Un mondo di conflitti Reportage della 3째c a.s.2013-2014
INDICE
● ● ● ● ●
● ● ● ● ● ● ● ●
● ● ● ● ● ● ●
“Una parola per la pace” di Valeria Passaro “Vorrei la pace” di Mattia Demitri Afghanistan di Alessio Pagliara, Gianmauro Danisi, Stefano Santacesaria Cina-Tibet di Mattia Demitri, Edoardo Rini, Francesco Monaco, Andrea Borgio Israele-Palestina di Vittorio Calabrese, Giuseppe Greco, Gabriele Spagnolo, Simone Scalera Jugoslavia di Daniela De Milito, Francesaca Norberti, Aurora Punzi, Valentina Leo Kurdistan di Alessio Pagliara, Gianmauro Danisi,Stefano Santacesaria Siria di Mattia Demitri, Edoardo Rini, Francesco Monaco, Andrea Borgio Somalia di Federica Cavallo, Elisea Merico, Marica Carriero, Marta Pellegrino Sudan di Federica Cavallo, Elisea Merico, Marica Carriero, Marta Pellegrino Ucraina di Stefano Milizia, Valeria Passaro, Florina Neagu, Francesco Grassi Yemen di Stefano Milizia, Valeria Passaro, Florina Neagu, Francesco Grassi Mappa di conflitti di Erica Nacci ASSOCIAZIONI UMANITARIE Amnesty International di Daniela De Milito Croce Rossa di Francesca Norberti FAO di Daniela De Milito Medici Senza Frontiere di Daniela De Milito ONU di Francesca Norberti UNHCR di Aurora Punzi UNICEF di Florina Neagu
VORREI LA PACE Vorrei un Paese libero dove non c’è distinzione di razza o religione vorrei un Paese dove non c’è la povertà portata dall’avidità di uomini che forse non sono tali che non hanno norme morali vorrei un Paese dove i bambini diventino un giorno cittadini coscienti che nelle loro mani c’è il futuro del mondo e per questo la mia paura non nascondo vorrei un paese giusto senza conflitto perché di ogni uomo questo è diritto vorrei la pace e non la guerra per vivere sereni su questa Terra.
Mattia Demitri
Una parola per la pace La guerra imperversa nella storia dell’umanità, alternandosi a periodi di pace a volte utilizzati per prepararsi a nuovi conflitti. Tutto ciò per conquistare territori, beni, risorse; arrecando sterminio, dolore, terrore, sofferenza e regresso. Negli anni siamo stati spettatori o protagonisti di guerre tra imperi, monarchie, guerre d’indipendenza, guerre di religione, guerre di secessione, guerre di successione, fino ad arrivare alle guerre mondiali che hanno insanguinato e annientato l’umanità del xx secolo, seminando odio, vendetta, sete di dominio, genocidio. Propagandando la paura del diverso, la supremazia della razza, il potere del più forte, lo sterminio dei popoli la distruzione dell’ambiente. A volte mi capita di soffermarmi a riflettere e faccio davvero tanta fatica a capire coloro che negli anni passati, ma ancora oggi nei conflitti più recenti(come le guerre nelle ex Jugoslavia, Afghanistan, Siria, Ucraina, Yemen) hanno sconvolto e sconvolgono la comunità internazionale. Non comprendo coloro che sono favorevoli ai conflitti; che pongono sempre il progetto di pochi a discapito dell’umanità. La sete di potere, di denaro non va colmata con il sangue o il sudore di chi ama la vita, la libertà, ed è invece costretto a vivere nel sopruso. Vivendo nella solidarietà reciproca e facendo dell’amore la propria arma vincente, l’umanità tutta potrebbe assaporare la gioia e la prosperità della pace. La guerra è una fitta rete che imprigiona il cuore e la mente della gente e fa sprofondare in un tunnel buio senza via di uscita. Sono convinta che se l’uomo vuole può raggiungere la pace. La pace è armonia, è tutela della propria libertà, è sviluppo, è condivisione, è rispetto per la cultura e le tradizioni dei popoli, è progresso. Per raggiungerla bisogna educare il cuore e la mente di
ogni singolo cittadino al rispetto e alla convivenza civile. Se solo guardassimo indietro e facessimo memoria di ciò che è stato o se ci soffermassimo con più attenzione e meno egoismo sulle brutture e le sofferenze di quei popoli che ancora oggi vivono del dolore, dovremmo provare indignazione. Noi che saremo i giovani del futuro dovremmo crescere nella consapevolezza delle necessità di vivere in un mondo civile e iniziare a costruire una coscienza civica, etica il pensiero pacifista di grandi personalità come Gandhi, Mandela, Martin Luther King e altri, i quali hanno adottato una filosofia di vita improntata sulla difesa dei diritti civili sostenuti con la non violenza, da un bisogno di fratellanza, condivisione, benessere comune. Infatti Gandhi affermava che il principio della non violenza richiede la capacità di astensione da qualsiasi forma di sfruttamento e che al disarmo vero e proprio si può giungere solo se le nazioni del mondo cessano di sfruttarsi a vicenda. E qualora si dovesse continuare verso la folle corsa agli armamenti esso si concluderà in un massacro mai visto nella storia. Se ci sarà un vincitore, la vittoria vera sarà una morte vivente per la nazione che ne uscirà vittoriosa. Grandi parole queste di Gandhi che devono farci riflettere tanto e farci capire che si esce sconfitti anche dalla vittoria quando si è arrecata morte, distruzione e annientamento dell’intero pianeta. Cerchiamo di capire che dobbiamo fermare l corsa alle costruzione di armi sempre più sofisticati. Quel denaro potremmo impiegarlo per costruire il bene. Cosi come diceva Mandela:” la giustizia e la libertà devono essere i nostri strumenti, la felicità e la prosperità le nostre armi”. Costruire la pace si può; dipende da tutti noi e ha bisogno di ognuno di noi, solo così potremmo debellare e seppellire per sempre le atrocità della guerra.
Valeria Passaro
• Gli inferiori si ribellano per poter essere uguali e gli uguali per poter essere superiori. Ăˆ questo lo stato d'animo da cui nascono le rivoluzioni. Aristotele
La guerra in Afghanistan (origini del conflitto)
Quando è iniziata/finita? Dove è avvenuta? Tra chi è avvenuta? Perché è avvenuta?
Troviamo risposte a questi interrogativi La guerra in Afghanistan del 1979-1989, talvolta indicata La
anche come guerra russo-afghana, invasione sovietica dell'Afghanistan o intervento sovietico in Afghanistan, fu un conflitto intercorso tra il 24 dicembre 1979 ed il 15 febbraio 1989
Troviamo risposte a questi interrogativi
ebbe luogo nel territorio afghano
Si schierarono le forze armate dell’Afghanistan
appoggiati dall’Unione Sovietica contro Mujaheddin con l’appoggio degli eserciti di Stati Uniti, Regno Unito, Pakistan, Arabia Saudita, Cina e Iran
primo ministro Mohammed Daoud Khan conquisto’ il Ilpotere con un colpo di Stato. Il popolo si ribello’ contro il monarca, si alleo’ con l’Unione Sovietica per uccidere il sovrano e conquistare la repubblica.
Guerra in Afghanistan(1979-1989) (sviluppo e conseguenze)
Conseguenze sociali Conseguenze economiche Risoluzione del conflitto
Per capire insieme: un totale di 620.000 militari sovietici che prestarono Su servizio in Afghanistan, le cifre ufficiali indicarono inizialmente 14.453 caduti in combattimento, cosi’ ripartiti: 13.833 dell'esercito, 572 delle guardie di frontiera ed altre unita’ del KGB, 28 delle truppe del ministero degli Interni e 20 tra il personale di altri uffici o ministeri Stato afghano era completamente dipendente dagli aiuti loprovenienti da Mosca, non solo per quelli militari ma anche per la fornitura di grano e combustibili, ma il nuovo governo russo di Boris Nikolaevic El'cin decise di tagliare i legami con Kabul gettando il paese nel caos ritiro delle forze sovietiche inizio’ come previsto: Ilnonostante fossero state negoziate tregue e cessate il fuoco locali con i vari comandanti guerriglieri, la ritirata sovietica fu disturbata da alcune imboscate dei gruppi mujaheddin piu’ estremisti, anche se in generale essa si svolse senza grandi intoppi.
A cura di: Alessio Pagliara Gianmauro Danisi Stefano Santacesaria
Guerra Cina-Tibet
Le cause
La guerra tra Cina e Tibet ebbe inizio in seguito a una manifestazione pacifca da parte di alcuni giovani tibetani, che come il resto dei loro concittadini, volevano l’indipendenza dalla Cina Secondo stime attendibili alla fne del 1957 circa centomila guerriglieri combattevano per la libertà del Tibet, ma la disparità delle forze in campo non lasciava alcuna possibilità di successo alla pur eroica resistenza tibetana. Infatti i cinesi potevano contare su di un esercito armato di tutto punto, organizzato secondo una ferrea disciplina, perfettamente addestrato
Schieramenti
I due schieramenti ricevettero, anche se in misura diversa, supporto dall'estero: l'Unione Sovietica fornĂŹ al partito comunista cinese un moderato contributo in materiale bellico e un certo numero di consiglieri, mentre gli USA supportarono i nazionalisti sia con milioni di dollari in prestiti e materiale bellico, sia fornendo aiuto diretto nel trasporto aereo delle truppe verso il nord della Cina e la Manciuria, dove i comunisti avevano le loro basi.
Le vittime Una delle piÚ importanti ribellioni fallÏ e come conseguenza della repressione cinese, morirono diverse migliaia di cittadini tibetani, alcune stime parlano di circa 65.000 – 70.000 persone, comprese donne e bambini.
Malgrado i numerosi tentativi di trattative la guerra civile non ha ancora avuto fne.
Situazione attuale Dopo la violenta rivolta anticinese del 1959, il Dalai Lama fuggì con un gruppo di fedeli in India e Pechino risistemò i confni amministrativi della regione. Dal grande Tibet storico, grande circa un quarto dell’attuale territorio nazionale cinese, Pechino creò l’attuale regione autonoma del Tibet e la provincia del Qinghai.
Inoltre diede territori tibetani alle provincie del Sichuan e del Gansu. Oggi per Tibet Pechino intende solo la regione autonoma, RA, il Dalai e gli esiliati pensano invece al Tibet storico.
Inoltre in questi anni c’è stata una forte emigrazione di han (l’etnia maggioritaria in Cina) e di hui (cinesi di religione musulmana) nel grande Tibet, dove i tibetani sono diventati una minoranza. Il processo di integrazione economica del Tibet in Cina aggrava sempre piÚ la situazione. Questo signifca anche che due mondi si stanno scontrando, questo scontro ha conseguenze anche molto pratiche. I lavori piccoli, ma anche le grandi opere, in Tibet le fanno i cinesi han, i quali poi si lamentano che i tibetani non lavorano.
I tibetani comunque negli ultimi anni hanno avuto un altro ritorno della Cina. I ricchi cinesi buddisti, per qualche peccato da farsi perdonare, hanno elargito anche grandi contributi e donazioni ai templi tibetani. I templi quindi sono pieni di monaci, ma spesso molti sono anche centri di resistenza al governo di Pechino. L’immigrazione di han in molte zone del Tibet storico hanno messo in minoranza la popolazione originaria, ma questo non sta funzionando nel Tibet RA viste le sue condizioni estreme.
Pechino non si fda del Dalai Lama, in sostanza, perché non sa giudicare in che misura lui è controllato o controlla la turbolenta comunità dei Tibetani. Il Dalai Lama però ha ancora dalla sua un grande prestigio internazionale.
A cura di: Mattia Demitri Edoardo Rini Francesco Monaco Andrea Borgio
Israele VS Palestina La guerra che ha scombussolato il mondo
• Tutto ebbe inizio nel lontano 1898, quando vide la luce il primo movimento Sionistico Internazionale, fondato a Ginevra da Teodoro Herzl, con l'unico scopo se non quello di riportare gli Ebrei sparsi per il mondo in Palestina, la loro " terra promessa ".Per il movimento Sionistico infatti, basta essere ebrei per accaparrarsi il diritto di cittadinanza nel futuro stato Israeliano. Durante questi anni, la Palestina era sotto il dominio Ottomano ed era una terra arida e deserta, dove i suoi pochi abitanti vivevano di agricoltura e pastorizia.
Con l’arrivo degli inglesi… • Inizia la prima Guerra Mondiale, gli Inglesi schiacciano il povero Impero Ottomano e nel 1923 prendono il comando anche della Palestina. Con il dominio Inglese, il movimento Sionista crebbe a dismisura grazie anche all'appoggio degli stessi inglesi che non posero un limite ai flussi migratori. Finisce la seconda guerra mondiale ed il flusso migratorio ebraico si allarga a dismisura e diventa insopportabile per i Palestinesi.
L’inizio della catastrofe… • Vista l'insostenibile situazione della Palestina, l'Onu, decide nel 1947, la spartizione della Palestina in due stati separati. I Palestinesi, giustamente, si ribellano a questa iniqua decisione ed iniziano i primi conflitti a fuoco. Nel 1948 nasce lo Stato d'Israele e con la sua nascita inizia una vera e propria guerra tra i due paesi, da una parte il nascente Stato d'Israele, dall'altra tutta la Lega Araba.
Interviene l’Onu… • Nonostante sia ancora " neonato " il nuovo stato d'Israele, già molto più ricco e meglio armato rispetto alla Palestina, sbaraglia il suo avversario su tutti i fronti. I primi scontri terminano nel 1949 grazie all'intervento dell'Onu, forse tardivo, infatti Israele, già nel 1949 aveva conquistato il 70% della Palestina. Nel 1956 si riaccendono le ostilità, questa volta tra Israele ed Egitto, si succedono poi altri conflitti devastanti, in particolare ricordiamo la guerra dei Sei Giorni e la guerra del Kippur, dove sono sempre gli Israeliani a vincere, arrivando con le truppe quasi al Cairo, anche questa volta, solamente l'intervento dell'Onu riesce a fermare altri inutili spargimenti di sangue.
Israele e i membri della lega araba
La situazione moderna • Nel 1964 nasce l'OLP che viene riconosciuto come "ente" rappresentante del popolo Palestinese. Nel 1988 l'OLP riconosce lo stato d'Israele, ma proclama unilateralmente lo Stato Indipendente di Palestina. Israele schiera carri armati, i Palestinesi, non avendo armi sufficientemente tecnologiche iniziano a pianificare atti terroristici su larga scala.
… • Nel 1993, l'Onu, attraverso la " risoluzione 242 " obbliga Israele a restituire e a ritirarsi da tutti i territori Palestinesi occupati , ma Israele non si ritira. Sempre nel 1993, attraverso gli accordi di Oslo, viene stabilita una data per la " risoluzione 242 " : Tutti i territori occupati dovranno essere restituiti entro 5 anni. Ad oggi, la risoluzione 242 è scaduta e più del 50% dei territori indicati nella risoluzione Onu sono ancora occupati da Israele.
Oggi… • Nonostante gli sforzi dell'Onu, il mondo è spaccato dalla questione Palestinese e mentre Germania e Inghilterra annunciano il veto sulla proposta della Palestina come Stato Osservatore, i Palestinesi accusano Abu Mazen ( il loro portavoce ) di essere troppo moderato, mentre gli Israeliani minacciano di recidere dagli accordi di Oslo nel caso la situazione non trovasse soluzione al più presto. A cura di: Vittorio Calabrese Giuseppe Greco Gabriele Spagnolo Simone Scalera
Fate clic per modificare il formato del testo del titoloFare clic per modificare lo stile del titolo GUERRE GUERRE JUGOSLAVE JUGOSLAVE
23/04/14
1
Nell’ ultimo secolo molte guerre hanno cambiato la cartina geografica mondiale : in questo articolo proveremo a riassumere una delle guerre che a inciso sulla storia europea ancora in corso fino a venti anni fa : la guerra in ex jugoslavia :
• Quando e iniziata come sono iniziate? • Le guerre jugoslave sono una serie di guerre armate di seccessione e civili a cavallo tra il 1991 e il 1995. Le elezioni croate della primavera del 1990 avevano visto vincere i nazionalisti di Tuđman, supportati anche dalla diaspora, davanti ai comunisti riformati di Ivica Račan. Nell'estate del 1990, nella regione montagnosa della Krajina (ai confini con la Bosnia), a maggioranza serba, venne proclamata la formazione della Regione Autonoma Serba della Krajina. In un clima di tensione sempre più forte, i Serbi bloccarono per un certo periodo le strade percorse dai turisti che si recavano per le vacanze in Dalmazia. Il 2 settembre si tenne nella stessa regione un referendum sull'autonomia e per una possibile futura congiunzione con la Serbia. Il 19 marzo 1991 si svolse in Croazia un referendum per la secessione del Paese dalla Jugoslavia. La consultazione venne boicottata nelle Krajine. Qui la maggioranza serba mosse i primi passi nella direzione opposta, ovvero per la secessione dalla Croazia. Il 1º aprile 1991 venne autoproclamata in Krajina e Slavonia la Repubblica Serba di Krajina (serbo: Република Српска Крајина, РСК). Il governo croato la vide come una ribellione. Questo evento è spesso considerato come l'inizio della guerra d'indipendenza croata. Il 9 aprile 1991 il presidente Franjo Tuđman, con l'aiuto della C.I.A. [senza fonte], annunciò la costituzione di un esercito nazionale croato (Zbor Narodne Garde, Guardia Nazionale Croata). In maggio avvenne un episodio di sangue, quando a Borovo Selo, nelle immediate vicinanze di Vukovar, vennero uccisi in un'imboscata prima due e poi dodici poliziotti croati. Il Ministero degli Interni croato iniziò ad armare in quantità sempre maggiore le forze speciali di polizia, e questo portò alla costruzione di un vero e proprio esercito.
•
Quando si arriva all’ apice della guerra ? 7 ottobre 1991 una forte esplosione colpì la sede del governo a Zagabria, durante una riunione a cui partecipavano Tuđman, il presidente federale Stjepan Mesić e il primo ministro federale Marković. Il governo croato accusò i vertici dell'JNA di essere responsabili dell'attacco, mentre l'esercito jugoslavo asserì che l'esplosione era opera delle stesse forze di Tuđman. Il giorno seguente il parlamento croato sciolse ogni residuo legame con le istituzioni federali. L'8 ottobre 1991 venne proclamato giorno dell'indipendenza croata. Il 19 dicembre 1991, nel periodo in cui infuriava maggiormente la guerra, i Serbi della Krajina proclamarono ufficialmente la nascita della Repubblica Serba della Krajina ed è da questo punto che scaturì la Guerra di indipendenza croata. Il 4 gennaio 1992 entrò in vigore il quindicesimo cessate il fuoco, per un certo periodo rispettato da entrambe le parti. L'JNA si ritirò dalla Croazia entrando in Bosnia, dove la guerra non era ancora iniziata, mentre la Croazia (assieme alla Slovenia) venne riconosciuta ufficialmente dalla CEE (15 gennaio) ed entrò a far parte dell'ONU (22 maggio). Nei mesi successivi il conflitto continuò su piccola scala e le forze croate tentarono di riconquistare le città passate sotto il controllo serbo, in particolare nell'area diRagusa/Dubrovnik (il cui centro fu bombardato dai Serbi il 6 dicembre 1991) e Zara.
Nel settembre 1993, nell'ambito dell'operazione Sacca di Medak (Medački džep) contro i Serbi di Krajina, i Croati, guidati dal generale Janko Bobetko, compirono una serie di crimini contro l'umanità e di violazioni del diritto internazionale di guerra, causando la morte anche di 11 militari delle forze di pacificazione dell'ONU. Nel frattempo la Croazia venne coinvolta pienamente nella guerra in Bosnia ed Erzegovina (iniziata nell'aprile del 1992). Alcune fra le persone più vicine a Tuđman, tra cui Gojko Šušak e Ivić Pašalić, provenivano infatti dalla regione dell'Erzegovina e sostenevano finanziariamente e militarmente i Croati di Bosnia. Nel 1993, scoppiò la guerra fra Croati di Bosnia e Bosgnacchi (cittadini bosniaci di religione musulmana). I Croati avevano infatti proclamato il 28 agosto 1993 la Repubblica dell'Herceg Bosna con lo scopo di aggregare la regione di Mostar alla Croazia. Franjo Tuđman partecipò ai colloqui di pace fra Croati di Bosnia ed Erzegovina e Bosgnacchi, conclusi con gli accordi di Washington (1 marzo 1994). Gli statunitensi imposero la creazione di una Federazione Croato-Musulmana, e di un'alleanza ufficiale tra Croazia e Bosnia ed Erzegovina (ratificata a Spalato, 22 luglio 1995). Tuttavia sembra che Tuđman più volte si sia incontrato con Milosević allo scopo di spartire, anche con le armi, la Bosnia ed Erzegovina tra Croazia e Serbia
Situazioni nelle varie regioni della Jugoslavia
•
•
Nel novembre del 1994, Croazia e Stati Uniti firmarono un accordo militare che portò alla costruzione di una centrale operativa nell'isola di Brazza.Le operazioni militari in Krajina, che provocarono il massacro di 1.400 civili da parte delle truppe croate e costrinsero alla fuga migliaia di civili, furono approvate dai governi statunitense di Bill Clinton e tedesco di Helmut Kohl, i quali rifornirono di armi e strumentazioni l'esercito croato. Secondo lo studioso Ivo Banac, i servizi segreti statunitensi (la CIA e la DIA) fornirono "supporto tattico e d'intelligence" all'inizio dell'offensiva.Più di 200.000 Serbi furono obbligati alla fuga dall'esercito croato, che si rese protagonista di una delle operazioni di pulizia etnica più rilevanti di tutto il periodo 1991-1995. Il Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia ritenne responsabili di tali atrocità diversi comandanti militari croati, tra cui il generale Ante Gotovina. Il 16 novembre 2012, i due ex generali croati Ante Gotovina e Mladen Markac sono stati assolti.. La guerra si concluse dopo pochi mesi con un netto successo croato.
●
testo della struttura Fate clic per modificare il formato del – Secondo livello struttura ●
Terzo livello struttura
–
Quarto
●
livello
Fate clic per modificare il formato
struttur a ● Fate clic per modificare il formato Bosnia-Erzegovina del testo del titoloFare clic per
del testo della struttura
Q
–
u i
modificare lo stile del titolo
n
Secondo livello struttura ●
t
Terzo livello struttura
o
– Quarto livello
l i
struttura
v e
●
l
Quinto livello
l
struttura
o
●
s t
Sesto
r
livello
u t
struttura
t u
Mentre la guerra infuriava
r a
• ●
in Croazia, la Bosnia ed
Settimo livello strutturaFare clic S e
Erzegovina, formata da tre
s
diverse etnie (Bosniaci,
o
Serbi e Croati) era in una
l
t
i
situazione di pace
v e
momentanea e instabile, in quanto le tensioni etniche erano pronte a 23/04/14
esplodere
l l
per modificare stili del testo dello schema
– Secondo livello •
Terzo livello
–
Quarto livello
»
Quinto livello
o
s t r u
5
Le guerre tra le nazionalità
Inizialmente i Bosniaci e i Croati combatterono alleati contro i Serbi, i quali erano dotati di armi più pesanti e controllavano gran parte del territorio rurale, con l'eccezione delle grandi città di Sarajevo e Mostar. Nel 1993, dopo il fallimento del piano Vance-Owen, che prevedeva la divisione del Paese in tre parti etnicamente pure, scoppiò un conflitto armato tra Bosniaci musulmani e Croati sulla spartizione virtuale del territorio nazionale. È stato dimostrato il coinvolgimento del governo croato di Tuđman in questo conflitto, che lo rese in questo modo internazionale (Zagabria sostenne militarmente i Croato-Bosniaci).[senza fonte]Mostar, già precedentemente danneggiata dai Serbi, fu costretta alla resa dalle forze croato-bosniache. Il centro storico fu deliberatamente bombardato dai Croati, che distrussero il vecchio ponte Stari Most il 9 novembre 1993. Il bilancio della guerra fu spaventoso: la capitale del Paese, Sarajevo, fu assediata dalle truppe serbo-bosniache per 43 mesi. Ciascuno dei tre gruppi nazionali si rese protagonista di crimini di guerra e di operazioni di pulizia etnica.
Referendum per l’indipendenza
Il 25 gennaio 1992 il Parlamento, nonostante la ferma opposizione dei Serbo-bosniaci, decise di organizzare un referendum sull'indipendenza della Repubblica. Il 29 febbraio e il 1º marzo si tenne dunque nel territorio della Bosnia ed Erzegovina il referendum sulla secessione dalla Jugoslavia. Il 64% dei cittadini si espresse a favore. I Serbi boicottarono però le urne e bloccarono con barricate Sarajevo. Il Presidente della Repubblica, il musulmano Alija Izetbegović,[14] chiese l'intervento dell'esercito, affinché garantisse un regolare svolgimento delle votazioni e la cessazione delle tensioni etniche. Il partito che maggiormente rappresentava i Serbi di Bosnia, il Partito Democratico Serbo di Radovan Karadžić, fece sapere però subito che i suoi uomini si sarebbero opposti in qualsiasi modo all'indipendenza. Subito dopo il referendum l'JNA iniziò a schierare le sue truppe nel territorio della Repubblica, occupando tutti i maggiori punti strategici (aprile 1992). Tutti i gruppi etnici si organizzarono in formazioni militari ufficiali: i Croati costituirono il Consiglio di difesa croato (Hrvatsko Vijeće Obrane, HVO), i Bosgnacchi l'"Armata della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina" (Armija Bosne i Hercegovine, Armija BiH), i Serbi l'Esercito della Repubblica Srpska (Vojska Republike Srpske, VRS). Erano inoltre presenti numerosi gruppi paramilitari: fra i Serbi le "Aquile Bianche" (Beli Orlovi), fra i Bosgnacchi la "Lega Patriottica" (Patriotska Liga) e i "Berretti Verdi" (Zelene Beretke), fra i Croati le "Forze Croate di Difesa" (Hrvatske Obrambene Snage).
Q u i
Come si è conclusa la guerra? In un clima sempre più teso, destava seria preoccupazione anche la situazione economica, con una Federazione ormai troppo scissa tra nord e sud[5]. Il dinaro jugoslavo subì diverse svalutazioni e il potere d'acquisto diminuì progressivamente. Il governo federale fu affidato ad un tecnico (19 febbraio 1989), l'economista croato Ante Marković, che propose una solida e strutturale riforma economica e preparò la domanda di adesione del Paese alla Comunità Economica Europea. Il piano economico sembrava funzionare, nonostante le inevitabili conseguenze sociali (aumento della disoccupazione e della povertà, diminuzione dei sussidi statali), ma venne travolto dalle turbolenze etniche e dalla disgregazione complessiva della Federazione. Il 20 gennaio 1990 venne convocato il quattordicesimo e ultimo congresso (convocato straordinariamente) della Lega dei Comunisti Jugoslavi, con uno scontro frontale tra delegati serbi e sloveni, in particolare riguardo alla situazione in Kosovo, alla politica economica e alle riforme istituzionali (creazione di una nuova federazione o confederazione, la "terza Jugoslavia"). Per la prima volta nella storia, Sloveni e Croati decisero di ritirare i loro delegati dal congresso. Ormai era chiaro che il Paese viaggiava a due velocità, 23/04/14 non più armonizzabili.
n t
del testo della struttura
–
Secondo livello struttura ●
Terzo livello struttura
o
– Quarto livello
l i
struttura
v e
●
l
Quinto livello
l
struttura
o
●
s t
Sesto
r
livello
u t
struttura
t u
Terzo livello
–
Quarto livello
»
Quinto livello
8
●
Fate clic per modificare il formato del testo della struttura
Q
Com’è cambiata la cartina della
–
u i
Jugoslavia?
n
●
t
Inseguito alla guerra la Jugoslavia
Secondo livello struttura Terzo livello struttura
o
– Quarto livello
si divise in più stati democratici l
quali: 1. Repubblica Socialista di Bosnia-
i
struttura
v e
Erzegovina, con capitale Sarajevo 2. Repubblica Socialista di Croazia,
●
l
struttura
o
con capitale Zagabria 3. Repubblica Socialista di
Quinto livello
l
●
s t
Macedonia, con capitale Skopje 4. Repubblica Socialista di Montenegro, con capitale Titograd (attuale Podgorica)
r
con capitale Belgrado, che
livello
u t
struttura
t u r
5. Repubblica Socialista di Serbia,
a
• ●
Settimo livello strutturaFare clic S e
includeva anche: 5a. Provincia Socialista Autonoma
per modificare stili del testo dello
s t o
del Kosovo, con capitale Priština 5b. Provincia Socialista Autonoma
l
schema
– Secondo livello •
i
della Vojvodina, con capitale Novi
v
Sad
e
Slovenia, con capitale Lubiana
Terzo livello
–
l
6. Repubblica Socialista di
Sesto
Quarto livello
»
l
Quinto livello
o
s
9
9
Fate clic per modificare il formato del testo della struttura
– Cambiamenti
Secondo livello struttura ●
Prima
Terzo livello struttura
– Quarto livello
Nella Jugoslavia di allora si
struttura
parlavano tre lingue: serbo-
●
croato (includendo con
Quinto livello
questa denominazione la
struttura
lingua parlata in Croazia,
●
Serbia, Bosnia, Montenegro), sloveno e
Sesto livello
macedone
struttura
Le religioni ortodossi, cattolici, musulmani Dopo religione cattolica, ortodossa, musulmana ed ebraica e quattro alfabeti latino, cirillico, arabo ed ebraico.
Terzo livello
–
Quarto livello
»
Quinto livello
10
Un bilancio di 250.000 morti ed oltre 2 milioni di profughi.
Migliaia di donne sono state torturate e stuprate durante la guerra in Bosnia Erzegovina. Un'indagine sulle condizioni di queste invisibili vittime e dei figli nati dalle violenze, con interviste alla regista del film "Grbavica", e alla direttrice dell'associazione "Donne vittime della guerra". Nostro servizio Questo articolo viene pubblicato oggi contemporaneamente da Osservatorio sui Balcani e Diario "Mamma, cos'ho di mio padre? Gli assomiglio?" "No, assomigli a me." "Ma cos'ho di lui?" La mamma fuma nervosamente la sigaretta: "I capelli, sì i capelli". Esma vive sola con la figlia a Sarajevo. La ragazzina sa che il padre era uno "sehid", un martire nella guerra bosniaca. Ma un giorno deve portare a scuola un certificato, che attesti l'identità del genitore, e il suo mondo comincia a sgretolarsi. La tensione cresce intorno alla reticenza della mamma. che cerca di aggirare la burocrazia scolastica. Finché la ragazza esplode: "Insomma hai idea di chi sia mio padre? Non lo sai, non sai chi ti ha scopato... Dove è morto? Dove è morto? Tu menti! E' tutta la vita che menti!" Nel parapiglia che segue però è la madre che urla la sua rabbia: "...Vuoi la verità? Mi hanno stuprato, ti ho concepita in campo di concentramento! Sei figlia di un cetnico, sei carne di un cetnico!"
A cura di: Aurora Punzi Francesca Norberti Valentina Leo Daniela De Milito
PROBLEMATICHE DEI CURDI
Problematiche dei Curdi (origini del confitto)
Quando sono iniziate/fnite? Dove sono avvenute? Tra chi sono avvenute? Perche sono avvenute?
Cerchiamo soluzioni ďƒź Le problematiche dei Curdi cominciarono con la guerra non ufciale del 1984. Si ritroverĂ la pace dopo 14 anni ad intervalli di tempi di quiete e di guerra nel 1998
Cerchiamo soluzioni Le guerre curde ebbero luogo in gran parte della Turchia e dell’Iran e in piccola parte anche nella Siria e nell’Iraq. Questo campo di guerra venne denominato “Kurdistan” (PKK)
Cerchiamo soluzioni ďƒźIn sintesi tutte le guerre avvenute in kurdistan vennero combattute dai medesimi popoli: curdo,turco.
Cerchiamo soluzioni Il PKK aveva intrapreso una lotta armata volta a istituire uno stato curdo indipendente. Nel 1995, durante il governo Çiller, la Turchia scatenò la più vasta ofensiva militare mai mossa alla guerriglia curda, penetrando per 40 chilometri in territorio iracheno.
Problematiche dei Curdi (sviluppo e conseguenze)
conseguenze
sociali Conseguenze economiche Risoluzione del confitto
Per capire insieme : Il confitto causò in poco più di dieci anni migliaia di morti e un esodo verso le periferie delle grandi città di circa due milioni di persone.
Per capire insieme : Comportò una forte limitazione dei diritti civili e politici, che colpì partiti politici legali ,associazioni per i diritti umani, giornalisti, intellettuali: tacciati di contiguità con il PKK, essi furono infatti sottoposti ad una severa repressione da parte delle autorità turche.
Per capire insieme : Costretto a riprendere la fuga, il leader del PKK venne catturato a Nairobi da agenti del servizio segreto turco; condannato a morte dopo uno sbrigativo processo, Öcalan rilanciò la proposta di pace annunciando contestualmente la sospensione dell’attività armata e il ritiro dei combattenti del PKK dalla Turchia.
o GRAZIE PER L’ATTENZIONE.
A cura di: Alessio Pagliara Stefano Santacesaria Gianmauro Danisi
Guerra Civile Siriana
Sulla Siria incombe lo spettro di una guerra civile
Destinata a durare a causa dei molteplici interessi interni ed esterni.
Le prime proteste sono iniziate a metà marzo del 2011 e mentre aumentavano di numero, moltiplicandosi nel paese, gli oppositori aggiungevano altre richieste tra cui maggiore libertà , piÚ democrazia e le dimissioni del presidente Assad. Le forze di polizia e l’esercito, facendo leva sul divieto di manifestazioni pubbliche in vigore dal 1963, hanno represso duramente le manifestazioni ferendo e uccidendo centinaia di persone. Il presidente Assad ha rifutato di dimettersi preferendo una resistenza ad oltranza, mentre assicurava riforme strutturali e cambiamenti radicali nella forma istituzionale e nel limitato e repressivo corpo legislativo dello Stato.
Le vittime Il bilancio delle vittime del confitto siriano cresce ed è stato defnito con profonda preoccupazione dalle Nazioni Unite e delle organizzazioni della società civile di tutto il mondo. Ma se le diplomazie sembrano impotenti di fronte a questo scempio, possiamo sostenere che i numeri di questa tragedia umanitaria siano la misura della gravità del confitto, laddove anche i media sembrano disinteressarsi del problema col passare dei mesi.
Infatti apprendiamo dall’Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh), che il numero delle vittime è impressionante e incalcolabile.
Sviluppo della guerra La lotta imperversa nell’oblio di chi non ha occhi per vedere e orecchie per ascoltare. La Siria è un paese distrutto economicamente, culturalmente e profondamente ferito nel suo tessuto sociale.
Somalia
Somalia Dove? La guerra in Somalia è un conflitto ancora in corso che coinvolge il Governo Federale di transizione Somalo e l'Etiopia contro un gruppo islamico, l'Unione Delle Corti Islamiche e altre milizie affiliate per il controllo del paese. La guerra è cominciata ufficialmente il 20 luglio 2006 quando le truppe statunitensi tornano in Etiopia e invasero la Somalia per sostenere il governo a Baidoa. Di conseguenza l'Unione delle Corti Islamiche dichiara lo stato di guerra e tutti i somali prendono parte al combattimento contro l'Etiopia.
Caratteristiche della Somalia ●
Dapprima questo Stato si poteva vantare per avere una unità etnica,di cultura, una sola lingua e religione;ma è finita in un'interminabile guerra civile;
●
La Somalia è una colonia;
●
Le istituzioni statali sono d'origine estranea alla loro cultura tradizionale;
●
Sono un popolo di pastori nomadi, alla ricerca di acqua e pascoli;
●
La storia somala è piena di conflitti inter-clanici per il possesso di scarse risorse, infatti è per la maggior parte desertica o semi desertica con solo due zone agricole lungo i due fiumi (Giuba e Shebeli
Quando? ●
Dicembre 2006:Scoppiano violenti combattimenti nella città di Baidoa, capitale del Governo di transizione federale, fra la Somalia e l'Unione delle Corti Islamiche. L'Etiopia inviò sul fronte i rinforzi per la Somalia inducendo le truppe dell'Unione delle Corti Islamiche a contrattaccare e facendo scoppiare dei pesanti combattimenti a Lidale e Dinsoor
●
Febbraio 2008: Le truppe islamiche occuparono le città di Mogadiscio e Dinsoor,arrivando nei ditorni di Kismayo non occupandola. Il 3 marzo 2008 gli Stati Uniti lanciarono un raid aereo su Dhoble,una cittadina somala. I funzionari degli Stati Uniti ritenevano che la città era detenuta da estremisti islamici. Ai primi di dicembre 2008, l'Etiopia ha annunciato che a breve tempo avrebbe ritirato le sue truppe dalla Somalia.
●
Febbraio 2008: le forze islamiche occuparono le città di Mogadiscio e Dinsoor. Nel maggio arrivarono nei dintorni di Kismayo ma non la occuparono.. Il 3 marzo 2008, gli Stati Uniti hanno lanciato un raid aereo su Dhoble, una cittadina somala. I funzionari degli Stati Uniti ritenevano che la città era detenuta da estremisti islamici. Ai primi di dicembre 2008, l'Etiopia ha annunciato che, a breve, avrebbe ritirato le sue truppe dalla Somalia.
●
25 Gennaio 2009: le truppe etiopi si erano ritirate al di fuori della Somalia,mentre le truppe islamiche avanzarono conquistando Baidoa e altre città importanti. Il Governo federale di transizione cadde,per questo alla fine dell'anno 2009 Mogadiscio fu assaltata da islamici che non condividevano la politica del nuovo leader
●
La guerra continua ancora oggi ridotta a qualche conflitto tra le frazioni islamiche.
Cause? Ora scopriamo i motivi di questa guerra civile Durante il periodo socialista di Siyad Barre, dopo qualche gesto iniziale positivo,scoppia la guerra civile, poichè il dittatore per continuare a si appoggiava su particolari clan (tra cui il suo), sottolineando divisioni là dove c'erano in gran parte differenze claniche. Questo spinse di più le fazioni claniche a cercare potere. Anche la comunità internazionale ha contribuito e contribuisce alle rivalità inter-somale. I colonizzatori hanno appoggiato spesso un clan contro l'altro,favorendo e ricompensando gli uni al vantaggio degli altri per i loro fini.
Ma dopo il crollo dello stato.. ●
Le fazioni claniche più forti si sono spartite nella violenza ciò che rimaneva dello stato;
●
Le persone più preparate hanno dovuto cercare rifiugio all'estero o sono state uccise;
●
La Somalia viene lasciata in balia a capibanda e commercianti senza scrupolo impoverendola ulteriormente.
Durante l'epoca della guerra fredda.. â—?
I paesi occidentali e i paesi del blocco comunista, hanno favorito il regime di Siyad Barre, cercando di chiudere gli occhi sugli abusi;
â—?
Gli stati confinanti con la Somalia, continuano a rimescolare le carte fra le varie fazioni somale, privaleggiando prima l'una poi l'altra, poichĂŠ pensano che un popolo continuamente diviso e in lotta sia preferibile a un popolo unito;
â—?
Il traffico internazionale di armi,droga, (forse anche di rifiuti tossici), unito a un commercio senza barriere e senza scrupoli, favorisce la disunione tra i vari clan somali e le loro fazioni, restando prigioniere del loro interesse personale, che va contro il bene comune.
Conseguenze
●
Più di 3.000.000 di somali soffrono per violenze,insicurezza permanente,aumento record dei prezzi del cibo e carburanti, perdurante siccità che produce carestie e decima il bestiame;
●
Gli scontri sono concentrati particolarmente nella capitale ovvero Mogadiscio, da dove nel 2007, precisamente ad aprile, è fuggita circa la metà della popolazione.
Provvedimenti INTERSOS ha iniziato ad operare in Somalia nel
â—?
1992, supportando e sviluppando il fondamentale centro ospedaliero regionale di Jowhar. Gli obbiettivi effettutati sono stati i seguenti: rispondere ai bisogni della popolazione come acqua, cibo, salute, educazione. Contribuendo alla pacificazione e riconciliazione, rispettando i diritti umani. Operazione Linda Nchi Un'operazione militare
â—?
coordinata degli eserciti di Somalia e Kenya, finalizzata a contrastare l'organizzazione terroristica islamica Al-Shabaab. â—?
Intanto il 12 settembre 2012 viene eletto dal
parlamento un nuovo governo con a capo Hassan Sheikh Mohamoud.
Ed ecco ora le varie testimonianze
Racconta Faduma Ahmed: “Ero in un campo di sfollati quando ho visto un drappello di uomini con le divise dell’esercito. Non credevo fossero pericolosi, ma quando mi hanno incrociato mi hanno trascinato in un campo e stuprato a turno”. Faduma è stata “fortunata” perché aiutata dalle altre donne che l’hanno raccolta e portata in ospedale, dove le hanno somministrato farmaci antiretrovirali per prevenire il contagio di Aids. La maggior parte delle donne vengono lasciate in strada o in un campo. Le vittime sono traumatizzate e non raccontano nulla, neppure a chi vuole aiutarle.
E ancora... “Ormai– spiega Rakiia Ahmed, che gestisce uno dei centri di Mother and Child Care – chi scappa degli stupratori rischia di finire nelle mani di altri stupratori. Cercare aiuto da chi dovrebbe difenderti è rischioso”. Faduma Ahmed non ha voluto denunciare i suoi stupratori e li incontra in divisa mentre pattugliano il campo con l’incarico di difendere i suoi ospiti.
Prima
A cura di: Federica Cavallo Marica Carriero Marta Pellegrino Elisea Merico
Dopo
Sudan Dove? Il Darfur è una regione situata all'ovest del Sudan, nel deserto del Sahara, con circa 6 milioni di abitanti su una popolazione sudanese complessiva di circa 32 milioni.
Caratteristiche del territorio ● ●
●
●
●
Il Paese è ricchissimo di petrolio; E' tra le zone col più basso reddito procapite dell'Africa; A causa dei cambiamenti planetari, questa terra è passata dall'essere una terra agricola al diventare una zona desertica; Il cambimento del clima globale ha peggioratp la qualità del suolo,la disponibilità idrica e la copertura forestale Mancanza di piogge,desertifcazione e degrado ambientale, sono la causa di ulteriori micro-confitti tra le tribù per l'accesso alle risorse.
Quando? L'inizio della guerra nel Darfur risale nel 2003 e continua tutt'ora.
Quali sono le cause? Le cause di questo confitto sono poco chiare. L’elemento religioso non è la sola giustifcazione del sorgere dell’attuale crisi. Come abbiamo visto prima anche l'accesso alle risorse è un pretesto per la guerra. Perciò molti ribelli hanno preso le armi, poiché in esse vedono l'unica via d'uscita per convincere Khartoum ad una devoluzione di potere e di risorse per la situazione stagnante del Dafur.
Conseguenze del confitto ● ●
●
Fuga di milioni di persone; Il Governo si è fatto sentire duramente al primo tentativo di insurrezione, alleata con lo SPLA ( esercito popolare di liberazione del Sudan), nell'autunno 1991, Ha fatto terra bruciata e ha favorito le milizie locali di tribù alleate per garantire il controllo del territorio. Il Governo ha cercato di ripetere le stesse operazioni di fronte a due più recenti movimenti di liberazioni del Darfur.
E ancora... ●
●
●
●
Donne e bambini sono vittime di violenze sessuali sistematiche da parte dei gruppi armati; La popolazione civile è oggetto continuo della violazione dei più elementari diritti umani, villaggi interi vengono distrutti e gli sfollati (spesso appartenenti a tribù africane che vivono d'agricoltura, ora private dei mezzi di sussistenza) aumentano drasticamente; Manca l'acqua potabile e l'assistenza di medica di base, ora il Darfur è stato ridotto ad una sorta di ghetto. Particolarmente importante e innovativo è il Centro Salam di cardiochirurgia in Sudan, attivo dal 2007: una struttura di eccellenza a vocazione regionale in cui l'associazione opera gratuitamente pazienti provenienti da tutta l'Africa (e non solo). Il Centro Salam è il fulcro del Programma regionale di pediatria e cardiochirurgia che Emergency sta costruendo in Africa.
Ma non fnisce qui... ●
●
La popolazione è stata divisa in tre diversi gruppi quali:sfollati, comunità d'accoglienza, popolazioni rurali tagliate fuori dagli aiuti; I quali non hanno libertà di movimento al di fuori delle rispettive aree d'insediamento, con gravi ripercussioni di natura economica sociale; Inoltre la soferenza della popolazione non termina qui, infatti Ad oltre un anno dalla stipulazione dell'accordo di pace per il Darfur, siglatonel maggio 2006 dal governo di Khartoum e dai ribelli del SLA- Sudan Liberation Army- le speranze di pace hanno lasciato il posto ad un crescente stato d'insicurezza. Perciò divisioni e contrasti interniai gruppi ribelli e il proposito del Governo di risolvere militarmente il confitto, -nonostante l'accordo di pace- hanno innescato una situazione caotica di scontri e violenze continue di cui vittime principali restano le popolazioni civili.
Ed ecco ora le varie testimonianze "Il mio bambino è qui all'ospedale, sofre di diarrea, disidratazione e ha anche delle ulcere in bocca. Sta male da cinque giorni. Vengo da Kadugli, sui Monti Nuba. Sono scappata con i miei nove fgli, e ho dovuto lasciare lÏ mio marito. Non ho piÚ notizie di lui da quando siamo partiti per Yida a settembre. Abbiamo camminato per sei giorni, e siamo dovuti partire in fretta, portando via solo i nostri vestiti. Sono venuta insieme all'intero villaggio - siamo dovuti andare via tutti a causa della guerra. Ho visto persone morire lungo il tragitto, compresi tre bambini. Da quando siamo qui, i miei fgli sofrono spesso di diarrea - stanno sempre male. A volte le razioni di cibo che riceviamo non durano fno alla fne del mese. Abbiamo fame."
Donna rifugiata di 34 anni, madre di 7 bambini “Al momento la gente sofre la fame nei campi di Doro e Jamam. Alla clinica, ci sono molte persone, tra cui bambini, che sofrono di malnutrizione e disidratazione. Da quando sono fuggiti dal Blue Nile State in Sudan, hanno avuto pochissimo cibo. Anche quando ricevono le razioni - il cibo non basta. Sono felice di lavorare qui perché posso aiutare la mia comunità del Blu Nile State. Sono un rifugiato come loro. Sono molto orgoglioso di lavorare con MSF e aiutare la mia comunità, perché la gente sta sofrendo molto. Non hanno teli di plastica, non hanno cibo, non c'è abbastanza acqua. Per questo quando li raggiungiamo, hanno problemi di diarrea. La malnutrizione è molto difusa. Stiamo facendo del nostro meglio per aiutarli e ringrazio MSF per essere stata la prima organizzazione presente quando siamo arrivati. Ci stanno aiutando molto. Molte altre persone stanno ancora arrivando dal Nilo Azzurro. Adesso sono vicini al confne, sono molto deboli. Ieri siamo andati a El Fuji (punto di confne) e ci hanno raccontato che le case nel Nilo Azzurro sono state bruciate e hanno perso tutto. Perciò verranno qui".
I mass media hanno utilizzato, per defnire il confitto, sia termini come “pulizia etnica” sia come quello di “genocidio”
A cura di: Federica Cavallo Marica Carriero Marta Pellegrino Elisea Merico
STEFANOMILIZIA VALERIAPASSARO FLORINANEAGU FRANCESCOGRASSI
COSA SUCCEDE A KIEV?
L'Ucraina è libera. Dopo giorni di guerriglia finalmente la situazione si è sbloccata con i manifestanti che hanno raggiunto la residenza dell'ormai ex presidente Victor Yanukovich, in fuga, mentre il Parlamento ha votato per il ritorno alla vecchia costituzione (risalente alla Rivoluzione Arancione), per l'impeachment del Capo dello Stato e per la liberazione di Yulia Tymoshenko, la principale avversaria da tre anni in carcere - illegalmente secondo la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Si tratta di una giornata storica per Kiev, che ora rischia la bancarotta, ma può ancora provare a sperare nella democrazia. E questo ha una grandissima importanza perché è vero che di democrazia non si vive, ma senza si muore. Tutto ciò è avvenuto dopo mesi di violente manifestazioni: il Maidan Nezaleshnosti, la Piazza dell'Indipendenza, era divenuta in questi mesi il quartier generale e il simbolo della rivolta contro il presidente e a favore dell'avvicinamento all'Europa e un
allontanamento dalla sfera di influenza russa, in seguito alla decisione di gelare l'accordo di associazione con l'UE. Lo sciopero si era protratto cosÏ a lungo che la Polizia era intervenuta con le armi, causando una carneficina: secondo fonti ufficiali i 25 morti dei primi giorni sono diventati in poche ore 75. Anche se la piazza parla di centinaia di vittime. L'Unione Europea, la Nato e gli Stati Uniti avevano lanciato un monito a Yanukovich, invitando le parti a riprendere la via del dialogo e parlando di sanzioni. Ma dopo un barlume di tregua, il presidente ha cambiato rotta. Una scelta dovuta alle minacce di Mosca, che avrebbe sospeso i suoi aiuti all'Ucraina. E Yanukovich si era deciso a soffocare la rivolta: -I leader dell'opposizione non hanno considerato il principio democratico secondo cui si ottiene il potere con le elezioni e non nella strada - aveva detto in un messaggio - C'è una eclatante violazione della legge, e i colpevoli compariranno davanti alla giustizia.
Ma, intanto, colonne di fumo si levavano da piazza Maidan, mentre il palazzo dei sindacati, dove l'opposizione aveva insediato il proprio quartier generale, era ancora avvolto dalle fiamme e la protesta si allargava al resto dell'Ucraina (soprattutto a ovest). Ora, però, mentre prima a esprimere preoccupazione verso l'uso della violenza erano stati l'Unione Europea – specialmente il presidente polacco- e gli USA, ora è il premier russo Medvedev ad esprimere le sue perplessità, perché con la destituzione di Yanukovich sono "minacciati gli interessi della Russia e la vita dei cittadini". Ma, nonostante siano necessari ingenti aiuti (35 MLD di dollari in due anni), il popolo di Kiev non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. Dietro questa “rivoluzione” hanno giocato sicuramente un ruolo fondamentale le pressioni di Europa e USA, ma anche la
Yulia Tymoshenko parla al popolo di Kiev dopo la sua liberazione 42
voglia di cambiamento di un popolo, quello ucraino, che ormai da troppo tempo è abusato da un dominio dittatoriale e che trova nell'UE una possibile svolta nella direzione della democrazia. Una svolta richiesta a gran voce, anche a costo di perdere gli aiuti della Russia, roccaforte del sistema da abbattere. La libertà non si vende.
Nella foto: le fiamme divampano a Kiev davanti alla folla
84
YEMEN
STEFANOMILIZIA VALERIAPASSARO FLORINANEAGU FRANCESCOGRASSI
GUERRA CIVILE IN YEMEN
Tre anni fa lo Yemen è precipitato nella guerra civile. Le manifestazioni di protesta seguite al ritorno del presidente Ali Abdullah Saleh si sono trasformate velocemente in scontri armati tra le forze fedeli alla famiglia reale e quelle ribelli. Il presidente Saleh, in carica da 32 anni, aveva tentato inutilmente di tacere le voci di chi chiedeva le sue immediate dimissioni sia facendo ricorso all’uso della forza, aprendo il fuoco contro i dimostranti nelle strade, che negoziando, anche attraverso la mediazione saudita, accordi mai accettati dai suoi oppositori. I contestatori del leader yemenita hanno infatti rifiutato numerose proposte di mediazione del capo di Stato e hanno chiesto dimissioni immediate.
L'ex presidente Saleh
La protesta si è ben presto allargata da Ṣanʿāʾ (la capitale yemenita) a tutto il paese e ha assunto tutti i connotati di una vera e propria guerra: diversi eventi , avvenuti in seguito, hanno dimostrato l'enorme portata del conflitto. Come, ad esempio, quando le forze di sicurezza del governo hanno sparato contro una folla composta in gran parte da bambini e ragazzini, mentre il governo accusava la tribù Ahmer e il suo leader Sadiq al-Ahmar (gli oppositori) di avere abbattuto un aereo militare a nord di Sana'a.
Gli scontri sarebbero dovuti finire all'inizio del 2012 quando era stato eletto col 98,8% dei voti a favore l'unico candidato alle elezioni Abd Rabbo Mansur Hadi(il precedente vicepremier). Nonostante un intervento degli USA a fianco del governo nella lotta contro AlQāʿida, però, gli atti terroristici hanno continuato ad essere all'ordine del giorno, causando migliaia di vittime. E così lo Yemen continua ad essere il più povero degli Stati della Regione del Golfo, con un incremento demografico fra i più alti al mondo e indici di insicurezza alimentare fra i più allarmanti e continua ad avere tutti i problemi che presentava prima della guerra, mentre nel Sud ritornano le correnti secessioniste, sempre più ostili a
Il nuovo presidente
Sana'a. Anche se si sta cercando di ripristinare le libertà principali (esistono giornali di opposizione al governo), la corruzione dilaga e la disoccupazione aumenta (29% nel 2012). Mentre la politica continua a favoreggiare i ricchi e i potenti, la gente comune continua a morire di fame e di sete (la stima ONU è preoccupante) e le donne continuano ad essere disprezzate e maltrattate, con episodi sempre piÚ frequenti di morti per stupro o bambine decedute durante una gravidanza dopo essersi sposate con anziani sceicchi.
LE ASSOCIAZIONI UMANITARIE
Amnesty International è un'organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani. Lo scopo di Amnesty International è quello di promuovere, in maniera indipendente e imparziale, il rispetto dei diritti umani sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani e quello di prevenirne specifci abusi. Fondata il 28 maggio 1961 dall'avvocato inglese Peter Benenson, l'organizzazione conta oggi oltre due milioni di sostenitori, che risiedono in più di 150 nazioni. Il suo simbolo è una candela nel flo spinato. Ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1977 per l'attività di "difesa della dignità umana contro la tortura, la violenza e la degradazione". L'anno seguente è stata insignita del Premio delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Obbiettivi di Amnesty International • fermare le violenza contro le • • •
• • •
donne; difendere i diritti e la dignità delle persone colpite dalla povertà; abolire la pena di morte; contrastare la pratica della tortura e combattere il terrore con la giustizia; liberare i prigionieri di coscienza; proteggere i diritti di rifugiati e immigrati; regolare il commercio globale di armi.
A chi si rivolge? A chi si propone? • Amnesty International si rivolge a governi, organizzazioni intergovernative, gruppi politici armati, imprese ed altri settori non statali. • Amnesty International si propone di accertare abusi dei diritti umani con accuratezza, tempestività e continuità nel tempo. L'organizzazione svolge ricerche sistematiche e imparziali su singoli casi di violazione e su violazioni generalizzate dei diritti umani. Le conclusioni sono rese pubbliche e i soci, i sostenitori e lo staf di Amnesty International mobilitano la pressione dell'opinione pubblica sui governi e su altri soggetti allo scopo di porre fne a questi abusi. In aggiunta al suo lavoro su specifci abusi dei diritti umani, Amnesty International chiede a tutti i governi di rispettare la sovranità della legge e di ratifcare ed attuare gli atti sulla protezione internazionale dei diritti umani.
La visione del mondo secondo Amnesty International La visione di Amnesty International è quella di un mondo in cui ad ogni persona sono riconosciuti tutti i diritti umani sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e da altri atti sulla protezione internazionale di questi. Nel perseguimento di questa visione, la missione di Amnesty International è quella di svolgere ricerche e azioni per prevenire e far cessare gravi abusi dei diritti all'integrità fsica e mentale, alla libertà di coscienza e di espressione e alla libertà dalla discriminazione,
42
Valori Fondamentali Amnesty International è una comunità globale di tutelatori dei diritti umani che si riconosce nei princìpi della solidarietà internazionale, di un'azione efcace in favore delle singole vittime, della copertura globale, dell'universalità e indivisibilità dei diritti umani, dell'imparzialità e dell'indipendenza, della democrazia e del rispetto reciproco, senza distinzione e discriminazione tra razza, lingua, religione ecc.
A cura di Daniela De Milito
CROCE ROSSA
Quando e dove Il 22 agosto 1864 viene sottoscritta, anche dall'Italia, è stata fondata ?la Convenzione di Ginevra. Il giorno 11 dicembre dello stesso anno si tiene, a La Croce Rossa Italiana viene Milano, un congresso in cui si approva il regolamento fondata con il nome del Comitato di Milano come di Comitato dell'Associazione Comitato Centrale per il Italiana per il soccorso ai coordinamento delle attività feriti ed ai malati in guerra a dei costituendi nuovi Milano il 15 giugno 1864, ad comitati. Con il opera del Comitato Medico decreto legislativo 28 settembre 2012 n. 178 e con Milanese dell'Associazione l'ordinanza commissariale n. Medica Italiana, ben due 552-12 del 23 novembre mesi prima della frma della 2012 si è provveduto a Convenzione di Ginevra. trasformare la componente Venne successivamente civile della Croce Rossa defnita ente morale ai sensi italiana che confuirà nella del R.D. 7 febbraio 1884, n. Associazione della Croce Ross 1243. a italiana , qualifcando quest'ultima Il Comitato inizia subito la come persona giuridica di sua attività sotto la presidenza del dottor Cesare diritto privato di interesse Castiglioni, il quale, due mesi pubblico ed ausiliaria dei pubblici poteri nel settore dopo la costituzione del umanitario, ponendola sotto Comitato, viene chiamato a l' Ginevra, insieme ad altri Alto Patronato del Presidente delegati italiani, per esporre della Repubblica [3] L'attuale Croce Rossa Italiana è destinata a quanto fatto a Milano e cosa .
pensa di fare in avvenire in favore dei feriti e dei malati in guerra.
scomparire; poiché essa è posta in liquidazione e
fno al 1º gennaio 2014 assume la denominazione di Ente strumentale alla Croce Rossa italiana.[
A quale scopo ? A scopo di fornire cure adeguate alle vittime diguerra
Come è organizzata ? La Croce Rossa Italiana è un'associazione con personalità giuridica riconosciuta. La aree di attività corrispondono agli obiettivi strategici della Croce Rossa Italiana: a. Area della tutela e protezione della salute e della vita; b. Area del supporto e dell'inclusione sociale; c. Area della preparazione della comunità e della risposta ad emergenze e disastri; d. Area della disseminazione del Diritto Internazionale Umanitario, dei Principi Fondamentali, dei Valori Umanitari e della Cooperazione internazionale; e. Area gioventù; f. Area sviluppo, comunicazione e promozione del volontariato.
Quali sono stati i suoi risultati ?
Da quando l’ associazione è stata fondata ha prestato pronto soccorso soprattutto sui campi di guerra, salvando molte vite e ottenendo diverse onorifcenze. Ancora oggi è attiva e continua a raccogliere volontari e fondi
A cura di Francesca Norberti
L'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, in sigla FAO è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unitecon il mandato di aiutare ad accrescere i livelli di nutrizione, aumentare la produttività agricola, migliorare la vita delle popolazioni rurali e contribuire alla crescita economica mondiale. La FAO lavora al servizio dei suoi paesi membri per ridurre la fame cronica e sviluppare in tutto il mondo i settori dell'alimentazione e dell’agricoltura. Fondata il 16 ottobre 1945 a Città del Québec, Québec, Canada, dal 1951 la sua sede è stata trasferita da Washington a Roma presso il Palazzo FAO. Da novembre 2007, ne sono membri 191 paesi più l'Unione europea.
Aspetti importanti • aspetto importante delle attività della FAO è la defnizione di norme e standard internazionali e di convenzioni. Garantire una gestione che protegga le risorse marine è l’obiettivo delCodice di condotta per la pesca responsabile. Per ridurre gli efetti nocivi dei pesticidi, la FAO ha promosso Convenzione di Rotterdam sulla procedura di consenso informato per i prodotti chimici pericolosi e i pesticidi nel commercio internazionale. La Commissione per il Codex Alimentarius, gestita congiuntamente dalla FAO e dall’OMS, stabilisce le norme per rendere il cibo più sicuro per i consumatori. Il Trattato internazionale sulle risorse ftogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura, recentemente adottato, delinea i principi per garantire che le future generazioni abbiano accesso alle risorse genetiche, e che tutti ne condividano i vantaggi.
• Il Programma Tradizionale è così chiamata perché è il più longevo. Allo stato attuale, comprende 36 progetti operativi per il valore di circa USD 73 milioni. • I progetti vengono eseguiti in due modalità di fnanziamento diverse, multilaterale e multibilaterale: • 21 progetti multilaterali fnanziati direttamente attraverso il contributo volontario annuo messo a disposizione dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) Ufcio II; • 6 progetti multibilaterali derivanti da accordi tra gli Ufci regionali della DGCS ei paesi benefciari; anche in questo caso viene richiesto al Programma di Cooperazione FAO/Italia diimplementare, monitorare e valutare le iniziative; • Altri 9 progetti realizzati e gestiti dal Programma Tradizionale, sono fnanziati da altri Ministeri italiani.
• Un approccio coordinato sulle priorità di programmazione è garantito dal dialogo costante tra la FAO e il Ministero degli Afari Esteri italiano. • Inoltre, c'è sempre stata una costante collaborazione con numerose istituzioni accademiche e scientifche italiane. Molte istituzioni sono coinvolte nel Programma di Cooperazione FAO/Italia, per citarne solo alcuni: Istituto Agronomico d'Oltremare di Firenze, Istituto Agronomico per il Mediterraneo di Bari, le Università di Ancona, Torino, Viterbo, Padova e Milano. La partecipazione di queste istituzioni italiane dà ulteriore prestigio al Programma. Altri tipi di collaborazione sono stati stabiliti tra la FAO e il Governo d'Italia, tra cui: la collaborazione tra la FAO e il Ministero italiano della Salute, il Consiglio Nazionali per la Sicurezza Alimentare e per la Tutela della Salute, e il protocollo di intenti tra la FAO e il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
A cura di Daniela De Milito
Medici Senza Frontiere (per brevità MSF, nota anche come Médecins Sans Frontières, Doctors Without Borders, Médicos Sin Fronteras) è un'organizzazione internazional e privata che si prefgge lo scopo di portare soccorso sanitario ed assistenza medica nelle zone del mondo in cui il diritto alla cura non sia garantito.
Fondazione: È stata fondata nel 1972 da alcuni medici francesi, tra cui Bernard Kouchner che ne uscì nel 1978. Oggi è attiva in 19 Paesi del mondo industrializzato e interviene in attività di assistenza in più di ottanta nazioni. È un'organizzazione che si professa indipendente rispetto a governi e partiti politici e agisce senza porre discriminazioni di razza, religione, sesso o opinione.
Organizzazione: attività di raccolta fondi; reclutamento dei volontari; informazione sui media; sensibilizzazione dell'opinione pubblica. • Alcune delle sezioni partner gestiscono dei progetti sul terreno, per delega di una delle sezioni operative. In questo ambito, MSF Italia gestisce, dall'inizio del 2005, dei progetti in Brasile, Perù(chiuso nel 2007), Colombia, Haiti, Etiopia, Iraq e tutti i progetti sul territorio Italiano. In Italia MSF è un'Organizzazione non governativa e dal 1998 anche una Onlus legalmente riconosciuta. • • • •
• I Medici Senza Frontiere – MSF prestano la loro opera di soccorso alle popolazioni povere, alle vittime delle catastrof di origine naturale o umana, alle vittime delle guerre, senza discriminazione alcuna, sia essa razziale, religiosa, flosofca o politica; • operando nello spirito di neutralità e in completa imparzialità, i Medici Senza Frontiere rivendicano, in nome dell’etica professionale universale e del diritto all’assistenza umanitaria, la totale libertà nell’esercizio della loro funzione; • si impegnano a rispettare i principi deontologici previsti dalla professione nonché a mantenere una totale indipendenza da qualsiasi potere e da ogni forza politica, economica o religiosa; • in qualità di volontari, sono al corrente dei rischi e dei pericoli presenti nelle missioni che compiono astenendosi, quindi, dal reclamare, per sé o per altri aventi diritto, compensi diversi da quelli che l’associazione sarà in grado di fornire loro.
Medici senza frontiere dona un sorriso ad ogni bambino
A cura di Daniela De Milito
ONU
Quando, dove e chi l’ ha fondata ? L’ ONU nasce il 24 ottobre 1945 a San Francisco, è la più importante ed estesa organizzazione intergovernativa: vi aderiscono infatti 193 stati su un totale di 204. Un'organizzazione simile era stata operativa dal 1920 al 1946, con il nome di Società delle nazioni. Un passo fondamentale per la creazione dell'ONU fu la stipulazione della Carta Atlantica, che prendeva ispirazione dai vecchi "14 punti" programmatici di Woodrow Wilson, da parte del Presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt e del Primo ministro britannico Winstone Churchill; l'evento si svolse il 14 agosto del 1941 a bordo della nave da .guerra HMS Prince of Wales (53) al largo di Terranova. Il 26 giugno 1945, a San Francisco, ebbe luogo la Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite. Il 24 ottobre venne frmato lo Statuto da parte dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e dalla maggioranza degli altri 49 frmatari. I membri permanenti del Consiglio di sicurezza sono i cinque principali Stati usciti vincitori dalla Seconda guerra mondiale
A quale scopo ? L'articolo 1 e 2 dello Statuto delle Nazioni Unite  riassumono gli scopi e i principi che l'organizzazione internazionale si è prefssata: mantenere la pace e la sicurezza internazionale; promuovere la soluzione delle controversie internazionali e risolvere pacifcamente le situazioni che potrebbero portare ad una rottura della pace; 1. sviluppare le relazioni amichevoli tra le nazioni sulla base del rispetto del principio di uguaglianza tra gli Stati e l'autodeterminazione dei popoli; 2. promuovere la cooperazione economica e sociale; promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a vantaggio di tutti gli individui; promuovere il disarmo e la disciplina degli armamenti; promuovere il rispetto per il diritto internazionale e incoraggiarne lo sviluppo progressivo e la sua codifcazione
Quali sono stati i suoi esiti ? L’ associazione ha continuato ad avere esiti positivi e gratifcanti e in pochi anni si sono annesse ad essa anche altre nazioni.. L’ ONU adesso conta 193 stati tra cui anche l’ Italia A cura di Francesca Norberti
L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (United Nations High Commissioner for Refugees) è l'Agenzia delle Nazioni Unitespecializzata nella gestione dei rifugiati; fornisce loro protezione internazionale ed assistenza materiale, e persegue soluzioni durevoli per la loro drammatica condizione. È stata fondata il 14 dicembre 1950 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, iniziando ad operare dal 1º gennaio del1951. Ha assistito 50 milioni di persone e ha vinto due premi Nobel per la pace, rispettivamente nel 1954 e nel 1981.
Restituire la routine a 175mila bambini in 12 paesi, tra cui la Siria, sostenendo il loro ritorno sui banchi di scuola: è questo l'obiettivo della nuova campagna di sensibilizzazione Routine is Fantastic, a cui è legata anche una raccolta fondi. Ogni bambino ha diritto a ricevere un'educazione primaria, come espresso nella Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell'infanzia siglata 22 anni fa e frmata da quasi tutti i governi del mondo.
• L’ UNHCR conferisce annualmente il prestigioso "Premio Nansen per i Rifugiati", precedentemente conosciuto come "Onorifcenza Nansen" (intitolata a Fridtjof Nansen), a persone o gruppi che si siano distinti per "l'eccellente servizio alla causa dei rifugiati".
A cura di Aurora Punzi
UNICEF è un acronimo e sta per «United Nations Children's Fund», in italiano «Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia». L’UNICEF è una sorta di associazione di cui sono membri quasi tutti i governi del mondo. Nell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) sono rappresentati quasi tutti i paesi del mondo. Semplifcando, si potrebbe afermare che tutti questi paesi si incontrano volontariamente per discutere come risolvere i problemi legati all’infanzia nel mondo. Le decisioni prese devono poi essere applicate in tutti questi Stati. Tutti i membri dell’ONU hanno un obiettivo comune: creare un mondo più giusto, in cui regni la pace. Per svolgere i numerosi compiti, l’ONU ha fondato numerose agenzie che afrontano problemi specifci, come il miglioramento della sanità nel mondo, la lotta alla fame, l’aiuto ai rifugiati, per citarne solo tre.
L’UNICEF fa in modo che: I bambini vadano a scuola; Ricevano assistenza medica; Possono bere l’acqua potabile; Abbiano abbastanza da mangiare; Non vengano sfruttati e che non si abusi di loro.
Da noi questi obbiettivi potrebbero sembrare ovvi, in molti paesi poveri e in molte regioni devastate da guerre e catastrof, purtroppo la condizione dei bambine è ben peggiore. E in questi posti che l’UNICEF deve intervenire .
L’UNICEF è presente ovunque nel mondo in circa 160 stati , conduce programmi di assistenza per bambini e donne. La sede centrale si trova a New York, l’UNICEF raccoglie donazioni per dei bambini di 36 paesi del mondo.
I diritti dei bambini secondo UNICEF:
Tutti i bambini hanno diritti, indipendentemente da chi sono e da dove vivono.
Ogni bambino ha il diritto di ricevere aiuto e assistenza quando è malato.
Ogni bambino ha diritto a un nome e a una nazionalità. Non puoi essere svantaggiato a causa del tuo sesso, del tuo aspetto, del colore della tua pelle, della tua lingua, della tua religione, della tua opinione ecc
Ogni bambino ha il diritto di andare a scuola e di imparare ciò che è importante, come il rispetto dei diritti dell’uomo e delle altre culture. È importante che a scuola i bambini possano sviluppare le loro capacità e che vengano incoraggiati a farlo.
•Ogni bambino ha il diritto di giocare e di crescere e vivere in un ambiente sano.
•Ogni bambino ha il diritto di esprimere liberamente i suoi pensieri
•Ogni bambino ha il diritto a un’educazione senza il ricorso alla violenza.
• La tua opinione deve essere rispettate in tutte le questioni che ti concernono: a scuola, presso le autorità, in tribunale. Tutti i bambini hanno il diritto di conoscere ed essere informati sui loro diritti.
A cura di Florina Neagu
A cura di Stefano Milizia Valeria Passaro
http://terzacmaterdona.weebly.com/lavori-2013-2014.html