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34 Villafranchese
L'ARENA
Giovedì 9 Maggio 2019
Brevi
VILLAFRANCA. Interrogazionepresentata all’amministrazionecomunaleperaverechiarimenti sulla situazione. C’è una relazionedell’Arpav
«Cercate i Pfas anche in queste falde» IlconsigliereMelottichiede un monitoraggionell’areadellacittà «Cisono moltediscariche eva verificatose l’acquaè inquinata» Maria Vittoria Adami
Le sostanze Pfas hanno raggiunto il Po e la preoccupazione sale tra cittadini anche oltre i confini della fascia dell’Est Veronese e del Vicentino coinvolti nel noto caso della Miteni. Un resoconto pubblicato da Arpav indica sforamenti di queste sostanze anche in altri luoghi della provincia di Verona nelle vicinanze di discariche. E da questo documento il consigliere di minoranza Matteo Melotti (Pd) ha preso spunto per chiedere all’amministrazione una ricognizione e un aggiornamento sulla situazione nel Villafranchese. Il consigliere ha protocollato un’interrogazione, che sarà discussa nel prossimo consiglio comunale, nella quale domanda se siano state fatte verifiche e se siano stati individuati siti nel nostro Comune in cui si è registrato lo sforamento di Pfas e derivati. «La popolazione deve essere informata e rassicurata circa la qualità dell’acqua che esce dai rubinetti», spiega Melotti. «Nei documenti di Arpav ci sono mappe che indicano sforamenti nella quantità di Pfas nel percolato delle discariche e nelle acque limitrofe sotterranee. Poiché non c’è scritto quali siano queste discariche e dove siano, ma i punti indicati sulla mappa si
avvicinano alla nostra zona, chiedo di verificare e di dirci in quali siti si è riscontrato il fenomeno, sia essa una qualche discarica villafranchese o di Sommacampagna o di qualche altro Comune». Quello dei Pfas è un tema sul quale ormai i cittadini sono attenti e vogliono essere informati: «Al di là della criticità di Vicenza», continua Melotti, «il fatto che queste sostanze siano state trovate nel Po, dimostra che ci sono altre fonti di Pfas che possono essere le discariche dove finisce di tutto: i fondi delle pentole antiaderenti, il materiale usato per le scarpe da montagna... Da lì queste sostanze vanno in soluzione e arrivano all’acqua. Chiedo, quindi, all’amministrazione se esistano dati relativi alle concentrazioni di Pfas nei percolati delle discariche, attive e non, presenti nel territorio del nostro comune o in comuni limitrofi. E se esistano dati relativi alle concentrazioni di Pfas nelle acque sotterranee o superficiali. In base alle analisi effettuate da Acque Veronesi, è bene sapere quali siano i dati più aggiornati circa le caratteristiche dell’acqua che arriva nelle nostre case». L’interrogazione presentata pone tali quesiti ricordando che nel territorio di Villafranca e nei paesi vicini ci sono discariche che potrebbero
Analisidell’acquain unlaboratoriodell’Arpav
riscontrare simili problematiche. Pfas è l’acronimo di sostanze perfluoroalchiliche ovvero composti chimici appartenenti alla categoria dei tensioattivi e utilizzati fin dal 1950 in un’ampia gamma di applicazioni industriali e non solo. Sono ad esempio necessari per una serie di prodotti per la cura del corpo, ma anche per schiume antincendio, rivestimenti di oggetti e capi di abbigliamento. Servono per impermeabilizzare, rendere meno sensibili all’unto e all’incrostazione contenitori e imballaggi alimentari. «La principale fonte di esposizione per la popolazione è l’ingestione di acqua potabile e di cibi contaminati», conclude Melotti. «Si può anche
essere esposti attraverso il contatto con superfici o suoli contaminati e l’inalazione di polveri contenenti Pfas, sebbene la via inalatoria sia generalmente rilevante per i soggetti esposti professionalmente, come i lavoratori dei siti produttivi. «Si tratta di composti dotati di elevata persistenza nell’ambiente e possono essere trasportati a distanza dall’acqua». Sugli effetti sulla salute dell’uomo si sono aperte molte indagini-da anni in America e dopo il caso Miteni in Veneto-e il fatto che ora i Pfas siano stati riscontrati nel Po ha spinto la politica a considerare il fenomeno come una questione nazionale e non più come circoscritta alle province di Verona e Vicenza. • © RIPRODUZIONERISERVATA
VIGASIO OGGIEDOMANI INTERRUZIONI DELL’ELETTRICITÀ Oggi pure i residenti nelle vie Zambonina e Ciringhelli rientrano tra le utenze interessate dalla sospensione dell’energia elettrica per lavori alla rete dalle 9 aqlle 16. Anche in questo caso l’Enel avverte che, per effettuare appunto tali lavori sugli impianti, dalle 9 alle 16 verrà interrotta l’erogazione dell’energia elettrica. Domani, invece, il black out di sette ore interesserà tutto il centro storico e due quartieri: Alzeri ed Europa. Informazioni: 80.3500. V.L.
Erbè
Avanzodi221milaeuro Piccolotesoroinbilancio Approvatonell’ultimoconsiglio comunaleprima delleelezioniil bilancioconsuntivo 2018che vedeunavanzodi amministrazionedi221.010 euro.Assenti i dueconsiglieri, PaoloBrazzarolaed Enzo Bissa,uscitidalla maggioranza, oltrealconsigliere di maggioranzaFedericoMarini. Diquestasomma, comeha osservatol’assessoreevice sindacoRoberto Silvestroni, 82.650eurosono dell’avanzo del2017.Del totalesono utilizzabili178.000euro. Nella stessasedutaconsiliare, durataappena25 minuti,è statoratificato l’accordodi programmaper larealizzazione diunpercorso ciclopedonale lungol’arginedelfiume Tartaro elungol'ex lineaferroviarianel trattodaDossobuonoa Isola dellaScala.SaràVigasio il comunecapofilaper approntareilprogettodella pistachedaVillafranca arriveràadOstiglia, nel mantovano.«Progettocheavrà ancheuncontributodall’Unione europea»,hasottolineato il sindacoNicolaMartini. In chiusuradisedutail sindaco uscenteharelazionatosui cinqueannidiattività amministrativa.«Nonostante i continuitagli agli Entilocali»,ha esorditoMartini,«siamo comunquestati ingrado di
VALEGGIO OGGIVALEGGIO DOMANI PRESENTAPROGRAMMA ELISTAALLA TORRE La lista civica Valeggio Domani, che ha come candidato sindaco Vania Valbusa, oggi presenta lista e programma. L’appuntamento è fissato per le 20.45 alla pizzeria La Torre. A.F.
IlsindacoNicola Martini realizzarenumerose opere pubblichealservizio dellanostra comunità».Ha quindielencato, tra lealtre, la retefognariacheper il 95per cento separale acquenere daquellebianche.La rimessa a nuovodelcimitero «cheda oltre mezzosecolo nonèstato oggetto diinterventicosìradicali. Abbiamo finalmenteconcluso,dopo oltre 10anni, la vicendadella circonvallazione». Primadi scioglierelaseduta dell'ultimoconsigliocomunale del suomandato, Martiniha ringraziatononsolo tuttii suoi consiglieriedassessori peril lavorosvolto maancheil personaledelComune. LI.FO.
VIGASIO APERTALAPREVENDITA DIBIGLIETTI PERILMUSICAL Nella segreteria della canonica del capoluogo è aperta la prevendita dei biglietti di Santi, ma non troppo...., musical allestito da un gruppo di persone attive in parrocchia. Andrà in scena sabato 18 maggio alle 21 e domenica 19 alle 16.30, nella sala della Comunità. LU.FI.
SOMMACAMPAGNA. Domenica lamanifestazionecon ilGruppo marciatoriAgriform. Tre percorsi nellanatura
Marciarena,tragittilungo lecolline Lorenzo Quaini
La Marciarena-meeting del Custoza domenica ha in programma la sua 43esima edizione. Si parte dalle 8,30 dal quartier generale di villa Venier il cui verde parco permetterà a tutti di godere di un meritato e ottimo relax, in palio, tra gli altri il 25esimo Trofeo Comune di Sommacampagna e il settimo Trofeo Avis memorial Luciana Turrini. Terminata l'esperienza maratona (nel 2003 ricevette il riconoscimento di miglior
marcia italiana), sono stati creati quattro percorsi di 6, 11, 17 , che toccheranno alcuni dei luoghi che hanno fatto la storia del territorio. Obiettivo della manifestazione è promuovere la conoscenza della storia, dell'ambiente, dei prodotti del territorio delle colline moreniche che, a forma di anfiteatro, circondano il lago di Garda. L'organizzazione è del Gruppo Marciatori Agriform, che quest'anno tocca il 46esimo anno di attività e che sino al 1995 tenne il nome Gruppo Marciatori Are-
na a fianco della defunta società Sipa Pollo Arena. Attuale presidente, dal 2009, è Alfonso Principe. Prima di lui i presidenti del Gruppo Marciatori furono: Elio Zapolla, 1973-1975; Enzo Franchini, 1975-1988; lo stesso Alfonso Principe, 1988-1995 e Roberto Pettenon, 1995-2009. Infine, ma non meno importante, l'appuntamento di domenica è abbinato alla corsa dei bambini «I campioni del domani», giunta all'edizione numero 13, inserita nel circuito Straverona Junior, con iscrizione gratuita entro ve-
Unamarciatrice aCustoza
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nerdì, info al 340.3719566, 348.6939131 dove bambini da 0 a 13 anni si sfideranno in tre batterie nel parco di villa Venier, su un percorso che a seconda delle fasce d'età va dai 100 metri al chilometro, per aggiudicarsi la maglia del campione. Durante la giornata si può partecipare al concorso «Scatta il meeting del Custoza!», inviando una foto su whatsapp al numero 339.8090265 con premi per quelle foto che otterranno più like. Info, 045.8960599, www.marciatorisommacampagna.org. •
Sommacampagna
L’AssociazioneTennis festeggiamezzosecolo Eral’11 maggio 1969quando ungruppodiamici e appassionatifondava l’AssociazioneTennis Sommacampagna.Come ricordalo storicoPaolo Castioni,«gran merito, anche finanziario,fu diMarino CordiolieGianfrancoCaprara chesfruttarono almeglio un ritagliodiappezzamento messoa disposizionedalla contessaEmiliaCampostrini, mogliedelconte Gianfranco
Gianfilippi». Lelottizzazioni andatea ruba a ridossodelparcodivillaVenier lasciaronounospazio tra via2 Giugnoele nuovescuole medie (poielementari)che permisero la costruzionediunasede-bare di duecampi. Ilpresidente dell’Associazione TennisèRoberto Bergamo. I festeggiamentiper le decinedi sociper ilcinquantesimo di attivitàsonoinprogramma il sabatoprimogiugno. L.Q.
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La giornata dell’All Share
MILANO Ftse Italia All Share 23.211,07 -0,08% Ftse Mib 21.203,86 -0,07% Ftse Italia Star 35.845,16 +0,12% LONDRA Ftse 100
ZURIGO Smi
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FRANCOFORTE Dax 30
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ILCONCORSO. Figure nate peraccompagnare ibeneficiari del reddito nellaricerca del lavoro
Lacarica deinavigator 79milaper3mila posti Perivincitori uncontratto finoadaprile 2021con uno stipendiodipoco superiore ai30mila eurolordil’anno Mila Onder ROMA
Quasi 79.000 richieste per 3.000 posti. È partita la carica dei potenziali navigator, le nuove figure professionali nate per accompagnare i beneficiari del reddito di cittadinanza nella ricerca di lavoro. L'Anpal se ne aspettava di più, circa 100.000, ma il numero arrivato entro i termini fissati per la presentazione delle domande comporterà comunque una fitta opera di selezione nel corso del prossimo mese. E mentre l'Inps avvia un nuovo servizio, un camper per raccogliere le domande per il reddito, il vicepremier Luigi Di Maio conferma che la misura consentirà un risparmio di 1 miliardo. La maggior parte delle richieste è concentrata nel Centro-Sud. Guardando alla distribuzione regionale dei candidati, a guidare la classifica è la Campania, con 13.000 domande, subito davanti alla Sicilia (quasi 12.000) e al Lazio con 9.304 domande. Seguono altre due regioni del Mezzogiorno: la Puglia e la Calabria. La provenienza è simile considerando il quadro delle città: quella con più potenziali tutor è Roma con 7.092 richieste, seguita da Napoli (6.812), Palermo, Ca-
tania e Salerno. La platea subirà una prima rapida cernita in base al voto di laurea, titolo di studio considerato necessario nella versione specialistica di cinque anni (o magistrale) in discipline economico giuridiche o sociali o in pedagogia e scienze dell'educazione, psicologia o pedagogia. Poi in 60.000 accederanno ai successivi test con domanda a risposta multipla. Si tratterà di 100 quiz ai quali rispondere in 100 minuti su cultura generale, logica, informatica, politiche del lavoro, reddito di cittadinanza, contratti, istruzione e formazione, regolamento del mercato del lavoro, economia aziendale e test psicoattitudinali. La prova potrà considerarsi superata con una votazione pari a 60/100 e la graduatoria sarà stilata su base provinciale. L'obiettivo indicato dal presidente dell'Anpal, Mimmo Parisi, è quello di avviare i navigator alla formazione e renderli operativi entro giugno. Chi si aggiudicherà il posto potrà contare su un contratto di collaborazione coordinata e continuativa fino al 30 aprile 2021, con un compenso poco superiore ai 30 mila euro lordi annui, compresi 300 euro al mese di rimborso spese. I navigator sono il punto nevralgico
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Sterlina Inglese
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Dollaro Usa
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IlvicepremierLuigi DiMaio ANSA
Laplateasubirà unaprimacernita sulvotodilaurea. Poiin60mila accederanno aiveritest Nellaclassifica dellerichieste, primala Campania poiSiciliaeLazio. DominailSud
delle politiche attive che il Movimento 5 Stelle ha voluto affiancare al reddito vero e proprio. Un percorso per ora parallelo che si intreccerà nella fase più avanzata di attuazione della misura. Per ora, ha ricordato Luigi Di Maio, sono arrivate 1 milione di domande da 3 milioni di persone per ottenere il beneficio. Di queste il 75% è stato accettato dall'Inps, una percentuale che equivale ad «un grande successo» per il leader 5S e che determinerà anche un avanzo di 1 miliardo di euro da destinare a nuovi interventi a favore della famiglia. Di Maio pensa ad aiuti «a chi ha figli e a chi fa figli», sotto forma di sgravi rafforzati. •
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Le migliori veronesi ieri 1,1202
L’andamento
INDICE EUROPEO ESTX Pr 3.417,260 +0,47% NEW YORK Dow Jones Nasdaq
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Brevi ENEL VOLACON RINNOVABILI RICAVICRESCONO,+10% L'Enel chiude il primo trimestre del 2019 con ricavi in crescita del 10,3% a 20,89 miliardi e un risultato netto in aumento del 7,4% a 1,25 miliardi. Il risultato è dovuto ancora una volta all'apporto delle rinnovabili e all'aumento del perimetro, nel quale è entrata la società brasiliana Eletropaulo acquisita a primavera dello scorso anno. I dati per l'a.d. Francesco Starace sono «ottimi». POSTE UTILECROLLA DEL9,5% «MAILPIANO VA BENE» Primo trimestre in flessione per Poste Italiane con un utile netto in calo del 9,5% a 439 milioni di euro. Per l'azienda non è una battuta di arresto: nel suo complesso l'andamento dei conti «conferma gli obiettivi del piano Deliver 2022», la strategia tracciata dall' amministratore delegato Matteo Del Fante che garantisce: «Il piano procede bene. Non cambiamo la guidance 2019». TIM FRENATAIN BRASILE L’UTILECALA DEL10% Tim chiude il primo trimestre in Brasile con una brusca frenata: l'utile netto di 220 milioni di reais (49,46 milioni di euro) è in calo del 10,4%, appesantito dalle imposte differite (senza il cui impatto sarebbe stato di 251 milioni in crescita del 2,5%). Da punto di vista gestionale invece è «un ennesimo trimestre in crescita in tutti i segmenti, servizi fisso e mobile e prodotti».
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Banco Bpm
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Cattolica Assicurazioni
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Dobank
SBLOCCACANTIERI. Pioggia di emendamenti
UnMosesenza pace Èscontro Lega-5S sulcommissario Tensionetra Toninelli eZaia 1.174pareridimodificaal testo Silvia Gasparetto ROMA
Nuovo fronte di scontro tra Movimento 5 Stelle e Lega: il ministero delle Infrastrutture, guidato da Danilo Toninelli, annuncia infatti l'arrivo di un nuovo commissario per il Mose di Venezia e subito arriva il «no totale» del governatore leghista del Veneto, Luca Zaia. Un botta e risposta che avrà ripercussioni sull'esame del decreto Sblocca-cantieri, al quale i senatori hanno presentato una vera e propria pioggia di emendamenti. Delle 1.174 proposte di modifica circa un centinaio, tra l'altro, sono della maggioranza. I due azionisti del governo hanno presentato 47 proposte ciascuno e si starebbe lavorando su alcuni temi specifici, a partire da un nuovo ritocco delle soglie per gli affidamenti degli appalti, già oggetto di un duro braccio di ferro tra alleati durante la manovra. Con il decreto sui cantieri la doppia soglia voluta dalla Lega è stata infatti cancellata tornando al limite di 40mila euro per gli affidamenti senza gara e abbassando a 200mila euro quelli con procedura negoziata, riducendo a tre (da dieci) i soggetti economici da interpellare. Proprio il tetto dei 200mila euro potrebbe di nuovo salire, forse anche oltre i 350mila euro sui quali ci si era accordati appena cinque mesi fa. Altra retromarcia potrebbe
Uncantiere edile ANSA
arrivare sul fronte dei subappalti, stralciando la possibilità per chi partecipa a una gara e non la vince di ottenere poi lavori in subappalto. Potrebbe arrivare inoltre, come annunciato sempre dal ministero, anche la soluzione invocata dagli operatori per superare la «sindrome del blocco della firma»: il Mit caldeggia l'ok a una proposta che «salva» i dirigenti dal rischio di incorrere nella responsabilità erariale, prevedendo una controllo preventivo della Corte dei Conti in modo da escludere la colpa grave. Le tensioni potrebbero tornare ad accendersi, come già in fase di «gestazione» del decreto, sulle ipotesi di nuovi commissari. Il Mit ne proporrà uno per il Gran Sasso insieme a un nuovo «commissario straordinario» per il Mose di Venezia. •
ILGOVERNATORE. «La monetaunicaè un progettopolitico,non un capriccio.È irreversibile»
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Draghipremiaigiovani studenti «No-euro? Inrispostauna risata» L'euro è un progetto politico nel quale hanno investito generazioni di leader, non un capriccio della tecnocrazia, ed è per questo che è irreversibile. E oggi è sostenuto da consensi che superano il 70%, al punto che a chi favoleggia un ritorno alle vecchie valute nazionali l'unica risposta è una risata. A dirlo, smentendo una narrazione oggi popolare in molti paesi, Italia inclusa, è Mario Draghi. Che in un dialogo con gli studenti delle superiori vincitori
del Generation Euro Students Award - una premiazione annuale giunta all'ottava edizione - ha fatto leva sulla vicinanza dei più giovani all'Europa, in opposizione a un euroscetticismo che alligna maggiormente fra i più attempati. «Siete la prima generazione cresciuta con la nostra moneta unica, e siete anche il futuro d'Europa. Quanto sentite parlare di un ritorno alle vecchie valute nazionali, a voi viene solo da ridere. E io rido con voi». •
MarioDraghi ANSA/EPA
GIOVEDÌ 9 MAGGIO 2019 - ANNO XVIII - N. 109
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Via F. Rismondo 2/E - 35131 Padova - Tel 049 8238811 - Fax 049 8238831 E-mail: corriereveneto@corriereveneto.it
Arte
Lirica
Fondazione Prada Omaggio a Kounellis e all’Arte povera
Servizi e Sociale
LA BUONA (O QUASI) SANITÀ di Gabriella Imperatori
V
a bene, ogni regione ha i suoi pregi, difetti e lacune, come la cronaca dimostra quotidianamente. Però che la nostra sanità sia tuttora un’eccellenza lo dimostra sia la processione di pazienti che arrivano anche da regioni lontane, specie del profondo sud, sia l’offerta recente, da parte dell’Arabia Saudita, di arruolare medici veneti con compensi quattro volte superiori a quelli italiani. E certo: da noi è quasi impossibile che nel ventre di una persona operata venga dimenticata una pinza. O che durante un intervento chirurgico si arrivi a bucare un organo vitale. Ed esistono specialisti di livello altissimo. Tuttavia, al di là di previsioni inquietanti di tagli alle spese sanitarie (come peraltro a quelle per la scuola) da qualche tempo si avvertono segnali che suscitano domande. Visite e interventi rimandati, se non urgentissimi, alle calende greche. Pronti soccorsi intasati da pazienti costretti ad attendere ore. Posti-letto che scarseggiano. Mancanza o insufficienza di anestesisti e ginecologi, per cui è stato ed è necessario ricorrere a medici stranieri, magari bravi e parlanti italiano, ma reclutati anche per risparmiare. Oppure a pensionati ultra-ottentenni, che si dichiarano sicurissimi di sé, dato che la loro è l’esperienza di una vita: vero quasi certamente, benché, dopo una certa età, sia sempre possibile un crollo di attenzione o di energia. C’è da chiedersi che senso ha, allora, il duro test d’ingresso a Medicina, se poi, una volta ultimati gli studi magari con lode, si sfornano professionisti che vanno a spasso.
continua a pagina 7
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Dati meteo a cura di 3Bmeteo.com
Onomastici: Gregorio, Luminosa
corrieredelveneto.it
Il caso Il governo vuole accentrare la gestione della laguna e prevede anche un balzello.Da Zaia a Brugnaro, tutti contro
Tassa sul Mose, Veneto in rivolta Supercommissario e Agenzia. Manutenzione da 100 milioni l’anno pagata anche coi turisti
Una tassa di scopo (la terza a Venezia), per pagare la manutenzione del Mose. Nel frattempo dovranno pagare la Regione (assieme ai ministeri di Infrastrutture, Ambiente, Beni culturali e Finanze con 15 milioni di euro ciascuno), il Comune e la Città metropolitana (10) e il Porto (5), arrivando così ai 100 milioni (annui) previsti per garantire il funzionamento delle dighe mobili. Esplode l’ra del Veneto contro il decreto del Mit. a pagina 2 Bottazzo VENEZIA
● FATTI& STORIE TREVISO, IL CASO
Operai cercasi, l’appello e l’ira della Donazzan TREVISO Angelo Zanon, titolare
di Miniuterie Zanon, di Vazzola, nel Trevigiano ha una ventina di dipendenti, quasi tutti dell’Est Europa. L’imprenditore trevigiano, però, cerca da un anno tre operai in grado di gestire un tornio e tenta l’ultima carta: un’inserzione a pagamento su un quotidiano. Scatenando la furia dell’assessore regionale Donazzan. a pagina 11 Favero
L’EMENDAMENTO DEL MIT
E Roma si tiene poteri e fondi VENEZIA Un supercommissario per il Mose. È la svolta impressa dal ministero alle Infrastrutture per finire presto l’opera con i lavori alle dighe mobili a rilento dopo un periodo di stop troppo prolungato. Ma non solo: anche un’agenzia pubblica per permettere al governo di avere la gestione dei poteri e dei fona pagina 3 di.
IL PROGETTO
L’opera infinita Fa discutere l’emendamento del Mit per il completamento del Mose a Venezia
LA 15ENNE STUPRATA, LE INTERCETTAZIONI
«Violentata, dicevo basta Tu eri mia amica e mi hai venduta a loro» di Andrea Priante «Sapevi che mi facevi male. Stavo morendo dal male. Non eravamo amiche? Potevi stoppare la cosa... Hai sentito i miei “basta!” Mi hai venduta per la cocaina». È un passo delle chat scambiate con Elisa Faggion dalla quindicenne vicentina drogata e violentata dall’«amica» più grande e da due marocchini. La Faggion, in una conversazione con uno dei presunti complici, dice che «lei era consenziente». Intanto ieri si sono tenuti gli interrogatori di garanzia. Solo uno dei marocchini ha parlato al giudice, negando ogni responsabilità. a pagina 7 Centin
VICENZA
La riforma E Berti attacca: non passa se la Lega insulta
Autonomia, M5s divisi Stefani da Conte: pronti
I-React, l’app contro i disastri ambientali
Vertice a Palazzo Chigi tra il ministro Stefani e il premier Conte ma nonostante le promesse della Lega («Intese al prossimo Consiglio dei ministri») resta lo stallo sulla riforma. Il ministro della Sanità Grillo chiede a Zaia di mediare rispetto alle sue pretese mentre il consigliere regionale Berti avvisa la Lega: «Se continua ad attaccarci ogni giorno, salta tutto». a pagina 5 Bonet
Un’app tutta europea per arrivare preparati in caso di catastrofe naturale. Il progetto, finanziato con 6 milioni dalla Ue è della Fondazione Links di Torino ma fra i partner c’è anche H-Farm. La presentazione dell’app che funziona come super-aggregatore di big data, dai satelliti alle protezioni civili europee è in programma oggi e domani alla sede Unesco di Venezia. a pagina 6 Zambon
ROMA
Venezia, il Comune rinnova il blocco delle concessioni. Sfuggono al blocco 30 locali Mille plateatici in tutta la città. Mille e non più di mille, almeno per un altro anno perché il Comune è pronto a rinnovare per un altro anno il blocco delle concessioni. Blocco al quale, però, sono sfuggite 30 eccezioni. «Ci siamo consultati con l’avvocatura civica – ha spiegato il dirigente comunale Francesco Bortoluzzi alla commissione consiliare –. Volevamo seguire la linea più stringente possibile, ma ci è stato spiegato che in questi casi dovevamo stare attenti». a pagina 8 Costa
Possibili piovaschi Vento: SE 12 Km/h Umidità: 74%
a pagina 14 Gargioni
VENEZIA E MESTRE
Mille plateatici, un altro anno di stop
VENEZIA
OGGI 17°C
Turandot alla Fenice Traumi e amori della principessa
a pagina 13 Tuzii
LE ALTRE EDIZIONI: Padova-Rovigo, Treviso-Belluno, Vicenza-Bassano, Corriere di Verona
Distribuito con il Corriere della Sera - Non vendibile separatamente
LA CASSAZIONE
Annullata la condanna per terrorismo La Cassazione ha annullato la condanna di Ajhan Veapi (nella foto), il macedone accusato di aver favorito l’incontro tra l’imam del terrore Bilal Bosnic e i foreign fighter partiti dal Bellunese. a pagina 7 Citter
VENEZIA
● LETTERA APERTA Lo «Sbloccacantieri» boomerang per le imprese di Roberto Contessi e Giovanni Salmistrari
I
costruttori hanno atteso con grandi aspettative l’uscita del Decreto «Sbloccacantieri» per le positive ricadute in termini di PIL, lavoro e auspicato sblocco delle risorse. a pagina 2
VENEZIA
REGIONE ATTUALITÀ
Corriere del Veneto Giovedì 9 Maggio 2019
Autonomia, vertice Conte-Stefani Grillo chiede mediazioni sulla sanità Il pentastellato Gallo: «Nelle Regioni troppa corruzione». Ma il partito lo bacchetta ROMA Si
è tenuto ieri sera, a Palazzo Chigi, l’atteso faccia a faccia tra il premier Giuseppe Conte (anche in questo caso nel ruolo di paciere tra i due litiganti, Lega e M5s) e il ministro degli Affari regionali Erika Stefani, decisa a capire che intenda fare il capo dell’esecutivo con le bozze d’intesa sull’autonomia, pronte da tre mesi e chiuse in un cassetto. L’incontro si è svolto come da copione, con la ministra ad incalzare e il premier ad ascoltare, e anche l’esito finale è perfettamente in linea con i precedenti: nessuna data, nessuna svolta, nessun chiarimento sull’iter, molte buone intenzioni. Su tutte, quella della Lega di portare le bozze d’intesa con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna «al prossimo Consiglio dei ministri», prima delle elezioni Europee. Circolano le date del 16 o del 20 maggio ma è meglio non farsi troppe illusioni. Il «prossimo Consiglio dei ministri» doveva essere quello della settimana scorsa e si sa come è andata a finire. E pure quello di ieri, monopolizzato dal «caso Siri», è andato a vuoto.
Faccia a faccia Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con il ministro agli Affari regionali, la leghista Erika Stefani Ieri c’è stato un incontro tra i due a Palazzo Chigi Tema: i ritardi sulle bozze d’intesa per l’autonomia
«Con Conte abbiamo fatto il punto della situazione - riferisce all’uscita Stefani - . Noi sull’autonomia siamo pronti. Abbiamo fatto tutti gli approfondimenti e le intese sono sul tavolo. Se qualcuno nei Cinque Stelle ha cambiato idea lo dica chiaramente e se ne assuma responsabilità. Il percorso sin qui seguito è stato condiviso passo a passo con tutti i ministeri. La Lega ha intenzione di proseguire con fermezza e celerità, non vogliamo in alcun modo penalizzare nessuno ma garantire a tutte le regioni servizi efficienti senza sprechi. Non dobbiamo avere paura di una riforma che il Paese aspetta da troppo tempo». Il dibattito, intanto, prosegue su due binari: quello di governo e quello parlamentare. Quanto al primo, ieri è stato il turno del ministro della Sanità Giulia Grillo, intervistata da Corriere Tv: «Sulle autonomie è stato fatto un grandissimo lavoro tra l’ufficio del ministro Stefani e i nostri uffici in cui la parte sulla sanità è stata abbondantemente discussa. Ora è chiaro che se Zaia e Fontana mi chiedono 100
5 VE
io non posso dare 100, posso dare quello che la Costituzione mi consente di dare. Il problema è che loro vogliono 100 per forza, ma la politica è fatta di mediazioni. Loro vogliono per esempio la gestione della farmaceutica che è impossibile dare a livello regionale. E se ci sono regioni che guadagnano con la mobilità passiva dalle regioni povere dobbiamo trovare dei meccanismi di equilibrio perché non si possono rafforzare solo le regioni forti e le regioni deboli farle diventare ancora più deboli. Il problema non è autonomia si, autonomia no, ma è autonomia come». Il binario parlamentare ha invece visto l’ennesima lite tra Cinque Stelle e Lega, e tra gli stessi Cinque Stelle: «C’è troppa corruzione nelle Regioni, è necessario sospendere le autonomie» ha detto il deputato M5s Luigi Gallo. «L’autonomia rappresenta un passo epocale per l’Italia e si farà - hanno replicato i capigruppo del Carroccio alla Camera e al Senato chi non vuole la riforma non vuole il bene del Paese». Anche il sottosegretario M5S Mattia Fantinati prende le distanze: «Chi è contro le Autonomie, nel M5s, lo fa a titolo personale. In Italia c’è un problema di corruzione, che stiamo affrontando seriamente. Chi fa di tutt’erba un fascio, accusando le Regioni in toto, butta il bambino dell’autonomia con l’acqua sporca della corruzione, e genera solo confusione». Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL MOVIMENTO 5 STELLE JACOPO BERTI di Marco Bonet «Fare come sta facendo la Lega è il modo migliore per far naufragare l’autonomia. Davvero pensano che la riforma abbia una sola chance di andare avanti se loro continuano ad attaccare tutto e tutti, a cominciare dagli alleati che dovrebbero aiutarli a portare a casa il risultato?». Jacopo Berti, consigliere regionale, proboviro del Movimento Cinque Stelle e luogotenente di Luigi Di Maio in Veneto, è convinto che «i leghisti siano alla ricerca di un casus belli per far saltare il banco». Viceversa, dice, «non riesco a spiegarmi il loro comportamento». Proviamo. «Scindiamo la propaganda dai fatti. I fatti dicono che per 25 anni, insieme agli altri partiti del centrodestra, la Lega ha promesso l’autonomia in varie forme, dal federalismo alla devolution, passando per la secessione. Hanno goduto di maggioranze bulgare ai tempi di Berlusconi premier eppure non hanno mai realizzato alcunché. Ora c’è “l’unico governo in grado di fare l’autonomia”, e non sono parole mie ma di Matteo Salvini dal palco di Treviso, eppure loro fanno di tutto per minare il percorso. Abbiamo 330 parlamentari, piaccia o non piaccia da noi si deve passare. Attaccarci ogni mattina è un suicidio». Ammetterà che il Movimento Cinque Stelle non si sta dimostrando molto collaborativo su questo tema. «Dobbiamo fronteggiare delle resistenze interne, sarebbe stupido negarlo, il dibattito è sotto gli occhi di tutti, trasparente. Ma forse i parlamentari calabresi e siciliani di Salvini fanno salti di gioia all’idea di votare l’autonomia del Veneto? Come nelle migliori famiglie, ci si confronta, si litiga, poi si decide». E il Movimento Cinque Stelle ha deciso? «Certo. Anche qui, i fatti: abbiamo sostenuto il referendum; abbiamo inserito la riforma nel “contratto di governo”; Di Maio, ogni volta che ne parVENEZIA
La replica
Jacopo Berti, candidato presidente contro Zaia, ora consigliere regionale, replica all’attacco dell’assessore leghista Roberto Marcato
«La Lega smetta di attaccarci o la riforma finisce male Da Zaia errori, non incolpi noi» Il consigliere regionale: «Perché non parlano dei nodi dell’Istruzione?»
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Tattica Se si vuole portare a casa il risultato, perché attaccare gli alleati ogni giorno?
la, assicura che l’autonomia si farà. Che dobbiamo fare di più?». Magari i vostri ministri potrebbero rispondere alla collega Stefani. «La Lega è abile ad enfatizzare le nostre richieste di chiarimenti, legittime e perfino do-
verose visto il cambiamento radicale che si prospetta. Ma perché Zaia e Marcato non parlano mai, ad esempio, dell’istruzione, materia che afferisce ad un loro ministro, Bussetti, su cui non è stato chiuso alcun accordo e che anzi rappresenta a tutt’oggi uno dei no-
di più difficili da sciogliere? Rimango disorientato dalle loro giravolte». Ma il M5s ce l’ha una controproposta? «La controproposta sta nella sintesi che viene fatta da Stefani al tavolo degli Affari regionali, dopo il confronto con i di-
Il deputato M5s D’Incà contro l’assessore leghista Marcato
«Il Carroccio metta la museruola al suo bulldog» VENEZIA «Mettete la museruola al Bulldog». È la dura replica di Federico D’Incà, deputato veneto del M5s, alle accuse dell’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato («Il M5s blocca il Veneto, le imprese hanno ragione ad essere preoccupate»). «Il fatto che la Lega tiri il sasso di continuo e nasconda il braccio è insopportabile e rende impossibile qualsiasi confronto - continua D’Incà - Voglio ricordare a tutti le bugie raccontate ai veneti dai leghisti sull’autonomia, come i nove decimi di ritorno delle tasse, corrispondenti a 20 miliardi di
maggiori entrate per il Veneto, cosa assolutamente impossibile e non prevista dalla Costituzione. Su questo Marcato dovrebbe rispondere: non tanto al M5S, ma a tutti i veneti. Dove sono questi soldi?». E ancora: «Vogliamo dire la verità? Salvini in questo momento sta cercando il voto in regioni del Sud e del Centro e sa perfettamente che deve ritardare l’autonomia per non preoccupare gli elettori di questa parte d’Italia. Consiglio a Marcato di scrivere a Salvini, altro che al M5S». (ma.bo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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I tempi Non saranno brevi ma la Lega lombarda non si agita quanto quella veneta
versi dicasteri. Anche qui, però, se non c’è malafede c’è schizofrenia: non è Zaia a ripetere che la proposta è immodificabile, che il parlamento non può emendare? O per l’ennesima volta ha cambiato idea, come sui 9/10 delle tasse o la legge delega?». In ogni caso par di capire che i tempi non saranno brevi. È così? «Vogliamo evitare i pasticci già visti con la riforma del Titolo V e per fare le cose per bene useremo tutto il tempo necessario. Questo rappresentare un problema solo per la Lega veneta». In che senso? «Da parte della Lega lombarda non vedo tutta questa ansia e questa animosità. Temo che i leghisti veneti, come al solito, soffrano di sudditanza nei confronti dei cugini e dunque provino a farsi notare agitandosi di continuo. Ma così facendo finiscono per prendere posizioni pericolose per la tenuta stessa del governo. E questo è l’ennesimo errore di Zaia». Gli altri? «Il primo è aver cercato la grande abbuffata puntando a 23 materie e moltiplicando così le fonti di dubbio e gli appigli per chi vorrebbe bloccare tutto. Ricordo il saggio monito del professor Bertolissi: “Attenti a non fare come il bambino viziato che al ristorante ordina tutto il menù e poi si sazia all’antipasto”. Gli altoatesini, maestri di autonomia, insegnano che si deve procedere passo dopo passo. Loro ci hanno messo 40 anni per arrivare dove sono oggi». Il secondo errore? «Vittima della sua vanità, dell’abitudine di specchiarsi sui giornali, il governatore polemizza con tutti, da De Luca alla Nugnes, alzando i toni dello scontro, polarizzando le posizioni e dando sempre nuovi argomenti a chi vorrebbe mandare tutto al macero». Come se ne esce? «Smettendo di cercare nemici dappertutto, dandosi una calmata e realizzando quella pax veneta che, trascendendo i partiti, sola può condurci al risultato». © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Giovedì 9 Maggio 2019
100 Costo annuo
Il costo per la gestione e la manutenzione del Mose è stimato nella relazione diffusa dal ministero per le Infrastrutture e i Trasporti in circa 100 milioni di euro all’anno
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Oneri per la Regione
Il capitale sociale della Società pubblica, secondo il Mit, proverrebbe dallo stesso dicastero, da Mef, Mipaaft, Mibac e Regione Veneto, con un contributo di 15 milioni di euro ciascuno
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Oneri per Venezia
Città metropolitana e Comune di Venezia (ma il secondo è parte integrante della prima) dovrebbero contribuire con 10 milioni ciascuno. Si prevede, inoltre, un contributo di 5 milioni dall’Autorità portuale
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L’EMENDAMENTO DEL MIT VENEZIA Un supercommissario per il Mose. È la svolta impressa dal ministero alle Infrastrutture per finire presto l’opera con i lavori alle dighe mobili a rilento dopo un periodo di stop troppo prolungato, e sullo sfondo lo scontro tra il Provveditore alle opere pubbliche del Triveneto Roberto Linetti («I soldi ci sono, mancano i progetti», ripete da tempo) e i due commissari del Consorzio Venezia Nuova (e quindi dei privati) Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola. Adesso basta, comanderà il nuovo commissario straordinario, che assume direttamente anche le funzioni di stazione appaltante per procedere spedito con i lavori, in accordo con il Provveditore. La decisione è stata presa nei giorni scorsi dopo un vertice del ministro con i Provveditori alle opere pubbliche e ieri è stata messa nero su bianco con la presentazione dell’emendamento del Mit al decreto «Sblocca cantieri» per dare soluzioni a una serie
Supercommissario e agenzia pubblica così il governo gestirà poteri e fondi
di problemi sulle opere pubbliche che ha portato a proporre una raffica di commissari. Per Venezia la svolta riporta le competenze allo Stato: da una parte con il commissario straordinario dall’altra con la creazione di una società pubblica composta da quattro ministeri (Infrastrutture, Economia e Fi-
nanze, Ambiente, Beni culturali), Regione Veneto, Città metropolitana, Comune di Venezia e Porto che dovrà coordinare l’esecuzione, la gestione e la manutenzione del Mose, stimata in 100 milioni l’anno, e che avrà le competenze della laguna andando contro la legge di Stabilità del 2014 che dava le competenze
(mai cedute) sulle acque alla Città metropolitana. Terzo elemento è il superamento del Comitatone, l’organo creato dalla Legge speciale per programmare le azioni di salvaguardia e definire i finanziamenti che vedeva gli enti locali al centro. Il ministero ha annunciato un decreto sulla ripartizione dei fondi a
Grandi opere In alto Danilo Toninelli (M5s) alla guida del Mit, il ministero delle Infrastrutture e delle opere pubbliche. A sinistra le paratoie di una delle bocche di porto del Mose, il sistema a dighe mobili contro l’acqua alta
Il cantiere eterno
Già 16 anni di lavori E nell’anniversario riprende il processo sporti) che appioppa al Veneto e a Venezia una batosta milionaria per i costi di gestione. Lo «sfondo», si fa per dire, resta il completamento al ralenty di un’opera monstre che, però, vedrà tempi di realizzazione più lunghi delle piramidi egiziane. Scrivono gli storici che la maestosa piramide di Cheope richiese una decina d’anni d’edificazione. E la soglia psicologica dei dieci anni di cantieri si applica, agevolmente, anche ad altre
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opere immani: dalla linea Maginot che avrebbe dovuto difendere la Francia dai panzer nazisti all’Autosole, il traforo del Monte Bianco e l’avveniristico tunnel sotto la Manica. E il Mose? Il contatore del sistema a dighe mobili è già arrivato a segnare sedici anni tondi tondi - maggio fatale si diceva - senza che ancora ci sia una data di ultimazione. Solo la speranza che entro l’inizio dell’estate si completino i lavori di San Ni-
colò. Chioggia dovrebbe essere in funzione anche prima, poi toccherà a Malamocco. Per fine anno, insomma, le dighe del Mose potrebbero essere in grado di chiudersi. Previsioni, non si avverò quella di Pietro Lunardi che, allora, sedeva sulla poltrona di Toninelli: «I lavori saranno conclusi entro otto anni e finalmente, i veneziani potranno lasciare a casa gli stivali». Impossibile dimenticare la battuta tranchant e, questa sì, profetica del sindaco filosofo Massimo Cacciari negli anni Novanta: «C’è acqua alta? Veneziani, mettetevi gli stivali!». Chissà che ne pensa oggi Cacciari, l’unico a tentare di fermare un’opera che in tanti definiscono «nata male». E fra processi, faide istituzionali, liti sui costi e ritardi infiniti, è proseguita anche peggio. Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nuovi turni Legge cultura per le farmacie c’è il via libera VENEZIA Nuove norme per i
turni delle farmacie in Veneto. Ieri, il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità nella seduta odierna il progetto di legge sulla «Disciplina dell’orario di servizio, dei turni e delle ferie delle farmacie». Il riordino riguarderà i turni diurni, notturni e festivi ma anche gli orari di apertura e chiusura delle farmacie. Si parte anche con i canali digitali per ampliare la possibilità di informazioni al cittadino in merito ai turni e agli orari.
VENEZIA La parola d’ordine, per l’assessore regionale Cristiano Corazzari, era «snellire la ‘vecchia’ normativa del settore». La risposta è arrivata ieri con l’approvazione in consiglio regionale della legge quadro sulla cultura che prevede un utilizzo massivo dei fondi europei per le imprese culturali potendo contare su oltre 300 tra musei, monumenti e aree archeologiche, 1000 biblioteche, 800 archivi e più di 800 spazi teatrali e sale cinematografiche e oltre 3.800 Ville Venete.
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Nicola Pellicani (Pd) Cosa risponderebbe Toninelli ai sindaci del territorio di fronte a una domanda sulla risoluzione del nodo delle grandi navi? Venezia e agli altri Comuni della gronda lagunare bypassando il Comitato. «Mi chiedo perché si ostini a non convocare l’organo preposto a questo scopo — interviene a gamba tesa il parlamentare pd Nicola Pellicani — . Evidentemente il ministro alla Confusione Toninelli, preferisce non mettere attorno a un tavolo i sindaci e i rappresentanti dei vari enti e territori. Cosa risponderebbe loro di fronte a una domanda sulla risoluzione del nodo delle grandi navi, oppure dell’operatività del porto?». «Il ministero ha più volte segnalato l’esigenza di convocare il Comitatone per la suddivisione delle risorse», sottolineano gli Uffici di Porta Pia. Ma inutilmente. Il decreto — che consentirà di sbloccare i 265 milioni fermi da quasi due anni per gli interventi di salvaguardia — prevede la suddivisione (in base alla proposta di riparto su criteri storici che tiene conto anche dell’ampiezza degli ambiti territoriali di riferimento) di 20 milioni di euro per il 2018 e trenta dal 2019 al 2024 ai Comuni di Venezia, Chioggia e Cavallino e di cinque milioni (2018) e dieci per i restanti anni alle amministrazioni di Codevigo, Campagna Lupia, Mira, Quarto d’Altino, Jesolo e Musile di Piave. La rivoluzione, nell’aria da tempo (tanto che erano stati fatti i nomi del provveditore Linetti ormai prossimo alla pensione e del sindaco Luigi Brugnaro — entrambi però pronti a smentire le voci — ma anche di Fabio Riva ex responsabile dell’Ufficio Salvaguardia del Magistrato alle Acque e Federico Vittorio Rapisarda, Provveditore delle Opere pubbliche del Lazio ) è la nomina del supercommissario al Mose che dia l’accelerata finale. «I ritardi finora registrati per il completamento e la messa in esercizio — dice la relazione illustrativa agli emendamenti — impone l’adozione di un commissario incaricato di sovraintendere alle fasi di comp l e t a m e n to , co l l a u d o e avviamento nonché della manutenzione», stimata dal ministero in cento milioni di euro all’anno che potrebbe essere affidata a un pool di imp r e s e t r a m i te u n a g a r a pubblica al massimo ribasso che comprenda anche la gestione. Precisazione (della stessa nota): «Il compenso del commissario non peserà sulla finanza pubblica, ma dovrà trovare copertura (essere sottratto, ndr) dal quadro economico dei lavori del Mose». F. B. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
Giovedì 9 Maggio 2019 Corriere del Veneto
Il governo e il territorio
Tassa per pagare il Mose, è bufera
Cento milioni l’anno coperti dai veneti. Nuovo ticket turistico Da Zaia a Brugnaro: «Le mani nelle tasche dei cittadini» ● La lettera aperta
Noi costruttori delusi dallo «Sbloccacantieri»
di Roberto Contessi * e Giovanni Salmistrari **
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costruttori hanno atteso con grandi aspettative l’uscita del Decreto «Sbloccacantieri» per le positive ricadute in termini di Pil, lavoro e auspicato sblocco delle risorse stanziate per gli investimenti. Aspettative che sono andate deluse. Dal Dl Sbloccacantieri e gli altri provvedimenti del governo (Dl Semplificazioni, Dl Crescita e Def) non si evince una visione strategica di dove si vuole portare il Paese e il settore. Nonostante una disoccupazione dilagante, un impoverimento al di sotto della soglia di sicurezza di tutte le infrastrutture del Paese e un’incapacità di impiego delle risorse, ancora si continua a preferire la spesa corrente e a far crescere il debito pubblico. Come categoria chiediamo 2 semplici cose per l’attivazione dei cantieri: a) riperimetrazione del reato di abuso di ufficio; b) riconfigurazione della responsabilità erariale. Questi due passaggi sono preliminari a ogni altra azione. Tutte le forze politiche nei molteplici incontri ci hanno manifestato la propria più assoluta condivisione. Nessuno ha fatto nulla! Nello specifico il Dl «Sbloccacantieri», anziché agire verso una semplificazione, va ad acuire alcuni punti critici del Codice vigente: il subappalto, il limite alla procedura negoziata e l’utilizzo del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Il subappalto torna facoltà della Stazione appaltante che potrà prevederlo in una forchetta fino al massimo del 50% dell’importo dei lavori. Oggi quindi la stessa azienda si potrà trovare nell’assurda situazione di partecipare a una gara dove un giorno il subappalto è possibile per il 5% delle opere e a una gara dove un altro giorno tale limite è pari al 50%. Un effetto negativo sul sistema avrà anche la compressione dei limiti per la procedura negoziata a 200.000€ dall’attuale milione. Come denunciato anche dall’Anci, ricorrere alla procedura aperta per importi pari o superiori a 200.000 € fino a 5 milioni, nonostante l’introduzione di alcune misure «acceleratorie», porterà a un ulteriore aggravio burocratico per le Stazioni Appaltanti, con il rischio di un blocco degli affidamenti da parte delle Amministrazioni di minori dimensioni. Mantenere la soglia attuale di 1 milione risponde anche all’esigenza di tutelare le imprese del territorio evitando che siano costrette a concorrere al più alto numero di gare possibile senza alcuna seria prospettiva di aggiudicazione. Come Ance siamo favorevoli all’utilizzo del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, perché sia applicata in maniera efficace per le opere di complesso contenuto tecnico. Ma questo decreto va nella direzione sbagliata, quando prevede l’innalzamento dal 30 al 50% dell’incidenza del fattore prezzo rispetto ad altri elementi qualitativi dell’offerta. Così sarà ancora il prezzo a decidere l’aggiudicatario. La realtà è che le imprese edili continuano a soffrire ma, nonostante la perdita di 600.000 occupati, il legislatore ha come principale preoccupazione quella di andare a pranzo con i dipendenti della Pernigotti (150 lavoratori a rischio) o creare una newco nel settore delle infrastrutture per salvare grandi imprese * Presidente Ance Friuli Venezia Giulia ** Presidente Ance Veneto © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Una tassa di scopo (la terza, se si considera la tassa di soggiorno e il contributo di accesso), questa volta per pagare la manutenzione del Mose. Nel frattempo dovranno pagare la Regione (assieme ai ministeri di Infrastrutture, Ambiente, Beni culturali e Finanze con quindici milioni di euro ciascuno), il Comune e la Città metropolitana (dieci per entrambe) e il Porto (cinque), arrivando così ai cento milioni (annui) previsti per garantire il funzionamento delle dighe mobili alle bocche di porto. «Il Mose è un’opera nazionale e se ne deve occupare il governo», è intervenuto pesantemente il governatore d e l Ve n e t o Luca Zaia. «Sembra una manovra da burocrati di palazzo, che con l’aiuto di qualche “manina” locale ha partorito un strafalcione, viziato da evidenti profili di incostituzionalità», ha aggiunto il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro lanciando il grido di battaglia. «Da oggi io e il presidente Zaia saremo insieme perché una tale assurdità non venga mai approvata». L’eco dell’emendamento del ministero delle Infrastrutture sul Mose deflagra in laguna poche ore dopo la diffusione. Perché tra le novità che apporta al «pianeta Mose» c’è anche la società di gestione delle dighe mobili, ma il testo finale fa infuriare tutti, a partire da Regione, Comune e Città metropolitana (ma anche Pd e Forza Italia), che si vedono sfilare davanti i poteri sulla laguna e vengono costretti a pagare per la manutenzione, stimata in 100 milioni l’anno. Proprio nei giorni in cui il tiro alla fune tra governo e Veneto sull’autonomia si fa sempre più aspro. «Questo ragionamento sul Mose va in direzione diametralmente opposta, lo Stato vorrebbe imporci di spendere soldi e mettere tasse per un’opera dello Stato stesso, che ha l’obbligo morale e istituzionale di occuparsi della salvaguardia di una città patrimonio del mondo intero — dice Zaia —. Avessimo l’autonomia potremmo almeno fare un ragionamento, ma oltre a non darcela, per ora, ci si inventa anche nuove imposizioni nazionali. Da parte mia, strada sbarrata». L’emendamento del ministero delle Infrastrutture allo «Sblocca cantieri» infatti lo dice chiaramente: «La manutenzione potrebbe trovare copertura mediante la compartecipazione finanziaria da parte delle amministrazioni e degli enti a vario titolo interessati al corretto funzionamento del sistema Mose». Detto fatto: sarà creata una so-
cietà pubblica che si occuperà dell’esecuzione e l’affidamento della gestione nonché della manutenzione con un capitale sociale iniziale, guarda caso, di cento milioni di euro, la cifra necessaria per le i lavori di mantenimento delle dighe. «Quante volte dovremmo pagare il Mose? Una volta come veneziani, la seconda come cittadini metropolitani, la terza veneti, la quarta come italiani?», accusa il sindaco. Del resto quattro ministeri dovranno mettere complessivamente 60 milioni, 15 la Regione, 10 la Città metropolitana e 10 il Comune. «La società è una delle tante stupidaggini
inventata per la gestione del Mose che per finanziarsi non fa altro che mettere le mani nelle tasche dei cittadini — continua Brugnaro — tutto questo è inaccettabile, gli emendamenti sono indecenti». «Si vogliono scaricare i costi su una Regione tax free, che non applica nessuna addizionale regionale ai suoi cittadini lasciando nelle loro tasche un miliardo e 170 milioni l’anno», incalza il governatore del Veneto. Di più: l’obiettivo finale è la tassa di scopo vincolata a sostenere le spese di gestione del sistema «che andrebbe a gravare sui turisti, anche giornalieri che sono i
beneficiari ultimi del Mose». E le reazioni non si sono fatte attendere: «Le tensioni del governo si scaricano anche sul dossier Mose. Sarà una prova di forza tra Lega e 5S o un altro gioco delle parti? In ogni caso la conseguenza la pagano gli italiani», dice la vicepresidente vicaria dei deputati Pd Alessia Rota. «È iniziata la ritorsione del M5s contro le Regioni che hanno chiesto l’autonomia, è una provocazione inaccettabile», attaccano i deputati veneti di Forza Italia, Piergiorgio Cortelazzo, Dario Bond e Raffaele Baratto. Francesco Bottazzo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Luca Zaia Non sono d’accordo su una riga di quell’emendamento e mi adopererò perché non venga approvato. Il Mose è un’opera nazionale e se ne deve occupare il Governo. E intanto continuano a negarci l’autonomia
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Luigi Brugnaro Sono rimasto incredulo e scandalizzato. Sembra una manovra da burocrati di palazzo che ha partorito uno strafalcione incostituzionale Maggio, mese fatale per il tormentato Mose. Eppure la storia delle monumentali dighe mobili contro l’acqua alta era iniziata in pompa magna nel 2003, proprio a maggio, il 14 per la precisione. Un giorno di sole in cui l’allora premier Silvio Berlusconi, officiava una cerimonia di posa della prima pietra che ha avuto pochi eguali per i connotati quasi di sacralità dell’evento. La prossima settimana, 16 anni dopo esatti, il 14 l’agenda veneziana vede ben altro genere di cerimonia: gli appelli legati allo scandalo Mose, nella fattispecie quello post mortem dell’ex ministro Altero Matteoli e quello dell’ex sindaco Giorgio Orsoni che persegue un’assoluzione con formula piena. Nel frattempo, ieri, è deflagrata la versione di Toninelli (Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture e TraVENEZIA
Posa della prima pietra Berlusconi e la posa della prima pietra del Mose il 14 maggio 2003
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GIOVEDÌ 9 MAGGIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
L’incubo dighe mobili a Venezia
Mose, piano choc per la tassa di scopo Toninelli: paghino i veneti e i turisti Scoppia la bufera contro l’emendamento al decreto “Sblocca cantieri”. No secco di Zaia : «È un’opera dello Stato»
Alberto Vitucci VENEZIA Il Mose è in ritardo, serve un nuovo commissario. Di fronte all’evidenza delle difficoltà in cui versa il progetto delle dighe mobili, il ministro delle Infrastrutture volta pagina. E presenta un emendamento al decreto “Sblocca cantieri”. Proposta destinata a modificare radicalmente il quadro della salvaguardia. Un nuovo commissario, ma anche una «struttura pubblica organizzata eventualmente anche in forma societaria», che dovrà gestire la fase di completamento dell’opera, la sua manutenzione e la sua gestione. La manutenzione, che adesso il governo ammette costerà «100 milioni l’anno» - nei progetti originari si parlava di 20 - sarà finanziata con una nuova «tassa di scopo», da far pagare ai turisti. «Sono loro», si legge nella relazione, «i beneficiari ultimi del servizio di difesa della laguna di Venezia». La struttura sarà finanziata anche con i contributi degli enti che ne faranno parte. Il Comune e il Porto, la Regione e la Città metropolitana, oltre ai ministeri dell’Economia, delle Infrastrutture, dell’Agricoltura e dei Beni culturali. Una sorta di nuovo Comitatone, che però non avrà più bisogno della convocazione del governo e dei pareri degli enti locali. Ma si muoverà come una “società”. La Regione ha già detto “no”. «Non sono d’accordo su una sola riga», sbotta il presidente Luca Zaia, «è un’opera dello Stato, non saranno i veneti a pagare i costi del Mose. Lo avevamo detto anni fa. Io mi metto per traverso». Si salta anche il passaggio per la distribuzione dei fondi della salvaguardia. I fondi stanziati un anno
Danilo Toninelli
Giuseppe Fiengo
Luca Zaia
Lavori alle paratoie del Mose: la manutenzione costerà 100 milioni all’anno
Roberto Linetti
e mezzo fa dal governo Gentiloni e ancora nel cassetto (265 milioni per la manutenzione nei comuni della gronda lagunare), saranno resi disponibili da un decreto del Ministero. Ma la parte più importante dell’emendamento, sottoscritto dal ministro Danilo Toninelli, riguarda il commissario e la “struttura”. Il commissario straordinario sarà nominato con decreto del presidente del Consiglio, «su proposta del ministro delle Infrastrutture e Trasporti, sentiti gli altri ministri, il presidente della Città metropolitana e il sindaco». Dovrà «so-
vraintendere alle fasi di completamento, collaudo e avviamento del sistema Mose». Assumerà direttamente le funzioni di «stazione appaltante e dovrà agire in sintonia con il Provveditore alle Opere pubbliche. Potrà avvalersi di un «supporto tecnico amministrativo» e potrà operare «in deroga alle leggi in materia di appalti». Il suo compenso sarà quello fissato dalla legge del 2011 sui dirigenti pubblici. Altri passaggi prevedono la possibilità di sottoporre al controllo preventivo della Corte dei Conti i contratti superiori ai 150 mila euro. Lo
avere conseguenze dirompenti, anche dal punto di vista legale, per la Convenzione in vigore fra Stato e concessionario, Consorzio Venezia Nuova, del 1991. Infine, la proposta di affidare le verifiche progettuali dei lavori fino a 20 milioni di euro alle stesse stazioni appaltanti. Sempre nella relazione illustrativa, Il ministero prevede «la possibilità di «esperire una gara pubblica al massimo ribasso per l'affidamento del servizio di gestione». Una mossa del ministro Cinque Stelle che adesso dovrà però ottenere l’appoggio dell’alleato di governo della
Lega. Chiaro che se l’emendamento sarà approvato aumenterebbe il potere decisionale del Ministero. Superando la legge del 2014 che prevedeva il passaggio delle competenze del Provveditorato alla Città metropolitana. Ma anche l’ipotesi contenuta nella legge per l’Autonomia del Veneto, che prevede invece l’accentramento dei poteri in capo all’Ente Regione. Resta anche da stabilire che fine faranno gli altri due commissari, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola, nominati dall’Anac dopo lo scandalo Mose. —
Veneti». Opposizione alla proposta del ministro Cinque Stelle viene anche dal Pd. Nicola Pellicani ricorda a colui che chiama «il ministro alla confusione» la sua proposta di legge mai presa in considerazione. «Un’altra tassa per i turisti che arrivano a Venezia. Il governo ci sta prendendo in giro», scrive, «il turismo di Venezia come bancomat. Una nuova, generica e confusa tassa di scopo, introdotta con un emendamento al decreto “Sblocca cantieri”, finalizzata al finanziamento della gestione del Mose. Se questa fosse la soluzione significa che il governo ancora una volta prende in giro la città». «Un’opera nata male e proseguita peggio, con il conto da
presentare ai contribuenti veneti», dice Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd, «dopo la beffa delle tangenti, i pesantissimi costi ambientali e disagi di ogni genere ecco che spunta anche la tassa di scopo per concludere i lavori. Così la Regione rischia di andare definitivamente in bolletta ed è singolare che il Veneto venga bistrattato proprio dal governo gialloverde, il governo amico». Così Alessandra Moretti: «Adesso è chiaro: Matteo Salvini ha mollato il Nordest. Tanto che decide, insieme a Toninelli, di tassare i veneti per completare il Mose. Zaia si agita, ma la sua Lega lo ha fregato su tutto: dall’autonomia al reddito di cittadinanza al Mose». — A.V.
scopo, si legge nella relazione illustrativa, «è quello di conciliare le esigenze di legalità con un incremento del controllo preventivo, con l’autonomia degli enti locali e delle amministrazioni. «Le stazioni appaltanti», dice il Ministero, «potrebbero godere attraverso il controllo preventivo dello “schermo “relativo alla responsabilità erariale». Più veloci, dunque. E con una sola persona - il commissario straordinario - che dovrà decidere. Altro punto che farà discutere è quello che prevede la «cessazione anticipata dei contratti». Questo potrebbe
le reazioni della politica
Brugnaro: «Una proposta indecente» Il Pd: «Altro che autonomia, presi in giro» VENEZIA. «Gli emendamenti di
Toninelli sul Mose sono indecenti. Iniziativa assurda contro i veneziani. Una manovra confusa, da burocrati di Palazzo con l’aiuto di una manina locale, strafalcione viziato da profili di incostituzionalità. Un’assurdità, ci opporremo in ogni modo». Il sindaco Luigi Brugnaro si dice «incredulo e scandalizzato» sull’iniziativa del Mit e del ministro Toninelli. Commissario nominato dal
governo e tassa di scopo per finanziarlo. «Statalismo raffazzonato», continua. E ricorda che il Comune «aspetta da quattro anni l’autonomia delle competenze sulle acque lagunari». «Tra le tante stupidaggini», continua Brugnaro, «hanno anche inventato una nuova società che per finanziarsi non fa altro che mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Quante volte dovremmo pagare il Mose? Una volta come ve-
neziani, poi come cittadini metropolitani, come veneti, come italiani? È inaccettabile. E come si fa a non consultare gli enti locali?». Durissimo anche il commento di Luca Zaia: «Si vogliono scaricare i costi su una Regione tax free, che non applica nessuna addizionale regionale ai suoi cittadini e addirittura ci si vorrebbe designare come esattori di una tassa. Non se ne parla nemmeno. Se lo Stato
esiste, gestisca in proprio la questione nazionale del Mose. Lo dissi in tempi non sospetti che non avrei accettato da nessun Governo di nessun colore di dover tirare fuori soldi per un’opera che più nazionale di così non si può; dissi anche, e qualcuno rise, che sarebbero serviti 100 milioni l’anno per la sola manutenzione. Ecco, il nodo è venuto al pettine, ma nessuno pensi che a scioglierlo siano le tasche del Veneto e dei
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GIOVEDÌ 9 MAGGIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
la battaglia sul federalismo
La Stefani a Conte «L’autonomia va approvata subito Basta con i rinvii» Colloquio di un’ora a palazzo Chigi per analizzare i tre dossier «Il prossimo Consiglio dei ministri deve dare il via libera» Il ministro Erika Stefani e il premier Giuseppe Conte
Albino Salmaso PADOVA. Un’ora di “faccia a
faccia” tra il premier Conte e il ministro Stefani per sciogliere i nodi del dossier autonomia delle regioni: la Lega non cambia idea e insiste perché nel prossimo consiglio dei ministri si passi dalle parole ai fatti. Al termine dell’incontro a Palazzo Chigi, le posizioni restano però lontane: l’unica novità riguarda la scuola che non sarà “regionalizzata” come chiedevano Veneto e Lombardia. «Con il premier Conte abbiamo fatto il punto della situazione. Noi sull’autonomia siamo pronti. È una riforma
Risolto il nodo della scuola: i concorsi e le graduatorie dei prof restano nazionali necessaria e la chiedono i cittadini sia del Nord che del Sud. È nel contratto di governo. Abbiamo fatto tutti gli approfondimenti e le intese sono pronte. Se qualcuno nei 5 Stelle ha cambiato idea lo dica chiaramente e se ne assuma la responsabilità», afferma il ministro Erika Stefani. «Ricordo che il regionalismo differenziato è un diritto sancito dalla Costituzione e dobbiamo dare seguito alle
legittime richieste avanzate dalle regioni. Il percorso sin qui seguito è stato condiviso passo a passo con tutti i ministeri. La Lega vuole proseguire con fermezza e celerità in un percorso in cui crede fermamente. Non vogliamo in alcun modo penalizzare nessuno ma garantire a tutte le regioni servizi efficienti senza sprechi. Avvicinare i centri decisionali ai cittadini significa controllo diretto. Non dobbiamo avere paura di una riforma che il Paese aspetta da troppo tempo», conclude il ministro. Poche ore dopo aver scongiurata la crisi di governo con la revoca del sottosegretario Armando Siri, il governo gial-
Si spacca il M5S il sottosegretario Fantinati critica Gallo «Si deve procedere» loverde tenta quindi di superare l’ostacolo più difficile: il federalismo. Con i grillini che per la prima volta si spaccano, tra Nord e Sud. In mattinata, il presidente della commissione Cultura Luigi Gallo, esponente della sinistra di Fico, va all’attacco: «C’è troppa corruzione nelle regioni, è necessario sospendere l’ autonomia». Le inchieste giudiziarie in Lombardia, Calabria, Umbria, Sardegna e Abruzzo che
hanno avvolto consiglieri e governatori, imprenditori e manager pubblici sono «un monito grande come un grattacielo a chi vuole consegnare più autonomie alle regioni, più soldi e più poteri verso chi, lo dicono tutte le inchieste, è più vulnerabile alle pressioni di affaristi, di mafie e criminalità», mette nero su bianco il deputato Cinquestelle. Nel pomeriggio arriva la replica del sottosegretario alla Pubblica amministrazione Mattia Fantinati, grillino veronese: «Chi è contro le autonomie, nel M5S, rispetti il contratto di governo. Chi, nel nostro movimento, parla di sospenderle lo fa infatti a titolo personale. Chi fa di tutta
un’erba un fascio, accusando le Regioni in toto, butta il bambino dell’Autonomia con l’acqua sporca della corruzione, generando solo confusione», conclude Fantinati. Mai la frattura nel M5S è stata più evidente con il ministro della Sanità Giulia Grillo che precisa: «La questione è come farla: bisogna trovare il punto di mediazione, a Costituzione vigente. Se le regioni chiedono 100 non si può dare 100, io non cederò mai la gestione della spesa farmaceutica, il problema non si risolve con un sì e un no, bisogna discutere sul come attuare il federalismo». Tema affrontato nel colloquio tra il premier Conte e il ministro Stefani, che ha illustrato i contenuti delle tre bozze elaborate con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. In questi due mesi, i testi inviati alle commissioni bicamerali sul federalismo e sulle regioni sono stati corretti e la novità più importante riguarda l’ordinamento della scuola: la richiesta di Zaia e Fontana di creare dei concorsi regionali per le nuove assunzioni dei docenti è stata congelata e verrà stralciata. Il motivo? I sindacati hanno firmato un’intesa con il premier Conte e il ministro Bussetti in cui si ribadisce che lo status del personale resta saldamente su base nazionale e ciò vale anche per i presidi e i dirigenti dei provveditorati del lombardo-veneto: gli stipendi e le carriere saranno decise solo dal Miur a Roma. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
ASSOCIAZIONE NAZIONALI ALPINI Un secolo di storia Un viaggio nel tempo per celebrare i cent'anni dell'Associazione Nazionale Alpini, nata all'indomani di Vittorio Veneto per onorare gli elementi costituitivi di questo corpo da montagna: senso del dovere, attaccamento alle tradizioni, orgoglio degli emblemi che lo caratterizzano, spirito di corpo, solidarietà fra commilitoni. Con uno straordinario apparato iconografico d'epoca e attuale, e tanti approfondimenti. A SOLI € 9,90
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Nordest
SOLDI PER I DANNI DEL MALTEMPO Andranno a Verona e Brescia i 200 milioni di euro per i danni causati dal maltempo offerti da Intesa Sanpaolo Giovedì 9 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Autonomia, M5s frena ancora la Lega Stefani chiede a Conte di approvare l’intesa nella prossima seduta: `Di Maio: «Possiamo non essere d’accordo sulla riforma scritta così» «Siamo pronti, chi ha cambiato idea se ne assuma la responsabilità» Ma il veneto Fantinati: «Chi è contro rispetti il contratto di governo» `
LA TRATTATIVA VENEZIA In due ore e due minuti, durata della seduta iniziata alle 10.37 e terminata alle 12.39, ieri mattina il Consiglio dei ministri non ha avuto tempo per l’autonomia: del resto c’era già in ballo il caso Siri. Così il dossier è stato rinviato all’incontro serale tra il premier Giuseppe Conte e il ministro Erika Stefani, che però si è concluso in un garbato nulla di fatto, al termine di una giornata in cui i gialloverdi hanno giocato al gatto e al topo. Mentre la Lega ha chiesto che la questione sia affrontata nella prossima seduta fissata a Palazzo Chigi, il Movimento 5 Stelle ha scandito l’ennesimo altolà.
dica chiaramente e se ne assuma responsabilità. Ricordo che il regionalismo differenziato è un diritto sancito dalla Costituzione e dobbiamo dare seguito alle legittime richieste avanzate dalle Regioni. Il percorso sin qui seguito è stato condiviso passo a passo con tutti i ministeri». Ma la risposta arrivata poco
dopo da Luigi Di Maio è stata piuttosto perentoria: «Possiamo non essere d’accordo sull’autonomia scritta così. Abbiate pazienza: posso essere d’accordo che Lombardia e Veneto debbano avere l’autonomia perché hanno votato con referendum, ma non per creare sanità serie A e sanità di serie B
o scuole di serie A e scuole di serie B». Ha tradotto la ministra Giulia Grillo: «Non si può dare alle Regioni la gestione della farmaceutica e non si possono creare disparità tra le Regioni. Se le Regioni chiedono 100, insomma, non si può dare 100, ma i governatori fanno un gioco maldestro su Salvini».
Dunque i nodi devono ancora essere sciolti, al di là del dialogo a distanza. «Chi non vuole la riforma prevista nel contratto di governo non vuole il bene del Paese», hanno detto i capigruppo leghisti Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. Replica di anonime fonti penta-
L’Italia delle Autonomie Autonomie storiche Regioni che hanno accordi preliminari con il governo
LE BOZZE Secondo indiscrezioni, Stefani avrebbe chiesto a Conte di portare all’approvazione del prossimo Consiglio dei ministri le bozze condivise con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e di convocare il tavolo annunciato proprio dal premier per sbloccare lo stallo. Una sollecitazione ovviamente concordata con il vicepremier e segretario Matteo Salvini, intenzionato a dare un segnale ai suoi prima delle Europee. «Con Conte – ha riferito la leghista al termine del vertice – abbiamo fatto il punto della situazione. Noi sull’autonomia siamo pronti. È una riforma necessaria e la chiedono i cittadini sia del Nord che del Sud. È nel contratto di governo. Abbiamo fatto tutti gli approfondimenti e le intese sono pronte. Se qualcuno nei Cinquestelle ha cambiato idea, lo
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Regioni che hanno avviato negoziati col governo Regioni che hanno mosso passi informali
Regioni che non hanno attivato alcuna procedura DISCUSSIONE Il ministro Stefani e il presidente del Consiglio Conte
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Europee a Nordest, l’enigma preferenze Feltrin: «L’astensionismo salirà al 40%» VERSO LE URNE VENEZIA Viste dall’Osservatorio elettorale del Consiglio regionale, «le Europee sono una bestia strana». Parola del direttore scientifico Paolo Feltrin, che dopo quarant’anni di consultazioni comunitarie, si appresta a vivere la lunga notte del 26 maggio (e pure il giorno dopo, considerati i tempi distesi di spoglio) con una sola ragionevole certezza. Al di là del prevedibile record della Lega e del presumibile calo del Movimento 5 Stelle, con probabile recupero del Partito Democratico, nella circoscrizione Nordest e in particola-
L’OSSERVATORIO ELETTORALE VENETO SI PREPARA A TESTARE IL NUOVO SISTEMA TRA PARITÀ DI GENERE E SPOGLIO LENTO
re in Veneto verrà registrato un nuovo crollo dell’affluenza.
LA DISAFFEZIONE Feltrin stima la disaffezione intorno al 40%, in linea con la tendenza discendente che aveva già visto la partecipazione calare dal 90,2% del 1979 al 63,9% del 2014. «Da un lato perché il Parlamento Europeo conta poco e gli elettori se ne accorgono – spiega il docente universitario – dall’altro perché il mancato finanziamento pubblico dei partiti e la difficoltà di quello privato non consentono di organizzare le ricche campagne elettorali che spingevano la gente ad andare a votare. Fra la metà degli anni Novanta e la fine degli anni Duemila un candidato sapeva che, per essere sicuro di ottenere i 300-400.000 voti necessari a ottenere un seggio, doveva spendere fra 500.000 e 1 milione di euro: chi è che oggi può permettersi simili cifre?». Per questo se ora il marketing viaggia più sui social che sui tabelloni, «ancora vuoti a due settima-
no comunque...». Il vero motivo di interesse a Nordest, per il politologo, non sarà comunque il Veneto bensì l’Emilia Romagna, «per capire cosa succede nelle (ex) regioni rosse».
All’unanimità
IL GENERE E IL SITO
Cultura, approvata la legge-quadro VENEZIA Da ieri il Veneto ha una legge-quadro sulla cultura. Nel pomeriggio il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità il testo che individua una linea strategica unica. «Viene riconosciuto alla cultura un valore straordinario come leva strategica, strumento di sviluppo, motore di innovazione economica e crescita sociale per il Veneto, anche in sinergia con il turismo», ha sottolineato il relatore zaiano Alberto Villanova (in foto). «Passiamo dal finanziamento dei soggetti al finanziamento dei progetti, emanando bandi che siano coraggiosi nel dare premialità a chi si
stellate alla Camera citate dalle agenzie di stampa: «Sull’autonomia c’è una discussione surreale. Certo che si farà. Abbiamo sottoscritto il contratto di governo e abbiamo tutti il dovere e l’obbligo di realizzarlo. Approveremo tutte le misure così come sono scritte, nero su bianco, nel contratto. Nel caso dell’autonomia differenziata, dovrà essere una riforma che tenga conto del principio di solidarietà nazionale». Intanto però Luigi Gallo, deputato campano del M5s, sganciava il siluro via Facebook, alla luce dell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia: «C’è troppa corruzione nelle regioni, è necessario sospendere le autonomie. Ora che stiamo svolgendo un’opera di pulizia e trasparenza nazionale, ora che stiamo portando onestà e correttezza nelle istituzioni nazionali non possiamo sporcare questo percorso consegnando pezzi dello Stato nelle mani di chi non ha costruito ancora antidoti seri contro la corruzione». Furiosa la reazione di Luca Zaia, governatore leghista del Veneto: «È vomitevole che un esponente delle istituzioni faccia simili generalizzazioni. In ogni caso non mi risulta che sia il delegato dei Cinquestelle a decidere sulla materia». A quel punto il sottosegretario veronese Mattia Fantinati si è sentito in dovere di prendere le distanze dal collega di partito: «Chi è contro le autonomie, nel M5s, rispetti il contratto di governo. Non alimentiamo inutili polemiche. L’autonomia si farà». Angela Pederiva
aggrega o ha la forza di fondersi», ha aggiunto la correlatrice dem Orietta Salemi. Con questo provvedimento vengono abrogate 23 normative. Soddisfazione è stata espressa dall’assessore leghista Cristiano Corazzari, che ha voluto ricordare i numeri dei beni culturali: «Oltre 300 tra musei, monumenti e aree archeologiche, circa 1.000 biblioteche, 800 archivi, più di 800 spazi teatrali e sale cinematografiche, 3.800 ville venete». Stefano Fracasso, capogruppo del Pd, ha incalzato la Giunta: «Ora ci vorranno risorse adeguate e un’idea alta del ruolo della cultura in Veneto». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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POLITOLOGO Paolo Feltrin insegna al dipartimento di Scienze politiche e sociali a Trieste
ne dalle urne», è comunque avvantaggiato «chi va spesso in televisione». Ma l’incertezza è grande, anche nei partiti, secondo il professor Feltrin: «Nessuno è in grado di prevedere i nomi degli eletti e l’ordine di arrivo. In linea generale prenderanno comunque più voti le forze politiche che sapranno contenere meglio le perdite in un quadro complessivo di riduzione. Trattandosi di un voto di libertà, a differenza delle Politiche, ritengo che sia sbagliato trarre dalle Europee conclusioni sul Governo, ma sappiamo già che i politici lo faran-
Ad incidere dappertutto saranno tuttavia le nuove regole di voto, a cominciare dalla possibilità di esprimere fino a tre preferenze, con l’obbligo però di rispettare la parità di genere. Quindi se venissero indicate due scelte, entrambe maschili o femminili, la seconda sarebbe cancellata; nel caso in cui fossero tre e tutte di uomini o di donne, verrebbe salvata solo la prima. «La nostra struttura sarà pienamente operativa per seguire in diretta lo spoglio, che riguarderà pure 321 Comuni», annuncia Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale. Sul sito dedicato potrebbe profilarsi qualche problema per il recente cambio di motore informatico da parte del ministero, ma per la prima volta l’aggiornamento dell’affluenza sarà in tempo reale e le preferenze verranno esplicitate dal livello circoscrizionale a quello comunale. «L’ultima volta abbiamo azzeccato i nomi al millesimo», rivendica Claudio Rizzato, responsabile dell’Osservatorio. A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano LAVORI La posa dell’ultima paratia del Mose, alla bocca di porto del Lido di Venezia
Giovedì 9 Maggio 2019 www.gazzettino.it
1 Il commissario Sul modello delle grandi opere Il commissario sarà sul modello di quelli utilizzati per l’esecuzione delle grandi opere: pieni poteri per arrivare alla conclusione in tempi brevi. nel caso in questione, il soggetto esecutore, il Consorzio Venezia Nuova, è a sua volta commissariato dallo Stato. Il nuovo commissario sarà comunque prevalente su tutti e, in caso di ritardi nella progettazione e affidamento delle opere, potrà prevedere egli stesso utilizzando risorse del Consorzio, del Provveditorato alle Opere pubbliche o anche risorse esterne.
2 La società Le risorse per gli affidamenti
E qui si presenta un problema, e nemmeno tanto piccolo. Il Comune di Venezia è stato autorizzato dall’inizio di quest’anno dal Parlamento ad introdurre una nuova forma di imposizione sul turismo non pernottante, chiamata “contributo di sbarco”. Questa tassa entrerà in vigore da settembre con una tariffa flat di 3 euro a persona (esclusi i bambini fino a 6 anni e le numerose categorie esenti) e dal 2020 potrà arrivare fino a 10 euro a testa. Come sarà conciliabile un’altra tassazione sul turismo, che già oggi paga l’imposta di soggiorno? «Chiedere un contributo straordinario in nome della specialità di Venezia è un conto attacca il deputato Pd Nicola Pellicani - altra cosa è fare di Venezia una città a pagamento, che fa venir meno qualsiasi principio di equità e uguaglianza e che mortifica questa città. Altro che mani nelle tasche, qui si stanno strappando i pantaloni ai turisti».
ARRIVANO I SOLDI La Legge di bilancio del 2018 aveva rifinanziato la Legge speciale per Venezia con 25 milioni per il 2018 e poi 40 milioni per ogni anno dal 2019 al 2024. Questi soldi devono essere ripartiti tra Venezia (destinataria della maggior parte dei fondi) e gli altri Comuni che si affacciano sulla gronda lagunare con un atto del cosiddetto “Comitatone” che è un comitato interministeriale presieduto dal presidente del Consiglio (il quale delega quasi sempre il titolare delle Infrastrutture) nonché dalla Regione e dalle amministrazioni comunali interessate alla ripartizione. Il problema è che negli ultimi due anni il Comitatone non si è riunito e i soldi sono rimasti nel bilancio dello Stato, stanziati ma non impegnati. L’emendamento del Governo mette una pezza anche a questo problema, prevedendo la ripartizione per il 2018 e il 2019 attraverso un decreto che sarà emanato dal ministro Toninelli, in modo da far arrivare i fondi per la salvaguardia entro pochi mesi. Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA
IN SERATA TONINELLI LANCIA UN MESSAGGIO PIÙ POSSIBILISTA: «SONO IN CORSO RIFLESSIONI SUL MODO DI RACCOGLIERE I SOLDI»
Gestire il Mose significa disporre il sollevamento delle paratoie in previsione di acque alte superiori ai 110 centimetri (questo il livello di guardia attualmente deciso), per quanto tempo tenere la laguna chiusa e quando farle abbassare. Per questo servirà una società pubblica che avrà in dotazione risorse finanziare per poter affidare ad un gestore tecnico e terzo il compito. Tra gestione e manutenzione si calcola siano necessari circa 100 milioni di euro l’anno a causa della complessità dell’opera.
3 Nuova tassa Dal 2020 già 10 euro a testa È il punto più controverso e contestato da Regione Veneto e dalla città di Venezia. Una nuova tassa di scopo per finanziare la gestione del Mose a carico dei turisti (di cui non si sa nulla se non l’idea) significherebbe rendere Venezia una città molto più cara per i suoi visitatori, dal momento che da questo settembre entrerà in vigore il “contributo di accesso” per i turisti che non dormono in città. Dal 1 gennaio 2020 potrà costare anche 10 euro a testa e una ulteriore tassa potrebbe essere ritenuta intollerabile.
4 I fondi I soldi bloccati dal Comitatone Dopo diversi anni, la Legge speciale per Venezia è stata rifinanziata con la manovra di bilancio approvata a fine 2017, anche per l’intercessione del Capo dello Stato. Quei soldi, però, non possono essere trasferiti agli enti locali se non sono prima distribuiti dal Comitatone, il quale da oltre due anni non si riunisce anche perché sul piatto oltre al Mose c’è la questione delle grandi navi da crociera. Che fare, dunque? Sarà il Mit emanare un decreto che ripartisca le risorse per 2018 e 2019.
Zaia: «Una tassa? Mai L’opera è dello Stato» `«Ci vuole coraggio a pretendere i soldi Il governatore del Veneto: «Già versiamo 15 miliardi di residuo fiscale con un bilancio sano» proprio da noi, che chiediamo l’autonomia» `
L’INTERVISTA VENEZIA «Già ho l’orticaria a sentir parlare del Mose, figuriamoci se ne farò pagare il conto ai veneti: non esiste proprio». Più istintiva di così non potrebbe essere la reazione di Luca Zaia al piano del ministero dei Trasporti. Al governatore, che a pelle apprezzava poco il sistema delle dighe mobili ancora prima dello scandalo giudiziario, fa ribollire il sangue la sola idea che la Regione debba versare ogni anno 15 milioni di euro per la sua gestione, in aggiunta alle contribuzioni degli altri enti locali e alla tassa di scopo sui turisti.
A chi tocca provvedere? «Ovviamente allo Stato, perché parliamo di un intervento per la messa in sicurezza di una città come Venezia che è patrimonio mondiale dell’umanità. Come si può chiedere che a farsene carico siano le istituzioni locali? Mi opporrò con tutte le mie forze al solo fatto di ipotizzare che si possa scaricarne il costo della gestione sui veneti. Ci vuole coraggio da vendere a pretendere 15 milioni dalla Regione, unica in Italia a non applicare le aliquote, come se fossero poche le tasse che il Veneto già versa, con i suoi 15 miliar-
di di residuo fiscale. E il prurito mi aumenta ancora di più quando penso che vengono chiesti soldi proprio a noi, che chiediamo l’autonomia». Crede che lo slittamento dell’intesa sia legato agli emendamenti del Mit? «Le due situazioni potrebbero essere legate solo se ci fosse stata concessa un’autonomia estrema. Della serie: siccome vi tenete tutte le funzioni e tutte le risorse, allora potete pagarvi le opere situate sul vostro territorio. Invece no, il ministero delle Infrastrutture non vuole darci le concessioni au-
Perché? «Non voglio fare il guastafeste. Mi sforzo con tutte le mie energie di vedere il lato positivo di questa storia e cioè il fatto che il Mose deve essere messo in esercizio, perché sotto l’acqua ci sono 5 miliardi e non possiamo permetterci che diventino un mostro di Lockness. Ma non così». Allora come? «Non voglio sembrare insolente, ma in un Paese serio quando si progetta, si programma. Invece qua si sta cercando di far passare per locale un’infrastruttura che in realtà è statale, come se non bastasse il conto inimmaginabile che abbiamo già pagato in termini di immagine, visto che per colpa della triste vicenda fortunatamente scoperchiata dai pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, il mondo pensa che questa sia un’opera della Regione. E sapete qual è la beffa? Quando dicevo che il vero problema non era completare il Mose ma farlo funzionare, e che per questo sarebbero serviti almeno 80 se non 100 milioni l’anno, venivo pure sbeffeggiato. Proprio io che ero un ragazzo negli anni in cui venne ideata un’opera ciclopica che mai avrei avallato se fossi stato un amministratore».
VENEZIA Luigi Brugnaro, come Zaia, alza le barricate. Da uomo d’impresa - e di schéi - il sindaco guarda anche al soldo e agli interessi della città. L’incipit della sua dichiarazione è tutto un programma: «Iniziativa assurda contro i veneziani. Ci opporremo in ogni modo. Gli emendamenti presentati oggi dal ministero al Decreto “Sblocca-cantieri” sono indecenti». Che con il ministro Danilo Toninelli non ci fosse feeling, era risaputo. Queste parole aumentano le distanze. Certo, nella relazione introduttiva all’emendamento del Governo al decreto si dice che “la dotazione finanziaria...potrà essere alimentata anche attraverso l’introduzione di un’imposta di scopo... che andrebbe a gravare sui turisti”, e quindi il condizionale lascia aperte alcune porte, ma la posizione del Comune veneziano e del suo sindaco è chiara fin da subito.
Ritiene che sia una decisione del solo pentastellato Danilo Toninelli? E i suoi colleghi leghisti al Governo cosa dicono? «Ho l’impressione che il ministro sia stato frettolosamente e mal consigliato da qualcuno che pensava di vendergli l’idea del secolo. Quindi posso assicurare che seguiremo la partita politicamente e, se serve, anche giuridicamente. Questo è un provvedimento che dovrà passare per Camera e Senato, dove abbiamo tanti parlamentari... Non possiamo accettare che lo Stato vada sui territori alla questua, perché allora vuol dire che lo Stato non esiste più». Così però torniamo al punto di partenza: chi deve pagare? «Di sicuro non il Veneto, che ha un bilancio sanissimo ma tirato all’osso, dato che su 14 miliardi solo 52 milioni sono lasciati alla disponibilità degli assessorati. Toglierne 15 vorrebbe dire levarli al sociale, all’ambiente, alle strade: non ci sto. Quindi vadano a chiederli agli spreconi, non ai virtuosi. In un Paese in cui si sperperano ogni anno 30 miliardi nella Pubblica Amministrazione, sarebbe sufficiente applicare l’autonomia a tutti per recuperare una cifra mostruosa. Invece no, si va avanti con 22.000 forestali in Sicilia e 400 in Veneto. E allora, siccome parliamo di Mose, lo dico alla veneziana: è ora di finirla che a pagare sia sempre Pantalone». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
GOVERNATORE Luca Zaia davanti a una paratia del Mose
«Sono rimasto incredulo e scandalizzato - tuona il sindaco - da questa iniziativa confusa ed estemporanea del ministero, che non è stata condivisa con gli enti locali. Sembra proprio una manovra da burocrati di palazzo, che con l’aiuto di qualche “manina” locale ha partorito uno strafalcione, viziato da evidenti profili di incostituzionalità. Come si può solo pensare di proporre tali testi normativi senza consultare il Comune di Venezia, la Città Metropolitana e la Regione Veneto? Sono d’accordo con il presidente Zaia e da oggi saremo insieme in battaglia, perché una tale assurdità non venga mai approvata. Ricordiamo che, da quattro anni, come Città Metropolitana aspettiamo dal Governo l’autonomia delle competenze su tutte le acque lagunari, stabilita da una legge dello Stato e, per tutta risposta, oggi ci propongono questa forma di statalismo raffazzonato».
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«TONINELLI NON VUOLE DARCI LE CONCESSIONI AUTOSTRADALI PERÒ PRETENDEREBBE CHE CI ACCOLLASSIMO UN’OPERA SIMILE» INCREDULO Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è contrario alla decisione del governo
Il sindaco Brugnaro: «Iniziativa assurda presa senza consultarci» LE REPLICHE
tostradali e le competenze portuali, però pretenderebbe che ci accollassimo il Mose. Ma vi pare?».
Ma non basta, perché c’è un altro passaggio che irrita il sindaco. «Tra le tante stupidaggini - conclude - hanno anche inventato una nuova società di gestione del Mose che, per finanziarsi, non fa altro che mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Quante volte dovremmo pagare il Mose? Una volta come veneziani, la seconda come cittadini metropolitani, la terza come veneti, la quarta come italiani? Tutto questo è inaccettabile. Valuteremo, anche a fianco della Regione, ogni iniziativa prima politica e poi, qualora fosse necessario, anche giudiziaria, per contrapporci a queste assurdità».
I CONTI I conti sono presto fatti, del resto: la manutenzione del Mo-
se costerà circa 100 milioni l’anno, il Comune ne incassa già 30 dalla tassa di soggiorno e ne metterà in cantiere 10 all’anno quando entrerà in vigore a pieno regime (2020-2021) il “Contributo di accesso”, balzello alternativo alla tassa di soggiorno, in quanto non sarà pagato dal turista che dorme in hotel o in strutture ricettive, ma verrà prelevato alla fonte (leggi vettore di trasporto) dalle tasche di ogni visitatore, non residente in Veneto, che non dormirà in città e che raggiungerà Venezia con un qualsiasi mezzo per una visita giornaliera. A Ca’ Farsetti temono che il Governo voglia l’istituzione di una nuova tassa sui turisti. Inoltre a lasciare sbigottita l’amministrazione c’è quella frase della relazione in cui si dice che i turisti sono i beneficiari ultimi del Mose. E i residenti? Decisamente più soft il tono del presidente dell’Autorità di sistema portuale, Pino Musolino. «Basta che, dall’altro lato, il Governo sostenga la crocieristica a Venezia i cui passeggeri sono tra i maggiori contribuenti di questa tassa, altrimenti con che cosa la finanzierebbero?». Davide Scalzotto © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
SOLDI PER I DANNI DEL MALTEMPO Andranno a Verona e Brescia i 200 milioni di euro per i danni causati dal maltempo offerti da Intesa Sanpaolo Giovedì 9 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Autonomia, M5s frena ancora la Lega Stefani chiede a Conte di approvare l’intesa nella prossima seduta: `Di Maio: «Possiamo non essere d’accordo sulla riforma scritta così» «Siamo pronti, chi ha cambiato idea se ne assuma la responsabilità» Ma il veneto Fantinati: «Chi è contro rispetti il contratto di governo» `
LA TRATTATIVA VENEZIA In due ore e due minuti, durata della seduta iniziata alle 10.37 e terminata alle 12.39, ieri mattina il Consiglio dei ministri non ha avuto tempo per l’autonomia: del resto c’era già in ballo il caso Siri. Così il dossier è stato rinviato all’incontro serale tra il premier Giuseppe Conte e il ministro Erika Stefani, che però si è concluso in un garbato nulla di fatto, al termine di una giornata in cui i gialloverdi hanno giocato al gatto e al topo. Mentre la Lega ha chiesto che la questione sia affrontata nella prossima seduta fissata a Palazzo Chigi, il Movimento 5 Stelle ha scandito l’ennesimo altolà.
dica chiaramente e se ne assuma responsabilità. Ricordo che il regionalismo differenziato è un diritto sancito dalla Costituzione e dobbiamo dare seguito alle legittime richieste avanzate dalle Regioni. Il percorso sin qui seguito è stato condiviso passo a passo con tutti i ministeri». Ma la risposta arrivata poco
dopo da Luigi Di Maio è stata piuttosto perentoria: «Possiamo non essere d’accordo sull’autonomia scritta così. Abbiate pazienza: posso essere d’accordo che Lombardia e Veneto debbano avere l’autonomia perché hanno votato con referendum, ma non per creare sanità serie A e sanità di serie B
o scuole di serie A e scuole di serie B». Ha tradotto la ministra Giulia Grillo: «Non si può dare alle Regioni la gestione della farmaceutica e non si possono creare disparità tra le Regioni. Se le Regioni chiedono 100, insomma, non si può dare 100, ma i governatori fanno un gioco maldestro su Salvini».
Dunque i nodi devono ancora essere sciolti, al di là del dialogo a distanza. «Chi non vuole la riforma prevista nel contratto di governo non vuole il bene del Paese», hanno detto i capigruppo leghisti Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. Replica di anonime fonti penta-
L’Italia delle Autonomie Autonomie storiche Regioni che hanno accordi preliminari con il governo
LE BOZZE Secondo indiscrezioni, Stefani avrebbe chiesto a Conte di portare all’approvazione del prossimo Consiglio dei ministri le bozze condivise con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e di convocare il tavolo annunciato proprio dal premier per sbloccare lo stallo. Una sollecitazione ovviamente concordata con il vicepremier e segretario Matteo Salvini, intenzionato a dare un segnale ai suoi prima delle Europee. «Con Conte – ha riferito la leghista al termine del vertice – abbiamo fatto il punto della situazione. Noi sull’autonomia siamo pronti. È una riforma necessaria e la chiedono i cittadini sia del Nord che del Sud. È nel contratto di governo. Abbiamo fatto tutti gli approfondimenti e le intese sono pronte. Se qualcuno nei Cinquestelle ha cambiato idea, lo
I NODI
Regioni che hanno avviato negoziati col governo Regioni che hanno mosso passi informali
Regioni che non hanno attivato alcuna procedura DISCUSSIONE Il ministro Stefani e il presidente del Consiglio Conte
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Europee a Nordest, l’enigma preferenze Feltrin: «L’astensionismo salirà al 40%» VERSO LE URNE VENEZIA Viste dall’Osservatorio elettorale del Consiglio regionale, «le Europee sono una bestia strana». Parola del direttore scientifico Paolo Feltrin, che dopo quarant’anni di consultazioni comunitarie, si appresta a vivere la lunga notte del 26 maggio (e pure il giorno dopo, considerati i tempi distesi di spoglio) con una sola ragionevole certezza. Al di là del prevedibile record della Lega e del presumibile calo del Movimento 5 Stelle, con probabile recupero del Partito Democratico, nella circoscrizione Nordest e in particola-
L’OSSERVATORIO ELETTORALE VENETO SI PREPARA A TESTARE IL NUOVO SISTEMA TRA PARITÀ DI GENERE E SPOGLIO LENTO
re in Veneto verrà registrato un nuovo crollo dell’affluenza.
LA DISAFFEZIONE Feltrin stima la disaffezione intorno al 40%, in linea con la tendenza discendente che aveva già visto la partecipazione calare dal 90,2% del 1979 al 63,9% del 2014. «Da un lato perché il Parlamento Europeo conta poco e gli elettori se ne accorgono – spiega il docente universitario – dall’altro perché il mancato finanziamento pubblico dei partiti e la difficoltà di quello privato non consentono di organizzare le ricche campagne elettorali che spingevano la gente ad andare a votare. Fra la metà degli anni Novanta e la fine degli anni Duemila un candidato sapeva che, per essere sicuro di ottenere i 300-400.000 voti necessari a ottenere un seggio, doveva spendere fra 500.000 e 1 milione di euro: chi è che oggi può permettersi simili cifre?». Per questo se ora il marketing viaggia più sui social che sui tabelloni, «ancora vuoti a due settima-
no comunque...». Il vero motivo di interesse a Nordest, per il politologo, non sarà comunque il Veneto bensì l’Emilia Romagna, «per capire cosa succede nelle (ex) regioni rosse».
All’unanimità
IL GENERE E IL SITO
Cultura, approvata la legge-quadro VENEZIA Da ieri il Veneto ha una legge-quadro sulla cultura. Nel pomeriggio il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità il testo che individua una linea strategica unica. «Viene riconosciuto alla cultura un valore straordinario come leva strategica, strumento di sviluppo, motore di innovazione economica e crescita sociale per il Veneto, anche in sinergia con il turismo», ha sottolineato il relatore zaiano Alberto Villanova (in foto). «Passiamo dal finanziamento dei soggetti al finanziamento dei progetti, emanando bandi che siano coraggiosi nel dare premialità a chi si
stellate alla Camera citate dalle agenzie di stampa: «Sull’autonomia c’è una discussione surreale. Certo che si farà. Abbiamo sottoscritto il contratto di governo e abbiamo tutti il dovere e l’obbligo di realizzarlo. Approveremo tutte le misure così come sono scritte, nero su bianco, nel contratto. Nel caso dell’autonomia differenziata, dovrà essere una riforma che tenga conto del principio di solidarietà nazionale». Intanto però Luigi Gallo, deputato campano del M5s, sganciava il siluro via Facebook, alla luce dell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia: «C’è troppa corruzione nelle regioni, è necessario sospendere le autonomie. Ora che stiamo svolgendo un’opera di pulizia e trasparenza nazionale, ora che stiamo portando onestà e correttezza nelle istituzioni nazionali non possiamo sporcare questo percorso consegnando pezzi dello Stato nelle mani di chi non ha costruito ancora antidoti seri contro la corruzione». Furiosa la reazione di Luca Zaia, governatore leghista del Veneto: «È vomitevole che un esponente delle istituzioni faccia simili generalizzazioni. In ogni caso non mi risulta che sia il delegato dei Cinquestelle a decidere sulla materia». A quel punto il sottosegretario veronese Mattia Fantinati si è sentito in dovere di prendere le distanze dal collega di partito: «Chi è contro le autonomie, nel M5s, rispetti il contratto di governo. Non alimentiamo inutili polemiche. L’autonomia si farà». Angela Pederiva
aggrega o ha la forza di fondersi», ha aggiunto la correlatrice dem Orietta Salemi. Con questo provvedimento vengono abrogate 23 normative. Soddisfazione è stata espressa dall’assessore leghista Cristiano Corazzari, che ha voluto ricordare i numeri dei beni culturali: «Oltre 300 tra musei, monumenti e aree archeologiche, circa 1.000 biblioteche, 800 archivi, più di 800 spazi teatrali e sale cinematografiche, 3.800 ville venete». Stefano Fracasso, capogruppo del Pd, ha incalzato la Giunta: «Ora ci vorranno risorse adeguate e un’idea alta del ruolo della cultura in Veneto». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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POLITOLOGO Paolo Feltrin insegna al dipartimento di Scienze politiche e sociali a Trieste
ne dalle urne», è comunque avvantaggiato «chi va spesso in televisione». Ma l’incertezza è grande, anche nei partiti, secondo il professor Feltrin: «Nessuno è in grado di prevedere i nomi degli eletti e l’ordine di arrivo. In linea generale prenderanno comunque più voti le forze politiche che sapranno contenere meglio le perdite in un quadro complessivo di riduzione. Trattandosi di un voto di libertà, a differenza delle Politiche, ritengo che sia sbagliato trarre dalle Europee conclusioni sul Governo, ma sappiamo già che i politici lo faran-
Ad incidere dappertutto saranno tuttavia le nuove regole di voto, a cominciare dalla possibilità di esprimere fino a tre preferenze, con l’obbligo però di rispettare la parità di genere. Quindi se venissero indicate due scelte, entrambe maschili o femminili, la seconda sarebbe cancellata; nel caso in cui fossero tre e tutte di uomini o di donne, verrebbe salvata solo la prima. «La nostra struttura sarà pienamente operativa per seguire in diretta lo spoglio, che riguarderà pure 321 Comuni», annuncia Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale. Sul sito dedicato potrebbe profilarsi qualche problema per il recente cambio di motore informatico da parte del ministero, ma per la prima volta l’aggiornamento dell’affluenza sarà in tempo reale e le preferenze verranno esplicitate dal livello circoscrizionale a quello comunale. «L’ultima volta abbiamo azzeccato i nomi al millesimo», rivendica Claudio Rizzato, responsabile dell’Osservatorio. A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano LAVORI La posa dell’ultima paratia del Mose, alla bocca di porto del Lido di Venezia
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1 Il commissario Sul modello delle grandi opere Il commissario sarà sul modello di quelli utilizzati per l’esecuzione delle grandi opere: pieni poteri per arrivare alla conclusione in tempi brevi. nel caso in questione, il soggetto esecutore, il Consorzio Venezia Nuova, è a sua volta commissariato dallo Stato. Il nuovo commissario sarà comunque prevalente su tutti e, in caso di ritardi nella progettazione e affidamento delle opere, potrà prevedere egli stesso utilizzando risorse del Consorzio, del Provveditorato alle Opere pubbliche o anche risorse esterne.
2 La società Le risorse per gli affidamenti
E qui si presenta un problema, e nemmeno tanto piccolo. Il Comune di Venezia è stato autorizzato dall’inizio di quest’anno dal Parlamento ad introdurre una nuova forma di imposizione sul turismo non pernottante, chiamata “contributo di sbarco”. Questa tassa entrerà in vigore da settembre con una tariffa flat di 3 euro a persona (esclusi i bambini fino a 6 anni e le numerose categorie esenti) e dal 2020 potrà arrivare fino a 10 euro a testa. Come sarà conciliabile un’altra tassazione sul turismo, che già oggi paga l’imposta di soggiorno? «Chiedere un contributo straordinario in nome della specialità di Venezia è un conto attacca il deputato Pd Nicola Pellicani - altra cosa è fare di Venezia una città a pagamento, che fa venir meno qualsiasi principio di equità e uguaglianza e che mortifica questa città. Altro che mani nelle tasche, qui si stanno strappando i pantaloni ai turisti».
ARRIVANO I SOLDI La Legge di bilancio del 2018 aveva rifinanziato la Legge speciale per Venezia con 25 milioni per il 2018 e poi 40 milioni per ogni anno dal 2019 al 2024. Questi soldi devono essere ripartiti tra Venezia (destinataria della maggior parte dei fondi) e gli altri Comuni che si affacciano sulla gronda lagunare con un atto del cosiddetto “Comitatone” che è un comitato interministeriale presieduto dal presidente del Consiglio (il quale delega quasi sempre il titolare delle Infrastrutture) nonché dalla Regione e dalle amministrazioni comunali interessate alla ripartizione. Il problema è che negli ultimi due anni il Comitatone non si è riunito e i soldi sono rimasti nel bilancio dello Stato, stanziati ma non impegnati. L’emendamento del Governo mette una pezza anche a questo problema, prevedendo la ripartizione per il 2018 e il 2019 attraverso un decreto che sarà emanato dal ministro Toninelli, in modo da far arrivare i fondi per la salvaguardia entro pochi mesi. Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA
IN SERATA TONINELLI LANCIA UN MESSAGGIO PIÙ POSSIBILISTA: «SONO IN CORSO RIFLESSIONI SUL MODO DI RACCOGLIERE I SOLDI»
Gestire il Mose significa disporre il sollevamento delle paratoie in previsione di acque alte superiori ai 110 centimetri (questo il livello di guardia attualmente deciso), per quanto tempo tenere la laguna chiusa e quando farle abbassare. Per questo servirà una società pubblica che avrà in dotazione risorse finanziare per poter affidare ad un gestore tecnico e terzo il compito. Tra gestione e manutenzione si calcola siano necessari circa 100 milioni di euro l’anno a causa della complessità dell’opera.
3 Nuova tassa Dal 2020 già 10 euro a testa È il punto più controverso e contestato da Regione Veneto e dalla città di Venezia. Una nuova tassa di scopo per finanziare la gestione del Mose a carico dei turisti (di cui non si sa nulla se non l’idea) significherebbe rendere Venezia una città molto più cara per i suoi visitatori, dal momento che da questo settembre entrerà in vigore il “contributo di accesso” per i turisti che non dormono in città. Dal 1 gennaio 2020 potrà costare anche 10 euro a testa e una ulteriore tassa potrebbe essere ritenuta intollerabile.
4 I fondi I soldi bloccati dal Comitatone Dopo diversi anni, la Legge speciale per Venezia è stata rifinanziata con la manovra di bilancio approvata a fine 2017, anche per l’intercessione del Capo dello Stato. Quei soldi, però, non possono essere trasferiti agli enti locali se non sono prima distribuiti dal Comitatone, il quale da oltre due anni non si riunisce anche perché sul piatto oltre al Mose c’è la questione delle grandi navi da crociera. Che fare, dunque? Sarà il Mit emanare un decreto che ripartisca le risorse per 2018 e 2019.
Zaia: «Una tassa? Mai L’opera è dello Stato» `«Ci vuole coraggio a pretendere i soldi Il governatore del Veneto: «Già versiamo 15 miliardi di residuo fiscale con un bilancio sano» proprio da noi, che chiediamo l’autonomia» `
L’INTERVISTA VENEZIA «Già ho l’orticaria a sentir parlare del Mose, figuriamoci se ne farò pagare il conto ai veneti: non esiste proprio». Più istintiva di così non potrebbe essere la reazione di Luca Zaia al piano del ministero dei Trasporti. Al governatore, che a pelle apprezzava poco il sistema delle dighe mobili ancora prima dello scandalo giudiziario, fa ribollire il sangue la sola idea che la Regione debba versare ogni anno 15 milioni di euro per la sua gestione, in aggiunta alle contribuzioni degli altri enti locali e alla tassa di scopo sui turisti.
A chi tocca provvedere? «Ovviamente allo Stato, perché parliamo di un intervento per la messa in sicurezza di una città come Venezia che è patrimonio mondiale dell’umanità. Come si può chiedere che a farsene carico siano le istituzioni locali? Mi opporrò con tutte le mie forze al solo fatto di ipotizzare che si possa scaricarne il costo della gestione sui veneti. Ci vuole coraggio da vendere a pretendere 15 milioni dalla Regione, unica in Italia a non applicare le aliquote, come se fossero poche le tasse che il Veneto già versa, con i suoi 15 miliar-
di di residuo fiscale. E il prurito mi aumenta ancora di più quando penso che vengono chiesti soldi proprio a noi, che chiediamo l’autonomia». Crede che lo slittamento dell’intesa sia legato agli emendamenti del Mit? «Le due situazioni potrebbero essere legate solo se ci fosse stata concessa un’autonomia estrema. Della serie: siccome vi tenete tutte le funzioni e tutte le risorse, allora potete pagarvi le opere situate sul vostro territorio. Invece no, il ministero delle Infrastrutture non vuole darci le concessioni au-
Perché? «Non voglio fare il guastafeste. Mi sforzo con tutte le mie energie di vedere il lato positivo di questa storia e cioè il fatto che il Mose deve essere messo in esercizio, perché sotto l’acqua ci sono 5 miliardi e non possiamo permetterci che diventino un mostro di Lockness. Ma non così». Allora come? «Non voglio sembrare insolente, ma in un Paese serio quando si progetta, si programma. Invece qua si sta cercando di far passare per locale un’infrastruttura che in realtà è statale, come se non bastasse il conto inimmaginabile che abbiamo già pagato in termini di immagine, visto che per colpa della triste vicenda fortunatamente scoperchiata dai pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, il mondo pensa che questa sia un’opera della Regione. E sapete qual è la beffa? Quando dicevo che il vero problema non era completare il Mose ma farlo funzionare, e che per questo sarebbero serviti almeno 80 se non 100 milioni l’anno, venivo pure sbeffeggiato. Proprio io che ero un ragazzo negli anni in cui venne ideata un’opera ciclopica che mai avrei avallato se fossi stato un amministratore».
VENEZIA Luigi Brugnaro, come Zaia, alza le barricate. Da uomo d’impresa - e di schéi - il sindaco guarda anche al soldo e agli interessi della città. L’incipit della sua dichiarazione è tutto un programma: «Iniziativa assurda contro i veneziani. Ci opporremo in ogni modo. Gli emendamenti presentati oggi dal ministero al Decreto “Sblocca-cantieri” sono indecenti». Che con il ministro Danilo Toninelli non ci fosse feeling, era risaputo. Queste parole aumentano le distanze. Certo, nella relazione introduttiva all’emendamento del Governo al decreto si dice che “la dotazione finanziaria...potrà essere alimentata anche attraverso l’introduzione di un’imposta di scopo... che andrebbe a gravare sui turisti”, e quindi il condizionale lascia aperte alcune porte, ma la posizione del Comune veneziano e del suo sindaco è chiara fin da subito.
Ritiene che sia una decisione del solo pentastellato Danilo Toninelli? E i suoi colleghi leghisti al Governo cosa dicono? «Ho l’impressione che il ministro sia stato frettolosamente e mal consigliato da qualcuno che pensava di vendergli l’idea del secolo. Quindi posso assicurare che seguiremo la partita politicamente e, se serve, anche giuridicamente. Questo è un provvedimento che dovrà passare per Camera e Senato, dove abbiamo tanti parlamentari... Non possiamo accettare che lo Stato vada sui territori alla questua, perché allora vuol dire che lo Stato non esiste più». Così però torniamo al punto di partenza: chi deve pagare? «Di sicuro non il Veneto, che ha un bilancio sanissimo ma tirato all’osso, dato che su 14 miliardi solo 52 milioni sono lasciati alla disponibilità degli assessorati. Toglierne 15 vorrebbe dire levarli al sociale, all’ambiente, alle strade: non ci sto. Quindi vadano a chiederli agli spreconi, non ai virtuosi. In un Paese in cui si sperperano ogni anno 30 miliardi nella Pubblica Amministrazione, sarebbe sufficiente applicare l’autonomia a tutti per recuperare una cifra mostruosa. Invece no, si va avanti con 22.000 forestali in Sicilia e 400 in Veneto. E allora, siccome parliamo di Mose, lo dico alla veneziana: è ora di finirla che a pagare sia sempre Pantalone». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
GOVERNATORE Luca Zaia davanti a una paratia del Mose
«Sono rimasto incredulo e scandalizzato - tuona il sindaco - da questa iniziativa confusa ed estemporanea del ministero, che non è stata condivisa con gli enti locali. Sembra proprio una manovra da burocrati di palazzo, che con l’aiuto di qualche “manina” locale ha partorito uno strafalcione, viziato da evidenti profili di incostituzionalità. Come si può solo pensare di proporre tali testi normativi senza consultare il Comune di Venezia, la Città Metropolitana e la Regione Veneto? Sono d’accordo con il presidente Zaia e da oggi saremo insieme in battaglia, perché una tale assurdità non venga mai approvata. Ricordiamo che, da quattro anni, come Città Metropolitana aspettiamo dal Governo l’autonomia delle competenze su tutte le acque lagunari, stabilita da una legge dello Stato e, per tutta risposta, oggi ci propongono questa forma di statalismo raffazzonato».
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«TONINELLI NON VUOLE DARCI LE CONCESSIONI AUTOSTRADALI PERÒ PRETENDEREBBE CHE CI ACCOLLASSIMO UN’OPERA SIMILE» INCREDULO Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è contrario alla decisione del governo
Il sindaco Brugnaro: «Iniziativa assurda presa senza consultarci» LE REPLICHE
tostradali e le competenze portuali, però pretenderebbe che ci accollassimo il Mose. Ma vi pare?».
Ma non basta, perché c’è un altro passaggio che irrita il sindaco. «Tra le tante stupidaggini - conclude - hanno anche inventato una nuova società di gestione del Mose che, per finanziarsi, non fa altro che mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Quante volte dovremmo pagare il Mose? Una volta come veneziani, la seconda come cittadini metropolitani, la terza come veneti, la quarta come italiani? Tutto questo è inaccettabile. Valuteremo, anche a fianco della Regione, ogni iniziativa prima politica e poi, qualora fosse necessario, anche giudiziaria, per contrapporci a queste assurdità».
I CONTI I conti sono presto fatti, del resto: la manutenzione del Mo-
se costerà circa 100 milioni l’anno, il Comune ne incassa già 30 dalla tassa di soggiorno e ne metterà in cantiere 10 all’anno quando entrerà in vigore a pieno regime (2020-2021) il “Contributo di accesso”, balzello alternativo alla tassa di soggiorno, in quanto non sarà pagato dal turista che dorme in hotel o in strutture ricettive, ma verrà prelevato alla fonte (leggi vettore di trasporto) dalle tasche di ogni visitatore, non residente in Veneto, che non dormirà in città e che raggiungerà Venezia con un qualsiasi mezzo per una visita giornaliera. A Ca’ Farsetti temono che il Governo voglia l’istituzione di una nuova tassa sui turisti. Inoltre a lasciare sbigottita l’amministrazione c’è quella frase della relazione in cui si dice che i turisti sono i beneficiari ultimi del Mose. E i residenti? Decisamente più soft il tono del presidente dell’Autorità di sistema portuale, Pino Musolino. «Basta che, dall’altro lato, il Governo sostenga la crocieristica a Venezia i cui passeggeri sono tra i maggiori contribuenti di questa tassa, altrimenti con che cosa la finanzierebbero?». Davide Scalzotto © RIPRODUZIONE RISERVATA
Provincia 23
IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 9 Maggio 2019
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Brevi
ILCASO. Nessunohasinora reclamatoil corpodiObi Hyginus, inobitorio dalloscorso15 aprile
Ilmisterodei27milaeuro edellasalmadimenticata Mauro Sartori
Nessuno reclama la salma di Obi Hyginus, il nigeriano di 61 anni trovato morto nel suo piccolo alloggio di via San Gaetano, in centro storico a Schio. E nessuno per ora reclama i 27 mila euro in contanti che gli sono stati trovati addosso e attorno ai quali s’infittisce il mistero, anche se i carabinieri della Compagnia di Schio un’ipotesi se la sono fatta e stanno seguendo la pista di un risarcimento che l’uomo avrebbe ottenuto a seguito di una causa legale. Intanto l’autopsia, disposta dal magistrato dopo il ritrovamento del cadavere, ha stabilito che la causa va attribuita ad un arresto cardiocircolatorio. Un malore fatale che lo ha colpito mentre era in casa da solo, tanto che i vicini, non vedendolo da due giorni, avevano fatto scattare l’allarme la sera del 15 aprile. Avevano
provato anche a telefonargli senza ricevere risposta. Il decesso risale al 13 aprile almeno, ed è avvenuto per cause naturali ma gli addetti all’obitorio dell’ospedale Alto vicentino di Santorso, addosso gli trovarono la bella somma di 27 mila euro. Da quella sono partite le indagini dei carabinieri, che non hanno scovato alcunchè di illecito nella vita recente di Obi. In passato, ovvero nel 2006, venne arrestato per essere evaso dai domiciliari a cui era costretto per una vicenda di violenze private, per andare a fare la spesa. Ma il
Leindagini escluderebbero isospettidi un’origineillecita dellacospicua sommatrovata
giudice gli diede ragione e revocò l’arresto. Da allora Obi aveva rigato dritto, anche se qualche sospetto sulla provenienza dei soldi, essendo il nigeriano disoccupato, era venuta agli inquirenti. Pare invece che la somma fosse legata ad un risarcimento. Nel frattempo i carabinieri sono riusciti a rintracciare l’ex moglie, che ha detto di non volerne sapere della salma. Ora confidano nella figlia, che si trova in Germania con la sua famiglia per lavoro. Potrebbe farsi carico lei delle esequie e allo stesso tempo pretendere i 27 mila euro quale erede. Ma non vi sono notizie certe. Intanto il cadavere rimane custodito nelle celle mortuarie dell’ospedale da più di tre settimane. in attesa che qualcuno si ricordi di questo sessantenne, che viveva in pochi metri quadri ma con molta dignità. •
Sanità,i sindaciaZaia «Il confronto sia leale» Iprimi cittadinisonopreoccupatiperchévedono disattese le promesse su «pari dignità con Bassano» «Vogliamo il pieno riconoscimento della centralità ed eccellenza dell’ospedale di Santorso». Dopo le vicende di questi giorni, con il pronto soccorso a personale medico ridotto (uno solo operativo di notte, dal 15 maggio affiancato da un esternalizzato per le uscite in ambulanza) i sindaci prendono carta e penna e scrivono al presidente della Regione Veneto Luca Zaia, all’assessore regionale Manuela Lanzarin. Robertino Cappozzo, presidente del comitato dei sindaci Distretto 2 Alto vicentino, ha spedito l’altro ieri un documento che fa riferimento alle schede ospedaliere e alle rassicurazioni ricevute sul mantenimento degli attuali reparti ospedalieri «con l’impegno di confermare una visione organizzativa di ospedali gemelli con pari dignità». Con una sottolineatura «sulla virtuosità della sanità che da tempo l’Alto vicentino riesce ad esprimere e la tutela fondamentale del diritto alla salute dei cittadini, che nessuna esigenza di bilancio potrà e dovrà mai comprimere fino a metterlo in pericolo». Ma la carenza di organico del pronto soccorso, tanto
Laconferenza deisindaci dell’Alto vicentinodistretto 2. STUDIOSTELLA
per citarne una, mette a serio rischio persino l’incolumità del personale infermieristico (tre sigle sindacali , Uil Fpl, Nursind e Ugl hanno proclamato lo stato di agitazione). «Apprendiamo che le nostre richieste non sono state considerate. E spiace che le notizie arrivino a noi sindaci per mezzo di comunicati stampa, lasciando spazio ad interpretazioni su un tema che merita sempre un confronto leale e trasparente». Cappozzo ribadisce infine «la necessità di prevedere nell’ospedale di Santorso la
Ilfatto ILMALLOPPO INTASCA Icarabinieri del capitano JacopoMattonesono intervenutipochiminuti dopola richiestadi aiuto dapartedei vicini. Aperta laporta del piccolo appartamento,tutto apparivainordine, tranne ilcorposenza vita del nigeriano,accasciato accantoalletto.L’uomo, contuttaprobabilità,era decedutodaalmeno un giorno,apparentemente perunmalore fatalee improvvisochenon gli avevalasciatoscampo. Versole22 ilcorpo è stato trasportatoall’ospedaledi Santorso,e messoa disposizionedell’autorità giudiziaria.Durantele fasi disvestizione èarrivata la sorpresa:nelle tasche dei pantalonierano conservati27mila euro in banconotedivario taglio. Ladirezionesanitariaha avvisatoleforze dell’ordine,chehanno avviatoaccertamenti.
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L’APPELLO. Documentodella conferenzasulleschede ospedaliere
copertura dei reparti e delle apicalità. Riteniamo debba essere valorizzato anche perché si tratta di una struttura efficiente e moderna, dotata di tecnologia e risorse umane di grande valore. Chiediamo che prima di approvare le schede ospedaliere vengano accolte le nostre richieste»: Che riguardano l’apicalità e il mantenimento dei reparti di urologia, gastroenterologia, nefrologia, otorinolaringoiatria e il ripristino dei 15 posti letto per l’ospedale di comunità di Malo. • M.SAR. © RIPRODUZIONERISERVATA
SCHIO LEGAESICUREZZA SERATAALNORIS Oggi alle 20.30 all'hotel Noris di viale Industria serata sulla sicurezza. Con la candidata sindaco Ilenia Tisato intervengono l'assessore regionale Roberto Marcato e il presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti. K.Z.
INIZIATIVA
Inbiciallavoro Ilconcorso ecologico riprende vigore Il comune di Schio invita la cittadinanza ad usare la propria bicicletta per andare al lavoro per la quarta edizione del concorso “In bici al lavoro”. L'iniziativa, che fa parte del più esteso progetto in collaborazione con l’Ulss 7 Pedemontana “Guadagnare salute”, è rivolta a tutti i lavoratori maggiorenni residenti a Schio, oppure che si recano a Schio per ragioni lavorative ed ai dipendenti Ulss dell'ospedale di Santorso, per ridurre le emissioni inquinanti nell'aria e giovare alla salute. Ogni iscritto potrà dunque partecipare all'estrazione dei premi, consegnando il modulo che dovrà essere presentato entro l'8 settembre, se utilizza la propria bicicletta per recarsi al lavoro almeno 25 giorni lavorativi compresi tra il 13 maggio e il 2 agosto 2019. Tra i tanti premi in palio che saranno estratti a metà settembre sono previsti un buono per soggiorno in hotel per un weekend, caschi-bici, ciclocomputer, buoni-spesa Coop Alleanza 3.0, oltre che numerosi accessori Le iscrizioni e tutte le informazioni necessarie sono disponibili nel sito del Comune oppure allo sportello Qui Cittadino dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e giovedì fino alle 18.30. • M.D.O. © RIPRODUZIONERISERVATA
PiazzettaSan Gaetano, doverisiedeva ObiHyginus. STUDIO STELLA
SCHIO SONDAGGIOELETTORALE «IL COMUNE NON C’ENTRA» Il Comune di Schio ha diramato una nota per precisare che il sondaggio elettorale in corso in questi giorni da parte della società Swg non è commissionato dal municipio bensì da un soggetto provato. K.Z. SCHIO COLLINESCLEDENSI DAVALORIZZARE Questa sera alla Trattoria all'Antenna di località Raga Alta il terzo appuntamento del progetto “Valorizzare le colline scledensi”, con canzoni e racconti di Mariano Castello. M.D.O.
L’obitoriocheospita lasalma dadue settimane. FOTO DONOVANCISCATO
Fotonotizia
Valletta,discaricadel pane SCHIO.Dovebuttoilpanesecco?AlparcodellaValletta.Stranoed inspiegabileabbandono dirifiuti in una delle areeverdipiù rinomate della città, tra il parco giochi e la chiesa di S. Francesco,recentementeripulita daglistudentidell'Itis“DePretto”. K.Z.
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Lasommapotrebberisalire adun risarcimento legale.Rintracciata daicarabinieri l’exmoglie,che nonnevuole sapere,elafigliain Germania
CARRARO LUCA
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VICENZA
GIARDINAGGI VIVAI
VELOD’ASTICO FESTADI PRIMAVERA TRAROCKELISCIO La tradizionale “Festa di Primavera” a Lago di Velo, riserva per domani, dalle 22, il rock di Jackpot; sabato, Rockpuntoit; mentre domenica, dalle 20.30, spazio al liscio. G.M.F. PIOVENEROCCHETTE I5 STELLE PRESENTANO ILPROGRAMMA Oggi alle 20.30 nella sala conferenze della biblioteca il candidato del Movimento 5 Stelle, Daniele Sartore presenterà la sua squadra ed il suo prorgamma elettorale . S.P. SANTORSO FACCIELASUA LISTA CONFERENZAALMUSEO Oggi alle 20.30 nella sala del museo archeologico Alto vicentino in piazza Aldo Moro il candidato sindaco Gabriele Facci si presenterà alla cittadinanza insieme ai suoi candidati. S.P.
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Floricolo Piante ornamentali
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IL GIORNALE DI VICENZA
VENETO
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Giovedì 9 Maggio 2019
CORTINA.OkallavarianteaSanVitodiCadore
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LaCommissionedivalutazionediimpattoambientaledellaRegionehadatoilsuosì alprogetto dellavariantesullastataleAlemagnaaS.Vito diCadore:orasivaaRoma. Èunabretelladi2.350metri,per30milioni,invistadeiMondialidisci2021aCortina.
L’INCONTRO. Oltre un’ora di confronto tra il premier Conte e la ministra Stefani, ma senza svolte
Autonomia, bozze pronte MaDiMaio:cosìnonva Sipunta alprossimoCdm Lavicentina sfida: «Se ilM5s hacambiatoidea,lo dicae se neassuma laresponsabilità» Cristina Giacomuzzo
È durato poco più di un’ora a palazzo Chigi ieri sera il faccia a faccia tra il ministro agli Affari regionali, Erika Stefani, e il premier, Giuseppe Conte, sull’autonomia. Alla fine la vicentina Stefani conferma che le bozze sono pronte. Ma il vicepremier Luigi Di Maio gela tutti in serata: «Possiamo non essere d’accordo sull’ autonomia scritta così - avverte -.Abbiate pazienza: posso essere d’accordo che Lombardia e Veneto debbano avere l’autonomia perché hanno votato con referendum, ma non per creare sanità serie A e sanità di Serie B o scuole di serie A e scuole di serie B». Fonti leghiste, poi, ribadiscono comunque l’intenzione di portarle sul tavolo del prossimo Consiglio dei mini-
stri. Sarà la volta buona? In ogni caso ormai è chiaro che prima delle europee non ci sarà possibilità di arrivare a risultati concreti. «M5S, BATTI UN COLPO». E lo
si intuisce anche dal tono della nota di Stefani: «Con Conte abbiamo fatto il punto della situazione. Noi sull’autonomia siamo pronti. È una riforma necessaria e la chiedono i cittadini sia del Nord che del Sud. È nel contratto di governo. Abbiamo fatto tutti gli approfondimenti e le intese sono pronte. Se qualcuno nei 5stelle ha cambiato idea lo dica chiaramente e se ne assuma responsabilità. Ricordo che il regionalismo differenziato è un diritto sancito dalla Costituzione e dobbiamo dare seguito alle legittime richieste avanzate dalle regioni. Il percorso sin qui seguito è stato condiviso passo a pas-
Ilpremier Giuseppe Contecon ilministro ErikaStefani
so con tutti i ministeri. La Lega ha intenzione di proseguire con fermezza e celerità in un percorso in cui crede fermamente. Non vogliamo in alcun modo penalizzare nessuno ma garantire a tutte le regioni servizi efficienti senza sprechi. Avvicinare i centri decisionali ai cittadini significa controllo diretto. Non dobbiamo avere paura di una riforma che il Paese aspetta da troppo tempo». TAVOLI E COMMISSIONI. Stan-
do alle indiscrezioni di palazzo, la Lega oltre a puntare al Cdm sarebbe intenzionata a chiedere al premier l’istituzione del tavolo consultivo sui
ALTRO SCONTRO. Sulla proposta del Ministero
VENEZIA
«Non sono d’accordo su una riga di quell’emendamento e mi adopererò perché non venga approvato». Il governatore veneto Luca Zaia boccia senza appello la proposta trapelata dal Ministero delle infrastrutture del grillino Danilo Toninelli sul Mose di Venezia: nomina di un commissario straordinario perché gestisca le gare per il completamento e l’avvio del sistema di dighe mobili a tutela di Vene-
zia, e introduzione di una “tassa di scopo” per pagare i costi della struttura commissariale e partecipazione economica diretta dei Ministeri (Mit, Mibac, Mipaaft) ma anche Regione, Città di Venezia, Autorità del porto. «Il Mose - tuona Zaia - è un’opera nazionale e se ne deve occupare il Governo. Lo dissi in tempi non sospetti che non avrei accettato da nessun Governo di nessun colore di dover tirare fuori soldi per un’opera che più nazionale di così non si può; dissi anche, e
© RIPRODUZIONERISERVATA
«Èunafarsa.Zaiaescadall’ambiguità esmettadichiederecoseimpossibili» «Nonse nepuòpiù.Èdiventata unafarsa».Stefano Fracasso, capogruppoPdinConsiglio regionale,ètra quellichecrede nelpercorsodell’autonomia differenziata.Orachequel percorsosi ètrasformatoin sabbiemobilidallequali sembradifficiletogliersi, Fracassostrigliaeindica la via peruscirne. «Tuttifingono di nonsaperequali sianoi puntidi disaccordosull’autonomia esordisce-.Èoradidire basta. Serveandare oltrealla domanda:autonomia sìo no? E passareaquella seguente: qualeautonomiavogliamo?». Leidee le habenchiare Fracasso.Acominciare, primo punto,«dalle normea carattere finanziarioche nonconsentono aiconti stataliditornare. È evidente-spiega-che il criteriopropostonellebozze, cioèla spesa media,non funzionaperchévaincontrasto conl’invarianza dibilancio dello Stato.Èinutilecheil ministro Stefanicontinui a sostenere il contrario.Finché non cisi muoveràdaqui,non sipotrà maiandare avanti.Il presidente Zaia,quindi, dica se intende eliminarequestocriteriodalla bozzao continuare afar finta di nienteerestareimpantanati addossandole colpe adaltri». Fracassopoi continua:«Il
StefanoFracasso, Pd secondopuntochenonsi affronta riguardai docenti.Nei giorniscorsi èstatofirmato tra sindacati, ministroall’Istruzione,Marco Bussetti,eilpremier Conte,un protocollosugliaumenti degli stipendiagli insegnantiela salvaguardiadelreclutamento cheresta acaratterenazionale. Unpassaggio,quest’ultimo, cheva controa quantodefinito nella bozzad’intesa dovesi specificala modalitàdeltrasferimento del personaledacompetenza statale aregionale. Eallora chesifa?Il protocolloviene recepitoo no? Zaialodevedire chiaramente». Terzopunto. PerFracassola richiestadel Venetodiottenereil passaggiodellecompetenze sul demanio-valea dire porti, aeroporti,ferrovia eautostrade -, nonhapropriosenso.«Il portodi Venezia,peresempio - dice-ha valenzanonsolo nazionale,ma europea.Scrivere nellabozza dell’ autonomiacheil Venetochiede la
gestionedel demaniovain contrastocon gli interessinon soloitaliani. Anche qui:èoradi finirlacon le ambiguità. SeZaia intendeinvestire suun vicolo ciecolo dica,ma se neassumala responsabilitàpolitica.Lo stesso, quartopunto, valeper la gestione digasdotti.Non si parlapiù direti nazionali,mainternazionali. Figuriamocise hasenso la dimensioneregionale.Su questo chiedoallecategorie economiche, cheneigiorniscorsi sulla stampa venetahanno criticatol’impasse dell’iter:sono davveroconvinte chequestopassaggiorappresenti unvantaggioper lorointermini economici?Vasostenuto?». E, infine,quintopunto. «Sulle Sovrintendenze,latutela del paesaggioèun valore costituzionalee anchequesto passaggiovachiarito. Non èpiù tempodislogan. Inconcreto,al Venetoserveun’autonomiasul lavoro,laformazione, lasanità e l’ambiente.Stop.La Consultaper leautonomia, poi, fapasserella nei palazziveneziani o nediscute veramente?Abbiamodovuto sollevarenoi come Pdla questionedegliinsegnanti, altrimentituttopassava sotto silenzio.LaLega diZaia nondia la colpaal M5sperchésa di barzelletta.Loro sono algoverno tantoquantoi grillini». © RIPRODUZIONERISERVATA
CONSIGLIOREGIONALE. L’Osservatorioelettoraleè pronto.«Eneipartitiègaravera achipassa» qualcuno rise, che sarebbero serviti 100 milioni l’anno per la sola manutenzione. Il nodo è venuto al pettine: nessuno pensi che a scioglierlo siano le tasche dei veneti». «Si vogliono scaricare i costi su una Regione tax free, che non applica nessuna addizionale regionale ai suoi cittadini lasciando nelle loro tasche 1,17 miliardi l’anno - incalza Zaia - e addirittura ci si vorrebbe designare come esattori di una tassa. Non se ne parla nemmeno. Se lo Stato esiste, gestisca in proprio la questione nazionale del Mose. Punto. Per giunta tutto questo accadrebbe mentre si continua a negarci, ritardando un processo inarrestabile, l’autonomia». •
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Unatassa peril Mose? Zaiadiceunsecco “No”
nodi politici e tecnici per sbloccare l’iter del provvedimento. L’altra mossa spetterebbe poi, il 16 maggio, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti, per smontare le posizioni dei ministri grillini espresse in Commissione bicamerale sull’attuazione del federalismo fiscale. Insomma, l’ennesimo guanto di sfida ai pentastellati. Sul fronte dell’iter pare che i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e la padovana Elisabetta Casellati, abbiano trovato l’ intesa sul ruolo del Parlamento: far emendare le bozze alle due Camere. •
Losfogodi Fracasso,capogruppo PdinRegione
«Elezioni:laveracontadeivoti èsuchineperdemenodal2018» Feltrin:«Le Europeesono particolari,conta ilcalodi affluenza.Eoracisono pochisoldi per la pubblicità» Alberto Minazzi VENEZIA
Le elezioni europee? Saranno una gara a chi perde meno. «Per dare una lettura politica, invito a guardare non le percentuali, ma i valori assoluti, il numero di voti effettivi rispetto alle elezioni politiche. Perché tutti, di sicuro, caleranno. E, allora, “vincerà” chi farà registrare il calo minore. Prenderanno più voti i partiti che riusciranno a smobilitare di meno i loro elettori» è il giudizio del politologo Paolo Feltrin, direttore dell’Osservatorio elettorale del Consiglio regionale per il voto Ue e comunale. «Il voto alle elezioni europee va usato con molta attenzione, nell’interpretazione, per non prendere lucciole per lanterne». È proprio l’astensionismo, il punto di partenza dell’analisi di Feltrin nella presentazione a Palazzo Ferro-Fini dell’impegno dell’Osservatorio. «Il problema che rischia di far prendere cantonate è proprio quello della partecipazione al voto. L’ultima volta che si è andati a votare per il Parlamento europeo, nel 2014, si registrò un 63,9% di
ClaudioRizzato, ilpresid.Roberto Ciambettie ilprof.PaoloFeltrin
affluenza rispetto all’81,7% delle precedenti politiche. Ora si parte da un 78,7% alle politiche, per cui la mia previsione è che la partecipazione sarà ancora più bassa. C’è la possibilità che si scenda sotto il 60%: se è così bisogna stare ancor più attenti ai risultati». DISAFFEZIONE. I motivi di
questa disaffezione al voto europeo, per il politologo, sono diversi. In primis il fatto che «il Parlamento europeo conta poco e gli elettori se ne accorgono». Poi c’è una considerazione più specifica: «La gente va a votare anche se è spinta ad andare a farlo, se cioè c’è una forte campagna elettorale, che dipende dalle risorse economiche immesse. Essendo venuto meno il finanziamento pubblico, e non essendo facile nemmeno il finanziamento privato, nessu-
no, stavolta, ha fatto manifesti, gli spot in tv sono pochi e iniziano adesso, quelli sui giornali mancano. Si è preferito utilizzare internet e i canali social, che costano meno, ma questo non ha a mio parere la stessa efficacia». E anche il traino delle elezioni comunali (si vota in 321 comuni, l’unico capoluogo che va alle urne è Rovigo) avrà per Feltrin un traino relativo. PREFERENZE. C’è poi da consi-
derare anche il fatto che la legge elettorale europea è cambiata, con l’introduzione della composizione delle liste al 50% tra uomini e donne e delle preferenze di genere. Se si pensa che già in precedenza la percentuale delle preferenze espresse era solo del 18% rispetto ai voti di lista, questo renderà più complicato capire gli effettivi eletti.
«Se si scorrono le liste – dice Feltrin – non è assolutamente chiaro e preventivabile, in molti partiti, chi sarà eletto e chi no, così come l’ordine d’arrivo. E l’alternanza tra maschi e femmine potrebbe determinare un’ulteriore riduzione dell’espressione di una preferenza tra le tre astrattamente indicabili». Ma, allora, il fatto che si aspetti l’esito delle urne anche per determinare il futuro del Governo? Feltrin sorride: «Le europee sono una “bestia” strana e quindi per me è sbagliato trarne delle inferenze a livello politico. Poi, vale per le europee come per i sondaggi, i politici operano con quello che hanno in mano. Credo che, in tal senso, la vera domanda di queste elezioni sarà come andranno i 5Stelle, perché credo che nessuno pensi che la Lega andrà male e il Movimento bene. In tal senso, molto più significative, a mio parere, sono le elezioni regionali del Piemonte, dove presumibilmente l’adesione sarà più alta. E, nella nostra circoscrizione, il vero motivo di interesse non sono Veneto, Friuli o Trentino, ma l’Emilia Romagna, che poi andrà al voto tra novembre e gennaio. Si potrà già capire ora qualcosa su quel che si muove nelle cosiddette “regioni rosse”». • © RIPRODUZIONERISERVATA
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Giovedì 9 ....Maggio 2019
La Voce
DELTA
Ariano, Corbola, Loreo, Papozze, Porto Tolle, Porto Viro, Rosolina, Taglio di Po
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AMBIENTE La Regione Veneto sarà coinvolta a Roma nel ruolo di ente esperto in materia
Pfas, vertice per abbassare i limiti Presto la prima seduta del nuovo tavolo ministeriale, per ridurre la soglia nazionale Potrebbero arrivare buone notizie per il nostro ambiente e il Polesine. Sarà convocata presto, entro dieci giorni, la prima seduta del nuovo tavolo ministeriale che ha avrà il compito di definire limiti nazionali agli scarichi di sostanze perfluoro alchiliche (Pfas). Ha prodotto, dunque, i risultati attesi dal Veneto la riunione di questa sera convocata dal Ministro dell’ambiente con i tecnici dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e della Regione del Veneto, rappresentata dal commissario Arpav Riccardo Guolo. Obiettivo dell’incontro era definire i presupposti tecnici per l’avvio del tavolo per porre limiti nazionali, sollecitato da anni dal Veneto e riportato al centro dell’attenzione dopo la presentazione dei dati relativi all’anomala presenza di perfluoropolietere cC6O4 rilevata nelle acque del fiume Po dall’Arpav.
PAPOZZE Le indagini
Orrore al porticciolo identificato il cadavere
Allarme Pfas in Polesine, a Roma si muove qualcosa Il ministro ha, infatti, preso atto di quanto presentato dai tecnici di Ispra e delle varie Regioni presenti che hanno spiegato come, valutando la situazione generale che si è creata, e per poter dare le opportune risposte tecnico-scientifiche ai cittadini allarmati, è necessario met-
tere prontamente in atto alcune iniziative. Tutto ciò al fine di definire le modalità di trattamento delle acque reflue e stabilire i “limiti legali agli scarichi” compatibili con i volumi d’acqua dei corpi ricettori. Molte le proposte avanzate al Ministro che,
preso atto dell’urgenza di agire per fornire un quadro normativo adeguato, saranno, dunque, affrontate e rese effettive all’interno del tavolo nazionale. A questo tavolo, la Regione del Veneto sarà coinvolta nel ruolo di ente esperto in materia.
PAPOZZE - Neppure 24 ore di indagini serrate, per dare un nome al cadavere recuperato dai vigili del fuoco nel pomeriggio di martedì all’altezza del porticciolo di Papozze. Era stato un passante a notare la salma in acqua. Sul posto erano immediatamente accorsi anche i carabinieri, per le indagini del caso. La cautela è d’obbligo, dal momento che si parla di un corpo rimasto a lungo in acqua, e che la Procura ha comunque disposto l’autopsia, per chiarire le cause della morte, e il prelievo del Dna, per avere la certezza di una eventuale identificazione. Una ipotesi molto forte, comunque, sta maturando in queste ore negli in-
vestigatori, che si sono subito mossi per cercare segnalazioni di scomparsa di persone che siano compatibili con le tempistiche e le modalità del ritrovamento. Una attività che avrebbe portato a individuare il caso di un uomo scomparso nel Mantovano. Le indagini proseguono, ma in una direzione ora ben precisa. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PORTO TOLLE Centro ittico, c’è tempo fino al 24 giugno
“Bonello”, bando per la gestione
Il centro ittico Bonello tra le meraviglie del Delta (foto d’archivio)
PORTO TOLLE - E’ stato pubblicato sul sito web di Veneto Agricoltura (link: http://www.venetoagricoltura.org/2019/05/bandi-eselezioni/bando-di-gara-4/) il bando per la concessione in gestione del Centro ittico sperimentale “Bonello” di Porto Tolle. L’offerta dell’agenzia regionale prevede una concessione della durata minima di otto anni, incrementabili sino ad un massimo di 20, sulla base degli investimenti migliorativi delle strutture, che saranno proposti e realiz-
zati dall’aspirante concessionario. La scelta di Veneto Agricoltura verrà effettuata sulla base dell'offerta economica (canone annuale minimo, fissato in 12mila euro + Iva) e del progetto tecnico proposti. Al concessionario viene richiesta una specifica esperienza nel settore dell'acquacoltura. Il concessionario dovrà inoltre farsi carico anche degli oneri accessori, tra i quali il costo del canone consortile.
La scadenza per la presentazione delle domande, si ricorda alle persone interessate, è fissata per le 13 del 24 giugno. Il centro ittico sperimentale “Bonello” è costituito da una valle da pesca di circa 45 ettari situata sull’Isola di Donzella nel Delta del Po, in prossimità della Sacca degli Scardovari. E’ orientato alla produzione di pesci, molluschi e crostacei oltre che alla realizzazione di interessanti prove sperimentali. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PORTO TOLLE Esibizioni di grandi e piccini
Dimensione Danza chiude l’anno con lo splendido saggio a Marina70 SCARDOVARI (Porto Tolle) - Consueto appuntamento di fine anno al ristorante Marina70 dei fratelli Boscolo, nella splendida cornice della sacca degli Scardovari, per il saggio di fine anno dell’associazione sportiva dilettantistica “Dimensione Danza”. I maestri professionisti e direttori artistici Cristian Zanellato e Sara Nicolasi hanno preparato la serata da veri professionisti, con scenografie da fare invidia alle gare nazionali. Durante il saggio si sono esibiti tutti corsisti che hanno frequentato le lezioni durante la stagione. Dai piccoli di quattro anni che hanno partecipato alle lezioni di Giocodanza, ai più
grandi arrivati a livelli agonistici. Durante la stagione, l'associazione “Dimensione Danza” ha portato le coppie a disputare competizioni ottenendo buoni piazzamenti e risultati soddisfacenti. Queste le parole della maestra Sara: “Cerco di trasmettere ai ragazzi tutta la mia passione per ottenere ottimi risultati. I successi dei miei allievi sono soddisfazioni e ricompense che vanno a gratificare il mio insegnamento che appendo nel mio cuore, come medaglie al lavoro, per uno sport che oltre al divertimento è pure una disciplina di vita”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Classica foto di gruppo per gli allievi dell’associazione sportiva dilettantistica “Dimensione Danza”