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È ILTEMPODELLARESILIENZA #PASTRYRESILIENCE - Davide Ferrero

È IL TEMPO DELLA RESILIENZA #PASTRYRESILIENCE

Sono Davide Ferrero e vivo in una delle zone d’Italia più colpite dal Covid19: la Lombardia, a due passi da Milano. Dai primi di marzo sono in quarantena a casa, come tanti, come tutti. Il mio lavoro nell’ambito del cioccolato mi ha sempre portato ad interagire con le persone: dal 1998 organizzando convegni e manifestazioni, gestendo degustazioni e corsi, sino ad aprire alcune cioccolaterie e continuando a mantenere consulenze presso artigiani e ditte in tutt’Italia. Da sempre sono stato abituato a lavorare con la gente, proprio come te che stai leggendo questo articolo. All’improvviso, ad inizio marzo è cambiato tutto. È come se fosse iniziato un film di fantascienza. Dall’oggi al domani vedi i negozi chiudere, normative sanitarie che impongono di non circolare. Code assurde ai supermercati, scaffali svuotati in poche ore dall’apertura. Le città piombano in un silenzio surreale, rotto dalle sirene delle ambulanze, spesso. Troppo spesso. E poi… l’angoscia del suono della sirena farsi sempre più vicino. Fino a che le luci blu lampeggianti entrano dalla finestra e capisci che sono molto vicine. Ti affacci e vedi una scena che sino a quel momento avevi visto solo nei film (e purtroppo anche nei TG): un’ambulanza speciale con la scritta “alto contenimento”, ferma davanti alla casa del vicino. Scendono alcune persone, che sembrano più astronauti che medici, ed entrano di corsa. Pochi minuti ed escono con chi avevi visto fino a pochi giorni prima tagliare l’erba del giardino, con la solita calma. In quell’istante capisci che il pericolo è molto più vicino di quello che hai sempre pensato. Quando poi, cinque giorni dopo, ti viene detto che “non ce l’ha fatta”, prendi coscienza della realtà, che ormai è drammaticamente cambiata. Chiusi nelle nostre case subiamo un bombardamento mediatico, con mille informazioni che circolano in rete, accompagnate dal “mantra” quotidiano: stai a casa, non uscire, isolati dagli altri, elimina i contatti sociali. Queste imposizioni per il nostro bene ci risultano strane, il nostro cervello non è in grado di accettare di “non fare nulla” per così tanto tempo e di cambiare le abitudini di vita e di lavoro in modo così repentino. Credo che una delle cose più difficile da accettare sia l’impotenza: non puoi fare nulla. Stai fermo e non fare nulla: è ciò che devi imparare. E la mia mente va subito agli amici pasticcieri, gelatieri, panificatori, baristi, commercianti, rappresentanti, piccoli imprenditori… tutte persone abituate a lavorare tanto, tutti i giorni. Per loro, il lavoro è un amore, è passione, per molti è la vera missione di vita. In questi giorni ho avuto modo di confrontarmi con molti di loro. Li ho sentiti disperati perché impotenti. Li ho sentiti smarriti davanti al futuro incerto. Li ho sentiti piangere per la prima volta. Li ho sentiti arrendersi. E mi ha fatto effetto perché li conosco. Sentire personaggi che non si sono mai spaventati davanti a nulla, parlare con artigiani che hanno lavorato duramente e portato avanti la loro attività, nonostante le difficoltà in questi anni, senza mai rallentare, dialogare con imprenditori ottimisti di natura… e sentire da parte di tutti la stessa angoscia dello smarrimento totale, perché non hanno la situazione sotto controllo e non “ci possono fare nulla”: è davvero toccante. Non tutti però si sono fatti prendere dallo sconforto. L’animo umano è così vario. Alcuni hanno reagito modificando il punto di vista e l’approccio al lavoro ed alle aspettative future. E questa strana situazione mi ha portato a pensare, facendo affiorare ricordi passati. Mi è venuta in mente una giornata trascorsa con un grande personaggio della pasticceria italiana, credo almeno 15 anni fa. Ero con Pierpaolo Magni e ricordo che mi servivano 10 foto di 10 tipologie di prodotti. Non era un compito facile: appena arrivato nel suo laboratorio, mi accolse con un “tutto è difficile, prima di essere semplice” ed iniziò a creare. Preparare praline, torte, semifreddi, mono, tutti diversi e tutti in poco tempo, mi sem

La misura dell’intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è necessario Albert Einstein

brava difficile, ma Pierpaolo iniziò a muoversi tra spatole, contenitori e ingredienti con una tale tranquillità e naturalezza che tutto sembrava diventare facile. In poche ore i prodotti erano lì, per me, pronti da fotografare. Senza parole, mi diede una grande lezione di resilienza in pasticceria, con la sua capacità di affrontare una sfida in modo positivo, organizzandosi al meglio per far fronte alla difficoltà e superarla. E alla fine mi disse: “I prodotti sono pronti, ma qui in laboratorio non c’è una buona luce”. Allora in mi organizzai con quello che avevo a disposizione per fare al meglio le foto ed anch’io applicai il concetto di resilienza. La torta in foto è uno dei dieci prodotti realizzati e fotografati quel giorno.

Resilienza

Una parola che a parer mio è fantastica, perché racchiude un significato profondo: la “capacità di adattarsi ad un cambiamento traumatico sapendosi riorganizzare e ricostruire”. Non è solo ottimismo. È molto di più. Significa “agire”. Ormai è trascorso più di un mese dall’inizio di questa “trasformazione” e permettetemi una digressione. Il mio amato cioccolato e la mia passione per lo studio della storia antica mi hanno riportato alla mente alcune credenze dei primi coltivatori del cacao: i Maya. Un concetto fondamentale per questa meravigliosa popolazione era quello delle “ere”. Non misuravano gli anni come noi, il loro era un metodo molto più complesso. Il calendario del Lungo Computo (qui in foto, opera mia) divide infatti il tempo in 5 ere, ciascuna di 5.125 anni terrestri. Alcuni ricorderanno la famosa data del 21 dicembre 2012, che segnava il termine del loro calendario, e da molti ciò è stato interpretato come il segno della fine del mondo. Vorrei però ricordare che i Maya non hanno mai predetto la fine del mondo, ma la fine di un’era e l’inizio di un’altra. E oltre a ciò, non è stato calcolato il cosiddetto periodo dei “sette anni di tribolazione”, che occorre aggiungere a quella data. Così facendo, quindi, la corretta data del passaggio ad una nuova era diventa il 21 dicembre 2019… Non sono qui a sostenere la tesi che il Covid19, esploso a dicembre, sia la profezia Maya che si sta avverando. Dico però che dovremmo vedere questo momento come un periodo di trasformazione che cambierà molte cose. Ogni cambiamento porta in sé un trauma, come quello causato dagli sconvolgimenti pesanti a cui stiamo assistendo in questi giorni. Ma è anche vero che casi come questo danno vita a situazione diverse che, in un primo momento, possono apparire difficili, pesanti, ma che, con il tempo, possono portare a condizioni migliori rispetto a prima. Penso che dovremmo vivere la nostra situazione attuale coltivando con questa visione. Perché non

saremo comunque in grado di ritornare alla situazione prece

dente e perché cambieranno le nostre abitudini di vita. Quindi torna in gioco il concetto di resilienza. Resilienza che negli ultimi giorni ho visto mettere in atto da diversi artigiani. Chiara, giovane e promettente pasticcera di Napoli, che ha inaugurato il suo punto vendita pochi giorni prima dello stop forzato. Da sola mantiene attivo il laboratorio per la Pasqua, si autopromuove tramite i social e organizza le consegne a domicilio di persona.

Una pasticceria di Piacenza appena rinnovata prima del lockdown con grandi investimenti e progetti, che però non si è fermata: Aldo ha continuato la produzione per il delivery, aiutato da Grazia ed Allegra, moglie e figlia. Un grande locale di Cattolica che ha dovuto sospendere l’attività, con 40 dipendenti a casa. I titolari però hanno continuato a gestire la produzione di torte da soli, nell’immenso laboratorio che prima pullulava di personale, e così Patrizia prende gli ordini, Paolo produce e Davide consegna. Giusto tre esempi per sottolineare la forza che ognuno di noi può mettere in campo. E se mi posso permettere un consiglio, dopo essermi confrontato con tante persone, sentito le mille problematiche ed analizzato la situazione a 360 gradi, credo che la situazione attuale debba essere gestita apportando modifiche ai propri

sistemi di lavoro, di produzione e di gestione. E la tecnologia potrà tornare utile.

Gli strumenti della tecnologia

In questo momento le persone sono a casa. Tutti siamo connessi tramite internet e viviamo la quotidianità tramite i social. Instagram e Facebook la fanno da padroni: ci permettono di restare in contatto, di vedere luoghi, di acquistare prodotti… Per questa ragione, sostengo la tesi che ogni artigiano dovrebbe potenziare la propria presenza in rete, in particolare nei social dove gravitano gli utenti. Quello che tempo fa era “movida”, “struscio”, “vasca”, passeggiata in centro, ora corrisponde a post e story e il carrello è diventato “elettronico”. La spesa si fa sullo smartphone e la merce arriva in modo sicuro a casa.

Sono certo che queste necessità di oggi diventeranno abitudini domani, quando si tornerà ad una vita “pseudo-normale”.

Se vogliamo quindi mettere in atto il concetto di resilienza, occorre affrontare il momento al meglio, con gli strumenti che abbiamo. Per adeguarci alla situazione ed affrontare il problema vedo quattro fasi: definire i prodotti che siamo in grado di realizzare e gestire (con personale ridotto e laboratorio che funzionerà a ritmo inferiore); pianificare la produzione (riducendone le tipologie di prodotti), separando ciò che si può spedire tramite corrieri (tavolette, praline, creme, biscotti…) da ciò che è consegnabile solo di persona o tramite delivery (pasticceria fresca, torte…) in un raggio cittadino; dotarsi di un buon profilo social per la nostra attività, curato e gestito in modo da farlo crescere, facendo sì che gli utenti diventino clienti; aprire un proprio sito di e-commerce o appoggiarsi ad uno già esistente per gestire gli ordini e le spedizioni. Così facendo potremo affrontare meglio il futuro prossimo, considerando che tutto ciò che verrà creato (social, e-commerce) lo ritroveremo anche più avanti. Ci sarà utile anche quando la crisi sarà terminata. Non sarà uno sforzo finalizzato a questo breve periodo. E tra qualche mese ci troveremo con più possibilità commerciali rispetto a quante ne avevamo tempo fa. Noi di Chococlub da tempo stiamo consigliando gli artigiani di essere presenti in rete e soprattutto nei social (Instagram in primis, perché molto “visivo”). A maggior ragione, in questo periodo critico sarebbe opportuno potenziare la propria presenza e per questo abbiamo sviluppato con “Pasticceria Internazionale” la rubrica #chocoinfluencer, oltre a gestire post sull’argomento in Instagram. Per essere poi più “pratici”, abbiamo creato un e-commerce dedicato al settore per dare la possibilità a chi non ha un proprio negozio elettronico di vendere tramite la nostra piattaforma: si chiama Chocoshop. Per concludere, quindi, resilienza. Per dare un piccolo sostegno, più che altro mentale, abbiamo realizzato otto grafiche (in formato A4, che qui vedete riprodotte in piccolo) con messaggi positivi che, se vi piacciono, potete scaricare gratuitamente, stampare ed affiggere nei vostri laboratori, a casa, ovunque crediate sia bene portare un messaggio di resilienza. Per scaricare: inquadrare il QRcode oppure digitare chococlubshop.

myshopify.com/collections/download

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