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RIBALTA MILANESE PER ROCKILIENCE DI LUCA MORELLI
L’ORGANIZZAZIONE DI D.WINE HA PORTATO LA VITA DI UN INFERMIERE ROCK IN UN LOCALE PARTICOLARE TRA EVENTI MONDANI, SVAGO E CULTURA
di ANGELA PETTINACCI
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Una vetrina speciale, una ribalta milanese unica nel suo genere per Luca Morellli che ha presentato ufficialmente il suo libro “Rockilience - La vita di un infermiere rock”, per l’organizzazione di D.Wine, in un locale particolare che coniuga eventi mondani, svago e cultura. Il suo B&B Dimora Morelli, in via del Bottagnone, ha radici forti che lo legano a Gubbio, ricordando l’indimenticabile papà Giuseppe Morelli, insegnante all’Itis e sindaco di Costacciaro, che gli ha lasciato in eredità anche le passioni e il mettersi in gioco per certe sfide.
Come mai ha scelto proprio Milano?
“Sono molto legato perché è una realtà in continuo fermento, ricca di opportunità, ed è anche il posto in cui ho prestato servizio come infermiere nel pieno della pandemia. Questo ha stretto un rapporto indissolubile. Il libro parla di tante cose e anche della pandemia vissuta a Milano”.
Che impatto ha avuto?
“Locale affascinante perché sullo stile dei New York bar, con un arredo urbano di tendenza che si apre su diversi spazi più intimi nei quali io ed altri autori abbiamo ambientato il nostro momento. C’è stata un’affluenza incredibile, perciò nonostante i molti presenti non è sempre stato facile trovare la concentrazione per raccontare le tante sfaccettature del libro. Ma era talmente coinvolgente l’atmosfera che ho seguito il mood della serata e tutto è andato per il meglio”.
La scelta di questo locale così esclusivo?
“Ho pensato a un contesto giovane nel quale poter comunicare i contenuti del libro in maniera più fresca e leggera. Fare una conferenza in uno spazio formale avrebbe raggiunto un pubblico che in qualche modo ho già coinvolto in altri eventi. Volevo rompere il muro che si crea spesso fra cultura e svago. Le due cose dovrebbero più spesso incontrarsi. Sapere poi che la serata era presentata da Iuliana Ierugan, attrice di successo nel film campione di incassi Natale sul Nilo e ora esperta di creatività digitale, è stata una garanzia di qualità. Iuliana è riuscita a incuriosire diversi giornalisti che sono venuti all’evento e con i quali ho avuto modo di confrontarmi”.
Addio
Se n’è andato un grande tifoso rossoblù e legato alla storia della città per il bar di famiglia in via Cairoli: in tanti si sono stretti attorno ad Antonio Menichetti, l’amato Tonino per tutti “Belancino”, che si è spento il 26 gennaio scorso a 71 anni. Alla famiglia Menichetti è giunto il cordoglio il Gubbio calcio, con il presidente Sauro Notari e tutte le componenti. Era sempre presente allo stadio per tifare la sua squadra del cuore. La Famiglia dei Sangiaorgiari ha espresso “le più sentite condoglianze alla famiglia Menichetti, in particolare al figlio Giovanni sempre vicino alla Famiglia nonché ex consigliere e alla nuora Tiziana Bellucci per la perdita di Antonio Belancino appassionato Sangiorgiaro e ceraiolo”. In tanti l’hanno salutato con commozione ai funerali nella chiesa parrocchiale di Sant’Agostino.
In che modo dovrebbero sentirsi coinvolti i giovani leggendo il libro?
“Il fil rouge del libro è la capacità di sogno. Partendo dalla mia infanzia, via via fino agli studi giovanili, alle scelte che ho fatto e molte delle quali hanno implicato cambiamenti repentini di vita, ciò che ha sempre illuminato la mia strada è la fiducia nel futuro, il desiderio di fare meglio e raggiungere obiettivi insperati. Il libro vuole dare un messaggio positivo ai giovani che si trovano spesso davanti a vicoli ciechi da cui sembra complicato uscire: la forza di reinventarsi e la curiosità devono rimanere un punto fermo nella vita di ognuno di noi”.
La presenza contestuale di altri autori ha unito l’intento di dare fiducia ai giovani in un momento storico così complesso?
“In effetti, nonostante i libri presentati trattassero i temi più svariati, credo che tutti in fondo fossimo lì per portare fiducia e ottimismo, oltre che un pizzico di leggerezza agli ospiti, perché siamo quotidianamente travolti da notizie nefaste che ci paralizzano e oscurano l’orizzonte. Lo scopo di un libro, oggi più che mai, dovrebbe essere quello di esortare a riprendere la strada con grinta e fiducia. Inoltre, l’aspetto affascinante è stato che un esperto di vini ha abbinato una degustazione a ogni manoscritto invitando gli ospiti all’ascolto sensoriale delle tematiche e non solo razionale. Pensandoci, le emozioni fluiscono attraverso tutti i sensi. Uno può diventare veicolo dell’altro, quindi è molto curioso questo approccio. Il valore aggiunto per me è stato sicuramente lo scambio di idee con gli autori. Al mio fianco avevo Nicola Scambia, autore del romanzo Jackfly, un thriller finanziario che ripercorre il crack finanziario che ha colpito l’Italia nel 2008 2009, poi c’era Potentilla, un fantasy scritto da Elisabetta Garbarini e Paola Battaglia con il suo Manuale di Autostima”.
Cosa le resta di questa esperienza milanese?
“La consapevolezza che Rockilience è sempre più un mezzo e non un fine. Che la scrittura è uno strumento per comunicare e condividere, che mi permette di portare i valori della mia terra ovunque io vada, com’è accaduto in America l’estate scorsa. Un libro è come una chiave che apre le porte dell’animo della gente, più si parla di verità e di emozioni e più le persone sono disposte ad ascoltare”.