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2 VE
PRIMO PIANO
Venerdì 21 Giugno 2019 Corriere del Veneto
Politica I fronti aperti
Autonomia,StefanivedeConte «Stabilitalaroadmap,sichiude» Ma Di Maio pone condizioni: «Voglio un piano per il Sud». L’iter si annuncia lungo e difficile
❞
Matteo Salvini Nessuno scambio con il M5s, l’autonomia va in Consiglio dei ministri perché adesso sono tutti un po’ più convinti
❞
Luigi Di Maio Autonomia va bene ma allora di pari passo voglio un grande piano per il Sud. Va colmato il gap, basta con i “terroni”
❞
Luca Zaia È una bella giornata, ringrazio Conte, Salvini e Stefani. Con questa riforma si cambia pelle alla Repubblica
ROMA «L’autonomia è ufficialmente incardinata. Con Conte abbiamo stabilito la road map sulle fasi finali della trattativa e confermato la necessità di un passaggio preliminare alla firma delle intese nelle commissioni parlamentari». Così il ministro degli Affari regionali Erika Stefani, ieri mattina, all’uscita da Palazzo Chigi dove poco prima aveva incontrato il premier Giuseppe Conte: «Il governo ha scelto di intraprendere una fase storica per un nuovo regionalismo che passa attraverso responsabilità, competenza e democrazia diretta».
l’accordo fatto dal governo precedente con maggiori principi di equità».
tra cui quello incriminato: «È stato un errore, l’abbiamo riconosciuto e stiamo cercando di sanarlo. Non ci sono altri temi sul piatto» ha detto Lezzi in commissione. Per poi aggiungere: «L’autonomia la stiamo rivedendo insieme ai colleghi della Lega in modo che non ci siano differenze tra Nord e Sud. Stiamo rivedendo
Altolà Cinque Stelle
Parole che hanno scatenato la reazione delle opposizioni: «Lezzi non ha dato nessun via libera sull’autonomia. Ma Salvini lo sa? Questo governo continua a prendere in giro
Stop & go gialloverde
L’orizzonte, spiegano da via della Stamperia, si sta rasserenando ed è netta l’impressione di un cambio di passo da parte del premier, che ha confermato al ministro la volontà di andare fino in fondo sul contestato punto del «contratto di governo» stipulato dalla Lega e dal Movimento Cinque Stelle. Con Conte e Stefani erano però presenti soltanto i tecnici; un nuovo vertice, politico, ci sarà all’inizio della prossima settimana, quando il premier incontrerà i suoi vice, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Vertice quanto mai necessario, visto che mentre Stefani (e con lei la Lega tutta) al mattino faceva sfoggio di ottimismo, Di Maio, a sera, intimava a tutti l’altolà: «Autonomia? Va bene, ma solo se di pari passo verrà elaborato un grande piano per il Sud».
Ritorsione leghista
Chissà che ne pensa Salvini, che già mercoledì sera dopo il Consiglio dei ministri aveva annunciato: «Il lavoro è stato fatto, siamo pronti per votare al prossimo consiglio dei ministri il testo base sulle autonomie», e ieri, a margine di un evento alla Scuola di perfezionamento di polizia, ha rilanciato: «Con i Cinque Stelle non c’è stato nessuno scambio sull’autonomia. Sul Decreto Crescita c’è l’accordo ed è importante è che sia approvato entro 9 giorni. E l’autonomia arriva in Consiglio dei ministri perché fa bene all’Italia, adesso sono tutti più convinti rispetto a qualche tempo fa». Il riferimento è all’emendamento al Decreto Crescita che la Lega aveva fatto approvare in commissione Bilancio alla Camera tre giorni fa, svuotando il ministero del Sud retto dalla pentastellata Barbara Lezzi - tra le voci più critiche sull’autonomia - e dirottando alle Regioni la gestione del Fondo di Sviluppo e Coesione: 54,8 miliardi di euro per il 2014-2020, destinati per lo più al Mezzogiorno. «È stato un ricatto della Lega, la contropartita è l’autonomia» sono sbottati i parlamentari M5s e anche se Salvini smentisce lo scambio, è un fatto che all’accelerazione del dossier caro al Veneto sia corrisposto ieri il ritorno del Decreto Crescita in commissione per la correzione di alcuni emendamenti,
Triumvirato Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Giuseppe Conte
gli italiani dicendo tutto e il contrario di tutto» dice la dem Maria Elena Boschi, mentre Antonio De Poli dell’Udc domanda: «Se c’è un’intesa tra le forze di maggioranza sull’autonomia, dov’è il testo?». Dubbi che trovano conferme nella parole affidate a Facebook da Di Maio: «Sento tanto parlare di autonomia, e va bene, l’hanno chiesta i cittadini di Veneto, Lombardia, EmiliaRomagna ed è nel contratto di governo. Quello che tutti dobbiamo ricordare, però, è che all’Italia tutto serve tranne un ulteriore divario tra Nord e Sud, che danneggerebbe tutti, da Bolzano a Palermo». Il pentastellato ricorda amaro: «C’è chi va ancora in giro chiamando milioni di italiani “terroni”». E avverte: «Il punto qui è politico e lo evidenzio senza mezzi termini: a questo Paese serve un grande piano per il Sud. E l’unico modo coerente e corretto per affrontare l’autonomia è elaborare soluzioni per il Sud, anch’esse presenti nel contratto di governo. Al Sud servono infrastrutture, un piano che punti a creare posti di lavoro, che spinga la crescita e lo sviluppo. Non è possibile che a ridosso del 2020 ci siano Comuni dove si fatica a trovare un pronto soccorso o il personale sanitario. Dove per fare 10 km impieghi due ore. Dove se vuoi mandare tuo figlio a
I prossimi passi
Il vertice politico Livelli essenziali e il Consiglio dei ministri e fabbisogni standard La prossima settimana dovrebbe tenersi un vertice politico tra Conte, Di Maio e Salvini. Se arriverà il via libera, al Consiglio dei ministri successivo il premier riceverà il mandato di chiudere con il governatore Luca Zaia l’intesa sulle materie da devolvere alla Regione. Conte, di fatto, prenderebbe il posto dei ministri finora contrari, da Costa (Ambiente) a Bonisoli (Cultura)
1
Una volta individuate in modo puntuale le materie che passerebbero dallo Stato alla Regione, Sose, la società del ministero dell’Economia, redigerebbe il Livelli essenziali di assistenza e i relativi fabbisogni standard, base su cui calcolare le risorse da trasferire alla Regione per la gestione delle nuove competenze. Che devono essere «a saldo zero» per lo Stato
2
Prima le commissioni poi le due Camere Secondo la road map tracciata ieri dal ministro Stefani, l’intesa avrebbe due distinti passaggi parlamentari. La prima, in bozza, presso le commissioni, che potranno suggerire delle modifiche. La seconda, una volta che il testo sarà definitivo e sottoscritto dal premier e dal governatore, nella due Camere, che dovranno approvarla a maggioranza assoluta
3
Anche i vertici di Milan e Inter a Losanna con Marcello Lippi
Giochi, Giorgetti: «I numeri sono tutti ballerini» CORTINA «Ci sentiamo quotidianamente con
Malagò, l’ho sentito anche poco fa. Naturalmente i numeri sono tutti ballerini, ogni volta che si parla con qualcuno c’è la promessa del voto ma evidentemente sono promesse doppie e c’è qualcosa che non quadra». L’ha detto ieri il sottosegretario con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti, a pochi giorni dalla decisione del Cio sull’assegnazione dei Giochi invernali del 2026. La sfida è tra Milano-Cortina e Stoccolma-Are e «probabilmente tra domenica e lunedì si giocherà tutta la partita - ha sottolineato Giorgetti - Saremo lì, ci andrò anche io. Ci sarà Conte e il messaggio di Mattarella. Siamo moderatamente ottimisti, ci giocheremo le nostre carte con fair play, evidentemente poco olimpico, ma ci sta». Sulla possibile presenza tra gli altri del vicepremier Matteo Salvini a Losanna lunedì, Giorgetti ha glissato: «La nostra preoccupazione è di non fare la solita delegazione all’italiana dove arriviamo in 500». Lo stesso Salvini, in un video su Facebook, ieri ha chiarito: «Sarò in Svizzera con il cuore». Chi
sicuramente ci sarà è il ct dell’Italia campione del 2006, Marcello Lippi, che andrà in Svizzera nella doppia veste di testimonial dell’eccellenza italiana ma anche di ct della Cina. Gli faranno compagnia, tra gli altri, i presidenti di Milan e Inter, Paolo Scaroni e Steven Zhang e l’amministratore delegato nerazzurro, Alessandro Antonello. Tornando alla politica, la presenza del premier Conte a Losanna è «una notizia importante» sia per il sindaco di Milano, Giuseppe Sala che per il governatore della Lombardia, Attilio Fontana. «In questo momento ha spiegato il primo cittadino milanese - serve tutto. La cosa che dobbiamo fare è essere rassicuranti, sulle garanzie, sul fatto di essere uniti. Diciamo che il presidente del Consiglio non poteva mancare». A Losanna ci sarà anche Luca Pancalli, presidente del comitato paralimpico: «La candidatura italiana è motivo di orgoglio, i Giochi 2026 possono essere l’occasione per una crescita anche civile e culturale: possono innescare meccanismi virtuosi nella nostra società». © RIPRODUZIONE RISERVATA
scuola devi cambiare città». Segue riconoscimento del «grande lavoro» compiuto da Lezzi.
La strada è lunga
A prescindere dall’accordo politico «trovato» secondo la Lega «ma anche no» per il M5s, la strada da fare è ancora tanta e tortuosa. Se pure la prossima settimana il Consiglio dei ministri desse il via libera, infatti, non sarebbe all’intesa ma piuttosto alla missione di Conte tesa a mediare con il governatore Luca Zaia sugli ultimi nodi che ancora restano da risolvere, specie in materia di Ambiente e Beni Culturali (e pare che sulle Infrastrutture, dalle concessioni autostradali ed aeroportuali alla titolarità della rete ferroviaria, il Veneto dovrà cedere parecchio), con una sorta di «commissariamento» per i ministri competenti, fin qui recalcitranti. Chiuso il testo tra Zaia e Conte questo, come anticipato da Stefani, sarà trasmesso alle commissioni parlamentari così da consentire il dibattito chiesto dai presidenti di Camera e Senato, quindi verrà firmato da premier e governatore, tramutato in un progetto di legge e risottoposto alle Camere per l’approvazione definitiva a maggioranza assoluta. Un iter né breve né semplice e infatti da Roma nessuno si azzarda ad abbozzare nuove date. Le risorse? il ministro dell’Economia ha già dato un via libera di massima ma è evidente che il quantum, con i Livelli essenziali delle prestazioni e i fabbisogni standard, si potrà calcolare solo quando si saprà con esattezza quali materie saranno devolute e quali no (Sose fa sapere di essere pronta, l’indicatore che la società ha preparato incontra qualche difficoltà solo nel campo della Formazione ma per cifre «residuali», circa 120 milioni per il Veneto).
Il governatore ringrazia
Zaia, che ha l’urgenza di dar corpo alla promessa autonomista prima che la campagna elettorale per le Regionali 2020 entri nel vivo, si dice ottimista: «Si sta scrivendo una pagina di storia che ridarà efficienza a tutta Italia e cambierà pelle alla Repubblica. Oggi è una bella giornata per il governo e per la compagine politica che lo sorregge e sta cercando di rispettare la parola data ai cittadini. Grazie a Conte, Salvini (con cui s’incontra a Roma e scatta un selfie, forsanche per zittire quanti vociferano di contrasti tra i due, ndr.)e Stefani. Siamo disponibili a sederci al tavolo per negoziare l’intesa e garantire un suo rapido approdo in parlamento». Anche la presidente di Anci Maria Rosa Pavanello fa professione di fede: «L’approdo in Consiglio dei ministri è un segnale importante, mi auguro si proceda senza intoppi coinvolgendo gli enti locali». Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA
10
Venerdì 21 Giugno 2019 Corriere del Veneto
VE
NUMERI UTILI CentroStorico MalmoccoAlberoni Pellestrina
Venezia&Mestre venezia@corriereveneto.it
di crowfounding
L’alleanza per salvare l’antico organo dell’Orto
È
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Burano MuraroS.Erasmo CavallinoTreporti Ca’Savio
0412385659 0412385661 0412385678
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Casinò, accordo sul contratto ma con 530 rinunce alle cause
Progetto
da quindici anni che l’organo Bazzani non riceve manutenzione. Risale al 1878, è dotato di due tastiere da 58 tasti, con 27 pedali e 63 manette e collocato in un’apposita struttura lignea e si trova sopra l’entrata della chiesa della Madonna dell’Orto a Cannaregio. Polvere ed usura ne minano la funzionalità meccanica e l’originaria immagine sonora che gli era stata restituita nell’ultimo restauro nel 1996. Ciò che serve è una manutenzione ordinaria, che diventi costante nel tempo, ed è per questo motivo che è stata ideata la raccolta fondi «We fund love». «Noi supportiamo l’amore» è un progetto di crowdfunding nato dall’intento di creare rete sul territorio e tra enti pubblici e privati, che vede protagoniste l’associazione culturale Closer, che dal 2016 promuove attività culturali in ambienti sociali difficili come il carcere femminile alla Giudecca, e dalla Fondazione Ugo e Olga Levi Onlus, con il patrocinio di Ateneo Veneto, Università Italiana dell’Arte e Associazione Amici dei Musei e Monumenti Veneziani. Stasera alle 21, proprio alla Madonna dell’Orto, ci sarà il concerto «Ad una sola voce» per l’organo «Bazzani 1878» ad ingresso libero, preceduto da un buffet su prenotazione, per far conoscere il progetto e raccogliere ulteriori fondi. Verrà proposto un repertorio di musica sacra, di cui alcuni brani tratti dai manoscritti conservati nel Fondo San Marco della Fondazione Levi. «Uno dei nostri scopi è diffusione della musicologia, ben venga interazione con realtà similari, che mettono in rete tante associazioni diverse – commenta Roberto Calabretto, presidente del comitato scientifico della Fondazione Levi – Bisogna tutelare gli organi, sono un patrimonio che deve essere conservato». Questa sarà la prima partecipazione della Fondazione Levi ad un crowfunding in questa forma, così come è una nuova esperienza per l’associazione Closer. «L’obiettivo è occuparci della città e dei suoi cittadini, impegnandoci a scegliere beni che facciano parte del patrimonio di Venezia e prendercene cura – spiega Giulia Ribaudo, presidente di Closer – La cifra che vorremmo raggiungere per la manutenzione dell’organo è, come indicata dai preventivi, di ventimila euro, che speriamo di raccogliere entro la fine dell’estate per vedere la fine dei lavori non oltre il 2020». Le donazioni potranno essere effettuate anche sul sito internet www.associazionecloser.org. C.Ga.
0412385648 0412385668 0412385653
Pre-intesa dei sindacati: tutti i lavoratori dovranno firmare la conciliazione La vicenda ● Sindacati, Comune e azienda hanno sottoscritto ieri una pre-intesa sul nuovo contratto del Casinò di Venezia ● Condizione determinante è il ritiro delle cause in essere e l’impegno (scritto) dei lavoratori a non promuoverne di nuove ● I sindacati adesso dovranno presentare ai dipendenti l’accordo che per essere firmato dovrà ottenere l’adesione totale ● Sono stati definiti i nuovi minimi tabellari, indennità e suddivisione dei premi, quasi annullando la differenza tra dipendenti ante e post 1999
VENEZIA Casinò, c’è l’accordo. A
patto che i dipendenti che hanno fatto causa la ritirino e tutti gli altri si impegnino a non farne in futuro. E’ la via d’uscita a una trattativa che si era fermata (e scatenato nuovi scioperi) sulla clausola secondo cui, in caso di perdita di cause di lavoro sarebbe stato rivisto il sistema premiante. Si va a superare così dopo due anni di confronto ed oltre sessanta incontri, il regolamento che unilateralmente Comune e Casinò avevano adottato «per permettere l’equilibrio economico-finanziario dell’azienda»,sottolinea l’assessore alle Società Michele Zuin. I sindacati che ieri hanno sottoscritto una pre-intesa dovranno adesso convincere tutti i lavoratori (530, quelli a libro paga l’1 luglio 2017 quando è stato introdotto il regolamento) alla rinuncia ad ogni vertenza. E nessuno dovrà essere escluso, pena la sospensione dell’accordo. Le sigle si dicono soddisfatte dell’intesa raggiunta e sicure di raggiungere l’obiettivo, ma non mancano le difficoltà che potrebbero emergere già nell’assemblea unitaria che si terrà dei prossimi giorni. Con il nuovo contratto quasi scompare la differenza di trattamento tra i cosidetti «vecchi» (assunti prima del 1999, apertura di Ca’ Noghera) e «giovani» (è solo riconosciuta una indennità ad personam, lorda per i dipendenti ante 99 di 1.626 euro a partire dal primo luglio in 14 mensilità) ed ogni dipendente guadagnerà mediamente tremila euro in più all’anno. Il Casinò infatti è pronto a mettere sul tavolo tra 1,3 e 1,7 milioni di
Salvaguardia
VENEZIA Un sostanziale rinvio. È questo l’esito dell’incontro di ieri a Roma tra il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e il governatore Luca Zaia per la designazione del commissario straordinario che dovrà occuparsi del completamento del Mose, come previsto dal decreto Sblocca Cantieri. Toninelli e Zaia, che peraltro si rivedranno già oggi nel Trevigiano, all’inaugurazione del nuovo ponte sul Piave a Ponte della Priula, si sono ridati appuntamento alla prossima settimana per discutere insieme «una ristretta rosa di nomi» che entrambi contribuiranno a comporre ciascuno con i propri professionisti di riferimento, rosa a partire dalla quale verrà poi selezionata la figura prescelta. A giorni, fa sapere una nota del ministro, sarà insediato un tavolo con il dicastero di Porta Pia, Presidenza del Con-
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Zuin Riscontro la forte determinazione a firmare. Il documento è pronto, aspettiamo gli atti dei dipendenti
euro in più a seconda dell’andamento degli incassi. Sono stati definiti orario di lavoro, premi, indennità e nuovi minimi tabellari. «Alla fine abbiamo trovato questa intesa e riscontro la forte determinazione dei sindacati a far firmare le conciliazioni a tutti i lavoratori — afferma Zuin — Il contratto è praticamente già pronto, se arrivano tutte le rinunce si firma e si va avanti». L’orario di lavoro sarà 33 ore a settimana per il personale di gioco e di 35 per gli amministrativi, verrà riconosciuta una maggiorazione del lavoro straordinario notturno festivo al 60 percento e sarà esteso al venerdì il regime economico dell’indennità di presenza oraria notturna già prevista nelle giornate di sa-
bato e prefestivi con un tetto annuo di costo per l’azienda di 2,3 milioni. Sono stati definiti i criteri di distribuzione del premio di risultato a seconda del coefficiente di appartenenza alla categoria, è previsto l’impegno a rivedere la disciplina degli scatti di anzianità in caso di futuri passaggi di livello e sono stati introdotti nuovi contenuti della parte normativa. Il contratto però verrà stipulato solo quando ci saranno agli atti dell’azienda tutte le transazioni individuali dei 530 dipendenti che devono prevedere la rinuncia di ambedue le parti a ogni vertenza in relazione al precedente contratto (19992017) e ad eventuali cause sul regolamento, oltre che il riconoscimento come emolu-
Mose, una rosa di nomi per scegliere il commissario Incontro tra Zaia e Toninelli La vicenda ● Il decreto Sblocca cantieri ha stabilito che il Mit nomini un commissario per ogni grande opera ● Il Mose è una di queste, la scelta sarà fatta entro la metà di luglio tra una rosa di nomi di Mit e Regione
siglio, ministero dell’Economia e Regione per la scrittura del decreto ministeriale che condurrà alla designazione finale del commissario, il cui compenso sarà a carico dei fondi del Mose. I nomi che circolano, sono quelli di sempre: Roberto Linetti, Provveditore alle opere pubbliche del Triveneto, Fabio Riva, ex responsabile dell’Ufficio Salvaguardia del Magistrato alle Acque, Federico Vittorio Rapisarda, Provveditore delle Opere pubbliche del Lazio e anche Nicola Dall’Acqua, direttore generale Arpav e commissario per i Pfas. Potrebbe toccare a uno di loro superare i ritardi e — come si leggeva nella relazione dello Sblocca Cantieri - «sovraintendere alle fasi di completamento, collaudo e avviamento nonché della manutenzione», stimata dal ministero in cento milioni di euro all’anno, che potrebbe
essere affidata a un pool di imprese tramite una gara pubblica. In attesa che il Mit sciolga la riserva, ieri intanto il commissario del Conzorzio Venezia Nuova Giuseppe Fiengo e sindacati si sono incontrati per concordare un lavoro comune. Il tema generale è stato l’intesa su lavoro corale tra
Le dighe Il decreto Sblocca cantieri ha previsto un commissario per concludere il Mose
mento ad personam corrispondente alle sentenza del giudice del lavoro Menegazzo. Una sorta di «condono tombale» sul passato ma anche sul futuro, forte anche delle sentenze di tre giudici sulla bontà del regolamento approvato dall’azienda. «Il piano industriale è stato votato dal consiglio comunale nel 2017 e che stiamo perfettamente rispettando in termino economici-finanziari, di investimenti e senza che nessun lavoratore abbia perso un posto di lavoro», precisa l’assessore alle Società. Il riferimento va al Casinò di Campione chiuso per fallimento e a quello di Saint Vincent in concordato preventivo. F. B. © RIPRODUZIONE RISERVATA
commissari, i 273 lavoratori (120 del Consorzio, altrettanti di Tehtis e 33 di Comar) per ultimare l’opera e fornire un assetto di competenza che potrà essere acquisito per future scelte di gestione sul Mose. Un assetto unitario nei due livelli, quello dell’opera di ingegneria idraulica e quello delle opere ambientali lagunari. L’arrivo del terzo super-commissario è atteso da molti come punto di svolta per superare lo stallo tra obiettivi e visioni diverse che paralizzano la situazione, quella dell’Anac e quella del Mit. Un terzo commissario eliminerebbe la situazione di gestione paritetica a due nel quale è incagliato il Cvn e renderebbe pienamente partecipe il Mit del problema più spinoso: le imprese maggiori come Mantovani, Fincosit e Condotte sono uscite e non c’è nessuno a cui girare il conto dei lavori non riusciti a regola d’arte e delle manutenzioni. Per rimettere in sesto le dighe che in questi anni si sono incrostate di sabbia alghe servono 800 milioni, ad esempio. Il Mit finanzierebbe solo per un quarto e le imprese minori, che ora sono il Cvn, non hanno capitale sufficiente. (ma.bo.; mo.zi.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere del Veneto Venerdì 21 Giugno 2019
PRIMO PIANO
Pedemontana, lo stop di Rfi diventa scontro politico ● La struttura regionale di progetto della Superstrada Pedemontana ha svelato l’ennesimo intoppo all’opera: la Superstrada rischia di nascere monca, priva della vitale connessione con l’autostrada A4 prevista a Montecchio (Vicenza). Questo perché le perduranti incertezze sulla Tav tra Verona e Padova, i cui binari corrono lungo la A4, inducono Rfi a non firmare l’indispensabil e convenzione per la realizzazione del nuovo casello di raccordo a Montecchio.
VICENZA L’antefatto: causa infinite incertezze sulla Tav tra Verona e Padova (supererà il vaglio della famigerata analisi costi/benefici? Ma poi si farà? E quando?), anche la Superstrada Pedemontana Veneta rischia di nascere monca. Tutto questo perché la Pedemontana, quando si dice la sfortuna, va a innestarsi sulla A4 all’altezza di Montecchio (vedi il grafico a destra), e in quel tratto l’autostrada corre parallela alla linea ferroviaria, che in teoria dovrebbe essere raddoppiata per sostenere l’alta capacità/alta velocità. Perciò Rfi, la società che gestisce la rete ferroviaria italiana, ha fatto sapere a tutti i diretti interessati che, perdurando l’incertezza sulla Tav, non è in grado di sottoscrivere l’indispensabile convenzione per la realizzazione del nuovo casello di Montecchio. Senza il quale, ovviamente, Pedemontana e A4 rimangono due mondi separati, con pesanti ripercussioni sui futuri flussi di traffico. Vista dal lato veneto, reso oltremodo diffidente da una serie di precedenti specifici, la vicenda si presta a una lettura dietrologica: vuoi vedere che al ministero delle Infrastrutture hanno trovato l’inghippo per tenere sotto scacco due infrastrutture - la Tav e la Pedemontana - non particolarmente gradite al titolare del ministero medesimo, Danilo Toninelli del Movimento 5 Stelle? L’aria che tira a Venezia, sede del governo regionale, dev’essere esattamente questa, visto che il gruppo dei 5 Stelle si è affrettato a rovesciare la frittata con una nota congiunta dei suoi componenti, rilasciata ieri pomeriggio: «La giunta regionale del Veneto - è il messaggio, tutt’altro che criptico - non cerchi ancora scuse per giustificare il ritardo che sta contrassegnando l’avanzamento dei lavori della Superstrada Pedemontana, né tanto meno tenti di scaricare le proprie responsabilità sul ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli». Anche
L’assessore teen-ager Entra in giunta a 19 anni
Il tracciato della Pedemontana SCHIO
Bassano Ovest
A31
Loria Mussolente
Breganze Est Marostica Nove Breganze Ovest
Interconnessione A31
Bassano Est
Riese Pio X
Montebelluna Est Volpago
Montebelluna Ovest Altivole
Interconnessione Lunghezza: 94 km (più 53 km viabilità secondaria) A27
Povegliano Spresiano
TREVISO Malo
Cittadella
Castelgomberto
Castelfranco Veneto
Vicenza
A27
VENETO
Camposanpiero
Montecchio Arzignano
Mestre A4
fonti del ministero, per altro, hanno provveduto a mettere in chiaro alcuni punti-chiave: «L’analisi costi/benefici sulla Tav nel tratto veneto, che sarà diffusa a brevissimo - fanno sapere dal Mit - non ha affatto bloccato o rallentato l’opera stessa, che può procedere secondo il suo cronoprogramma. Peraltro, già da mesi il ministro Toninelli ha detto che la Tav si farà, anche se con i miglioramenti legati proprio
all’esito dell’analisi costi/benefici». Come dire: all’indirizzo del Mit non abita nessuno che voglia ostacolare lo sbocco naturale della Pedemontana nella A4. Ringhiano ancora i consiglieri pentastellati veneti: «Zaia e i suoi non cerchino ora di mascherare la loro incapacità trovando l’ennesimo alibi in ordine a un’opera progettata 25 anni fa, voluta e portata avanti in modo deciso dalla Lega, che solo ora si ac-
● Rovigo
Nuovi Pfas, le carte in Procura ROVIGO La Regione porta in procura a Rovigo i campionamenti di una sostanza Pfas di nuova generazione, un acido molto forte e resistente ai principali processi naturali di degradazione, registrato negli scorsi mesi in vari tratti del Po in Polesine. Tramite il direttore dell’area tutela e sviluppo del territorio Nicola Dell’Acqua, la Regione ha chiesto all’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (Arpav) di inviare in procura a Rovigo una relazione in merito alla presenza del composto «perfluoroalchilico cC6O4», in modo che i pm possano valutare eventuali profili di reato e individuare eventuali responsabili.
Si tratta di una sostanza considerata Pfas di nuova generazione che, come spiega Dell’Acqua, «non deriva dalle industrie che producono tali composti presenti in Veneto». Per quanto riguarda le fonti di pressione che possano avere generato l’immissione nel Po della sostanza cC6O4, prevalentemente utilizzata nella produzione industriale di materie plastiche e derivati, sono in corso le indagini e le opportune verifiche. «Le indagini svolte – sottolinea Dell’Acqua escludono che la presenza di cC6O4 nel fiume Po possa essere attribuita a fonti in provincia di Rovigo, come pure è escluso un collegamento con il sito dell’ex-Miteni». © RIPRODUZIONE RISERVATA
dell’allontanamento delle navi da crociera dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca, vero argomento di distrazione di massa rispetto al destino dell’economia marittimo portuale di Venezia e del suo ruolo strategico come possibile riequilibratore dell’eccesso di economia turistica. Una SEGUE DALLA PRIMA ignavia istituzionale – ben distribuita tra i livelli di governo -che ormai data dal maggio 2004, dal giorno che la nave Monna aesistici e architettonici, prona alle sue fuggevoli visite di Lisa si è arenata in una mattina nebbiosa davanti a san Marco. L’evidente necessità di trovare una «via alternativa» oggi e di domani. Un oblio selettivo collettivo che sta intralagunare, per i passeggeri, e uno sviluppo fuori laguna del provocando il declino dell’economia marittimo portuale traffico merci aveva stimolato già allora la ricerca di un veneziana. Ma, paradosso nel dramma, non dell’attività modello di separazione dei traffici portuali diverso da quello crocieristica al centro della tragicommedia delle grandi navi, che vedeva le navi passeggeri entrare dalla bocca di Lido e né della nautica da diporto, in questi giorni esaltata dal quelle commerciali entrare dalla bocca di Malamocco per successo del Salone Nautico all’Arsenale. No, l’oblio selettivo ovviare alla inadeguatezza crescente del canale Malamoccoriguarda la «trave» invece della pagliuzza: il declino del porto Marghera. La soluzione era stata trovata – in sede competente commerciale e industriale a Marghera, che si sta realizzando in un modello fondato, sul lato passeggeri, sulla realizzazione nonostante la collocazione geografica che ne fa lo scalo più di un nuovo canale, prima il Contorta, quello suggerito vicino al baricentro della manifattura dell’intera Ue. Un fatto dall’Università di Padova nel 2004, e poi il canale delle Tresse, riconosciuto, e temuto, dai porti europei del mar del Nord; riconosciuto, e agognato, dall’Estremo oriente (la Cina in prima e, sul lato merci, sulla realizzazione di un terminal d’altura, l’offshore, che avrebbe impegnato il canale Malamocco fila), ma miopemente negato a Roma da governi incapaci di Marghera solo con piccole navi spola, le mama vessel --. Un darsi una politica portuale utile a reinserire l’Italia nella modello che è stato, come è noto, non-promosso (il bocciarlo geografia delle rotte e della logistica globali. Una incapacità avrebbe richiesto la presa di una decisione) in dirittura d’arrivo diventata ignavia conclamata di fronte al modesto problema
P
Tipo: Superstrada a pedaggio (0,1683 euro/km veicoli leggeri; 0,3014 euro/km pesanti)
Costo: 2,2 miliardi (con contributo pubblico di 614 milioni da parte dello Stato e 300 milioni da parte della Regione) Concessionario: Consorzio Sis
Interconnessione A4
● L’editoriale Il nodo di Marghera, le navi e il «grande oblio»
da Montecchio (Vi) a Spresiano (Tv)
Data di apertura prevista: Fine 2020
A31
VE
Spinea
Il nodo Tav e il casello di Montecchio sulla A4. I grillini: non è colpa nostra La vicenda
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Durata concessione: Fino al 2059
L’Ego - Hub
corge di questo problema». Quelli del Covepa - il coordinamento per una Pedemontana alternativa - tornano a sguainare la spada: «Siamo in mano a dei veri e propri pellegrini, che manco sanno che questa questione è nota dal dicembre 2013, quando l’ex commissario Silvano Verinizzi chiuse un progetto esecutivo coi buchi, per prendersi i soldi del secondo finanziamento del governo da 370 milioni». Secca la replica della struttura regionale di progetto dell’opera: «Nel 2013, diversamente da quanto sostiene il Covepa, il problema dell’interconnessione di più infrastrutture a Montecchio non esisteva proprio, poiché i lavori del casello erano in fase di realizzazione. L’intoppo, come già detto, arriva nel 2014 e all’epoca non era ancora dato sapere dell’accavallarsi degli eventi susseguitisi». Morale della favola? Secondo Stefano Fracasso, capogruppo del Pd in Regione, non può essere che questa: «Qua siamo di fronte a un governo “blocca-Veneto”. Il caso del nuovo casello di Montecchio è solo l’ultimo di una vergognosa serie di rinvii e rimpalli di responsabilità tra Lega e 5 Stelle. E meno male che doveva essere un esecutivo amico della nostra regione!». (a.z.)
SPINEA (VENEZIA) Un vicesindaco di lungo corso e un assessore teen-ager. Il neo-sindaco di Spinea Martina Vesnaver ieri ha designato gli assessori della sua squadra. Il vice sarà Edmondo Piazzi, per dieci anni vice dell’amministrazione di Claudio Tessari dal 1999 al 2009, unico eletto e più votato (151 preferenze) della civica di area Lega del sindaco, Siamo Spinea . Affiancherà il sindaco al debutto con deleghe pesanti: Bilancio e patrimonio, Tributi, Risorse Umane, Servizi Sociali, Volontariato. Elia Bettin, 19 anni, che con 81 voti è stato il preferito della lista di Fratelli d’Italia, è all’altro capo della scala di navigazione nella politica cittadina e seguirà Politiche giovanili, Cultura e Sport. A occuparsi si Sicurezza, Protezione civile, commercio e Ambiente sarà il vigile Guerrino Marini. È della Lega (preferenze: 83), come Chiara Perozzo (54 voti), architetto che assume l’incarico per Edilizia Pubblica, Lavori Pubblici, Viabilità e Trasporti, Pubblica Istruzione; l’altra donna è la consigliera uscente della Lista Tessari, prima dei non eletti, Franca Zamengo (124 preferenze): avrà le deleghe a Turismo, Fiere, Mercati e Gemellaggi, Politiche Ambientali ed Ecologia, Rapporti con le Associazioni e le Frazioni, Pari Opportunità. Il sindaco Martina Vesnaver, architetto, terrà per sé le Urbanistica, Edilizia Privata, rapporti con la Città Metropolitana (governata dal sindaco Luigi Brugnaro, suo grande sponsor elettorale), con l’Europa, l’Unione dei Comuni, Progetti Strategici e Affari Istituzionali. Per il ruolo di presidente del Consiglio Comunale si converge su Mr preferenze Claudio Tessari. (mo.zi.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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dall’ «arbitrio del principe» di turno. Un principe che in sette anni di ignavia istituzionale rafforzata – quella che va dalla emissione del decreto Clini-Passera del 2012 ad oggi -- non è riuscito a risolvere nemmeno il problema – minore -dell’allontanamento delle crociere dai canali di San Marco e della Giudecca. Oggi a meno di soluzioni che non sono tali crociere a Chioggia - o che esigerebbero una capacità sistemica di affrontare anche i problemi del trasporto locale con soluzioni sublagunari, il povero canale Malamocco -Marghera verrà presto chiamato a farsi carico di ogni tipo di traffico , merci e passeggeri. È facile prevedere che il co-servizio non durerà. E che alla lunga: o la crocieristica abbandonerà l’home port veneziano o i traffici merci verranno soffocati da quelli crocieristici. In barba alla convenienza di industrie e operatori italiani ed europei che da Venezia avrebbero vinto la competizione col mondo. E, ciò che va sottolineato, «sprecando» con la miglior collocazione geografica portuale d’Europa e il bendiddio degli ampi spazi a terra di Portomarghera, l’occasione di riportare a Venezia, nel segno della sua tradizione, la sola base economica quantitativamente capace di salvarla dalla fine annunciata per overdose da turismo. Paolo Costa © RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere del Veneto Venerdì 21 Giugno 2019
PRIMO PIANO
Pedemontana, lo stop di Rfi diventa scontro politico ● La struttura regionale di progetto della Superstrada Pedemontana ha svelato l’ennesimo intoppo all’opera: la Superstrada rischia di nascere monca, priva della vitale connessione con l’autostrada A4 prevista a Montecchio (Vicenza). Questo perché le perduranti incertezze sulla Tav tra Verona e Padova, i cui binari corrono lungo la A4, inducono Rfi a non firmare l’indispensabil e convenzione per la realizzazione del nuovo casello di raccordo a Montecchio.
VICENZA L’antefatto: causa infinite incertezze sulla Tav tra Verona e Padova (supererà il vaglio della famigerata analisi costi/benefici? Ma poi si farà? E quando?), anche la Superstrada Pedemontana Veneta rischia di nascere monca. Tutto questo perché la Pedemontana, quando si dice la sfortuna, va a innestarsi sulla A4 all’altezza di Montecchio (vedi il grafico a destra), e in quel tratto l’autostrada corre parallela alla linea ferroviaria, che in teoria dovrebbe essere raddoppiata per sostenere l’alta capacità/alta velocità. Perciò Rfi, la società che gestisce la rete ferroviaria italiana, ha fatto sapere a tutti i diretti interessati che, perdurando l’incertezza sulla Tav, non è in grado di sottoscrivere l’indispensabile convenzione per la realizzazione del nuovo casello di Montecchio. Senza il quale, ovviamente, Pedemontana e A4 rimangono due mondi separati, con pesanti ripercussioni sui futuri flussi di traffico. Vista dal lato veneto, reso oltremodo diffidente da una serie di precedenti specifici, la vicenda si presta a una lettura dietrologica: vuoi vedere che al ministero delle Infrastrutture hanno trovato l’inghippo per tenere sotto scacco due infrastrutture - la Tav e la Pedemontana - non particolarmente gradite al titolare del ministero medesimo, Danilo Toninelli del Movimento 5 Stelle? L’aria che tira a Venezia, sede del governo regionale, dev’essere esattamente questa, visto che il gruppo dei 5 Stelle si è affrettato a rovesciare la frittata con una nota congiunta dei suoi componenti, rilasciata ieri pomeriggio: «La giunta regionale del Veneto - è il messaggio, tutt’altro che criptico - non cerchi ancora scuse per giustificare il ritardo che sta contrassegnando l’avanzamento dei lavori della Superstrada Pedemontana, né tanto meno tenti di scaricare le proprie responsabilità sul ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli». Anche
L’assessore teen-ager Entra in giunta a 19 anni
Il tracciato della Pedemontana SCHIO
Bassano Ovest
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Loria Mussolente
Breganze Est Marostica Nove Breganze Ovest
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Bassano Est
Riese Pio X
Montebelluna Est Volpago
Montebelluna Ovest Altivole
Interconnessione Lunghezza: 94 km (più 53 km viabilità secondaria) A27
Povegliano Spresiano
TREVISO Malo
Cittadella
Castelgomberto
Castelfranco Veneto
Vicenza
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VENETO
Camposanpiero
Montecchio Arzignano
Mestre A4
fonti del ministero, per altro, hanno provveduto a mettere in chiaro alcuni punti-chiave: «L’analisi costi/benefici sulla Tav nel tratto veneto, che sarà diffusa a brevissimo - fanno sapere dal Mit - non ha affatto bloccato o rallentato l’opera stessa, che può procedere secondo il suo cronoprogramma. Peraltro, già da mesi il ministro Toninelli ha detto che la Tav si farà, anche se con i miglioramenti legati proprio
all’esito dell’analisi costi/benefici». Come dire: all’indirizzo del Mit non abita nessuno che voglia ostacolare lo sbocco naturale della Pedemontana nella A4. Ringhiano ancora i consiglieri pentastellati veneti: «Zaia e i suoi non cerchino ora di mascherare la loro incapacità trovando l’ennesimo alibi in ordine a un’opera progettata 25 anni fa, voluta e portata avanti in modo deciso dalla Lega, che solo ora si ac-
● Rovigo
Nuovi Pfas, le carte in Procura ROVIGO La Regione porta in procura a Rovigo i campionamenti di una sostanza Pfas di nuova generazione, un acido molto forte e resistente ai principali processi naturali di degradazione, registrato negli scorsi mesi in vari tratti del Po in Polesine. Tramite il direttore dell’area tutela e sviluppo del territorio Nicola Dell’Acqua, la Regione ha chiesto all’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (Arpav) di inviare in procura a Rovigo una relazione in merito alla presenza del composto «perfluoroalchilico cC6O4», in modo che i pm possano valutare eventuali profili di reato e individuare eventuali responsabili.
Si tratta di una sostanza considerata Pfas di nuova generazione che, come spiega Dell’Acqua, «non deriva dalle industrie che producono tali composti presenti in Veneto». Per quanto riguarda le fonti di pressione che possano avere generato l’immissione nel Po della sostanza cC6O4, prevalentemente utilizzata nella produzione industriale di materie plastiche e derivati, sono in corso le indagini e le opportune verifiche. «Le indagini svolte – sottolinea Dell’Acqua escludono che la presenza di cC6O4 nel fiume Po possa essere attribuita a fonti in provincia di Rovigo, come pure è escluso un collegamento con il sito dell’ex-Miteni». © RIPRODUZIONE RISERVATA
dell’allontanamento delle navi da crociera dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca, vero argomento di distrazione di massa rispetto al destino dell’economia marittimo portuale di Venezia e del suo ruolo strategico come possibile riequilibratore dell’eccesso di economia turistica. Una SEGUE DALLA PRIMA ignavia istituzionale – ben distribuita tra i livelli di governo -che ormai data dal maggio 2004, dal giorno che la nave Monna aesistici e architettonici, prona alle sue fuggevoli visite di Lisa si è arenata in una mattina nebbiosa davanti a san Marco. L’evidente necessità di trovare una «via alternativa» oggi e di domani. Un oblio selettivo collettivo che sta intralagunare, per i passeggeri, e uno sviluppo fuori laguna del provocando il declino dell’economia marittimo portuale traffico merci aveva stimolato già allora la ricerca di un veneziana. Ma, paradosso nel dramma, non dell’attività modello di separazione dei traffici portuali diverso da quello crocieristica al centro della tragicommedia delle grandi navi, che vedeva le navi passeggeri entrare dalla bocca di Lido e né della nautica da diporto, in questi giorni esaltata dal quelle commerciali entrare dalla bocca di Malamocco per successo del Salone Nautico all’Arsenale. No, l’oblio selettivo ovviare alla inadeguatezza crescente del canale Malamoccoriguarda la «trave» invece della pagliuzza: il declino del porto Marghera. La soluzione era stata trovata – in sede competente commerciale e industriale a Marghera, che si sta realizzando in un modello fondato, sul lato passeggeri, sulla realizzazione nonostante la collocazione geografica che ne fa lo scalo più di un nuovo canale, prima il Contorta, quello suggerito vicino al baricentro della manifattura dell’intera Ue. Un fatto dall’Università di Padova nel 2004, e poi il canale delle Tresse, riconosciuto, e temuto, dai porti europei del mar del Nord; riconosciuto, e agognato, dall’Estremo oriente (la Cina in prima e, sul lato merci, sulla realizzazione di un terminal d’altura, l’offshore, che avrebbe impegnato il canale Malamocco fila), ma miopemente negato a Roma da governi incapaci di Marghera solo con piccole navi spola, le mama vessel --. Un darsi una politica portuale utile a reinserire l’Italia nella modello che è stato, come è noto, non-promosso (il bocciarlo geografia delle rotte e della logistica globali. Una incapacità avrebbe richiesto la presa di una decisione) in dirittura d’arrivo diventata ignavia conclamata di fronte al modesto problema
P
Tipo: Superstrada a pedaggio (0,1683 euro/km veicoli leggeri; 0,3014 euro/km pesanti)
Costo: 2,2 miliardi (con contributo pubblico di 614 milioni da parte dello Stato e 300 milioni da parte della Regione) Concessionario: Consorzio Sis
Interconnessione A4
● L’editoriale Il nodo di Marghera, le navi e il «grande oblio»
da Montecchio (Vi) a Spresiano (Tv)
Data di apertura prevista: Fine 2020
A31
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Spinea
Il nodo Tav e il casello di Montecchio sulla A4. I grillini: non è colpa nostra La vicenda
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Durata concessione: Fino al 2059
L’Ego - Hub
corge di questo problema». Quelli del Covepa - il coordinamento per una Pedemontana alternativa - tornano a sguainare la spada: «Siamo in mano a dei veri e propri pellegrini, che manco sanno che questa questione è nota dal dicembre 2013, quando l’ex commissario Silvano Verinizzi chiuse un progetto esecutivo coi buchi, per prendersi i soldi del secondo finanziamento del governo da 370 milioni». Secca la replica della struttura regionale di progetto dell’opera: «Nel 2013, diversamente da quanto sostiene il Covepa, il problema dell’interconnessione di più infrastrutture a Montecchio non esisteva proprio, poiché i lavori del casello erano in fase di realizzazione. L’intoppo, come già detto, arriva nel 2014 e all’epoca non era ancora dato sapere dell’accavallarsi degli eventi susseguitisi». Morale della favola? Secondo Stefano Fracasso, capogruppo del Pd in Regione, non può essere che questa: «Qua siamo di fronte a un governo “blocca-Veneto”. Il caso del nuovo casello di Montecchio è solo l’ultimo di una vergognosa serie di rinvii e rimpalli di responsabilità tra Lega e 5 Stelle. E meno male che doveva essere un esecutivo amico della nostra regione!». (a.z.)
SPINEA (VENEZIA) Un vicesindaco di lungo corso e un assessore teen-ager. Il neo-sindaco di Spinea Martina Vesnaver ieri ha designato gli assessori della sua squadra. Il vice sarà Edmondo Piazzi, per dieci anni vice dell’amministrazione di Claudio Tessari dal 1999 al 2009, unico eletto e più votato (151 preferenze) della civica di area Lega del sindaco, Siamo Spinea . Affiancherà il sindaco al debutto con deleghe pesanti: Bilancio e patrimonio, Tributi, Risorse Umane, Servizi Sociali, Volontariato. Elia Bettin, 19 anni, che con 81 voti è stato il preferito della lista di Fratelli d’Italia, è all’altro capo della scala di navigazione nella politica cittadina e seguirà Politiche giovanili, Cultura e Sport. A occuparsi si Sicurezza, Protezione civile, commercio e Ambiente sarà il vigile Guerrino Marini. È della Lega (preferenze: 83), come Chiara Perozzo (54 voti), architetto che assume l’incarico per Edilizia Pubblica, Lavori Pubblici, Viabilità e Trasporti, Pubblica Istruzione; l’altra donna è la consigliera uscente della Lista Tessari, prima dei non eletti, Franca Zamengo (124 preferenze): avrà le deleghe a Turismo, Fiere, Mercati e Gemellaggi, Politiche Ambientali ed Ecologia, Rapporti con le Associazioni e le Frazioni, Pari Opportunità. Il sindaco Martina Vesnaver, architetto, terrà per sé le Urbanistica, Edilizia Privata, rapporti con la Città Metropolitana (governata dal sindaco Luigi Brugnaro, suo grande sponsor elettorale), con l’Europa, l’Unione dei Comuni, Progetti Strategici e Affari Istituzionali. Per il ruolo di presidente del Consiglio Comunale si converge su Mr preferenze Claudio Tessari. (mo.zi.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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dall’ «arbitrio del principe» di turno. Un principe che in sette anni di ignavia istituzionale rafforzata – quella che va dalla emissione del decreto Clini-Passera del 2012 ad oggi -- non è riuscito a risolvere nemmeno il problema – minore -dell’allontanamento delle crociere dai canali di San Marco e della Giudecca. Oggi a meno di soluzioni che non sono tali crociere a Chioggia - o che esigerebbero una capacità sistemica di affrontare anche i problemi del trasporto locale con soluzioni sublagunari, il povero canale Malamocco -Marghera verrà presto chiamato a farsi carico di ogni tipo di traffico , merci e passeggeri. È facile prevedere che il co-servizio non durerà. E che alla lunga: o la crocieristica abbandonerà l’home port veneziano o i traffici merci verranno soffocati da quelli crocieristici. In barba alla convenienza di industrie e operatori italiani ed europei che da Venezia avrebbero vinto la competizione col mondo. E, ciò che va sottolineato, «sprecando» con la miglior collocazione geografica portuale d’Europa e il bendiddio degli ampi spazi a terra di Portomarghera, l’occasione di riportare a Venezia, nel segno della sua tradizione, la sola base economica quantitativamente capace di salvarla dalla fine annunciata per overdose da turismo. Paolo Costa © RIPRODUZIONE RISERVATA
Venerdì 21 Giugno 2019
Motori Corriere della Sera
SPECIALE
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LE STRADE PIÙ BELLE D’ITALIA
ultima pista ciclabile italiana è stata inaugurata (in ordine cronologico) sabato 8 giugno. Dodici chilometri che hanno un valore simbolico enorme e che vanno ad aggiungersi a una sistema di ciclovie che in Italia ne conteggia almeno 20.000, tutti immersi in itinerari da «grande bellezza». La recentissima dozzina aperta dalle parti di Firenze, attraversa tutto l’abitato di Sesto Fiorentino ed è intitolata ad Alfredo Martini, ex partigiano e leggenda del ciclismo azzurro, prima da gregario prediletto di Gino Bartali e poi da plurivincente commissario tecnico della nazionale. Un percorso costato un milione di euro che consente di spostarsi in sicurezza evitando il traffico di Sesto, dove Martini ha sempre vissuto. Ma volendo si può raggiungere un’altra ciclabile che attraversa il verde del Parco della Piana. Inaugurazioni simili si stan-
On the road italiana sulle piste ciclabili
Ventimila chilometri di stupende ciclovie La più recente dedicata a Alfredo Martini no susseguendo a raffica: tra pochi giorni a San Genesio (nel Pavese) verrà aperto un tratto di due chilometri costato 50 mila euro che lo Stato ha messo a disposizione per questi progetti e qualche settimane fa il governatore veneto Luca Zaia ha tagliato il nastro dell’«Ultimo miglio» della Treviso-Ostiglia, itinerariomeraviglia lungo una ferrovia dismessa che si incunea nel Polesine. Negli stessi giorni altra cerimonia a Venezia, dove 2,4 chilometri riservati alle bici vanno a collegarsi a un percorso (anche in questo caso individuato lungo su rotaie dismesse da Trenitalia) che poi porta in Valsugana. È il segno che gli enti locali sono sempre più attenti alla domanda di viabilità alternativa, riservata tanto al turismo quanto alla voglia di spostarsi senza usare per forza l’auto. «In Italia si stanno implementando sempre di più le piste ciclabili
che permettono una mobilità più dolce, più sicura e compatibile: questo grazie alla bici, mezzo straordinario di scoperta del nostro meraviglioso territorio», è il ragionamento a voce alta del presidente nazionale Federciclismo Renato Di Rocco, che l’altra mattina è andato a Sesto. La “Alfredo Marini” è parte di un reticolo di più di 40 chilometri, finanziato con 14 milioni di euro che si snoderà tra Firenze, Prato e Arno. Numeri aggiunti alla mappa dei 20.000 chilometri curati e mantenuti dai Comuni e «censiti» nel monumentale catalogo — online e cartaceo — della
7,6 i miliardi di euro del giro d’affari mosso ogni anno dal turismo a pedali. Gli italiani che in vacanza usano la bici sono 1,85 milioni
Fiab, la Federazione italiana amici della bicicletta. Un dedalo di «autostrade a pedali» nel quale si incontrano scenari unici: dalla maestosità delle vette che circondano il parco nazionale dello Stelvio al barocco siciliano di Noto. Le cifre fornite da Unioncamere-Legambiente dicono che il turismo a pedali vale 7,6 miliardi di euro. Gli italiani che in vacanza usano la bici sono 1,85 milioni, mentre quelli che la prendono ogni giorno sono il 5 per cento della popolazione. Per questo il governo pochi giorni fa ha varato un colossale piano di investimenti (programmati anche dai precedenti esecutivi) sulle ciclabili. Con 361 milioni di euro si interverrà su 10 itinerari (da Nord a Sud) in parte già esistenti e in parte da progettare. Serve manutenzione, segnaletica (compresa quella che indica cosa vedere o dove alloggiare), l’individuazione di zone ristoro. Dal Garda (qui c’è da completare la pista attorno al lago) al «Grab» di Roma (un vero e propri «raccordo») finendo con la ciclovia della Sardegna. Poi via, tutti a pedalare. Alessandro Fulloni © RIPRODUZIONE RISERVATA
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REGIONE
La riforma del federalismo
Autonomia, la Lega brinda alla vittoria Stefani e Zaia: «Una pagina di storia» Il premier Conte ora convocherà i presidenti delle tre regioni per trovare l’intesa sulle materie bloccate dal M5S viste e il premier Conte convocherà a palazzo Chigi i governatori Zaia, Fontana e Bonaccini per trovare il punto di equilibrio su “cosa e quanto” trasferire alle regioni. L’Emilia Romagna, che chiede 15 materie su 23, non ha bisogno di particolari limature mentre la devolution di Veneto e Lombardia comporta lo svuotamento di quasi tutti i poteri dei ministeri su questioni decisive. In ballo non c’è solo la scuola con le graduatorie locali del personale, ma anche la devolution
Albino Salmaso PADOVA. La Lega taglia il pri-
mo traguardo sull’autonomia e brinda alla “pagina di storia” che sta per essere scritta tra il premier Conte e il ministro Stefani, “instancabile protagonista” del regionalismo 2.0. Il faccia a faccia a Palazzo Chigi ha stabilito la «road map del federalismo incardinato nell’agenda di governo» spiega la Stefani e ora spetterà al presidente del consiglio sciogliere i 5-6 nodi che separano Lega e M5S. Sanità, ambiente, beni culturali, infrastrutture, scuola e fisco sono capitoli da riscrivere, come sottolinea il ministro Barbara Lezzi. Chi farà un passo indietro? Per salvare il governo, Di Maio ha alzato bandiera bianca e la partita vera si giocherà in Parlamento, con le commissioni che potranno emendare le bozze di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. INDIETRO NON SI TORNA
E mentre il leader del M5s incassa la sconfitta «perché l’Autonomia fa parte del contratto di governo e l’unico modo corretto di realizzarla è elaborare soluzioni per il
1 MARCO BUSETTI IL LEGHISTA AL MIUR
Di Maio incassa la sconfitta «Ci vuole un piano per rilanciare il Sud» Il ministro Erika Stefani, il premier Giuseppe Conte e il ministro Matteo Salvini parlano di autonomia
Sud», Matteo Salvini e Luca Zaia postano una foto su Facebook con due righe che valgono più di un comizio: «Incontro di lavoro al Viminale con l’amico Luca Zaia: lavoro, infrastrutture, autonomia, sviluppo, Olimpiadi, futuro. Indietro non si torna», scrive il Capitano. Fine delle polemiche. I mal di pancia dei leghisti veneti per la bocciatura del commissario in
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pectore Nicola Finco svaniranno con l’elisir dell’autonomia? Pare di sì. FINE DEI MAL DI PANCIA
Zaia tocca il cielo con un dito: «Il ministro Stefani ci ha dato una bella notizia: incardinare il provvedimento in Cdm vuol dire fare uscire un testo della famosa intesa che si dovrà firmare tra il presidente del consiglio e il presi-
dente della Regione Veneto. Noi siamo totalmente disponibili a sederci al tavolo per negoziare un nuovo documento e garantirne un rapido approdo in Parlamento. L’ autonomia comprende tutte le 23 materie consentite dalla Costituzione», conclude il presidente. Cosa vuol dire? Il messaggio è chiaro. Inizia il secondo tempo. Le tre bozze vanno ri-
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GIULIA GRILLO CHE GUIDA IL DICASTERO DELLA SALUTE
SERGIO COSTA CHE COORDINA L’AMBIENTE
4 ALBERTO BONISOLI UN TECNICO AI BENI CULTURALI
delle autostrade e delle ferrovie, ostacolo insormontabile perché il Mit incassa i canoni di concessione con dei contratti già firmati che scadono tra 20-30 anni. I direttori dei ministeri a guida 5 stelle hanno cancellato molte delle richieste del “Lombardo-veneto” e le loro osservazioni sono sul tavolo di Erika Stefani, che non ha alcun potere per dirimere le controversie.
5 DANILO TONINELLI E IL NODO INFRASTRUTTURE
I nuovi docenti Lo stop ai medici Via e Laguna I Sovrintendenti Autostrade assunti specializzandi i poteri non si possono e ferrovie dalle Regioni? «Vanno formati» restano a Roma frammentare Non si tratta
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cuola alle regioni: si tratta della sfida più delicata della devolution, sul modello di Trento e Bolzano con stipendi più alti del 15-20 per cento. Dopo il sì preliminare, c’è stato lo stop con minaccia di rivolta generale. Il ministro Bussetti ha dato via libera all’intesa con Veneto e Lombardia per creare delle graduatorie regionali parallele con cui assumere i docenti e i bidelli. Anche i presidi e i provveditori possono passare alle dipendenze delle regioni ma Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals hanno minacciato la rivolta. Così il premier Conte ha firmato un accordo in cui si impegna a «salvaguardare le prerogative nazionali della scuola e della formazione, con i contratti del personale che non vanno smembrati in accordi locali». Bussetti è pronto al dietrofront? — I
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iulia Grillo (foto) ministro della Sanità, ha accolto il 70% delle richieste delle regioni ma ha bocciato tre riforme chiave: gli specializzandi possono essere assunti negli ospedali solo quando avranno finito la loro formazione. Non c’è l’accordo sulla definizione dell’equivalenza terapeutica e pure i vincoli della spesa sanitaria non possono essere superati dalle Regioni. I tre no sono dei macigni. — I
mbiente: è una delle materie più controverse, tanto che il ministro Sergio Costa (M5s) non intende concedere nulla alle regioni, solo alcuni poteri legislativi. Il Veneto chiede di poter decidere sulla Via (valutazione di impatto ambientale) per ridurre i tempi delle procedure e di gestire con maggiori poteri le deleghe sulla salvaguardia della laguna di Venezia, ora affidate al ministero. In ballo c’è anche il destino del Mose con le emissioni e gli scarichi nelle acque e nell’aria. Da Roma ribattono che non ci possono essere norme e valori diversi tra le regioni italiane su una materia così delicata per evitare il dumping tra aziende. Discorso analogo per il trattamento dei rifiuti: la perizia sugli inerti va affidata a un’ Authority indipendente. —
Spetta quindi al presidente del consiglio conciliare la “coesione nazionale” con le prerogative degli articoli 116 e 117 della Costituzione, che prevedono la devolution di 23 materie. Per evitare che la Consulta sia intasata di ricorsi sui conflitti di competenza conviene stabilire nei dettagli i perimetri: il lavoro è appena iniziato. LA FASE DUE
Il braccio di ferro non è tra Nord e Sud ma tra strutture ministeriali e Regioni, che rivendicano la devolution in nome dell’efficienza e dei risparmi di spesa con il passaggio ai costi standard. L’autonomia differenziata, prevista nel 2001 con l’emendamento Bressa, può disarticolare le funzioni essenziali dello Stato e mettere a rischio 400 mila dipendenti? No. Il premier Conte intende convocare Zaia, Fontana e Bonaccini e riscrivere con loro il capitolo del regionalismo: dopo 18 anni, il federalismo prova a decollare. Questa riforma, se mai verrà approvata, farà davvero nascere la Seconda Repubblica, 70 anni dopo il patto costituente. Ci vuole la massima cautela. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
6 GIOVANNI TRIA E I VINCOLI DEL MEF
Nessun potere in materia di tributi e fisco
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Beni culturali sono affidati al ministro Alberto Bonisoli (foto) che ha ribadito il no al trasferimento delle Sovrintendenze alle regioni. I beni culturali, architettonici e storici sono patrimonio della Repubblica e ogni ipotesi di devolution può portare a modifiche di un patrimonio immenso sotto il profilo culturale e anche economico, che va gestito dal ministero a Roma. Stop anche alla devolution dei musei. —
anilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, ha ribadito il no alla devolution delle reti autostradali e ferroviarie che il Veneto ha chiesto e inserito nella bozza consegnata dalla Stefani a Conte. Si tratta di beni del demanio statale, regolati con dei canoni di concessione pagati dalle società (Atlantia, Gavio, A4 Padova-Brescia etc) al Mit di durata ventennale. Quindi non si tratta. Discorso analogo per il porto di Venezia e l’aeroporto di Tessera, due asset del Mit che non potranno mai essere ceduti alla Regione. E così pure le reti ferroviarie locali, che Zaia ha inserito per intero nella bozza, non verranno trasferite a Venezia. Viene a cadere la holding delle autostrade a Nordest? No. I manager possono trovare un’intesa, ma la proprietà resta dello Stato. —
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iovanni Tria, ministro dell’Economia (foto) ha bacchettato Zaia e Fontana nell’audizione in Commissione perché hanno presentato richieste in contrasto con i vincoli della Costituzione. Il Veneto vuole poter decidere sul bollo auto e sullo sconto ai carburanti, con il taglio di aliquote: la materia fiscale-tributaria resta invece una prerogativa assoluta del governo centrale. —
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VENETO ECONOMIA
Continua il dibattito dopo l’accordo: «Marchi sbaglia, il Veneto è in ritardo di vent’anni sul polo dell’energia»
Malvestio promuove il patto con Hera «Ascopiave ha fatto bene, è la scelta giusta» L’INTERVISTA
alvestio, Marchi dice che l’operazione Hera Ascopiave è l’ennesimo fallimento del Veneto nel fare sistema. «Non sono d’accordo, almeno per questa operazione. Ascopiave ha ceduto i clienti, ma ora con le reti di Padova, Pordenone e Udine si candida a principale operatore della distribuzione a Nordest». Ancora una volta sfuma il sogno di un polo veneto, o triveneto. E “foresti” si prendono pezzi pregiati a Nordest. «E chi vieta domani a Verona e Vicenza di entrare in Ascoreti? Asco sarà un’ Italgas triveneta, specializzata e forte. Ascopiave non poteva essere competitiva, con 700 mila utenti. Da anni subiva una decrescita organica cui suppliva con costose acquisizioni». E su questo lei con Plavisgas è in lotta legale con la casa madre Aschoding. «La guerra è nata lì. Questa operazione è tuttavia il pentimento di un attimo che illumina tutta una vita. Il senso della
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partecipazione pubblica è il controllo delle reti, vera scelta strategica. I comuni devono preoccuparsi che i territori siano infrastrutturati, non fare gli imprenditori. Ascopiave non ha ceduto infrastrutture ma anzi, ne acquisisce e così valorizza quelle che aveva, perché confinanti e complementari, con un vantaggio significativo nelle gare future, vera sfida di Ascopiave. Né vogliamo la holding che porta solo inefficienza ed è mero strumento di potere oltre a violare palesemente la Madia». È un fatto che per l’ennesima volta non c’è la cassa, o cassaforte del Nordest. Ora Bologna domina a Nordest come vendite. «Ma nelle utilities rispetto alle altre regioni siamo in ritardo di 20 -30 anni, non lo si colma d’acchito, ne si può fare tutto. E piuttosto di un polo raffazzonato e messo su per obbligo, meglio realtà magari territoriali e settoriali ma forti e competitive. Ascopiave ora lo è, ha difeso la sua redditività. Cecconato ha fatto la cosa giusta e l’ha fatta bene, ancor prima di noi lo dicevano alcuni comuni guidati da sindaci – i “ribelli” -
confartigianato veneto
Bonomo lancia l’allarme «Il salario minimo? Bomba da 400 milioni» VENEZIA. «Il salario minimo da 9 euro proposto dal M5S rischia di essere una bomba da oltre 400 milioni di euro di maggiori oneri all’anno per le imprese artigiane venete». A volte per voler guardare solo il dito che indica non si vede la lune. È questa la pecca principale secondo Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Veneto. Si parla di salario minimo e ci si dimentica che sulle imprese preme il cosiddetto cuneo fiscale, quella montagna di oneri che assottiglia lo sti-
Bonomo, Confartigianato
che senso ha che i comuni facciano i commercianti del gas?» Hera però lo fa. «Altre dimensioni, Hera capitalizza cinque volte Asco. Ha messo fior di quattrini, pur di superare i 3 milioni di clienti, oggi ritenuta soglia minima per competere in Italia. Ascopiave avrebbe dovuto quadruplicare, impensabile. E il ritor-
«Con 700 mila clienti non era competitiva con le reti, invece sarà una Italgas triveneta»
Massimo Malvestio, socio privato di Ascopiave con Plavisgas
che studiano prima di parlare e hanno difficoltà ad eseguire ordini da chi non ha studiato». Hera gestisce anche acqua e rifiuti. Solo ora la Lega mette in agenda la questione, almeno nella Marca. «Le concessioni dell’acqua in Veneto sono “in house”, non possono venir trasferite se non con nuove gare. Il problema
non sussiste. Piuttosto visti i problemi della reti idriche, perché i comuni non investono gli utili di Ascopiave per gli acquedotti? Sarebbe scelta rispettabile. Energia, gas acqua sono beni primari essenziali, i comuni prima di tutto devono preoccuparsi delle infrastrutture che non ci sono ma che servono. La vendita è altro piano,
pendio dei dipendenti e che rende il costo del lavoro il macigno più pesante da spostare tra le imprese e la competitività. «Il tema del lavoro e del suo costo, necessita di un approccio organico. – spiega -. Mettere mano al solo salario minimo senza affrontare contemporaneamente il problema dei costi complessivi racchiusi nel termine “cuneo fiscale”, che oggi è pari al 47,9%, ben 12 punti in più della media dei Paesi avanzati, rischia di produrre un doppio risultato negativo per le imprese». Ai maggiori costi salariali che verrebbero imposti dal salario minimo, infatti, si aggiungono i contributi previdenziali, assistenziali ed assicurativi e quelli delle imposte dirette ed indirette sul costo del lavoro. «Con un effetto ancora più spiazzante sul piano del mercato – sottolinea ancora -. La
gran parte della nostra manifattura artigiana vive e vende ancora oggi grazie ad un equilibrio di costo lavoro e tecnologia applicata. E mentre va avanti questa idea di salario minimo, tutte le promesse sin qui fatte per ridurre i costi del lavoro si sono dimostrate disattese». Dati alla mano, spiega Bonomo, la norma all’esame della XI Commissione del Senato, «penalizzerà le piccole imprese e pone molti dubbi interpretativi. Ad esempio, si deve tener conto dei trattamenti previsti dalla nostra contrattazione regionale o no? Negli ultimi anni il welfare collettivo integra il trattamento economico e retributivo dei lavoratori dipendenti. Escluderlo vorrebbe dire buttare a mare un quadro di interventi che sino a qui hanno toccato gran parte dei lavoratori dell’artigianato». —
il segretario regionale della cgil
Ferrari: «L’export rallenta cassa integrazione in crescita» VENEZIA. Cassa integrazione a
+70%, Pil regionale al +0, 3% per il 2019 e investimenti fissi lordi del settore privato in negativo (a –0, 8%) dopo 4 anni di crescita tra il 3 e il 6%. Sono questi alcuni degli indicatori dell’economia regionale che fanno dire al segretario regionale della Cgil Chirstian Ferrari che la crisi non è finita e che il prossimo futuro rischia di tornare all’insegna delle tensioni sui posti di lavo-
ro. «Il Veneto, pure con un andamento migliore di quello del resto del Paese» dichiara Ferrari «non è tornato ancora ai livelli di Pil del 2007. Per raggiungere i numeri del precrisi gli manca un 2% (la metà circa del sistema Italia ne suo complesso) ma è difficile che quest’anno possa essere ricordato come un passo in avanti in questo senso: dopo 14 trimestri di costante riduzione la Cassa integrazione torna a
crescere, addirittura di un +70%. La cassa straordinaria viaggia oltre il raddoppio delle ore richieste mentre l’export rallenta la sua corsa (+1, 4 nel primo trimestre 2019 contro un 2018 a +4, 1%). Il Pil rischia di fermarsi a fine 2019 mentre gli investimenti fissi lordi del settore privato invertono la loro tendenza dopo 4 anni. I consumi delle famiglie secondo Veneto Lavoro, in questo primo trimestre
2019, hanno visto una timida crescita (+0, 7%) ma le tendenze sembrano preludere ad una nuova fase di stagnazione». A tornare alla ribalta sono pure le crisi aziendali. «In Veneto» continua Ferrari «i casi di speculatori senza scrupoli, italiani e internazionali, che devastano grandi imprese storiche di settori strategici hanno il nome di Coge Mantovani, Mercatone Uno, Unilever e dado Knorr ecc. Nel frattempo il calo della domanda internazionale rischia di riaprire vertenze dolorose in tanta parte del tessuto economico e produttivo di una regione che non può pensare di vivere solo di export, come una succursale contoterziasta di altre economie, più forti e meglio
no delle reti, per Ascopiave è mille volte più stabile e di lungo termine. Per i comuni soci un evidente vantaggio sia in prevedibilità delle entrate sia in conservazione del valore dell’investimento». Marchi punta al rapporto politica industriale- territorio. Non si perde l’impostazione storica di Asco? «Asco è nata dal BIM Piave e con i sovracanoni delle derivazioni idrauliche si voleva infrastrutturare il territorio, quando nessuno voleva costruire re-
ti del gas nella Marca. Quella missione continua su base territoriale più ampia. Il punto fondamentale è che la società sia competitiva: questa è la garanzia del futuro. La scelta di concentrarsi, e di non fare più tutto, sia la migliore per dare garanzie al territorio, rispetto anche alla concorrenza dei big. Meglio far le cose giuste che cercare poli identitari o regionali tanto per fare, quando non ci sono le condizioni politiche per riuscirci» Ma le banche... «L’esempio non vale del tutto. Chi ha voluto crescere senza legarsi ai big milanesi o nazionali non ha fatto risultati migliori. La differenza non la fanno i nomi, ma la qualità della gestione» Non è che dopo questa operazione, nasce una tregua con Ascoholding? «No. Proprio il modello Hera dice che abbiamo ragione. Hera, Iren, A2A sono tutte servite a portare in Borsa le utilities di centinaia di comuni e ora hanno posizioni importanti. Non sarebbero sorte se il problema fosse stato conservare a questo o quel maggiorente locale il controllo. I problemi di cui parla Marchi nascono da questa mentalità che ha impedito di creare un campione a Nord Est. Ascoholding è invece custode dello status quo, ha generato solo confusione, facendo perdere tempo e risorse; una strozzatura dove non c’è visione e neanche molto d’altro che non sia conservazione del potere». — Andrea Passerini BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
IN BREVE Autostrade Nuove regole pedaggi ok dall’Autorità Trasporti
Coldiretti Arriva lo sconto sulle birre artigianali
Via libera dell’Autorità di regolazione dei trasporti al nuovo sistema tariffario per i pedaggi autostradali. Il nuovo sistema di cui beneficeranno in primis automobilisti e autotrasportatori è basato sul metodo del’price-cap’. Per dare maggiore certezza sull’effettuazione degli investimenti l’Autorità interviene anche sull’altra componente «regolata» dei pedaggi, i costi per gli investimenti da realizzare, riconoscendo in questo caso una remunerazione sul capitale investito (WACC) pari al 7, 09%, adeguata agli attuali tassi di mercato.
Arriva lo sconto sulle birre artigianali grazie al taglio del 40% delle accise sulle produzioni dei micro birrifici. È quanto annuncia la Coldiretti in vista dell'entrata in vigore lunedì 1 luglio del Decreto inserito nella Legge di Bilancio 2019. Il settore è cresciuto del 330% in appena dieci anni che ha generato 3 mila posti di lavoro diretti, ricorda la Coldiretti, secondo la quale 9 micro birrifici su 10 beneficeranno del taglio delle accise. La regione con più birrifici artigianali è la Lombardia, seguita da Piemonte, Veneto e Toscana.
governate come quella tedesca». In una stagione di trattativa per il rinnovo di molti Contratti nazionali di categoria, uno fra tutti quello del metalmeccanici, il segretario regionale non ha dubbi su priorità che non includono il tema dell’autonomia. «Altro ché taglio delle tasse ai ricchi, Flat
«La crisi non è finita anche se il Veneto va meglio di altre regioni Aziende in difficoltà» Tax o ipotesi da avventurieri» conclude il sindacalista. «Se si vuole trascinare veramente il nostro sistema fuori dal baratro si deve partire dalla con-
trattazione nazionale, da politiche industriali concrete che incentivino gli investimenti, dal taglio del cuneo fiscale per lavoratori e pensionati. Si deve procedere a politiche espansive che producano reali moltiplicatori del Pil, invece di bruciare le poche cartucce che ci rimangono. L’ipotesi poi di cullarsi in un sogno di autonomia è miope. Il Veneto cresce meglio degli altri quando l’Italia cresce, ma quando tutto si ferma l’economia regionale non va in controtendenza. Sognare di essere il piccolo cantone di una svizzera tedesca è un’illusione per nulla fondata sui fatti ed un Sud che si riprende sarebbe un’opportunità strategica per l’economia del Nordest». — Riccardo Sandre
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VENERDÌ 21 GIUGNO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
CORTINA - CADORE
olimpiadi 2026
Ghedina in partenza «Siamo fiduciosi il nostro progetto è forte e concreto» Il sindaco di Cortina stasera arriverà a Losanna dove lunedì pomeriggio verranno assegnati i Giochi Alessandra Segafreddo CORTINA. Arriveranno stase-
ra a Losanna il sindaco di Cortina Gianpietro Ghedina e il vice con delega allo Sport Luigi Alverà. Obiettivo tornare martedì con l’assegnazione dei Giochi olimpici e paralimpici del 2026 in tasca. Il Cio deciderà chi ospiterà le Olimpiadi lunedì alle 18. In lizza ci sono Milano-Cortina e Stoccolma-Are. Ghedina, con che spirito partite? «Partiamo fiduciosi e ben consapevoli di avere una candidatura molto forte, con la franchezza di sapere di aver fatto veramente tutto il possi-
IL SINDACO DI CORTINA GIANPIETRO GHEDINA È IN PARTENZA PER LOSANNA
i rumors
Giorgetti; «Numeri ballerini, decisive le ultime due nottate» CORTINA. Cresce l’attesa, a
Cortina come in tutta Italia, per l’assegnazione delle Olimpiadi 2026. E mentre la principessa Victoria di Svezia ha comunicato che sarà presente assieme al marito per supportare la candidatura di Stoccolma-Aare, il consenso svedese pare stia arretrando. Secondo un recente sondaggio realizzato da Ipsos per il quotidiano Dagens Nyheter il 37% dei 1.130 intervistati si è espresso contro i Giochi e solo il 34% a favo-
re, mentre il restante 29% si è detto indeciso. Numeri che segnano un ulteriore calo rispetto al sondaggio realizzato dal Cio a marzo 2019 secondo cui il 55% della popolazione svedese era a favore dei Giochi. Ieri, al Viminale, Salvini e Zaia si sono fatti gli auguri, ammettendo che la partita non è stata ancora vinta. Ecco, infatti, quanto ha rivelato sempre ieri il sottosegretario con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti: «I numeri sono ballerini,
la proposta
Da Rin: «Realizzare un museo Olimpico e sportivo in paese» CORTINA.
Costituire una commissione per realizzare il museo Olimpico sportivo di Cortina d’Ampezzo. È questa la richiesta che ha rivolto ieri il capogruppo di minoranza Giorgio Da Rin al sindaco Gianpietro Ghedina e all’assessore allo sport Luigi Alverà. «L’apertura del museo Olimpico era una priorità nostra e del gruppo di Ghe-
Giorgio Da Rin
bile. Nel progetto olimpico abbiamo lavorato tutti allineati: Comune, Provincia, Regioni e anche il Governo che ha dato importanti segnali sia di sostegno concreto sottoscrivendo le garanzie necessarie al dossier, sia di presenza. A Losanna lunedì sarà presente anche il premier Giuseppe Conte e questo è un concreto segnale di quanto il Governo creda nel progetto olimpico. Probabilmente ci sarà anche il vice premier Matteo Salvini oltre appunto ai governatori di Lombardia e Veneto, a noi sindaci e ad altri rappresentanti sia istituzionali che sportivi. Questo dimostra sicuramente la forza del nostro proget-
La pista da bob di Cortina dedicata a Eugenio Monti
to e mi auguro che siano segnali che ci daranno per vincenti. Poi abbiamo i piedi per terra. Ci sono elementi a favori nostro ed altri a favore del nostro competitor. Sono 84 i delegati Cio che dovranno votare, in maniera segreta, e su questo incide non solo il progetto, e posso sicuramente dire che noi abbiamo il miglior progetto in assoluto, ma poi
ogni volta che si parla con un membro del Cio c’è la promessa del voto ma sono promesse doppie e c’è qualcosa che non quadra. La partita si giocherà nelle due notti precedenti». Giorgetti ha aggiunto che sarà a Losanna con il premier Conte e con il messaggio del presidente della Repubblica. «Ci giocheremo le nostre carte, come la Svezia. Siamo prudentemente ottimisti. Speriamo di festeggiare lunedì prossimo in modo sobrio. È stata una candidatura sobria con spese sobrie e quindi...». Intanto Losanna verrà raggiunta questa sera. «Siamo orgogliosi di questa candidatura. I Giochi olimpici e paralimpici possono rappresentare un’occasione di crescita non solo economica ma anche civile e culturale. Una straordinaria op-
portunità per promuovere lo sport come strumento di inclusione e dialogo sociale, per innescare meccanismi virtuosi nella nostra societa», ha commentato Pancalli. Il presidente del Piemonte Alberto Cirio si augura che l’Italia vinca per poter rientrare in gioco. «Stiamo predisponendo un dossier interno che vogliamo presentare agli assegnatari. Le scelte del Comune di Torino non le ho condivise, credo di poter far rientrare il Piemonte nei giochi. Non mi muovo adesso», ha proseguito, «perché ora bisogna tifare Italia affinché Milano-Cortina ottenga le Olimpiadi e io, un minuto dopo, presenterò il dossier sui nostri impianti che sono ancora molto efficienti e all’avanguardia. Credo che potrà prevalere il buonsenso». — F.D.M.
dina durante la campagna elettorale», ricorda Da Rin, «ma ad oggi del tutto dimenticato. Cortina vanta un numero importante di atleti “Azzurri d’Italia” che hanno gareggiato per decenni nelle diverse discipline sportive, portando in tutto il mondo il nome del nostro paese e ottenendo risultati sportivi di altissimo livello, arricchendo la nostra comunità di una vera e propria cultura sportiva che tutti ci invidiano. Visto quanto sta succedendo proprio in questi giorni», aggiunge ancora il consigliere Da Rin, «con la candidatura olimpica 2026 giunta alle fasi decisive, credo diventi ancor più importante creare il museo».
Da Rin propone quindi che sia costituita una commissione per identificare la location ideale per il museo Olimpico, che a suo parere dovrebbe essere al piano terra dell’hotel Savoia dove c’è un’area a destinazione comunale ma che non è ancora mai stata utilizzata al meglio. Tra i componenti della commissione, secondo il consigliere di opposizione Da Rin, dovranno essere chiamati anche i rappresentanti degli “Azzurri d’Italia” di Cortina d’Ampezzo. La commissione avrà il compito di indicare la location e di concretizzare l’idea di avere a Cortina il museo Olimpico. — A.S.
c’è anche la parte politica e ci sono quelle che vengono definite le lobby che incidono e sono fuori dal nostro controllo». Il dossier olimpico prevede che i Giochi si svolgano su più Regioni, che non si creino opere nuove, ma che si intervenga sull’esistente. «Sì, abbiamo seguito alla
lettera i dettami dell’Agenda 2020 del Cio. Ma il nostro progetto è sostenibile e low cost proprio perché noi abbiamo voluto che fosse così. Non ci si può più permettere di creare le cattedrali nel deserto come in passato e non ci si può più permettere di sperperare denaro. Noi ci presentiamo al Cio con tutte le garanzie richieste, e con un progetto ben studiato. Frutto del lavoro di decine di persone. A Cortina hanno lavorato in tanti anche come volontari dato che il nostro è un piccolo Comune senza gli staff che ad esempio ci sono nelle Regioni». A Cortina dovrebbero arrivare le gare olimpiche di curling, sci alpino femminile, bob, slittino e skeleton? «Dopo 70 anni potremmo riavere la fiaccola olimpica, ma non con tutte le discipline che oggi non avremmo potuto e voluto organizzare in quanto sarebbero necessari interventi enormi. Abbiamo pertanto puntato sul bob, lo slittino e lo skeleton per riqualificare e riaprire l’Eugenio Monti di Ronco, sullo sci alpino femminile che verrà organizzato nei tracciati già pronti per i Mondiali del 2021 e sul curling allo stadio Olimpico del ghiaccio». Tra sabato e lunedì arriveranno il capogruppo di minoranza Giorgio Da Rin e il presidente della Provincia Roberto Padrin. Ci saranno poi Sebastiano Dabalà e Francesco Dariz per il bob, Diana Gaspari per il curling e Alberto Ghezze per lo sci alpino. —
valle di cadore
La strada della diga sarà pronta a breve
I lavori in corso lungo la strada della diga di Valle di Cadore VALLE. I lavori sulla strada
delle diga di Valle proseguono come da crono programma. Il sindaco Marianna Hofer è andata in sopralluogo nel cantiere affidato alla ditta Dolomiti Rocce 4.0. I lavori si sono resi necessari dopo l’uragano Vaia che ha completamente distrutto la strada che porta alla diga e quella che dalla diga porta a Dubiea. A Valle sono arrivati 940 mila euro per la sistemazione di quattro strade danneggiate dalla tempesta. Per questi invertenti il soggetto attuatore è il sindaco. «I lavori alla diga proseguono», dichiara Hofer, «è stato fatto lo scavo e ora si comincerà a posizionare i micro pali. La strada sarà percorribile entro fine giungo o primi di luglio, quando i proprietari dei terreni potranno recarsi sui loro lotti a Dubiea e iniziare a recuperare gli alberi schiantati. L’iter è stato più veloce del previ-
sto perché da quando sono stata nominata soggetto attuatore ho potuto usufruire delle deroghe previste dalle ordinanze emanate dal commissario Zaia e così la procedura è stata veloce. Ringraziamo la Regione e in particolare l’assessore Bottacin, perché hanno mantenuto la parola di farci arrivare i soldi necessari agli interventi ed inoltre hanno garantito sostegno con gli uffici regionali per portare avanti gli iter burocratici». È stato poi depositato il progetto relativo al muro di Costapiana, operazione che rientra fra quelle post Vaia. «I lavori a Costapiana verranno fatti a fine stagione», conclude Hofer, «per permettere al gestore del rifugio di poter lavorare con la strada aperta e percorribile. Il rifacimento del muro comporterà infatti la chiusura della strada». — A.S.
2 » POLITICA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Giugno 2019
GIALLOVERDI
Governo, M5S spera: “Non ci sarà rimpasto, solo un turn over”
SÌ AL RIMPASTO, ma con il turn over. Ossia senza cambiare i rapporti di forza tra i gialloverdi. Così auspicano i Cinque Stelle, e così ha accennato Matteo Salvini nel vertice di governo di mercoledì mattina a Palazzo Chigi. Dove ha parlato della possibilità di rivedere “la squadra della Lega”. E nel M5S hanno letto quelle parole come un riferimento a una possibile nomina del sottosegretario alla Presiden-
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za del Consiglio Giancarlo Giorgetti come Commissario europeo, tutt’altro che scontata ma possibile. Ed è evidente che il suo spostamento comporterebbe la necessità di sostituirlo con un altro nome pesante: magari con l’attuale ministra alla Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, come sussurrano fonti trasversali di Lega e Movimento. Ergo anche la Bongiorno, responsabile
TOPPE E BUCHI
Distratti Stralciata la norma che esautorava la ministra Lezzi dalla gestione dei Fondi di coesione votata per errore dai grillini. La Lega incassa la “road map” per l’autonomia
» MARCO PALOMBI
n Parlamento bisogna stare attenti. È un’ovvi età che in questi giorni hanno appreso – dopo le epiche defaillance del Pd (fondi alle periferie, minibot, etc.) anche deputati e membri del governo grillini: l’allegro via libera, lunedì notte, a un emendamento della leghista Comaroli che intendeva esautorare il governo nazionale – e in particolare la ministra M5S Barbara Lezzi – dalla gestione del Fondo di sviluppo e coesione (decine di miliardi) a favore delle Regioni non solo ha costretto maggioranza e governo a un precipitoso dietrofront parlamentare, ma ha pure condannato i 5 Stelle a resuscitare le famigerate “autonomie regionali” che erano finite su un binario morto. Festeggia il veneto Luca Zaia, ieri ricevuto al Viminale da Matteo Salvini: “Si sta scrivendo una pagina di storia che ridarà efficienza a tutta Italia e cambierà pelle alla Repubblica”. Sotto la retorica, c’è comunque il diktat: “Un’autonomia che comprende tutte le 23 materie consentite dalla Costituzione” (e richieste in modo assai estensivo dalla sua Regione). “Indietro non si torna”, sintetizza con apposita foto con Zaia e piccola ruspa postata sui social il ministro dell’Interno. Le intese con Veneto, Lombardia e Emilia Romagna, però, difficilmente saranno in discussione “al prossimo Consiglio dei mi ni st ri ”, come sostiene la Lega: i nodi politici, infatti, sono ancora tutti lì.
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BREVE RIASSUNTO dei fatti. Pietra dello scandalo è stato il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc), che ha programmazione pluriennale (si sta concludendo il ciclo 2014-2020 da 60 miliardi) ed è coordinato dall’apposita Agenzia che fa riferimento al ministero per il Sud – quello guidato da Lezzi appunto – visto che l’80% dei fondi sono destinati proprio al Mezzogiorno. Una proposta di modifica al decreto Crescita, frutto di una mediazione Lega-M5S, intendeva concedere la gestione diretta dei fondi del prossimo ciclo pluriennale alle Regioni che avessero speso bene i vecchi fondi: in sostanza, e com’è facilmente intuibile, quelle del Nord. Non è questo, però, il testo approvato: nella notte di lunedì in commissione Bilancio è passata invece la nuova formulazione della leghista
Separati in casa La ministra Lezzi poi Salvini e Di Maio, infine il premier Conte al Consiglio europeo LaPresse
La gaffe sui fondi per il Sud fa ripartire la secessione Comaroli – col parere favorevole del relatore grillino Raduzzi e dell’altrettanto grillina sottosegretaria Castelli a nome del governo – che invece esautora del tutto il ministero e assegna a tutte le Regioni “la titolarità e la gestione di tutte le risorse Fsc destinate al territorio regionale”. La ministra interessata, pur con 36 ore di ritardo, non l’ha comprensibilmente presa bene. Non è solo una questione di potere personale, ma anche di gruppo e progetto politico: i 5 Stelle hanno il ministero, ma nessun governatore. Va detto che “l’emendamento Comaroli” ha fatto rizzare i capelli anche alla Ragioneria genera-
le dello Stato, che ha fatto notare per iscritto come il ciclo di programmazione 2021-27 “non è avviato né tantomeno finanziato con risorse statali” e quindi le modalità della sua gestione andrebbero “più utilmente e organicamente definite” più in là: tanto più che non essendoci ancora il Fondo “non si comprende cosa si in-
Cinque Stelle in difesa I testi delle intese fermi a febbraio. I grillini: “Restano nodi irrisolti Ora l’accordo politico” tenda” con “titolarità e gestione delle risorse”. Il “parere contrario” della Ragioneria non è servito a bloccare l’emendamento, l’incazzatura di Lezzi sì: ieri il decreto Crescita è tornato in commissione per alcune modifiche, compreso lo stralcio della norma incriminata. La versione finale sarà approvata oggi con la fiducia.
Problema: la “generosità”, per così dire, della Lega coincide – casualmente, sostengono gli interessati – col ritorno in auge del regionalismo differenziato. Subito dopo il Consiglio dei ministri di mercoledì sera, infatti, la Lega faceva sapere che le intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna “saranno al prossimo C-
dm”, quello di mercoledì prossimo che dovrebbe votare l’assestamento del bilancio dello Stato nell’ambito della trattativa con l’Ue. DIFFICILE che sia così, ma il treno è ripartito. Ieri la ministra degli Affari regionali, la leghista Erika Stefani, ha visto brevemente Giuseppe Conte per poi mettere a verbale: “L’autonomia è ufficialmente incardinata. Con Conte abbiamo stabilito la road map sulle fasi finali della trattativa”. Tradotto: non c’è stato alcun passo avanti dall’inizio dell’anno sui tre testi, ma ora il premier inviterà i ministeri “non pervenuti” a fare un passo avanti e
Ius soli Stanziati 100mila euro. Il drappo arriverà (per legge) pure ai figli di stranieri
PRIORITÀ
» GIUSEPPE PIETROBELLI Venezia
n Italia, Matteo Salvini trasforma la Lega Nord in Lega per Salvini Premier, con lo slogan “Prima gli italiani”. Ma nelle province venete, dove i fedeli del Carroccio sono ormai la metà degli elettori, il governatore Luca Zaia continua sulla linea che ne ha fatto le fortune elettorali: “Prima i veneti”. E promuove un disegno di legge che stanzia 100 mila euro per regalare, fino al 2021, a ogni bambino nato in Veneto, la bandiera che fu emblema della Serenissima. Saranno i Comuni, nella giornata del 25 marzo, Festa del popolo veneto, a consegnarla ai genitori dei piccoli. Il disegno di legge ha avuto il
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Risate con Salvini II governatore del Veneto: “Giornata storica”. Il ministro: “Indietro non si torna”
La bandierina dell’autonomia: Zaia regala ai neonati veneti il vessillo della Serenissima via libera della Prima commissione, è quindi pronto per l’approvazione in consiglio regionale. Che sia uno dei fiori all’occhiello della maggioranza leghista, lo dimostra il pedigree dei firmatari. Il primo è Gabriele Michieletto della Lista Zaia. Poi Roberto Ciambeti, presidente del consiglio regionale. E Luca Coletto, ex assessore alla Sanità, migrato nel governo Conte a fare da sottosegretario. Nella legge leghista non mancano le contraddizioni. Siccome la bandiera verrà consegnata “ai nati della Regione del Veneto nel corso d el l’anno precedente”, ne
Il governatore Luca Zaia Ansa
consegue che ne beneficeranno tutti i neonati. Anche i figli di genitori stranieri. Nel 2017 i nuovi nati in Veneto sono stati 37 mila, per il 20% figli di non italiani. È una forma di riconoscimento dello “ius soli”
tanto aborrito da Salvini e dalla Lega. I pargoletti avrebbero perlomeno l’imprinting di “veneti”, se non il riconoscimento di “cittadini italiani”. I consiglieri di opposizione si sono sbizzarriti. “Forse sarebbe meglio regalare pannolini e omogenizzati, invece di bandiere” sostengono Claudio Sinigaglia, Graziano Azzalin e Orietta Salemi del Pd. Piero Ruzzante (LeU), Patrizia Bartelle (Italia in Comune) e Cristina Guarda (Lista Moretti) la definiscono una presa in giro: “Nel 2017 la Lega ha fatto una legge per bloccare le iscrizioni agli asili alle famiglie provenienti da fuori
regione. Ora dicono alle stesse famiglie: i vostri figli non avranno l’asilo, ma vi regaliamo la bandiera del leòn!”. È SOLO tradizione, spiega la re-
lazione del disegno di legge: “In una società nella quale ogni giorno nascono e fioriscono raffigurazioni di ogni genere, emblemi destinati al dimenticatoio (...) nulla di meglio di una bandiera di un Popolo, è all’opposto di queste figure caduche. E nulla, meglio di una famiglia, può trasmettere il valore importante dell’amore verso la propria terra”. Il Veneto. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Venerdì 21 Giugno 2019 www.gazzettino.it
La riforma delle Regioni
«Autonomia in Cdm» Ma M5s frena la Lega
LA TRATTATIVA VENEZIA Neanche il tempo di dare un colpo di acceleratore, che è già ora di premere sul freno. Sull’autonomia va così nel Governo a due gambe: da una parte la Lega spinge in avanti, dall’altra il Movimento 5 Stelle tira all’indietro. Così al giro di boa del 21 giugno, l’ultima della lunga serie di date via via annunciate come obiettivo temporale per l’approvazione della riforma, il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna portano a casa l’incardinamento: le bozze delle intese sono all’esame del Consiglio dei ministri e dovranno approdare nelle commissioni parlamentari. Ma subito parte il fuoco di fila grillino contro la riforma.
Ieri a Roma si sono tenuti due incontri cruciali. Il primo è stato quello fra il premier Giuseppe Conte e il ministro Erika Stefani, all’indomani della seduta a Palazzo Chigi in cui mercoledì sera la stessa titolare degli Affari Regionali aveva informato i colleghi «sullo stato avanzato dell’iter di attuazione dell’articolo 116 comma terzo della Costituzione», oltre che sulle richieste pervenute da Piemonte, Liguria, Toscana, Marche, Umbria e Campania. «L’autonomia – ha annunciato Stefani all’ora di pranzo – è ufficialmente incardinata. Con Conte abbiamo stabilito la road map sulle fasi finali della trattativa. Con il presidente abbiamo confermato la necessità di un passaggio preliminare alla firma del testo delle intese nelle commissio-
VENEZIA Un evento per oggi, 21 giugno, con il titolo: “È arrivata l’autonomia del Veneto”. È quello annunciato ieri sui social da Roberto Agirmo, esponente di Indipendenza Noi Veneto. «Nelle piazze di città e paesi, si stanno preparando feste spontanee, il Prosecco ed il Tiramesù, altre grandi battaglie del Governatore Luca Zaia, la fanno da padrone!», si legge nell’invito. Segue il resoconto, con toni trionfalistici, dei fatti avvenuti negli ultimi due anni: il referendum, le promesse, il negoziato. Fino alla definitiva approvazione della riforma, che però com’è noto non c’è stata. A quel punto Agirmo ha tolto il velo alla provocazione: «Per chi non avesse capito... è pura ironia! Fatto salvo che domani (oggi, ndr.) non arrivi l’autonomia del Veneto, l’evento è annullato». © RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
` Di Maio alza la posta: «Insieme Stefani, intesa con Conte: servirà l’ok delle Commissioni parlamentari serve un grande piano per il Sud»
La provocazione E gli indipendentisti lanciano la (finta) festa
SORRISI Matteo Salvini ha postato un “selfie” con Luca Zaia durante il loro incontro di ieri al Viminale
ni parlamentari». Dunque ora il pallino è in mano al presidente del Consiglio, che conta di riesaminare collegialmente la questione già al suo ritorno da Bruxelles, previsto per oggi. Il secondo colloquio ha visto invece di fronte il vicepremier Matteo Salvini e il governatore Luca Zaia, rientrato
SALVINI: «INDIETRO NON SI TORNA» ZAIA: «UNA BELLA GIORNATA PER IL GOVERNO E PER I CITTADINI»
da Roma con ampie rassicurazioni da parte del segretario della Lega, come sintetizzato nel selfie finale. «Indietro non si torna», ha promesso Salvini. «È una bella giornata per il Governo e per la compagine politica che lo sorregge e che sta cercando di rispettare la parola data ai cittadini», ha
ZONA A RISCHIO La densa urbanizzazione attorno alle pendici del Vesuvio
Se il Vesuvio erutta, gli sfollati di Napoli e Pomigliano saranno accolti in Veneto L’INTESA VENEZIA C’è stato un tempo in cui, nelle curve di certi stadi, venivano impunemente srotolati striscioni dagli slogan beceri come “Forza Vesuvio” e “Forza Etna”. E c’è stata pure una consigliera provinciale di Monza, in quota Lega (all’epoca Nord), che su Facebook inneggiò ad entrambi i vulcani, augurandosi «una catastrofe naturale nel centro-sud Italia»: condannata in primo grado, venne assolta in appello, con la motivazione che aveva usato in forma «sgradevole e rozza» un «luogo comune intriso più di ignoranza che di dato ideologico», senza però mettere in atto alcuna «condotta propagandistica». Ma evidentemente i tempi sono cambiati, se si è arrivati in reciproca serenità alla firma di un protocollo d’intesa tra la Giunta del Veneto (e cioè della regione più leghista d’Italia), l’amministrazione regionale della Campania e i Comuni di Napoli, Pomigliano d’Arco, Sant’Anastasia e San Giuseppe Vesuviano, per accogliere la popolazione eventualmente sgomberata in ca-
PALAZZO BALBI FIRMA UN PROTOCOLLO CON LA CAMPANIA PER MOBILITARE LA PROTEZIONE CIVILE IN CASO DI EMERGENZA
so di drammatica eruzione.
IL PIANO L’iniziativa rientra nel piano di evacuazione per 1.155.000 residenti campani, completato mercoledì attraverso la sottoscrizione degli accordi di gemellaggio con le varie Regioni coinvolte, tra le quali il Veneto riveste un ruolo rilevante grazie all’efficienza e all’esperienza del suo sistema di Protezione Civile. Non a caso è stato l’assessore regionale di reparto Gianpaolo Bottacin (Zaia Presidente) a portare all’approvazione dei colleghi la delibera, pubblicata martedì sul Bur, che disciplina l’attività da svolgere. A prevederlo sono una direttiva e
un decreto, «al fine di garantire la salvaguardia della popolazione della “Zona rossa” cautelativamente evacuata». Nello specifico viene prescritto che il Veneto si prenda cura dei cittadini del quartiere Arenella a Napoli e degli altri tre centri del circondario. I compiti che spetteranno a Palazzo Balbi sono diversi: «la promozione di protocolli d’intesa con le associazioni di categoria, ordini professionali e Camere di commercio per valutare eventuali possibilità di inserimento lavorativo della popolazione ospitata»; «il coinvolgimento dei diversi settori dell’amministrazione regionale a vario titolo competenti»; «il coinvolgimento del si-
LO STOP Ma di fronte all’esultanza leghista è prontamente scattata la controffensiva pentastellata. Eloquente il post su Facebook del vicepremier Luigi Di Maio: «Sento tanto parlare di autonomia, e va bene, l’hanno chiesta i cittadini di Veneto, Lombardia, la Regione Emilia-Romagna ed è nel contratto di governo. Quello che tutti dobbiamo ricordare, però, è che all’Italia tutto serve tranne un ulteriore divario tra Nord e Sud. Il punto qui è politico e lo evidenzio senza mezzi termini: a questo Paese serve un grande piano per il Sud. E l’unico modo coerente e corretto per affrontare l’autonomia è elaborare soluzioni per il Sud». Dal fronte del Mezzogiorno, in sede di Bilancio, ha confermato il ministro Barbara Lezzi: «L’autonomia noi la stiamo rivedendo insieme ai colleghi della Lega in modo che non ci siano differenze tra Nord e Sud. C’è il pieno accordo dei colleghi della Lega per fare un ottimo lavoro, soltanto quando ci sarà quel lavoro in Consiglio dei ministri verrà dato un via libera». Inevitabile la stilettata della deputata dem Maria Elena Boschi: «La ministra Lezzi in commissione dichiara che non ha dato nessun via libera sull’autonomia. Ma Salvini lo sa? Questo Governo continua a prendere in giro gli italiani dicendo tutto e il contrario di tutto». Pure il senatore centrista Antonio De Poli sente puzza di stop: «Fino a quando non c’è un testo, non ci fidiamo». Angela Pederiva
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GLI INCONTRI
concordato Zaia.
di fungere da “disaster recovery” (ripristino dopo la sciagura, ndr.) dei dati anagrafici del Comune gemellato».
L’ESERCITAZIONE
stema regionale di Protezione Civile, con particolare riguardo alle organizzazioni di volontariato»; «l’eventuale supporto tecnico alle attività di pianificazione di
emergenza del Comune gemellato»; «l’individuazione di un responsabile per il trattamento dei dati ai sensi della normativa vigente in materia»; «la possibilità
Un’esercitazione nazionale sul rischio vulcanico si svolgerà nell’area dei Campi Flegrei, dal 16 al 20 ottobre, nell’ambito della settimana di Protezione Civile. «Va sperimentato un modello organizzativo di evacuazione», ha sottolineato il governatore Vincenzo De Luca (Partito Democratico). E così in Veneto, se qualche dem osserva che «allora la Lega non più Nord ha smesso di osannare il Vesuvio contro i meridionali», qualche altro leghista rileva che «anche chi chiede l’autonomia alla fine torna comodo...». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La neo coordinatrice azzurra Mara Carfagna
«Tra noi e i leghisti rapporto alla pari e in un anno rilanceremo Forza Italia» ROMA «Il presidente Berlusconi ha voluto premiare la linea lealista del partito, rappresentata da chi non ha mai pensato di andare altrove, ma allo stesso tempo ha avuto la lungimiranza politica di recuperare chi invece aveva in mente di farlo. Questa è stata la vera vittoria di Silvio Berlusconi. Nonostante alcune divergenze con Toti abbiamo sempre condiviso la necessità di una riflessione seria all’interno di Forza Italia e di un coinvolgimento maggiore dei suoi militanti,
dei suoi dirigenti territoriali e dei tanti giovani che animano il partito». Mara Carfagna ha già iniziato con Giovanni Toti il percorso che porterà Forza Italia a rivoluzionarsi. La vicepresidente della Camera, ieri, ha incontrato l’ex consigliere politico del Cavaliere per fare un punto della situazione. «Abbiamo un obiettivo ambizioso: cambiare il partito entro l’anno, rendendolo più efficiente e partecipato,
coinvolgendo di più tutte quelle risorse preziose che fanno parte del nostro mondo e che forse in passato sono state poco valorizzate. Con Giovanni abbiamo condiviso l’esigenza di dare risposte finalmente concrete a quel ceto medio moderato, rimasto per mesi inascoltato da questo esecutivo. Cominciamo dalle priorità e rimbocchiamoci le maniche». Fino a qualche giorno fa Toti era pronto ad
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abbandonare Fi. Cosa è cambiato? «Tra noi non c’è contrapposizione - afferma Carfagna -, non so se Giovanni avesse davvero la valigia pronta per andarsene. L’ho più volte apertamente e direttamente contestato per questo, ma ora che quella valigia ha deciso di posarla, non ho ragioni per continuare a farlo. Perché mai immaginare un congresso divisivo ora? A cosa, a chi servirebbe?». Quindi Fi riparte da una maggiore organizzazione sul territorio,
«più contatto diretto con la gente, con il mondo produttivo, dell’impresa, del volontariato, con le famiglie». E con i rapporti con la Lega? Carfagna è stata spesso critica nei confronti di Salvini, al contrario di Toti. «Immagino un rapporto autentico, paritario - spiega Carfagna -. Siamo alleati, non saremo mai succubi. Noi siamo la parte moderata, quella che parla al cuore. Senza di noi non c’è centrodestra». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Venerdì 21 Giugno 2019 www.gazzettino.it
L’ambiente a rischio L’INCHIESTA ROVIGO I monitoraggi confermano una diffusa presenza di Pfas di nuova generazione nel Po e il direttore dell’area tutela e sviluppo del territorio Nicola Dell’Acqua, già commissario delegato “per i primi interventi urgenti di Protezione civile in conseguenza alla contaminazione da Pfas nelle province di Vicenza, Verona e Padova”, ha chiesto all’Arpav, l’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto, di inviare una relazione al procuratore della Repubblica di Rovigo. La stessa Arpav ieri ha spiegato con una nota come «nei monitoraggi delle acque superficiali del 2019 Arpav ha ampliato il pannello degli acidi perfluoroalchilcarbossilici e perfluoroalchilsolfonici, aggiungendo la sostanza perfluorurata cC6O4, prevalentemente utilizzata nella produzione industriale di materie plastiche e derivati. Tale decisione è stata presa nell’ambito della Commissione Ambiente e Salute della Regione. Il composto appartiene alla categoria generale dei Pfas. Attualmente non ha limiti ambientali. Il limite di quantificazione è attualmente pari a 40 nanogrammi per litro. Il monitoraggio nel Po continua e le informazioni sono fornite alla Regione e a tutte le autorità competenti».
Allarme Pfas sul Po: il caso va in Procura
CAMPIONAMENTI NEL DELTA Il problema era venuto a galla a inizio marzo, quando dalle analisi di un campione prelevato nel Po a Corbola, è stata riscontrata la presenza di cC6O4 in una concentrazione pari a 42 nanogrammi per litro. Subito dopo si è attivata l’Ulss Polesana che ha effettuato un campionamento a San Basilio, ad Ariano, e anche in questo campione è emersa la presenza del cC6O4 con una concentrazione di 65 nanogrammi per litro. Il 2 aprile Arpav ha effettuato ulteriori campionamenti: a Castelmassa il cC6O4 era pari a 85 nanogrammi per litro, a Corbola 65, a Villanova Marchesana 67, a Taglio di Po 65. Il monitoraggio è andato avanti e la presenza è stata ulteriormente riscontrata.
TRACCE IN ALTO POLESINE A Castelmassa, all’altezza dell’attracco turistico del Ristorante Litus dal 19 aprile al 5 maggio sono stati fatti ben 17 prelievi, quasi uno al giorno: il 19 aprile il valore era pari a 40 nanogrammi per litro, salito gradualmente fino al livello record del 24 aprile di 130, dal 27 aprile al 5 maggio è stato invece
La presenza di inquinanti “di seconda generazione” accertata dall’Arpav in diversi momenti e punti di prelievo ha fatto scattare la segnalazione
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quasi sempre al di sotto della soglia di 40, eccettuate le giornate dell’1 e 2 maggio, quando è stata rilevata una concentrazione di 90 nanogrammi per litro. A Villanova Marchesana, in località Canalnovo, il 9 aprile è stato riscontrato un valore di 85, mentre il 9 maggio era inferiore a 40. A Corbola, nel punto di rilevamento di Sabbioni dove per la prima volta a marzo era stata trovata la presenza del cC6O4 nel Po, per la precisione il Po di Venezia, il ramo principale del Delta, il 9 aprile il livello era pari
a 65 nanogrammi per litro, mentre il 9 maggio inferiore a 40. Nella stazione di Ponte Molo, a Taglio di Po, il 9 aprile è stata rilevata una concentrazione pari a 95, mentre il 9 maggio era sotto la soglia dei 40 nanogrammi per litro.
CONTROMISURE Già il 16 aprile Acquevenete aveva spiegato come fossero «scattate immediatamente le contromisure, dopo il rilevamento, nell’acqua del fiume Po a valle della centrale di Corbola, del composto cC6O4, “inquinante emergente”, una sostanza di nuova generazione, analoga alle perfluoroalchiliche, di cui ancora non si conoscono gli effetti sulla salute umana: dopo la segnalazione da parte di Arpav, ricevuta il 28 marzo, Acquevenete ha eseguito ulteriori controlli, riscontrando la presenza di questo composto nell’acqua
DA CORBOLA A CASTELMASSA: SONO NUMEROSI I TEST CHE HANNO DATI ESITO POSITIVO SULL’INQUINAMENTO
grezza del fiume Po, in corrispondenza delle opere di presa. Sono quindi subito scattate le azioni, in base al principio di precauzione, per abbattere la potenziale diffusione di questo inquinante. In particolare, Acquevenete ha attivato, oltre al monitoraggio “pilota” del cC6O4, la tempestiva e precauzionale sostituzione di tutti i filtri a carbone attivo, già presenti presso le proprie sei centrali che insistono sull’asta del Po».
SEI CENTRALI LUNGO IL FIUME Dei 60 milioni di metri cubi di acqua erogati annualmente da Acquevenete, 12,5 milioni arrivano infatti dalle sei centrali sul Po, tre delle quali prelevano acqua da pozzi, Occhiobello, Castelnovo Bariano e Polesella, e tre che pescano invece acqua superficiale, Canalnovo, Corbola e Ponte Molo. Francesco Campi
Pm 10, capannoni-discariche e rifiuti sotto le strade AMBIENTE SOTTO ATTACCO ROVIGO Dai record dell’inquinamento atmosferico, con i 51 giorni di sforamento della soglia limite del Pm10 registrati dalla centralina di Rovigo in questi primi sei mesi, a fronte della quota dei 35 giorni da non superare in un anno, passando per gli allarmi che hanno interessato quanto emerso con le indagini giudiziarie e, in particolare, di quelle della Direzione distrettuale antimafia di Venezia sui fanghi sversati nelle campagne polesane che non sarebbero stati debitamente trattati e, quindi, sarebbero stati ancora rifiuti, così come rifiuti, e in particolare ceneri pesanti e scorie, nonché rifiuti misti dell’attività di demolizione con cloruro, rame, nichel, piombo e
cromo esavalente oltre le concentrazioni limite previste dalle norme, sempre secondo l’accusa della Dda, sarebbe stato quanto utilizzato in strade interpoderali e capezzagne polesane sotto forma di conglomerato cementizio.
re per la protezione e la ricerca ambientale, con i “pallini rossi” che indicano i livelli di contaminazione superiori ai limiti, per il Po a Castelmassa e a Corbola, per il Fratta-Gorzone a Melara, per la Fossa Ponte Molino-Maestra a Giacciano con Baruchella, per il Fissero-Tartaro-Canalbianco sempre a Giacciano, così come a Porto Viro, per il Cavo Maestro a Bosaro, per il Nuovo Adigetto ad Adria, per il Cavo Maestro sempre ad Adria, per lo Scolo Valdentro a Fratta e per il Ceresolo a Rovigo.
FANGHI IN CAMPAGNA Senza contare la questione ancora dibattuta dei fanghi sversati nelle campagne, al centro di molteplici procedimenti. E fra terra e aria, non poteva mancare anche l’acqua, con l’esplodere del nuovo caso della presenza di cC6O4 nel Po, con l’allarme lanciato proprio dalla Regione. Lo stato di salute dei fiumi polesani non era, comunque, già dei migliori, come sottolineato anche nel Rapporto nazionale sulla presenza di pesticidi nelle acque 2018 presentato dall’Ispra, l’Istituto superio-
TRAFFICO DI RIFIUTI
SCORIE STIPATE Il capannone della Tecpol di Fiesso Umbertiano
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In questo anno vissuto pericolosamente sul fronte ambientale non poteva mancare il coinvolgimento del Polesine nel filone del traffico illecito di rifiuti, smaltito abusivamente in capannoni ab-
bandonati, con la scoperta da parte dei carabinieri della trasformazione dell’ex stabilimento della Tecpol di Fiesso Umbertiano in una discarica al chiuso, così come avvenuto in Lombardia, ma anche in altre realtà in Veneto, come a Fossalta di Piave, in provincia di Venezia, e nella frazione veronese di San Massimo. Negli ultimi giorni, poi, anche le ombre dell’inchiesta giornalistica di Fanpage sul compost di Sesa. Tutto questo mentre centinaia di ragazzi sono scesi in piazza anche a Rovigo per i Global Strike For Future, gli scioperi generali per il futuro, nell’ambito dei “FridaysForFuture” lanciati dalla quindicenne svedese Greta Thunberg che ha sollevato la questione ambientale su scala globale. F.Cam.
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Nordest
Venerdì 21 Giugno 2019 www.gazzettino.it
Corsini: «Separare i destini di Spv e Tav» La proposta del commissario alla Pedemontana per superare `«Ci offrimmo di fare i lavori ma Anac ci fermò, ora si proceda lo stallo sull’interconnessione con l’A4 a Montecchio Maggiore senza pensare alla ferrovia. Uno studio quantificherà il danno»
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LA POLEMICA VENEZIA «Separare i destini della Spv e della Tav». Tradotto: accelerare il più possibile i lavori per l’interconnessione tra la Superstrada Pedemontana Veneta e l’autostrada Brescia-Padova, a prescindere dalla partita dell’Alta Velocità. È questa la soluzione che il commissario Marco Corsini propone per uscire dallo stallo in cui si è infilata l’infrastruttura, destinata a collegare Spresiano (Treviso) con Montecchio Maggiore (Vicenza), dove si rinfocola lo scontro con il comitato degli oppositori.
IL RAMMARICO Com’è emerso in tutta la sua gravità al vertice di mercoledì, l’incertezza politica sulla possibile linea ferroviaria rischia concretamente di limitare lo sbocco della nuova arteria stradale, costretta a sfociare nell’insufficiente viabilità ordinaria anziché agganciare agevolmente l’A4. «Avevamo da tempo evidenziato questa situazione – premette Corsini – tanto che avevamo avviato un tavolo con la concessionaria Serenissima, la Rete Ferroviaria Italiana e il ministero delle Infrastrutture per cercare di risolvere il problema. Ci eravamo offerti di costruire noi il nuovo casello, il che avrebbe comportato un enorme risparmio di tempo. Avevamo il cantiere in corso, l’impresa al lavoro, l’ infrastruttura in uso: bastava che ci trasferissero le risorse, senza la necessità di fare un appalto. Ormai avevamo anche già scritto il testo dell’accordo di programma». Ma poi Rfi interpellò l’Autorità nazionale anticorruzione. «E l’Anac, con un parere secondo me discutibile – continua Corsini, avvocato dello Stato – disse di no. Per questo ci resta un grande rammarico. Avremmo già risolto tutto, invece adesso bisogna che Rfi e Mit trovino un’intesa istituzionale. A nostro avviso sarebbe giusto
COVEPA ALL’ATTACCO: «VERNIZZI LO SAPEVA ANCORA NEL 2013». LA REPLICA: «FALSO, PROBLEMA EMERSO DOPO E AFFRONTATO»
IL NODO Al centro della questione c’è l’interconnessione tra la Superstrada Pedemontana Veneta e l’autostrada A4 Brescia-Padova
separare la parte ferroviaria da quella autostradale, muovendosi su due livelli diversi, visto che non è possibile procedere insieme come aveva correttamente prescritto il Cipe». Un minore utilizzo della Pedemontana determinerebbe un calo dei ricavi. «Per la Regione – osserva il commissario – potrebbe trattarsi di un danno rilevante, nel caso in cui l’effetto disincentivante fosse reale. Ma per stimarlo con dati attendibili bisognerà attendere lo studio sui flussi di traffico. Per questo intanto sarebbe importante che A4 accelerasse le procedure di sua competenza, almeno attivando il cantiere, visto che la gara è stata esperita».
LA POLITICA Cruciale sarà però il ruolo della politica. Questa mattina il governatore Luca Zaia e il ministro Danilo Toninelli potrebbero parlarne pubblicamente a Ponte della Priula, nel Trevigiano, in occasione dell’inaugurazione del viadotto restaurato da Anas. Nelle stesse ore il Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa sarà a Montecchio Maggio-
Le opposizioni
M5s: «Colpa della Regione». Pd: «Governo blocca-Veneto» VENEZIA Dal Movimento 5 Stelle al Partito Democratico, opposizione all’attacco in Consiglio regionale. A fare rumore è soprattutto la posizione dei pentastellati, considerata l’alleanza nazionale. Scrivono in una nota Erika Baldin, Jacopo Berti, Manuel Brusco e Simone Scarabel: «La Giunta regionale non cerchi ancora scuse per giustificare il ritardo che sta contrassegnando l’avanzamento dei lavori della Superstrada Pedemontana Veneta, né tanto meno tenti di scaricare le proprie responsabilità sul ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli». Il gruppo M5s fa presente che «già nel 2017 il Cipe aveva dato il via libera al progetto definitivo del tratto ferroviario dell’alta velocità Verona-Vicenza», opera che però è notoriamente ancora al
“Spazzacorrotti” inapplicabile Brentan è uscito dal carcere GIUSTIZIA VENEZIA L’ex amministratore delegato dell’Autostrada Padova-Venezia, Lino Brentan, da ieri sera ha fatto ritorno a casa. La Corte d’appello di Venezia (presidente Francesco Giuliano) ha accolto il ricorso presentato dai suoi legali, gli avvocati Giovanni Molin e Stefano Mirate, ribadendo un principio più volte espresso dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, in base al quale una norma penale, con ricadute «afflittive e sanzionatorie», non può trovare applicazione retroattiva, e dunque non può valere per un reato commesso e per una condanna inflitta quando la stessa norma non era ancora in vigore. Brentan era finito in carcere lo scorso 5 aprile, in esecuzione pena, per scontare poco più di
un anno e tre mesi di reclusione, il residuo di una condanna ad un anno e nove mesi inflitta nel 2015 per corruzione, passata in giudicato due anni fa, dopo il pronunciamento finale della Corte di Cassazione.
“SPAZZACORROTTI” Normalmente, per legge, le pene definitive fino a quattro anni di reclusione non vengono messe “automaticamente” in esecuzione dopo il passaggio in giudicato: anzi, l’esecuzione viene sospesa in attesa del pronunciamento del Tribunale di sorveglianza, al quale il condannato può chiedere di essere ammesso ad una pena alternativa, tra cui l’affidamento in prova ai servizi sociali, con l’obbligo di prestare servizi per la collettività. Le nuove norme introdotte dalla cosiddetta legge “Spazza-
corrotti”, la numero 3 del 2019, hanno però cambiato lo scenario, rendendo obbligatoria l’esecuzione immediata (senza aspettare dunque la Sorveglianza) delle pene definitive relative ad una serie di reati, tra cui corruzione e concussione. E, sulla base della “Spazzacorrotti”, lo scorso aprile la Procura generale ha fatto finire in carcere Brentan, nonostante i 71 anni di età (requisito in base al quale, in precedenza, sarebbe stato sicuro di finire, al massimo, agli arresti domiciliari) e le condizioni di salute che i sui difensori, hanno definito fin dal primo momento problematiche, non compatibili con un regime di detenzione.
NUOVA CONDANNA Ora che è stato rimesso in libertà, l’ex amministratore della Padova-Venezia potrà fare
palo. «Questa vicenda – rilanciano tuttavia i grillini – rappresenta l’ennesima tegola che cade su chi non ha saputo pianificare la nostra Regione, governata ininterrottamente da trent’anni dalle stesse forze politiche, Lega in primis, le quali tentano lo scaricabarile verso questo Governo, per altro in parte amico». La soluzione proposta dal M5s è drastica: «Il tratto in costruzione, da Montecchio Maggiore all’autostrada A31, deve essere stralciato dal progetto perché inutile e costoso, oltre che fortemente impattante per il territorio». Critico verso l’intero asse nazionale gialloverde è invece il Pd. «Altro che “Sblocca cantieri” per far ripartire l’economia – sbotta il capogruppo Stefano Fracasso – qua siamo di fronte a un Governo “blocca Veneto”. Il
caso del nuovo casello di Montecchio è solo l’ultimo episodio di una vergognosa serie di rinvii e rimpalli di responsabilità tra Lega e Cinquestelle. E meno male che doveva essere un esecutivo amico della nostra regione». I dem invitano dunque a spingere sull’Alta Velocità: «Il nodo dell’Ovest Vicentino va sciolto. La situazione dell’attuale casello di Alte-Montecchio è sotto gli occhi di tutti, un ingorgo perenne. Ed è nota a tutti la necessità di un nuovo casello, così come quella di quadruplicare la ferrovia tra Verona, Vicenza e Padova. La linea è oggi satura e i pendolari sono costretti ad attese infinite, perché i treni regionali devono mettersi in coda, dietro ai Frecciarossa e Frecciabianca». (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
re per annunciare «delle rivelazioni eclatanti» sulla vicenda: «Siamo in mano a dei veri e propri pellegrini che manco sanno che questa questione è nota dal dicembre 2013 quando l’ex commissario Vernizzi chiuse un progetto esecutivo coi buchi». Dura la replica della struttura di progetto della Spv: «Non è chiaro con quale senso logico il Covepa si riferisca (definendoli “pellegrini”) a una serie di soggetti nelle cui mani saremmo tutti noi». Non sfugge che Pellegrini è il cognome dell’ingegnere Elisabetta, responsabile dell’apparato tecnico che sovrintende all’opera per conto della Regione, ma la risposta di Venezia va al di là dei giochi di parole: «Sono troppe le imprecisioni e le commistioni di notizie diramate». Ad esempio a proposito del citato anno 2013: «Diversamente da quanto affermato dal Covepa, il problema dell’interconnessione di più infrastrutture autostradali e ferroviarie sul territorio di Montecchio Maggiore non esisteva, proprio poiché i lavori del casello erano in fase di realizzazione. L’intoppo arriva nel 2014, a seguito dell’approvazione del decreto 133 che induce il Mit a chiedere l’interruzione dei lavori. Il commissario non poteva quindi essere così preveggente. Inoltre, la Regione ha preso in mano la procedura di Pedemontana solamente dal primo gennaio 2017 e subito si è mossa».
L’INTERROGAZIONE Nel frattempo ieri al question time nella commissione Ambiente della Camera la deputata Sara Cunial (ex M5s, ora Misto) ha presentato un’interrogazione a Toninelli, per sapere «se e come il ministro intenda agire rispetto alle criticità di ordine giuridico, progettuale, ambientale ed economico, emerse finora in relazione alla Pedemontana Veneta, un’opera da più parti segnalata come inutile e dannosa per tutti i cittadini veneti». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
OGGI A PONTE DELLA PRIULA ZAIA ACCOGLIE TONINELLI, A CUI L’EX GRILLINA CUNIAL CHIEDE COME INTENDE AGIRE SULL’OPERA
L’udienza In Vaticano
Le “Mamme No Pfas” al Papa: «Difendere l’acqua» VICENZA Una bandiera della pace, un elenco di firme e una lettera di preghiera. Li hanno consegnati le “Mamme No Pfas” a papa Francesco, al quale hanno esposto il proprio impegno «a difendere il Creato e in particolare l’acqua». Nel frattempo la Regione ha chiesto all’Arpav di consegnare alla Procura di Rovigo una relazione sul composto cC6O4 rilevato nelle acque del Po.
istanza di affidamento in prova. Nel frattempo, a quella prima condanna se n’è aggiunta una seconda, confermata in appello una settimana fa, con una sen-
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tenza che ha quantificato la pena complessiva (per entrambi i processi) in tre anni e quattro mesi, dalla quale andranno detratti i circa nove mesi che ha
già scontato. Prima che possa diventare esecutiva bisognerà però attendere la Cassazione. Gianluca Amadori © RIPRODUZIONE RISERVATA
VeneziaMestre OGGI
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Venerdì 21, Giugno 2019
CODICE VERDE
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TREDICI CHILOMETRI DI MUSICA SULLA SPIAGGIA DI CAVALLINO CON TRENTA BAND
Casinò Finalmente c’è la pace tra Comune e dipendenti: intesa sul contratto
Babbo a pagina XXV
Trevisan a pag. XII
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ESTATE
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DOMANI
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Il Sole Sorge 5.21 Tramonta 21.02 La Luna Sorge N/A Cala 9.04
Il Gran Premio Aepe-Gazzettino
Eccellenze in cucina, al gala premiati lettori e ristoratori Cena di gala con premiazioni mercoledì sera all’Arsenale per il “Gran premio della cucina veneziana” di Aepe e Gazzettino
A pagina VIII
Esplosione, muore donna di Caorle Sabina Trapani, 43 anni, è rimasta uccisa a Gorizia nello ` Abitava da dieci anni in Friuli Vg ed era arredatrice d’interni scoppio causato da saturazione di gas nella sua palazzina Nel Veneziano vivono l’anziana mamma e i suoi tre fratelli
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Una donna di Caorle, Sabina Trapani, 43 anni, è morta all’alba di ieri nella sua abitazione in via XX settembre a Gorizia. La quarantatreenne è una delle tre vittime dell’esplosione avvenuta verso le 4 di giovedì mattina, forse per una saturazione di gas al primo piano della palazzina dove Sabina Trapani viveva assieme al compagno, il 45enne sloveno Miha Ursic, anche lui rimasto ucciso dallo scoppio. Nell’esplosione ha perso la vita anche un cinquantenne che abitava al primo piano della struttura, Fabrizio Facchettin. Sabina Trapani, di professione arredatrice d’interni, si era trasferita in Friuli Venezia Giu-
lia dieci anni fa. La palazzina di via XX settembre era stata ristrutturata dalla coppia un anno fa e tutto era stato messo a norma. Impressionanti le immagini di ciò che rimane della palazzina dopo l’esplosione dell’altra notte: la casa è stata letteralmente devastata e restano solamente i tre muri esterni. Il crollo del tetto ha schiacciato la donna e il compagno. Sul caso la Procura di Gorizia ha aperto un’inchiesta contro ignoti contestando i reati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. La donna era conosciuto a Caorle dove vivono ancora la madre e i fratelli. Agrusti e Coppo a pagina V
Basket Ko a Sassari: sprecato il primo match scudetto
Venezia
Mose, patto Zaia-Brugnaro sul commissario Il Governatore del Veneto Luca Zaia è volato ieri a Roma per incontrare il Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, per trovare un accordo sulla rosa di nomi tra i quali scegliere il commissario che si occuperà della conclusione del Mose. Il Comune di Venezia non è stato ancora sentito, ma conferma la fiducia al Presidente del Veneto sulla lista dei nomi tra i quali scegliere. Vittadello a pagina VII
Jesolo, anche 7 mesi per i permessi edilizi
Spinea
La protesta di architetti e geometri: «Così si rischia di far saltare i progetti»
Ecco la Giunta Vesnaver: c’è il 19enne Bettin
Boom edilizio a Jesolo, con centinaia di richieste per nuove costruzioni o ristrutturazioni negli ultimi mesi, ma c’è un rovescio della medaglia: si deve attendere anche fino a sette mesi per ottenere un permesso a costruire. A lamentarsi sono architetti, geometri e professionisti del settore. Il boom di pratiche edilizie ha messo in affanno l’Ufficio edilizia privata, scatenando la polemica politica, con la Lega che invita il Comune a chiedere collaborazione ai vicini municipi. Babbo a pagina XVII
La sindaca di centrodestra Martina Vesnaver ha svelato, ieri, la nuova giunta di Spinea. In squadra c’è “Eddy” Piazzi, come da previsioni, a fare il vice esperto, e non c’è Tessari, destinato alla presidenza del consiglio comunale. Ma la novità è la chiamata del “baby” Elia Bettin, 19 anni, di Fratelli d’Italia, studente universitario, che si occuperà di politiche giovanili, cultura e sport, probabilmente tra i più giovani assessori della regione. De Gaspari a pagina XV
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Mestre
Viene riabilitata dopo un’odissea giudiziaria di 7 anni L’avevano licenziata per un ammanco di ottomila euro. A distanza di sette anni e otto processi una dipendente della Poste è stata riabilitata edè tornata al suo psoto di lavoro. Amadori a pagina XI
Bella Reyer, ma solo un tempo: è 3 a 3 SI DECIDE SABATO AL TALIERCIO Dopo un grande primo tempo finito avanti di sei punti la Reyer ha subito la rimonta di Sassari ieri sera in gara 6 dei playoff scudetto. E non è bastata la prova ancora gagliarda di Bramos (qui al tiro). Alle pagine XX e XXI
Inaugurati 4 hotel a Mestre, e spunta già il quinto Nemmeno il tempo di inaugurare i quattro nuovi hotel di via Ca’ Marcello che già si pensa a un altro albergo da 600 posti letto a fianco del palazzo dei sindacati. È il progetto che il gruppo tedesco Mtk, che ha varato ieri il nuovo complesso ricettivo da 16mila metri quadri, ha annunciato per il gruppo Marriott. Le previsioni per il settore del resto prefigurano nell’immediato futuro il raddoppio dei visitatori interessati a venire a Venezia. Un fenomeno che i progettisti suggeriscono di affrontare proponendo di visitare non solo il centro storico ma tutta l’area metropolitana. Trevisan alle pagine II e III
Chioggia
Abusivi in spiaggia «Multiamo i clienti»
BOULEVARD DEGLI HOTEL Una vista dall’alto di via Ca’ Marcello
Multe a chi compra oggetti “taroccati” dagli ambulanti abusivi. A chiederlo è il presidente del Consiglio comunale Endri Bullo che si appella alla Polizia locale. I periodici sequestri da parte delle forze dell’ordine non sono sufficienti ad arginare il fenomeno, secondo Bullo, Per questo è necessario sperimentare altre strade arrivando a colpire i turisti che comprano dagli ambulanti sulla spiaggia. Perini a pagina XIII
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Primo Piano
Venerdì 21 Giugno 2019 www.gazzettino.it
Regia del Mose, asse Comune-Regione ` Ca’ Farsetti sarà informata solo a cose fatte, ma il sindaco Incontro lampo a Roma tra Zaia e il ministro Toninelli per avviare la procedura di nomina del super commissario Brugnaro ha fiducia nel governatore e nella rosa di nomi `
L’INCONTRO VENEZIA Un incontro lampo, durato appena quindici minuti di orologio e rigorosamente a porte chiuse, tra il Ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli e il Governatore del Veneto Luca Zaia. Una prima consultazione per scegliere il nome del supercommissario che dovrà concludere il Mose, come previsto dal decreto Sbloccacantieri appena pubblicato in Gazzetta ufficiale. L’accordo è che Toninelli e Zaia si rivedranno la prossima settimana con una ristretta rosa di nomi che entrambi contribuiranno a comporre, a partire dalla quale verrà poi selezionata la figura prescelta.
I TEMPI È partito, infatti, il conto alla rovescia dei 30 giorni entro cui la nomina dovrà essere fatta: nel testo del decreto recentemente approvato si rimanda infatti a un successivo provvedimento legislativo a cura del Presidente del Consiglio dei Ministri, che dovrà nominare il commissario su proposta del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, d’intesa con la Regione Veneto e sentiti i ministeri di Economia e Finanze, Ambiente, Beni e attività culturali, Turismo, Politiche agricole e anche
sche le scaramucce politiche sul sopralluogo a Venezia di Toninelli per le grandi navi, che ha incontrato solo le istituzioni emanazione del suo Ministero (Porto, Capitaneria di Porto, Provveditorato) e non i rappresentanti di Regione e Comune.Il sindaco Luigi Brugnaro però smorza sul nascere le polemiche, confermando l’unità di intenti con il Governatore Zaia e ammettendo che la scelta che farà il presidente della Regione sarà appoggiata da Ca’ Farsetti.
Città Metropolitana e Comune di Venezia. Nessun commento da Porta Pia, l’esito dell’incontro viene affidato a una stringata nota in cui si dice che «a giorni sarà insediato un tavolo con il dicastero delle Infrastrutture, Presidenza del Consiglio, Mef e Regione per la scrittura del decreto che condurrà alla designazione del commissario».
LE CONSULTAZIONI Non c’è traccia di una consultazione del Comune o della Città metropolitana. Il Ministro dapprima interpreta quel “sentiti” come «gli verrà certamente notificata una decisione», ma poi si corregge sottolineando che un passaggio ci sarà poichè lo prescrive la legge. E aggiunge che «la Regione farà le scelte che crede, su eventuali consultazioni per i nomi da indicare». Sono ancora fre-
IL NUOVO DECRETO
L’ALLEANZA Il sindaco Luigi Brugnaro e il governatore Luca Zaia
Dunque sarà la settimana decisiva per individuare il candidato che si assumerà, con un contratto che prevede un compenso da 50 mila euro lordi (più 50 di parte variabile), la responsabilità di un’opera da quasi 6 milioni di euro. E nel frattempo c’è ancora silenzio dal Ministero delle Infrastrutture sul successore dell’attuale Provvedito-
re alle Opere pubbliche Roberto Linetti, che il 1° settembre andrà in pensione. La nomina avverrà “presto”, si sbilancia Toninelli, ma non indica i tempi. Anche perché si apre la delicata partita del passaggio delle consegne e ci sarà comunque una fase di transizione all’interno di un organo chiave per la realizzazione del Mose. Tornando al decreto quel che è certo è che, oltre alla scelta del nome, è sui contenuti che si giocherà la partita: accertato che il commissario avrà un ruolo gerarchicamente predominante rispetto ai commissari del Consorzio, si dovranno individuare le modalità di esecuzione e le strutture di cui si potrà avvalere. Entro tre mesi dal suo insediamento dovrebbe avere il “quadro ricognitivo” e individuare “la modalità più efficace” per la conclusione. Raffaella Vittadello © RIPRODUZIONE RISERVATA
Incontro tra Consorzio e sindacati Verso l’accordo
Misericordia domani forum con Monti e la Vestager IL CONVEGNO
COMMISSARI Fiengo e Ossola
VENEZIA Quale sarà l’impatto dello sviluppo tecnologico nella vita di tutti i giorni? Si cercherà di dare una risposta a questa domanda all’evento dedicato all’innovazione organizzato dal Foglio Tech, che si svolgerà domani a partire dalle 10 nella Scuola grande della Misericordia. A dibattere su questi temi saranno Importanti personalità come il senatore a vita Ma-
LA RIUNIONE
rio Monti (nella foto), l’amministratore della Cassa depositi e prestiti Fabrizio Palermo, il commissario europeo alla concorrenza Margrethe Vestager, il divulgatore informatico Salvatore Aranzulla e Davide Dattoli, amministratore di Talent Garden. In questa occasione saranno anche presentate alcune novità tecnologiche, tra cui quelle proposte da Elmec 3D, società specializzata in “manifattura additiva” (stampanti 3D) che mostrerà alcune delle sue ultime realizzazioni mettendo in luce i benefici in termini di riduzione delle tempistiche di produzione e di risparmio economico. Tra queste, alcune componenti per imbarcazioni che permettono un notevole risparmio sui costi di realizzazione.
VENEZIA C’era grande attesa per la riunione tra i rappresentanti sindacali e i vertici del Consorzio Venezia Nuova, che si è tenuta ieri pomeriggio, durante la quale si sarebbero dovuti affrontare gli scenari futuri dell’azienda. Il Consorzio, anomalia giuridica che viene considerata a volte come soggetto privato, altre volte ha caratteristiche del pubblico, non è stata menzionata nel recente decreto Sbloccacantieri. Anzi, due mozioni, una alla Camera e una al Senato che tentavano di dare garanzie occupazionali ai lavoratori del Consorzio (oltre a quelli di Comar e Thetis) sono state bocciate in Parlamento. Ma sui contenuti dell’incontro non è trapelato nulla. Bocche cucite, sia da parte dei lavoratori, sia da parte dei commissari. In attesa che venga diramato soltanto questa mattina un comunicato congiunto e concordato che raccolga le posizioni di tutti gli attori in campo. Dunque imbarazzo e necessità di soppesare tutte le parole per esprimere una posizione il più possibile unitaria. In attesa che venga nominato, entro il 20 luglio, il nuovo commissario che dovrebbe accelerare i lavori per la conclusione del Mose, e del decreto che indicherà le strutture delle quali si potrà avvalere. Anche se il nodo resta l’affidamento e la gestione della manutenzione della colossale opera di ingegneria.
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Provincia 41
IL GIORNALE DI VICENZA Venerdì 21 Giugno 2019
VICENZA
OVESTVICENTINO
Via Rizzetti, 1 - Arzignano | Telefono 0444.396.302 Fax 0444.453.701 red.arzignano@ilgiornaledivicenza.it
MONTECCHIO. L’altro ieri la “scoperta” delle istituzioni locali chel’opera non può avanzare se non procede l’Altavelocità. Ora categorie ed enti incalzano governo e Regione
Casello A4 bloccato, l’affondo delle imprese Confindustria:«FermarelaTavèfermareilPaese» Artigiani,AscomeApi:«Cihannonascostolaverità Oravogliamosoluzioni».Sindacidell’Ovestincampo Antonella Fadda
Casello bloccato dalla Tav: le associazioni di categoria serrano i ranghi e si posizionano accanto ai sindaci, alzando la voce. I rappresentanti del mondo produttivo sono pronti a fare squadra con gli enti locali per superare lo stallo che impedisce la costruzione del casello fra Montecchio e Montebello in contemporanea con Superstrada Pedemontana Veneta. Una impasse provocata da una prescrizione del Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, che impone di stipulare, prima dell’avvio dei lavori sia della Tav sia del nuovo svincolo di Montecchio, una convenzione tra Rfi, Ministero dei trasporti, Autostrada e il Consorzio Iricav Due. Il punto è che, essendo la Tav in stand by per ragioni politiche nazionali, le Ferrovie non procedono con il progetto visti i dubbi sulla concretizzazione dell’infrastruttura. Il sindaco Gianfranco Trapula ha lanciato ieri l’allarme esternando rabbia per la mancata informazione degli organi competenti e preoccupazione. «Convocheremo le categorie, la Regione, la Provincia e tutti i Comuni del territorio per studiare assieme azioni forti, anche a livello politico - ha detto - finalizzate allo sblocco di questa vicenda, che rischia di cadere come un macigno sulla viabilità di tutto l’Ovest». I sindaci dei paesi vicini, Dino Magnabosco di Montebello e Bruno Beltrame per Brendola, si dicono pronti a fare squadra. «Sono estremamente preoccupato - dice Magnabosco -. La Regionale 11 sarebbe perennemente intasata. Siamo pronti a collaborare per fare pressioni sul Governo, affinché sblocchi il nodo Tav. Che si faccia o no, quest'opera non può fermare le altre opere». Dello stesso parere anche Beltrame: «Il governo deve darsi una mossa per sbloccare il tutto. Lo Stato deve
mettersi una mano sulla coscienza ma anche l’Autostrada, e porre rimedio a questa situazione». Preoccupate, e un po’ infastidite, anche le categorie: «Attendiamo con urgenza la convocazione del tavolo del sindaco Trapula - fanno sapere da Confindustria Vicenza -, abbiamo bisogno di capire da un punto di vista tecnico le novità emerse per concertare con tutti gli attori di questa vicenda i prossimi passi e procedere verso una risoluzione concreta. Non passa giorno in cui non sollecitiamo il governo a sbloccare le grandi opere, in primis la Tav Brescia-Padova, altrimenti si blocca il Nord Est. E se si blocca il Nord Est si blocca il Paese». In prima linea anche Confartigianato, Confcommercio e Apindustria: «Qui c’è da trovare una soluzione rapida - affermano i rispettivi presidenti Ruggero Camerra, Luigi Grandi e Roberto Callegari - sennò davvero si ferma economia, viabilità e vivibilità. Siamo favorevoli al dialogo. Faremo pressione perché almeno una parte dei lavori partano in tempi brevi e chi di dovere deve assumersi le proprie responsabilità dal momento che ci hanno nascosto la verità. Ed ora devono rispondere e spiegarci anche cosa faranno, quale sarà la soluzione. Ci chiediamo se hanno idea di come risolvere la questione traffico dato che, a quanto pare, verrà aperta la Spv e non il casello». «Lo sconforto dell’amministrazione montecchiana - aggiunge Veronica Cecconato, presidente ovest di Cna - è lo stesso dei cittadini e delle imprese, su cui ricadranno i disagi di una viabilità ordinaria già oggi al collasso. Il rischio è che la Spv appaia come un’opera inutilizzabile almeno nel tratto iniziale. Se è vero che l’impasse è dovuta alle incertezze sulla Tav è paradossale che non sia bastata la presenza di un partito forte a livello nazionale e in Regione». •
Bottaerisposta SCONTROCOPEVA-SPV «Siamoinmanoa dei pellegrinichemanco sannochequesta questioneè notadal dicembre2013quanto l’excommissario Verinizzi chiuseun progetto esecutivocoibuchi, per prendersiisoldi del secondofinanziamento delgoverno da370milioni persalvareil progetto far restareinpiedi Sise Zaia». Loafferma il Covepain unanota. «Questi concetti poisembrano sconosciuti»,aggiungeil comitato,ai leghisti «Cecchetto,Trapula e Faccio,chefingono dinon saperechegiàl’11 dicembre2018la commissioneambiente delComune aveva fatto emergerela questione, per vocedeitecnici della Sise dell’A4invitati dal presidenteScalabrindel Pd. «Troppele imprecisionie lecommistionidi notizie diramatedalCovepa», affermalastruttura di progettoSpv inuna nota direplica.«Nel 2013, il problema dell’interconnessionedi piùinfrastrutture autostradalie ferroviarie aMontecchioMaggiore nonesisteva poichéi lavoridel caselloerano in fasedirealizzazione. L’intoppoarriva nel2014, aseguito dell’approvazionedel decreto133cheinduce il Mita chiedere l’interruzionedei lavori perlemotivazionigià descritte.Inoltre, la Regioneha preso inmano laproceduradi Pedemontanasolo dal primogennaio 2017,e subitosiè mossa,proprio perchégià atale dataha cominciatoa preoccuparsi ea proporresoluzioni».
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L’attualecasellodell’autostradaA4di Montecchio Maggiore,adAlte
LEREAZIONI. DaFracasso(Pd) aivenetisti: all’attacco deigialloverdi
«Lega-M5s,rimpalli sullapelle dei veneti» Zigliotto(SiamoVeneto): «Hannonegato l’evidenza» IlMovimento:«OraZaia non faccia lo scaricabarile» «La Giunta regionale del Veneto non cerchi ancora scuse per giustificare il ritardo della Pedemontana, né tanto meno tenti di scaricare le proprie responsabilità sul ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli». Con queste parole, affidate a una nota, il Gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle interviene sul caos relativo al blocco del casello di Montecchio. «Questa vicenda rappresenta l’ennesima tegola che cade su chi non ha saputo pianificare la nostra Regione governata ininterrottamente da trent’anni dalle stesse forze politiche, Lega in primis, le quali tentano lo scarica barile verso questo Governo, per altro in parte amico. Zaia e i suoi non cerchino ora di mascherare la loro incapacità trovando l’ennesimo alibi in
MONTORSO. L’interventosulmuro disostegnoalle elementari
Consolidamentoa scuola Lavoria tempo record Sono stati completati a tempo record i lavori di consolidamento del muro che sostiene il terrapieno del cortile della scuola elementare di Montorso. Il cantiere, avviato subito dopo la fine delle lezioni, è già stato completato. L’intervento, costato poco meno di 10 mila euro, si era reso necessario in quanto il muro, in sasso, aveva iniziato a presentare degli “spanciamenti” in alcune parti, che si erano ulteriormente aggrava-
ti nell’ultimo periodo a causa della spinta delle radici di tre grosse robinie poste sul limitare del terrapieno, che avevano iniziato a pendere. A Natale il Comune era intervenuto in via precauzionale decidendo di tagliare le tre piante, che erano anche a rischio crollo, sostituendole con alcuni aceri campestri, meno invadenti e che garantiscono una maggiore stabilità. L’ultima verifica aveva evidenziato però un incremento
Unoperaioallavoro. ZORDAN
Ilsindaco Trapula, conamministratori e tecnicidurante l’incontro
RuggeroZigliotto
StefanoFracasso
ordine a un’opera progettata 25 anni fa che porta con sé diversi deficit, voluta e portata avanti in modo deciso dalla Lega, che solo ora si accorge di questo problema». E se i Cinque Stelle regionali sparano su Zaia e la Lega -divisi a Venezia, uniti a Roma -, Stefano Fracasso capogruppo del Pd ne ha per tutto il governo gialloverde. «Altro che Sblocca cantieri per far ripartire l’economia, qua siamo di fronte a un Governo “blocca Veneto”». L’affondo
è di Stefano Fracasso, capogruppo del Pd in Consiglio regionale. Il caso del nuovo casello di Montecchio è solo l’ultimo episodio di una vergognosa serie di rinvii e rimpalli di responsabilità tra Lega e Cinque Stelle. E meno male che doveva essere un esecutivo amico della nostra regione. L’ interminabile impasse è lo specchio dell'interesse del governo gialloverde per dare al Veneto infrastrutture moderne, che ha conseguenze devastanti. A cosa è servita
l’inaugurazione in pompa magna di 7 chilometri di Pedemontana se poi, dopo un’infinità di ritardi e costi lievitati, rischia di restare senza sbocchi?». E affonda: «Lega e M5s devono smettere con il rimpallo di responsabilità, un giochino pericoloso sulla pelle dei veneti». Va all’attacco, da Montecchio, anche Ruggero Zigliotto, di Siamo Veneto: «Da candidato sindaco avevo detto che il casello A4 con l’apertura della Spv non ci sarebbe mai stato. La Lega invece promettendo l’impossibile ha vinto le elezioni. Da Cecchetto a Trapula hanno intonato sempre lo stesso disco, anche con le categorie, dicendo che lo sblocco del casello era una formalità. E ora “scoprono” che è tutto bloccato? O hanno finto di non sapere finora, ed è gravissimo, o l’hanno scoperto ora, ed è ancora peggio e dà la misura del loro livello». Zigliotto ricorda che «passeranno 30 mila veicoli al giorno: dove li mettiamo senza casello? Bisognerà bloccare la Spv a Thiene. Questo è un fallimento clamoroso: un fallimento del Paese, e anche di Zaia. E non si metta, ora, a scaricare tutto sui 5 Stelle. Ora la Lega governa in Regione e anche a Roma. Il teatrino deve finire». •
ARZIGNANO. A processopermaltrattamenti dello “spanciamento”, in particolare di una parte del muro di sostegno del terrapieno ad uso cortile per una ventina di metri. Proprio alla luce di questa situazione si è reso necessario un intervento urgente di consolidamento, per garantire la sicurezza dei bambini in vista del nuovo anno scolastico. «Abbiamo atteso che terminasse l’anno scolastico – ha dichiarato il sindaco Diego Zaffari – per procedere tempestivamente con i lavori, in maniera da non disturbare il normale corso delle lezioni». «Il consolidamento - precisa il sindaco - è stato effettuato con l’inserimento di una serie di “chiodi” con staffa lunghi circa ottometri». • G.Z. © RIPRODUZIONERISERVATA
«Botteamoglie efiglio finchésonoscappati» A processo per le botte in casa. Il pubblico ministero Corno ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio del cittadino serbo Zavisa Radisavljevic, 56 anni, residente ad Arzignano in via Po. L’imputato, difeso dall’avv. Piero Zuin, dovrà presentarsi in tribunale in ottobre per difendersi dalle ipotesi di maltrattamenti in famiglia e lesioni. La moglie Darija, 45 anni, che oggi vive a Trieste, e il figlio Nemanja, 29, di Arzignano, potranno eventualmente costituirsi parte civile per chiedere un risarcimento dei danni.
Iltribunale di Vicenza
I fatti contestati dalla procura sarebbero avvenuti ad Arzignano fra il gennaio 2016 e il dicembre 2017, quando le due presunte vittime sarebbero scappate di casa, trovando sistemazione altrove, non prima di essersi fatte medicare al pronto soccorso (guarirono in 10 e 15 giorni). In quei due anni l’imputato avrebbe spesso litigato con la moglie, e avrebbe alzato le mani, colpendola con schiaffi; e lo stesso avrebbe fatto con il figlio, se interveniva a difesa della mamma. Li avrebbe insultati e minacciati, mostrando loro un’ascia in maniera allusiva: «Sono il padrone... se vai a riferire quello che è successo ti ammazzo». Ora potrà difendersi in aula. • © RIPRODUZIONERISERVATA
VENERDÌ 21 GIUGNO 2019 LA TRIBUNA
QUARTIER DEL PIAVE - CONEGLIANO
DoPo Un Anno Di LAVoRi
FARRA Di soLiGo
Oggi riapre il ponte della Priula Sit-in dei risparmiatori truffati
Espropri Pip Le trattative proseguono a oltranza
Dalle 11 la cerimonia con il presidente Luca Zaia e il ministro Danilo Toninelli Il sindaco Scarpa: «Il viadotto è più bello di prima». Il by-pass sarà demolito
FARRA DI SOLIGO. La tratta-
SUSEGANA. Ultime ore di vita per la bretella alternativa del ponte sul Piave. Questa mattina, infatti, verrà inaugurato il viadotto storico chiuso dal 30 maggio 2018 e restaurato dall’Anas. La circostanza è così importante che interverranno il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli (M5S), il presidente della Regione Luca Zaia, l’ad di Anas Massimo Simonini, il presidente della provincia Stefano Marcon, i sindaci Vincenza Scarpa di Susegana e Fabio Vettori di Nervesa della Battaglia. LA CERIMONIA
La scaletta della cerimonia inaugurale, con inizio stamattina alle ore 11, prevede i saluti dei due sindaci di Susegana e Nervesa e del presidente della Provincia di Treviso. A seguire gli interventi dell’ad di Anas, del presidente Zaia e, per chiudere, del ministro Toninelli. Apposita segnaletica indicherà le aree adibite a par-
diere e striscioni, per ricordare il problema delle migliaia di risparmiatori non risarciti. IL CANTIERE
Il ponte della Priula restaurato. Oggi il taglio del nastro
cheggio per chi proviene da nord o sud, lungo la Pontebbana, e intendere assistere alla cerimonia. Giorno e orario hanno provocato qualche mugugno: qualcuno avrebbe preferito una data “non lavorativa” e una festa più popolare. Il viadotto verrà riaperto alla circolazione non appena la cerimonia sarà conclusa, quindi verso ora di pranzo o poco
più tardi. LA PROTESTA
La presenza del ministro Toninelli trasformerà l’evento di oggi in un evento nazionale. Una delegazione del coordinamento truffati dalle banche venete Don Enrico Torta, ha annunciato che parteciperà all'inaugurazione del ristrutturato Ponte della Priula con ban-
L’investimento per ristrutturare il ponte è stato di 9 milioni e 300mila euro. Il ponte sul Piave, a Ponte della Priula, è stato oggetto in questi anni di discussioni e polemiche che, per la verità non si sono ancora sopite. Per il governatore Zaia, il ponte è più che una infrastruttura, è un simbolo della storia di queste terre e un’icona dello sviluppo che le ha rilanciate. La sindaca Scarpa, dal canto suo, ritiene che il restauro della struttura l’abbia resa ancora più bella di quella originale. Per Diotisalvi Perin (Comitato Imprenditori Veneti 2000), invece, «non si può parlare di restauro perché si tratta di un nuovo ponte a tutti gli effetti, che maschera quello che è rimasto del ponte monumentale». — Francesco Dal Mas BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
tiva sta andando avanti e impegnerà ogni minuto utile prima della scadenza del 26 giugno. È la trattativa in corso tra il Comune di Farra e gli espropriati dei Pip di Soligo e Col San Martino, a cui l'ente deve riconoscere oltre 9 milioni di euro, come disposto dal Tar del Veneto, entro mercoledì prossimo. Se ciò non avverrà, sarà il Prefetto di Treviso, come disposto dal giudice, a prendere in mano “il portafoglio del Comune di Farra” per trovare le risorse necessarie per procedere con i pagamenti e mettere definitivamente una pietra sopra ad una querelle che si protrae da oltre vent'anni. Le parti stanno cercando un punto di incontro, con gli espropriati, rappresentati dall'avvocato Primo Michielan del Foro di Treviso, che stanno valutando sull'offerta presentata dall'ente per chiudere la vicenda senza l'intervento di fattori esterni, quale il commissario ad acta. — R.M.
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Cison
A Castelbrando un workshop di Harvard Organizzata dall'Associazione Scientifica BiostatEpi, torna per il 16esimo anno consecutivo a Castelbrando la Scuola estiva di biostatistica ed epidemiologia. Diretta dal professor Marcello Pagano, la scuola di alta formazione in ambito di ricerca applicata e di tutela della salute pubblica, quest'anno potrà vantare un workshop organizzato da Harvard University e dalla Nato Science for Peace and Security Programme.
PieVe Di soLiGo
Domani sera il musical di Dance Point Un musical come saggio finale dell’ associazione Sportiva Dilettantistica Dance Point di Pieve di Soligo che domani alle 20.45, presso CastelBrando di Cison, mette in scena lo spettacolo “Mamma mia, tre uomini e una donna”. L' associazione sportiva, costituita nel 2001 per volontà di Susy De Martin, che ne è la presidente e direttrice artistica, non ha scopo di lucro e mira alla diffusione della danza.
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Nordest
Venerdì 21 Giugno 2019 www.gazzettino.it
Corsini: «Separare i destini di Spv e Tav» La proposta del commissario alla Pedemontana per superare `«Ci offrimmo di fare i lavori ma Anac ci fermò, ora si proceda lo stallo sull’interconnessione con l’A4 a Montecchio Maggiore senza pensare alla ferrovia. Uno studio quantificherà il danno»
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LA POLEMICA VENEZIA «Separare i destini della Spv e della Tav». Tradotto: accelerare il più possibile i lavori per l’interconnessione tra la Superstrada Pedemontana Veneta e l’autostrada Brescia-Padova, a prescindere dalla partita dell’Alta Velocità. È questa la soluzione che il commissario Marco Corsini propone per uscire dallo stallo in cui si è infilata l’infrastruttura, destinata a collegare Spresiano (Treviso) con Montecchio Maggiore (Vicenza), dove si rinfocola lo scontro con il comitato degli oppositori.
IL RAMMARICO Com’è emerso in tutta la sua gravità al vertice di mercoledì, l’incertezza politica sulla possibile linea ferroviaria rischia concretamente di limitare lo sbocco della nuova arteria stradale, costretta a sfociare nell’insufficiente viabilità ordinaria anziché agganciare agevolmente l’A4. «Avevamo da tempo evidenziato questa situazione – premette Corsini – tanto che avevamo avviato un tavolo con la concessionaria Serenissima, la Rete Ferroviaria Italiana e il ministero delle Infrastrutture per cercare di risolvere il problema. Ci eravamo offerti di costruire noi il nuovo casello, il che avrebbe comportato un enorme risparmio di tempo. Avevamo il cantiere in corso, l’impresa al lavoro, l’ infrastruttura in uso: bastava che ci trasferissero le risorse, senza la necessità di fare un appalto. Ormai avevamo anche già scritto il testo dell’accordo di programma». Ma poi Rfi interpellò l’Autorità nazionale anticorruzione. «E l’Anac, con un parere secondo me discutibile – continua Corsini, avvocato dello Stato – disse di no. Per questo ci resta un grande rammarico. Avremmo già risolto tutto, invece adesso bisogna che Rfi e Mit trovino un’intesa istituzionale. A nostro avviso sarebbe giusto
COVEPA ALL’ATTACCO: «VERNIZZI LO SAPEVA ANCORA NEL 2013». LA REPLICA: «FALSO, PROBLEMA EMERSO DOPO E AFFRONTATO»
IL NODO Al centro della questione c’è l’interconnessione tra la Superstrada Pedemontana Veneta e l’autostrada A4 Brescia-Padova
separare la parte ferroviaria da quella autostradale, muovendosi su due livelli diversi, visto che non è possibile procedere insieme come aveva correttamente prescritto il Cipe». Un minore utilizzo della Pedemontana determinerebbe un calo dei ricavi. «Per la Regione – osserva il commissario – potrebbe trattarsi di un danno rilevante, nel caso in cui l’effetto disincentivante fosse reale. Ma per stimarlo con dati attendibili bisognerà attendere lo studio sui flussi di traffico. Per questo intanto sarebbe importante che A4 accelerasse le procedure di sua competenza, almeno attivando il cantiere, visto che la gara è stata esperita».
LA POLITICA Cruciale sarà però il ruolo della politica. Questa mattina il governatore Luca Zaia e il ministro Danilo Toninelli potrebbero parlarne pubblicamente a Ponte della Priula, nel Trevigiano, in occasione dell’inaugurazione del viadotto restaurato da Anas. Nelle stesse ore il Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa sarà a Montecchio Maggio-
Le opposizioni
M5s: «Colpa della Regione». Pd: «Governo blocca-Veneto» VENEZIA Dal Movimento 5 Stelle al Partito Democratico, opposizione all’attacco in Consiglio regionale. A fare rumore è soprattutto la posizione dei pentastellati, considerata l’alleanza nazionale. Scrivono in una nota Erika Baldin, Jacopo Berti, Manuel Brusco e Simone Scarabel: «La Giunta regionale non cerchi ancora scuse per giustificare il ritardo che sta contrassegnando l’avanzamento dei lavori della Superstrada Pedemontana Veneta, né tanto meno tenti di scaricare le proprie responsabilità sul ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli». Il gruppo M5s fa presente che «già nel 2017 il Cipe aveva dato il via libera al progetto definitivo del tratto ferroviario dell’alta velocità Verona-Vicenza», opera che però è notoriamente ancora al
“Spazzacorrotti” inapplicabile Brentan è uscito dal carcere GIUSTIZIA VENEZIA L’ex amministratore delegato dell’Autostrada Padova-Venezia, Lino Brentan, da ieri sera ha fatto ritorno a casa. La Corte d’appello di Venezia (presidente Francesco Giuliano) ha accolto il ricorso presentato dai suoi legali, gli avvocati Giovanni Molin e Stefano Mirate, ribadendo un principio più volte espresso dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, in base al quale una norma penale, con ricadute «afflittive e sanzionatorie», non può trovare applicazione retroattiva, e dunque non può valere per un reato commesso e per una condanna inflitta quando la stessa norma non era ancora in vigore. Brentan era finito in carcere lo scorso 5 aprile, in esecuzione pena, per scontare poco più di
un anno e tre mesi di reclusione, il residuo di una condanna ad un anno e nove mesi inflitta nel 2015 per corruzione, passata in giudicato due anni fa, dopo il pronunciamento finale della Corte di Cassazione.
“SPAZZACORROTTI” Normalmente, per legge, le pene definitive fino a quattro anni di reclusione non vengono messe “automaticamente” in esecuzione dopo il passaggio in giudicato: anzi, l’esecuzione viene sospesa in attesa del pronunciamento del Tribunale di sorveglianza, al quale il condannato può chiedere di essere ammesso ad una pena alternativa, tra cui l’affidamento in prova ai servizi sociali, con l’obbligo di prestare servizi per la collettività. Le nuove norme introdotte dalla cosiddetta legge “Spazza-
corrotti”, la numero 3 del 2019, hanno però cambiato lo scenario, rendendo obbligatoria l’esecuzione immediata (senza aspettare dunque la Sorveglianza) delle pene definitive relative ad una serie di reati, tra cui corruzione e concussione. E, sulla base della “Spazzacorrotti”, lo scorso aprile la Procura generale ha fatto finire in carcere Brentan, nonostante i 71 anni di età (requisito in base al quale, in precedenza, sarebbe stato sicuro di finire, al massimo, agli arresti domiciliari) e le condizioni di salute che i sui difensori, hanno definito fin dal primo momento problematiche, non compatibili con un regime di detenzione.
NUOVA CONDANNA Ora che è stato rimesso in libertà, l’ex amministratore della Padova-Venezia potrà fare
palo. «Questa vicenda – rilanciano tuttavia i grillini – rappresenta l’ennesima tegola che cade su chi non ha saputo pianificare la nostra Regione, governata ininterrottamente da trent’anni dalle stesse forze politiche, Lega in primis, le quali tentano lo scaricabarile verso questo Governo, per altro in parte amico». La soluzione proposta dal M5s è drastica: «Il tratto in costruzione, da Montecchio Maggiore all’autostrada A31, deve essere stralciato dal progetto perché inutile e costoso, oltre che fortemente impattante per il territorio». Critico verso l’intero asse nazionale gialloverde è invece il Pd. «Altro che “Sblocca cantieri” per far ripartire l’economia – sbotta il capogruppo Stefano Fracasso – qua siamo di fronte a un Governo “blocca Veneto”. Il
caso del nuovo casello di Montecchio è solo l’ultimo episodio di una vergognosa serie di rinvii e rimpalli di responsabilità tra Lega e Cinquestelle. E meno male che doveva essere un esecutivo amico della nostra regione». I dem invitano dunque a spingere sull’Alta Velocità: «Il nodo dell’Ovest Vicentino va sciolto. La situazione dell’attuale casello di Alte-Montecchio è sotto gli occhi di tutti, un ingorgo perenne. Ed è nota a tutti la necessità di un nuovo casello, così come quella di quadruplicare la ferrovia tra Verona, Vicenza e Padova. La linea è oggi satura e i pendolari sono costretti ad attese infinite, perché i treni regionali devono mettersi in coda, dietro ai Frecciarossa e Frecciabianca». (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
re per annunciare «delle rivelazioni eclatanti» sulla vicenda: «Siamo in mano a dei veri e propri pellegrini che manco sanno che questa questione è nota dal dicembre 2013 quando l’ex commissario Vernizzi chiuse un progetto esecutivo coi buchi». Dura la replica della struttura di progetto della Spv: «Non è chiaro con quale senso logico il Covepa si riferisca (definendoli “pellegrini”) a una serie di soggetti nelle cui mani saremmo tutti noi». Non sfugge che Pellegrini è il cognome dell’ingegnere Elisabetta, responsabile dell’apparato tecnico che sovrintende all’opera per conto della Regione, ma la risposta di Venezia va al di là dei giochi di parole: «Sono troppe le imprecisioni e le commistioni di notizie diramate». Ad esempio a proposito del citato anno 2013: «Diversamente da quanto affermato dal Covepa, il problema dell’interconnessione di più infrastrutture autostradali e ferroviarie sul territorio di Montecchio Maggiore non esisteva, proprio poiché i lavori del casello erano in fase di realizzazione. L’intoppo arriva nel 2014, a seguito dell’approvazione del decreto 133 che induce il Mit a chiedere l’interruzione dei lavori. Il commissario non poteva quindi essere così preveggente. Inoltre, la Regione ha preso in mano la procedura di Pedemontana solamente dal primo gennaio 2017 e subito si è mossa».
L’INTERROGAZIONE Nel frattempo ieri al question time nella commissione Ambiente della Camera la deputata Sara Cunial (ex M5s, ora Misto) ha presentato un’interrogazione a Toninelli, per sapere «se e come il ministro intenda agire rispetto alle criticità di ordine giuridico, progettuale, ambientale ed economico, emerse finora in relazione alla Pedemontana Veneta, un’opera da più parti segnalata come inutile e dannosa per tutti i cittadini veneti». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
OGGI A PONTE DELLA PRIULA ZAIA ACCOGLIE TONINELLI, A CUI L’EX GRILLINA CUNIAL CHIEDE COME INTENDE AGIRE SULL’OPERA
L’udienza In Vaticano
Le “Mamme No Pfas” al Papa: «Difendere l’acqua» VICENZA Una bandiera della pace, un elenco di firme e una lettera di preghiera. Li hanno consegnati le “Mamme No Pfas” a papa Francesco, al quale hanno esposto il proprio impegno «a difendere il Creato e in particolare l’acqua». Nel frattempo la Regione ha chiesto all’Arpav di consegnare alla Procura di Rovigo una relazione sul composto cC6O4 rilevato nelle acque del Po.
istanza di affidamento in prova. Nel frattempo, a quella prima condanna se n’è aggiunta una seconda, confermata in appello una settimana fa, con una sen-
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tenza che ha quantificato la pena complessiva (per entrambi i processi) in tre anni e quattro mesi, dalla quale andranno detratti i circa nove mesi che ha
già scontato. Prima che possa diventare esecutiva bisognerà però attendere la Cassazione. Gianluca Amadori © RIPRODUZIONE RISERVATA
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VENERDÌ 21 GIUGNO 2019 IL MATTINO
REGIONE
La riforma del federalismo
Autonomia, la Lega brinda alla vittoria Stefani e Zaia: «Una pagina di storia» Il premier Conte ora convocherà i presidenti delle tre regioni per trovare l’intesa sulle materie bloccate dal M5S viste e il premier Conte convocherà a palazzo Chigi i governatori Zaia, Fontana e Bonaccini per trovare il punto di equilibrio su “cosa e quanto” trasferire alle regioni. L’Emilia Romagna, che chiede 15 materie su 23, non ha bisogno di particolari limature mentre la devolution di Veneto e Lombardia comporta lo svuotamento di quasi tutti i poteri dei ministeri su questioni decisive. In ballo non c’è solo la scuola con le graduatorie locali del personale, ma anche la devolution
Albino Salmaso PADOVA. La Lega taglia il pri-
mo traguardo sull’autonomia e brinda alla “pagina di storia” che sta per essere scritta tra il premier Conte e il ministro Stefani, “instancabile protagonista” del regionalismo 2.0. Il faccia a faccia a Palazzo Chigi ha stabilito la «road map del federalismo incardinato nell’agenda di governo» spiega la Stefani e ora spetterà al presidente del consiglio sciogliere i 5-6 nodi che separano Lega e M5S. Sanità, ambiente, beni culturali, infrastrutture, scuola e fisco sono capitoli da riscrivere, come sottolinea il ministro Barbara Lezzi. Chi farà un passo indietro? Per salvare il governo, Di Maio ha alzato bandiera bianca e la partita vera si giocherà in Parlamento, con le commissioni che potranno emendare le bozze di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. INDIETRO NON SI TORNA
E mentre il leader del M5s incassa la sconfitta «perché l’Autonomia fa parte del contratto di governo e l’unico modo corretto di realizzarla è elaborare soluzioni per il
1 MARCO BUSETTI IL LEGHISTA AL MIUR
Di Maio incassa la sconfitta «Ci vuole un piano per rilanciare il Sud» Il ministro Erika Stefani, il premier Giuseppe Conte e il ministro Matteo Salvini parlano di autonomia
Sud», Matteo Salvini e Luca Zaia postano una foto su Facebook con due righe che valgono più di un comizio: «Incontro di lavoro al Viminale con l’amico Luca Zaia: lavoro, infrastrutture, autonomia, sviluppo, Olimpiadi, futuro. Indietro non si torna», scrive il Capitano. Fine delle polemiche. I mal di pancia dei leghisti veneti per la bocciatura del commissario in
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pectore Nicola Finco svaniranno con l’elisir dell’autonomia? Pare di sì. FINE DEI MAL DI PANCIA
Zaia tocca il cielo con un dito: «Il ministro Stefani ci ha dato una bella notizia: incardinare il provvedimento in Cdm vuol dire fare uscire un testo della famosa intesa che si dovrà firmare tra il presidente del consiglio e il presi-
dente della Regione Veneto. Noi siamo totalmente disponibili a sederci al tavolo per negoziare un nuovo documento e garantirne un rapido approdo in Parlamento. L’ autonomia comprende tutte le 23 materie consentite dalla Costituzione», conclude il presidente. Cosa vuol dire? Il messaggio è chiaro. Inizia il secondo tempo. Le tre bozze vanno ri-
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GIULIA GRILLO CHE GUIDA IL DICASTERO DELLA SALUTE
SERGIO COSTA CHE COORDINA L’AMBIENTE
4 ALBERTO BONISOLI UN TECNICO AI BENI CULTURALI
delle autostrade e delle ferrovie, ostacolo insormontabile perché il Mit incassa i canoni di concessione con dei contratti già firmati che scadono tra 20-30 anni. I direttori dei ministeri a guida 5 stelle hanno cancellato molte delle richieste del “Lombardo-veneto” e le loro osservazioni sono sul tavolo di Erika Stefani, che non ha alcun potere per dirimere le controversie.
5 DANILO TONINELLI E IL NODO INFRASTRUTTURE
I nuovi docenti Lo stop ai medici Via e Laguna I Sovrintendenti Autostrade assunti specializzandi i poteri non si possono e ferrovie dalle Regioni? «Vanno formati» restano a Roma frammentare Non si tratta
S
cuola alle regioni: si tratta della sfida più delicata della devolution, sul modello di Trento e Bolzano con stipendi più alti del 15-20 per cento. Dopo il sì preliminare, c’è stato lo stop con minaccia di rivolta generale. Il ministro Bussetti ha dato via libera all’intesa con Veneto e Lombardia per creare delle graduatorie regionali parallele con cui assumere i docenti e i bidelli. Anche i presidi e i provveditori possono passare alle dipendenze delle regioni ma Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals hanno minacciato la rivolta. Così il premier Conte ha firmato un accordo in cui si impegna a «salvaguardare le prerogative nazionali della scuola e della formazione, con i contratti del personale che non vanno smembrati in accordi locali». Bussetti è pronto al dietrofront? — I
A G
iulia Grillo (foto) ministro della Sanità, ha accolto il 70% delle richieste delle regioni ma ha bocciato tre riforme chiave: gli specializzandi possono essere assunti negli ospedali solo quando avranno finito la loro formazione. Non c’è l’accordo sulla definizione dell’equivalenza terapeutica e pure i vincoli della spesa sanitaria non possono essere superati dalle Regioni. I tre no sono dei macigni. — I
mbiente: è una delle materie più controverse, tanto che il ministro Sergio Costa (M5s) non intende concedere nulla alle regioni, solo alcuni poteri legislativi. Il Veneto chiede di poter decidere sulla Via (valutazione di impatto ambientale) per ridurre i tempi delle procedure e di gestire con maggiori poteri le deleghe sulla salvaguardia della laguna di Venezia, ora affidate al ministero. In ballo c’è anche il destino del Mose con le emissioni e gli scarichi nelle acque e nell’aria. Da Roma ribattono che non ci possono essere norme e valori diversi tra le regioni italiane su una materia così delicata per evitare il dumping tra aziende. Discorso analogo per il trattamento dei rifiuti: la perizia sugli inerti va affidata a un’ Authority indipendente. —
Spetta quindi al presidente del consiglio conciliare la “coesione nazionale” con le prerogative degli articoli 116 e 117 della Costituzione, che prevedono la devolution di 23 materie. Per evitare che la Consulta sia intasata di ricorsi sui conflitti di competenza conviene stabilire nei dettagli i perimetri: il lavoro è appena iniziato. LA FASE DUE
Il braccio di ferro non è tra Nord e Sud ma tra strutture ministeriali e Regioni, che rivendicano la devolution in nome dell’efficienza e dei risparmi di spesa con il passaggio ai costi standard. L’autonomia differenziata, prevista nel 2001 con l’emendamento Bressa, può disarticolare le funzioni essenziali dello Stato e mettere a rischio 400 mila dipendenti? No. Il premier Conte intende convocare Zaia, Fontana e Bonaccini e riscrivere con loro il capitolo del regionalismo: dopo 18 anni, il federalismo prova a decollare. Questa riforma, se mai verrà approvata, farà davvero nascere la Seconda Repubblica, 70 anni dopo il patto costituente. Ci vuole la massima cautela. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
6 GIOVANNI TRIA E I VINCOLI DEL MEF
Nessun potere in materia di tributi e fisco
D I
Beni culturali sono affidati al ministro Alberto Bonisoli (foto) che ha ribadito il no al trasferimento delle Sovrintendenze alle regioni. I beni culturali, architettonici e storici sono patrimonio della Repubblica e ogni ipotesi di devolution può portare a modifiche di un patrimonio immenso sotto il profilo culturale e anche economico, che va gestito dal ministero a Roma. Stop anche alla devolution dei musei. —
anilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, ha ribadito il no alla devolution delle reti autostradali e ferroviarie che il Veneto ha chiesto e inserito nella bozza consegnata dalla Stefani a Conte. Si tratta di beni del demanio statale, regolati con dei canoni di concessione pagati dalle società (Atlantia, Gavio, A4 Padova-Brescia etc) al Mit di durata ventennale. Quindi non si tratta. Discorso analogo per il porto di Venezia e l’aeroporto di Tessera, due asset del Mit che non potranno mai essere ceduti alla Regione. E così pure le reti ferroviarie locali, che Zaia ha inserito per intero nella bozza, non verranno trasferite a Venezia. Viene a cadere la holding delle autostrade a Nordest? No. I manager possono trovare un’intesa, ma la proprietà resta dello Stato. —
G
iovanni Tria, ministro dell’Economia (foto) ha bacchettato Zaia e Fontana nell’audizione in Commissione perché hanno presentato richieste in contrasto con i vincoli della Costituzione. Il Veneto vuole poter decidere sul bollo auto e sullo sconto ai carburanti, con il taglio di aliquote: la materia fiscale-tributaria resta invece una prerogativa assoluta del governo centrale. —
VENERDÌ 21 GIUGNO 2019 IL MATTINO
REGIONE
ostacoli sulle grandi opere
Pedemontana “isolata” dall’A4 Lite gialloverde. Il Pd: dilettanti I ritardi della Tav bloccano la costruzione del raccordo autostradale di Montecchio Dalla Regione critiche a Rfi e al ministro Toninelli. Il M5S: Zaia l’unico responsabile vitati, il percorso rischia di restare senza sbocchi?», rincara la dose il dem «è evidente a tutti la necessità di un nuovo casello, così come quella di quadruplicare la ferrovia tra Verona, Vicenza e Padova. Invece di agire, come chiesto dai consigli comunali, il Governo tergiversa con l’ennesima analisi costi-benefici che,
Filippo Tosatto VENEZIA. Il tracciato di Pede-
montana Veneta riserva sorprese frequenti e raramente gradevoli. L’ultima riguarda il casello di raccordo tra la superstrada a pedaggio e l’A4 Padova-Brescia: una connessione fondamentale per scongiurare gli ingorghi e bypassare la dissestata viabilità ordinaria, bloccata però dai ritardi di Rfi sul versante dell’Alta Velocità ferroviaria che in quel tratto prevedeva un quadruplicamento dei binari, tuttora ostaggio dei tentacoli della burocrazia. La circostanza, lamentata dalla Regione e dai sindaci, infiamma la polemica politica riproponendo, su scala locale, il conflitto sulle Grandi opere. LA REQUISITORIA DEM
«Altro che decreto sbloccacantieri per far ripartire l’economia, qui siamo di fronte a un Governo bloccaVeneto»,
Polemiche sull’analisi «segreta» costi-benefici applicata ai binari da quadruplicare
Zaia e Salvini all’apertura del primo tratto della Pedemontana Veneta
punge Stefano Fracasso, il capogruppo del Pd all’assemblea regionale «il nuovo casello di Montecchio è solo l’ultimo episodio di una vergognosa serie di rinvii e rimpalli di responsabilità tra Lega e Cin-
que Stelle. E meno male che questo doveva essere un esecutivo amico»; «A che è servita l’inaugurazione in pompa magna di sette chilometri di Pedemontana se poi, dopo un’infinità di ritardi e costi lie-
oltretutto, rimane segreta al punto che lo stesso Toninelli, il ministro delle infrastrutture, dichiara di non averla vista. Cose da pazzi, dilettanti allo sbaraglio». QUEL VIA LIBERA DEL CIPE
Con l’amministrazione di Luca Zaia se la prende anche il M5S, irritato dalle continue
frecciate leghiste: «La Giunta del Veneto non cerchi ulteriori scuse per giustificare i ritardi nell’avanzamento dei lavori della Pedemontana, né tanto meno provi a scaricare le responsabilità sul ministro Danilo Toninelli», afferma una nota del gruppo consiliare; che distingue nettamente i corni della questione: se per ciò che riguarda i treni, «il via libera del Cipe al progetto definitivo della Tav ferroviaria Verona-Vicenza risale al 2017», la superstrada invece «è un’opera progettata 25 anni fa che porta con sé diversi deficit, costantemente negati dalla Zaia e dalla Lega che solo ora si accorgono di questo problema». IL COVEPA SFERZANTE
Resta l’opposizione dei 5 Stelle alla connessione tra Montecchio Maggiore e l’autostrada A31: «Quel tratto in costruzione dev’essere stralciato dal progetto perché inutile e costoso, oltre che fortemente impattante per il territorio». Chi non ha dubbi, è il CoVePa: «Siamo in mano a veri e propri pellegrini, manco sanno che questa questione è nota dal dicembre 2013, allorché l’ex commissario Vernizzi chiuse un progetto esecutivo con i buchi pur di prendersi la seconda rata del finanziamento governativo, 370 milioni, così da salvare il progetto e far restare in piedi Sis e Zaia»; «Errori madornali di lettura degli eventi che stravolgono pericolosamente la realtà», ribatte la Struttura di progetto che sovrintende l’opera. —
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cassazione
Caso Stacchio Definitivi i nove anni al rapinatore VENEZIA. Diventa definitiva
la condanna a 9 anni e 10 mesi per Oriano Derlesi, il giostraio di 54 anni di Pianiga (Venezia) accusato del duplice tentato omicidio del benzinaio Graziano Stacchio e del gioielliere Robertino Zancani nel corso della tentata rapina alla gioielleria di quest’ultimo, il 3 febbraio 2015, a Ponte di Nanto, nel Vicentino. La prima sezione penale della Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dai difensori di Derlesi, gli avvocati Riccardo Benvegnù ed Emanuele Fragasso. Ieri sono state depositate le motivazioni della decisione presa ad aprile. I giudici hanno ritenuto infondati i tre motivi presentati dalla difesa, andando a confermare il pronunciamento di primo grado, già confermato in Appello. I difensori avevano ipotizzato un patteggiamento in appello a 8 anni, ma l’imputato aveva detto di no: «Non sono mai stato di fronte alla gioielleria. Ero con una Bmw nera e aspettavo gli altri davanti al bar per portarli via», aveva dichiarato Derlesi. — RU.B.
-MSGR - 20_CITTA - 7 - 21/06/19-N:
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Primo Piano
Venerdì 21 Giugno 2019 www.ilmessaggero.it
Lo spacca-Italia
«Autonomia in Cdm» Ma M5S gela Salvini: prima piano per il Sud
IL CASO ROMA Due partiti, due velocità ma un unico provvedimento. Il ministro Erika Stefani in incontra il premier Conte ed esulta per le «fasi finali» dell’Autonomia differenziata che «è stata incardinata». Matteo Salvini, leader della Lega, riceve al Viminale il governatore Luca Zaia e lo rincuora sull’iter della controversa riforma che rischia di spaccare l’Italia. La linea dei vertici di via Bellerio è: il disco verde ci sarà già nel prossimo consiglio dei ministri. «Indietro non si torna», dice Salvini. Fin qui il Carroccio, poi c’è il fronte M5S. Che frena e chiede «un tavolo tecnico» a Palazzo Chigi prima di dare il via libera alla nuova bozza della pre-intesa (che al momento nessuno ha visto) sulla riforma che conferisce poteri alle regioni (tre quelle coinvolte: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna).
Stefani vede Conte: «Iter incardinato `Di Maio frena: c’è un problema politico per la prossima riunione del governo» Un tavolo tecnico prima del via libera
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Il selfie
Autonomie storiche Regioni che hanno avviato negoziati con il governo
L’AFFONDO Il vicepremier Luigi Di Maio dice: «Va bene, ma va affrontata assieme a un Piano del Sud». Parole che arrivano dopo quelle di Barbara Lezzi, ministro con la delega alle politiche per il Sud, reduce dall’inciampo nel decreto Crescita che secondo un emendamento (poi stralciato) avrebbe trasferito alle regioni, attraverso il decreto Crescita, la gestione del Fondo per lo sviluppo e coesione (Fsc). «Non esiste un via libera diretto o indiretto, o c’è o non c’è. L’Autonomia noi la stiamo rivedendo insieme ai colleghi della Lega in modo che non ci siano differenze tra Nord e Sud. Noi - dice Lezzi - stiamo rivedendo l’accordo fatto dal governo precedente con maggiori principi di equità». E se le dichiarazioni della grillina sembrano una risposta alla collega Stefani, c’è anche un altro nodo per il momento non sciolto. Dopo l’incontro a Palazzo Chigi, il ministro Affari regionali annuncia che nell’accordo con Conte «è stata condivisa la necessità di un passaggio preliminare - alla firma - del testo delle intese nelle commissioni parlamentari». I presidenti di
L’Italia delle Autonomie
Nessuna procedura avviata
A tacitare le voci di tensioni con i “veneti”, Matteo Salvini ha postato ieri un selfie di lui con Luca Zaia, governatore del Veneto, dopo un colloquio al ministero dell’Interno anche sul nodo autonomia
1948 Valle d’Aosta
2018 Lombardia
Regioni che hanno firmato patti con il governo
1948 Sardegna
Regioni che hanno mosso passi informali per l’autonomia
1946 Sicilia
1972 Provincia di Bolzano Provincia di Trento
1963 Friuli Venezia Giulia
2018 Veneto
2018 Emilia-Romagna
Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, però non si vedono da un mese e sull’iter della riforma al momento non c’è un’intesa. Fico ha sempre sostenuto pubblicamente che l’Autonomia debba essere studiata e approfondita dal Parlamento, alle stregua di un disegno di legge.
GLI SCENARI Salvini ha il problema del Veneto, con la base della Lega, anzi della Liga, che scalpita capitanata da Luca Zaia in virtù del successo nel referendum del 2017. Una dinamica regionale che si riverbera anche nei nuovi equilibri del partito di via Bellerio, sempre più a trazione nazionale. Di Maio prova a tamponare l’alleato, consapevole che dovrà cedere se vuole che il governo vada avanti. Intanto però il leader M5S dice che il punto «è politico» e riguarda la necessità per il Paese «di un grande Piano per il Sud», perché «all’Italia tutto serve tranne un ulteriore divario tra Nord e Sud». I problemi tecnici, che la Lega chiama ostacoli, si concentrano soprattutto nei ministeri grillini. Questione di competenze da cedere: rimangono i dubbi di Infrastrutture, Cultura e Ambiente. Mentre sulla Sanità Giulia Grillo sembra aver aperto: su undici punti in discussione, nove sono passati, assecondando le richieste del Veneto, questo è quanto trapela da fonti della Lega. Di Maio però frena e spinge verso un’altra direzione: è pronto a portare avanti un piano parallelo per lo Sviluppo del Sud. Simone Canettieri © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Pd e la svolta della corrente di Lotti e Guerini
Primo faccia a faccia ieri tra Mara Carfagna e Giovanni Toti, davanti a un caffè nei pressi di Montecitorio, dopo la nomina a co-coordinatori di Forza Italia
«Non autoescludiamoci a vita»: Giacomelli apre ai 5Stelle «Il Pd non può autoinfliggersi l’autoesclusione per i prossimi 20 anni». Lo ha detto Antonello Giacomelli, uomo forte della corrente di Lotti e Guerini nel Pd, in una lunga intervista all’Huffingtonpost. Giacomelli lancia segnali di apprezzamento nei confronti di Zingaretti al quale riconosce di voler salvare il principio
della “vocazione maggioritaria del Pd”. Secondo Giacomelli poiché il sistema elettorale italiano è ampiamente proporzionale sarebbe troppo lungo aspettare che ci siano le condizioni per un ritorno del Pd al governo sull’onda di un risultato del 51%. Secondo Giacomelli il Pd intanto dovrebbe incunearsi meglio
nelle contraddizioni della maggioranza («Vedo che sulla Ue Conte usa parole molto diverse da quelle dei due vicepremier») ma spetta a Zingaretti decidere cosa fare e in quale direzione andare. Giacomelli però ribadisce di non aver cambiato giudizio sulla politica condotta dai 5Stelle.
L’intervista Mara Carfagna
«Ora tra noi e la Lega rapporto alla pari così entro l’anno rilanceremo Forza Italia» l presidente Berlusconi ha voluto premiare la linea lealista del partito, rappresentata da chi non ha mai pensato di andare altrove, ma allo stesso tempo ha avuto la lungimiranza politica di recuperare chi invece aveva in mente di farlo. Questa è stata la vera vittoria di Silvio Berlusconi. Nonostante alcune divergenze con Toti abbiamo sempre condiviso la necessità di una riflessione seria all’interno di FI e di un coinvolgimento maggiore dei suoi militanti, dei suoi dirigenti territoriali e dei tanti giovani che animano il partito». Mara Carfagna ha già iniziato con Giovanni Toti il percorso che porterà Forza Italia a rivoluzionarsi. La vicepresidente della Camera, ieri, ha incontrato l’ex consigliere politico del Cavaliere per fare un punto della situazione. Cosa vi siete detti?
«I
«Abbiamo un obiettivo ambizioso: cambiare il partito entro l’anno, rendendolo più efficiente e partecipato, coinvolgendo di più tutte quelle risorse preziose che fanno parte del nostro mondo e che forse in passato sono state poco valorizzate. Con Giovanni abbiamo condiviso l’esigenza di dare risposte finalmente concrete a quel ceto medio moderato, rimasto per mesi inascoltato da questo esecutivo. Cominciamo dalle priorità e rimbocchiamoci le maniche». Fino a qualche giorno fa Toti era pronto ad abbandonare FI. Cosa è cambiato? «Tra noi non c’è contrapposizione, non so se Giovanni avesse davvero la valigia pronta per andarsene. L’ho più volte apertamente e direttamente contestato per questo, ma ora che quella valigia ha deciso di posarla, non ho ragioni per continuare a farlo. Perché mai imma-
LA NEO COORDINATRICE AZZURRA: CON TOTI, NONOSTANTE ALCUNE DIVERGENZE, ABBIAMO SEMPRE CONDIVISO LA NECESSITÀ DI AGIRE L’AUTONOMISMO? SUI FABBISOGNI STANDARD C’È SEMMAI DA CORREGGERE UNO SQUILIBRIO CHE ANCORA PENALIZZA IL MERIDIONE
ginare un congresso divisivo ora? A cosa, a chi servirebbe?». Da dove si riparte? «Più organizzazione sul territorio, più contatto diretto con la gente, con il mondo produttivo, dell’impresa, del volontariato, con le famiglie. Dobbiamo tornare a essere il partito che difende e promuove il lavoro, le Pmi. Dobbiamo stare con le donne, che fanno i salti mortali per essere madri, mogli e per lavorare, con i padri di famiglia che perdono il lavoro e fanno fatica a ritrovarlo. Con i tanti giovani che vanno all’estero per cercare un futuro». E con i rapporti con la Lega? Lei ha spesso avuto un atteggiamento critico nei confronti di Salvini. «Immagino un rapporto autentico, paritario. Siamo alleati, non saremo mai succubi. Noi siamo la parte moderata, quella che parla al cuore. Senza di noi
non c’è centrodestra». Come si concilia l’alleanza con il Carroccio e la spinta che Salvini sta dando per l’autonomia delle Regioni del Nord? «L’autonomia regionale può essere sicuramente positiva, perché dà più responsabilità, ma si deve tenere conto dell’obbligo costituzionale della perequazione tra territori più ricchi e territori con minore capacità fiscale. Si è cittadini italiani dovunque si vive: chiunque deve poter godere degli stessi diritti in ogni parte d’Italia. Se con le stesse risorse di oggi, la Lombardia o il Veneto sanno organizzare ed erogare meglio alcuni servizi ben venga, ma senza togliere un euro alla Campania o alla Calabria. Anzi, nella costruzione dei cosiddetti fabbisogni standard c’è da correggere uno squilibrio che oggi penalizza tantissimi comuni meridionali. Per noi
questa è una priorità». Da mesi le truppe parlamentari lamentavano lo scarso peso del Sud all’interno del partito nonostante è qui che FI ha più consensi. La sua nomina è una risposta? «Sono meridionale, conosco evidentemente meglio il Sud di Toti, ma non abbiamo una delega per territori, non avrebbe senso. Nel Mezzogiorno serve un piano concreto e dettagliato di sviluppo, il reddito di cittadinanza è stato un errore, una bella favoletta. Non serve assistenzialismo ma misure concrete, noi proponiamo l’abbattimento totale della tassazione d’impresa per chi investe nel Meridione. Servono lavoro e investimenti, non sussidi elettoralistici come fa il M5S o false promesse come ha fatto per anni il Pd». Valentino Di Giacomo
-TRX IL:20/06/19 22:15-NOTE:
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GIOVEDÌ 20 GIUGNO 2019 LA STAMPA
PRIMO PIANO
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IL DOSSIER DIMENTICATO
Salvini disse: il sì entro il 21 giugno. Ma è stallo I leghisti: anche la pazienza di Zaia ha un limite
però, nulla è cambiato. Certo, il dossier è stato avviato dalla ministra competente, la leghista, e veneta anche lei, Erika Stefani. Ma dei benefici non c’è traccia. Anche perché i paletti posti dal M5S sono tanti. Ieri ci ha pensato il premier Giuseppe Conte a chiarire qual è la linea, oltre alla quale il Movimento non è disposto a negoziare: «Il programma dell’autonomia differenziata non potrà mai avere come obiettivo quello di acuire il divario tra Nord-Sud».
L’autonomia slitta ancora Ira dei veneti “Ora basta”
2,3 milioni Gli elettori veneti che nell’ottobre 2017 votarono il referendum sull’autonomia
RETROSCENA
IL PUNTO
DAVIDE LESSI TORINO
autonomia passa. Deve passare in Consiglio dei ministri», dice categorico Gianantonio Da Re. Ma quando al neo-eurodeputato trevigiano si fa notare che del provvedimento atteso ieri non c’è traccia, sale l’irritazione. Altissima. «Ah no? Vedrà, passerà, passerà...». Poi, alla successiva domanda, va via la linea. E il leghista non risponde più. Ecco, bisogna partire da questa telefonata per capire che aria tira in Veneto dopo l’ennesimo rinvio al provvedimento sulle autonomie differenziate. Gianantonio Da Re, per tutti «Toni», non è uno qualsiasi: ma il segretario «nathional» di quella che fu la Liga Veneta, la costola veneta del partito. Un bacino di consenso enorme e fondamentale per il partito «nazional-sovranista» di Salvini: un elettore veneto su due, il 49,88%, ha votato Lega alle Europee. Ma questi elettori oggi, an-
«L’
FEDERICO CAPURSO
Il leghista all’attacco di Raggi Virginia Raggi compie tre anni da sindaca e il ........principale quotidiano di Roma, Il Messaggero, titola «Raggi incapace» chiedendo le sue dimissioni. In scia, Matteo Salvini muove le truppe per l’assedio: «La città merita di più». Dai vertici del Movimento, forse per pudore, non si alza una voce in difesa della sindaca. E allora Raggi prova a fare da sè: «La mia unica colpa, e ne vado fiera, è di non essermi mai seduta nei vecchi salotti del potere». Ma non è ben chiaro dove sarebbe la colpa. Né di che si debba andar fieri, se Roma intanto muore.
ANSA
Zaia e Salvini mostrano una maglietta con la scritta “Il Veneto alla gente per bene” (Foto archivio) GIUSEPPE CONTE
GUIDO DUSSIN
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
SINDACO DI SAN VENDEMIANO (TREVISO)
L’autonomia non dovrà acuire il divario Nord-Sud: così non interessa a nessuno
Se non fanno in fretta qui scoppia una rivoluzione: anche nella Lega
che tra le categorie economiche, chiedono una risposta chiara sul dossier autonomie. Quello per cui si era speso lo stesso Salvini dopo il boom elettorale del 26 maggio. «Prima dell’inizio dell’estate passerà sicuramente in Consiglio dei ministri e andrà in Commissione», aveva detto il segretario e vicepremier leghista in un’in-
tervista ad Affaritaliani.it. Tra poche ore è il 21 giugno. L’estate è arrivata, l’autonomia no. «Se non fanno in fretta qui scoppia una mezza rivoluzione: sarà un casino non solo per il Veneto ma anche per la Lega», confida Guido Dussin, ex deputato appena rieletto sindaco a San Vendemiano, nel Trevigiano. Ha preso il 63%
ATTILIO FONTANA Il governatore lombardo: dai 5S solo disinformazione
“Eppure è una riforma a costo zero nel segno dell’efficienza dello Stato”
“Traditi i 5 milioni di cittadini che votarono i due referendum” INTERVISTA PAOLO COLONELLO MILANO
Presidente Attilio Fontana, partiamo dall’ultima “emergenza” in Lombardia: la mancanza di medici. Con l’autonomia già acquisita, avremmo questa penuria di camici bianchi negli ospedali? «Certo che no. Abbiamo risorse e il bilancio in assoluto equilibrio, le prestaizoni che rendiamo sono sempre di più. Con l’autonomia non avremmo problemi...» E invece? «Invece siamo vincolati a una finanziaria del 2014 che ci comprime al 2004...» Questa autonomia, votata tra Lombardia e Veneto da oltre 5 milioni di persone,
sembrava cosa fatta. Invece a che punto siamo presidente Fontana? «Vorrei saperlo anche io.. Leggo che la nostra ministra sta facendo di tutto per rimettere la questione delle autonomie sul tavolo del governo. Il testo che avevamo predisposto è pronto, a questo punto non
“I ministri del M5S Lezzi e Grillo dovrebbero smetterla di essere perplessi” dovrebbero esserci più altri problemi ostativi. Da parte nostra abbiamo fatto tutto il possibile». Guardi che lei stesso aveva già detto sei mesi fa che era tutto pronto. Invece non è
successo niente. Come se lo spiega? «Politicamente non so cosa impedisca di varare questa legge. Quello che è certo è che una cattiva informazione sulla riforma abbia contribuito a creare dubbi e perplessità in una parte del governo». Nomi e cognomi. «Be’, i ministri 5Stelle, Lezzi e Grillo in particolare, non è un mistero per nessuno che siano perplessi. Invece non dovrebbero perché questa è una riforma per lo Stato a costo zero». Senta, Matteo Salvini in un’intervista recente ad Affari Italiani del 31 maggio scorso aveva dichiarato che entro il 21 giugno avrebbe portato la riforma sul tavolo del Consiglio dei Ministri. Siamo al 20 e non se ne vede traccia. Che sta succedendo? «Non saprei dire. Credo, come
ATTILIO FONTANA PRESIDENTE DELLA REGIONE LOMBARDIA
È un tradimento anche per gli abitanti dell’Emilia-Romagna che hanno chiesto le stesse competenze
con, neanche a dirlo, una lista monocolore leghista. Proprio nel Comune dove ha la residenza il governatore Luca Zaia. «Lo vedo ogni settimana - racconta -. E continua a dire di stare tranquilli, prima o poi l’autonomia arriva. Ma anche lui mi sembra un po’ preoccupato». E le ragioni per essere irrequieti dalle parti di Palazzo Ferro, sede del consiglio regionale veneto, non mancano. Zaia sa che sulla partita delle autonomie ci ha messo la faccia. È stato lui a intestarsi la battaglia del referendum consultivo. Era il 22 ottobre 2017, più di un anno e mezzo fa, quando 2,3 milioni di veneti - quasi il 60% del corpo elettorale - andò a votare per chiedere «più competenze» da Roma. Da allora,
ho detto prima, che abbia pesato la cattiva conoscenza di questa riforma nelle resistenze di alcuni». Il suo collega veneto Zaia, ha dichiarato che il plebiscito ottenuto dalla Lega al Nord è stato un ultimatum al governo proprio per le autonomie. Concorda? «Io sarò un po’ più morbido di Zaia: diciamo che è stato un messaggio molto chiaro dei cittadini che se ci hanno premiato è perchè vogliono che l’argomento venga affrontato dal governo». Che invece non lo affronta... «Vedremo». Ma non pensa che gli elettori si sentano traditi da questa mancata attuazione delle autonomie? «Di più: credo sia un tradimento per tutti quelli che votarono il referendum e persino per gli abitanti dell’Emilia che pur senza referendum vogliono le stesse cose». Avete calcolato che risparmio ci sarebbe se domani l’autonomia diventasse legge «Se ci venissero trasferite le competenze che chiediamo e che oggi sono in mano allo Stato, sicuramente ci sarebbero risparmi enorme e liberazione di altrettante risorse,
Un messaggio che deve essere suonato sinistro al vicepremier Salvini. Perché arrivato alla vigilia dell’incontro previsto oggi del premier con la ministra Stefani, dopo giorni di scaramucce tra Lega e M5S: l’ultima ieri quando, un emendamento al dl Crescita “a favore” delle regioni del Nord, avrebbe irritato a tal punto la ministra grillina Barbara Lezzi da minacciare le dimissioni. Il problema è che lo stallo romano sta avendo degli effetti dirompenti nella Lega veneta. Zaia e i suoi non si espongono. Ma sono gli amici di una vita, come il vecio Beppe Covre, leghista della prima ora e imprenditore, a spiegare i loro pensieri: «A Zaia non conviene esporsi in questo momento di boom di consensi per Salvini. Ma è chiaro che la sua pazienza è destinata a terminare». Anche perché nel 2020 in Veneto si vota per le Regionali. E se niente sarà stato fatto sull’autonomia a pagarne le conseguenze potrebbe essere lo stesso Zaia. La «pasiensa», dicono i veneti, sta finendo. — c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
tanto per tornare alla prima domanda, poteremmo assumere tutti i medici che mancano senza problemi». Quindi, ogni giorno di ritardo nell’approvazione dell’autonomia, costa qualcosa ai cittadini? «Per capirlo basta fare questo conto: il costo medio della pubblica amministrazione in Lombardia è di 2.300 euro a cittadino e sono comprese anche le spese di trasferimento dei fondi dello Stato. Bisogna tenere presente che la media nazionale è di 3.600 euro a persona. Con le autonomie questo costo, che da noi è già più contenuto che altrove, andrebbe abbattuto ancora un po’ così il risparmio sarebbe ancora maggiore. E non solo per noi, ma per lo Stato stesso». Finiamo con le Olimpiadi: mancano davvero 4 giorni: lunedì ci sarà una risposta definitiva. Che speranze abbiamo? «Facendo tutti gli scongiuri del caso direi che le nostre speranze sono davvero fondate, soprattutto dopo aver letto le valutazioni del Cio sui nostro progetto, che è quello e va sostenuto». — c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI