http://terzacmaterdona.weebly.com/lavori-2011-2012#fiabe
Scuola Media Statale
“Materdona-Moro� Mesagne - BR
Raccolta di fiabe a cura degli alunni della I C
a.s. 2011-2012
“C’era una volta…” è una creazione di tutti gli alunni della Prima C (a.s. 2011-2012), che hanno contribuito, con le loro storie, con i loro disegni e con le loro fantasiose copertine, a rendere possibile la creazione di questo libricino. Un particolare ringraziamento va anche a:
La Professoressa di lettere Sabina Missere, per aver raccolto e corretto tutti i testi. I docenti tutti che hanno supportato e “sopportato” la classe ormai per due anni (l’edizione digitale di questo libro è stata creata alla fine del secondo anno di scuola media).
Stefano Milizia, autore della versione digitale del presente testo e gestore del sito internet della classe http://terzacmaterdona.weebly.com
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C’era una volta‌ (Raccolta di fiabe) A cura della classe IC a.s. 2011-2012
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Obiettivi: - Conoscere le caratteristiche delle fiabe. - Conoscere la loro struttura narrativa. - Riflettere sul significato del messaggio e cogliere quei valori “senza tempoâ€? della vita che contribuiscono alla crescita e alla maturazione personale. - Mettere in moto la fantasia e la creativitĂ per creare una fiaba.
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INDICE 6.
Introduzione – a cura della prof. Missere
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Auris (Mattia Demitri)
10. La regina delle Stelle (Francesca Norberti) 12. Le piume della Grande Aquila (Valeria Passaro) 14. La fioraia (Francesca Norberti) 16. La città solitaria (Stefano Santacesaria) 18. Kevin e Luna (Valeria Passaro) 20. Il Principe e il Povero (Stefano Milizia) 22. Una strana avventura (Erica Nacci) 24. Il Matrimonio del Principe (Andrea Borgio) 25. La Principessa (Giuseppe Greco) 26. Il giardino dell’amore (Daniela De Milito) 28. Anastasia (Federica Carmen Cavallo) 30. Le principesse Fuoco e Acqua (Aurora Punzi) 32. Il Cavaliere e il Principe (Vittorio Calabrese) 34. Il principe coraggioso (Mattia Demitri) 35. Il ragazzo povero (Desirée Agnello) 36. Il diadema magico (Marta Pellegrino) 37. Proposte di copertina
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Introduzione Il nostro percorso di conoscenza e analisi sulla crescita umana e culturale dell'individuo attraverso le varie forme della narrativa tradizionale, continua nella riflessione del valore profondo che la fiaba ha assunto e continua ad assumere nel processo di crescita di intere generazioni. La fiaba, come la favola, continua a far parte del repertorio classico che è riuscito a sopravvivere a giochi di ultima generazione, mode, computer e tv. La voce della mamma che accarezza e stimola la nostra fantasia facendola volare in mondi magici pieni di streghe, maghi, folletti, principi e principesse, continua ad essere uno dei passatempi preferiti dei bambini, che immersi in questi mondi fantastici vivono e percorrono in prima persona quelle magiche esperienze, parteggiando ora per la povera indifesa principessa o fata buona, ora imprecando contro la malvagia matrigna o il feroce drago, o immedesimandosi nel ruolo del coraggioso principe. Tutto questo è ciò che il più grande studioso di questo genere letterario Vladimir Propp chiama "rito di iniziazione", un antichissimo rituale che da sempre ha accompagnato la crescita e il passaggio dal mondo della fanciullezza a quello della maturità delle giovani generazioni delle antiche tribù. Questo rito si è perpetuato attraverso il racconto delle fiabe nelle generazioni successive. Attraverso i personaggi della fiaba il bambino cresce, facendo propria l'esperienza di vita che rivive attraverso questi esseri fantastici per certi versi simili a lui. Nella testarda e ingenua Cappuccetto Rosso, potremmo ritrovare la giovane adolescente assetata di libertà, voglia di sperimentare, provare in prima persona, sottovalutando i consigli 6
dell'adulto e pagando in prima persona, sulla propria pelle lo scotto della sua inesperienza e trasgressione. E che vogliamo dire del Lupo? Oggi come ieri di lupi in agguato ce ne sono davvero tanti! E il cacciatore? Fortuna che c è ancora qualche adulto pronto a soccorrere i giovani, a vigilare su di loro! E Biancaneve e la Bella Addormentata nel bosco sarà pure ora che si sveglino, che si liberino dalla loro ingenuità ed eccesso di bontà e diventino delle giovani donne pronte ad assumersi la responsabilità di un regno: di un compito da portare avanti nella vita. E il giovane principe valoroso, generoso, si è estinto o sopravvive ancora in questa società? Ascoltando, interpretando e ironizzando il messaggio della fiaba, i giovani possono ancora crescere, maturare e farsi portavoce di un massaggio umano universale, preservando valori, tradizioni, sentimenti umani che hanno superato la Barriera, del tempo, dello spazio, delle mode, rimanendo sempre attuali. Attraverso la lettura, la comprensione, l'interpretazione, la rielaborazione della fiaba, il ragazzo esorcizza le proprie paure, riflette, sdrammatizza, risolve in maniera autonoma e personale i quesiti, i timori, le aspettative che la vita gli pone in una fase delicata della propria esistenza. Immedesimandosi nei ruoli, nei personaggi, nei fatti che la fiaba racconta si cresce, si fa esperienza. Proprio questa è la vera magia della fiaba: riuscire a farci diventare grandi! La docente Missere Sabina
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Auris C'era una volta un mugnaio buono, che era rimasto vedovo da poco, tutto solo, poiché non aveva figli. Il pover uomo era triste per la perdita della moglie ed anche perché non era mai riuscito ad essere padre. Egli avrebbe tanto desiderato una figlia con la carnagione chiara, gli occhi color del cielo e i capelli color del grano maturo. Nonostante tutto continuava a lavorare per i campì fino al tramonto. Un giorno in cui lo sconforto si fece sentire più che mai gli scivolò una lacrima dal viso, che bagnò il grano appena tagliato. Ad un tratto un bagliore lo accecò e una dolce voce gli disse: - Non piangere, brav'uomo: hai sofferto talmente tanto che meriti di passare gli ultimi anni della tua vita in serenità, e perciò ti darò ciò che hai sempre desiderato, una figlia! -. L'uomo non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie: davanti a lui c era una fata! Ella prese una spiga di grano e con la sua bacchetta magica la trasformò in una fanciulla, proprio come il mugnaio l'aveva sempre immaginata. Poi si congedò dicendo all'uomo che quella fanciulla ora era sua figlia e aggiunse che mai e poi mai avrebbe dovuto farla avvicinare al fuoco, perché essendo nata da una spiga di grano, sarebbe morta all' istante. L'uomo non era più in sé dalla felicità, gli dispiaceva solo che la sua povera moglie non potesse condividere questa gioia con lui. Così prese la fanciulla e la porto con sé in casa, e spense subito il fuoco ricordando le parole della fata. Poi le diede un nome, la chiamò Auris, che appunto significa spiga. Gli anni passavano sereni, ma il mugnaio stava diventando vecchio, così si risposò con una donna che aveva un'altra figlia per non lasciare Auris da sola. All' inizio la matrigna sembrava gentile, ma quando il mugnaio morì diventò cattiva con la figliastra, inoltre incitava sua figlia a fare altrettanto, ma lei non riusciva ad essere cattiva, perché fondamentalmente era buona. Una mattina Auris con la sorellastra e la matrigna andarono al villaggio per le provviste, e al ritorno il cavallo si imbizzarrì per una volpe che gli attraverso la strada; così cominciò a correre facendo sobbalzare il calesse su cui vi erano le donne. Un principe che passava di lì vide la scena e andò in loro soccorso. Con un salto salì sul calesse e riuscì a domare il cavallo prima che cadessero in un precipizio: Quando tutto fu finito Auris abbracciò dì cuore il principe pur non sapendo chi fosse, ma la matrigna che lo aveva riconosciuto cercò subito di
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fargli notare sua figlia. Il principe però rimase abbagliato dalla bellezza di Auris e soprattutto dai suoi modi poco convenzionali, così invitò le donne al ballo che si sarebbe tenuto la sera stessa. La matrigna non stava in sé dalla gioia, e passò tutto il pomeriggio a consigliare alla figlia come comportarsi per conquistare il principe e scegliere un abito degno. Auris invece era attratta da quel principe, ma allo stesso tempo pensava di non esserne degna. Arrivò l'ora del ballo e salirono sulla carrozza, anche se la matrigna non era contenta di portare Auris con loro. Arrivati al castello apparve ai loro occhi una stanza meravigliosa con tanta gente che danzava. Quando il principe vide Auris, non esitò ad andare da lei per invitarla a ballare, la matrigna era piena di rabbia così cominciò a incitare la figlia ad andare dal principe per cercare di separarli, ma ella non voleva e tra una spinta e l'altra, un grande candeliere cadde vicino ad un tendaggio che prese fuoco, pian piano le fiamme aumentarono e gli ospiti cominciarono a fuggire. La sorellastra cadde a terra stordita e Auris corse subito in suo aiuto, anche se sapeva che il fuoco l'avrebbe uccisa per sempre. Prese la sorellastra e la portò in salvo e quando il principe stava per avvicinarsi a lei cominciò a dissolversi trasformandosi in polvere dorata. La sorellastra fu commossa dal gesto d'amore che aveva compiuto per salvarla, ed il principe che l'amava con tutto il cuore pianse lacrime di vero amore, così la fata del grano comparve ai loro occhi e disse che visto che Auris aveva mostrato tanto coraggio ed era tanto amata voleva darle un altra possibilità di vita. Con la sua bacchetta magica creò un fascio di luce abbagliante, dal quale torno Auris ormai diventata una ragazza vera. Il principe la prese tra le sue braccia, promise che mai l'avrebbe lasciata e vissero per sempre felici e contenti.
Mattia Demitri
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La regina delle stelle C’era una volta, un re molto vecchio che aveva un figlio molto giovane, valoroso e bello di nome Emanuele. Tuttavia era scontento perché suo figlio non si era ancora sposato e temeva che alla sua morte il figlio non avrebbe avuto eredi. Per evitare ciò, organizzò una grande festa a cui furono invitate solo le ragazze nobili. In questo modo avrebbe raddoppiato i suoi averi. Il gran giorno arrivò, ma il principe ribelle corse via con il suo cavallo bianco, stanco di tutte quelle pretendenti viziate, con lo sguardo altezzoso ed i vestiti decisamente troppo sfarzosi... Camminando nella notte fra gli alberi della foresta si sentiva un canto dolce e melodioso che diceva: "Ogni notte passo di qui sotto le stelle che son per me sorelle. Nessuno mi può trovare. Sono prigioniera di una strega che non mi vuol lasciare”. Il principe udendo il ritornello andò a cercare chi lo intonava. Dopo lunghe ricerche la trovò, era una bellissima fanciulla con gli occhi dolci e neri ed i capelli color dell'oro puro. Indossava un vestito bianco come la luna. Il principe corse subito da lei senza far rumore. Arrivato da lei le afferrò lentamente il polso e lei si girò di scatto. Sembrava molto spaventata, ma il principe le disse: “Non temere, ho sentito la tua canzone e ti vorrei aiutare; ma dimmi prima di tutto come ti chiami.” La fanciulla tacque, ma il principe disse: “Il mio nome è Emanuele; vuoi montare sul mio cavallo?” La prese per mano e la fece montare sul suo cavallo. La ragazza sorrise. Il prìncipe la portò via e ciò scatenò la collera della strega che lanciò al principe vari incantesimi, per prima cosa fece animare gli alberi che adirati con i loro rami impedivano la fuga, ma la fanciulla si mise a cantare e questi si placarono. Mandò mille e mille serpenti per spaventare il cavallo ed il cavallo sereno fece finta di nulla. Fece arrivare dei pipistrelli malvagi che avrebbero dovuto cavare gli occhi del principe, ma quando la ragazza cantò questi si dileguarono. Al massimo della collera vide con il suo specchio magico che il principe e la fanciulla erario giunti al palazzo e dunque lanciò l’ultimo dei suoi incantesimi; ma la fanciulla per sfuggire alla strega malvagia, si trasformò in una stella e scomparve.
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Il principe che non sapeva più dove cercarla cadde in tristezza e depressione. Ferdy, il suo migliore amico, vedendolo così, decise di invitarlo ad andare ad osservare le stelle. Osservandole, Emanuele riconobbe subito la sua amata e disse a Ferdy: “È lei! È la ragazza di cui mi sono innamorato! Ma che ci fa lassù?” Dopo lunghe ricerche sui libri di magia ed incantesimi scoprirono che lei era la regina delie stelle. Lei era nota per i suoi poteri magici grazie al canto e spesso compariva nella notte, illuminando il cielo con il suo splendore. Una strega malvagia ed invidiosa durante la notte delle stelle cadenti l’aveva fatta prigioniera e privata dei suoi poteri. Per farla scendere nuovamente sulla terra avrebbe dovuto gridare stella tre volte con lo sguardo verso di lei e fare dono del suo amore. Il principe così fece, la fanciulla tornò da lui, si sposarono e vissero felici e contenti, mentre la strega malvagia esplose dalla rabbia.
Francesca Norberti 411
Le piume della Grande Aquila C’era una volta, una principessa molto bella e di animo gentile. Tutti la desideravano come sposa e anche lei voleva sposarsi, ma non riusciva a scegliere. Tra i pretendenti c’ erano i più nobili cavalieri del regno e un povero contadino che era sempre sporco e puzzava da morire. Un brutto giorno la principessa si ammalò gravemente, aveva molte vesciche sul corpo e la sua pelle si era scorticata. Ora la principessa non sembrava più molto bella. Ella si recò quindi dalla maga curatrice del regno, che le disse che poteva guarire solo con una piuma della Grande Aquila malvagia, che dimorava nel Grande Monte Cavo, chiamato così proprio perché, al suo interno, vi era uno spazio vuoto, che era stato occupato dall’ Aquila. Nei giorni successivi si diffuse nel regno la notizia che chi avrebbe ucciso la Grande Aquila Malvagia e avrebbe portato alla principessa una sua piuma, si sarebbe sposato con lei. Tutti coloro che la volevano come sposa partirono quindi per la Grande Montagna Cava per compiere la missione. Il povero contadino, invece, rimase nel regno. Era triste perché non aveva né spada, né scudo per poter superare la prova. All’ improvviso apparve perciò una fata. Il contadino trasalì, ma la fata disse: - Pur non avendo né scudo, né spada, tu sei l’unico che ha qualche possibilità di superare la missione: solo chi ha un cuore puro può sconfiggere la Grande Aquila Malvagia - e fece apparire una spada, uno scudo, una corazza, un elmo, degli stivali, un cavallo e un paio di magiche ali. - Anche questi oggetti possono essere usati solo da chi ha un cuore puro e tu quindi puoi usarle. Ma stai attento: all’ alba di domani tutto ciò sparirà -, disse la fata, che poi svanì. Il contadino indossò la corazza, l’elmo, gli stivali e le ali, prese la spada e lo
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scudo. Legò il cavallo ad un albero e volò verso la vetta del Grande Monte Cavo il più in fretta possibile. La raggiunse in poco tempo e si preparò allo scontro con l’aquila. Con la spada tagliò la punta della montagna ed entrò dentro. L’ aquila era seduta su un trono d’ oro e dormiva, ma si accorse dell’arrivo del contadino e si svegliò. Si stupì che egli fosse riuscito ad entrare nella sua dimora: solo chi aveva un cuore puro poteva riuscirci e non erano di certo molti ad averlo. L’ Aquila, però, oltre ad essere un’ottima cacciatrice, era anche un’abile maga, quindi, con un incantesimo, creò una fiamma intorno al contadino, che iniziò a bruciarlo. Il contadino urlò di dolore, ma si mantenne calmo e scagliò la spada verso l’aquila. Essa fu colpita al cuore e, con un urlo straziante, esplose. Tutte le piume si sparsero ovunque e la fiamma che avvolgeva il principe si spense. Il contadino prese un paio di piume e volò alla massima velocità che gli era consentita verso il suo cavallo. Con esso si precipitò poi al castello della principessa. Arrivato lì la fece guarire e il giorno dopo furono celebrate le nozze tra i due. La principessa e il contadino vissero per tanti e tanti anni insieme, felici e contenti.
Stefano Milizia
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La fioraia In un tempo lontano viveva in un piccolo villaggio una bella fanciulla di nomo Elisa. Ella viveva una vita semplice e vendeva i più bei fiori del paese. Un giorno però dovette fare una consegna in una casa mai vista prima. Elisa arrivata a quella casa con il suo cesto pieno di fiori rimase a fissare il posto per qualche istante: era una casa dall'aria abbandonata e sinistra in mezzo ad un bosco completamento spoglio. Con una grande dose dì coraggio bussò alla porta, che poi cadde con un sordo tonfo. Davanti sì ritrovò una vecchia che filava. Aveva l'aria afflitta, la faccia umida e gli occhi lucidi. Gli occhi dì Elisa videro una cosa che nessuno aveva notato prima: le mani stanche della vecchia che continuavano a filare, filare e filare. Così le chiese: -Signora, posso avere il piacere di aiutarla a filare? La vecchia fermandosi di scatto e guardandola con dolcezza ed affetto rispose con un filo di voce. -Grazie... ma io non posso, perché sono stata condannata per l'eternità a filare proprio come lo saresti tu se prendessi il mio posto. La ragazza con aria dubbiosa rispose: -Cosa? -Ebbene sì, mia cara; a meno che tu non riesca a spezzare l’incantesimo. Purtroppo non posso dirti mente, ma dato che sei stata così gentile con me, mi fiderò di te: Lakilù è il fiore più bello del giorno, ma è stregato. Si dice che Lakilù fosse un bellissimo principe forte e valoroso. Un giorno sconfisse la strega Perla di Mardisperato, ma questa prima di morire trasformò il principe in un fiore e lanciò una maledizione su chiunque avesse osato prendersi cura di lui. Il principe trasformato in fiore fu condannato a rimanere al buio senza alcuna cura finché secco non fosse morto. Io ero una giovane fioraia e un giorno passando da queste parti, colta da un’improvvisa tempesta mi rifugiai in questa casetta. Appena mi accorsi del fiore in stato di abbandono, mi prodigai per lui, ma appena tentai di innaffiarlo la maledizione cadde su di me e mi ritrovai costretta a filare senza sosta una tela che non ha mai fine.
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- E mi dica buona signora come posso aiutare voi e Lakilù? - Prendi un petalo, poi soffiaci su e posalo per terra ed ecco che volando ti guiderà da lui. Prenditi cura di lui, ma non sfiorarlo nemmeno con un dito, altrimenti anche tu farai la mia fine. Elisa fece come gli aveva detto la vecchia ed ecco il bellissimo fiore in una piccola stanza. - Salve Maestà! disse lei con un inchino. Il fiore non disse una parola. Lei si avvicinò e lo esaminò con attenzione, quindi disse: - Maestà, la terra nel suo vaso è secca ed inutile! Lasci che la sistemi per bene. Così cambiò la terra del suo vaso e lo innaffiò. A questo punto, il fiore divenne ancora più bello, ma Elisa non ci fece caso. All'improvviso esso esclamò: - Ferma!!! Perché fai ciò? - Perché per me i fiori sono tra le più belle creature del mondo. Pensi ad un mondo senza fiori, i loro odori freschi e leggeri, i loro colori vivaci; e poi i fiori valorosi, come lei, hanno bisogno di cure non crede? Detto ciò Elisa aprì la finestra e quando i raggi del sole toccarono i petali del fiore questo si trasformò in un bellissimo principe, la casa in un castello e la vecchia in una giovane fioraia. Elisa e il principe si sposarono e vissero per sempre felici e contenti.
Francesca Norberti 415
La Città Solitaria C era una volta un re che governava su una città in cui regnava la discordia. Temendo che qualcuno potesse complottare contro di lui, aveva allontanato tutti dal castello e aveva disseminato maldicenze ed invidia fra i suoi sudditi in modo che fossero tutti nemici fra di loro. Tutti erano nemici di tutti. Un giorno il re non sopportava più la solitudine e volle andare in città, ma non trovò nessuno. Mentre tornava alla sua dimora, incontrò una vecchia che gli chiese se desiderasse avere un amico con cui divertirsi. Il re accettò subito. La vecchia gli disse che sarebbe dovuto andare a letto e poi rialzarsi la mattina seguente. Lui andò subito a letto ed aspettò il sonno.
Il giorno dopo, quando si alzò, vide un omino rosso col viso arancione. Cominciò subito a parlare con lui e si divertirono tanto insieme. Un giorno il re volle presentare il suo nuovo amico, che egli aveva chiamato Arosso, perché era un misto fra arancione e rosso, alla città. Il re andò nella corte del castello e spiego a tutto il popolo come fosse importante l'amicizia e la fiducia e presentò il suo amico. Finito di parlare, il re rientro nella reggia ed andò a dormire. La mattina seguente il re uscì col suo amico e vide tanti bambini che giocavano insieme, ed adulti che chiacchieravano fra loro e collaboravano.
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In un primo momento egli fu contento, ma poi ci ripensò: solo lui doveva avere un amico, altrimenti tutti sarebbero diventati amici e lui non si fidava. Allora, il re progettò un piano per far diventare nuovamente tutti nemici. Avvertì i sudditi che c'erano dei ladri in giro, cosicché tutti ridiventassero nemici di tutti. Il mattino seguente, quando si svegliò si ritrovò per strada. Incontrò la vecchietta e le chiese cosa fosse successo. La vecchia gli rispose che essendoci dei ladri in giro gli era stato rubato il trono. Arosso, che gli aveva rubato il trono, governava al suo posto. Tutto il popolo gli era amico e viveva felice, in armonia. Così il vecchio malfidato e diffidente re si ritrovò solo e senza regno.
Stefano Santacesaria
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Kevin e Luna C'era una volta, in un paese molto lontano, un ragazzo di nome Kevin. Kevin era molto carino, aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi; era allegro, simpatico e forte. Faceva il giardiniere al castello reale, infatti gli piaceva molto curare i fiori perché grazie a suo padre, un umile contadino, era stato sempre a contatto con la natura. Kevin si innamorò della principessa Luna, figlia del re Mike. Luna aveva i capelli chiari e gli occhi verdi, aveva un ciuffo ondulato che la rendeva affascinante e tra i capelli portava sempre un fermaglietto a forma di luna fosforescente. Kevin si rese conto che anche Luna provava delle simpatie per lui così decise di dichiararle il suo amore. Purtroppo non riuscì a causa di un imprevisto. Infatti un giorno Kevin si accorse che la principessa non passeggiava nel giardino come era solita fare e più passarono i giorni e più non la vedeva. Nel castello avevano tutti un'aria molto agitata e Kevin voleva sapere cosa stesse succedendo. Scoprì che avevano rapito la principessa e in quel momento il suo cuore si spezzò, ma non si arrese e andò dal re dicendo: - Maestà, sono innamorato di vostra figlia, la principessa Luna... - Il re lo interruppe subito e disse: - Mia figlia è già fidanzata! Non di certo si fidanzerà con te! Presuntuoso Kevin proseguì e gli rispose: - Allora, facciamo un accordo: io vi trovo vostra figlia e voi me la concederete in sposa. Il re accettò e sogghignando e disse: -Sposerai mia figlia solo se riuscirai a riportarla sana e salva a palazzo -. Dopo qualche giorno la principessa riuscì a inviare un messaggio al re nel quale gli diceva che l'orco Baster la teneva prigioniera e l'avrebbe lasciata libera solo se gli avesse dato in cambio un miliardo di lunette d'oro. Al re venne un'idea bizzarra: riuscì a contattare l'orco e gli disse che avrebbe avuto le sue lunette solo se avesse trovato un posto più sicuro come nascondiglio in modo che Kevin non trovasse Luna. L'orco Baster si mise in cammino e rinchiuse Luna nella caverna di Remix. Luna per lo spavento incominciò a gridare, c'erano un sacco di cadaveri e pensò che l'orco avrebbe ammazzato anche lei così si disperò e agitandosi disse: -Chi è che ha ordinato ciò? - Tuo padre! - disse l'orco. - Mio p..a..d..r..e? - balbettò L una.
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- Si, proprio tuo padre! La principessa svenne. Kevin intanto intraprese il viaggio, attraverso la savana, le steppe, i ghiacciai polari e infine arrivò in un bosco in alta montagna. Lì trovò un simpatico folletto dei boschi e si presentarono. Il folletto era un po’ bruttino: era tutto verde con cinque mani, tre piedi, un occhio simpatico sulla fronte e una larga bocca. Il folletto gli propose di andare da una sua amica, la fata delle foglie, che gli avrebbe dato un oggetto magico che l'avrebbe aiutato a trovare la sua amata. Cammina, cammina, giunsero dinanzi ad una grande porta e dopo aver chiamato la fata la porta si aprì. Quando furono dinanzi alla fata le chiesero: - Puoi aiutarci a trovare e a salvare la principessa Luna? -. La fata rispose: - Vi darò un cuore magico che vi indicherà dov’è e delle chiavi a forma di Luna per salvarla! Si incamminarono e il cuore indicò loro una grotta. Di fronte vi trovarono il grande orco e, con maestria, Kevin lo sconfisse e lo imprigionò. Poi entrarono nella grotta e dietro ad un cancello scorsero Luna. Con le chiavi aprirono il cancello e salvarono la principessa. I due giovani salutarono il folletto e si diressero al castello. Il re non poté fare a meno di concedere la principessa in sposa a Kevin, così celebrarono le nozze e vissero felici e contenti.
Valeria Passaro
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Il Principe e il Povero C’era una volta, in un lontano castello, una bellissima fanciulla figlia del re. Un terribile giorno egli morì, quindi il regno passò alla principessa, che diventò regina. Lei non sapeva cosa fare: era giovane e inesperta e aveva bisogno di un re al suo fianco. Passeggiava nel bosco mentre pensava a queste cose, e, ad un tratto un orco orribile sbucò dal folto degli alberi, la prese, la portò nella sua grotta e la imprigionò. Le fu concesso di mandare un messaggio alla popolazione: diceva che era stata imprigionata dall’ orco Rinfaf (così si chiamava) e chi l’avrebbe liberata sarebbe diventato re. Nel regno fece molto scalpore la notizia e tutti erano tristi per il rapimento della regina, ma c’era anche qualcuno che fu felice di ciò: i suoi nemici, in particolare il principe di un regno vicino, che decise di corrompere l’orco. Era sicuro che egli avrebbe liberato volentieri la regina per un po’ di soldi. Poi pensò che successivamente avrebbe ucciso la regina per diventare sovrano assoluto. Passò di lì anche un povero giovane, che era realmente innamorato della regina. Appena ebbe scoperto ciò che le era accaduto, si rattristì per lei, ma non poteva fare niente: non aveva soldi per comprare una spada. Quindi comparve una fata che gliene diede una. Arrivarono alla grotta dell’orco Rinfaf tutti e due, il principe e il povero, nello stesso momento, il primo con un mucchio di soldi, il secondo con la sua spada. Ambedue entrarono e il principe gridò a gran voce: - Offro questi soldi per liberare la principessa -, ma l’orco rispose: - Non me ne faccio niente di questo sporco denaro. La regina rimane in mio potere: voglio che questo regno abbia fine. Allora il povero, con un balzo sovrumano, raggiunse l’orco e lo colpì con la spada al cuore.
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L’ orco cadde a terra senza vita. Quindi si sentirono le urla della regina: - Sono qui! Liberatemi! Il principe prese goffamente la spada e con un enorme sforzo squarciò una parete. Dietro di essa c’era una stanza segreta i cui la regina era tenuta prigioniera. La regina corse dal principe e lo abbracciò, dicendo: - Mio salvatore! Il principe si prese quindi tutti i meriti e la spada, e le nozze furono stabilite per il giorno successivo. Il povero era desolato: era stato lui ad uccidere l’orco, ma nessuno lo sapeva, e lui rimaneva povero, senza amore e senza spada. Era notte fonda e il povero camminava sconsolato per le vie del regno, quando in una luce molto intensa apparve la fata che disse: - Non ti sconsolare, non hai bisogno di un’arma per far valer il tuo amore. Ti basta l’amore stesso. -, e scomparve. Il giorno dopo il povero andò al matrimonio, ma non immaginava nemmeno cosa sarebbe successo. Fin da quando arrivò guardò con rabbia il principe, mentre tutti gli altri osservavano la regina. Rimase in chiesa anche quando tutti, tranne la regina e il principe, se ne erano andati. D’ un tratto il principe alzò il braccio verso la testa della regina. Nella mano aveva un coltello. La colpì e lei cadde per terra senza vita. - Noo! -, gridò il povero, e corse verso la regina, e pianse, e la baciò. Gli sembrò naturale, ma ci fu una cosa inaspettata. La regina aprì gli occhi, la sua ferita era guarita. Il principe fu arrestato, il povero e a regina si sposarono, tutti e due insieme governarono meglio di chiunque altro e vissero tutti felici e contenti.
Stefano Milizia
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Una Strana Avventura C'era una volta, in un bosco lontano fitto di vegetazione, un piccolissimo villaggio. Gli abitanti che ci vivevano erano degli esseri che nessun umano aveva mai visto: si trattava di piccoli elfi. Questi elfi vivevano in serenità nel loro villaggio, lavorando e rispettandosi a vicenda. Il loro aspetto era buffo: erano alti 20 cm, avevano le orecchie a punta, gli occhi grandi, il naso piccolo, le labbra piccole; il corpo era magro con le mani lunghe come i piedi. I loro vestiti erano fatti di foglie come il cappello che mettevano gli uomini, mentre le donne avevano in testa una coroncina di bacche rosse. Questi elfi possedevano poteri magici. Una mattina di primavera, nelle vicinanze del bosco arrivò una famiglia che si era trasferita dalla città, la famiglia era fatta da mamma, papà, nonno e una bambina di 10 anni di nome Ida. II mattino seguente, mentre ì grandi sistemavano la casa, la piccola Ida si incamminò per il sentiero della foresta: veniva attratta da tutta la vegetazione come fiori, alberi del posto... E senza rendersene conto si inoltrò nella foresta fitta. Quando si voltò per tornare indietro si rese cono che si era smarrita, girandosi perse l’equilibrio e cadde dentro una fossa profonda. I suoi lamenti arrivarono ad un elfo che era nelle vicinanze: si trattava del giovane France, che impaurito si
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avvicinò per vedere chi fosse e vide la piccola Ida che piangeva e decise così di farsi vedere. Ida, spaventata, disse: "E tu chi sei?". L'elfo rispose: "Sono un elfo buono, non avere paura di me". Ida chiese di essere aiutata e l'elfo rispose: “Si, ma solo ad una condizione: non dirai niente di questo incontro ai tuoi genitori". France utilizzò i suoi poteri per farla uscire dalla fossa, la portò al villaggio e la curò. Il giorno seguente Ida si svegliò in un altro mondo. France, che era accanto a lei, le spiegò che era nel suo piccolo villaggio e fuori c'erano tutti gli elfi che aspettavano di conoscerla. Ida incontrò gli abitanti che erano uno più simpatico dell'altro, così decise di rimanere ancora un po’. Quei giorni Ida li trascorso con gli elfi che la coccolavano e le insegnarono a vivere nella foresta. Ida perse il conto dei giorni che passavano. Un giorno chiamò France e gli riferì che era giunto il momento di ritornare a casa perché aveva nostalgia. France le ricordò il patto e la accompagnò lungo il sentiero del ritorno, regalandole un sacchettino di foglie e bacche cucito da lui. Ida, correndo lungo il sentiero, vide spuntare la casa con la famiglia che la aspettava a braccia aperte. Era come se il tempo si fosse fermato. L'elfo diede un sacchettino a Ida: al suo interno c’erano 10 monete d'oro.
Erica Nacci
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Il Matrimonio del Principe C’era una volta un principe che abitava con il re suo Padre e la regina sua madre in un grande castello. Il suo regno viveva in pace e armonia e gli abitanti erano tutti felici. Dopo la morte del re anche il principe era triste e depresso, non usciva più dal castello, non mangiava e non scherzava più. La regina per aiutarlo fece venire da un paese lontano suo cugino medico che quando andò a trovarlo si ingelosì molto di lui, cosi escogitò un piano per avvelenarlo e prendere il suo posto in quel meraviglioso regno. Il principe non capiva il progetto del cugino e si lasciò curare da lui. Un giorno nel regno arrivò una fanciulla che sentendo parlare di quel bel ragazzo così malato volle aiutarlo. Si nascose dietro una tenda e vide quello che suo cugino stava facendo, lei allora chiamò le guardie e lo fece arrestare, poi gli preparò un antidoto e lo guari. Quando il principe riprese le forze si innamorò della fanciulla che lo aveva salvato e la sposò. I due giovani sposi vissero felici e contenti.
Andrea Borgio
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La Principessa C'era una volta una principessa a cui piacevano molto le farfalle. Sua madre, la regina, le aveva proibito di oltrepassare i confini del castello perché oltre le mura c'era un bosco pieno di creature crudeli. Come ogni giorno la principessa scese nel cortile del castello e vide una farfalla che volava nel cielo. Aveva colori stupendi e così decise di seguirla; ad un tratto però arrivò alla porta del castello dove due guardie le intimarono di fermarsi. La principessa decisa a seguire la farfalla ordinò alle guardie di aprire immediatamente la porta in quanto stava uscendo per una commissione datale dalla regina, sua madre.
Le guardie aprirono il portone senza pensarci due volte, quindi la principessa, felice di essere uscita, continuò a seguire la farfalla. Concentrata nell'inseguimento non si accorse di un orco che la prese e la costrinse a seguirlo, arrivando così in una miniera dove la buttò con uno spintone ordinandole di lavorare per estrarre l'oro. La madre preoccupata per la scomparsa della figlia chiese aiuto al regno vicino dove viveva un principe da sempre innamorato della figlia. Il principe dopo qualche giorno di ricerca arrivò alla miniera e dopo una lotta che portò all'uccisione dell'orco liberò la principessa la quale, felice della riacquistata libertà, decise di sposare il principe e, insieme, vissero felici e contenti.
Giuseppe Greco 25
Il giardino dell'amore C'era una volta, in un paese lontano, una principessa molto affascinante e graziosa, che viveva in un grande castello. La principessa si chiamava Aurora. Era una ragazza felice e serena che amava tanto le sue rose. Aveva un giardino tutto per lei, con tante rose dai diversi colori, colori belli e vivaci proprio come era lei. Dall'altra parte del paese viveva una strega molto anziana, ma soprattutto gelosa della bellezza e del fascino della principessa Aurora. La strega cercava di sapere in tutti i modi qual era la cosa più cara alla principessa e scoprì che amava tanto le rose. Un giorno Aurora si trovava al di fuori dei castello, dove incontrò una povera e anziana signora la quale era molto affamata. Questa vendeva oggetti molto antichi, ma Aurora notò anche dei semi e quindi chiese all'anziana signora di cosa si trattasse ed ella rispose che si trattava non di semi ma di concime miracoloso per piante di rose. Questo concime le rendeva più fiorenti e più belle. Dato che Aurora amava le rose, decise di acquistarlo. Dopo essere rientrata nel castello non perse tempo e concimò le sue amate rose. La mattina seguente la regina madre scopri che Aurora era scomparsa, la cercò per tutto il castello, infine decise di andare a veder nell'amato giardino di rose; si affacciò dalla grande vetrata ed ebbe un grande spavento: il verde giardino e le rose erano morte, tutto era secco e grigio. La regina abbassò lo sguardo e vide la povera figlia stesa per terra. La regina corse a vedere cos’era successo e scoprì che la sua cara figliola non dava più segni di vita. Era morta per il dolore avuto per le sue amate rose senza vita... si accorse della scatola dal concime miracoloso e notò che c’era scritto “solo la carezza del vero amore potrà salvare il fiore che muore”. Allora la regina chiamò subito le guardie per portare Aurora nella sua camera, poi comunicò l’accaduto al re, il quale si precipitò subito a chiamare a corte il principi di tutti i regni. Tra i tanti principi che arrivarono a corte ne arrivò uno che rimase affascinato dalla bellezza della principessa, le accarezzò le mani e il volto e dopo pochi secondi ella mosse la sua mano e apri i suoi occhi che incontrarono quelli del principe già innamorato di lei. La principessa riprese conoscenza, ma volle andare nel suo giardino; sperava che il suo fosse stato un brutto sogno, ma non fu così. Allora seguì il consiglio della regina madre cioè di tirare su con le proprie mani ogni piantina del suo giardino
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e così fu: ad ogni suo tocco le rose risorgevano e ad ogni suo passo il giardino diveniva di nuovo verde e meraviglioso. Ma la cosa ancora più straordinaria è che ciò accadeva anche con il tocco del principe, il quale fu ben felice di darle una mano. Allora Aurora si accorse che accanto a sé c'era la sua anima gemella, capace di donare amore a ogni suo tocco e passo! Ciò la rese davvero felice, soprattutto quando il suo principe le chiese di sposarlo e di vivere con lei in un castello immerso in un bellissimo giardino di rose. Ci fu un festoso matrimonio e vissero per sempre felici e contenti.
Daniela De Milito
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Anastasia C'era una volta una regina di nome Anastasia che possedeva una chiave con la quale aprire un libro che conteneva i tre segreti per diventare molto più intelligenti. La chiave era nascosta nella sua camera, in un cassetto segreto. Una regina malvagia invidiava Anastasia e voleva la chiave e il libro. Lei aveva una figliastra di nome Elena che, rimasta orfana di padre, era isolata su una terra incantata e non regnava su alcun regno. Un giorno con uno dei suoi soliti incantesimi, la regina malvagia riuscì a trovare il cassetto segreto della regina Anastasia e lo aprì, poi prese la chiave. Il libro era custodito da un guardiano e per prenderlo usò un altro dei suoi incantesimi: prese le sembianze di Anastasia e si impadronì del libro senza nessuno sforzo. Anastasia scoprì il furto e infuriata radunò un esercito formato da soldati e cavalieri, comandato da suo figlio, il generale Roberto. Pose Roberto a capo dell'esercito perché dopo la morte del padre era diventato molto più diligente, serio e coraggioso, proprio come voleva il padre. Dopo un giorno patirono per cercare informazioni sul colpevole del furto. La regina malvagia intanto aveva cercato un rifugio sicuro, ma prima di scappare aveva detto alla figliastra: “Io scappo via verso una terra del sud, dove ‘c’è un posto sicuro, poi tornerò e sarò più intelligente e forte, così riuscirò a impossessarmi del regno di Anastasia e sarò io l'unica vera regina!" Elena annuì, ma poco dopo rifletté sulle intenzioni malvagi di sua madre e decise di avvertire la regina Fantasia perché non meritava questo. Il giorno dopo la regina malvagia era già lontana e felice ripeteva a se stessa: Tu non mi troverai, non riuscirai a fermarmi. Fra poco più lontana sarò, più intelligente diventerò e il regno ti sottrarrò! Elena intanto andò dalla regina Anastasia e le disse:" So chi è il colpevole del furto: è mia madre!" Anastasia le domandò: Ora sai dov'è? - Elena rispose: No, so soltanto che è andata verso una terra che si trova a sud. Anastasia preparò l'esercito e il giorno dopo partirono per catturare la regina malvagia. Non la trovarono facilmente ma dopo aver varcato il fiume videro una bottega chiamata "La maga dell'intelligenza. I soldati sfondarono la porta e videro la regina che stava per aprire il
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libro. Dopo averla catturata la trasportarono su un carro, furtivamente riuscì ad aprire il libro e lesse una formula: Studia sempre con volontà, Così poi ti godi la libertà. La saggezza ti porterà A regnare con onestà. Ogni suddito ti amerà.
La regina capì di aver fatto tutto quello per niente, perché in realtà solo Anastasia riteneva quel libro un prezioso segreto, ma in realtà erano solo tre consigli che le aveva dato sua madre, prima di morire affinché non dimenticasse mai le tre regole per regnare con giustizia: volontà, saggezza e onestà. La regina malvagia venne sbattuta in cella, Elena diventò la sposa del generale Roberto e Anastasia continuò a governare in pace il suo regno amata e stimata dai suoi sudditi. Cosi vissero tutti felici e contenti.
Federica Carmen Cavallo 29
Le principesse Fuoco e Acqua In un tempo lontano in cui i fiumi scorrevano limpidi vi era un castello molto grande dove abitavano un re, una regina, due principesse e i sudditi. La vita trascorreva nel miglior dei modi fino a quando una delle due figlie del re volle intraprendere una nuova vita. Lei era coraggiosa, simpatica e anche molto avventurosa: voleva girare il mondo. Lei si chiamava Fuoco per il suo carattere molto forte. Sua sorella invece era il suo opposto: lei amava restare nel suo paese, correre tra le distese di prati, giocare con le farfalle, sognare; era dolce. Tutto il contrario di sua sorella e, visto che era limpida come l'acqua, venne chiamata Acqua. Fuoco cercava in tutti i modi di convincere sua sorella a partire con lei e alla fine ci riuscĂŹ. Prima di partire i genitori, molto tristi, consegnarono loro due diamanti: uno rosso per Fuoco e uno bianco per Acqua. Appena si misero in viaggio le due principesse ebbero la curiositĂ di guardare meglio i diamanti che avevano ricevuto in dono e che erano stati creati dalle magie di Porporina e Azzurra. Appena li sfregarono un po' apparvero per Fuoco Porporina e per Acqua Azzurra. Le fate si presentarono e dissero loro che avrebbero esaudito ogni loro desiderio. Le principesse dissero che volevano vedere il mondo allora le fate fecero apparire un tappeto magico e volarono su tutto il mondo. Mentre le principesse viaggiavano rimasero incantate da un posto in particolare. Allora decisero di fermarsi per vedere cosa c'era di cosĂŹ meraviglioso che le attraeva tanto. Il posto era pieno di una fitta vegetazione e del canto degli uccellini. Due uccellini quando videro le principesse cominciarono a lamentarsi e cosi le due principesse gli si avvicinarono e come per magia gli uccellini cominciarono a parlare. Gli uccellini raccontarono che uno stregone che era il re di quel posto aveva trasformato tutti I soldati dei regni confinanti che gli avevano dichiarato guerra in uccelli. Le principesse decisero di aiutare i due uccellini, che dissero loro che il punto debole dello stregone era nascosto nella stanza piĂš remota del suo castello: un tulipano.
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Questo tulipano era il simbolo della forza incredibile del re e se fossero riusciti a sfogliare i suoi petali lo stregone avrebbe perso la sua forza. Allora gli uccellini, le principesse e le fate andarono in cerca di questo tulipano; difficili prove le attendevano nel castello. Le principesse salirono al primo piano e trovarono il tulipano, che emanava molta luce. Fuoco incominciò a strappare i petali e mentre i loro amici distraevano i sodati e lo stregone. Le principesse strapparono l'ultimo petalo e gli uccellini divennero dei meravigliosi cavalieri, che si innamorarono ben presto delle principesse, che a loro volta ricambiavano. Le nozze avvennero molto presto e vissero tutti felici e contenti.
Aurora Punzi
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Il Cavaliere e il Principe C’erano una volta, in un regno lontano, un cavaliere e un giovane principe. Il cavaliere era la sua guardia del corpo, ma i due erano anche motto amici, poiché erano cresciuti insieme fin dall'infanzia. Un giorno fra i due vi fu un brutto litigio, così il principe ignorando i consigli del suo fidato amico decise di lasciare il paese di nascosto in cerca di nuove avventure e senza rendersene conto si allontanò notevolmente. Quando era orinai troppo tardi si accorse di essere finito in una trappola del malvagio stregone Malvius, che altro non aspettava ormai da lunghi anni. Malvius lo prese in ostaggio e chiese centinaia di monete doro in cambio della sua vita. Inviò con un fidato falco un messaggio al cavaliere amico del principe. Questo senza divulgare al paese la notizia, partì immediatamente in suo aiuto. Il viaggio si presentava lungo e pieno di insidie. Dopo tre giorni di cammino si ritrovò in una foresta fitta e buia. Improvvisamente i rami degli alberi, come fossero fruste cominciarono a colpirlo violentemente, ma lui con molta abilità e destrezza, riuscì a schivare i colpi e, approfittando di una zona meno folta di rami, dalla quale penetrava un raggio di sole, col suo lucente scudo fece rimbalzare i raggi del sole, bruciando così tutti i rami che cominciarono a ritirarsi e a lasciare libero il passaggio. Dopo aver superato questo ostacolo riprese il suo cammino, ma le insidie non erano ancora finite. Due enormi draghi, che sputavano grosse palle di fuoco sbarravano il passaggio del cavaliere. Allora, essendo molto astuto, si diresse al fiume, raccolse una grande quantità di acqua e la nascose dietro di sé, così quando le due bestie feroci gli avrebbero sputato grandi getti di fiamme, sarebbe stato capace di fronteggiarli. Gli tagliò anche fa gola, usando fa sua spada d’argento, che era stata forgiata da un fabbro mago che le aveva conferito poteri soprannaturali. Non vi era nessun oggetto che non potesse penetrare. Superato anche questo ostacolo riuscì ad arrivare alla dimora dello stregone. Egli volle controllare se effettivamente c'erano tutte e cento le monete d'oro richieste, ma aprendolo intravide un forte bagliore che lo accecò. Il cavaliere, approfittando dell'impossibilità di vedere del nemico, prese la sua spada d'argento e gli tagliò la testa liberando così il suo amico principe.
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L'amicizia e il coraggio erano riusciti a trionfare sulla malvagitĂ e sulle incomprensioni. Insieme tornarono al castello e vissero felici e contenti.
Vittorio Calabrese
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Il principe coraggioso C'era una volta una fanciulla di nome Alessia, imprigionata dal re Malefico che la voleva sposare. La ragazza non voleva sposarlo, poiché era malvagio, per questo venne costretta a restare nel castello. Un giorno un principe di nome Stefano andò dal calzolaio di corte, per ordinare degli stivali nuovi, ma una volta arrivato vide che il calzolaio era triste e piangeva. - Perché piangi? - chiese il principe. - Perché un re di nome Malefico, sovrano del regno vicino, ha rapito mia figlia Alessia e la costringe a sposarlo - rispose il calzolaio. Il principe, allora, che più volte aveva ammirato la bellissima fanciulla, tornò al suo castello a prendere una spada. Il re, suo padre, lo vide e gli chiese: -Dove vai figliolo? -Vado a salvare una fanciulla! Non tentare di cercarmi. - e scappò via. Durante il cammino si perse in bosco dove un albero disse: -Dove vai cavaliere? - Vado a salvare una fanciulla, la figlia del mio calzolaio, e mi sono perso in questo bosco? - Sali sul mio ramo più alto e rivedrai la strada del cammino-. Così fece, rivide la strada e dopo aver ringraziato l'albero proseguì il cammino. Arrivato al castello vide un rampicante che portava ad una finestra e salì. Per sua fortuna quella era proprio la stanza della fanciulla, ma la ragazza vedendo inaspettatamente il principe si spaventò e gridò Il principe spiegò velocemente perché era lì e insieme scapparono. Andarono sul tetto, ma gli arcieri cominciarono a scagliare le frecce. Il principe per schivarle scivolò, ma un uomo lo prese per mano e lo fece risalire, era una delle guardie del suo castello che per ordine del re lo aveva seguito per aiutarlo a salvare Alessia. Insieme uccisero Malefico e i suoi arcieri, il principe sposò la fanciulla e vissero per sempre felici e contenti.
Mattia Demitri 34
Il ragazzo povero C'era una volta, in un piccolo villaggio, un ragazzo povero che andò dal re e gli chiese se poteva avere un po’ di monete d'oro, ma il re lo cacciò via a calci e pugni. Il giorno dopo il ragazzo tornò dal re con un topo e glielo gettò sulla testa. Il re si impaurì e scappo via come un matto inseguito dalle sue guardie che gridavano: - Ehi, dove vai? Perché stai scappando? Il ragazzo allora prese tutto le monete d’oro, ma poi trovò nella stanza segreta del re, dove nessuno poteva neanche mettere piede tranne lui, una chiave d’oro. Allora si chiese a che cosa potesse servire. Pensò che avrebbe potuto utilizzarla per aprire una torre, in cui sperava di trovare dell'altro oro. Eccitato, il ragazzo andò alla porta della torre la aprì. Lì dentro c'erano un sacco di bauli pieni di gioielli e oro, come aveva previsto. Il ragazzo sentì anche un profumo di orchidea, lo seguì e trovò una principessa, che era molto bella e si chiamava Azzurra. Azzurra era stata imprigionata dal re che la voleva sposare anche se lei non voleva. Il ragazzo, che si chiamava Marco e che era molto furbo, si innamorò della principessa e riuscì a conquistarla. Decisero di sposarsi e vissero felici e contenti.
Desirée Agnello
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Il diadema magico C'era una volta una principessa che viveva in un castello fatato ed aveva un amico unicorno, che indossava un diadema magico. L'oggetto aveva la proprietà magica che dava all'unicorno la possibilità di far avverare i suoi desideri. Un giorno la principessa, con il suo unicorno, venne rapita da un drago che voleva far avverare tutti i suoi desideri grazie al diadema, che prontamente sottrasse all'unicorno. Il drago viveva in cima ad una montagna ripidissima che solo chi sapeva volare poteva scendere o salire. Il primo desiderio del drago fu: - Voglio diventare il drago più potente al mondo! - e così fu. La principessa gridò: - Fammi uscire subito da questa prigione! Il drago si infuriò e sputò fuoco da tutte le parti, ma in realtà rideva sotto i baffi, godendo per la disperazione della principessa. Ma il sorriso si trasformò in uno sguardo stupito quando il drago vide davanti a sé un uomo alto e bello che aveva tutta l'aria di essere molto forte. Il drago pensò: - Da dove viene? Chi è? Come fa a sapere che la principessa è qui? L'uomo, che era un principe, fece a duello con il drago, sconfiggendolo e recuperando il diadema, che porse alla principessa. La donna, che era molto saggia e buona, desiderò che il drago diventasse buono, e così fu. Il principe e la principessa si innamorarono, decisero di sposarsi e lo fecero in un bosco pieno di fiori e alberi dove c'erano un sacco di fatine e folletti. E così vissero felici e contenti!!!
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Marta Pellegrino
Proposte di copertina
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Il presente testo è disponibile anche online all’indirizzo: http://terzacmaterdona.weebly.com/lavori2011-2012#fiabe
C’era una volta… è una raccolta di fiabe creata dalla fantasia degli alunni della 1C (Scuola media statale G.F. Maya Materdona di Mesagne - BR) durante l’anno scolastico 2011-2012. Gli alunni, oltre che con le loro storie, hanno contribuito anche con dei disegni per le storie e per le copertine (quella all’inizio del libro è frutto di una dura selezione). Un particolare ringraziamento va anche alla prof. di lettere Sabina Missere, senza la quale non si sarebbe potuto realizzare niente.
Questa, insieme a tutti le altre creazioni della classe, è disponibile su internet all’indirizzo: http://terzacmaterdona.weebly.com/lavori-2011-2012#poesie