Giornale di ChiassoLetteraria _ N° 1/1 Festival internazionale di letteratura 1 / 4 / 5 / 6 / maggio 2012
Mai venga il mattino
7• Festival
da _note.mov
Franco Ghielmetti, Flavio Stroppini (11’ / 2012)
Cerco la notte sui vagoni delle linee di periferia. Attraversano parcheggi di centri commerciali. Le lampeggianti delle gallerie sono una costellazione diritta, bidimensionale. Una statale qualsiasi. Poi fuori la natura buia. I boschi come laghi e i laghi come deserti. La città come un ricordo.
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× Lo ricordi? Abbiamo parlato di rivoluzione. Accade spesso a quell’ora. Sarà non percepire oltre le luminarie degli uomini. Il cielo sopra la notte è pieno. È uno schermo senza immagini, promette il presente.
Temo le mattine, le urla reali, × non queste... o queste. Temo i discorsi lucidi. Eppure non basta. Tu scrivi, annoti, cataloghi. Siamo distanti. Tu t’imbizzarrisci perché non abbiamo capito, in due. Eccole le solite frasi di circostanza. Il nuovo impero. Noi barbari all’assalto della notte. Vorrei dormire come le pietre. × Altro che racconti di un ieri. Ah! ...se tu potessi smetterla! Smetterla di arrestare il cuore. Sai, si potrebbe ascoltare il battito del nostro di cuore. Assieme.
× No, non si capisce. Quando le rondini diventano pipistrelli, intendo. Quell’attimo, non lo vedi. È quando si accendono i lampioni.
Guardo parcheggi elicoidali × e gasdotti. Immagino elicotteri, alianti: di volare. La notte è solo un ritornare, un battito di un pianoforte accordato altrove. È sempre troppo presto per poterci suonare, che ne so, Bach. Chi suona Bach a quest’ora? Comunque è sempre troppo tardi per riuscirci a suonare.
Titolo. × Cercare la notte senza parametri. Svolgimento. L’orlo delle gonne delle ragazze perbene nei bar del centro. Le domande sul colore delle mutandine durante il mestruo. Una batteria, un basso, una chitarra e qualche violino. Le offerte dei venditori di rose. Rose appena scongelate col tempo limitato. Vita surgelata. L’amore ibernato: a tempo. Ticchettio d’amore. Odore di sesso sulle scale di un night club. Cammino, piango, rido, esulto, produco, conservo. Salgo le scale, scendo le scale, salto le scale. Sanguino, guarisco, scopro, scopo. Produco e conservo. Vomito e torno. Non fa paura la notte. Salgo le scale, scendo le scale, salto le scale. Sorridi leggera. Ci sono le × ombre a rassicurarti, ora. Non dobbiamo raccontarci tutto. La tua pelle è un insieme di pori. Io almeno vedo tutti questi buchi, supernove sul tuo corpo.
× Parliamo di fede. Creare. È arrivata l’ora del credere e rimangono le stelle. Lasciaci sperare ancora, notte. Così, mentre aspettiamo la chirurgia del mattino.
Cerchiamo di capire in che × stazione siamo. Abitualmente questa non è una fermata. Vorresti camminare anche tu? Magari scalzo fino al mare? Scendere un fiume? Scendere la notte? Scendere un altro giorno? Vorresti finire anche tu tutti i sogni che abbiamo da sognare? Saremo vivi poi? Amico...
chiassoletteraria.ch × blog chiassoletteraria.wordpress.com
Perché la notte La notte è il momento dell’ispirazione, che da sempre anima scrittori, poeti, innamorati e lunatici. È anche il tempo privilegiato della lettura (e della scrittura?), del raccoglimento, del sogno e della fantasia. La notte è luogo letterario per eccellenza, teatro di romanzi indimenticabili e di storie al confine tra realtà e immaginazione. Lato oscuro del mondo e della vita, la notte diventa habitat per l’alterità. Luogo di acquietamento e rigenerazione dell’inconscio, luogo di insonnie e irrequietezze, luogo ancora di lavoro o di deambulazioni. Arcipelago elettrico di contrasti e attraversamenti, dimora dei senza dimora, frontiera dove i nodi della precarietà vengono al pettine, la notte è territorio d’esercizio per le forme di quella che potremmo definire un’economia delle viscere. Una costellazione di professioni - infermieri, medici di guardia, poliziotti, panettieri, prostitute - che risponde ad urgenze vitali e predispone l’indomani del corpo sociale. Tempo sospeso dove ci si può ritrovare o perdere definitivamente, la notte è fonte di meraviglia, ossessioni, mistero e spaesamento. Nelle sue braccia tutto sembra possibile. ChiassoLetteraria, in questa settima edizione dal titolo algreniano, si lascerà abitare dall’afflato avventuroso della notte: moderni Diogene alla ricerca dell’essere umano - scrittori, filosofi, antropologi, poeti – ci prenderanno per mano e con la lucentezza della loro arte ci condurranno fino al termine della notte, verso albe ancora da scrutare.
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Passatori della notte Il festival ospita una ventina di scrittori nazionali e internazionali: Tahar Ben Jelloun, grande scrittore marocchino di lingua francese, felicemente in bilico fra due matrici culturali (che presenterà il saggio Fuoco, storia del ragazzo tunisino che si è dato fuoco come gesto di protesta, dando avvio all’insurrezione per il pane da cui si è poi sviluppata la rivoluzione dei gelsomini), Marc Augé, celebre antropologo francese che da molti anni si dedica alla costruzione di un “antropologia dei mondi contemporanei” e autore della recente etno-fiction Diario di un senza fissa dimora (che terrà una lectio magistralis dal titolo “Les nuits et les rêves”); Antonia Arslan, scrittrice e saggista italiana d’origine armena che nel suo primo e celeberrimo romanzo La masseria delle allodole ha attinto alle memorie familiari per raccontare la tragedia di un popolo “mite e fantasticante” (in un incontro con Renato Martinoni); Dominique Manotti, signora del noir francese di critica sociale (a Chiasso presenterà in anteprima la versione italiana de L’honorable société, insignito del prestigioso Grand Prix de littérature policière 2011); Qiu Xiaolong i cui pluripremiati gialli, impostati sulla figura del commissario poeta Chen Cao, svelano i meccanismi della società contemporanea cinese e che a Chiasso presenterà in anteprima il suo ultimo romanzo La ragazza che danzava per Mao, dove lo scrittore fa i conti anche con il passato maoista della sua nazione d’origine; un inedito incontro tra Paolo Di Stefano
Pagine notturne
Venerdiì 4 maggio
Altre notti
sabato 5 maggio
Venerdiì 4 maggio In occasione della presente edizione, è stato attivato il blog “I viaggiatori della notte”, dove il pubblico è invitato a partecipare: http://chiassoletteraria.wordpress.com/. Il blog, curato da un gruppo di giovani coordinati da Radio Gwen e da Radio Lime (liceo di Mendrisio), vuole porsi come un’occasione di condivisione e coinvolgimento di un pubblico giovane (ma non solo).
e il viaggiatore notturno Maurizio Maggiani; Marcello Fois, innovativo scrittore sardo trapiantato a Bologna (Stirpe e il recentissimo Nel tempo di mezzo); Giuseppe Culicchia, autore dei cult Tutti giù per terra e Paso doble e del recente Brucia la città, un vivido e contrastato affresco sulla Torino dei nostri giorni; Anne Cuneo, celebre scrittrice svizzera d’origine italiana autrice di fortunati romanzi storici (Il corso del fiume, Il maestro di Garamond); la ricercatrice e docente universitaria Elisabeth Bronfen che presenterà una relazione introduttiva dal titolo “Incontri letterari con la Notte”. Oltre all’incontro con il poeta e scrittore haitiano James Noël, considerato una delle voce maggiori della poesia haitiana, e a una performance del giovane musicista-poeta ticinese d’adozione Marko Miladinovic, la poesia sarà al centro di una speciale “carta bianca” curata da Fabio Pusterla. Parteciperanno alcune tra le maggiori poete italiane contemporanee come Antonella Anedda (Notti di pace occidentale), Cristina Alziati e Isabella Panfido (oltre a Matteo Campagnoli, In una notte fortunata). Il festival avrà inoltre un’anteprima MARTEDi 1° MAGGIO, alle 17.30, con una lettura scenica di un inedito di Alberto Nessi, scrittore svizzero di lingua italiana dai natali chiassesi: Prima di notte, a cura del Teatro d’Emergenza (regia di Luca Spadaro, con Antonio Ballerio, Silvia Pietta, Massimiliano Zampetti e musiche di Zeno Gabaglio).
Quello che avete tra le mani, appassionato viaggio attorno al tema della notte, vuole porsi quale avvicinamento emozionale al festival e alle sue atmosfere. È un progetto ideato da ChiassoLetteraria con lo studio grafico CCRZ nato con l’intento di valorizzare l’interazione creativa tra testi ed immagini, tra informazione e impatto visivo. Da subito, ci ha intrigato l’idea di coinvolgere nell’operazione letteraria alcuni apprezzati studiosi, a cui abbiamo chiesto dei contributi inediti, realizzati appositamente per questo speciale. Se Renato Martinoni ci parla del mai sufficientemente esplorato labirinto del Campana notturno, Federica Frediani ci introduce alle innumerevoli sfaccettature dell’ispirazione che la letteratura ha tratto dalla luna, mentre Fabio Zucchella presenta lo scrittore americano Nelson Algren, dal cui romanzo omonimo trae il suo titolo l’edizione del festival e Omar Lagi ci guida letteralmente nella notte chiassese. I frammenti notturni di Franco Ghielmetti e Flavio Stroppini, frutto di un dialogo produttore di immagini e impressioni, ci portano poi nell’immediatezza della notte. Un non-programma (quello completo è rintracciabile al sito e sarà oggetto di un ulteriore stampato distribuito a fine aprile) che più che definire il perimetro del festival, attraverso suggestioni e nuovi questionamenti, ne vuole aprire i contorni, la meraviglia.
VENERDi 4 MAGGIO, alle 20.30, il Cinema Teatro di Chiasso propone lo spettacolo BALLATA – Omaggio a Wislawa Szymborska (1923-2012) con la bravissima attrice italiana Licia Maglietta (che leggerà una sua scelta di estratti dalla produzione letteraria del premio nobel Wislawa Szymborska) e la pianista Angela Annese, che eseguirà brani di F.Chopin e Z.Preisner. Entrata: Fr. 20.-. Informazioni a www.chiassocultura.ch .
La DOMENICA 6 MAGGIO alle 19.00 al Murrayfield Pub di Chiasso avrà luogo un Poetry Slam, organizzato dall’Associazione Espérance ACTI (Aiuto e cooperazione fra Ticino e Indocina), in collaborazione con Radio Gwendalyn (Bando di concorso al sito www.chiassoletteraria.ch; condizioni e iscrizioni all’indirizzo: angela@esperance-acti.org ). Condurrà la serata Simone Savogin, già due volte campione italiano di Slam.
Nelle notti di VENERDi 4 e SABATO 5 MAGGIO (dalle 23.30, in vari luoghi di Chiasso) si svolgeranno gli Attraversamenti notturni, a cura di Alan Alpenfelt. Quattro monologhi tratti dalle opere di Israel Horovitz, William Shakespeare, Bernard-Marie Koltès e Louis-Ferdinand Céline, intepretati da Alan Alpenfelt, Valentina Bartolo, Gabriele Ciavarra, Anahi Traversi.
Durante il festival verranno proiettati, in loop, due documentari della serie cult di ARTE Durch die Nacht/Au coeur de la nuit che raccontano in immagini l’incontro notturno di due artisti in una città d’adozione: la Los Angeles di James Ellroy e Bruce Wagner e la Barcellona di Michel Houellebecq e Calixto Bieito.
Per i lettori più giovani, SABATO 5 MAGGIO avrà luogo un atelier di serigrafia Notturno Serigrafico sul tema della notte con animazioni e letture a cura di Marco Carsetti e della casa editrice ELSE, in collaborazione con Chiasso, culture in movimento e Centro giovani Chiasso. Iscrizioni a: www.cdt.ch/mycdt/marketing/offerte. È inoltre possibile iscriversi alla Cena in noir, alla presenza degli scrittori ospiti (e con un concerto-performance di Claudio Taddei) prevista per SABATO 5 MAGGIO, alle 20.00, al ristorante Moevenpick di Chiasso (prenotazione direttamente al ristorante: tel. 091.682.53.31; hotel.touring@moevenpick.com).
Alla Galleria Mosaico verrà allestita una mostra collettiva Le porte della notte curata da Gianna Paltenghi Macconi che coinvolgerà 34 artisti svizzeri e italiani che produrranno appositamente opere sul tema della notte (dal 3 maggio al 16 giugno); inaugurazione giovedi 3 maggio, alle 18.00, con intervento del poeta Fabiano Alborghetti). Mentre una mostra fotografica collettiva dal titolo Sette notti verrà organizzata alla Galleria ConsArc di Chiasso (dal 22 aprile al 27 maggio), inaugurazione domenica 22 aprile, alle 11.00. Informazioni a www.consarc.ch
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A margine della notte
Federica Frediani, dottore di ricerca in letteratura comparata e traduzione letteraria, assistente di ricerca all’Istituto Studi mediterranei, USI Lugano
Fin dalla notte dei tempi, la notte è stata tempo e luogo di contemplazione, solitudine e malinconia. I viaggiatori, i poeti, i marinai e gli animali attraversano la notte guardando silenziosi agli astri e, in particolare, alla luna, come soli compagni. La luna, in assenza e presenza, regola la notte. E dall’insonnia silenziosa dei poeti antichi nascono i primi versi che ora suonano a un tempo immortali e logori. La Luna è vaghezza, enigma e leggerezza. Italo Calvino, nella lezione americana dedicata alla leggerezza, dichiara che avrebbe voluto dedicare la conferenza tutta alla luna, “seguire le apparizioni della luna nelle letterature d’ogni tempo e paese” (I. Calvino, Lezioni americane, p.26). L’intento di inventariare le epifanie letterarie della luna è molto simile a quello di Astolfo di raggiungerla con l’ippogrifo. Le lune che sorgono e tramontano fra le pagine sono innumerevoli: ricorrere alla sineddoche o alla metonimia è l’unico modo per descriverle. La luna è poesia per antonomasia, come grida il titolo Uccidiamo il chiaro di luna del secondo manifesto futurista di Tommaso Marinetti. Ma spesso anche la prosa è illuminata dalla luce lunare: si pensi, fra gli altri, al rivoluzionario Siderus
Nuncius di Galileo; all’avveniristico Dalla terra alla luna di Jules Verne; alla drammatica e commovente novella Ciaula scopre la luna di Pirandello. Sulle tracce di Calvino che decide di lasciare la luna tutta a Leopardi, si farà qui una breve incursione nell’universo lunare del noto poeta. Giacomo Leopardi è senza dubbio uno degli autori più devoti della notte e della luna. Fili rossi del suo pensiero poetante si dipanano fra i versi, i pensieri e i dialoghi dall’infanzia alla maturità. La produzione giovanile, che riflette la frequentazione dei classici greci e latini che Leopardi traduceva e imitava, già racchiude e dischiude i temi lunari cari all’autore. Leopardi include negli Scherzi epigrammatici la traduzione della celebre lirica di Saffo, intitolandola La Impazienza:
“Oscuro è il ciel: nell’onde/La luna già s’asconde/E in seno al mar le Pleiadi/Già discendendo van. È mezzanotte, e l’ora/Passa frattanto, e sola/Qui sulle piume ancora/ Veglio ed attendo invan”. La luna, lontana e prossima, assiste e veglia il dolore degli amanti solitari, non ricambiati. È alla luna, complice ma distante e muta, che il pastore errante rivolge i suoi interrogativi esistenziali e metafisici. Non risponde ma sembra conoscere nel suo eterno andare le ragio-
ni del tempo di cui è raffigurazione. La luce lunare, complice e ignara, rivela e nasconde a un tempo le presenze della notte. Sul finire della stagione poetica Il Tramonto della luna, pubblicata postuma nel 1836, è un testamento che rivela l’importanza della luna nella vita e nella poetica di Leopardi. Ecco alcuni versi: “Quale in notte solinga/, sovra cam-
pagne inargentate ed acque, / Là ‘ve zefiro aleggia,/e mille vaghi aspetti/ e ingannevoli obbietti/fingon l’ombre lontane/infra l’onde tranquille/ E rami e siepi e collinette e ville;/giunta al confine del cielo,/dietro Apennino od Alpe, o del Tirreno/Nell’infinito seno/Scende la luna; e si scolora il mondo;/spariscono l’ombre, ed una oscurità la valle e il monte imbruna; Orba la notte resta, e cantando, con mesta melodia/, l’estremo albor della fuggente luce,/ Che dianzi gli fu duce,/saluta il carrettier dalla sua via” (vv. 5-19). Quando la luna tramonta si scolora
il mondo e non resta allora che aspettare la notte seguente per rinnovare il misterioso patto con l’universo. E proprio questo suggerisce Antonio Prete: “Disloca il punto di osservazione,/porta il pensiero
fino all’orlo di una nuvola,/ e ancora più oltre di là dal cerchio lunare:/ vedrai allora, in quelle lontananze,/ che niente della terra è cancellato” (A. Prete, “Dissonanza”, da Se la pietra fiorisce, p. 13).
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“mat campena” poeta notturno Dino Campana Renato Martinoni scrittore e traduttore, ordinario di letteratura italiana all’Università di San Gallo
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“ Noi ci svegliammo piangendo ed era l’azzurro | mattino ”
C’è anche un versante «mediterraneo» e «solare», insomma apollineo, nei versi sublimi di Dino Campana. E forse anche soltanto per questo sarebbe sbagliato chiamare il «mat Campena», con questa espressione molti lo denigravano al suo paese (finirà per sempre in manicomio a trentatrè anni), poeta della notte. Ma, lo sappiamo, l’autore grande e infelice dei Canti Orfici – il libretto venne pubblicato nel 1914 – è poeta vagabondo: e i vagabondi amano poco la luce e prediligono il buio. D’altronde è lui a dirsi «poeta notturno» (anche la poesia, lui la chiama Chimera, dice, ha «un volto notturno»). La Notte si intitola una delle sue «novelle poetiche» più belle. E Notturni altre poesie orfiche. Se la sera, «ambigua» con le sue tentazioni e le magie, «languida amica del criminale», è tempo della festa, delle luci dorate e «orgiastiche», la notte – colei che apre le porte sull’infinito – è il tempo (fuori dal tempo) dell’amore e degli inganni, di immagini antiche e mitiche, della visionarietà e delle allucinazioni. L’alba, quello del dissolversi inesorabile e impietoso delle cose. Così che le ore consuete e topiche, per Campana, sono il crepuscolo (anzi: gli «antichi» crepuscoli), la sera e poi la notte: momenti cari agli «inquieti spiriti», quelli in cui l’errante corre a cercare l’ebbrezza in luoghi «infernali»: i vicoli del porto, le osterie malfamate, l’alcova, la prigione, l’«enfer», il gorgo. Posti in cui «inconsciamente» il poeta, memore certamente di Baudelaire, viene a trovarsi, spesso trasfigurati e quindi vegliati da vestali e sacerdotesse, buffi infernali e demoni, «dove il mito si cova». Ed è sempre tra la sera, la notte e l’alba – «agli inquieti spiriti è dolce la tenebra», canta il poeta – che «Ella», cioè la Poesia, appare. Perché la notte, «accesa in tutto il suo brulicame di stelle e di fiamme» o «chiomata di muti canti», «la notte mistica» è il luogo del mistero, dei rituali iniziatici, dell’Orfismo. Diventa passaggio obbligato, ancorché doloroso, per chi versando il sangue, vuol essere poeta. Non si è poeti se non si è iniziati. E l’iniziazione può avvenire soltanto nel buio sacrale della notte, fra le visioni e i sogni del poeta-veggente, nell’incontro con l’inconscio. E lì che la parola si affina al fuoco bianco, facendosi poesia. Vera poesia. Per lui, che la cerca con estatica ammirazione, la poesia è tutto. Ma la notte, per Campana, è anche la Notte: quella scolpita mirabilmente nel marmo da Michelangelo, nella sagrestia nuova della chiesa di San Lorenzo a Firenze. Così forte e sensuale. Così provocatoria e oscuramente presa dentro di sé. Così inquietante, sublime, vicina alla morte. Occorrerà forse aggiungere che la Notte michelangiolesca è sorella della Chimera e della Poesia? Nella «novella poetica» intitolata La Notte c’è un momento (chi potrebbe mai pensarlo?) che ha un referente «ticinese»: la valle Bavona. Di lì era passato il «matto», «povero, ignudo, felice», nel 1906. Era però poi stato costretto a fermarsi davanti alle nevi ancora alte sulle montagne e a tornare indietro per fuggire da un’altra via. Così, nella visionarietà della poesia campaniana, le nevi sulle Alpi, diventano un «bianco delicato mistero». Fra melodie selvaggie e sfondi leonardeschi. Nel crepuscolo il poeta incontra una fanciulla (segantiniana, va da sé, e sorella anch’essa della Chimera e della Poesia) che «lavava e cantava nelle nevi» e che gli si dona. Scrive il poeta: «nel mio ricordo s’accese la purità della lampada stellare, brillò la luce della sera d’amore». Poi la notte si chiude, come tante altre notti sublimi. Il discepolo di Orfeo ha varcato il ponte, con la visione di un mattino finalmente sereno («Noi ci svegliammo piangendo ed era l’azzurro | mattino»). È allora, dopo un percorso lungo e doloroso, che alla fine nasce «l’uomo nuovo». Non solo colui che è caro a Nietzsche. Ma prima ancora quello che è amato dalla vera Poesia.
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NELSON ALGREN Mai venga il mattino? Steffi sogna. Sogna e immagina che il mattino non torni mai più, che i sogni notturni non finiscano mai. Resta solo l’oblio, per sfuggire agli orrori e alle paure delle notti di Chicago? Eppure, “amare Chicago è come amare una donna dal naso rotto”,diceva Nelson Algren. Proprio settanta anni fa, il secondo romanzo di Algren fu un altro duro colpo sotto la cintura del Sogno Americano: Mai venga il mattino è la storia di Steffi Rostenkowski e Bruno “Lefty” Bicek, due diciassettenni di origine polacca alla ricerca di amore e di un’innocenza (forse) irrimediabilmente perduta. Lei vittima di uno stupro di gruppo e avviata alla prostituzione; lui giovane “speranza bianca” del pugilato cittadino, destinato a una carriera criminale. Chicago è un mondo di prede e predatori, senza gioia né tenerezza, in cui risuona il mormorio assordante della povertà. Algren non fu solo “il poeta dei bassifondi di Chicago”, come l’hanno definito, e la voce di uno dei Grandi Dimenticati della letteratura americana del Novecento è insieme tragica e carica di humour. È la collera di un eterno democratico che si scaglia contro il tradimento perpetrato dalla società nei confronti dei propri ideali, contro l’insensibilità per le sofferenze, la cecità per i propri fallimenti morali. Mai venga il mattino venne bandito dalla biblioteca pubblica di Chicago, in seguito alle pressioni della comunità polacca che accusò Algren di “propaganda nazista” (!) e che inviò una copia del romanzo all’FBI denunciandone l’autore. Poi ci fu L’uomo dal braccio d’oro, con l’omonimo film di Otto Preminger – e l’inevitabile delusione di Hollywood. E ancora: Le notti di Chicago, Walk on the wild side, i reportage di viaggio. E, naturalmente, la tormentata relazione con Simone De Beauvoir. La scrittura come atto d’accusa. Capire la notte per divorarla. Per sfuggire alla “logica furiosa dell’ignoranza”, come la chiamava Algren. Per non rinunciare a vedere, a leggere, ad ascoltare. A capire, appunto: “se tu non conosci il mio nome, allora non conosci neppure il tuo. Se non capiamo ciò che sta accadendo agli uomini e alle donne che della nostra civiltà condividono tutti gli orrori ma nessuno dei privilegi, allora non possiamo sapere ciò che sta accadendo a noi stessi”.
Nelson Algren in italiano: 1942 Mai venga il mattino – Il Saggiatore 1947 Le notti di Chicago – Einaudi 1949 L’uomo dal braccio d’oro – Il Saggiatore 1956 Walk on the wild side – minimum fax 1963 Chi ha perduto un americano? – Mondadori
“ Steffi sogna. Sogna e immagina che il mattino non torni mai più, che i sogni notturni non finiscano mai.”
Fabio Zucchella, traduttore, caporedattore di Pulp libri
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4 bar
I motivi per venire a Chiasso la notte sono almeno quattro, come i suoi bar degni di nota. Partiamo, ma l’ordine potrebbe anche essere inverso, dal Nuovo Bar in via Motta. Frequentato sin dalle prime ore del mattino da ferrovieri, postini, fiduciari e personaggi notoriamente vari, il bar si contraddistingue per il lungo bancone di formica (forse il più lungo a Chiasso) e per i sedili all’americana in similpelle rossa, che ne fanno un dinner con scorci lounge ante litteram. Un nuovo che resiste, come fissato nel tempo. La gentilezza ton sur ton di Emiliano e delle sue assistenti ne fa un ritrovo sicuro, dal via vai quasi impercettibile, ma mai vuoto. Seconda stazione è il Murrayfield Pub, che ci obbliga a trasferirci alla rive gauche della ferrovia, oltre il fascio di binari lungo uno dei tanti tunnel, verso Pedrinate. Un’ex-pensione per ferrovieri adibita a pub irlando-scozzese diventata ritrovo di giovani da ormai un ventennio (ma non si ha mai l’impressione di essere fuori posto). Rivestito di legno a mo’ di stiva piratesca, il bar trasuda birre e liquori di qualità. Un assemblaggio di umori accoglie caldamente i suoi visitatori e consente intrecci inaspettati di storie e aneddoti. Tra un (bel) concerto e una partita di fotbalino, le serate sembrano lasciare sempre un fondo generoso. Al piano superiore, si trovano gli studi di Radio Gwen, pregiata radio artidigitale, il cui salotto non di rado ospita incontri musicali mai banali. Poche decine di metri più in là, arriviamo al Pace (o da Gianni, dal nome del suo gestore). Il Bar è un pezzo di storia della vita, non solo notturna, chiassese. Teatro cult di indimenticabili serate negli anni Settanta/Ottanta, il bar ha avuto a lungo la nomea (non detta, ma sussurrata prudemente) di bar alternativo, dove, ad occhi perbenisti, venivano a mischiarsi pericolosamente sinistroidi, drogati, culattoni e perditempo. L’aspirazione condivisa alla libertà e al sogno non ha mai avuto vita facile, ma in fondo ai tanti che ci venivano non è che gliene fregasse alcunché di quello che pensava la “gente”. Un bar dall’ordine mefistofelico (non lasciate mai! un cappotto abbandonato sulla panca) e dai giochi di luce creati da lampade design, lanterne marocchine e dai riflessi ambrati delle bottiglie di whisky d’annata.
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Un bar naturalmente interclassista (ma la stessa cosa varrebbe anche per gli altri ritrovi citati), dove coabitano per interminabili discussioni di filosofia esistenziale applicata ferrovieri, bancari, artisti, architetti, docenti, studenti, pensiona(n)ti eccetera. Un Oscar alla carriera (ma guai a dirglielo) meriterebbe l’esercente, il Gianni del Pace, che al bancone ad angolo con sapienza telepatica serve i clienti navigati, intrattenendoli su più postazioni a seconda degli umori e dei temi di conversazione. Un editoriale del Corriere della Sera, una citazione di Arbasino, l’ultimo spettacolo all’Elfo per una Milano, che ti sembra più vicina, anche se non c’è più. Ma basta che ti metta quel brano lì di Dylan, Cohen, Brassens o chi preferite e la notte sembra trovare tutta la sua pienezza il suo senso a volte. Da ultimo, vale la pena gettare un occhio (ma che rischia di essere intramontabile, soprattutto se è serata) al Bar Domino, in piena downtown. Bar di quartiere, è una sorta di centro notturno che ha fatto dell’accoglienza la specialità della casa. Animato con maîtrise da Ernesto e Tina, incarnazione soldinesca della protagonista di una novela di Jorge Amado, è abitato da una mistura di uomini burberi, desaparecidos e sudamericane dalla bellezza mai doma. Qui, come in una morna, ondeggiano allegria e tristezza, ricordo e oblio e tutto sembra poter succedere da un momento all’altro. Perché anche nel disastro può esserci la grazia. Una notte nella notte e ci vorrebbe Toni Spada con il suo trombone per un’ennesima interminabile “Tequila!”. Telachi la vida… Omar Lagi, viandante notturno
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Cristina Alziati
Antonella Anedda
Antonia Arslan
Marc AugĂŠ
Tahar Ben Jelloun Elisabeth Bronfen
Matteo Campagnoli
Giuseppe Culicchia
Anne Cuneo Paolo Di Stefano
Marcello Fois
Maurizio Maggiani
Dominique Manotti
Renato Martinoni
Marko Miladinovic
Alberto Nessi
James NoĂŤl
Isabella Panfido
Fabio Pusterla
Qiu Xiaolong
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Cristina Alziati (Milano, 1963) poeta italiana. Nel 1992 ha esordito in antologia con una silloge poetica presentata con grande convinzione da Franco Fortini. Nel 2005 pubblica il suo primo libro, A compimento (Manni), che si aggiudica il Premio internazionale di poesia Pier Paolo Pasolini. L’anno scorso è apparsa la raccolta Come non piangenti (Marcos y Marcos, 2011). Cristina Alziati vive a Berlino e lavora come interprete. Antonella Anedda (Roma, 1958) poeta e saggista italiana. Si è laureata in storia dell´arte moderna. Ha insegnato presso l´Università di Siena-Arezzo e presso il Master di Anglistica dell´Università La Sapienza di Roma. Attualmente è docente presso l’Università della Svizzera italiana (Facoltà di scienze della comunicazione). Ha esordito nel 1992 con le poesie Residenze invernali (Crocetti; premio Sinisgalli opera prima, Premio Diego Valeri). Le raccolte poetiche successive sono: Notti di pace occidentale (Donzelli, 1999, Premio Montale), Il catalogo della gioia (Donzelli, 2003) e Dal balcone del corpo (Mondadori, 2007), Salva con nome (Mondadori, 2012). Vive tra Roma e la Sardegna. Antonia Arslan (Padova, 1938) scrittrice e saggista italiana di origine armena. Laureata in archeologia, ha insegnato per molti anni letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova. Attraverso l’opera del grande poeta Daniel Varujan - del quale ha tradotto, con altri, le raccolte Il canto del pane (Guerini, 1992) e Mari di grano (Edizioni Paoline, 1995) - ha dato voce alla sua identità armena. Ha pubblicato nel 2004 il bestseller La masseria delle allodole (Rizzoli), tradotto in venti lingue, vincitore del Premio Strega e portato sul grande schermo dai fratelli Taviani nel 2007. Tra le opere narrative recenti: La strada di Smirne (Rizzoli, 2009, che costituisce il seguito de La masseria delle allodole), Il cortile dei girasoli parlanti (Piemme 2011) e Il libro di Mush (Skira, 2012), pure dedicato alla tragedia degli armeni. Marc Augé (Parigi, 1935) antropologo e scrittore francese. Tra i maggiori africanisti dei nostri tempi, negli ultimi vent’anni è diventato una figura di riferimento nell’ambito dell’antropologia della tarda modernità. Autore di numerose pubblicazioni, tra le più recenti tradotte in italiano, segnaliamo: Futuro (Bollati Boringhieri, 2012), Diario di un senza fissa dimora. Etnofiction (Raffaello Cortina Editore, 2011), Straniero a me stesso. Tutte le mie vite di etnologo (Bollati Boringhieri, 2011), Il bello della bicicletta (Bollati Boringhieri, 2009), Che fine ha fatto il futuro? : dai nonluoghi al nontempo (Elèuthera, 2009), Il metrò rivisitato (Raffaello Cortina, 2009), Il mestiere dell’antropologo (Bollati Boringhieri, 2007). Tahar Ben Jelloun (Fès, Marocco, 1944) scrittore marocchino di lingua francese. Dal 1971 vive a Parigi. È una delle figure più importanti della letteratura francofona contemporanea. Ha vinto il Premio Goncourt nel 1987. Nella sua opera, felicemente in bilico fra due matrici culturali, convivono i toni della riflessione civica e sociale. Tra le opere più recenti: L’ha ucciso lei (Einaudi, 2008), L’uomo che amava troppo le donne (Bompiani, 2010), Marocco, romanzo (Einaudi, 2010), L’Islam spiegato ai nostri figli e agli adulti che vogliono rispondere alle loro domande (nuova ed. accresciuta; Bompiani, 2010), La rivoluzione dei gelsomini, il risveglio della dignità araba (Bompiani, 2011), Fuoco (Bompiani, 2012).
Elisabeth Bronfen (Monaco di Baviera, 1958) anglista, scrittrice e docente universitaria. Insegna presso il Dipartimento di anglistica dell’Università di Zurigo, dove è titolare di cattedra e dal 2007 ricopre pure la carica di Global Distinguished Professor presso la New York University. Si è specializzata nella letteratura anglo-americana del 19° e 20° secolo. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni scientifiche sugli studi di genere (“gender studies”) e su temi attinenti la psicoanalisi, il cinema e la storia culturale. Tra le pubblicazioni recenti: Liebestod und Femme Fatale. Der Austausch sozialer Energien zwischen Oper, Literatur und Film (Suhrkamp, 2004), Tiefer als der Tag gedacht. Eine Kulturgeschichte der Nacht (Hanser Verlag, 2008; volume, quest’ultimo, al quale Bronfen farà riferimento nella sua lectio magistralis nell’ambito di ChiassoLetteraria 2012), Crossmappings. Essays zur visuellen Kultur (Scheidegger und Spiess, 2009).
Marcello Fois (Nuoro, 1960), scrittore, commediografo e sceneggiatore italiano. Esordisce nel 1992 con i romanzi Picta (Marcos y Marcos; Premio Italo Calvino) e Ferro recente (Metrolibri). A questi sono seguiti numerosi altri libri, tra cui una trilogia - Sempre caro (Frassinelli, 1998), Sangue dal cielo (Frassinelli, 1999), e L’altro mondo (Frassinelli, 2002) - ambientata nella Nuoro di fine Ottocento, che ha come protagonista un avvocato, Bustianu, personaggio per il quale Fois si è ispirato a un avvocato e poeta nuorese realmente esistito: Sebastiano Satta. Tra le opere recenti: Piccole storie nere (Einaudi, 2002), Tamburini (Il Maestrale, 2004), Memoria del vuoto (Einaudi, 2006; Premio Super Grinzane Cavour, Premio Volponi e Premio Alassio) e il recentissimo Nel tempo di mezzo (Einaudi, 2012). È considerato tra i massimi esponenti del noir italiano e i suoi libri sono tradotti in decine di lingue. Vive a Bologna.
Matteo Campagnoli (Milano, 1970) poeta e traduttore italiano. Nel 2005 ha lavorato al fianco del Premio Nobel Derek Walcott a una messa in scena della pièce Odissea : una versione teatrale (poi uscita nella sua traduzione italiana presso Crocetti, 2006). Nel 2009 ha curato e tradotto un’ampia selezione delle poesie di Walcott per Adelphi: Isole. Poesie scelte (1948-2004), per cui ha ricevuto il Premio Marazza per la traduzione poetica. Nel 2010, per i tipi di Casagrande, è apparsa la sua raccolta poetica In una notte fortunata.
Maurizio Maggiani (Castelnuovo Magra, La Spezia 1951) scrittore italiano. La piena consacrazione arriva con Il coraggio del pettirosso (Feltrinelli, 1995, premi Viareggio e Campiello), che disegna un viaggio alle radici della memoria muovendosi su piani geografici e temporali diversi. Modulano il gioco degli incastri spazio-temporali anche La regina disadorna (Feltrinelli, 1998) e Il viaggiatore notturno (Feltrinelli, 2005, premio Strega). Ha pubblicato, inoltre, una raccolta di racconti d’amore È stata una vertigine (Feltrinelli, 2002) e l’autobiografia Un contadino in mezzo al mare. Viaggio a piedi lungo le rive da Castelnuovo a Framura (Il melangolo, 2000). Tra le opere più recenti, tutte edite da Feltrinelli: Mi sono perso a Genova (2007), Storia della meraviglia. 12 canzoni e 3 monologhi, con Gian Piero Alloisio (2008) e Meccanica celeste (2010).
Giuseppe Culicchia (Torino, 1965) scrittore italiano. Si è imposto all’attenzione della critica con i romanzi Tutti giù per terra (Garzanti, 1994), divenuto un caso letterario, e Paso doble (Garzanti, 1995), entrambi focalizzati sull’universo giovanile e acutamente ironici. Satire divertite dell’Italia d’oggi sono A spasso con Anselm (Garzanti, 2001), Liberi tutti, quasi (Garzanti, 2002), Ecce Toro (Laterza, 2006), Un’estate al mare (Garzanti, 2007). Tra le opere più recenti: Brucia la città (Mondadori, 2009) uno scatenato e graffiante affresco della Torino dei nostri giorni; Sicilia, o cara. Un viaggio sentimentale (Feltrinelli, 2010) e Ameni inganni (Mondadori, 2011). Anne Cuneo (Parigi, 1936) scrittrice italosvizzera di lingua materna italiana, scrive in francese, la sua seconda lingua. Dopo la prematura morte del padre nel 1945, passa da un internato religioso all’altro, prima in Italia e quindi a Losanna, dove, in seguito, si laurea in lettere. La sua autobiografia, Portrait de l’auteur en femme ordinaire (Galland, 1980 e 1982), introduce con forza il tema della vita degli immigrati nella letteratura svizzera. Autrice feconda e versatile, ha partecipato anche a diverse esperienze cinematografiche e teatrali. Tra i suoi romanzi storici: Le maître de Garamond. Antoine Augereau, graveur, imprimeur, éditeur libraire (Campiche, 2002; trad. italiana: Il maestro di Garamond, Sironi, 2010). È pure autrice di una serie fortunata di romanzi polizieschi dove brilla la simpatica e intrepida investigatrice Marie Machiavelli, tra gli altri: Âme de bronze (Campiche, 1998) e Lacunes de la mémoire (Campiche, 2006). Ha ricevuto numerosi premi letterari; nel luglio 2010 è stata nominata “Chevalier des Arts et des Lettres” dal Ministero francese della cultura. Vive tra Zurigo e Ginevra. Paolo Di Stefano (Avola, Siracusa, 1956) giornalista e scrittore italiano. Nato ad Avola, in provincia di Siracusa, è cresciuto a Lugano e si è laureato all’Università di Pavia. Attualmente è inviato del Corriere della Sera. Ha lavorato per la casa editrice Einaudi e per i quotidiani Corriere del Ticino e la Repubblica. È autore di inchieste (La famiglia in bilico, 2001) e di alcuni romanzi, tra cui: Baci da non ripetere (Feltrinelli, 1994), Tutti contenti (Feltrinelli, 2003), Aiutami tu (Feltrinelli, 2005) e Nel cuore che ti cerca (Rizzoli, 2008). Recentemente sono usciti: Potresti anche dirmi grazie. Gli scrittori raccontati dagli editori (Rizzoli, 2010) e La catastròfa. Marcinelle 8 agosto 1956 (Sellerio, 2011).
Dominique Manotti (Parigi, 1942) storica e scrittrice francese. Vive a Parigi. Storica di formazione e di mestiere, è approdata alla narrativa nel 1995 come autrice di noir e polizieschi. La sua opera narrativa è influenzata da un passato di militanza in diversi movimenti politici e sindacali e dalla convinzione che il romanzo noir sia la forma più appropriata per raccontare il nostro tempo. I suoi romanzi - in Italia tutti editi da Tropea - legati ai temi di più stringente attualità sociale, sono: Le mani su Parigi (2007) sulla corruzione della politica e Vite bruciate (2009) dedicato alle morti sul lavoro. Il sentiero della speranza (2002), Il bicchiere della staffa (2003) e Curva nord (2004) costituiscono la trilogia ambientata nella Parigi di Mitterrand che ha come protagonista il commissario Daquin. L’anno scorso è apparso Già noto alle forze di polizia (2011) ambientato nelle periferie violente e degradate della capitale francese. Il suo libro più recente, L’honorable société (Gallimard, 2011), insignito del prestigioso Grand prix de littérature policière 2011, uscirà in traduzione italiana proprio nell’imminenza di ChiassoLetteraria 2012. Renato Martinoni (Minusio, 1952), saggista, scrittore e professore universitario svizzero di lingua italiana. È professore di Letteratura italiana all’Università di San Gallo. Ha insegnato contemporaneamente per alcuni anni (2000-2008) Letteratura comparata a “Ca’ Foscari” a Venezia. È curatore di edizioni (come i Canti Orfici di Dino Campana per Einaudi, 2003) e autore di opere di storia letteraria e della cultura, con incursioni nel collezionismo d’arte in epoca barocca, nell’erudizione settecentesca, nella poesia in dialetto, nella letteratura di viaggio e nell’emigrazione ottocentesca. Tra le opere più recenti: L’Italia in Svizzera. Lingua, cultura, viaggi, letteratura (Marsilio, 2010), La lingua italiana in Svizzera. Cronache e riflessioni (Salvioni, 2011) e Il paradiso e l’inferno. Storie di emigrazione alpina (Salvioni, 2011).
Alberto Nessi (Mendrisio, 1940) poeta e scrittore svizzero di lingua italiana. È cresciuto a Chiasso. Ha insegnato per molti anni lingua e letteratura italiana. Vive a Bruzella, in Valle di Muggio. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie, racconti e romanzi brevi. Tra le altre opere, segnaliamo le prose: Terra matta (Dadò, 1984), Tutti discendono (Casagrande, 1989), Fiori d’ombra (Casagrande, 1997), La Lirica (Casagrande, 1998), La prossima settimana, forse (Casagrande, 2008) e le raccolte poetiche I giorni feriali (Pantarei, 1969), Ai margini (Collana di Lugano, 1975), Rasoterra (Casagrande, 1983), Il colore della malva (Casagrande, 1992), Blu cobalto con cenere (Casagrande, 2000), Ladro di minuzie. Poesie scelte 1969-2009 (Casagrande, 2010). James Noël (Hinche, Haiti, 1978) poeta haitiano di lingua francese. Si è ritagliato negli anni un posto sempre più importante nella poesia francofona contemporanea. Fra i maggiori autori haitiani di oggi, il «poeta-vetraio» ha cominciato la sua carriera letteraria nel 2005 con Poèmes à double tranchant ; Seul le baiser pour muselière (Farandole) e con Le sang visible du vitrier (Farandole, 2006), aggiudicandosi diversi premi letterari e borse di scrittura. Tra le raccolte più recenti: Des poings chauffés à blanc (B. Doucey, 2010) e Kana Sutra, suivi de, Toutes ces villes qui se trompent de trottoirs (Vents d’ailleurs, 2011). Isabella Panfido (Venezia, 1955) poeta e giornalista italiana. Veneziana, laureata in lingua e letteratura russa, giornalista, collabora con riviste italiane di letteratura e arte. Ha curato e condotto per anni l’unico programma radiofonico italiano dedicato alla poesia, per Radio 24. Ha pubblicato la plaquette A pelo d’acqua (Premio Firenze 1997 poesia inedita), il libro di narrativa per l’infanzia Il mistero delle tredici foto (Editing, 2000) e Casa di donne (Marsilio, 2005). Si è occupata della poesia di Boris Pasternak, Osip Mandelstam, Anna Achmatova, Tony Harrison e di poeti dialettali del Novecento dell’area veneta. Ha curato e tradotto, tra l’altro, la versione integrale, inedita, di Memorie di una contadina di L. Tolstoj e T. Kuzminskaja (Casagrande, 2008). Fabio Pusterla (Mendrisio, 1957) poeta, saggista e traduttore svizzero di lingua italiana. Insegna presso il Liceo di Lugano, città in cui vive. La sua prima raccolta di poesie Concessione all’inverno (Casagrande, 1985) ha suscitato il consenso immediato di critici e poeti. Tra la sua produzione poetica più recente ricordiamo l’antologia d’autore Le terre emerse. Poesie 1985-2008 (Einaudi, 2009) e Corpo stellare (Marcos y Marcos, 2010). Numerose le traduzioni letterarie: Yves Bonnefoy, Nicolas Bouvier, Corinna Bille, ma soprattutto Philippe Jaccottet. Nel 2007 gli è stato conferito il Premio Gottfried Keller per l’insieme della sua opera. Qiu Xiaolong (Shanghai, 1953) scrittore e poeta cinese di lingua inglese. Vive dal 1989, dopo i fatti di Tienanmen, negli Stati Uniti dove insegna letteratura cinese alla Washington University di Saint Louis in Missouri. I suoi gialli di ambientazione cinese, che vedono protagonista l’ispettore capo Chen Cao, hanno venduto nel mondo circa due milioni di copie. In Italia per i tipi della Marsilio sono stati pubblicati: La misteriosa morte della compagna Guan (2002) che ha vinto l’Anthony Award come miglior giallo, Visto per Shanghai (2004), Quando il rosso è nero (2006), Ratti rossi (2008), Vicolo della polvere rossa (2010) e Di seta e di sangue (2011). Proprio nell’ambito di ChiassoLetteraria 2012, Qiu Xiaolong, intervistato dal suo traduttore Fabio Zucchella, presenterà in anteprima la versione italiana de “La ragazza che danzava per Mao”, un nuovo caso «politicamente sensibile» per l’ispettore Chen Cao.
Marko Miladinovic (Borovo, Croazia 1988) Istrionico cantante di “Fedora Saura”, duo bagatelle della regione. Sul palco si rivela come una presenza lucidamente delirante, uno strano mix tra Antonin Artaud e Carmelo Bene, ma dal pensiero inattuale di un giovane che individua quesiti esistenziali di ardua “dissoluzione”. La sua scrittura sofisticata riflette sulle metafisiche mostruosità dell’incedere umano nella sua abituale quotidianità. Declama una sorta di racconto filosofico ludico/nichilista, per nulla consolatorio, che fa della vita il più alto complimento. È invece in fase di affinamento l’opera inedita intitolata “L’umanità gentile”, sorta di summa poetica delle sue esplorazioni/riflessioni dell’animo (ma soprattutto del corpo) umano. Abile giocoliere di concetti e parole, con la sua satira approfondisce e trascende le sue canzoni come i suoi spettacoli. Un testo che, come dice l’autore, “necessita grandi strabici, per leggere tra le righe”.
Il programma su www.chiassoletteraria.ch e dal 19 aprile in versione cartacea.
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Sponsor principali
Ulrico Hoepli Stiftung
internazionale di letteratura Chiasso 1/4/5/6 maggio 2012
Sponsor
Sonorizzazione e illuminazione Carmelo Cairoli, Luminaudio Grafica Studio CCRZ Fotografie (p. 8/12) Eugenio Castiglioni Illustrazione (p. 6) Olivia Blum Web Master Vanessa Viganò, 2bee.ch Blog “Viaggiatori della notte” Keri Gonzato Laura Di Corcia Manuela Stefania Rossana Tanzi Omar Cartulano Documentazione fotografica Simone Cavadini Filipe Martins
Info-point durante il festival Centro Culturale Chiasso Via Dante Alighieri 6830 Chiasso telefono +41 (0)79 284 64 86
Organizzazione
Coordinamento e programmazione letteraria Marco Galli, coordinatore Franco Ghielmetti, immagine Rolando Schaerer, redazione Consulenza scientifica Renate Amuat, formatrice e mediatrice Museo Nazionale Svizzero Zurigo Goffredo Fofi, saggista, critico letterario, cinematografico e teatrale Chiara Macconi, autrice, Archivi riuniti donne Ticino Christian Marazzi, economista Sebastiano Marvin, scrittore, Associazione Autori Svizzeri, Antenna Svizzera Italiana Tiziana Mona, giornalista Liaty Pisani, scrittrice Fabio Pusterla, poeta Fabio Zucchella, traduttore, consulente editoriale, caporedattore della rivista “Pulp libri” Amministrazione Nicoletta de Carli Segreteria Bianca Coltro Bizzotto Logistica Guido de Angeli Relazioni pubbliche e ufficio stampa per la Svizzera Maurizia Magni Ufficio stampa per l’Italia Laboratorio delle parole, Francesca Rossini Redazione Françoise Gehring Revisore Alice Snozzi
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