Piano del presidente del Porto Musolino per approdi diffusi Nessuna decisione ufficiale nel vertice a Roma tra Toninelli e i rappresentanti veneziani ma il ministro vuol chiudere presto a partire dal terminal traghetti. Il nodo della banchina Piemonte `
vi piccole. Utilizzando questa soluzione, si sposterebbero fuori dal canale della Giudecca solamente i mezzi che secondo il Decreto Clini - Passera potrebbero attraversare Venezia senza problemi (40mila tonnellate di stazza lorda). Tra sei mesi sarà pronta la seconda darsena e il problema dello spostamento dei traghetti altrove potrebbe essere risolto, almeno per qualche tempo.
GRANDI NAVI VENEZIA Chi si aspettava una riunione risolutiva sul tema, rimarrà certamente deluso. Nessuna decisione nell’immediato sullo spostamento di alcune navi da crociera dal bacino di San Marco e canale della Giudecca al canale dei Petroli, che non attraversa la città di Venezia. Tuttavia, c’è un riscontro importante: quello che il ministro Danilo Toninelli diceva sulle navi a Porto Marghera che è impraticabile, che non le avrebbe mai fatte andare in mezzo al carbone e ai container in un luogo a rischio Seveso - improvvisamente non vale più. Toninelli adesso pensa che, transitoriamente, la soluzione migliore sia proprio spostare le navi nelle banchine di Marghera che in qualche modo si possono liberare allo scopo. Anche a spese del traffico merci, che rappresenta l’85 per cento del volume d’affari del porto.
NIENTE DOGMI Non è una cosa da poco, perché significa che il momento dei dogmi intoccabili (“le navi solo fuori dalla laguna”) è stato superato. In qualche modo, Toninelli si trova costretto a dare ragione al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che sabato è salito a bordo di una nave Msc che in occasione della festa del Redentore doveva giocoforza ormeggiare in uno dei terminal container. Non solo è salito, ma ha prodotto un piccolo fil-
LE COMPAGNIE DI CROCIERA SPINGONO PER UNA NUOVA STAZIONE MARITTIMA VICINO A FINCANTIERI, UN’IPOTESI BOCCIATA DAI TERMINALISTI
DIVERSE IPOTESI
COLOSSO L’incidente del 3 giugno in Canale della Giudecca. Qui sopra Pino Musolino
mato, diffuso via social urbi et orbi mostrando che lui aveva ragione e il ministro aveva torto. Tuttavia, parlare di una data per il trasferimento di una parte degli arrivi e delle partenze già calendarizzate, è ancora prematuro. L’incontro di ieri sera al Ministero delle Infrastrutture è iniziato senza il ministro, a causa degli impegni con la Tav e lo sciopero dei trasporti, che si era prodigato di far revocare, ma senza successo. Attorno al tavolo, nell’ufficio di Porta Pia si sono inizialmente seduti il capo di gabinetto del Ministero Gino Scaccia, il presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Alto Adriatico, Pino Musolino, il Provveditore alle opere pubbliche del Nordest, Roberto Linetti, il comandante della Capitaneria di porto, Piero Pellizzari e un responsabile di Venice Roportmos, il terminal di Fusina. Poi, alle 18.45, è arrivato Toninelli.
ENTRO L’ESTATE Nessuno dei protagonisti vuole parlare apertamente, il ministro stesso non si è pronunciato, essendo passato immediatamente
Bonus da oltre 20mila euro per gli ex Coletto e Moretti A PALAZZO VENEZIA Il leghista Luca Coletto e la dem Alessandra Moretti hanno chiesto, e ottenuto, la liquidazione dell’assegno di fine mandato. Dopo essere diventati, rispettivamente, sottosegretario alla Salute e parlamentare europea, gli ormai ex consiglieri regionali potranno dunque incassare quello che è considerato il “Tfr” di Palazzo Ferro Fini: a partire dal 2012, si tratta di una mensilità dell’indennità di carica lorda per ogni anno di mandato. In questa legislatura l’emolumento è stato oggetto di cinque proposte (trasversali) di abolizione, ma i progetti di legge non sono mai andati oltre la presentazione in commissione.
IL CALCOLO La deliberazione dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale illustra al centesimo le somme che spettano a Coletto e Moretti:
21.403,98 euro per il veronese e 28.538,64 per la vicentina. Per entrambi, in carica dal 16 giugno 2015 e dunque in vigenza della nuova normativa introdotta tre anni prima, l’importo base per il calcolo era di 6.600 euro, cioè «l’ottanta per cento dell’indennità parlamentare alla data del 31 dicembre 2010, ridotta del 5 per cento». Quella cifra è stata quindi moltiplicata per la durata del mandato: fino al 28 novembre 2018 per l’esponente della Lega, fino al 1° luglio 2019 per la rappresentante del Partito Democratico. Di conseguenza Coletto, che
IL “TFR” REGIONALE AL LEGHISTA (21.403 EURO) E ALLA DEM (28.538): LE CINQUE PROPOSTE DI ABOLIRE L’ASSEGNO FERME IN CONSIGLIO
Venezia e Chioggia
Autorità Portuale, via libera al bilancio VENEZIA Sale a 27 milioni la dotazione per opere e scavi nei Porti di Venezia e di Chioggia. L’Organismo di partenariato dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Settentrionale, infatti, ha espresso ieri parere positivo all’assestamento e al primo elenco di variazione del Bilancio di previsione 2019. Fra le voci che hanno registrato performance migliori si evidenzia un maggior avanzo
aveva presentato domanda il 30 gennaio, incamererà 21.403,98 euro; Moretti, che aveva formulato richiesta l’8 luglio, ne percepirà 28.538,64.
IL DIBATTITO Come si può vedere sul sito web dell’assemblea legislativa, l’abolizione dell’assegno di fine mandato è stata proposta cinque volte, attraverso un progetto di legge di iniziativa popolare e altri quattro di cui erano primi firmatari il governatore Luca Zaia (Lega), Jacopo Berti (Movimento 5 Stelle), Patrizia Bartelle (Italia in Comune) e l’ex consigliere Marino Finozzi (Lega). Mentre il testo scaturito dalla raccolta di firme è approdato in aula ed è stato rispedito in commissione, gli altri non sono mai arrivati in plenaria. Eppure il tema era stato al centro del dibattito durante la campagna elettorale per le Regionali, la stessa candidata governatrice Moretti aveva promesso: «Fine». Finora la scure è calata “solo” sui vitalizi, rideterminandoli in senso contributivo. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
rispetto a quanto stimato, pari a 6.163.737 euro. «Appena si presenteranno le necessarie condizioni, con la definizione del nuovo Protocollo fanghi e l’individuazione di siti di stoccaggio sufficientemente capienti - dice il presidente Pino Musolino - saremo pronti a partire per dare al sistema manifatturiero e produttivo del Veneto migliori servizi logistici e maggiore competitività». © RIPRODUZIONE RISERVATA
ad occuparsi della Tav, ma circolano alcune indiscrezioni. La prima è che i tempi fissati dal ministro sono molto stretti, in quanto vuole spostare una parte del traffico passeggeri fuori da Venezia, facendo poi arrivare i passeggeri e le merci in stazione marittima attraverso pullman e motoscafi. È stato fatto un approfondimento sull’operatività e la gestione degli approdi diffusi, il presidente del Porto ha portato alcuni piani in cui si ipotizzano diversi gradi di trasferimento del traffico, su cui i tecnici del Ministero si pronunceranno più avanti. In pole position c’è il terminal traghetti di Fusina, con le sue banchine da 228 e 285 metri, che però è adatto solo a na-
Vaia, il conto di famiglie e ditte venete: 90 milioni IL BILANCIO BELLUNO Tempesta Vaia: da tutto il Veneto sono 930 le richieste di risarcimento danni giunte in Regione, per un ammontare di 90 milioni di euro. Entro l’autunno è prevista la liquidazione della prima tranche mentre la seconda sarà erogata a marzo 2020. «Le istanze sono un po’ più del previsto - commenta l’assessore alla protezione civile Gianpaolo Bottacin - ma cercheremo di fare il possibile per accontentare tutti».
IL PUNTO Alla scadenza dei bandi, il 19 luglio, gli uffici regionali hanno contato 930 domande di richiesta rimborso relativamente ai danni subiti lo scorso fine ottobre. Per un totale complessivo di 90 milioni di euro. «Cifra ben superiore sottolineano i collaboratori di Luca Zaia, presidente ma anche commissario delegato per i primi
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interventi urgenti di protezione civile - rispetto a quanto previsto inizialmente. Infatti, erano stati messi a disposizione 25 milioni di euro. Il resto della cifra necessaria a raggiungere i 90 milioni di euro sarà recuperato, quindi, grazie ai ribassi d’asta relativi a una serie di opere di ripristino post-emergenze». Le domande e le relative perizie asseverate potranno essere consegnate a Palazzo Balbi entro il 30 settembre 2019, senza ulteriori termini per l’eventuale integrazione di documentazione. In tal caso la copertura finanziaria sarà prevista nell’ambi-
I PRIVATI PRESENTANO IN REGIONE 930 DOMANDE DI RIMBORSO: LE SOMME, IL TRIPLO DEL PREVISTO, SARANNO LIQUIDATE A PARTIRE DALL’AUTUNNO
Logico, quindi che servano le più lunghe banchine del porto container (Tiv) e rinfuse (Trv), in banchina Piemonte in pieno porto commerciale. Anche il ministro, però, si è convinto che portare via tutte le navi da Venezia domani non si può fare. È per questo che il prossimo passo sarà quello di sentire la prossima settimana gli operatori croceristici e la loro associazione (Clia Italia) nonché i terminalisti delle merci. Si tratterà di ascoltare soggetti che hanno due visioni completamente differenti: le compagnie da crociera spingono per Marghera e per realizzare la nuova stazione marittima sul canale industriale nord, lato nord, poco distante dallo stabilimento di Fincantieri. I terminalisti delle merci, invece, sono assolutamente contrari all’apertura continuativa alle crociere: «Nei giorni di vento forte i passeggeri delle navi rischiano di diventare neri investiti dalle polveri di carbone stoccato in quelle banchine assieme a pezzi di ferro e a ogni altro genere di rinfuse avevano detto proprio lunedì i loro rappresentanti - tecnicamente è una follia anche perché le navi da crociera farebbero aspettare le navi commerciali, e chiunque del mestiere sa che la concorrenza tra porti si gioca tutta sulle tariffe, sulla qualità dei servizi e soprattutto sulla velocità con la quale si scaricano e caricano le navi». Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA
to degli esercizi 2020 e 2021. Cittadini e imprese che hanno presentato domanda nei termini e seguito le istruttorie previste, potranno ottenere la liquidazione in una prima tranche, pari al 50% della cifra richiesta, entro l’autunno di quest’anno. La seconda sarà liquidata entro marzo.
LA CONSIDERAZIONE «Dei 90 milioni totali - spiega Bottacin - circa 75 fanno riferimento alla scadenza dello scorso 19 luglio mentre gli altri a quella del 30 settembre. A fare la parte del leone, con 44 milioni, è il settore agricolo, soprattutto in provincia di Treviso. Segue quello delle attività produttive, con circa 24 milioni. E per finire i privati, per la maggior parte nel Bellunese, che avanzano richiesta per oltre 10 milioni. Avendo rinviato la scadenza della data di presentazione delle perizie sono slittati, di riflesso, gli accrediti che avverranno a settembre per la prima parte e a marzo del 2020 per la seconda». Raffaella Gabrieli © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Mercoledì 24 Luglio 2019 www.gazzettino.it
Venezia e le crociere
Grandi navi, sdoganata Marghera `La prossima settimana convocate tutte le compagnie Il ministro Danilo Toninelli intende trasferire a breve alcune linee tra Fusina e le banchine del porto commerciale e i rappresentanti dei terminal merci, che sono contrari `
COLOSSI DEL MARE Il passaggio di una nave Msc al bacino San Marco in una foto d’archivio
IL VERTICE VENEZIA Poco meno di due ore di incontro per capire non “se” ma “quando” l’idea delle banchine provvisorie potrà diventare realtà. L’udienza al Ministero delle Infrastrutture degli operatori portuali e delle autorità che hanno il governo della laguna è servita più che altro a registrare l’apertura che il ministro Danilo Toninelli ha fatto nei confronti delle banchine di Porto Marghera, fino a un paio di settimane fa completamente escluse dai giochi. A fargli cambiare idea è stato certamente l’uno-due subito dal sistema portuale tra il 2 giugno e il 7 luglio, con una nave finita in banchina e un’altra che ha rischiato di finirci, nel bel mezzo della tempesta.
FUSINA E MARGHERA Ciò che il ministro voleva sentire è se le autorità hanno fatto i compiti a casa, cioè verificato la fattibilità tecnica del trasferimento temporaneo di una parte del traffico passeggeri sulle banchine solitamente occupate da merci, container e camion. Il presidente dell’Autorità di sistema portuale, Pino Musolino, ha portato alcuni piani in cui si ipotizza l’utilizzo delle cosiddette banchine diffuse, fino a quando non sarà stata trovata una soluzione migliore per portare le navi fuori da San Marco e dalla laguna. Confermata la volontà di portare alcune navi sulle banchine dei traghetti di Fusina, così co-
ALL’INIZIO DI AGOSTO I PROPONENTI DI FUSINA SARANNO RICEVUTI DAL PRESIDENTE DEL PORTO
me ipotizzato da Andrea Gersich, Renato Darsiè, Renzo Scarpa e Ottavio Serena. Non è ancora chiaro dove i traghetti sarebbero spostati, ma l’ipotesi piace soprattutto perché tra pochi mesi la seconda darsena sarà stata scavata e ci saranno altre due banchine. Poi allo studio ci sono gli approdi tra i container e le rinfuse.
CROCIERE E TERMINALISTI La prossima settimana, a raggiungere il ministro a Roma saranno i rappresentanti delle compagnie crocieristiche, la loro associazione (Clia Italia) e i terminalisti delle merci, che sono contrarissimi alla commistione ei traffici poiché temono di perdere navi e lavoro a causa di quelle che loro chiamano le “navi bianche”. Il ministro, però, è intenzionato ad andare avanti e a risolvere la questione entro l’estate, almeno con il trasferimento di due o tre navi per volta.
FUSINA E IL PORTO
Dopo aver respinto su tutta la linea l’ipotesi Fusina, il Porto riceverà tra il 6 e il 7 di agosto i quattro proponenti (un direttore di agenzia di viaggio, un ex consigliere comunale e due consiglieri in carica). È previsto proprio un incontro con il presidente Musolino, al quale consegneranno tutte le carte in loro possesso. Tra le varie cose, porteranno i dati delle caratterizzazioni dei fanghi del canale industriale Nord fatte durante il periodo commissariale. «Quei fanghi sono tutti inquinatissimi - affermano - categoria C o oltre C e chi conosce la zona dice che a terrà è anche peggio. Questo per far capire a chi continua come il sindaco a propugnare quella soluzione si apre a scenari spaventosi in quanto a tempi, autorizzazioni e costi. Al contrario, i fanghi scavati a Fusina per realizzare la darsena traghetti sono tutti A e al massimo B, quindi puliti e utilizzabili anche in laguna». Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA
Variazione di bilancio
17 milioni e mezzo di euro per scavare i canali Un saldo di cassa di 59 milioni di euro, in costante aumento dal 2016 ad oggi, ma soprattutto altri 13 milioni di euro destinati soprattutto ad opere portuali e all’escavo dei canali sia a Porto Marghera sia a Chioggia. È il contenuto principale dell’assestamento e primo elenco di Variazione del Bilancio di Previsione 2019 dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Settentrionale (Adspmas), ieri l’Organismo di partenariato composto da Capitaneria, operatori e rappresentanti dei lavoratori ha dato il suo parere favorevole. Quanto ai maggiori fondi per gli scavi dei canali, che si aggiungono a quelli già stanziati arrivando a 17 milioni e mezzo di euro (ai quali si aggiungono 10 milioni per altre opere portuali), è di
una iniziativa dell’Adspmas per anticipare il più possibile i tempi e farsi trovare pronta nel momento in cui verrà finalmente definito l’attesissimo nuovo Protocollo Fanghi e verranno individuati i nuovi siti di stoccaggio dato che le discariche esistenti sono ormai quasi esaurite: «Allora saremo pronti a partire per dare al sistema manifatturiero e produttivo del Veneto migliori servizi logistici e maggiore competitività» ha detto il presidente Pino Musolino. I 17 milioni e mezzo, insomma, sono sostanzialmente messi da parte in attesa che si verifichino le condizioni per spenderli, sperando che ciò avvenga il più presto possibile dato che, in caso contrario, il mancato escavo dei canali portuali comporta
l’impossibilità di far entrare le navi. Il risultato economico, infine, mostra che dall’analisi storica del risultato di parte corrente «emerge l’ottimo risultato per l’anno 2019, in corso di formazione, che presenta un avanzo di parte corrente di oltre 21 milioni di euro (rispetto ai 15 del 2018 e del 2019 e ai 14 del 2016) e, appunto, un saldo di cassa finale che supera i 59 milioni di euro». Di rilievo, infine, in entrata un maggior avanzo rispetto a quanto stimato pari a 6 milioni e 163 mila euro mentre, sul fronte delle variazioni in uscita, il totale è pari a 13 milioni e 292 euro, di cui la maggior parte, appunto, destinati a opere portuali e escavi. (e.t.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
I lavori che la città attende da anni Brugnaro presenta la lista al Governo IL RAPPORTO VENEZIA Un elenco dettagliato da consegnare al Governo di tutti i lavori che mancano al Comune di Venezia. Ecco l’ultima idea del sindaco, Luigi Brugnaro. «Mi sono stancato di sentire qualcuno che si sorprende perché qualcosa non funziona. Ci sono troppe commissioni, troppa gente che viene a insegnarci come comportarci. Noi le cose le diciamo da anni. Ci sono progetti su progetti, anche delle precedenti amministrazioni. Se qualcuno ora vuole fare il furbo, deve sapersi». Ed ecco l’idea della lista da notificare al Governo via Pec, non si sa mai. Una mossa anticipata ieri mattina ai giornalisti che gli chiedevano del vertice del pomeriggio sulle grandi navi. «Non mi aspetto niente! Il 31 luglio, insieme al governatore Zaia, siamo stati convocati in commissione trasporti per par-
lare di questo. Io penso a trovare una soluzione nel rispetto di tutti, ma questo modo di lavorare non mi piace». Ora il sindaco punta molto su questo elenco («Sarà dettagliato, con tutti i progetti e i soldi necessari») e sul presidente della Repubblica, Sergio Mattarella («Per fortuna abbiamo qualcuno in alto che ancora ci ascolta»). Tra i casi da inserire nella lista, Brugnaro cita la fognatura di Pellestrina: «non è ancora collegata con il depuratore. Un intervento che fa parte integrante dei lavori del Mose. Cominciamo da quello se non sono capaci di fare i cassoni!». E ancora i 70 milioni inseriti nel patto per Venezia per «finire i marginamenti della città di Marghera. Sono fondamentali, ma c’è una commissione che viene avanti e indietro da un anno e mezzo. Oltre a sentire tutti, cosa sta facendo?». Il sindaco ricorda anche i «158 milioni che devono esser dati per il disinquinamento di Porto Mar-
ghera. Quei soldi li vogliamo, li pretendiamo». Un altro esempio: il sistema anti-incendio di Venezia. «Facciamolo. E queste sono solo alcune anticipazioni. Faremo un lungo elenco». Sulle grandi navi Brugnaro non vuole aggiungere molto a quanto già dichiarato. Minimizza le proteste dei terminalisti per la soluzione Marghera. «La questione è complessa. Facciamo un passo alla volta. Intanto abbiamo dimostrato che le navi arrivano fino a Marghera in sicurezza. Non è vero che c’è il rischio Seveso. Sono balle. Ci sono aree contaminate, è vero, ma non dove passano i canali. E poi c’è una banchina di cemento armato, quando mai una nave la può scavalcare? Ora abbiamo visto una nave andare addosso a una banchina e i danni che fa: ha solo screpolato un po’ il cemento». R. Br. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il sindaco
«Vittorio Emanuele, quel canale va scavato» Il canale Vittorio Emanuele va scavato. Il sindaco Brugnaro ieri ha ribadito la sua convinzione. «Tutti i canali vanno scavati, altrimenti le eliche portano in giro i sedimenti». Giusti, per il sindaco, anche i marginamenti dei canali per fermare l’erosione. «L’acqua così sarà più pulita. Non credo nemmeno a questa cosa che la laguna sta diventando un braccio di mare».
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SINDACO Luigi Brugnaro chiederà interventi al Governo
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Lettere&Opinioni
«NON SONO DALTONICO, PER ME A ROMA NON ESISTONO I COLORI, NÉ IL GIALLO NÉ IL VERDE, PERCHÉ IL GOVERNO È UN TUTT’UNO: SE NON SI FA LA TAV È COLPA DEL GOVERNO E NON DI UNA PARTE» Vincenzo Boccia Presidente di Confindustria
La frase del giorno
Mercoledì 24 Luglio 2019 www.gazzettino.it
Governo
L’alternativa a Salvini: in politica guai a confondere i desideri e i sogni con la realtà Roberto Papetti
C direttore@gazzettino.it Via Torino, 110 - 30172 Mestre (VE) tel. 041665111
aro direttore, sembra che tra le file della Lega tiri l’aria di un imminente annuncio di entrata in guerra. Nel caso mettiamo, che ad eventuali elezioni si presentino in blocco una Lista Conte, il M5S con Di Maio, e un Pd capace di dare il benservito ad un Zingaretti buonista, dal faccione sempre sorridente e ubiconciliante. Mettiamo, che tale partito abbia il coraggio di dare maggior primo piano ad una Emma Bonino, rappresentante non tanto il “nuovo”, ma il suo saper far politica in modo onesto e competente, conosciuta in Europa e “amata” anche in Italia. Mettiamo che... i conti diverrebbero più chiari: una maggioranza governativa “altra”, con un Salvini, che si è dato la
Rapporti sovietici
Il Pci prima della Svolta
Contatti Le lettere inviate al Gazzettino per e-mail, devono sempre essere firmate con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono. Le lettere inviate in forma anonima verranno cestinate. Le foto, anche se non pubblicate, non verranno restituite. Si prega di contenere il testo in circa 1.500 battute, corrispondenti a 25 righe da 60 battute ciascuna.
Nel Gazzettino del 17/07/19 il signor Lucio de Majo sostiene che molti attuali personaggi della sinistra “hanno ereditato lo spirito illiberale ricevuto dall’Unione Sovietica per la distruzione in Italia dello Stato liberale”. Il signor de Majo ha ragione se si riferisce al Pci prima della Svolta di Salerno (1943) in cui il Partito comunista, guidato da Togliatti, entrò nel Governo Badoglio. Dopo quella Svolta, in tutti gli anni successivi, il PCI divenne un partito socialdemocratico. Lo dimostrano i fatti: come ministro della Giustizia Togliatti volle una pacificazione del Paese e fece approvare una amnistia per tutti i fascisti colpevoli di piccoli reati (ma anche meno piccoli...) che confermò nelle alte cariche della polizia, dell’esercito e della burocrazia molti ex gerarchi fascisti. Sempre Togliatti fece approvare l’articolo 7 della Costituzione che confermò il Concordato del 1929 tra Santa Sede e il fascismo. Nel 1948 il leader del PCI subì un attentato quasi mortale. Prima di entrare in sala operatoria Togliatti impedì una guerra civile quasi certa. Infine molti parlamentari del PCI contribuirono, insieme ai rappresentanti dei partiti antifascisti, alla creazione dell’attuale Costituzione liberal-democratica, la quale porta anche la firma del comunista Umberto Terracini. Franco Vicentini
zappa sui piedi, ormai isolato e in via di estinzione. Le sue parole d’ordine, consunte dal cambiamento dei tempi. Il fenomeno “migrazione” superato attraverso una strategia europea di equa ripartizione dei migranti e soprattutto di una valida ed organizzata “integrazione”; l’inattuabile “flat tax” sostituita da un piano efficace di ammortamento del debito. Aldo Martorano Venezia Caro lettore, guai in politica a confondere i propri desideri con la realtà. Una Lista Conte non esiste e dubito che mai esisterà: è un classico sogno di mezza estate, coltivato da qualche
verranno qui un paio di settimana mettendosi in malattia salvo poi chiedere il trasferimento, e il Veneto perderà altri 3 miliardi; il prossimo passo sarà la perequazione con Regioni virtuose come la nostra che risparmieranno, facendo sacrifici, e altre che come sempre sperpereranno e per questo saranno premiate con i nostri risparmi, favoloso, non poteva andare meglio. Io capisco la frustrazione e l’ira di Zaia, che però non cambia le cose, la brava Stefani si impegna come può, Salvini non ha mai dato molto aiuto in merito, e Di Maio, Conte e co. fanno, come sempre da quando sono al governo: ciò che vogliono, lo facevano quando avevano il doppio dei voti della Lega, lo fanno ora che ne hanno la metà. Ma il mio invito è di stare
UN LETTORE IMMAGINA UN’ALLEANZA TRA LISTA CONTE, UN PD GUIDATO DALLA BONINO E UN M5S NORMALIZZATO: LA LEGA PUÒ DORMIRE SONNI TRANQUILLI
molto attenti alle trattative per l’autonomia, perché, ampiamente appurato che non la faranno mai, non vorrei che dopo il danno arrivasse anche la beffa, e tutto si concludesse con non solo nessun beneficio, ma addirittura con un inasprimento dello statalismo. Riccardo Gritti Venezia
Autonomia /2
La colossale presa per in giro Celiando un po’, mi piace pensare all’immagine di un Luca Zaia che, come Margherita di Provenza, sfoglia uno ad uno i petali di una margherita di campo, sussurrando non il classico
C’è una spiegazione sulla vicenda Orlandi? Sono passati più di 30 anni e puntualmente si ripresenta il caso irrisolto della scomparsa di questa giovane ragazza, che però non dovrebbe avere più “valore” di decine di casi simili che accadono ogni anno. Misteri che restano senza risposte e di cui nessuno dopo un po’ parla più. Perché di Manuela invece si continua a parlare come se fosse una cosa molto importante per gli italiani o per l’interesse del nostro paese? Con tutto il rispetto per la scomparsa o presumibile morte di una giovane ragazza, può veramente interessare alla stragrande maggioranza degli italiani la spiegazione di questa vicenda? Quali poteri hanno i familiari di questa sfortunata? Quali amicizie possiedono per perseverare nella ricerca da 30 anni e per usare, immagino, cospicue risorse pubbliche e della giustizia per tentare di capire un fatto accaduto oramai nel secolo scorso? Mi sorprende questa disparità di trattamento tra i molteplici casi di scomparsa di persone Dott Claudio Scandola
Trattativa grottesca occhio alle conseguenze Le nuove notizie sull’autonomismo chiesto da Veneto, Lombardia, ed Emilia Romagna, stanno assumendo un aspetto che dal ridicolo sta passando al grottesco: ora i 5 stelle hanno tagliato anche il punto sulla scuola, che così rimarrà super statalizzata, dove insegnanti dal Sud DIRETTORE RESPONSABILE:
PRESIDENTE:
Roberto Papetti
Azzurra Caltagirone
Pietro Rocchi
UFFICIO CENTRALE:
Vittorino Franchin (responsabile)
“m’ama non m’ama?”, bensì “passa o non passa?”, con riferimento ovviamente all’autonomia differenziata per il Veneto. Dalle reazioni del nostro Governatore, finalmente piuttosto accalorate, si percepisce che anche lui ha realizzato che a Roma è in atto una colossale “presa per i fondelli” (ma in Veneto fondelli si declina in altro modo) orchestrata del Movimento 5 Stelle, per svuotare il progetto votato dai Veneti. Per capire appieno la situazione bastano le foto della faccia del Ministro Erika Stefani, avvilita e scoraggiata. La Stefani evidentemente la margherita l’ha già sfogliata; e le è rimasto in mano solo il gambo. Umberto Baldo Abano Terme (Pd)
Manuela Orlandi e tutti gli altri
La vignetta
Autonomia /1
VICEDIRETTORE:
pochino per farla assurgere d’imperio a leader del secondo partito italiano. Il Movimento 5stelle di Di Maio faccio fatica ad immaginarlo: M5s è un arcipelago composito in cui convivono, sotto la regia della Casaleggio, tante anime diverse. Pensare di trasformarlo in un partito tradizionale sotto la guida dell’attuale vice premier equivale a snaturarlo e a decretarne una probabile scomparsa. Se questa nuova aggregazione di “soggetti” politici dovesse essere l’alternativa a Salvini, credo che il Capitano leghista potrebbe dormire sonni tranquilli. Se cadrà, più o meno rapidamente, sarà solo per demeriti ed errori suoi. Non per merito di maggioranze “altre”. Che, semplicemente, per ora, non esistono.
Il mistero
DAL 1887
Registrazione Tribunale Venezia, n. 18 dell’1/07/1948
notista e forse da alcuni potentati. Emma Bonino è una persona apprezzabile, ma se fosse così amata dagli italiani, alle ultime elezioni europee la sua lista avrebbe ottenuto un lasciapassare per Bruxelles. Invece lei e i suoi compagni di strada sono rimasti inchiodati al di sotto della soglia di sbarramento del 4%. Un po’
CONSIGLIERI:
Alessandro Caltagirone, Fabio Corsico, Mario Delfini, Gianni Mion Alvise Zanardi
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La tiratura del 23/7/2019 è stata di 60.876
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PIOVE DI SACCO - MONSELICE - ESTE
MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2019 IL MATTINO
la tutela del territorio euganeo
«Anni di commissariamento anni di disastri al Parco Colli» Sinigaglia va all’attacco di Zaia: «Pretende l’autonomia ma lui centralizza tutto» L’assessore veneto Bottacin sfugge al confronto e accosta la vicenda ai Pfas ESTE. Degrado nel Parco Colli e nuova governance che latita: è scontro tra la minoranza Pd in Regione e l’assessore veneto all’Ambiente Gianpaolo Bottacin. Il consigliere Claudio Sinigaglia (Pd) ha incalzato la giunta di Luca Zaia all’indomani del servizio di domenica de il mattino di Padova dedicato alla scarsa attenzione che l’ente regionale ha nei confronti del Parco Colli. «Tre anni di commissariamento e tre anni di disastri. La situazione del Parco è la fotografia del fallimento delle scelte di Zaia, dell’incapacità della Regione di gestire le proprie competenze. È sicuro il governatore di volere l’autonomia su ben 23 materie, visti i risultati? » è la provocazione dell’alfiere democratico, che entra nel merito della questione «Nel Parco c’è una situazione di abbandono e degrado generalizzato a causa della mancanza di fondi e di personale. Fontane e sorgenti sono inutilizzabili, i punti di
AVVISI ECONOMICI
La sede del Parco Colli a Este. La Regione non ha ancora prolungato il mandato del commissario
sosta attrezzati per i turisti sono pieni di rifiuti, mentre le strutture in legno stanno marcendo». Sinigaglia ricorda la mancanza di una governance: «Dopo tre anni di commissariamento, adesso manca addirit-
tura il commissario. La proroga dell’attuale, infatti, è scaduta il 30 giugno e ancora Zaia non ha firmato il prolungamento semestrale. Ma si può agire con tanta superficialità? ». Non è tardata la risposta
dell’assessore regionale Bottacin, che però non è entrato nel cuore della denuncia: «Il Veneto dal punto di vista delle competenze ambientali è più che pronto all’autonomia e a parlare sono i fatti. La nostra Regione, per quanto ri-
no che entri nel mio cuore info www.agenziavenus.it Diana cell. 327.5465690
li, che però passerebbero in secondo piano se dovessi trovare una compagna. Non ho un'ideale di partner, le persone bisogna conoscerle. Alessandro C1409 cell. 349.0893495 Ufficio Venus Tel. 049.2050393 FORCELLINI laureato 68enne brizzolato occhi castani cm 184. Amo leggere, viaggiare, faccio teatro a livello amatoriale. Nella mia "singletudine" ho raggiunto un buon equilibrio, sono comunque alla ricerca di un'amica/compagna con interessi da condividere sperando nella nascita d'un sentimento d'affetto. C1409 Cell. 329.3308050 Ufficio Venus Tel. 049.2050393 LOREGGIA limitrofi 72enne pensionata senza figli, castana occhi celesti, cm 170, magra. Genuina ed altruista, mi dedico al volontariato in parrocchia, canto in un coro, leggo, amo la montagna. Cerco un po' di serenità, d'affetto e di tranquillità. Gilda cell. 328.1464948 Ufficio Venus Tel. 0423.374186 LOREGGIA limitrofi 33enne celibe alto e atletico. Nel tempo libero pratico nuoto e pallacanestro e forse sono uno dei pochi che ai social preferisce gli incontri reali e il sentirsi telefonicamente, vorrei incontrare una ragazza che la pensi come me. Cell. 349.0893495 Ufficio Venus Tel. 0423.374186 MASSANZAGO 43enne laureata libera professionista, senza figli, sportiva ma senza occhi castani, non appariscente. Cerco lui con cui stare bene assieme, con/senza figli. Stefania cell. 340.3664773 Ufficio Venus Tel. 0423.374186 MONSELICE 62enne bionda occhi scuri, divorziata con figli grandi, laureata. Mi interesso di finanza, ho la passione per l'antiquariato e per le auto d'epoca. Vorrei incontrare un signore dotato di un'ironica intelligenza, serio ma non serioso. Elisa cell. 327 5465690 Ufficio Venus Tel. 049.2050393 MONTAGNANA Giovanni 32enne commercialista, lavoro nello studio di famiglia. Sono atletico, sono appassionato di motociclismo ed amo viaggiare. Cerco una ragazza matura, possibilmente italiana, che sa bene quello che vuole. Cell. 393.8572663 Ufficio Venus Tel. 049.2050393 MONTEGROTTO 66enne vedova senza figli; adoro il campeggio, ho fatto equitazione per molti anni, ora preferisco attività fisiche meno intense come una passeggiata ai colli. Indipendente economicamente, sono una signora sola che cerca un compagno con cui camminare a fianco. Laura cell. 392.9602430 Ufficio Venus Tel. 049.2050393 PADOVA 21enne castana occhi scuri alta snel-
la, del Leone. Non sono solita frequentare sale da ballo; mi piace cucinare, amante della casa. Non cerco un fidanzamento a brevissimo tempo, per il momento vorrei una bella amicizia. Sabrina cell. 328.1464948 Ufficio Venus Tel. 049.2050393 PADOVA 48enne alta mora occhi scuri mediterranea; molto legata alla famiglia, amo il rapporto di coppia, mi piace l'idea di un "per sempre". Tengo al mio aspetto, ma sono anche una persona di contenuti. Cerco max 65enne distinto, protettivo, tradizionalista. Monica cell 340.3664773 Ufficio Venus Tel. 049.2050393 PIOMBINO DESE 57enne brizzolato occhi castani, amante degli animali, moderatamente sportivo, amo viaggiare, ho la passione del ballo, ho la passione per la barca; sono rimasto vedovo, cerco semplicemente una seconda opportunità, credo che tutti ne meritino una. Manfredi cell. 327.5465690 Ufficio Venus Tel. 0423.374186 PONTE DI BRENTA 44enne celibe cm 185 castano occhi azzurri, laureato imprenditore dei dell'Ariete. Ottimista riservato, istintivo. Ho molti amici, frequento locali, mi piace viaggiare, amo gli animali. Cerco max 40enne con caratteristiche simili alle mie per amicizia e sviluppi. Cell. 393.8572663 Ufficio Venus Tel. 049.2050393 SAN MARTINO DI LUPARI 65enne alta bionda occhi verdi, normolinea, raffinata, vesto classico, non ho interessi culturali o sportivi, sono una donna amante della casa, che è sempre vissuta per la sua famiglia. Sono vedova e cerco un compagno. Giulia cell. 392.9602430 Ufficio Venus Tel. 0423.374186 SOLESINO cassiera 56enne femminile cm 170 snella, giovanile, bel viso dolce, semplice genuina. Mi piace molto camminare. Mia figlia è ormai grande e sono pronta a rimettermi in gioco. Vorrei incontrare lui max 65enne nelle zone vicine. Marica cell. 328.1464948 Ufficio Venus Tel. 049.2050393 TREBASELEGHE ex imprenditore 66enne alto fisico atletico, mi piace molto ballare, amante del mare, vado spesso ai centri benessere dell'Alto Adige. Non mi basta trovare un'amica, sono alla ricerca di una relazione affettiva seria e conclusiva. Daniele cell. 340.3664773 Ufficio Venus Tel. 0423.374 186
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guarda ambiente, protezione civile e gestione delle emergenze, ha dato e continua a dare prova di efficienza tanto da fare scuola a livello nazionale». Bottacin porta ad esempio la gestione del post-Vaia (l’evento meteo disastroso che ha colpito i boschi veneti lo scorso ottobre) e ricorda quanto potrebbe fare il Veneto con l’autonomia sul fronte dell’emergenza Pfas: «Il problema dei Pfas è stato gestito con atti amministrativi, esponendoci a ben 42 ricorsi. Se avessimo l’autonomia potremmo agire ben diversamente». E sui riferimenti al degrado del Parco: «Se avessimo le stesse risorse che vengono date dallo Stato ad altre Regioni, come per esempio gli oltre 150 milioni per i forestali della Calabria, non avremmo alcun tipo di problema». La risposta non convince Sinigaglia, che non capisce l’accostamento tra Parco Colli e Pfas: «Non sappiamo come mai l’assessore Bottacin abbia fatto questa originale relazione tra Pfas “limiti zero” e degrado del Parco Colli, se non per l’ormai trito rito dello “scaricabarile”. Sulle aree protette però, che hanno un’importante valenza ambientale, la latitanza è tutta della Regione. Non è stata Roma a decidere di commissariare i Parchi veneti, bensì la giunta Zaia che ha una concezione particolare dell’autonomia: la chiede al governo, ma in Veneto centralizza tutto il possibile, con risultati scadenti». — Nicola Cesaro
Megliadino San Vitale Danni in municipio Vandalo denunciato Prende a calci la porta d’ingresso del municipio a Magliadino S.Vitale in un pomeriggio in cui la struttura è chiusa. Il vandalismo, che ha mandato in frantumi un vetro del municipio, è costato la denuncia ad A. B. , 43 anni di Casale di Scodosia, con precedenti alle spalle. L’accusa è di danneggiamento di edificio pubblico. A denunciarlo sono stati i carabinieri di Santa Margherita d’Adige, al termine delle indagini che hanno dato un volto al vandalo che aveva commesso l’azione incivile lo scorso aprile. Il danno è coperto da assicurazione.
IN BREVE Pontelongo Tre anni per droga Albanese arrestato Dovrà scontare agli arresti domiciliari, dove tra l’altro già si trovava, una pena residua di tre anni. Su E. N. , quarantunenne cittadino albanese residente in paese, grava una pena per i reati di spaccio di stupefacenti ed estorsione commessi a Piove di Sacco nel settembre dello scorso anno. I carabinieri della stazione di Codevigo ieri mattina hanno dato esecuzione all’ordine emesso dal Tribunale.
Solesino “Il piccolo principe” sul palco del Parco Continuano le serate di “E…state a Solesino! ” , rassegna promossa dall’associazione culturale Nuove Armonie dedicata ai bambini e al piacere di rivivere l’atmosfera familiare. Domani sera alle 21, al centro Al Parco di via Olimpia, la compagnia Barabao Teatro presenterà lo spettacolo “Il piccolo principe”. Ingresso libero.
Monselice La compagnia di Fo al parco Buzzaccarini “Gran casinò – storie di chi gioca sulla pelle degli altri” sarà in scena domani alle 21 al Parco Buzzaccarini di Monselice. Lo spettacolo teatrale è scritto da Ercole Ongaro e Fabrizio De Giovanni e interpretato dalla compagnia di Dario Fo, Itineraria teatro. Alle 20.30 flashmob e momento commemorativo in onore di Franca Rame e Dario Fo sotto il grande platano all’entrata del parco, alla presenza del sindaco Giorgia Bedin. Lo spettacolo è un atto di denuncia, nei confronti del gioco d’azzardo cosiddetto “legale”, che mostra le gravi responsabilità a carico delle istituzioni pubbliche, le quali cercano di incrementare le casse dello Stato con i soldi del gioco, condannando i più deboli a un vizio che se diventa patologico, può diventare “letale”. Ingresso libero. Dalle 19.30 pizzeria aperta.
arzergrande
È nata la figlia del sindaco È nata ieri mattina, in ospedale a Padova, Matilde, la primogenita del sindaco Filippo Lazzarin e della moglie Silvana. La piccola pesa tre chilogrammi e sta bene. Con Matilde i nuovi nati in paese quest’anno salgono, al momento, a quota diciannove.
Mercoledì 24 Luglio 2019
La Voce
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AUTONOMIA REGIONALE L’approdo in consiglio dei ministri slitta, ma il governatore non molla
Zaia: “Chiudiamoci in conclave” Nuovi freni dai 5 Stelle: “Non togliere risorse ad altri e fare un fondo di perequazione” L’autonomia regionale slitta ancora. Come se fosse su un pendio ghiacciato la discussione sull’autonomia regionale si sposta sempre di più e rischia di trasformarsi in valanga che travolge il governo. Sembrava in dirittura d’arrivo, con la finestra utile per approvarla in consiglio dei ministri aperta già questa settimana, nello specifico domani. Ma salvo accelerazioni dell’ultimo minuto, slitterà ancora il cdm sulle autonomie differenziate: “Impensabile - dice una fonte di governo impegnata nella partita che si chiuda questa settimana. La verità è che siamo in altissimo mare”. Troppi, infatti, i nodi sul tavolo, quello più complesso da sbrogliare è senz’altro sulle risorse finanziarie. Il clima positivo della scorsa settimana sembra ormai un ricordo, dopo gli attacchi dei governatori Luca Zaia e Attilio Fontana di sabato scorso. A questo punto non è da escludere che in settimana non si terrà alcun cdm. E mentre il presidente del Veneto lancia l’idea di un conclave con il governo per trovare la quadra “prima o poi la fumata bianca deve arrivare”, restano in stand-by le riunioni ri-
I vertice in consiglio dei ministri slitta A destra il governatore veneto Luca Zaia strette a Palazzo Chigi, attese inizialmente per l’altroieri e poi spostate a ieri ma mai convocate, per affrontare il nodo delle sovraintendenze con i ministri Alberto Bonisoli ed Erika Stefani e sbrogliare quello, ancor più complesso, delle risorse finanziarie. Il presidente del Veneto Luca Zaia ieri è tornato a parlare di autonomia: “Ci aspettiamo dal governo che finalmente il presi-
dente del Consiglio, assieme al cdm, si decida a presentare la sua proposta di autonomia, da confrontare con le nostre proposte, quelle di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Di lì, sono assolutamente convinto che, se non sarà una farsa ma una proposta vera di autonomia, incontrandoci, e magari chiudendoci a chiave come in un conclave, dopo qualche fumata nera, arriverà la
APPROFONDIMENTO Le frasi ad alta tensione
Dalla Lezzi al vicepremier Di Maio ecco chi spara contro il regionalismo “Secessione dei ricchi”, “servizi e sanità di seria A e B”, “Italia divisa”. Sono queste le frasi pronunciate nel tempo da esponenti Cinque Stelle sul progetto di autonomia differenziata che più hanno suscitato le critiche dei leghisti. Nella durissima lettera di risposta a Giuseppe Conte, i presidenti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, si rivolgono direttamente al presidente del Consiglio sostenendo che lui sa “bene quanti e quali ministri si sono impegnati in questa irresponsabile gara a spararla più grossa” sull’autonomia. Ed ecco allora una lista delle frasi regionalismo. Barbara Lezzi, ministro per il Sud ha detto che “La Lega vuole tornare indietro di 50 anni” e “così si divide l'Italia”. “La nostra linea rossa sulle autonomie riguarda il fondo di perequazione e i livelli essenziali delle prestazioni. Nel nostro Paese esistono dei divari inaccettabili che si sono accumulati nel corso degli ultimi decenni. Con le autonomie, così come erano state richieste, si sarebbero cristallizzati e accentuati”.
Il ministro Barbara Lezzi E poi Luigi Di Maio, vicepremier: “Va benissimo l’autonomia perché i veneti e i lombardi l’hanno approvata con un referendum che va onorato, ma prima bisogna definire i meccanismi di solidarietà e di perequazione con le altre regioni. La riforma del titolo V della Costituzione approvata in fretta nel 2001 dall’Ulivo per inseguire la Lega sul federalismo, è stata un disastro. Mancano i decreti attuativi per mettere in pratica quanto previsto dagli articoli 116, 117 e 119 della Car-
ta. Non voglio spaccare l'Italia, lavoriamo con la Lega sull’autonomia ma quando il M5s mette degli argini è perché il governo rischia di finire fuori dai binari del contratto. E allora bisogna chiudere la porta: armi, flat tax per i ricchi, divisione tra malati di serie A e B non si può fare”. E ancora: “Il tema non è l’autonomia ma il tema è che il tavolo si è bloccato sulla regionalizzazione della scuola. Un bambino non sceglie in quale regione nascere. I bambini non c’entrano niente con l'autonomia”. E poi Stefano Buffagni, sottosegretario agli affari regionali: “Le richieste del Veneto sono molto irrealizzabili. Io ho detto anche al presidente Zaia che la sua richiesta sta mettendo in difficoltà tutto il percorso. Il Veneto sta forzando molto comunicativamente la mano per richiedere le 23 materie. Tuttavia io ribadisco che ciò risulta essere molto irrealizzabile. Per le grandi reti di trasporto energetico per esempio non ha senso che ci sia l’esclusività della Regione”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
fumata bianca, ed arriveremo all’autonomia. E, se sarà autonomia vera noi ci siamo”. Zaia ha anche ribadito che: “La nostra proposta di autonomia è seria, rispettosa delle leggi e della Costituzione”. Il governatore del Veneto tiene a sottolineare che: “La nostra proposta di autonomia non vuole assolutamente essere una proposta ‘spacca Italia’, né la secessione dei ricchi, né
tanto meno creare un paese di serie A e uno di serie B, come qualcuno vuole sostenere, e non vuole mettere in difficoltà i cittadini del Sud: lo abbiamo dimostrato con dati alla mano”. I toni concilianti ed ottimistici di Zaia però, in mattina hanno avuto un contraltare di segno opposto. Il vicepremier e leader dei 5Stelle Luigi Di Maio, ha infatti, detto: “Per me l’autonomia si
farà, ma si deve fare senza danneggiare le regioni del centro sud, senza togliere i soldi agli altri e garantendo meccanismi di solidarietà che sono mancati in tutti questi anni”. Dal festival di Giffoni, ha anche aggiunto che “cogliamo l’occasione dell’autonomia lombardo veneta per fare il fondo di perequazione, e i livelli essenziali di prestazione che aiuteranno tante regioni in Italia ad avere servizi migliori. Questo è un progetto organico, spero che nei prossimi giorni ci possa essere dialogo con i governatori, ma anche con i governatori del sud”. E ha citato in particolare il governatore della regione siciliana, che “ha invocato la disponibilità e l’esigenza di sedersi al tavolo delle autonomie, perché di autonomia si deve discutere con tutte le regioni”. Parole che continuano a fare pressione sul freno e rallentare un percorso chiesto con sempre maggiore determinazione da molte regioni italiane. Dire che occorre un fondo di perequazione, e che l’autonomia non deve sottrarre risorse ad altre regioni significa, infatti, zavorrare l’intera procedura. © RIPRODUZIONE RISERVATA
POLITICA
Mercoledì 24 luglio 2019
LA DECISIONE Il capo del governo agli italiani: «In gioco tanti soldi vostri». Venerdì la lettera alla Ue. È rivolta dentro M5s, ma il leader politico non "rompe": «Rispetto Conte, tutto il sistema è schierato a favore Per noi è dannosa»
Lo strappo di Conte: sì alla Tav
Video per annunciare la svolta dopo il pressing della Lega: «Non realizzarla costerebbe molto di più» Toninelli resiste. Di Maio: resto sul No. Ira di Grillo: «Tradimento». E Salvini "ignora" il caso Russia TUTTI I FRONTI APERTI
EUGENIO FATIGANTE
I principali terreni di scontro tra M5S e Lega Nord
L
LEGA
M5S
L'ALTA VELOCITÀ
Il "verdetto" negativo dell’analisi costi/benefici La Tav comporta più costi che benefici. Era il "verdetto" emerso dall’analisi sulla Torino-Lione pubblicata dal Mit il 12 febbraio. Gli esperti, coordinati da Marco Ponti, sottolineavano la «redditività fortemente negativa» del progetto. I benefici sono pari a 885 milioni, le "perdite" a 7 miliardi nello scenario realistico e si può arrivare fino a 7,8 miliardi in secondo scenario. Entrambe le cifre considerano i «costi a finire» dell’opera, al netto cioè degli 1,4 miliardi già spesi. In caso di scioglimento del progetto il costo massimo tra penali e rimborsi potrebbe arrivare a 4,2 miliardi.
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La Lega è per “sì” alla Tav Torino-Lione, il M5S per il “no”. Dal 25 giugno c'è il via libera ai bandi per gli appalti, mentre Salvini ha smentito l'ipotesi “Tav light”, gradita a Di Maio. Una soluzione ancora non c'è
L'AUTONOMIA Il 14 febbraio il Governo ha annunciato di aver raggiunto l'accordo per procedere con l'autonomia con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Mancano ancora i testi del Ddl
IL DL SICUREZZA Il decreto sicurezza bis è stato approvato a giugno. Il testo punta a fermare gli sbarchi ma, secondo il M5S, diminuisce i poteri dei ministeri di giustizia a trasporti
L’EUROPA In occasione dell'elezione di Ursula Von der Leyen a capo della Commissione Ue, il M5S ha votato con il Pd, mentre la Lega si è dissociata
Nicola ZINGARETTI Segretario del Pd
a svolta sulla Torino-Lione era nell’aria ormai da tempo. Ieri pomeriggio Giuseppe Conte, impegnato ormai a tempo pieno nella "riedificazione" della sua figura di premier autonomo, ha abbattuto l’ultimo muro: un video breve, ma a lungo studiato, sui social per annunciare agli italiani che «non realizzare la Tav oggi costerebbe molto più che farla, in gioco ci sono tanti soldi vostri da gestire come un buon padre di famiglia». E per dire che, alla testa di un governo fatto «da due forze che la pensano in maniera opposta», per lui «la priorità è tutelare gli interessi dei cittadini». Tradotto: venerdì, alla scadenza prevista, l’Italia invierà all’Inea (l’Agenzia esecutiva per le reti) la lettera che dirà sì ai fondi europei sull’Alta velocità. È una svolta che rimescola i rapporti dentro la maggioranza proprio durante una delle fasi più critiche che sta attraversando. Il premier impone quella che, per il M5s, è una rivoluzione copernicana. Innesca l’ira di Beppe Grillo, che parla di «ennesimo tradimento, è l’ultimo tassello». E si riavvicina a Matteo Salvini, che nelle ultime 48 ore aveva intensificato il pressing pro-Tav. Una mossa che cade alla vigilia del-
«Perso più di un anno. Povera Italia» «Ora Conte annuncia che il governo è per il "sì". Nella migliore delle ipotesi abbiamo perso più di un anno. Nella peggiore un altro giro di valzer che non porterà a nulla. Povera Italia».
Il premier Giuseppe Conte nella diretta Facebook di ieri. l’informativa che il presidente del Consiglio terrà oggi in Senato alle 16,30 sul caso russo che ha visto il leader del Carroccio "scappare" dal Parlamento. E forse, malgrado la tentazione di parlare dai banchi leghisti trapelata nei giorni scorsi, alla fine Salvini diserterà pure oggi: per le 16 ha convocato il Comitato per la sicurezza (mentre ha confermato l’intervento, per il Pd, Matteo Renzi). Il premier-avvocato spiega che il governo non può fermare l’opera per un motivo semplice: un’alternativa non c’è, la rottura dell’accordo con la Francia «ci e-
Osvaldo NAPOLI Deputato di Forza Italia
sporrebbe a tutti i costi derivanti» e non farebbe gli «interessi nazionali». È un fulmine a ciel sereno che si abbatte sull’universo 5 stelle, fra i tanti che hanno aderito proprio per la battaglia "No Tav". Subito scatta il tam-tam anche sulle possibili dimissioni del più esposto, il titolare delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Al Mit si ribadisce però che Toninelli resta fortemente contrario ma, allo stesso tempo, trapela soddisfazione per l’attestazione fatta pubblicamente da Conte al lavoro del ministro sui fondi Ue che permetterà un risparmio di 3 miliardi per l’Italia. "Incassa" anche
«Buon senso mette in riga il M5s» «Un anno perso, un danno inestimabile alla credibilità dell’Italia. E alla fine Conte ha trovato il colpo di reni: la Tav va avanti, come il buon senso vuole, e il M5s deve mettersi in riga».
il vicepremier Luigi Di Maio: «Ho ascoltato Conte, che rispetto. Media, apparati, tutto il sistema è schierato a favore. Per noi la Tav era e resta un’opera dannosa». Il premier, assumendosene pienamente la responsabilità, elimina dunque la più grande delle mine che giacevano sotto il governo (peraltro proprio oggi, al question time alla Camera, la Lega aveva pronta un’interrogazione sul punto). E soprattutto cancella una delle cause più probabili, assieme all’autonomia, che Salvini avrebbe potuto cavalcare per scatenare la crisi. Conte ribadisce di non aver cambiato idea rispetto alla conferenza stampa del 7 marzo in cui spiegò che lui quell’opera non l’avrebbe mai fatta. «Ma non è stato questo governo a dire sì al progetto», ricorda. E ora, con l’aumento dei fondi Ue fino al 55% «l’impatto finanziario per l’Italia è destinato a cambiare e i costi potrebbero ulteriormente ridursi in seguito all’interlocuzione con la Francia». Non solo. «Con Macron ho insistito a lungo sul "piano B", ma la Francia è contraria», sottolinea il premier che, a questo punto, dà una sola chance residua: «Solo il Parlamento potrebbe decidere di non farla», con un atto che è già invocato dal sottosegretario Claudio Cominardi. Salvini gioisce, ma non risparmia una frecciata. «La Tav si fa, come giusto e come chiesto dalla Lega. Peccato per il tempo perso», afferma il capo leghista che oggi "ricambierà" siglando di fatto una tregua sui presunti fondi russi. Anche se la pressione dei leghisti su Salvini per rompere resta forte. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL DOSSIER PIÙ TRAVAGLIATO
VERTICE IN PROCURA SULL’INCHIESTA
Niente riunioni, autonomia congelata
Fondi russi alla Lega: gli inquirenti vagliano elementi «significativi»
Il premier prende tempo, vedrà prima Zaia e Fontana. Confindustria: «No a 20 centralismi» Roma
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er l’autonomia non è ancora ora di sciogliere gli ormeggi. La speranza del premier Giuseppe Conte di portare un testo al Consiglio dei ministri di domani è naufragata. «Impensabile - dice a metà pomeriggio una fonte di governo che si chiuda questa settimana. La verità è che siamo ancora in altissimo mare». Doveva essere, ieri, il giorno in cui Palazzo Chigi puntava a risolvere gli ultimi nodi, cioè le competenze sui beni culturali e l’attribuzione delle risorse. Ma il lavorìo di Giuseppe Conte ha dovuto fare i conti con le tensioni non risolte. E così, annullate le due riunioni tecniche (sia con il ministro Alberto Bonisoli, sia coi tecnici del Tesoro) e preso atto delle divisioni ancora
esistenti fra governatori del Nord, appoggiati dalla Lega, e M5s si è deciso che i tempi restano prematuri per la riforma scritta dalla ministra competente Erika Stefani. Al punto che il presidente del Veneto, Luca Zaia, arriva a lanciare l’idea di un «conclave» con il governo per «avere finalmente la fumata bianca, dopo qualcuna nera», ribadendo il no a costruire un’autonomia «farsa». Dell’autonomia chiesta da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna se ne riparlerà. L’impegno a tenere le due riunioni era stato preso da Conte nell’ultimo vertice, venerdì scorso. Ma dopo il rovente scambio di lettere nel fine settimana fra il premier e il tandem Zaia-Fontana, la consapevolezza della necessità di un faccia a faccia ha preso piede; incontro che potrebbe tenersi fra
Non si attenuano le tensioni. Il governatore veneto chiede un «conclave» fino alla soluzione dei nodi L’incontro forse oggi o domani, ma la convocazione non c’è Il Carroccio "attende" oggi e giovedì, ma il lombardo Attilio Fontana segnala che «nessuna convocazione è arrivata, il silenzio preoccupa». In fondo, lo stesso Salvini oscilla fra le due anime della Lega "nazionale", ovvero la sponda al Nord che spinge e l’occhio strizzato al Sud nuova fucina di voti. Le differenze restano tante. Ieri Danilo Toninelli, ministro delle
Infrastrutture, ne ha aggiunta un’altra: per la gestione delle infrastrutture (autostrade, ferrovie e strade) serve una cabina unica nazionale, altro che regionalizzazione. Conte prosegue a ribadire la necessità di costruire una riforma rispettosa della Costituzione, ispirata ai princìpi di equità e solidarietà. Un disegno che è diverso da quello rivendicato dai governatori. Manca ancora, però, una lista definitiva delle competenze che passeranno dallo Stato alle Regioni, che fino a oggi sono riuscite a ottenere ben poco. Qualcosa sull’ambiente e sulla sanità, in un settore peraltro già soggetto a meccanismi autonomisti. Nulla sulla scuola, dopo che si è deciso di stralciare l’articolo 12: non ci saranno né concorsi regionali, né assunzioni dirette. E poi c’è la
questione delle questioni: i fondi, con le Regioni vogliono trattenere sui propri territori quello che riusciranno a risparmiare dalle quote che lo Stato assegnerà loro e i 5 stelle che vogliono invece una "perequazione" per evitare scompensi. L’autonomia resta, insomma, una partita che può aspettare. Anche se Luigi Di Maio, vicepremier per M5s, ieri da Giffoni ha detto che «va fatta, vedo che i toni dei governatori sono cambiati, ma senza danneggiare il Centro-Sud e garantendo quei meccanismi di solidarietà mancati in tutti questi anni». E Vincenzo Boccia, leader di Confindustria, torna a chiedere «buon senso» perché «il rischio è di creare 20 centralismi regionali». Eugenio Fatigante
tante spagnolo Julio Iglesias: «Se mi lasci non vale». Il verso originale «la valigia sul letto è quella di un lungo viaggio, e tu senza dirmi niente hai trovato il coraggio» è infatti diventato «il mandato ora è in corso è il primo di un lungo viaggio...ma di andarmene a casa non ho proprio il coraggio...», a sottolineare una certa ritrosia nell’abbandonare il proprio scranno da parte dei beneficiari della nuova regola. Subito dopo il video di Di Maio anche Laura Boldrini si era chiesta via Twitter se il comico di M5s non fosse solo Grillo, ma anche l’attuale leader politico del Movimento e Giorgia Meloni parlava di «ennesima presa in giro per gli italiani». Mentre ieri dal Pd si arriva a definire il M5s come il partito dell’«onestà zero» e da +Europa si ironizza come si sia appena chiusa la «crisi zero» del governo. (A.Guer.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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ANCHE IL GARANTE BEPPE GRILLO PRENDE LE DISTANZE
La «Costituente» di Argomenti 2000
Ironia social sul «mandato zero» lanciato da Di Maio Roma
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e voleva stimolare la fantasia degli internauti, e non solo, Luigi Di Maio c’è riuscito. Perché la proposta di introdurre il cosiddetto «mandato zero, un mandato, il primo, che non si conta per la regola dei due mandati», annunciata due giorni fa con un video su Facebook dal capo politico di M5s (con cui si contraddice di fatto uno dei punti fermi dei pentastellati) ha scatenato l’ironia dei social, della politica e dello stesso fondatore e garante del movimento Beppe Grillo. «La regola dei due mandati è nata per non far gestire troppo potere in mani di poche persone per troppo tempo», le parole con cui, in barba alla matematica, Di Maio prova a spiegare agli attivisti la novità: 1+1+1 fa 2. E così parte lo sfottò citando Renato Zero, le "bibite zero" o i prodotti a chilometro zero, l’allenatore Mourinho e i suoi "zeru
mandati", come pure la punzecchiata di Osho "Il primo è giusto pe’ dà ’n’occhiata" o le foto che ritraggono un Di Maio bambino che studia "i mandati infiniti". Anche una nota ditta di onoranze funebri entra nel turbinio di battute con un commento via Twitter: «Vi ricordiamo che il #mandatozero non vale per le funzioni funebri. Si entra una volta sola». «Bloccarlo al secondo mandato significa disperdere un patrimonio di esperienza e di conoscenza – è la spiegazione che il vicepremier M5s continua a dare – E allora in questi casi la regola dei due mandati non vale, ma per tutto il resto la regola non viene toccata». Una puntualizzazione che non è bastata a placare neppure la risposta della politica alla decisione del mandato zero. A partire dall’ironia dal retrogusto amaro dello stesso fondatore e garante di M5s Beppe Grillo che ha infatti postato sul suo profilo Twitter una delle canzoni più famose del can-
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arebbero giunti a un «punto interessante», secondo fonti qualificate, gli accertamenti sull’inchiesta per corruzione internazionale su presunti fondi russi indirizzati alla Lega. Ieri, in procura a Milano, si sono susseguiti colloqui e incontri fra i pm e gli investigatori della Guardia di Finanza per fare il punto sulle indagini, partite dalla notizia dell’incontro all’hotel Metropol di Mosca, nell’ottobre scorso, fra alcuni interlocutori russi e Gianluca Savoini, vicino alla Lega e presidente dell’associazione LombardiaRussia, l’avvocato d’affari Gianluca Meranda e l’ex bancario Francesco Vannucci. Nei giorni scorsi, durante alcune perquisizioni, gli inquirenti avrebbero acquisito alcune «tracce significative» sulla presunta trattativa che sarebbe dovuta servire a con- Le tracce affiorate cludere un affare sul petro- avvalorebbero la lio e, presuntivamente, a ga- presunta trattativa rantire, attraverso uno sconto sulla compravendita, fi- che doveva condurre nanziamenti milionari alla alla "cresta" sulla Lega e tangenti a funziona- compravendita di ri russi. Secondo fonti vicipetrolio. Si cerca di ne all’inchiesta, il presunto accordo avrebbe intrecciato far luce anche sulla personaggi importanti e cena con Salvini soggetti a caccia di soldi facili anche perché in difficoltà economiche. Al momento, oltre all’analisi del corposo materiale informatico e documentale sequestrato nelle perquisizioni del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf a carico di Savoini, Meranda e Vannucci (i tre, indagati, hanno deciso di non rispondere alle domande dei pm), il lavoro di vaglio degli inquirenti comprenderebbe anche nuove acquisizioni e l’ascolto di numerosi testimoni. Ma, sull’esito di questi approfondimenti, la Procura mantiene uno stretto riserbo. Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e condotta dai pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro, si cerca di ricostruire, anche attraverso rogatorie all’estero, eventuali flussi di denaro legati alla trattativa (anche se la compravendita non è andata in porto). E si punta a far luce anche su una cena che si sarebbe tenuta il 17 ottobre sempre a Mosca, il giorno prima dell’incontro nell’albergo, alla quale sarebbero stati presenti il vicepremier e segretario del Carroccio Matteo Salvini, lo stesso Savoini, il presidente di Confindustria Russia e manager di Eni Ernesto Ferlenghi, Luca Picasso, direttore di Confindustria Russia, oltre a Claudio D’Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del leader della Lega (r.r.).
IDEE
L’associazione "Argomenti 2000" sta preparando la terza edizione della «Costituente delle idee» che si terrà il 12 ottobre. Ieri è stato fatto il punto della situazione. Fisco, lavoro, istruzione, sanità, investimenti gli ambiti di lavoro nei quali verrà strutturata una proposta supportata da tre scenari: fedeltà al patto costituzionale cuore dell’unità nazionale, cura per l’ambiente, europeismo. «Vogliamo offrire al Paese afferma una nota – un’agenda attorno a cui operare un esercizio di speranza per l’Italia dei prossimi decenni.
Roma