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28-MAG-2019 Estratto da pag. 4 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 2 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 48 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 6 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 9 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 31 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 8 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 7 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 8 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 8 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 14 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 18 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 19 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 9 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 13 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 6 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 21 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 28 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 28 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 9 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 13 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 8 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 1 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 15 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 2 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 2 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 38 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 8 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 8 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 40 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 40 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 40 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 5 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 28 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 28 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 3 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 19 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 6 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 3 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 3 3043
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28-MAG-2019 Estratto da pag. 9 3043
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MARTEDÌ 28 MAGGIO 2019 MESSAGGERO VENETO
ELEZIONI 2019
Il voto in regione / Le reazioni il governatore
Fedriga: è un risultato straordinario adesso abbiamo ancora più responsabilità «Non vogliamo un’Europa di numeri e tabelle, ma aiuti per fisco e benzina». «Ondata di fango spazzata via dal voto» Maurizio Cescon
zaia
TRIESTE. «Il modo migliore
«L’autonomia è partita nazionale»
per non farci prendere dall’euforia? Ce lo ricorda sempre Giorgetti (l’eminenza grigia del Carroccio) quando ci vediamo: “tenete la foto di Renzi sulla scrivania”». Il presidente della Regione Massimiliano Fedriga predica calma e sangue freddo, ma a leggere, nero su bianco, quei numeri che testimoniano un consenso mai così elevato per la Lega in Friuli Venezia Giulia (42% complessivo, con punte del 45% nelle province di Udine e Pordenone), è difficile mantenere l’autocontrollo. Accadde più o meno la stessa cosa al Pd renziano appena 5 anni fa e poi sappiamo come è andata a finire. E vette così elevate le raggiunse la Democrazia cristiana nei suoi anni migliori, ma parliamo di un’altra era politica. Inoltre l’elezione a Bruxelles di entrambi i candidati friulani del Carroccio, la bujese Elena Lizzi e lo spilimberghese Marco Dreosto, è un unicum che alle nostre latitudini non ha precedenti. Insomma giornata migliore, per Fedriga, leader indiscusso della Lega in regione, non potrebbe esserci, nonostante la pioggia che martella piazza Unità e le Rive e rende malinconico questo lunedì di fine maggio. Il presidente, per spegnere sul nascere entusiasmi eccessivi, ha in mente di radunare amministratori e consiglieri del suo partito. «Voglio incontrare tutti per
Il presidente della Regione Massimiliano Fedriga ieri in redazione al Messaggero Veneto FOTOPETRUSSI
far capire che è necessario tenere i piedi per terra - dice in conferenza stampa - , perchè il consenso si ha e si mantiene se si fanno le cose. Anzi noi abbiamo la proccupazione di fare ancora di più, perchè dobbiamo essere all’altezza dei voti ricevuti dai cittadini». Un pezzetto dell’exploit Fedriga lo attribuisce alla sua azione amministrativa. «Nemmeno i più ottimisti - aggiunge - pensavano che potessimo avvicinarci al 43% dopo appena un anno di governo della Regione. Già nel 2018 avevamo aumentato i voti del 10%, adesso abbiamo aggiunto altri 8
punti. È un risultato straordinario. E pensare che queste erano le elezioni più difficili, rappresentavano lo scoglio più importante, la prima verifica del nostro lavoro. Ci abbiamo messo anima e cuore. Ritengo che le nostre politiche su immigrazione, case Ater ai residenti, crisi occupazionali, asili gratis, bus scontati per gli studenti, meno tasse per le imprese, i 319 milioni di investimenti e i 70 in più per la sanità possano aver segnato la differenza. Poi il resto lo ha fatto il carisma di Salvini, che qua è molto apprezzato».
Un voto quello per la Lega che consentirà anche al Friuli Venezia Giulia di mettere in chiaro alcune questioni dentro l’Ue. «Penso che alcuni vincoli europei possano essere superati - spiega Fedriga - , vedi la battaglia per mantenere gli sconti sulla benzina e per gli aiuti alle imprese. La nostra ambizione è quella di essere più competitivi con una fiscalità di vantaggio, non dimentichiamoci che abbiamo la concorrenza di Slovenia e Austria dove le tasse per chi investe sono più basse. Estenderemo, nella prossima legge di bilancio, il modello Irap
L’affermazione della Lega alle consultazioni europee «è una vittoria personale di Matteo Salvini, per la sua determinazione per la sua voglia di fare e anche per la dedizione che ha dedicato a questo progetto». Lo ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia. «Poi – ha aggiunto – credo che dietro a tutto ci sia la coerenza. Le cose che abbiamo promesso di fare le abbiamo fatte. Ne abbiamo ancora una, l’autonomia e la dobbiamo fare. L’ultimatum l’hanno dato i cittadini da Nord a Sud visto che Lega esce forte ovunque, superando i 5 Stelle in diverse regioni del Sud, a dimostrazione che l’autonomia non è una partita del Nord ma nazionale».
che c’è per la montagna e vedremo di agevolare chi investe qua da noi. Ciò significa avere più posti di lavoro e di conseguenza maggiori entrate. E interverremo anche sull’edilizia per ristrutturazioni nei centri storici e nuove costruzioni, con la qualità, un po’ sull’esempio adottato dal Comune di Pordenone. Mi auguro che l’Europa capisca, che non sia solo l’unione di burocrati, numeri e tabelle». Fedriga pensa che il governo gialloverde a Roma non rischierà l’implosione, nè che ci saranno rimpasti in giunta regionale. «Andiamo avanti
gli eletti a roma e trieste
Autocritica dei grillini «Avremmo dovuto dare maggiori risposte» Maura Delle Case UDINE. Europee flop per il Movimento 5 stelle. Se a livello nazionale i grillini si fermano al 18,9% delle preferenze, in Fvg fanno appena la metà. In regione ai grillini va il 9,6% dei voti espressi, appena 55.592 voti contro i 108.163 del 2014. Anni luce dal picco segnato alle Politiche del 2013 quando i pentastellati avevano racimolato in Fvg ben 196.218 voti, poco meno di un terzo della torta. Stavolta no. Luigi Di Maio e i suoi devono fare i conti con un evidente insuccesso che tuttavia
non impedisce all’eurodeputato pentastellato uscente Marco Zullo di essere confermato. Nel collegio Nord orientale, in assoluto quello dove il M5s ha fatto peggio, arrivando a toccare appena il 10,30% dei consensi, Zullo ha messo a segno 15.881 preferenze, abbastanza per un nuovo giro a Bruxelles. Impossibile ieri strappargli un commento. Il suo cellulare è rimasto spento per tutta la giornata, ha invece suonato a vuoto quello del leader del pentastellati al Senato, Stefano Patuanelli, impegnato prima al Mise, dove Di Maio nel pomeriggio ha incontrato i vertici del Movi-
mento, quindi in serata a Montecitorio, dove si sono riuniti i gruppi parlamentari di Camera e Senato. «Sentiamo di dover rivolgere un ringraziamento ai 4.568.262 cittadini che hanno continuato a riporre fiducia nel nostro progetto, a quanti non hanno fatto mancare sostegno pur senza riuscire a raggiungere il seggio elettorale, ma anche ai 55.529 corregionali che hanno creduto in noi», hanno commentato ieri i portavoce del M5s alla Camera, Sabrina De Carlo e Luca Sut, ringraziando attivisti, portavoce e candidati. «I dati non sono incoraggianti –
La deputata Sabrina De Carlo
continuano Sut e De Carlo –, sono certamente stati commessi alcuni errori che siamo pronti ad analizzare facendo doverosa autocritica, rimboccandoci le maniche, radicandoci maggiormente sul territorio e continuando con coraggio e forza il nostro percorso». Ed è dal territorio che i pentastellati intendono ripartire. «È la nostra priorità e per que-
Mauro Capozzella, consigliere Fvg
sto – ha aggiunto De Carlo – sto organizzando un tour degli oltre 200 comuni del Friuli Venezia Giulia per incontrare personalmente i nostri elettori ed ascoltare le loro istanze». A Zullo va l’augurio dei due deputati. «Auspichiamo possa continuare ad interpretare al meglio le esigenze del territorio, raccoglierne le istanze e trasferirle a Bruxelles per da-
con ancora maggiore determinazione e forza per i cittadini - afferma - . La Lega è un partito nazionale, il consenso al Sud ci ha sorpreso. A palazzo Chigi gli equilibri non cambieranno per qualche poltrona, c’è un contratto di governo, è sufficiente rispettarlo e applicarlo, penso a infrastrutture, flat tax e valorizzazione delle autonomie di Lombardia e Veneto. Ma si dovrà anche arricchire l’autonomia già esistente della nostra regione, che è tra quelle più virtuose. Abbiamo una visione da qui a 4 anni, il lavoro non manca». Una battuta sul Pd che si candida a essere alternativo al Carroccio regnante. «La nostra sfida è portare avanti gli impegni presi con la gente - osserva -, non guardiamo a chi sta a 10 o 15 punti di distanza. Il nostro contraltare sono le promesse fatte e da rispettare». Infine il presidente si toglie un sassolino dalle scarpe. «Non ho mai sentito tanti insulti - conclude - come nell’ultimo mese di campagna elettorale. Un’ondata di fango che però si è ritorta contro chi l’ha gettata. Il voto ha rappresentato un’onda della libertà contro molte notizie false». Sono i giorni del trionfo per la Lega, schizzi di fango e polemiche sembrano lontani anni luce. Cancellati da quel 42% stampato nero su bianco dagli elettori friulani e giuliani sulla scheda per le Europee. Una cambiale in cambio che adesso Fedriga e i suoi proveranno a onorare. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
re le opportune risposte ai cittadini». «In queste Europee scontiamo il gap che già conoscevamo della futura riorganizzazione del Movimento – ha detto Vincenzo Zoccano, sottosegretario con delega alla Famiglia e Disabilità – e di questo il capo politico è consapevole. Scontiamo sicuramente l’astensionismo del Sud, ma credo che, facendo una critica costruttiva, scontiamo forse anche qualche risposta in più che potevamo dare a determinate categorie, e penso proprio alle persone con disabilità». Parlano di risultato negativo anche i consiglieri regionali, Ilaria Dal Zovo, Mauro Capozzella, Cristian Sergo e Andrea Ussai. «È negativo, non possiamo nasconderlo. Ora bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare. Lo stesso Di Maio – spiegano i cinque esponenti – si è posto l’obiettivo di una riorganizzazione del Movimento partendo dal territorio: noi siamo a disposizione per portare avanti questo lavoro nella nostra regione». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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Europee 2019
Fraccaro: «Il M5S paga l’astensione in futuro più ascolto per i territori» Il ministro pentastellato: «Novità nel coordinamento locale» E D’Incà: «Abbiamo comunicato male i risultati raggiunti»
torato. Dobbiamo ripartire dai territori con una fase di ascolto e riorganizzazione, anche in Veneto e Trentino-Alto Adige ci saranno novità per il coordinamento locale. Intendiamo tutelare l'identità del MoVimento 5 Stelle portando avanti i nostri principi, spiega il ministro dei rapporti con il Parlamento. «Lavoreremo a una riorganizzazione del M5S che garantisca il massimo radicamento sui territori. Sarà un percorso che avrà bisogno della partecipazione di tutti, il M5S è una comunità democratica che sa fare sempre squadra. Luigi Di Maio saprà guidare saldamente la fase di rilancio. Salario minimo, aiuti alle famiglie e pressione fiscale» conclude Fraccaro «sono i temi su cui si concentra l'azione di governo». IL NODO AUTONOMIA
Con meno enfasi, ma dello stesso avviso anche Federico D’Incà, deputato bellunese e questore della Camera. «Dispiace per il risultato ma vogliamo andare avanti e di certo non molliamo. In questo pri-
Albino Salmaso PADOVA. Nella stagione dei par-
titi virtuali, con il web che impazza e il blog delle stelle che orienta i flussi, il crollo del M5S è da manuale della politica: il 32,7% del 2018 diventa il 17% del 2019 con il rovesciamento dei rapporti di forza nel governo gialloverde tra Lega e grillini. Ora è Salvini a dettare legge. Ce la faranno a reggere i 5 Stelle? O il consenso è destinato a svanire, tanto che Di Maio insiste per dare una forma organizzata al movimento dei Meet up, facendolo diventare un partito vero e proprio con le sedi e i funzionari? Ma chi li paga? La Casaleggio associati, che controlla la piattaforma Rousseau e seleziona la classe dirigente, o i militanti con le sottoscrizioni on line? La resa dei conti è appena iniziata tra l’ala governativa guidata da Fraccaro-Di Maio e quella movimentista di Fico-Di Battista. In mezzo, a fare da arbitro, il premier Giuseppe Conte che spera di restare in sella altri quattro anni. I DUE ELETTI A NORDEST
Nel Nordest due i seggi: Marco Zullo, con 15.960 preferenze. L’eurodeputato veronese ha battuto Sabrina Pignedoli, la giornalista emiliana capolista piazzata seconda con 13.685 consensi. Il verdetto è impietoso: il M5s raccoglie il 10,3% che diventa l’8,9% in Veneto con un flessione di 11 punti ri-
La reazione alla crisi «Riorganizzazione che garantisca il massimo radicamento»
Il ministro Fraccaro ieri alla conferenza post voto di Di Maio
spetto alle europee 2014. In termini assoluti in cinque anni Di Maio crolla da 476.214 a 220.4290 voti in Veneto. La forbice si allarga ancora di più nel confronto con le politiche 2018, con il boom al 24,4% e 695.741 consensi: il crac è di 470 mila consensi, pari a 2 elet-
tori su 3. Un terremoto. A dispetto dei numeri, la linea non cambia: il M5S resta al governo. Lo fa conferma il ministro Riccardo Fraccaro: «L’analisi delle elezioni europee ci dice che i nostri si sono astenuti, questo significa che dobbiamo dialogare con l’ elet-
mo anno di governo, come M5S abbiamo lavorato a testa bassa per il bene del Veneto ma abbiamo raccolto poco in queste prime elezioni» spiega il deputato grillino. I motivi del crollo? «Abbiamo comunicato male il tanto impegno della legge contro la corruzione che metterà fine ai Galan di turno. Non abbiamo valorizzato quel miliardo e mezzo di euro per i truffati dalle banche trovato dal M5S nei conti dormienti. Ci impegneremo sui temi ambientali come l’inquinamento dell’aria e dell’acqua o sulle bonifiche delle discariche come abbiamo fatto a Pescantina che colpiscono e uccidono il Veneto. Dobbiamo chiudere sull’autonomia, basta chiacchiere da una parte e dall’altra, ci si siede ad un tavolo e si capisce cosa si può fare e cosa mette in difficoltà il Paese. Ci aspettano quattro anni di governo, i conti si fanno alla fine», conclude D’Incà. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Riccamboni: «Roma decide sempre meno eppure gli elettori non ne tengono conto»
«Occhi solo all’Italia però la partita vera si gioca in Europa» L’ANALISI
Eugenio Pendolini onostante il quasi 50% dei votanti in Veneto a favore della Lega, non dimentichiamoci che il fronte sovranista in Europa non ha sfondato». Gianni Riccamboni, ordinario di scienze politiche a Padova, è convinto che nell’analisi del voto europeo manchi un elemento fondamentale: la contestualizzazione. Il rischio, spiega, è fermarsi all’exploit di un singolo partito su scala nazionale. Senza considerare il quadro complessivo dove i vecchi equilibri all’Europarlamento «non sono affatto stravolti». Professore, che idea di Europa emerge dal voto veneto? «Il boom della Lega non mi meraviglia, perché è stato un voto tutto meno che europeo. In campagna elettorale, i temi continentali sono stati marginali. Confermando così che questo voto è di secondo ordine, viene usato per premiare o punire chi governa in quel preciso momento nel proprio paese. E a tal proposito, i risultati non sono stati clamorosi». Ci spieghi. «Le forze sovraniste non sono diventate prevaricanti, così come previsto in anticipo dai sondaggi. Il fronte che unisce Salvini e Le Pen si attesta sul 25%, ma non sfonda». Eppure la Lega viene vista come imbattibile. «Certo, gli italiani sono così convinti di aver premiato o punito, vedasi M5S, i giocatori italiani. Non rendendosi conto che la partita vera si fa a Bruxelles. Eppure i vecchi
«N
La nuova Dc di Salvini attesa alla prova di Nord e Sud
C
equilibri non sono stati stravolti, e quindi ancora una volta dovranno giocarsela popolari, socialisti e liberali. È suicida, oltre che miope, pensare di giocarsi tutto in casa propria. Alimenta l’indifferenza per le politiche europee». Ecco, ma allora qual è la posta in gioco? «Speriamo che prima o poi gli italiani si rendano conto che a Roma si decide sempre meno e a Bruxelles sempre più. E che questa prospettiva è l’unica dimensione che ci permetterebbe di giocare un ruolo nelle dinamiche globali che vedono Usa e Cina come protagonisti». L’affluenza alle europee resta bassa. Cosa ne pensa? «Da noi, le elezioni amministrative hanno tirato la volata. Tuttavia la media europea si è alzata maggiormente che in Italia, e questo ha un significato preciso: in Europa non ci si ferma alle baruffe interne. E poi non dimentichiamo la particolarità di una regione come il Veneto…» Cioè? «Qui la politica è sempre stata secondaria rispetto a meccanismi di autoregolazione comunitaria, a causa di regioni storiche secolari. Ed è per questo che il governatore Zaia è un ottimo autore di politiche simboliche, che non scontentano nessuno». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
PAOLO POSSAMAI
L’EDITORIALE
hi ha vinto e chi ha perso? Facile stavolta. Nessun dubbio. Ha stravinto la Lega di Matteo Salvini, ha straperso il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio. Anzi, ha trionfato Salvini, è andato al tappeto Di Maio. Salvini ha creato un nuovo partito personale e ci aggiungiamo che ha creato un partito nazional nazionalista. La Lega storica non esiste più, è davvero nata la Lega Italia e in questo senso basta guardare i numeri raccolti da Salvini nel Meri-
Gianni Riccamboni
dione. In questo schema, che fa pensare a una sorta di nuova Democrazia Cristiana con forte marcatura destrorsa, il Veneto apre una serie di interrogativi. La Marca trevigiana rappresenta, dall’alto del suo 53,6% di voti alle elezioni europee, il primato assoluto italiano. In Veneto quasi un elettore su due ha segnato il simbolo della Lega. In fondo non era dissimile il rapporto tra la Dc veneta e la cornice nazionale. Ma usciti di scena gli ultimi veri potenti Rumor e Bisaglia, l’essere uno dei massi-
mi azionisti della Dc nazionale non ha avuto effetto alcuno per la nostra regione. Marginale. Largamente trascurata in termini di politiche di sviluppo. Assai poco considerata a Roma in termini di peso specifico. Ebbene, mutatis mutandis, la Lega veneta saprà far sentire la propria voce con il governo romano e con il partito incardinato su Milano, o saremo ancora ancillari come ai tempi dello scudocrociato? Fin dalle sue primissime dichiarazioni post voto, Mat-
teo Salvini ha sostenuto che non intende chiedere ulteriori poltrone agli alleati pentastellati e che non spingerà il governo nel burrone. Ma ha sottolineato pure, più e più volte, che adesso il contratto di governo va applicato e che occorre accelerare. Due esempi ricorrenti: procedere con l’autonomia delle Regioni; sbloccare cantieri e progetti delle grandi opere pubbliche (alias Tav). I parlamentari M5S, timorosi assai di elezioni anticipate da cui uscirebbero decimati, si acconce-
ranno a votare provvedimenti urticanti per il loro elettorato e per i militanti? E Salvini può permettersi di non battere un chiodo su questi temi, così cruciali per il suo elettorato nordista? Ma d’altra parte Salvini riuscirà a contentare in pari tempo il suo nuovo elettorato sudista e il tradizionale nordista? Impresa ardua assai, riusciva alla Dc perché disponeva di una robusta cassa pubblica e così poteva garantire assistenza al Meridione. Ma se ha stravinto in Italia, Salvini ha però sostan-
zialmente perduto la sua scommessa su scala europea: i sovranisti non saranno nelle condizioni di riscrivere i patti dell’Unione e di allentare i vincoli di finanza pubblica. Arriviamo dunque alla ultima, fatidica domanda. Premessa: al leader leghista - da un anno in campagna elettorale permanente - l’investitura popolare chiede adesso di governare. Quesito: Matteo Salvini riuscirà a dar corso al suo disegno nazionalista o deluderà drasticamente Sud e Nord, per opposte ragioni? Non vi sarebbe in fondo nulla di cui sorprendersi, ricordando la brevità della parabola dell’altro Matteo (Renzi). — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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Europee 2019 EUROPEE 2019 - CIRCOSCRIZIONE NORDEST PARTITO
VOTI
EUROPA VERDE
%
l’intervista EUROPEE 2014
182.560
3,15
1,1
LEGA SALVINI PREMIER
2.377.684
41,01
9,9
FRATELLI D'ITALIA
332.799
5,74
3,0
PARTITO PIRATA ITALIANO
14.635
0,25
–
IL POPOLO DELLA FAMIGLIA
26.798
0,46
–
PARTITO ANIMALISTA
34.645
0,60
–
1.379.381
23,79
43,5
LA SINISTRA
83.382
1,44
–
POPOLO PARTITE IVA
5.017
0,09
–
199.851
3,45
–
PARTITO DEMOCRATICO
+EUROPA ITALIA IN COMUNE
Zaia: «Traguardo storico ora i 5 Stelle dicano sì all’autonomia e alla Tav»
Luca Zaia, presidente della Regione Veneto
MOVIMENTO 5 STELLE
597.085
10,30
18,9
POPOLARI PER L’ITALIA
11.721
0,20
–
FORZA NUOVA
10.068
0,17
–
Il governatore del Veneto «I pentastellati sono a un bivio: o rispettano il contratto oppure fanno harakiri e vanno allo scontro»
Francesco Da Mas FORZA ITALIA
337.776
5,83
12,9
SÜDTIROLER VOLKSPARTEI
141.353
2,44
2,4
PARTITO COMUNISTA
45.151
0,78
–
CASAPOUND ITALIA
18.009
0,31
–
ta della capolista Sabrina Pignedoli, giornalista anti ’ndrangheta, non è bastata a rimotivare l’elettorato d’opinione. La strada della riscossa, per i seguaci di Di Maio, si profila lunga e tortuosa. BERLUSCONIANI A PICCO
Resta il centrodestra, dove la sfida tra i fratelli-coltelli di Forza Italia e FdI ha registrato il sorpasso di questi ultimi, che toccano il 6,8% distanziando
Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza, territorio roccaforte leghista con punte in alcuni comuni che hanno raggiunto il 70%, è praticamente il medesimo. «I risultati ci dicono che c’è stato un referendum sui 5 stelle più
di otto frazioni di punto i berlusconiani, a secco di seggi complice l’abbraccio “mortale” con la Svp. Allargato alla circoscrizione, il divario si inverte ma non cambia la sostanza; ulteriormente indebolito da cambi di casacca clamorosi (tra tutti, quello di Elisabetta Gardini) il partito azzurro sembra prossimo all’esaurimento di un ciclo: un anno fa il Veneto gli aveva accreditato 300 mila voti, ora la dote si è dimezza-
ta avvantaggiando i rivali della destra meloniana, con il “cacciatore” Sergio Berlato già sulla via di Bruxelles- abile a mietere nel campo del vicino. Che altro? L’affluenza ha toccato il 63,7%, quota pressoché invariata rispetto alle politiche e in discontinuità rispetto al trend decrescente della tornata. Tant’è. I cittadini hanno privilegiato le urne al mare e la loro scelta ha lasciato il segno. —
Luca Zaia, Governatore del Veneto, sta perdendo davvero la pazienza. «I 5 Stelle sono ad un bivio: o rispettano il contratto o fanno harakiri e vanno allo scontro. Ai 5 Stelle dico quindi basta. In tema d’autonomia, ben s’intende. Ma anche di Tav». La soddisfazione per i risultati elettorali non smorza la rabbia per l’impasse? «Non si tratta di rabbia. Ma della legittima attesa di milioni di veneti. Adesso, finalmente, ci sono tutti i presupposti per portare a termine il contratto di Governo. E il tema dell’autonomia è puntualmente previsto. Spero che il giusto dibattito all'interno di Movimento 5 Stelle non si traduca in un regolamento di conti che ci fa perdere ancora tempo». I pentastellati non hanno
ZOPPAS (CONFINDUSTRIA)
BONOMO (CONFARTIGIANATO)
GIUSTINIANI (CONFAGRICOLTURA)
«ACCELERARE SULL'AUTONOMIA, SULLE OPERE INFRASTRUTTURALI»
«L’ITALIA NON DEVE ESSERE IL FANALINO DI CODA IN EUROPA»
«ORA RESPONSABILITÀ DELLA LEGA NEL DARE RISPOSTE AL TERRITORIO»
che su Salvini e il risultato finale è chiarissimo» esordisce l’industriale. «A questo punto non ci sono più scuse, il governo verde-giallo deve immediatamente sbloccare la Tav Torino-Lione e Brescia-Padova e dare ai veneti l'autonomia che
chiedono da 40 anni e dal 22 ottobre 2017». E poi ovviamente la Finanziaria, scadenza delicatissima sulla quale chi fa impresa non ha intenzione di scherzare con le boutade elettorali. «Ci auguriamo – dice Vescovi - che cambi radical-
mente la politica economica del Governo che da un anno è incentrata su un modello di crescita dei consumi anziché sugli investimenti». Infrastrutture, cioè Tav, Autonomia, taglio delle imposte è pure la nota che arriva da Agostino Bo-
preso alla leggere la sua replica al ministro Grillo sulla Pedemontana. «La partita della Pedemontana è stata disdicevole. Basta con il metodo del “dagli all'untore”. Spero che con la chiusura campagna si chiuda questo metodo». È davvero convinto di riuscire a portare a casa l’autonomia in tempi rapidi? «Una congiuntura astrale come questa non c'è mai stata». D’accordo gli astri, ma Di Maio e il M5S… «La Lega esce forte dalle urne. E da queste urne esce il sì all’autonomia. L'ultimatum
La maggioranza in Regione: «Nessun rimpasto, rispetto il voto del 2015» l'hanno dato i cittadini da Nord a Sud visto che Lega esce forte ovunque, addirittura superando i 5 Stelle in molte regioni del Sud, a dimostrazione che l'autonomia non è una partita del Nord, ma nazionale. Dodici regioni l'hanno chiesta, cin-
nomo, a capo della Confartigianato Veneto. Bonomo sottolinea anche l’importanza dei contratti commerciali, le attività di export e nelle «decisioni sovranazionali l’Italia non deve essere il fanalino di coda in Europa». Con una chiusura che suona come un monito: «C’era una parte che rallentava rispetto ad un’altra che proponeva adesso su questi temi ci auguriamo che i tentennamenti non ci siano più». «In Veneto la Lega sfiora il 50% dei voti. Un segnale chiaro che indica quale sia la direzione da intraprendere sia sull'autonomia, che sulle grandi opere». Così si esprime Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, sull'esito delle elezioni. I nu-
que ce l'hanno già. Quindi 17 regioni su 20 vogliono l'autonomia». Lei immaginava di tornare ai tempi migliori della Dc? «Mai avrei pensato di arrivare quasi a quota 50%. Questa è una giornata strepitosa. Un risultato che attribuisco a Matteo Salvini, lui c'ha messo anima e corpo in questa partita. Un risultato che sdogana Matteo Salvini come leader europeo». C’ha messo del suo anche lei, 150 incontri elettorali… «Il Veneto è la prima Regione della Lega. E la mia provincia di Treviso è la più leghista d'Italia. Davvero bella soddisfazione, ma abbiamo un contratto da rispettare con cittadini. Ed è a questo che dobbiamo pensare. Il tema del rilancio dell'economia è cogente, come quello della riduzione della burocrazia e della pressione fiscale». Un giudizio sul Pd? In Veneto tiene. «Il Pd ha perso 187 mila voti a livello nazionale rispetto alle politiche dello scorso anno, è secondo solo perché il M5S ha dimezzato i suoi. Il Pd non è l'araba fenice che sorge dalle ceneri. È la logica dell'affluenza alle urne che permette di avere percentuali in crescita». Dentro la maggioranza cambieranno i rapporti con il Centrodestra? «Per me le dinamiche non cambiano. Sono rispettoso del voto dei miei concittadini espresso nel 2015. Io ho una maggioranza solida. Si va fino alla fine. Non ci saranno rimpasti. Ho ottimi rapporti con tutti i compagni di viaggio: Forza Italia, FdI. Io sono concentrato su partite importanti: Olimpiadi, Unesco, autonomia, Pfas e partite ambientali, Pedemontana veneta».— BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
meri della Lega di Salvini si accoda Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, sono «un'esplicita richiesta ad andare avanti su temi come quello del riconoscimento di specifiche forme di autonomia per la Regione Veneto, che anche Confagricoltura ha appoggiato con alcune proposte riguardanti il settore agricolo. Ma il risultato elettorale del Nord assegna anche una grande responsabilità alla Lega nel dare risposte». E le risposte sono sempre le stesse. Ieri intanto oltre ai festeggiamenti è arrivata anche l’indiscrezione del possibile arrivo all’Italia di una sanzione, di 3,4 miliardi di euro, per non aver abbassato il debito. La campagna elettorale è proprio finita. —
III
Speciale Elezioni
IL CRUCCIO BELLUNO Nei 32 comuni che hanno votato per il rinnovo dei Consigli l’affluenza è passata dal 59,16 della precedente tornata elettorale al 55,43 di domenica. Un dato non così distante da quello registrato nel resto del Paese. Ma qui, a Belluno, il crollo dell’affluenza apre scenari addirittura funesti per il futuro dei municipi e dei presidi del territorio.
Martedì 28 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Comuni: vincitori e vinti con il nodo del quorum Affluenza passata dal 59 al 55 per cento `Diversi i volti nuovi della politica locale e molti municipi rischiano scenari funesti ma c’è chi festeggerà 60 anni in Comune `
LO SCOGLIO A Voltago Agordino e a Lozzo di Cadore al posto di Lazzarin e Martagon, candidati unici nei due municipi, a girare la chiave del portone del Comune nelle prossime ore sarà un commissario nominato del prefetto. Ma solo per qualche manciata di schede altri comuni hanno evitato la stessa sorte. Sono stati anche altri otto comuni in cui, in qualche modo, il quorum è stato superato e il pericolo scongiurato. In altri comuni l’escamotage è stato quello di creare una seconda lista. La disaffezione alla politica passiva infatti procede di pari passo con quella attiva. In pochi escono di casa per votare, figurarsi per prendersi delle responsabilità o per amministrare il bene pubblico.
TESTACODA A SEDICO E PONTE IL VOTO PER IL PRIMO CITTADINO RIBALTA IL RISULTATO DELLE EUROPEE
SPODESTATE In due comuni il sindaco uscente non è riuscito ad ottenere la riconferma. A Cibiana di Cadore l’esordiente della politica locale, Mattia Gosetti, operaio e musicista da ieri è anche sindaco. Per un solo voto è riuscito a battere Luciana Furlanis. «Tra due schede nulle nelle quali c’era l’intenzione di premiarci e un improvviso ricovero in ospedale di chi mi avrebbe votato il risultato è questo, accetto comunque il responso». Insomma, una prova di grande ragionevolezza e pacatezza da parte di chi avrebbe potuto tranquillamente chiedere un nuovo conteggio dei voti. Manuel Casanova Consier invece ha conquistato San Pietro di Cadore per 82 schede. Sconfitto il sindaco uscente Elisabetta Casanova Borca che si è fermata al 45,69 per cento delle preferenze.
VECCHIA GUARDIA
TESTACODA La tornata elettorale in due comuni Sedico e Ponte nelle Alpi ha regalato però anche due sorprese, difficilmente pronosticabili alle 23 di domenica sera. In cambina elettorale gli elettori che hanno scelto di promuovere Stefano Deon e Paolo Vendramini, bocciando quindi il centro destra rappresentato rispettivamente da Alessandro Buzzatti e Enrico Collarin hanno poi espresso la propria preferenza per la Lega alle europee. Una dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, di come l’elettore sia in grado di distinguere per cosa sta votando e di giudicare con lucidità l’operato del sindaco che ha governato
nei cinque anni precedenti. Gli uscenti infatti sono stati riconfermati ovunque, anche quelli (nei comuni sotto i 5mila abitanti) che hanno corso per il loro terzo mandato.
POCHE LE SORPRESE dalle urne, l’unica vera incognita è sempre più spesso rappresentata dal raggiungimento del quorum
La prima volta col Friuli Venezia Giulia
Sappada non premia chi si è battuto per cambiare Regione
RICONFERMATO Manuel Piller Hoffer
A Sappada la maggioranza dei cittadini rivota Manuel Piller Hoffer a sindaco per il secondo mandato. La lista “Per SappadaVer ‘s Plodn” ha superato con uno scarto significativo la compagine guidata da Marco Santoro “Sappada Cambia”. Al primo confronto elettorale nella nuova regione di appartenenza, il Friuli Venezia Giulia, i sappadini non hanno premiato il gruppo che più s’era battuto per il passaggio di Regione, confermando la maggioranza uscente. Con fair
play il candidato sindaco Marco Santoro ha detto: «Ci siamo impegnati al massimo ma in una battaglia si deve contemplare anche la sconfitta. E in questo momento è giusto dire solo due cose. Dico grazie alla mia famiglia, alla mia squadra e a quanti ci hanno creduto e dato il loro libero sostegno. E poi auguro al sindaco eletto di fare il bene di questo territorio e di tutti i sappadini, sempre. Noi svolgeremo con senso di responsabilità il ruolo di
minoranza che i sappadini ci hanno voluto assegnare». In consiglio comunale per la maggioranza siederanno Marco Rossa, Rodolfo Selenati, Silvio Fauner, Giulia Piller, Andrea Polencig, Stefano Kratter, Valerio Piller Roner, Stefania Piller Hoffer; per la minoranza Marco Santoro, Alessandro Mauro, Maria Grazia Galler, Matteo Romanin. Silvo Fauner, campione olimpico di sci di fondo, è irobabile assessore allo sport e al turismo. (lec)
Molti i volti nuovi, oltre a quello di Gosetti a Cibiana c’è quello di Roberto Santin a Ospitale di Cadore, di Oscar Meneghetti a Santo Stefano di Cadore o, ancora, del 30enne Ivan Minella a Santa Giustina: consigliere comunale e provinciale è alla sua prima volta con la fascia tricolore. Molti di più sono però i sindaci che non mollano: Svaluto Ferro a perarolo, Scopel a Seren e Zanolla a Quero Vas, Strappazzon a Arsiè. Il nome simbolo dei sindaci che con grande spirito di servizio si dedicano alla comunità è però quello di: Giancarlo Ianese che domenica ha iniziato l’ennesimo mandato da sindaco a San Nicolò Comelico. Se la legislatura procederà senza intoppi arriverà a 60 anni di “carriera” dentro il palazzo del municipio di San Nicolò Comelico. Un esempio di quanto la politica, pur cambiando, non cambi mai davvero. Andrea Zambenedetti
DUE I SINDACI NON RICONFERMATI: FURLANIS A CIBIANA E CASANOVA BORCA A SAN PIETRO DI CADORE
Gli industriali: «Ora non ci sono alibi agire in fretta contro lo spopolamento» QUI CONFINDUSTRIA BELLUNO «Il Paese ritorni a muoversi e la montagna, in particolare, deve avere quelle risposte che attende da troppo tempo: infrastrutture e politiche contro lo spopolamento sono le priorità». Suona la sveglia la presidente di Confindustria Belluno Dolomiti Lorraine Berton che così commenta i risultati della tornata elettorale, a partire dal voto europeo. «Dalle urne sono usciti dei chiari vincitori - spiega - questo significa che non ci sono più alibi di natura politica per portare avanti determinate partite in Europa, a Roma e anche a livello locale», rimarca Berton.
LE RICHIESTE Prioritario per la presidente resta il tema della viabilità e delle opere pubbliche anche alla luce delle richieste emerse poco più di un mese fa dal Tavolo provinciale delle infrastrutture e illustrate al Gover-
natore Zaia: «Strada di scorrimento veloce verso nord e miglioramento della viabilità interna tra le valli sono delle priorità che vanno affrontate subito anche in vista dei Grandi eventi in programma nei prossimi anni». «Guardando all’Europa poi sarà indispensabile intercettare nuove risorse
per il territorio, facendo attenzione ai fondi per l’innovazione e la ricerca a favore delle imprese. Su questo, come Confindustria, stiamo già lavorando, puntando su conoscenza dei bandi e rapporti diretti con le strutture di Bruxelles», sottolinea la presidente.
«DALLE URNE SONO USCITI DEI CHIARI VINCITORI CHE DEVONO PORTARE AVANTI DETERMINATE PARTITE» PER LA CATEGORIA SONO PRIORITARIE LE INFRASTRUTTURE COME LA STRADA DI SCORRIMENTO VELOCE VERSO NORD
LA PRESIDENTE Lorraine Berton alla guida di Confindustria
L’AGENDA Più in generale, Berton ricorda l’appello lanciato esattamente una settimana fa dalle Confindustrie dei territori montani con Uncem per l’attuazione dell’Agenda europea della montagna: «Nella scorsa legislatura europea sono stati approvati dei documenti importanti, ora servono finanziamenti per promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva di tutte le Aree Alpine in modo da invertire il trend dello spopolamento, vero spettro per tutte le aree periferiche, e garantire il turn-over delle aziende e il mantenimento della qualità delle produzioni». Berton si rivolge infine ai nuovi amministratori del Bellunese: «Auguro a tutti i nuovi eletti un buon lavoro, dichiarando fin da ora la piena disponibilità di Confindustria a collaborare nei fatti per portare avanti progetti concreti di sviluppo», la conclusione della presidente di Confindustria Belluno Dolomiti.
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LO SPOGLIO Per le Comunali è inizio ieri pomeriggio
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Martedì 28 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Il sorpasso a destra
In Veneto e Friuli Forza Italia cede a FdI «Siamo a un bivio» Il campione di preferenze Berlato: `Il coordinatore azzurro Bendinelli: «Alle prossime regionali sopra il 10%» «Penalizzati dall’alleanza con Svp» `
LA SVOLTA
Veneto
VENEZIA Il sorpasso a Forza Italia sognato da Giorgia Meloni si materializza in Veneto (6,8% contro 6,1%, 18mila voti in più) e Friuli Venezia Giulia (7,6% sul 6,7% di FI). «Non ci fermeremo qui: l’anno prossimo alle regionali supereremo il 10%». Sergio Berlato “battezza” così il successo personale (quasi ventimila preferenze) e del suo partito Fratelli d’Italia alle Europee, nel Nordest secondo solo alla leader Meloni, che gli lascerà il posto a Bruxelles. «Tra pochi giorni formalizzerà la sua rinuncia a Bruxelles - assicura Berlato, consigliere della Regione Veneto e già tre volte europarlamentare - e poi toccherà a me: deciderò insieme alla mia comunità umana, ma penso di tornare in Europa». Il navigato politico vicentino e paladino dei cacciatori ragiona su questa vittoria: «Fratelli d’Italia insieme alla Lega è il
6,8% Il risultato ottenuto da Fratelli d’Italia che supera gli azzurri (6%) partito cresciuto di più, questo anche grazie al fatto che abbiamo aperto le porte anche a chi arrivava da Forza Italia. Ora dobbiamo prepararci ad andare al governo non appena la Lega staccherà la spina. E anche in Europa riusciremo a condizionare fortemente le scelte della Ue».
RADDOPPIO «Raddoppiamo i voti rispetto alle Europee del 2014 e miglioriamo di oltre il 60% sulle politiche di un anno fa nel cuore economico del Paese - commenta soddi-
sfatto Adolfo Urso, senatore eletto in Veneto - il nostro patto per le imprese ha convinto gli elettori e anche i candidati che arrivavano dal mondo di Forza Italia, come Elisabetta Gardini e Remo Sernagiotto, sono stati un valore aggiunto. Ci sono tutte le premesse per fare di Fratelli d’Italia la seconda gamba del centro destra in tutto il Nord e anche in Veneto». Dove nel 2020 ci saranno le regionali: «E siamo pronti ad appoggiare Luca Zaia se si ricandiderà», dice Urso. Il sorpasso di Fratelli d’Italia rischia di provocare un terremoto in Forza Italia Veneto: «Non mi sento responsabile di questa sconfitta, ma sono disponibile a fare un passo indietro se il partito me lo chiedesse. Abbiamo dimezzato i voti rispetto alle ultime europee ma sono anni che Forza Italia perde voti in Veneto e l’accordo con Svp ci ha molto penalizzato nella composizione delle liste dice Davide Bendinelli, deputato
Friuli VG
7,6% la quota raggiunta dal partito di Giorgia Meloni che stacca Forza Italia: 6,7%
CON IL TRICOLORE Fratelli d’Italia alla commemorazione sul sacrario di Fagarè (Treviso) alla vigilia del voto: il prima fila i candidati Sergio Berlato, Elisabetta Gardini e Remo Sernagiotto
e coordinatore veneto del partito - sono state candidate tutte persone rispettabili, ma non c’erano big». Penalizzati dalle “fughe” come quella della Gardini? «La Gardini non era una big, anche se in passato ci ha portato decine di migliaia di preferenze - risponde Bendinelli -. E comunque nella circoscrizione Nordest abbiamo preso più voti della Meloni. Ma non mi nascondo: siamo a un bivio, o vivere o morire, dobbiamo rilanciare Forza Italia ripartendo dal basso. È dura con la Lega al 50%, ma in qualche elezione am-
ministrativa siamo anche riusciti a batterli e questo vuol dire che la gente riconosce la credibilità della nostra classe dirigente locale». «Questo è un risultato che segna il ritorno di Silvio Berlusconi in un’aula parlamentare - osserva il Marco Marin, ex coordinatore veneto e oggi deputato di Forza Italia - e rimaniamo fondamentali per il centro destra, lo conferma la vittoria in Piemonte. Oggi nessuno può dire che qual è la soluzione a questa crisi, la responsabilità del momento impone un ragionamento profondo e lo fare-
mo da squadra». Riflessione di un imprenditore. «In Fratelli d’Italia ho visto un rinnovamento, in Forza Italia no - sottolinea Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia -. Questo travaso di voti è anche un segnale: gli imprenditori e i cittadini veneti oggi sono veramente preoccupati e non sono d’accordo con questo governo, si aspettano soluzioni pratiche. Se non arriveranno saranno pronti a cambiare voto, come hanno già fatto in passato». Maurizio Crema © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gardini e i 15mila voti tolti all’ex partito «senza futuro» L’INTERVISTA VENEZIA La padovana Elisabetta Gardini, capogruppo uscente di Forza Italia al parlamento europeo che si è ricandidata alla vigilia del voto nel partito della Meloni, malgrado abbia sfiorato i 15mila voti non ce l’ha fatta a conquistare uno scranno in Europa. «Sono soddisfatta del risultato - commenta - Fratelli d’Italia è la nuova casa dell’elettorato di centrodestra, credo in questo progetto e proseguo su questa strada».
Pensa che gli elettori di Forza Italia l’abbiano seguita? «L’elettore ha capito che scrivendo Berlusconi, votava Dorfmann (il candidato Svp, ndr), inoltre, quelli di centrodestra hanno sentito la necessità di avere una casa e l’hanno ritrovata nel partito guidato da Giorgia Meloni». Ora che non è europarlamentare, cosa fara? «Continuo la militanza in Fratelli d’Italia, penso questo partito sia solo all’inizio e grazie anche alla sua giovane leader abbia la possibilità di crescere molto.
Chi sono i 14.640 elettori che l’hanno votata? «Ho lavorato molto per difendere il sistema Italia in Europa e penso che l’elettorato me l’abbia riconosciuto. Inoltre ritengo abbiano apprezzato una campagna elettorale con un clima positivo, anche se piovoso purtroppo».
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In previsione di nuove elezioni in Italia? «Salvini ha ribadito che vuole rispettare i programmi intrapresi, quindi mi vien da pensare che i Cinque Stelle o fanno un grande passo indietro o rompono l’alleanza». Che futuro vede per Forza Italia? «Tajani ha messo l’ultimo chiodo sulla bara. Ha azzerato la rappresentanza del Nordest in Europa. Un territorio che più di altri ha bisogno di essere rappresentato, perché qui non ci sono le grandi industrie, ma le piccole aziende che si sono sentite tradite». Al di là di Tajani? «Non vedo un futuro per Forza Italia, il presidente ha una voce debole ed è troppo buono: è circondato da una squadra che dice sì, ma poi fa quello che vuole. Mi rimane un bel ricordo, un grande sogno, ma il sogno è finito da tempo, già nel 2012 avevo detto che bisognava cambiare la classe dirigente».
Penalizzata dal meteo? «La mia forza in campagna elettorale sono anche le passeggiate al mercato e nelle piazze e il maltempo non mi ha agevolata. Poi ci sono i voti persi perché mi hanno abbinata a Meloni, senza rispettare l’alternanza uomo-donna: quaranta in un solo seggio».
L’EUROPARLAMENTARE PADOVANA USCENTE NON CE L’HA FATTA MA È SODDISFATTA: «PROSEGUO SU QUESTA STRADA, FI È MORTA»
Giorgia Meloni e Guido Crosetto sono persone di grande qualità sia umana che politica».
E il sorpasso di Fratelli d’Italia su Forza Italia in Veneto e Friuli? «Giorgia Meloni è un leader completo e non è mai sceso a compromessi. L’elettorato del Nordest si è riconosciuto nei suoi temi: famiglia, sostegno alla natalità e aiuto alle imprese. Quelle imprese che a Nordest coincidono con la famiglia stessa». Raffaella Ianuale SCONFITTA Elisabetta Gardini
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I nuovi eurodeputati Gli eletti a Nordest
LEGA Mara Bizzotto (94.720 preferenze) La vicentina di Bassano del Grappa capogruppo uscente nel parlamento europeo
LEGA Gianantonio Da Re detto Toni (43.397 preferenze), segretario regionale del partito e ex sindaco di Vittorio Veneto (Treviso)
LEGA Paolo Borchia (37.342 preferenze) Veronese ex assistente dell’eurodeputato, ora ministro, Lorenzo Fontana
LEGA Alessandra Basso (25.283 preferenze) Avvocato, nata a Treviso e residente a Bologna, già candidata al Comune nel 2016
LEGA Elena Lizzi (25.252 preferenze) Di San Daniele del Friuli, ex-assessore alla Cultura di Udine e ora assessore a Buja
LEGA Marco Dreosto (23.158 preferenze, prenderà il posto di Matteo Salvini), friulano ex vice-sindaco di Spilimbergo (Pordenone)
PARTITO DEMOCRATICO Carlo Calenda (275.161 preferenze), Romano, ministro dello Sviluppo economico dei governi Renzi e poi Gentiloni
PARTITO DEMOCRATICO Elisabetta Gualmini (77.177 preferenze) Docente universitaria a Bologna e assessore della Regione Emilia-Romagna
PARTITO DEMOCRATICO Paolo De Castro (52.087 preferenze) Docente universitario, economista, europarlamentare uscente ed ex ministro
PARTITO DEMOCRATICO Alessandra Moretti (51.043 preferenze) Vicentina ex eurodeputato e ora consigliere della Regione Veneto
MOVIMENTO 5 STELLE Marco Zullo (15.960 preferenze), pordenonese ma nato a Villafranca di Verona, europarlamentare uscente
MOVIMENTO 5 STELLE Sabrina Pignedoli (13.685 preferenze) La giornalista di Reggio Emilia che scrive per il Resto del Carlino
FRATELLI D’ITALIA Sergio Antonio Berlato (19.448 preferenze, prenderà il posto di Giorgia Meloni), consigliere regionale vicentino
SVP Herbert Dorfmann (100.057 preferenze) Nato a Bressanone è un europarlamentare uscente
Moretti e Berlato, fuga dalla Regione Veneto La dem batte Variati nella sfida tra vicentini `Il record delle preferenze a Dorfmann (Svp) Il “cacciatore” in Europa al posto della Meloni Lega, Bizzotto seconda in Italia solo a Salvini `
GLI ELETTI VENEZIA È come nel 2014, solo che bisogna invertire i partiti. Alle Europee di cinque anni fa, il Partito Democratico di Matteo Renzo conquistò a Nordest 6 seggi, mentre la Lega di Matteo Salvini dovette accontentarsi di 2 scranni. Oggi è la Lega che manda a Bruxelles sei deputati. Non solo, perché quando la Brexit sarà perfezionata e scatterà il 15° seggio per la circoscrizione che riunisce Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna, potrebbe esserci, grazie ai resti nazionali, anche il settimo eletto leghista. Per il resto, rispetto al 2014, è stato un terremoto,a lmeno per Forza Italia che non ha un solo deputato. Il M5s invece cala da 3 a 2 eletti. La Svp conferma per il terzo mandato consecutivo Hermann Dorfmann, che dovrà ringraziare gli azzurri che gli cedono lo scranno in virtù dell’accordo elettorale (un tempo siglato col Pd) che tutela le minoranze. Il Partito Democratico, che temeva una ecatombe, invece va tutto sommato bene: non saranno i 6 eletti del 2014, ma sono
SEI SEGGI AL CARROCCIO QUATTRO AL PD E DUE AI CINQUESTELLE LA CIRCOSCRIZIONE MANDA A BRUXELLES 8 UOMINI E 6 DONNE
pur sempre 4. Anche se ad esultare di più forse è Giorgia Meloni: per la prima volta Fratelli d’Italia conquista un seggio a Nordest e siccome la leader si dimetterà, le subentrerà il primo dei non eletti, il paladino dei cacciatori Sergio Berlato, forte di quasi 20mila voti (nel 2014 ne aveva presi, inutilmente, 15.828). Quella di Berlato non sarà peraltro l’unica partenza da Palazzo Ferro Fini: a fare le valigie sarà anche Alessandra Moretti (Pd), che già era stata eletta
a Bruxelles nel 2014 (quella volta con 230.814 voti, adesso 51.043) salvo poi dimettersi per tentare la sfida contro Zaia alle Regionali 2015.
I SEI LEGHISTI Il più votato della Lega è stato Salvini, con oltre mezzo milione di preferenze a Nordest sui 2,3 milioni complessivi. Le sue dimissioni sono date per scontate e a subentrargli sarà il primo dei non eletti, Marco Dreosto, ex sindaco di Spilimbergo (Porde-
none). Un risultato sorprendente l’ha fatto la deputata uscente vicentina Mara Bizzotto che torna a Bruxelles per il terzo mandato forte di 94.720 voti personali, di cui 85.835 ottenuti in Veneto. Quello di Bizzotto è il miglior risultato nazionale in casa della Lega dopo quello di Salvini. Eletto anche Gianantonio “Toni” da Re, il segretario veneto della Lega, con 43.397 preferenze. Poi Paolo Borchia, veronese, che a Bruxelles è di casa da anni, quando cominciò come assisten-
Il cambio
Palazzo Ferro Fini i futuri consiglieri
(M5S). Nuovi entrati Dreosto e Lizzi (Lega) I FRIULANI TRIESTE Aumentano gli eurodeputati del Friuli Venezia Giulia. Erano due - Marco Zullo (M5s) e Isabella De Monte (Pd) - quelli eletti nel 2014. Sono tre i candidati che hanno staccato un biglietto per Bruxelles dopo le elezioni di domenica scorsa: il pentastellato Marco Zullo viene riconfermato, mentre i leghisti Marco Dreosto ed Elena Lizzi sono new entry nel Parlamento europeo. Sul territorio regiona-
le la Lega fa l’exploit e diventa primo partito. I neodeputati europei Dreosto e Lizzi hanno già la valigia in mano: oggi saranno a Roma, con la pattuglia dei 29 leghisti appena eletti, convocati dal vertice della Lega. Dreosto, 50 anni, spostato e padre di due figli è un leghista della prima ora, ha raccolto 23.158 preferenze. La collega Elena Lizzi, già assessore nel Comune di Buia (Udine), ne conta 25.252. Nonostante il tracollo - e il travaso di consensi verso il Carroccio - i Cinque Stelle confermano l’eurodeputato uscente pordenonese Marco Zullo. Eletto per la prima volta nel 2014 quando il risultato dei “grillini” fu decisamente migliore - Zullo tornerà a Bruxelles. Nella circo-
scrizione conta 15.960 voti, 3.651 li ha raccolti in regione mentre le preferenze della Destra Tagliamento a suo favore sono state 1.362. Chi, invece, non ce l’ha fatta a fare il bis è Isabella De Monte, l’eurodeputata uscente del Pd. «Ringrazio - ha detto ieri - le oltre 41mila persone che mi hanno rinnovato la loro fiducia. La mia mancata rielezione al Parlamento europeo ha un gusto amaro, ma ciò non mi impedirà di continuare a impegnarmi in politica e lottare per un’Europa migliore e più forte con rinnovato slancio. I numeri sono apprezzabili nel Nordest e in Friuli Venezia Giulia, dove il Pd si conferma seconda forza politica». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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I QUATTRO DEM L’unica portabandiera del Veneto è Alessandra Moretti che nella sfida tutta veneta e tutta vicentina ha battuto l’ex sindaco Achille Variati. Eletti il capolista Carlo Calenda, che durante la campagna elettorale si è trasferito a Padova ma ora tornerà a Roma e due emiliani: la vicepresidente della Regione Emilia Romagna Elisabetta Gualmini e il deputato uscente ed ex ministro Paolo De Castro. Va detto che Calenda con oltre 275mila voti personali è stato il più votato ovunque, tranne a Vicenza dove ha dominato Achille Variati, ma anche De Castro ha avuto un buon successo in Veneto, soprattutto a Verona. L’entourage dem non esclude che, quando ci saranno le elezioni Politiche, Calenda possa tornare in Italia, liberando il posto per l’ex sindaco di Vicenza, primo dei non eletti.
IL RECORD
Friuli Venezia Giulia, aumenta la pattuglia Saranno in 3 a sedersi all’Europarlamento `Riconfermato Zullo
te parlamentare di Lorenzo Fontana. Ce l’hanno fatta anche Alessandra Basso, trevigiana di origine ma di fatto emiliana, e l’udinese Elena Lizzi, assessore al Comune di Buja.
`Volti nuovi a Ferro Fini. Ad
inizio settembre scatteranno le surroghe. Al posto di Sergio Berlato dovrebbe entrare il vicentino Paolo Gozzi (Fdi), visto che il primo dei non eletti Joe Formaggio è stato confermato sindaco di Albettone, mentre lui è stato sconfitto ad Arcugnano. Lo scranno di Alessandra Moretti andrà invece alla veronese Anna Maria Bigon (Pd).
Tolto Salvini, imparagonabile in quanto leader nazionale, il risultato migliore a Nordest l’ha ottenuto Herbert Dorfmann della Svp con 95.753 voti. Per quanto riguarda Fratelli d’Italia, oltre al primo seggio ottenuto a Nordest, da segnalare il buon risultato della padovana Elisabetta Gardini: quasi 15mila voti pur essendo arrivata per ultima nel partito della Meloni dopo aver lasciato Forza Italia. Non ce l’ha fatta né lei né l’altro ex forzista eletto nel 2014, il trevigiano Remo Sernagiotto (7.377 voti). Il Movimento 5 Stelle che nel 2014 aveva eletto tre deputati, è sceso a due. Il più votato è stato l’uscente Marco Zullo che, in quanto a preferenze ha battuto la capolista Sabrina Pignedoli, eletta comuqnue: Zullo, veronese, 41 anni, ha avuto quasi 16mila voti, la giornalista emiliana 13.685. Non ce l’ha fatta ad andare a Bruxelles, ma va registrata la performance di Anthony Candiello che a Venezia ha portato il M5s all’11,34% contro la media circoscrizionale del 10,3%. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Provincia
Martedì 28 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Prosecco, natura e prodotti locali Il sito per i turisti delle colline Nato dopo un anno il portale www.visitproseccohills.it L’assessore Caner: «Ora lanciamo il territorio in Europa» `
TARZO Alberghi, ristoranti e tour operator, ma anche noleggiatori di MTB e Vespe, artigiani e botteghe di prodotti a km 0 che vogliono dare una risposta concreta ai bisogni dei propri ospiti, nazionali ed internazionali. E soprattutto tante esperienze nella
natura. Tutto nelle magiche Prosecco Hills, un luogo in cui trovare esperienze autentiche per vivere il territorio e scoprirne le eccellenze. E il valore delle colline del prosecco è stato messo a fuoco dal convegno di ieri a Tarzo. Occasione per fare il punto sulla rete nata nel 2017 per rispondere alle esigenze dei viaggiatori che sempre più vogliono
vivere le colline del Prosecco Superiore, e che oggi annovera 20 imprese turistiche, unite nell’intento di rendere il Prosecco il vero elemento identificativo di quest’area collinare unica al mondo e che ha lanciato il portale.
SU INTERNET Il portale www.visitprosecco-
hills.it , presentato oggi dopo oltre un anno di lavoro. Un progetto creato sulla base di una indagine condotta dalla Trentino School of Management che ha analizzato il turismo sul territorio concentrando la ricerca soprattutto sulle reali necessità espresse dal turista. Da questa analisi ha preso forma uno strumento al servizio del pubblico
che nel portale, creato da Kumbe in collaborazione con la rete Prosecco Hills, troverà tutte le informazioni sul territorio, gli eventi e le strutture ricettive ma che offrirà al turista la possibilità di scoprire tante proposte esperienziali, suddivise per tematiche e facilmente prenotabili online direttamente dallo stesso sito.
LA PROMOZIONE «Un percorso di promozione che Unpli Treviso ha cominciato 24 anni fa con la Primavera del Prosecco Superiore - ha spiegato Giovanni Follador, presidente Unpli Treviso - e con i tanti eventi che da 16 anni realizziamo in collaborazione con le aziende del territorio. Per questo, quando la Regione del Veneto ha voluto promuovere la creazione delle reti d’impresa, Unpli si è fatta promotrice dell’iniziativa, forti della nostra vasta esperienza in ambito turistico e grazie al sostegno delle aziende che hanno raccolto la sfida. «Dobbiamo
capire - ha proseguito Federico Caner, Assessore al Turismo della Regione del Veneto - come questi finanziamenti europei cofinanziati dalla Regione siano un vero moltiplicatore di opportunità che non bisogna lasciarsi sfuggire. Perché il Veneto è certamente una destinazione primaria per il turismo ma bisogna sapersi innovare costantemente riuscendo a comunicarlo al turista. Per questo la Regione del Veneto a breve lancerà un nuovo bando, che uscirà entro settembre 2019, espressamente dedicato alla commercializzazione dei prodotti, che metterà a disposizione 2 milioni e mezzo di euro. Un bando a cui ne seguirà un secondo, nel 2020, con un ulteriore investimento di 2 milioni e mezzo di euro. Una richiesta che come Regione abbiamo fatto all’Unione Europea, proprio per sostenere il grande lavoro fatto dalle Reti d’Impresa che ora merita di essere promosso in modo adeguato anche all’estero». Elena Filini
Raduno del Vespa club, in 280 appassionati alla scoperta della Marca
CONEGLIANO Una domenica speciale con il Vespa club Conegliano, la sagra di Rua e le eccellenze del territorio. Sono stati più di 280, provenienti oltre che dal bacino del coneglianese anche da altre province e regioni (Rovigo, Monfalcone, Cavarzere e San Donà di Piave) gli appassionati vespisti che l’altro ieri hanno partecipato all’evento “Vespa in collina”, manifestazione che si ripete da cinque anni in collaborazione con gli organizzatori della sagra di Rua di Feletto. «Abbiamo percorso le strade delle nostre colline, in una bella giornata di sole, facendo scoprire ai nostri soci e ai simpatiz-
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zanti accorsi da diverse province italiane le prelibatezze del territorio» afferma il presidente dei vespisti Giuliano Marcon. Gli fa eco il segretario del club coneglianese, Agostino Billa: «Dietro la buona riuscita dell’iniziativa c’è una squadra super, capace di organizzare un evento importante per noi. Ringrazio tutti i ragazzi che ci hanno dato una mano nello svolgimento della manifestazione, che sta conoscendo una crescita costante». Tra le tappe osservate dai vespisti c’è stata anche quella al frantoio di Tapa Olearia. Una domenica che rimarrà a lungo impressa nei ricordi dei vespisti, come testimoniano anche le foto pubblicate sulle pagine social del club. (l. a.)
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Il voto a Nordest L’ANALISI VENEZIA C’era una volta la Sacrestia d’Italia. Era il primo Dopoguerra e il Veneto, affamato e stremato da anni di ristrettezze economiche e prima ancora di emigrazioni, si proiettava verso il boom economico, quello che avrebbe trasformato i campi in distese di capannoni e i garage di casa in fabbrichette. Cinquant’anni dopo, con i capannoni abbandonati e le campagne che vanno desertificandosi, il Veneto - e guarda un po’, pure tutto il Nordest con quella che una volta era la rossa Emilia Romagna - torna a scoprirsi Sacrestia d’Italia. Stavolta, però, senza il benestare della Chiesa. Il rosario esibito, prima e dopo il voto, dal leader della Lega Matteo Salvini suona semmai come un affronto nei confronti di Papa Francesco, soprattutto in fatto di immigrazione e accoglienza. Eppure è andata così: Lega primo partito in Italia (34,33%), Lega primo partito nella circoscrizione del Nordest (41.01%), Lega primo partito in Veneto (49,88%), in Friuli Venezia Giulia (42,56%), in Trentino Alto Adige (27,78%), in Emilia Romagna (33,77%,). A guardare al microscopio, la più grande Sacrestia d’Italia è Foza, comune vicentino di 693 anime sull’Altopiano di Asiago dove il partito che ai tempi di Umberto Bossi era il Carroccio e come simbolo aveva Alberto da Giussano è arrivato a superare il 79%. Il contraltare è Livinallongo del Col di lana, paesello bellunese di 1300 abitanti dove Salvini, per tre voti tre, ha dovuto cedere il passo alla Svp: Lega 323 voti, Sudtiroler Volkspartei 326. Ma è l’unica macchia, e con la stella alpina mica con la sinistra, in questo monopolio leghista.
TIENE IL PD CROLLO 5STELLE FDI SORPASSA FI SALVINI SFONDA ANCHE NELLA ROSSA EMILIA ROMAGNA
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BELLUNO PADOVA ROVIGO TREVISO VENEZIA VERONA VICENZA TOT.
48.119 235.184 59.497 240.312 183.050 227.749 240.699 1.234.610
47,2 48,3 48,5 53.6 45,8 49,7 52,7 49.9
18.287 97.848 23.291 82.149 86.318 77.798 83.098 468.789
17,9 20,1 19,0 18,3 21,6 17,0 18,2 18,9
7.936 44.816 12.549 33.352 45.307 40.341 36.128 220429
7,8 9,2 10,2 7,4 11,3 8,8 7,9 8,9
5.124 31.271 8.963 25.613 24.232 30.213 24.220 149.636
5,0 6,4 7,3 5,7 6,1 6,6 5,3 6,0
7.538 32.583 8.148 27.272 21.500 38.951 31.402 167.394
7,4 6,7 6,6 6,1 5,4 8,5 6,9 6,8
3.261 13.791 2.503 11.862 11.201 12.911 11.813 67.342
3,2 2,8 2,0 2,6 2,8 2,8 2,6 2,7
PORDENONE UDINE TRIESTE GORIZIA TOT.
66.313 122.494 32.817 24.012 245.636
45,8 45,7 33,1 36,9 42,6
29.841 57.199 25.244 16.018 128.302
20,6 21,3 25,4 24,6 22,2
12.270 23.677 11.665 7.917 55.529
8,5 8,8 11.8 12,2 9,6
10.149 17.974 6.641 3.829 38.593
7,0 6,7 6,7 5,9 6,7
13.437 19.663 7.077 3.721 43.898
9,3 7,3 7,1 5,7 7,6
4.143 7.443 3.820 1.927 17.333
2,9 2,8 3,9 3,0 3,0
TRENTINO
TOT.
137.739
27,8
79.329
16,0
31.167
6,3
17.587
3,5
16.695
3,4
35.044
7,1
EMILIA ROMAGNA
TOT.
759.948
33,8
703.131
31,2
290.019
12,9
131.992
5,9
104.861
4,7
80.153
3,6
2.377.933
41,0
1.379.551
28,8
597.144
10,3
337.808
5,8
332.848
5,7
199.872
3,5
VENETO
FVG
TOTALE
Veneto, Lega pigliatutto: sfugge solo un Comune
GLI SCENARI DEL 2020 Il secondo spunto offerto dai risultati di queste elezioni Europee, al di là di quello che succederà a Palazzo Chigi, è che Luca Zaia da un lato e Luigi Brugnaro dall’altro possono già pensare al voto del prossimo anno. Nel 2020 ci saranno sia le Regionali che le Amministrative. Se il governatore del Veneto uscente, e ricandidabile, può davvero pensare di presentarsi da solo, senza gli alleati del centrodestra, per la città di Venezia invece l’incognita Lega è pesante: con il 37% nel capoluogo il Carroccio potrebbe pensare di sfidare Brugnaro con un
VOTI
Il Carroccio sfiora il 50% in regione e picchi `Livinallongo l’unica “macchia”: il piccolo vicini all’80. Neanche la Dc era giunta a tanto paese di confine preferisce (di poco) la Svp `
proprio candidato. Ovviamente, e qui sta la debolezza leghista, trovandone uno.
SBERLA M5S Poi c’è il tonfo del Movimento 5 Stelle. Scontato, per certi versi, visto che in Veneto i grillini non sono mai riusciti a sembrare credibili, bravi per lo più a lanciare slogan e a immortalarsi in video su Facebook, ma incapaci di dimostrarsi competenti e incalzanti prima di tutto in consiglio regionale. Non è un caso che in Veneto il M5s ottenga il più basso risultato di tutta Italia, l’8,91%, meno della Val d’Aosta (9,69%) e dell’Emilia Romagna (12,89%) che pure scontava la concorrenza del fuo-
riuscito sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Peggio che in Veneto, il M5s è andato solo in Trentino Alto Adige (6,29%), dove però domina la Svp, tanto che lì Herbert Dorfmann ha bissato Salvini (95.753 preferenze contro le 43.321 del Capitano). Dopodiché, essendosi confermando come partito del Sud, vien da chiedersi se il M5s, al di là di quel che dicono in Veneto, “concederà” mai l’autonomia.
FDI SORPASSA FI L’altro dato di questo voto è il sorpasso di Fratelli d’Italia su Forza Italia: 6,76% contro il 6,05% in Veneto, 7,61% contro il 6,69% in Friuli. Dovesse profilarsi all’oriz-
zonte l’ipotesi di un voto nazionale anticipato, i primi a opporsi non potranno che essere i deputati e i senatori azzurri: eletti praticamente tutti un anno fa nei collegi blindatissimi uninominali, dovrebbero probabilmente tornare al proprio lavoro. Il Veneto, che nel 2014 aveva mandato a Bruxelles due eurodeputati, Elisabetta Gardini e Remo Sernagiotto, stavolta non ha neanche un rappresentante. Ne avrebbe avuto uno, ma in virtù dell’accordo elettorale con la Svp, l’unico seggio conquistato è per Dorfmann. A Nordest Silvio Berlusconi ha ottenuto 95.297 preferenze personale, meno di un quinto di quelle di Salvini (550.010), e per trovare un ve-
neto - la padovana Roberta Toffanin, 5.482 voti - bisogna scendere al sesto posto. Non è ne passato uno, degli azzurri, a Nordest. E nessuno in Veneto, la Regione governata per tre lustri da Giancarlo Galan, la terra degli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo del Cavaliere. «Se mi chiedono di dimettermi lo farò, ma non mi ritengo responsabile del risultato mediocre», ha detto il coordinatore veneto di Forza Italia, Davide Bendinelli. Del resto, la campagna acquisti dei “Fratelli” verso gli azzurri era iniziata da tempo: prima il capogruppo in Regione Massimiliano Barison, poi il vicepresidente del Ferro Fini Massimo Giorgetti, poi l’assessore Ele-
L’intervista Paolo Feltrin
M5s e Forza Italia, i due veri sconfitti di queste elezioni. I loro elettori, delusi, hanno smobilitato. I motivi? Il M5s ha promesso troppo e portato a casa troppo poco per il proprio elettorato, lo stesso reddito di cittadinanza è stato ritenuto troppo selettivo, troppo complicato, ha deluso proprio chi aveva votato M5s per prenderselo. Oltre a far arrabbiare l’elettorato del Nord. Quanto a Forza Italia, il partito è da tempo in una siProfessor Feltrin, il Nord ha vo- tuazione di coma dovuta ai noti tato, ma il Sud molto meno. problemi di ricambio di leader«L’astensionismo ha penalizzato ship. Oggi Forza Italia, soprattut-
C
IL COLPO DI RENI DEM E poi il colpo di reni del Partito Democratico, secondo non solo a Nordest (23,79%), ma anche in Veneto, pur con il 18,94%. Troppo poco per tentare l’impossibile impresa alle Regionali 2020, ma comunque la certezza di non essere scomparso dopo il crollo renziano. La sfida per i dem veneti, come al solito, è trovare un leader attorno al quale stringersi. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
POLITOLOGO Il professor Paolo Feltrin
Non sensibilmente, ma non sarebbe automatico un 34 per cento a livello nazionale per la Lega».
«M5s e Forza Italia i veri sconfitti: sono le vittime dell’astensionismo» ’era voglia di Europa. O, quantomeno, di dare un segnale sul tipo di Europa che si vuole. È così che, secondo il politologo Paolo Feltrin, va spiegata l’alta affluenza alle urne. È vero che c’è stato un calo a livello nazionale (56,09% contro il 58,69% del 2014), ma è stato tutto sommato contenuto. E in Veneto praticamente risibile: 63,69% contro il 63,99% di cinque anni fa.
na Donazzan, per non dire dell’europarlamentare uscente Elisabetta Gardini che è riuscita a ottenere 14.640 preferenze.
to al Nord, è solo una sigla, così gioni rosse». non va da nessuna parte». Qual è stata la formula vincente L’ha stupita il risultato della Le- di Salvini? ga? «Sicurezza e ordine, sicuramen«Sì, anche se atteso, nessuno si te». aspettava questi risultati, la Lega è andata oltre i pronostici, oltre i Renzi nel 2014 aveva preso il sondaggi, oltre gli exit poll. Si è ra- 40%, non rischia anche Salvini dicalizzato il voto dei due partiti di subire un tonfo? di governo: il M5s è diventato il «Europee e Politiche sono voti difpartito del Meridione, una sorta ferenti, non si possono fare tradi “Lega Sud”, mentre la Lega di sposizioni. Il 40% di Renzi alle EuSalvini ha risultati che aveva solo ropee 2014 non era reale. Se dola Democrazia Cristiana, riuscen- mani si votasse per le Politiche le do a sfondare anche nelle ex re- cose andrebbero diversamente.
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«AZZURRI IN COMA: UN PARTITO CHE OGGI È SOLO UNA SIGLA. UN SEGNALE ALL’EUROPA MA SI RISCHIA UNA SFIDA ALL’O.K. CORRAL»
Cosa dobbiamo aspettarci? «La Lega cercherà di far fruttare il risultato, è presumibile una guerra tattica con il M5s per lasciarle il cerino in mano se dovesse cadere il governo. Più complicato sarà lo scontro con l’Europa: la tradizionale alleanza non ha più i numeri, socialisti e popolari ora hanno bisogno dei liberali e dei verdi, ma si tratta di forze che parlano tutte lo stesso linguaggio, sono europeiste. Sotto questo profilo per Salvini non è andata bene, perché queste forze verranno a farci i conti in casa. Se non sarà luglio sarà settembre o ottobre, ma con l’Europa rischiamo una sfida all’O.K. Corral». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Martedì 28 Maggio 2019 www.gazzettino.it
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2.682 13.661 2.428 11.922 11.488 12.403 13.262 67.846
2,6 2,8 2,0 2,7 2,9 2,7 2,9 2,7
4.110 439 143 785 441 524 890 7.332
4,0 0,1 0,1 0,2 0,1 0,1 0,2 0,3
1.730 5.141 134 3.698 5.641 4.579 3.844 25.981
1,7 1,1 1,1 0,8 1,4 1,0 0,8 1,1
694 2.300 1.099 2.044 2.813 1.880 2.089 12.919
0,7 0,5 0,9 0,5 0,7 0,4 0,5 0,5
601 2.693 915 2.217 2.125 2.217 2.523 13.291
0,6 0,6 0,8 0,5 0,5 0,5 0,6 0,5
565 2.502 447 2.474 2.036 3.111 2.010 13.145
0,6 0,5 0,4 0,6 0,5 0,7 0,4 0,5
335 1.258 356 1.248 933 2.196 1.411 7.737
0,3 0,3 0,3 0,3 0,2 0,5 0,3 0,3
365 1.297 295 1.121 1.014 1.114 1.324 6.530
0,4 0,3 0,2 0,3 0,3 0,2 0,3 0,3
198 1.020 207 653 534 947 1.056 4.615
0,2 0,2 0,2 0,1 0,1 0,2 0,2 0,2
241 1.157 370 831 565 1.323 865 5.352
0,2 0,2 0,3 0,2 0,1 0,3 0,2 0,2
104 444 118 428 286 393 427 2.200
0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1
3.125 7.228 4.302 2.522 17.177
2,2 2,7 4,3 3,9 3,0
318 911 876 802 2.907
0,2 0,3 0,9 1,2 0,5
1.427 3.089 3.051 1.861 9.428
1,0 1,2 3,1 2,9 1,6
871 2.189 1.273 866 5.199
0,6 0,9 1,3 1,3 0,9
640 1.690 782 570 3.682
0,4 0,6 0,8 0,9 0,6
623 1.273 425 295 2.616
0,4 0,5 0,4 0,5 0,5
653 1.129 561 303 2.709
0,5 0,4 0,6 0,5 0,5
369 818 395 198 1.780
0,3 0,3 0,4 0,3 0,3
190 523 124 83 920
0,1 0,2 0,1 0,1 0,2
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0,1 0,2 0,2 0,1 0,2
129 273 93 62 557
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sostenuto. Da queste urne esce l’autonomia, quindi stiamo attenti, perché gli elettori ci guardano e ci giudicano. Per questo non tifo perché il Governo cada, ma perché faccia quello che c’è nel contratto, consapevole che i Cinquestelle hanno i voti in Parlamento, che non sono quelli delle Europee 2019 ma delle Politiche 2018. Spero solo che il giusto dibattito all’interno del M5s non si riduca a un regolamento di conti che ci fa perdere ancora tempo, come abbiamo visto anche con le polemiche sulla Pedemontana e con l’iniziativa del ministro Sergio Costa, a dir poco disdicevole». Toni che fanno il paio con quelli di Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza: «Non ci sono più scuse, il Governo gialloverde deve immediatamente sbloccare la Tav Torino-Lione e Brescia-Padova e dare ai veneti l’autonomia che chiedono da 40 anni». E di Matteo Zoppas, leader di Confindustria Veneto: «Bisogna cambiare passo e “fare”, sbloccando tutta una serie di dossier rimasti fermi troppo a lungo».
Zaia: «Adesso siamo davvero determinanti, vogliamo l’autonomia» Il governatore: «Mai avrei pensato che saremmo arrivati a questo risultato, abbiamo la congiunzione astrale giusta» `
IL COLLOQUIO SAN VENDEMIANO (TREVISO) «Cinque-zero, vi rendete conto?». Al risveglio dalla lunga notte elettorale, stenta a crederci perfino Luca Zaia, al punto da voler scandire singolarmente le cifre del risultato ottenuto dalla Lega in Veneto, dov’è arrivata a sfiorare appunto il 50% (per la precisione: 49,9%). «In trent’anni di militanza, mai avrei pensato di vedere un numero del genere, invece ora siamo determinanti anche a livello nazionale con il 34,3%: per questo dobbiamo assolutamente portare a casa l’autonomia», gongola il governatore nel municipio di San Vendemiano.
IL TRIONFO Ospite del sindaco amico Guido Dussin, ex parlamentare rieletto per il quarto mandato da due elettori su tre nel contestuale voto amministrativo, Zaia squaderna il vocabolario del trionfo: «È stata una giornata strepitosa. Incassiamo il frutto di un lavoro che parte dalla notte dei tempi, quasi 3,5 milioni di voti in più delle Politiche. Un successo che attribuirei fondamentalmente, esclusivamente, essenzialmente a Matteo Salvini: ci ha creduto, ci ha messo anima e corpo, ha fatto cambiare pelle alla Lega, l’ha trasformata in un soggetto naziona-
MATTEO ZOPPAS: «BISOGNA CAMBIARE PASSO E SBLOCCARE DOSSIER DA TROPPO TEMPO FERMI»
le. Tutto questo lo sdogana come leader europeo. Ma direi che anche a me è andata benissimo: non vi dico la gioia per il dato del mio Veneto e della mia Treviso, rispettivamente la prima regione e la prima provincia nella Lega. Si sa che nelle elezioni c’è sempre un po’ di sana competizione dentro ai partiti...».
L’ALLEANZA Ma a proposito di faccende interne, è ben altra quella che deve affrontare adesso il Carroccio: capire come tenere buona la base, che scalpita affinché venga rotta l’alleanza con il Movimento 5 Stelle, quando invece la linea indicata da Salvini è di «andare avanti a lavorare». Concede il presidente della Regione: «Capisco i nostri iscritti. Ma sono un pragmatico di natura, per cui penso che do schei de mona in scarsea...». Traduzione: in questo momento storico, vale la pena fare un pochino i finti tonti con gli
alleati, pur di portare a termine la trattativa. «So che può sembrare un paradosso – spiega – ma non c’è mai stata una congiunzione astrale positiva come questa per l’autonomia. Dalle elezioni la Lega è uscita forte, invece i Cinquestelle sono finiti a un bivio: o fanno harakiri e vanno allo scontro, o recuperano dimostrando di voler rispettare la parola data. Di sicuro da parte mia sull’autonomia ai Cinquestelle adesso dico basta: la smettano con le manfrine e siano rispettosi verso il ministro Erika Stefani».
IN REGIONE
IL CONTRATTO Lo impone l’esito dello scrutinio, secondo Zaia: «Negli oltre 6 milioni di voti persi dal Movimento 5 Stelle, che sta sopra la Lega solo in Sicilia e in Campania, vedo la dimostrazione del fatto che la partita dell’autonomia non fa diminuire ma anzi aumentare i consensi, perché è un tema nazionale come ho sempre
CON IL LEONE Luca Zaia è il presidente della Regione Veneto dal 2010
Friuli Venezia Giulia
Fedriga esulta: «Otto punti più delle regionali, è straordinario» «Sono molto soddisfatto, dopo un anno di governo regionale, di vedere una crescita così consistente, partendo da numeri già fortemente positivi per la Lega. Si rafforza l’azione di governo regionale». Ora «ci auguriamo di riuscire a confermare la fiducia con l’azione di governo del Friuli Venezia Giulia anche nei prossimi anni». Lo ha affermato il governatore Massimiliano Fedriga, commentando il risultato
ottenuto dalla Lega in regione: 42,56%. «Mi sarei augurato di confermare il risultato delle regionali - ha spiegato - perché partivamo dal 25% delle Politiche, abbiamo avuto un aumento di 10 punti alle Regionali e alle Europee, dove non avevamo il valore aggiunto di un candidato di coalizione, mi auguravo di confermare il 35% e far vedere che era apprezzata l’azione di governo. Non pensavo che potessimo aumentare
addirittura di 8 punti la percentuale già straordinaria delle regionali . Ora dobbiamo metterci ancora più impegno e portare avanti il governo di questa Regione». In generale, ha osservato Fedriga riferendosi anche alle altre forze di governo, «penso sia una squadra che lavora bene». «Noi abbiamo una maggioranza che è coesa, che ha lavorato bene in questo primo anno e penso che debba essere confermato lo schema»,
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anche a fronte dei risultati delle europee, che vedono FdI superare FI. «Non sono interessato a rivedere squadre in logiche di elezioni che oltretutto non riguardano il Fvg», ha puntualizzato. Il Pd è l’unico avversario? «Io credo che in questo momento post elezioni non dobbiamo guardare agli avversari ma confermare la fiducia dei cittadini facendo vedere che questa fiducia si tramuta in azioni a loro favore».
Reduce da «136 incontri elettorali», in gran parte dedicati alle Comunali, il governatore esclude ripercussioni delle Europee sugli equilibri in Regione: «Per me le dinamiche non cambiano, parto con la mia maggioranza e arrivo con la mia maggioranza, se qualcuno viene a chiedermi qualcosa lo mando a quel paese... Sento chiacchiere di Regionali a marzo, per me possono farle anche domani mattina. La mia coalizione è solida, ho ottimi rapporti con tutti i compagni di viaggio, da Forza Italia a Fratelli d’Italia, anche se immagino che adesso cambieranno gli assetti in Consiglio. A proposito, faccio l’in bocca al lupo agli eletti Sergio Berlato e Alessandra Moretti». A riguardo del Partito Democratico, Zaia non risparmia una stilettata alla forza di opposizione: «Grande exploit? Ha perso 187.000 voti rispetto alle Politiche ed è diventato il secondo soggetto solo perché i Cinquestelle hanno dimezzato i loro voti. Ma vedere il Pd come un’araba fenice che risorge dalle ceneri... anche no». Il riferimento dem vale però un’ultima considerazione, su cosa dovrà fare la Lega per evitare di ripetere la caduta di Matteo Renzi dopo il record del 2014: «Dovremo essere coerenti e rispettare la parola data ai cittadini». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
MARTEDÌ 28 MAGGIO 2019 LA NUOVA
PRIMO PIANO
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Europee 2019
Forza Italia perde il duello con FdI «Ma siamo decisivi nel centrodestra» Bendinelli alla Gardini: non è stata rieletta, ha sbagliato i conti Marin e Brunetta: Berlusconi torna protagonista in Europa PADOVA. Forza Italia sprofon-
da al 5,8% e perde il duello con la nuova destra “ordine e sicurezza” di Giorgia Meloni, che avanza con le truppe arruolate da Sergio Berlato a Nordest. Berlusconi alza bandiera bianca e cede il seggio alla Svp, nel rispetto del patto stretto da Tajani con Herbert Dorfmann che incassa 100.057 preferenze, mentre il Cavaliere si ferma a 95.296 e il suo ritorno in politica in Europa dopo la legge Severino non scatta in Veneto. La terra di Galan, Ghedini e Brunetta ha una sola vera stella che brilla per autorevolezza istituzionale: Elisabetta Casellati, presidente del Senato, che ovviamente non è entrata in campo durante la contesa elettorale. E l’accordo con la Svp ha reso inutile la corsa, perché il meccanismo di tutela delle minoranze etniche è sacro. Ora si tirano le somme, con FI al 5,8% a Nordest contro FdI al 5,7% mentre in Veneto il crollo è netto: la Meloni al 6,8% e gli azzurri al 6%. «I voti di Forza Italia? Sono finiti alla Lega e ne voglio parlare con il governatore Luca Zaia, visto che tra un anno si rinnova la Regione. Chi pensa di poter fare a meno del nostro
partito si sbaglia», dice Davide Bendinelli, segretario regionale, che recita il mea culpa. «La vittoria di Cirio in Piemonte dimostra che siamo decisivi e lo stesso risultato sta uscendo dai comuni del Veneto che premiano la qualità dei nostri sindaci. Le europee? Sono un altro film. L’accordo con la Svp ha tarpato le ali ai sogni di riscossa. Come si può motivare una squadra se non può
La Svp strappa l’unico seggio a Nordest grazie al patto con Tajani andare in gol? Ora dobbiamo mettere in cantiere un congresso, il primo della storia di Forza Italia, non per dire addio a Berlusconi. Senza di lui non c’è futuro, ma per discutere veramente su come ripartire». Ma l’uscita di scena di Elisabetta Gardini, capogruppo Fi-Ppe a Strasburgo e passata con la Meloni, quanto può aver inciso nel crollo? Bendinelli sorride e dibatte: «Chi di spada ferisce di spada perisce. Mi pare che la Gardini abbia
fatto male i conti, non è stata eletta a Strasburgo perché Berlato ha il monopolio della preferenza in FdI», spiega Bendinelli. Nel dibattito interviene Marco Marin, deputato padovano. «Innanzitutto desidero esprimere la mia soddisfazione per il ritorno in Parlamento a Strasburgo di Silvio Berlusconi che prende nel complesso più di 500.000 preferenze in Italia. Io c’ero la scorsa legislatura quando al Senato fu applicata retroattivamente la legge Severino e fu votata la sua espulsione a scrutinio segreto. Oggi gli italiani sanano seppur parzialmente l’ingiustizia che ha subito. Il risultato elettorale dice che il centrodestra è nettamente maggioranza nel Paese. E Forza Italia, seconda forza dello schieramento, si conferma fondamentale per la vittoria. La Lega, FdI e noi pur nelle nostre diversità siamo importanti per contrastare gli avversari che sono la sinistra e il M5S. Negli ultimi mesi abbiamo conquistato tutte le amministrazioni regionali che sono andate al voto, da ultimo il Piemonte», conclude Marin. L’ultima bordata arriva da Renato Brunetta, ex ministro:
Silvio Berlusconi mentre domenica scorsa vota nel suo seggio di Milano
«La Lega di Matteo Salvini ha vinto le elezioni europee, diventando il primo partito in Italia. Ma i populisti e sovranisti europei hanno fallito la conquista dell’Unione Europea, che è rimasta nelle mani delle componenti moderate (Partito Popolare e Partito Socialista) e liberali. Della futura maggioranza che governerà l’Europa nei prossimi cinque anni la Lega non farà parte. E il fallimento del movimento sovranista produrrà come effetti il suo isolamento, con la Commissione Europea che avrà ora carta bianca per poter adottare tutte le misure previste dai Trattati nei confronti del nostro Paese: si rischia di non contare nulla». — Albino Salmaso BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
fratelli d’italia centra un seggio
Cacciatore Berlato impallina i rivali e saluta il Ferro-Fini per Strasburgo VENEZIA. Ha tenuto fede al suo
refrain - «Da cacciatore, sono paziente, prendo la mira con cura e non sparo mai nel mucchio» - impallinando puntualmente i rivali di partito: grazie alla scontata rinuncia della capolista Giorgia Meloni, Sergio Antonio Berlato, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, conquista agevolmente il biglietto di ritorno all’europarlamento, dove ha già svolto due mandati. Il vicentino ha racimolato 19.450 preferenze, sufficienti a distanziare l’uscente Remo Sernagiotto (7376) e, soprattutto, la new entry Elisabetta Gardini (14.640) scopertasi “sorella d’Italia” dopo il rifiuto del partito di Silvio Berlusconi a ricandidarla (per la quinta vol-
ta) nel collegio Nord Est che la padovana ha rappresentato per un ventennio a Strasburgo. Tant’è. Difficile mettere nel sacco il patrono delle doppiette, gran lobbista delle associazioni venatorie all’assemblea del Veneto, instancabile nel patrocinare le istanze dei cacciatori al punto da indispettire i partner leghisti di maggioranza, stanchi di trascorrere ore a discutere di lepri, volpi, selvaggina da passo e capanni per il tiro alle anatre. A dare manforte a Berlato, sporadicamente almeno, è il veronese Stefano Valdegamberi, portavoce degli allevatori insidati dai lupi e fautore della libertà di sparo, mentre il suo avversario più irriducibile è Andrea
il governatore della campania
De Luca: «Occhi aperti il Sud rischia fregature» NAPOLI. «Dobbiamo tenere gli occhi aperti ora, perché Salvini riprenderà il discorso sull'autonomia e avremo modi di confrontarci per sapere se vogliamo fare le persone serie o fregare i soldi al Sud». Lo ha detto ieri il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca commentando il successo della Lega alle elezioni europee. «Mi auguro - ha detto
Zanoni, esponente del gruppo dem e animalista convinto. Tra i due, battibecchi e scintille si sprecano con qualche coup de théâtre (leggi un irridente lupetto di pelouche spuntato nel bel mezzo di una discussione d’aula)capace di strappare risate trasversali. Guai però a sottovalutare la tempra del cacciatore, che non esita a giocare duro quando il suo sistema di potere è in pericolo. Ne sa qualcosa Elena Donazzan, altra forzista appro-
A subentrargli nel Consiglio veneto sarà il sindaco-sceriffo Joe Formaggio
Sergio Berlato con Giorgia Meloni nella sede del consiglio regionale
data in Fdi: infranta l’iniziale amicizia, ha intrapreso una guerriglia decennale con il veterano, tenace nel ricambiare gli sgambetti con accuse al curaro. Ne sa ancor più Giancarlo Galan, che a suo tempo lo escluse dalla lista europea degli azzurri e se lo ritrovò gran-
il governatore della Campania - che i concittadini meridionali sappiano aprire gli occhi. Noi combatteremo perché non sia tolto un euro a sanità, trasporti e scuola. La sanità campana è la meno finanziata d'Italia, vedremo se Salvini – ha concluso De Luca – farà in modo che la Campania passi da ultima per finanziamenti a un livello per lo meno medio». —
de accusatore sul versante del malaffare, lesto a collaborare con gli investigatori impegnati a far luce nello scandalo delle tangenti Mose. Tant’è. Uscito indenne da un’inchiesta per false tessere nel Vicentino, Sergio Berlato si è presto rivelato un efficace coordinatore del partito, reclutando a più riprese i dissidenti di FI, fino a realizzare - è cronaca di queste - il sorpasso elettorale sul fratello-coltello di centrodestra. Circostanza che ha cementato il suo asse con Giorgia Meloni. Che altro? L’addio al Ferro-Fini del neo deputato europeo non priverà il consiglio regionale di un cultore delle armi da fuoco: a subentrare all’eletto, sarà infatti Joe Formaggio, sindaco-sceriffo di Albettone, già salito alla ribalta per le parole affettuose rivolte e rom e migranti («Meglio le pantegane, sappiano che se vengono da queste parti rischiano la pelle... ») che gli solo valse, oltre ai voti dell’ultradestra, una denuncia per istigazione all’odio razziale. — Filippo Tosatto
PRIMO PIANO
MARTEDÌ 28 MAGGIO 2019 IL MATTINO
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Europee 2019 la mappa
bilmente lo spostamento a sinistra della giunta ha avuto un peso. Giordani è debole sul tema della sicurezza ed ambiguo nel rapporto con i centri sociali». I Cinque Stelle invece avrebbero pagato i tentennamenti sull’autonomia: «Il loro è stato un suicidio politico – spiega Marcato – E noi siamo entrati più in sintonia con chi vive nelle periferie». «A Padova è tempo di instaurare un governo del buonsenso – aggiunge il consigliere regionale Fabrizio Boron – Giordani ha creato solo degrado, serve una nuova guida».
il centrodestra è avanti
C’è un travaso di preferenze dall’M5S al Carroccio PADOVA. Se mettiamo una a
fianco all’altra la cartina del voto di domenica sera (la trovate qui a destra) e quella del ballottaggio tra Giordani e Bitonci, noteremo che sono perfettamente sovrapponibili. Due anni dopo è forse cambiata l’intensità del consenso della Lega ma non la geografia della politica cittadina. Che vuole il centrosinistra più forte in centro storico e nelle aree semicentrali, mentre la Lega si rafforza ancor più nelle periferie acquisendo moltissimi voti dai Cinque Stelle. Addirittura nella cartina a fianco, si notano delle linee molto nette: a sud c’è la linea del Bacchiglione e del canale Scaricatore; a ovest c’è corso Australia. Linee nette di demarcazione: verso il centro prevale il Pd, verso le periferie la Lega. Quello che è cambiato rispetto a un anno fa è il “travaso” netto di voti nelle periferie dal Movimento Cinque Stelle al Carroccio. In termini assoluti la sezione in cui i grillini perdono più consensi è la 183 della scuola media Galilei a Montà: alle politiche aveva avuto 237 voti, domenica scorsa appena 76. Nella stessa sezione la Lega ha ottenuto 59 voti in più. Ma consensi in crescita per il Carroccio sono anche a Voltabarozzo, a Salboro, alla Guizza, ad Altichiero, a Torre, Granze, Chiesanuova, Paltana e Quattro Martiri. L’altra curiosità è il rafforzamento del Pd nei seggi del centro: 83 voti in più rispetto allo scorso anno nella sezione 18 alla scuola Mameli di via Agnusdei; 72 in più in una sezione della Petrarca e 71 in una delle scuole Carraresi. I EFN sono in crescita anche a Forcellini, Sacra Famiglia e Tre Garofani. Perdono consensi solo in 21 sezioni su 206: tutte in periferia. — C.MAL.
AUTOCRITICA FORZISTA
Anche Forza Italia è pronta a guardare al futuro, ma con una profonda riflessione critica: «Da qui in poi possiamo solo risalire», dice con amara ironia Luca Callegaro, il coordinatore provinciale appena rieletto sindaco di Arquà. «Mi auguro che il presidente Berlusconi dia una svolta al partito, inve-
Amarezza in Forza Italia «Da qui in poi possiamo solo risalire la china Ma con persone nuove»
«Avviso di sfratto a Giordani Non ha capito le periferie» Dal voto di domenica le prime manovre verso le comunali. Lega, Fi e Fdi al 45,6%
FDI FESTEGGIA SORPASSO
Claudio Malfitano PADOVA. «Questo è un avviso di
sfratto a Giordani e Lorenzoni», tuona Roberto Marcato. «Altro che candidato civico, i padovani si fidano di noi», incalza Andrea Ostellari. I maggiorenti della Lega lanciano l’assalto a Palazzo Moroni, cinque anni dopo la vittoria (finita nella polvere) di Massimo Bitonci. Iniziano con queste europee dunque le grandi manovre verso le comunali del 2022. Certo mancano ancora tre anni e di mezzo ci sono an-
partito democratico
«Con umiltà e fiducia torniamo nei quartieri» PADOVA. «Il Carroccio ha poco da festeggiare perché proprio a Padova, tra i comuni capoluogo, ha fatto il peggior risultato del Veneto. In città c’è un testa a testa, e Padova si conferma bacino di riferimento per le forze democratiche e progressiste, anche grazie alla presenza di un’amministrazione che gode di grande fiducia da parte dei cittadini». È la replica dell’assessore Antonio Bressa alle “pressioni” leghiste per la conquista di Pa-
stendo su persone nuove – aggiunge – C’è già stato un repulisti, ora pensiamo al tema chiave del nostro tempo: il lavoro. È al centro della preoccupazione di molte famiglie». «Pensiamo ai valori tipici di Forza Italia: l’area moderata, la spinta liberale, la cultura del fare – aggiunge Loredana Borghesan, sindaco di Montagnana – E poi molti nostri sindaci continuano a vincere alle comunali: la nostra forza sta negli amministratori».
lazzo Moroni. Ci mette un pizzico di sale in più Bressa quando ricorda che Calenda ha battuto Salvini in termini di preferenze: «Ora in vista delle Regionali è evidente che dovrà essere centrale l’apporto della nostra città», aggiunge aprendo alla possibilità che sia proprio un padovano il candidato nel 2020. «La mappa dei seggi mostra plasticamente che la differenza fra noi e la Lega si è giocata nei quartieri più peri-
cora le regionali del 2020 e forse anche nuove politiche, ma il quadro restituito dal voto di domenica vede Padova spaccata a metà, con il Carroccio nel ruolo di QMBZFS principale. Sommando Lega, Fdi e FI si arriva al 45,67%. Tutto il centrosinistra (da PiùEuropa alla Sinistra) totalizza il 43%. I Cinque Stelle diventano irrilevanti, tranne nel caso di un’inedita (a livello locale) riproposizione del patto di governo: la somma Lega-M5S è al 42%. LEGA PREPARA IL CAMPO
«A Padova Lega primo partito,
ferici della città – osserva il segretario cittadino Davide Tramarin – La sfida adesso è andare a parlare lì, lo faremo con fiducia e umiltà». «C’è molto lavoro da fare nelle periferie e nei comuni della provincia più distanti dal centro», aggiunge il segretario provinciale Vittorio Ivis. Sulla stessa linea l’osservazione dell’ex deputato Alessandro Naccarato, esponente dell’area Zingaretti: «In città il segnale è positivo grazie al buon lavoro della giunta e al patto con Coalizione civica – ragiona – Ma il dato disastroso è in provincia e in Veneto. Scontiamo alcuni limiti: i tentennamenti sull’autonomia che va respinta, e la totale assenza di opposizione in consiglio regionale». —
questa è una risposta a chi chiede un candidato civico. I padovani si fidano di questo gruppo che sta ancora crescendo. Sappiamo però che servirà una coalizione aperta e bisognerà investire su persone di qualità», osserva il senatore Andrea Ostellari, che saluta anche il buon risultato nei Comuni: «Curtarolo era da vent’anni di centrosinistra. E abbiamo conquistato anche Borgoricco». «Non è stato solo un voto politico, ma anche un voto contro l’amministrazione di Padova – aggiunge l’assessore regionale Roberto Marcato – Proba-
Roberto Marcato (Lega)
movimento cinque stelle
«Guardare chi eravamo e cosa vogliamo essere» PADOVA. C’è rimasto solo Simone Borile a commentare la EÌCÆDMF del M5S. Un po’ per un innato senso della gentilezza e dell’educazione, e un po’ per la libertà di non avere più un ruolo istituzionale, l’ex portavoce “grillino” a Padova non nega una sua riflessione dopo il tracollo che ha visto il MoVimento di Beppe Grillo passare dai 22 mila voti di un anno fa ad appena 8.800 preferenze. «C’è la necessità di una pro-
fonda e serie autocritica – sottolinea – Dobbiamo ricostruire un legame forte con la nostra base, che è ancora ampia. E rivedere le modalità di comunicazione e di azione sul territorio. Penso ai tanti bravi e capaci consiglieri comunali che l’M5S esprime nel Padovano, sono quelli che a partire dai NFFUVQ e dai gruppi organizzati tengono i contatti con i cittadini». Certo, governare non è mai semplice. Ancor più se il patto
Chi festeggia sono gli esponenti di Fratelli d’Italia, come Gabriele Zanon e Silvia Carpanese, portavoce dei circoli cittadini che esprimono «soddisfazione». E poi il senatore Adolfo Urso: «C’è un crescente consenso tra i ceti produttivi, Padova lo dimostra». «Un risultato che ci proietta nell’impegno per il radicamento a Padova soprattutto in previsione delle prossime amministrative», conclude Claudio Gori. Anche a destra, dunque, si prepara la volata verso l’appuntamento del 2022. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
di governo impone dei compromessi. Ma per l’M5S è arrivato il momento di definire una identità chiara: «Dobbiamo ricordare chi eravamo e decidere cosa vogliamo essere – ragiona l’ex consigliere comunale che ha lasciato Palazzo Moroni per impegni di lavoro legati alla sua professione di ricercatore universitario – Cosa voglio dire? Che tutto questo implica delle azioni politiche chiare, non ambigue, dirette, secondo i nostri principi. Serve una riflessione a tutti i livelli, anche perché moltissimi provvedimenti sono stati attuati dai nostri esponenti al governo, ma probabilmente non sono stati adeguatamente comunicati. Ora è il momento di ripartire». —