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Mercati consumi - Scendono a marzo i prezzi alimentari mondiali - Il biologico cresce anche in tempo di Covid-19 - Benessere e stili di vita legati all’alimenta zione - Il pollo rimane fra le carni preferite dagli statunitensi - Tendenze globali del marketing lattiero-caseario - Cresce ma rallenta il paniere “veg” tricolore - In rallentamento la crescita delle vendite dei prodotti free-from - Il Gorgonzola supera per la prima volta i 5 milioni di forme - Boom delle vendite di latte per bambini in India - Segno positivo per il mercato del Provolone - Buona crescita nel 2019 per il Salame Cacciatore DOP
Scendono a marzo i prezzi alimentari mondiali
L’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari, che misura le variazioni mensili dei prezzi internazionali delle materie prime alimentari comunemente commercializzate, a marzo ha registrato un valore di 172,2 punti, un calo del 4,3% rispetto a febbraio, trainati principalmente dalle flessioni della domanda in seguito alla pandemia del Covid-19 e dal calo dei prezzi globali del petrolio, soprattutto a causa delle previsioni di rallentamento dell’economia dovute all’introduzione da parte dei governi di restrizioni per rispondere alla crisi sanitaria.
L’indice FAO dei prezzi dello zucchero ha subito il calo maggiore registrando il 19,1% in meno rispetto al mese precedente. Le cause includono la ridotta domanda del consumo fuori casa, legata alle misure di lockdown imposte da molti Paesi, e la ridotta domanda da parte dei produttori di etanolo in seguito al forte calo dei prezzi del petrolio greggio. L’Indice FAO dei prezzi degli oli vegetali è sceso del 12,0% in un mese, soprattutto in seguito al calo dei prezzi dell’olio di palma – legato al crollo dei prezzi degli oli minerali greggi e alle crescenti incertezze sull’impatto della pandemia sui mercati degli oli vegetali in tutto il mondo. Il trend è stato seguito dai prezzi dell’olio di soia e di colza. Questo perché nell’ultimo mese i prezzi del petrolio sono calati di oltre la metà, il che ha forzato il notevole ribasso
sui biocarburanti, che sono un’importante fonte di domanda sui mercati dello zucchero e degli oli vegetali.
L’Indice FAO dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari è sceso del 3,0%, trainato dal calo delle quotazioni e della domanda mondiale di importazioni di latte scremato e latte intero in polvere, dovuto in gran parte alle interruzioni della filiera di approvvigionamento dei prodotti lattiero-caseari a causa delle misure di contenimento per arginare la diffusione del COVID-19. A marzo l’Indice FAO dei prezzi dei cereali è diminuito dell’1,9% rispetto a febbraio e si è attestato quasi al livello di marzo 2019. Anche i prezzi internazionali del grano sono diminuiti, in quanto gli effetti delle grandi forniture globali e delle prospettive di raccolto estremamente favorevoli hanno superato quelli dell’aumento della domanda d’importazioni dal Nord Africa e di alcune piccole limitazioni all’export imposte dalla Federazione Russa.
Anche i prezzi del mais sono diminuiti a causa di grandi forniture a fronte della debole domanda del settore dei biocarburanti. Viceversa, i prezzi internazionali del riso sono aumentati per il terzo mese consecutivo, con quotazioni dell’indica sostenute dalla corsa alle scorte alimentata dai timori per la pandemia e da voci – minimizzate poi dal governo – secondo le quali il Vietnam potrebbe introdurre divieti all’esportazione. In occasione del recente vertice G20 il Direttore Generale della FAO QU Dongyu ha invitato i leader nazionali “a far sì che il commercio agricolo con-
tinui a svolgere il suo importante ruolo rispetto alla sicurezza alimentare globale” e a evitare politiche che ostacolino i flussi commerciali alla base dei sistemi di approvvigionamento alimentare.
La FAO sta monitorando attentamente i prezzi e la logistica delle derrate alimentari, con l’obiettivo di avvertire i paesi sull’insorgenza di problemi che potrebbero aggravare le potenziali interruzioni durante la pandemia.
L’Indice FAO dei prezzi della carne è sceso dello 0,6%, trainato dal calo delle quotazioni internazionali per la carne ovina e bovina, che ha elevate disponibilità per l’esportazione, ma la cui capacità commerciale è smorzata da ostacoli logistici. Le quotazioni della carne suina sono però aumentate a causa dell’aumento della domanda globale e dal blocco degli impianti di lavorazione in seguito alle restrizioni alla circolazione dei lavoratori.
Buone prospettive per le forniture di cereali
Per il 2020 la FAO prevede che la produzione mondiale di grano rimarrà invariata rispetto al mese precedente, al livello quasi da record del 2019 che, insieme alle ampie scorte, aiuterà a proteggere i mercati alimentari dall’instabilità durante la tempesta di coronavirus. Nel Bollettino FAO sull’Offerta e Domanda di Cereali di aprile, la FAO ha aumentato a 2.721 milioni di tonnellate la sua stima per la produzione cerealicola mondiale 2019, con un aumento del 2,4% rispetto al 2018. In base alle tipologie, le stime della FAO per il 2019 si attestano ora a 1.445 milioni di tonnellate per i cereali secondari, 763 milioni di tonnellate per il grano e 512 milioni di tonnellate per il riso lavorato.
Secondo la FAO, mentre le interruzioni localizzate – dovute prevalentemente a problemi di carattere logistico – pongono sfide alle filiere di approvvigionamento alimentare in alcuni mercati, la loro durata e la loro portata è improbabile che abbiano un effetto significativo sui mercati alimentari globali.
La previsione della FAO per il 2020 per la produzione mondiale di grano resta invariata rispetto al mese scorso – 763 milioni di tonnellate – e le previsioni di minore produzione nell’Unione Europea, in Ucraina e negli Stati Uniti d’America sono compensate dai previsti guadagni di produzione nella Federazione Russa, India e Pakistan – anche se le invasioni di locuste in questi ultimi due Paesi potrebbero mitigare il previsto aumento. Per il mais, il principale cereale secondario, sono attesi raccolti eccezionali in Brasile e Argentina, mentre la produzione di mais in Sudafrica dovrebbe risollevarsi notevolmente dopo la siccità dell’anno scorso. Altrove, le strategie di semina potrebbero essere influenzate dal calo dei prezzi internazionali del mais.
La FAO ha aumentato leggermente le sue previsioni per il consumo mondiale di cereali 2019/20 a 2.722 milioni di tonnellate, con un aumento annuo pari all’1,2%. Le scorte mondiali di cereali al termine delle stagioni 2020 dovrebbero ridursi di 8 milioni di tonnellate rispetto ai livelli di apertura, spingendo il rapporto tra stock finali e consumo (stock-to-use ratio) delle scorte cerealicole mondiali al 30,7%, che è ancora considerato un livello confortevole. Il commercio mondiale di cereali dovrebbe aumentare del 2,3% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 420 milioni di tonnellate.
Il biologico cresce anche in tempo di Covid-19
In epoca di coronavirus, l’attenzione per la salute, la sicurezza e la qualità dei prodotti aumenta la velocità di crescita del biologico. AssoBio – L’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici – comunica che in Italia, leader europeo per numero di agricoltori biologici (oltre 68.000) e d’imprese di trasformazione (oltre 10.000), le vendite nella grande distribuzione a marzo sono aumentate del 19,6%, con picchi nei discount (+23,7%) e nei piccoli supermercati di quartiere: +26,2%.
Oltre ai prodotti per riempire la dispensa, un vero boom hanno fatto registrare l’ortofrutta, con una crescita del 24,8% rispetto a marzo 2019 (un valore ancora più significativo, se si considera che le vendite di quella non biologica sono cresciute “solo” del 18,2%) e la carne bovina e di pollo, i cui consumi sono aumentati del 42,2% contro un incremento della carne non biologica “solo” del 29%.
In forte crescita anche i surgelati bio (+44,8%), contro un +29,5% di quelli convenzionali.
“La corsa agli acquisti nei supermercati ha rilanciato il trend dei prodotti biologici, scelti non solo nelle categorie che hanno maggiormente beneficiato della situazione contingente, ma anche in molte aree del freschissimo, dove l’elemento di rassicurazione del cliente finale ha fatto la differenza”, commenta Nicola De Carne – Retailer Client Business Partner di Nielsen Connect.
E se sono brillanti i dati degli acquisti domestici nella grande distribuzione, dove i prodotti biologici competono fianco a fianco con quelli delle grandi marche tradizionali, sono anche migliori nel canale dei negozi interamente biologici.
“La rete di vendita è costituita da circa 1.400 negozi per lo più indipendenti, ed è difficile disporre del dato complessivo, ma da rilevazioni su un campione di circa 500, l’incremento degli acquisti è stato del 28,8%”, dettaglia Roberto Zanoni, presidente di AssoBio.
Salvo l’occasionale scarsità di uova, farine e lievito (anche tra i bioconsumatori è esplosa la passione per pizze e torte), l’impegno delle aziende è riuscito a soddisfare la domanda.
Benessere e stili di vita legati all’alimentazione
Molti dei consumatori indaffarati di oggi si destreggiano fra carriere, famiglie e impegni sociali pur sforzandosi di mantenere stili di vita sani, sia fisicamente che mentalmente. Alimenti e dieta svolgono un ruolo essenziale, e l’innovazione cerca di sostenere sempre più le scelte dei consumatori che cercano un equilibrio fra benefici e costi di questi stili di vita frenetici. Questo, a sua volta, aumenta la domanda di alimenti nutrienti facili da preparare, pratici e facilmente trasportabili, mentre anche i prodotti golosi svolgono un ruolo nel rilassamento e nell’appagamento.
“The Right Bite”, letteralmente il “boccone giusto”, è stata una delle principali tendenze che Innova Market Insights ha individuato per il 2020, e riflette come alimenti e bevande concepiti per soddisfare le scelte dei moderni stili di vita possano collocarsi in diverse aree, e tutto ciò allo scopo di favorire chi desidera abbracciare stili di vita sani e trovare un equilibrio fra un’agenda piena di impegni e/o respingere i modelli attuali e cercare il cambiamento.
I consumatori che abbracciano uno stile di vita sano tendono a fare molte cose (lavorano molte ore, fanno esercizio fisico, ecc.), ma devono pianificare il proprio tempo in modo efficiente per ottenere i migliori benefici. Snack salutari, alimenti e bevande energetici e facili
da portare in giro risultano quindi appetibili, dove i prodotti che reclamizzano un elevato contenuto proteico e virtù energizzanti lo sono ancora di più.
Secondo i dati di Innova Market Insights, i lanci di snack in tutto il mondo che si fregiano di claim come “ad alto contenuto proteico” hanno registrato un CAGR del 16,8% tra il 2015 e il 2019, mentre i messaggi che richiamano da capacità di aumentare l’energia e la capacità di attenzione sono aumentati del 13,7% nello stesso periodo.
Chi cerca stili di vita più sani ha anche cercato di trovare un equilibrio tra salute e appagamento, fra esigenze individuali e preferenze, abbracciando un’idea più equilibrata e completa in termini di bisogni nutrizionali.
È necessario trovare un equilibrio nell’ambito di stili di vita frenetici perché da un lato si vive pienamente la vita (vacanze, cene fuori ecc.) e se ne trae beneficio, ma si percepisce anche che tutto questo ci rende ancora più pesanti e di corsa, il che richiede anche compromessi e la ricerca di nuovi equilibri. La praticità è fondamentale in questo settore, stimolando una domanda di piatti facili da preparare e cucinare, che a sua volta offre opportunità per le soluzioni pasto pronte. La domanda di piatti fatti in casa ha aumentato l’interesse per i kit pasto, con una crescita del 28% del numero di lanci registrata a livello globale da Innova Market Insights (CAGR 2015-2019). D’altro canto, è probabile che i consumatori che cercano di cambiare il loro stile di vita prendano sempre più le distanze dalle loro vite indaffarate e provino a rilassarsi. Il comfort emotivo è fondamentale e qui entrano in gioco alimenti e bevande in grado di confortare, rilassare e indurre il sonno, contraddistinti da claim che promettono il miglioramento del tono energetico, dell’umore e del sonno.
Stress e ansia sono problemi molto diffusi nella vita moderna e aumenta la consapevolezza del loro impatto negativo sulla salute mentale e fisica. In un’indagine sui consumatori di Innova del 2019 il 32% dei consumatori del Regno Unito e il 39% di quelli statunitensi ha dichiarato di sperimentare situazioni di stress almeno una volta al giorno, e il dato passa a oltre la metà degli intervistati in India. Il settore alimentare ha quindi proposto sul mercato più prodotti mirati a migliorare umore, stanchezza, affaticamento e sonno.
Il pollo rimane fra le carni preferite dagli statunitensi
Un nuovo studio curato dall’analista di mercato Freedonia e dedicato al packaging di carni rosse e bianche e frutti della pesca rivela come la domanda di imballaggi per il pollame dovrebbe aumentare del 3,4% all’anno, passando dai 4,2 miliardi di dollari del 2019 a 4,9 miliardi nel 2024. Fra i principali fattori che trainano questo avanzamento delle vendite figurano l’aumento del consumo pro capite di carni bianche negli Stati Uniti, dovuto in gran parte al minor costo del prodotto e al profilo nutrizionale più favorevole (in termini di grassi e livelli di colesterolo) rispetto alla carne bovina, l’aumento della domanda di pollame prodotto negli Stati Uniti nei mercati di esportazione e il protrarsi dell’uso di imballaggi di alta gamma, ad esempio con grafica migliorata e proprietà barriera più elevate, per prodotti pronti in vaschetta pronti da cuocere e altri prodotti avicoli.
Il pollo continuerà a rappresentare l’80% della domanda di imballaggi per il pollame fino al 2024, dal momento che il pollo rimane la carne bianca preferita dalle famiglie statunitensi grazie al suo basso costo, alla facile preparazione e al profilo gustativo.
Anche gli imballaggi per il tacchino e altri tipi di pollame – tra cui l’oca e l’anatra – dovrebbero registrare un buon incremento delle vendite, grazie alla maggiore diffusione di alternative di nicchia alle carni rosse per la preparazione di salsicce e hamburger. I prodotti a base di pollo hanno meno probabilità del tacchino di venire impiegati nella produzione di sostituti di hot dog, pancetta e hamburger perché il pollo ha un sapore primario più forte difficile da nascondere.
Tra i mercati degli imballaggi per le carni bianche, i segmenti del fresco, del surgelato e dei prodotti trasformati continueranno ad assorbire la maggior parte della domanda. Le vendite di imballaggi per articoli freschi e surgelati saranno sostenute da un maggiore utilizzo di imballaggi a valore aggiunto in grado prolungare la durata di conservazione dei prodotti confezionati.
Il mercato dei piatti pronti crescerà a ritmi sostenuti, supportato da una crescente preferenza dei consumatori per cibi preparati pratici, che a loro volta stimoleranno la domanda di imballaggi correlati come contenitori di plastica, vassoi, film, sacchetti di carta e buste.
Tendenze globali del marketing lattiero-caseario
L’IDF – Federazione internazionale del settore lattiero-caseario – ha pubblicato la seconda edizione del “Tendenze di marketing globali - Capire i cambiamenti nel consumo globale di prodotti lattiero-caseari”, che fornisce un’istantanea dei trend del settore e mette in evidenza le tendenze e le tecnologie emergenti in futuro per una gamma di categorie di prodotti che va dal latte liquido a burro e burro chiarificato, formaggi, yogurt, panna e gelato, fornendo informazioni e opportunità fino al 2023. La ricerca, messa in campo e sviluppata dal CNIEL, il centro nazionale interprofessionale del settore del latte francese, ha consultato i commerciali del comparto lattiero-caseario in 23 Paesi, che hanno condiviso le principali sfide e valutato le tendenze future. Progettato come complemento al rapporto annuale sulla situazione mondiale dei prodotti lattiero-caseari dell’IDF, la pubblicazione è uno strumento aggiuntivo per capire meglio il quadro globale del marketing lattiero-caseario e avere una visione approfondita del mercato.
In un contesto alimentare in evoluzione, la maggior parte dei mercati lattiero-caseari in tutto il mondo sta vivendo sviluppi positivi, in particolare per il burro e il formaggio. Fattori economici, come l’aumento dei redditi familiari, e cambiamenti demografici, come la crescita della popolazione, hanno avuto un impatto positivo sui mercati lattiero-caseari globali, ma per alcune categorie di prodotti si prevedono trend in declino in diverse regioni.
Il rapporto esplora anche il dinamismo del settore e come questo possa adattarsi all’evoluzione delle aspettative e delle abitudini dei consumatori e all’aumento del desiderio di prodotti alimentari naturali testimoniato in diversi Paesi, oltre allo sviluppo dei dibattiti negativi su latte, grassi ed allevamenti in molti Paesi e a come tutto questo abbia influenzato il consumo di prodotti lattiero-caseari in quelle regioni.
CRESCE MA RALLENTA IL PANIERE “VEG” TRICOLORE
La sesta edizione dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy evidenzia che in Italia il mercato dei prodotti alimentari presentati in etichetta come adatti per vegetariani e/o vegani continua a crescere, anche se meno velocemente che in passato. Lo studio, che ha misurato il paniere “veg” in termini di numero di prodotti e di andamento delle vendite in supermercati e ipermercati italiani, riporta che sono dichiarati “veg” il 5,0% dei 76.290 prodotti alimentari rilevati. Questo paniere, composto da oltre 3.800 prodotti, incide per il 4,8% sul giro d’affari complessivo del food di largo consumo e, in un anno, ha visto aumentare di +5,1% le vendite (contro il +7,4% dei 12 mesi precedenti). I prodotti più rappresentati sono stati maionese, ketchup, formaggi freschi industriali, snack dolci, preparati per brodo e frutta secca.
In rallentamento la crescita delle vendite dei prodotti free-from
I prodotti alimentari privi di glutine o di lattosio sono diventati, in pochi anni, una presenza abituale nel menù degli italiani. E, anche nell’ultimo anno rilevato, hanno continuato a guadagnare spazio sul budget alimentare delle famiglie.
La sesta edizione dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy rivela che i prodotti etichettati come “senza glutine” o “senza lattosio” sono ormai arrivati a rappresentare il 13,3% dell’offerta alimentare presente in supermercati e ipermercati e, nell’anno finito a giugno 2019, hanno generato il 14,4% del giro d’affari di tutto il perimetro alimentare dell’Osservatorio (esclusi acqua e alcolici).
In valore, quello dei prodotti per intolleranti è un comparto da 3,6 miliardi di euro di vendite e, nel periodo analizzato, ha messo a segno una crescita di +1,9%. Un trend positivo ma meno brillante rispetto a quello ottenuto nei 12 mesi precedenti, quando il sell-out era cresciuto di +3,2%. Da segnalare anche il rilevante calo dell’intensità promozionale, diminuita in un anno di due punti percentuali, e scesa così al 31,0%.
Il paniere più importante è quello dei prodotti con il claim “senza glutine”, che è arrivato a rappresentare l’11,8% dei prodotti rilevati dall’Osservatorio Immagino e ha generato l’11,9% delle vendite canalizzate da supermercati e ipermercati. Nell’anno finito a giugno 2019, è cresciuto di +0,8%, meno che nei 12 mesi precedenti (+2,6%), in particolare a causa della minore spinta dell’offerta. Ma questo claim è aumentato sulle confezioni di carni bovine lavorate, ketchup, maionese, praline e cioccolato.
Invece il logo della spiga sbarrata, rilasciato dall’Associazione italiana celiachia, ha visto aumentare le vendite di +3,8% in un anno, arrivando al 2,7% dei prodotti rilevati e al 2,3% di quota sulle vendite complessive del paniere dell’Osservatorio Immagino. Merito della crescita dell’offerta e delle performance di affettati, preparati per brodo in gelatina, prodotti bovini lavorati, panificati e piatti pronti surgelati.
Quanto all’universo dei prodotti “senza lattosio” nell’ultimo anno le vendite hanno continuato a crescere benché meno che in passato. Nell’anno finito a giugno 2019 il sell-out è aumentato di +1,9% contro il +4,6% dell’anno precedente e il rallentamento della crescita è stato dettato soprattutto dalla minore crescita dell’offerta. Complessivamente l’assenza di lattosio è stata individuata sul 2,7% dei 68.480 prodotti alimentari rilevati dall’Osservatorio Immagino per un’incidenza del 4,2% sul giro d’affari totale del food. Le categorie più dinamiche sono state latte fresco, yogurt funzionali, panificati e bevande vegetali.
I NUMERI DEL MONDO DELLE INTOLLERANZE: LA SEGMENTAZIONE DELLE CARATTERISTICHE.
% PRODOTTI
Senza glutine (claim) Senza glutine (logo) Senza lattosio
*A.T. - anno terminante.
11,8 2,7 2,7
% VENDITE IN VALORE
11,9 2,3 4,2
TREND % VENDITE IN VALORE A.T.* GIUGNO 2019 VS A.T.* GIUGNO 2018
0,8 3,8 1,9
TREND % VENDITE IN VALORE A.T.* GIUGNO 2018 VS A.T.* GIUGNO 2017
2,6 -1,5 4,6
PRESSIONE PROMO A.T.* GIUGNO 2019
31,7 28,7 30,2
Tutte le quote fanno riferimento al mondo alimentare, escluso acqua e alcolici, dell’Osservatorio Immagino (63.480 prodotti). Fonte: Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, ed. 2, 2019
Il Gorgonzola supera per la prima volta i 5 milioni di forme
Nel 2019 la produzione di Gorgonzola Dop è arrivata a 5.025.785 forme, frutto delle 39 aziende associate, coadiuvate da circa 1.800 aziende agricole dislocate nel territorio consortile, a cavallo tra Piemonte e Lombardia: nello specifico, oltre due terzi della produzione si è concentrata nelle province piemontesi e il restante nelle province lombarde.
Il dato 2019 fa registrare un aumento rispetto al 2018 di 176.482 forme (+3,64 %) e di 293.070 forme (+6,19 %) rispetto all’anno 2017 confermando il trend in costante crescita della produzione di Gorgonzola Dop nell’ultimo decennio, senza mai far registrare una battuta d’arresto.
Bene i dati che provengono dall’export, che confermano il Gorgonzola ancora una volta il terzo formaggio di latte vaccino per volume prodotto, dopo Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Nel 2019 hanno varcato i confini nazionali 1milione 866mila forme (22.394 tonnellate) con un incremento del 3,8% rispetto all’anno precedente. L’Unione Europea ha assorbito l’87% del prodotto esportato mentre ha avuto una leggera flessione l’esportazione verso il resto del mondo. I Paesi più performanti in assoluto sono stati Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi, mentre primo Paese extra UE si conferma il Giappone, seguito dagli Stati Uniti.
Boom delle vendite di latte per bambini in India
Secondo l’analista di mercato GlobalData il mercato del latte per la crescita dei bambini di età superiore a un anno ha mostrato una rapida crescita in India, andando a costituire il secondo segmento nell’ambito degli alimenti per l’infanzia nel Paese asiatico in termini sia di valore che di volume, rappresentando rispettivamente il 23,4 e il 16% del mercato. La forte crescita del settore nel periodo 2013- 2019 è attribuibile all’aumento del numero di prodotti resi disponibili da svariati produttori, nonché alla crescente ricchezza, che ha permesso alle madri di optare per formule di svezzamento specifiche per i bambini, piuttosto che ricorrere al latte vaccino o ad altri latti in polvere.
Uno sviluppo relativamente recente nel segmento del latte per la crescita è il lancio di prodotti destinati ai bambini di età pari o superiore a due anni, come riflesso del fatto che molte donne continuano ad allattare al seno i loro fogli fino al compimento dei due anni, sfruttando il fatto che questi prodotti non rientrano nel campo di applicazione dell’attuale legislazione che limita la promozione degli alimenti per bambini.
SEGNO POSITIVO PER IL MERCATO DEL PROVOLONE
La produzione del Provolone Valpadana DOP (pari a 6.700 tonnellate, per un to tale di oltre 620.000 forme, da quelle più piccole fino a quelle di oltre 100 kg) ha vi sto un aumento importante nel 2019, segnando una crescita del +6,7% (+419 t) rispetto all’anno precedente e con un incremento dell’1,8% della destinazione di latte a prodotto DOP, passata dal 22,1% del to tale al 23,9%. Anche l’export sale, seguendo l’aumento generale di prodotto che, per la voce doganale specifica di “provolone”, ha segnato un +9,6%, con un maggiore in teresse rilevato nei mercati extra-UE, passati al 40% del totale nel confronto con i mercati UE, rispetto al 30% del 2018. I Paesi target rimangono confermati e in particolare, per il mercato UE la Spagna e la Germania (circa il 70% sul parziale), mentre Stati Uniti e Australia (circa il 72% sul parziale) sono le nazioni di maggior in teresse per il mercato extra-UE. In generale il 2019 segna, a fronte di un incremento produttivo, una corrisponden te diminuzione delle giacenze, da imputare a una maggiore richiesta del mercato.
BUONA CRESCITA NEL 2019 PER IL SALAME CACCIATORE DOP
I dati forniti dal Consorzio Cacciatore Italiano dipingono un quadro positivo nel 2019, quando sono stati prodotti 3.670.156 kg di Salamini Italiani alla Cacciatora DOP, circa 300.000 kg in più rispetto al 2018, pari a un aumento della produzione dell’8,9%. Cresce quindi la preferenza per questo salume dal gusto inconfondibile, dolce e delicato, proposto in una piccola pezzatura o anche nel pratico formato pre-affettato in vaschetta, le cui qualità sono garantite dal marchio DOP. L’export copre il 26% sul totale del venduto di Salamini Italiani alla Cacciatora DOP, dove l’UE si conferma il principale mercato di riferimento con una quota pari all’88,5% del totale esportazioni, pari a circa 450.000 kg. I Paesi più performanti in assoluto sono stati Germania (55%), Belgio (9,5%), Austria e Francia. Per quanto riguarda invece i Paesi extra UE, si conferma al primo posto la Svizzera con il 9%. Infine, per quanto riguarda i canali di distribuzione, al primo posto si conferma la GDO con il 55%.