Dal ciclo “Il Pianoforte Fantasma” e “Il Mistero della Casa Abbandonata” a cura della 1^C a.s 2011-2012
“Racconti di paura” è una creazione di tutti gli alunni della Prima C, che hanno contribuito, con le loro storie e con le loro fantasiose copertine, a rendere possibile la creazione di questo libricino. Un particolare ringraziamento va anche a:
La Professoressa di lettere Sabina Missere, per aver raccolto e corretto tutti i testi. I docenti tutti che hanno supportato e “sopportato” la classe ormai per due anni (l’edizione digitale di questo libro è stata creata alla fine del secondo anno di scuola media).
Stefano Milizia, autore della versione digitale del presente testo e gestore del sito internet della classe http://terzacmaterdona.weebly.com
2
Racconti di paura A cura della classe IC a.s. 2011-2012
3
Obiettivi: -Conoscere le caratteristiche e gli elementi tipici di un racconto di paura. -Conoscere la sua struttura narrativa. Descrivere luoghi, personaggi, sensazioni tipici dei racconti di paura. -Distinguere i diversi tipi di racconto di paura. Raccontare e scrivere un racconto di paura.
4
INDICE 6.
Presentazione
8.
Aforismi sulla paura
11.
Categoria “Il Pianoforte fantasma” 12.
Note di notte (Valeria Passaro)
14.
Il Pianoforte fantasma (Marta Pellegrino)
15.
Il Pianoforte fantasma (Andrea Borgio)
16.
Il Pianoforte maledetto (Edoardo Maria Rini)
17.
Il Pianoforte fantasma (Simone Scalera)
18.
Il Pianoforte fantasma (Stefano Milizia)
20.
Il Pianoforte fantasma (Daniela De Milito)
22.
Il Pianoforte fantasma (Stefano Santacesaria)
23. Categoria “Il Mistero della Casa Abbandonata” 24.
Il Mistero della Casa Abbandonata (Mattia Demitri)
26.
La Casa del Mistero (Alessio Pagliara)
27.
Il Mistero della Casa Abbandonata (Federica Carmen Cavallo)
28.
La Casa di mr. Hardow (Francesco Grassi)
29.
La Casa infestata (Francesco Monaco)
30.
Il Mistero della Casa Abbandonata (Marica Carriero)
31.
La Casa in campagna (Aurora Punzi)
32. Categoria “Paura all’aria aperta” 33.
Vendetta sul set (Giuseppe Greco)
34.
L’isola di Sangue (Francesca Norberti)
36.
La Notte di Halloween (Erica Nacci)
38.
La danza del chiaro di Luna (Desirée Agnello)
39.
Un’ombra nella Notte (Gianmauro Danisi)
40. Bozze di Copertina 5
Sembra proprio che i racconti di paura siano in cima alle preferenze dei giovani lettori. Non si spiegherebbe, altrimenti, la grande offerta di titoli e di collane ricche di fantasmi, di vampiri e di mostri di tutti i tipi e per tutti i gusti. Perché ai ragazzi piace così tanto provare paura? Vogliono mettersi alla prova? Vogliono provare il piacere di un brivido? Vogliono sentirsi grandi?
"Il racconto di paura produce in me una sensazione di ansia e brivido, ma allo stesso tempo di insaziabile curiosità. Il racconto di paura è il mio genere preferito." Federica Carmen Cavallo
“I racconti di paura secondo me sono uno dei generi più belli e coinvolgenti. Quando ci si appresta a leggerli si è emozionati all'idea di tutte le avventure che si leggeranno e di tutte le prove che bisognerà superare. Al termine della lettura l'emozione non si esaurisce perché si è fieri di essere riusciti insieme al protagonista a superare tutte le paure e le difficoltà, rimane nella mente un piacevole ricordo." Stefano Milizia
"I racconti di paura suscitano in me terrore, suspense, voglia di scoprire, di svelare il mistero..." Marta Pellegrino 6
“I racconti di paura rendono la vita più avventurosa e ci aiutano ad avere più coraggio." Marica Carriero “Affascinano il lettore con la lotta tra il bene e il male" Daniela De Milito “I racconti di paura ti aiutano a combattere la solitudine e la noia. Ti aiutano a riflettere, sono simpatici, intriganti, agghiaccianti, ma irresistibilmente affascinanti." Valeria Passaro “Anche se mi fanno venire i brividi li adoro!!! Ed ogni volta mi immedesimo nel protagonista e con lui vivo le sue stesse emozioni e avventure" Francesca Norberti “Leggere un racconto di paura per me significa immergermi nelle avventure del protagonista e vivere le stesse emozioni" Vittorio Calabrese “Quest'anno ho scoperto questo genere di racconti e mi sono appassionato alla loro lettura sempre di più." Edoardo Rini “La cosa più avvincente del racconto di paura è la crescente suspense che coinvolge il lettore" Erica Nacci
7
AFORISMI SULLA PAURA
“Non c'è speranza senza paura, né paura senza speranza” Benedetto Spinosa
“L'unica cosa di cui avere paura è la paura” Franklin Delano Roosvelt
“Il più grande sbaglio nella vita è quello di avere paura di sbagliare.” Elbert Hubbard
“Il coraggio ce l'ho, è la paura che mi frega.” Totò
“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.” Paolo Borsellino
8
“Il dubbio e la paura portano al fallimento.” Bryan Adams
“La paura tende a fare vedere le cose peggiori di quelle che sono” Tito Livio
“Una grande paura si supera con l'audacia.” Marco Anneo Lucano
“Cos’è un eroe? Sostanzialmente una persona che ha vinto le paure.” Henry Miller
“Il senso delle nostre imperfezioni ci aiuta ad avere paura. Cercare di risolverle ci aiuta ad avere coraggio.” V. Gassman
9
“L'assenza di paura presuppone la calma e la pace dell'anima. Per essa è necessario avere fede in Dio.” Gandhi
“La più autentica e potente emozione umana è la paura e la paura più antica e potente è la paura dell'ignoto.” H. P. Lovecraft
“La paura è una cosa indefinibile, un'emozione ingannevole e insidiosa che può causare distruzione e devastazione se le si permette di crescere.” Rosemary Altea
“Solo i deboli hanno paura di essere influenzati” Johann Wolfgang von Goethe
10
Il Pianoforte Fantasma
11
aÉàx w| ÇÉààx Luca e Carlo, due ragazzi di dodici anni, un giorno avevano sentito dire in città che la casa in fondo alla strada che portava fuori, verso la periferia del loro quartiere che era stata abitata da un musicista molto noto, che era morto un anno fa. Un giorno, allora, i due ragazzi decisero di entrare in questa casa misteriosa. Inoltre avevano sentito dire che a mezzanotte si udiva la musica di un pianoforte uscire dalle finestre di quella casa deserta, così come quando il musicista era in vita. I due ragazzi si incamminarono. Era tutto buio, man mano che si allontanavano la luce diminuiva e la strada non era più lastricata. Arrivati di fronte alla casa erano terrorizzati, però si fecero coraggio e proseguirono. Dovettero scavalcare la staccionata. Superata c’era un lungo viale in salita che portava alla casa. Camminarono lungo questa stradina e arrivarono alla porta principale e appena appoggiarono la mano sulla porta si aprì. I ragazzi erano impauriti, ma volevano sentire quelle note. Scoccò la mezzanotte ed il primo suono che sentirono fu un tuono fortissimo seguito da fulmini che rischiaravano a giorno la stanza in cui erano appostati, poi si sentì il rumore della pioggia che martellava incessantemente sul tetto. Notarono che fuori si era scatenata una tempesta e che l’unico riparo, per loro, era quella casa. Luca vide che c’era una scala e nel salire il primo gradino udì il suono del piano, subito ritirò il piede, ebbe un grande spavento, ma Carlo iniziò a salire le scale alla ricerca del piano. Il temporale continuava, i tuoni erano fortissimi e fra un rumore e l’altro questo suono del piano si faceva sempre più forte. Alla fine della scala si ritrovarono in una stanza piena di ragnatele, di mobili e tanta polvere, i vestiti del musicista erano ancora sul letto. Il piano iniziò a suonare una melodia tetra, pensarono di avvicinarsi, quella musica faceva terrore, ma il piano non si vedeva, era buio totale. Ad un tratto Carlo si sentì toccare la schiena, pensò che fosse Luca che lo toccava, ma stendendo la mano toccò una tavoletta: era un tasto del piano; frettolosamente allontanò la mano ed urlò. Da quel momento cominciarono a cadere tutti i tasti del pianoforte, la casa era invasa da questi piccoli pezzetti bianchì 12
e neri e il suono diventava sempre piĂš forte. Luca e Carlo cercavano di andare via ma qualcuno li tratteneva non riuscivano a muoversi, fino a quando il piano non smise di suonare. Finalmente fuggirono da quella terribile casa dal pianoforte fantasma. Arrivati a casa Luca trovarono nella tasca della sua giacca un tasto del pianoforte e una foto del musicista che non ricordava di aver preso e vi lesse le seguenti parole: ÂŤVissi per la musica, riposo eternamente nella sua melodia, non profanate la mia quiete.Âť
Valeria Passaro
13
\Ä Ñ|tÇÉyÉÜàx ytÇàtáÅt Un giorno due sorelle, Violetta e Sara, si trasferirono insieme alla loro famiglia in una vecchia casa appena ereditata. Le due ragazze erano un po'spaventate perché avevano sentito raccontare che quella casa era infestata dai fantasmi! Appena entrarono andarono a vedere per prima cosa la loro camera da letto e poi quella accanto e appena aprirono la porta videro un bellissimo pianoforte. Arrivata la sera, Sara e Violetta andarono a dormire, ma appena stavano per addormentarsi, si sentirono dei rumori lungo il corridoio e dopo un po’ si senti suonare il pianoforte. Sara gridò: «mamma, papa, siete voi?», a non ci fu nessuna risposta! Allora entrambe si diressero nella stanza accanto.ma non c'era nessuno che suonasse il pianoforte. Le ragazze impaurite corsero a dirlo ai loro genitori, ma appena si allontanarono smise di suonare. Allora ritornarono a dormire, ma si senti di nuovo quel suono! Le due sorelle di scatto si alzarono e scapparono fuori in giardino e guardando lontano dalla finestra videro un ombra che suonava il pianoforte. Allora facendosi coraggio ritornarono in quella stanza e videro un enorme specchio appeso al muro con una scritta che diceva: andatevene da questa stanza o morirete!!. Le ragazze furono colte da malore e ritrovate a terra dai loro genitori. Ripresa conoscenza decisero di non riferire a nessuno l'accaduto, ma non rimisero mai più piede in quella stanza. Ogni notte una triste melodia avvolge quella stanza buia e desolata!!
Marta Pellegrino
14
\Ä Ñ|tÇÉyÉÜàx ytÇàtáÅt Albert abitava con i suoi genitori in una vecchia casa comprata da poco, ma da ristrutturare. Al centro del salotto c’era un vecchio pianoforte che veniva spesso suonato dal Signor Beethoven, il vecchio padrone, prima che morisse. In una notte fredda e tenebrosa Albert fu svegliato dal suono del pianoforte. All’inizio non ci fece caso e cercò di riaddormentarsi. Allo scoccare della mezzanotte però Albert fu di nuovo svegliato dal suono del pianoforte; prese una torcia e scese in salotto pensando che fosse il suo papà a suonare. Per scendere giù in salotto dovette passare per la camera dei suoi genitori e si accorse che il padre dormiva. A quel punto cominciò ad avere paura, ma allo stesso tempo prese coraggio e continuò a scendere le scale, la sinfonia continuò fino a quando Albert arrivò vicino al pianoforte. Pensò ad un caso... che il vento avesse mosso i tasti e fece per tornare in camera ma il pianoforte riprese a suonare. Albert a quel punto capì che la leggenda che si narrava su quel pianoforte era vera... e cioè in punto di morte il Signor Beethoven aveva raccomandato di non lasciare mai solo il suo pianoforte altrimenti avrebbe suonato per sempre.
Andrea Borgio
15
\Ä Ñ|tÇÉyÉÜàx ÅtÄxwxààÉ In una piccola cittadina vivevano due genitori poveri con un figlio di nome Aurelio. Aurelio aveva una grande passione: il pianoforte. I genitori sapevano di questa passione di Aurelio però erano indecisi se assecondarlo o meno. Aurelio con il passare dei giorni convinse i genitori a comprargli un pianoforte. Alcuni giorni dopo andarono in un negozio di strumenti musicali però i prezzi erano troppo elevati, così decisero di andare da un rivenditore di Strumenti musicali usati e trovarono un pianoforte a basso costo di colore nero, un po’ malandato ma accessibile alle loro tasche. Decisero di comprarlo e appena arrivati a casa la madre di Aurelio gli diede una bella ripulita e organizzò un concerto con gli amici di Aurelio. Gli amici appena arrivarono riconobbero il pianoforte e iniziarono a raccontare tutti la stessa leggenda. In coro dissero: “Quel pianoforte era stato commissionato nell’ anno 1000 da un conte ricco e cattivo. Qualche anno dopo, una notte, alcuni uomini entrarono dentro casa sua e tentarono di rubare il suo pianoforte. Lui si svegliò per il gran rumore e vide i rapinatori; li minaccio dicendo loro che si sarebbero pentiti per tutta la vita. Uno dei rapinatori all’ improvviso prese la pistola e lo sparò. Il conte morì sul colpo. Ai rapinatori venne una brutta malattia alla quale nessuno riuscì a sopravvivere. Da quel giorno nessuno osò comprare il suo pianoforte temendo che l’anima del conte si potesse vendicare.” Aurelio lì per lì non ci credette e non diede molta importanza alla “storiella”. 16
La notte successiva mentre dormiva sentì una musica triste e cupa che si alzava nella casa, seguita da terribili lamenti. Con il sangue ghiacciato e con i brividi sulla schiena andò in camera dei genitori e vide che non c’era nessuno. Poi andò verso il soggiorno e vide del sangue da tutte le parti. Il pianoforte era pieno di sangue e di fianco c’erano i corpi dei genitori, lui si avvicinò lentamente e ripensò a quello che avevano detto i suoi compagni. Però non riuscì a finire il pensiero perché il pianoforte cominciò a suonare e qualcuno uccise anche lui.
Edoardo Maria Rini
\Ä c|tÇÉyÉÜàx YtÇàtáÅt Un giorno Jack traslocò insieme ai suoi genitori vicino ad una casa abbandonata. Per Jack era il primo giorno che andava nella sua nuova casa, quindi era molto entusiasta. La notte mentre stava dormendo sentì qualcuno che suonava il pianoforte, ma lui non aveva il pianoforte in casa. Si affacciò dalla finestra e vide che il suo vicino aveva le luci spente in casa. Jack cercò di capire cosa stesse succedendo: andò in camera dei suoi genitori che stavano dormendo e cercò di svegliarli, ma dormivano come ghiri. Jack cercò di indagare, decise di uscire e vedere chi stesse suonando il pianoforte a quell' ora della notte. La strada era tutta innevata, inoltre Jack faceva fatica a camminare. Aveva perlustrato tutto il quartiere, ma non aveva trovato nessun indizio. Infine decise di andare nella casa abbandonata che si trovava dietro la sua abitazione perché si accorse che era da lì che proveniva il suono. Quando entrò in quella casa rimase terrorizzato: vide solo un’ombra e i tasti del pianoforte che si muovevano. Di corsa tornò a casa, si infilò nel letto tremante di paura e solo all’alba, quando non sentì più suonare il pianoforte, riuscì ad addormentarsi.
Simone Scalera 17
\Ä Ñ|tÇÉyÉÜàx ytÇàtáÅt Era un piovoso pomeriggio di Ottobre. Non so perché, ma decisi di rimanere in quel malridotto castello medievale, dove avevo affittato una stanza per trascorrere qualche giorno di quiete con i miei due figli. Forse rimasi perché mio figlio minore, che aveva solo due anni, per ambientarsi aveva passato la notte piangendo e gridando, impedendomi di dormire; o forse perché lì potevo avere il piacere di suonare un pianoforte in ogni momento in cui l’avessi voluto: questa era per me una fortuna rara. Fatto sta che non uscii nemmeno dal castello, ma passai la giornata suonando e di tanto in tanto chiamando il servizio in camera, che però tardava ad arrivare. Dopo un po’ di tempo la stanchezza prese il sopravvento e mi addormentai. Niente di più adatto da fare nel castello: anche i bambini dormivano e il silenzio dominava in questa struttura di solito disabitata grazie alle credenze popolari che la ritraevano una casa piena di spettri. Mi sorpresi quindi quando mi svegliai di soprassalto al suono di un pianoforte. Quando mi resi conto di cosa si trattasse, la sorpresa fu ancora più grande: mi era stato riferito che quella stanza fosse l’unica nel castello ad avere un pianoforte; inoltre la musica pareva molto, troppo vicina per provenire da un’altra stanza. Mi avvicinai per vedere se c’era qualcuno (poteva sempre succedere!). Mi accorsi che la porta era chiusa a chiave, quindi la aprii. La musica s’interruppe. Probabilmente era solo suggestione, ma avevo l’impressione che nella stanza ci fosse un’altra presenza. La porta si richiuse a chiave. Pensai di aver avuto delle allucinazioni dovute alla stanchezza, quindi riaprii la porta e ritornai a dormire. Dovevano essere passate un paio d’ore, quando mi svegliai nuovamente. Il pianoforte suonava più forte che prima. No, non poteva essere solo frutto della mia immaginazione. Ciò che stavo ascoltando era qualcosa di concreto. Entrai di nuovo nella stanza. 18
All’improvviso il pianoforte smise di suonare e lo sgabello davanti ad esso si rivoltò per terra. Come prima, la porta si richiuse. Con il cuore in gola rimasi seduto davanti alla porta. Quando il pianoforte riprese a suonare non riuscii a trattenere un urlo: “AAAAAH!”. Un altro grido si aggiunse al mio, era femminile. Per un attimo mi sembrò di vedere una figura evanescente, di una ragazza. D’improvviso credevo ai fantasmi. La ragazza, però, non poteva essere uno spettro del medioevo poiché vestiva abiti molto moderni; inoltre, non mi sembrava che qualcuno fosse morto nel castello di recente. Con il coraggio che mi era rimasto, andai a verificare nella stanza sotterranea cui si poteva accedere da una botola presente sotto il pianoforte. Non riuscivo a ricordare come facessi a saperlo, ma non me ne preoccupai e scesi le scale che vi erano sotto la botola. La stanza era molto buia, talmente tanto che non si riusciva a vedere quasi nulla, eccetto un misterioso fantoccio appeso mediante una corda attorno al collo al soffitto, vicino a una finestrella da cui entrava una debole luce soffusa. Ci si poteva affidare però all’udito e all’olfatto, in quanto il gocciolio regolare di un’acqua putrida proveniente dal soffitto, lo scricchiolio del pavimento provocato da ogni passo e il nauseabondo e indescrivibile odore che riempiva il misterioso ambiente facevano intuire quanto fosse squallido. Accesi la torcia elettrica per vederci meglio e mi accorsi di due corpi stesi sul pavimento, poco distante da dove mi trovavo. Mi avvicinai e mi si gelò il sangue nelle vene: assomigliavano ai miei figli, sembravano loro. Mi avvicinai allora al fantoccio e mi accorsi che si trattava una persona vera: me! All’improvviso mi ritornò alla mente tutto ciò che era successo il giorno prima: ricordai i miei due figli che, giocando, erano caduti nella botola, accidentalmente aperta da me, ed erano morti sul colpo e mi ritornò alla mente che, in preda alla disperazione, mi ero impiccato con una corda appesa al soffitto. Capii tutto: la ragazza prima incontrata era in realtà una persona viva e i fantasmi eravamo invece io e i miei figli. Lanciai un fortissimo grido: “NOOO!”, così forte che credo che tutta la città mi abbia sentito.
Stefano Milizia 19
\Ä c|tÇÉyÉÜàx YtÇàtáÅt Era notte fonda, una notte buia e spettrale; John, in piena notte, avvertiva, come ormai da tanto tempo, una grande paura che pian piano diveniva smarrimento: il suo cuore batteva forte e lungo la schiena sentiva salire dei brividi; (la finestra chiusa male batteva con un ritmo sempre più accentuato e cupo, il vento vi entrava urlando tanto da provocare un inquietudine totale. Immobile John nel suo letto, anche questa volta sentì quel cupo e pauroso suono del pianoforte che era nel grande salone della sua casa. Non riusciva a muoversi: era come immobilizzato e la sua bocca non riusciva a pronunciare alcuna parola. Quel suono, quella musica così spettrale diventavano sempre più forti e vicini, John si sentì mancare e cadde in uno svenimento profondo tanto da non capire più nulla. Sempre lui, il “pianoforte fantasma”, così lo chiamava John, come ogni notte era tornato per terrorizzarlo con la sua musica spaventosa e tenebrosa. Ma chi suonava? Chi sfiorava i tasti di quel pianoforte rendendo ogni notte un incubo??? Giunse il mattino e il sole entrò prepotente nella stanza, mentre John tutto sudato finalmente si svegliò e poté aprire gli occhi, muovere le sue braccia e le sue gambe senza aver paura; c’era il sole, la luce e la voce della sua mamma che lo invitava ad alzarsi. Quella mattina John aveva deciso di parlare senza timore né vergogna nel confidare una terribile realtà ai suoi cari, anche a rischio di essere preso in giro, perché voleva dire basta a quegli incubi, a quelle brutte notti, così fece e davanti agli occhi increduli della sua mamma e del suo papà singhiozzando e piangendo raccontò ciò che accadeva ogni notte. I genitori di John, un po’ perplessi, spiegarono al piccolo che tutto ciò poteva trattarsi di una paura momentanea, oppure di una repulsione all’insegnamento del 20
pianoforte che avveniva ormai da tanto tempo senza che John ne fosse tanto entusiasta... oppure il fantasma c’era? Quel pianoforte acquistato ad un asta ed era appartenuto ad una antica e nobile famiglia... che il pianoforte venisse suonato proprio dal fantasma di uno degli antenati di quella famiglia? Ma questo al piccolo John non gli fu detto; i genitori preoccupati si proposero che avrebbero risolto quell’ incubo da soli‌
Daniela De Milito
21
\Ä c|tÇÉyÉÜàx YtÇàtáÅt Esiste una vecchia leggenda secondo la quale chiunque avrebbe suonato una musica al pianoforte fantasma, avrebbe rievocato lo spirito della casa che lo conteneva scatenando sciagure su di lui. Allora Mark, curioso di vedere se la leggenda fosse vera, si incamminò verso la casa considerata "stregata”. Arrivato oltrepassò il cancello ed entrò. Trovò subito il pianoforte ricoperto da ragnatele. Appena suonò una musica dal soffitto caddero scheletri ed ossa. Lui subito prese un vecchio libro che aveva trovato per terra e se lo mise in testa, ma aveva fatto male perché dal libro uscirono scarafaggi che si infilarono nella maglietta di Mark. Allora si levò i vestiti e scappò via pensando che fosse tutto vero. Tornò a casa, si lavò, poi andò a dormire. Dopo qualche minuto sentì dei rumori provenienti dalla cucina. Si alzò, accese la luce e vide di fronte a lui un orribile mostro con i denti pieni di sangue e gli occhi neri, pronto ad ucciderlo. Allora Mark si allontanò molto velocemente e intanto si ricordò che per spezzare l'incantesimo bisognava eseguire quella musica al contrario sul pianoforte fantasma. Allora si recò subito alla casa e suonò quella melodia al contrario. Appena finito un bagliore lo accecò. La mattina seguente si ritrovò nel suo letto e pensò che fosse stato un brutto sogno, ma andando in cucina trovò a terra macchie di sangue e ripensò al mostro, ma non si soffermò molto e preferì tornare alla sua vita di sempre senza sapere la verità.
Stefano Santacesaria
22
IL MISTERO DELLA CASA ABBANDONATA
23
\Ä Å|áàxÜÉ wxÄÄt vtát tuutÇwÉÇtàt Ero solito passare da quella strada e solitamente guardavo quella casa macabra e abbandonata. Passavo di lì, in aperta campagna, per accorciare il percorso di ritorno da scuola e ahimè, lo facevo da solo, poiché nessuno dei miei compagni aveva il coraggio di passare da lì a causa di quella casa che a loro dire faceva accapponare la pelle solo a guardarla. Io non ero come loro, a me non faceva tanto effetto, tant'è che un giorno che uscii prima da scuola decisi di avvicinarmi per guardarla meglio. Arrivai al cancello che era semiaperto ed entrai, quando ad un tratto prima un cigolio poi un tonfo mi fecero sobbalzare. Il cancello alle mie spalle si chiuse di colpo e un brivido mi passo lungo la schiena, per rassicurarmi pensai che fosse stato il vento. Ad un tratto grossi nuvoloni neri si condensarono nel cielo che divenne grigio e cominciò a piovere a dirotto, così attraversai il vialetto pieno di erbacce e giunsi dinanzi ad un grande portone con grandi maniglioni di ferro. Ad un tratto si accese una luce nella casa, così pensai che forse c'era qualcuno, bussai con tutta la forza che avevo. La porta si aprì, ma non c'era nessuno ad accogliermi. Così entrai chiedendo ad alta voce se ci fosse qualcuno, ma non ebbi risposta. Improvvisamente vidi una luce in cima alle scale e sentii una voce che mi incitava a salire. Mi prese un gran batticuore, ma mi feci coraggio e cominciai a salire le scale che cigolavano ad ogni mio passo. Più io avanzavo più la luce avanzava davanti a me e mi sembrava di non raggiungerla mai. In cima alle scale c'era un lungo corridoio con un forte tanfo di muffa; c'era penombra ed io avanzavo a fatica, quando finalmente la luce si fermò ed io riuscii a raggiungerla. Mi sentii ghiacciare il sangue nelle vene quando vidi che davanti a me c'era una strane creatura con denti aguzzi e orecchie appuntite. Subito urlai di terrore e cominciai a correre giù per le scale, ma la creatura mi rincorreva e mi chiamava con una voce a me conosciuta; così rallentai fino a quando altre voci a me note cominciarono a chiamarmi dicendo che era solo uno scherzo. Allora mi girai e vidi i miei tre amici che ridevano alle mie spalle. Dopo cominciai a ridere anch'io, ma non nego di aver 24
avuto una paura tremenda. CosĂŹ uscimmo dalla casa abbandonata, ma quando fummo tutti fuori vedemmo dalla finestra una figura che ci guardava e pian piano spariva diventando evanescente.
Demitri Mattia
25
_t Vtát wxÄ `|áàxÜÉ La famiglia Honson era una famiglia come tante: due figli, Alessio e Luca, e due genitori che si amavano come il primo giorno. Abitavano in una villa in cui c’era un enorme biblioteca. Alessio aveva letto ormai tutti i libri della sua collana preferita, allora andò nella biblioteca comunale e fu attratto da un libro dell’occulto. Era un libro di cinquecento pagine, ma questo non lo spaventava, ansi si appassionò al tal punto che finì il libro nel giro di una settimana. Alla fine del libro Alessio iniziò a credere ai fantasmi e all’esistenza di esseri soprannaturali. Così andò a raccontare a Luca il contenuto del libro e tentò di convincerlo a credere nei fantasmi, ma Luca era troppo scettico per credere alle parole del fratello. Alessio ormai irritato dal comportamento del fratello, una sera lo svegliò alle 23.45 quando ormai i genitori erano a dormire. Prese le chiavi di casa dal giubbotto del padre e convinse Luca a seguirlo. Uscirono di casa senza far alcun rumore e andarono in una casa abbandonata dove si credeva che fossero morte tragicamente almeno 3 persone, tutte anime dannate. Alessio entrò per primo, ma Luca esitò un po’, poi sentì la voce di Alessio che rideva e lo convinse ad entrare. Luca allora entrò, ma dei due ragazzi non si seppe più nulla. I genitori la mattina seguente in preda al terrore una volta notata la mancanza dei figli iniziarono la loro ricerca. Passarono davanti alla fatidica casa ed entrambi sentirono una fitta al cuore. Si fermarono all’istante e iniziarono la ricerca nei dintorni. Sentirono entrambi la voce dei figli provenire dalla casa; allora iniziarono a correre verso di esse e videro davanti al portone di ingresso di quella casa maledetta le chiavi che Alessio aveva rubato dalla giacca del padre, allora esitarono un momento. Poi sentirono entrambi i figli divertirsi e ridere, allora entrarono, ma non c’era nessuno e ad un tratto BOOM! Si chiuse la porta. Ci fu un urlo e più nulla si seppe dei genitori e dei ragazzini. Che siano state alcune delle anime dannate ad imitare la voce per far entrare anche i genitori? Questo è un mistero che probabilmente non si risolverà mai, ma se sentite la voce di ciò che vi è più caro provenire da una casa abbandonata non vi fidate! HAHAHAHAHA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Alessio Pagliara 26
\Ä Å|áàxÜÉ wxÄÄt vtát tuutÇwÉÇtàt Un ragazzo di nome Roby, verso le 23:30, decise di andare a vedere la casa abbandonata, che si trovava ai confini delia città. Voleva andare perché la gente di quella città diceva che chi avesse osato avvicinarsi a quella casa a mezzanotte in punto, appena entrato, avrebbe trovato lì ad aspettarlo un vampiro che gli avrebbe succhiato il sangue. Allora Roby volle sperimentarlo, perché ci credeva poco e nessuno aveva mai risolto quel mistero. S'incamminò con uno zaino con acqua, cibo e una torcia. Appena si avvicinò al cancello si sentì uno scalpiccio, ma non ebbe paura. Calpestando l'erba secca si avvicinò all'inquietante casa, la porta si aprì cigolando. La casa era scura e tetra come un cielo senza stelle. ln quella casa faceva così freddo che sentì il gelo penetrare nelle ossa. Con la torcia illuminò tutto quello che riusciva a vedere. Salì le scale, ma sembrava che stessero per cedere. Poi come all'inizio si sentì uno scalpiccio incerto, poi subito dopo un tonfo. Roby si sentì accapponare la pelle. Poi, salito nella soffitta, sentì un brivido gelido lungo la schiena e sentì stridere un pipistrello dagli occhi rossi come fuoco. Poi con trepidazione salì le scale cigolanti, ed ecco che velocemente vide passare davanti a se un mantello nero come la pece e gli si cominciarono a rizzare i capelli in testa. Poco dopo vide un vampiro pallido come un lenzuolo e gli occhi rosso sangue. Le campane della chiesa suonarono la mezzanotte: Roby rimase paralizzato. Di colpo il vampiro morse il suo collo. Roby cadde tramortito. Quando riprese conoscenza non ricordava più nulla dell'accaduto, ma due strani segni rossi spiccavano sul suo pallido collo. Roby lasciò la casa ancora più incerto e dubbioso e mentre si allontanava, un vampiro dall'alto della soffitta rideva in barba a Roby e alla gente di quella città.
Federica Carmen Cavallo
27
_t vtát w| `ÜA [tÜwÉã Erano appena arrivati i parenti del signor Hardow, ormai deceduto da due settimane. Il corpo del defunto era sparito dall’abitazione immersa nel boschetto sperduto tra le montagne. Parcheggiarono la macchina e si addentrarono nella lugubre casa. Ormai erano rimaste in due: l’adorata mamma Giulia e la figlia Chiara, il padre era morto quando la piccola Chiara aveva compiuto due anni. Sistemarono la loro roba nei polverosi armadi ormai decrepiti: anche la casa non avrebbe retto ancora per molto. Giulia era felice di aver potuto cambiare vita, mentre la bambina non era contenta, anzi era triste, rimaneva sempre chiusa nella tenebrosa cameretta priva di colore e spoglia. Furiosa diede colpi al muro e all’improvviso il muro cadde e quando la polvere si posò, notò delle scale dinanzi a sé. Si sentivano delle voci, vide una lucina, gridò di paura. Un odore forte e nauseante la fece svenire per circa un’ora e quando riprese conoscenza vide una corda dalla quale penzolava il corpo del nonno Hardow di cui non si aveva più traccia, emanava un forte tanfo, le fece un’impressione tale che non potè fare a meno di gridare. Nella penombra una voce disse con tono rude di sparire prima che le succedesse del male, l’uomo la supplicò di andare via e questa volta gli diede ascolto. Scappò all’impazzata, sentiva l’uomo che gridava come posseduto. Arrivò su, andò dalla mamma e le disse tutto, ma era tardi, la madre non era più lei. Scappò dalla casa, stava piovendo a dirotto e lei andò in una piccola grotta e rivide quell’uomo della cantina che la fissava con gli occhi rossi e infuocati. La piccola vide una pietra affilata, la prese e la tirò sull’uomo. Era inutile: non era più un umano, ma un fantasma orribile che tratteneva sua madre. Chiara pianse e gridò credendo che fosse morta. Ritornò in casa, andò in soffitta, accese la luce della torcia, vide un baule e lo volle aprire, una forte luce si sprigionò e un libro cominciò a volare. Chiara ormai aveva visto di tutto e quindi lo volle aprire, vide una ricerca sulle forze malefiche scritta dal nonno Hardow e capì tutto. Hardow voleva proteggerle da quel mostro. Lesse tutto e provò a salvarsi la vita con un’ultima 28
chance: esisteva un rito per rinchiudere gli spiriti nell’aldilà. Tutto era pronto, attirò il malefico fantasma e iniziò a pronunciare la formula magica che lo riportò nell’aldilà. Chiara e la mamma erano salve. Il giorno dopo andarono via dalla casa dell’orrore. Nel frattempo, mentre si allontanavano dalla casa si sentì provenire un urlo. Chiara si girò e vide la casa per l’ultima volta. Da una finestra della casa apparve un’ombra malefica, ma la bambina non la vide.
Francesco Grassi
_t vtát |Çyxáàtàt James non faceva a meno di guardare quella casa ogni momento della notte. Da quando si era trasferito in quella via, aveva sentito qualcosa di strano in quella casa. Da fuori sembrava tutto normale, ma all'interno non vi era un ’anima viva. Una notte James dimenticò di tenere d'occhio la casa, quando improvvisamente si alzò di soprassalto e vide che la porta si apriva e qualcuno pronunciava il suo nome. Allora andò a vedere che cosa stesse succedendo in quella casa. Vide che una bambina pallida e scarnita era situata dietro la finestra e lo fissava; lui impaurito chiuse le porte e le finestre e si recò a dormire. La mattina dopo si recò verso quella casa e bussò, ma nessuno gli rispose, fin quando non passò una signora anziana e gli disse che quella casa era abbandonata e si diceva fosse infestata da fantasmi. James impaurito si allontanò subito da quell'abitazione, ma mentre svoltò vide una mano pallida bianca che io salutava, probabilmente era la bimba che si pensava fosse sparita in quell'abitazione.
Francesco Monaco
29
\Ä Å|áàxÜÉ wxÄÄt vtát tuutÇwÉÇtàt -No, attento, non tirare la palla così forte! - gridò Tom. -Andrà nella casa abbandonata! – riprese. - Che fa, se va a finire lì dentro scavalchiamo questo vecchio muro e la riprendiamo! - disse Andrea. -Non sai cosa dice la leggenda su questa casa? È infestata da fantasmi malvagi, che una volta ogni cento anni richiamano altri spiriti dei defunti più spietati. Oltre cinquanta anni fa un uomo venne ad abitare in questa casa con sua moglie. Dopo dieci anni dal loro arrivo lui uccise sua moglie e la seppellì in cantina. Si dice che lo spirito della donna vaghi disperato in cerca di vendetta per quello che gli è accaduto, aggredendo chiunque osi avvicinarsi alla casa. Tom sentì un freddo soffio sulla nuca e una voce lugubre provenire dalla casa: - Andate via... la morte è vicina! - Andiamo Andrea, ho paura! - disse Tom -Tom, sei un fifone, è solo uno stupido racconto per i bambini, per non farli avvicinare alla casa!! - Andrea, io ti ho avvisato! - Che fifone! lo entro e vedo cosa riesco a trovare... - Andrea entrò nella casa, e Tom per non essere deriso lo seguì. Sembrava tutto tranquillo, ma Tom sentiva il suo battito del cuore!! Poi sentirono dei lamenti, dei ticchettii e dei passi che si avvicinavano. L'ansia aumentava, sì accesero le luci, si accese un vecchio televisore, un ombra nera con un velo bianco apparve dinanzi ai loro occhi e con voce cupa sussurrò: - Oh, dannati, siete entrati in casa mia anche se eravate stati avvisati! Adesso morirete! L'ombra cercò di afferrare i ragazzi, ma Andrea e Tom corsero velocemente. - Voi dannati morirete per aver osato profanare la mia quiete! Sono la donna uccisa da suo marito! - ringhiò - Voi... voi dannati morirete -, ripeté. Andrea e Tom in preda al panico si nascosero in una camera illuminata solo da una luce fioca e lì videro delle foto che raffiguravano i tempi felici 30
di una giovane coppia. Andrea ne prese una, intanto l’ombra stava raschiando sulla porta e le sue urla facevano aumentare la paura di Andrea e Tom. In quella stanza trovarono una porta, Andrea l’aprì stringendo a sé la foto e quando vide apparire quell’ombra in fretta e furia le mostrò la foto e disse: - Se questo era tuo marito, è con lui che devi scatenare la tua ira e non su chi non ti ha fatto dei male! Dopo pochi secondi videro sparire l'ombra. Allora, Andrea e Tom uscirono a gambe levate fuori da quella casa, poi si voltarono e videro un fumo nero allontanarsi dall' abitazione. Tom capì che quell' anima era riuscita a liberarsi dal suo odio e da quel triste passato ed era volata via.
Marica Carriero
_t Vtát |Ç VtÅÑtzÇt Bill e Jonathan erano in campagna con la loro mamma. Sin da piccoli passavano l’estate in campagna, ma un giorno sentirono un rumore e videro un cagnolino sparire all’entrata della casa abbandonata. Bill convinse Jonathan a perlustrare quella casa misteriosa e a cercare il cagnolino. I ragazzi si incamminarono di nascosto per andare all’interno della casa stregata. Essa era buia con candele accese spettrali; le candele erano affiancate a dei ritratti anch’essi spettrali. Giravano voci che in questa casa ci fosse il corpo della moglie del proprietario che dopo averla uccisa l’aveva posta sotto il suo letto. I ragazzi videro che la porta da cui erano entrati si era chiusa e subito dopo si udirono un rumore sinistro e inquietante, uno scricchiolio e una risata diabolica. Le candele si spensero, poi regnò il silenzio più assoluto. Jonathan lanciò un urlo e subito dopo anche Bill. Una voce femminile invitò i ragazzi ad avanzare, quindi Bill strinse la mano di Jonathan e insieme a lui salì le scale. C’era una luce fortissima ed ecco una mano gelida che si posò su Bill. Il ragazzo capì che c’era soltanto una soluzione: sacrificarsi per suo fratello. Si gettò su quella figura strana e la spinse sotto il letto, dove finì anche lui. Jonathan corse via piangendo a raccontare tutto alla mamma. Da quel giorno non si seppe più nulla di Bill e le porte di quella casa furono definitivamente murate, affinché nessuno potesse metterci più piede.
Aurora Punzi 31
PAURA ALL’ARIA APERTA
32
ixÇwxààt áâÄ áxà Su un set cinematografico dove si stava realizzando un film horror, ogni settimana si trovava il corpo di un componente del cast in brandelli e nessuno riusciva a capire chi o che cosa fosse a causare queste orribili morti. Due giovani comparse molto sveglie, di nome Matteo e Giacomo, guardando molti film e leggendo libri di paura col tempo pensarono che si trattasse di fantasmi e andarono in cerca di indizi. Entrarono in una casa buia e abbandonata vicino al set dove pensavano di trovare degli indizi importanti. Durante la ricerca sentirono dei rumori che sembravano avvicinarsi, ma scoprirono che era solo un topo; fecero un sospiro di sollievo e continuarono a camminare. Sentivano nuovamente dei rumori, ma questa volta più forti e poi sentirono gridare. I due ragazzi dovettero tornare, ma mentre camminavano sentirono sempre lo stesso rumore, questa volta però anche un al ito gelido sul collo. Si girarono e videro due fantasmi, così fuggirono della paura. Nello scappare Matteo riuscì a prendere dal collo di un fantasma uno strano talismano che pensandoci bene assomigliava a quello che teneva un altro comparsa di nome Giovanni. Scoprirono, grazie a delle ricerche, che si trattava di un talismano woodo che serviva a rievocare gli spiriti defunti. Allora decisero di eseguire il contro incantesimo per spezzare l'incantesimo, distruggere il talismano e liberare gli spiriti evocati. Alla fine andarono a chiedere il perché a Giovanni che rispose: «Volevo far morire tutti per vendetta poiché mi hanno tolto il ruolo di protagonista e mi hanno dato quello di una misera comparsa». Matteo e Giacomo risolsero la terribile situazione, Giovanni fu punito e gli spiriti tornarono al loro riposo eterno.
Greco Giuseppe
33
_Ë \áÉÄt w| ftÇzâx - Amy! Amy! Muoviti! Non vorrai fare tardi sul set? - No mamma! Sono contenta che mi abbiano preso per recitare la parte della protagonista del film "L'isola di sangue” anche perché i film horror sono il mio forte! -OK! Basta, sei pronta, ma mi raccomando: ascolta il regista, non avventurarti in posti pericolosi... La mamma andò avanti con le raccomandazioni per tutto il tempo del tragitto. Ora, dovete sapere che il set era su un'isola deserta in mezzo alla quale, in un bosco, c’erano due baite che sarebbero state la dimora dei giovani attori per tutto il tempo delle riprese cinematografiche. I ragazzi, appena giunti sull'isola, fecero subito conoscenza: Jack, Elena, Samanta, Lidia, Sam, Luigi, Giulio, Carla, Giovanni, Alessandro ed Ami. Erano tutti simpatici. Il primo giorno passò con le presentazioni, il secondo giorno, invece, il regista li radunò in un boschetto nel quale era difficile orientarsi perché gli alberi erano tutti uguali e disse: - Salve ragazzi prima di recitare il film voglio mettere alla prova le vostre doti interpretative. Questa notte la passerete qui. Il vostro obiettivo è quello di raggiungere il molo e il motoscafo. Attenti, però, c’è un mostro orribile che vi vuole uccidere tutti. E' tutto finto, ovviamente, ma voi dovete calarvi nel ruolo. Così calò la notte e i ragazzi si ritrovarono nel bosco e incominciarono a camminare verso il molo parlottando e discutendo di film horror. Ben presto si accorsero che mancavano all'appello Alessandro e Lidia. In un primo momento entrarono nel panico, poi si tranquillizzarono ricordando che era tutta una finzione; forse la loro assenza faceva parte dell'esperimento. Così ripresero a camminare verso il molo, anche se tutti avevano la sensazione di essere seguiti e osservati. Nessuno era più entusiasta come all'inizio e tutti avevano un po’ paura... questo esperimento notturno li metteva un po' a disagio. Di colpo uscì un essere mostruoso simile ad uno zombi e tra le sue mani aveva lo zainetto di Alessandro e la giacca di Lidia. Aggredì subito Elena, Sam e Luigi; sicuramente non era più una prova di coraggio o uno scherzo, era tutto incredibilmente vero! Il peggio venne 34
quando tutti lo riconobbero: era il REGISTA!!! Non c'era via di salvezza, il regista conosceva l'isola a memoria, perciò oltre a poterli cogliere di sorpresa poteva arrivare al molo prima di loro e sabotare il motoscafo. In forma strategica i ragazzi dividendosi incominciarono a correre per l'isola, ma solo due riuscirono a scamparla: Amy e Jack. Per loro fortuna s'incontrarono al molo terrorizzati, lì sentirono un altro grido disperato e poi il silenzio. Non esitarono a precipitarsi sulla barca e ad accendere il motore, ma nel buio della cabina trovarono i corpi di tutti i loro compagni brutalmente sfigurati. Capirono che avrebbero fatto anche loro una brutta fine se non se ne fossero andati via da quel posto maledetto. Scesero e si precipitarono verso un'altra imbarcazione (non si sa nemmeno da dove fosse spuntata), ma mentre stavano per salvarsi, di colpo apparve lo zombi che aggredì Jack ed afferrò il braccio di Amy scaraventandola a terra. E proprio quando Amy pensava che fosse giunta la sua ora il regista-zombi esclamò con voce tetra: - SCHERZETTO!!! La registrazione è perfetta, siete stati bravissimi, sarà un successone!!! Tutti i cadaveri si alzarono e fecero una risata tetra. Amy rimase di sasso: avrebbe voluto gridare, non sapeva se ringraziare Dio o essere arrabbiata. Le riprese finirono quella notte stessa ed Amy a differenza dei suoicompagni preferì lasciare l'isola alle prime luci dell'alba. Qualche giorno dopo bussò qualcuno alla porta di casa sua, erano i nove ragazzi con il regista ancora truccati da zombi. Amy disse: - Perché siete ancora truccati da mostri? Se pensate di farmi un altro scherzo sappiate che non ci casco di nuovo! Non appena finì di dire queste parole sentì per caso al telegiornale: - Ritrovati su un'isola deserta nove ragazzi e un regista brutalmente massacrati, un delitto inspiegabile!!! Amy si girò di scatto, ma dietro di lei non c'era nessuno, solo la mamma che le disse: - Perché parli da sola?
Francesca Norberti 35
_t aÉààx w| [tÄÄÉãxxÇ Era la notte di halloween e un ragazzo di nome Rodolfo decise di ignorare le credenze di quella tradizione, andando a trovare al cimitero sua nonna. Dopo aver aggiustato il vaso con dei fiori, si sedette di fianco a lei e non si accorse di essersi addormentato. Quando si svegliò era già mezzanotte e Rodolfo si accorse che era tutto buio e che il cancello del cimitero era chiuso. Preoccupato, andò in cerca di aiuto. Nei dintorni non trovò nessuno, ma solo un profondo silenzio e la nebbia che scendeva. Finalmente Rodolfo si decise ad andare dalla porta dell'uscita secondaria dove c'era un alto cancello tutto arrugginito e si accorse che anche quello era chiuso. La paura aumentava. Mentre Rodolfo tornava verso la tomba di sua nonna per ripararsi dalla nebbia sentì un rumore, si fece coraggio e lo segui. Quando si avvicinò si accorse che era rimasta aperta una fontana dell’acqua potabile, ma Rodolfo era ancora spaventato. Ritornò verso la tomba e notò che il vaso con i fiori che aveva sistemato poco prima era caduto per terra. Tutto questo gli sembrò molto strano e decise di aspettare vicino alla porticina della tomba. Dalla nebbia spuntò una figura che gli disse: “E tu chi saresti?”. Rodolfo non conosceva questo ragazzo che gli aveva rivolto la parola e gli aveva chiesto come mai si trovasse anche lui in quel posto e che gli fosse successo. Dopo che Rodolfo ebbe detto di essere lì per screditare le credenze sulla notte di halloween a sua volta chiese il nome del suo interlocutore. Il ragazzo rispose: “Antonio teofilo”. Rodolfo gli chiese come mai lui era lì e il ragazzo gli rispose dicendo: “Ma che cosa dici, abito qui da 68 anni!». Mentre Rodolfo pensava che egli stesse scherzando, scoccò la mezzanotte e Antonio disse a Rodolfo: “è stato un enorme piacere conoscerti, ti ringrazio per la compagnia, ma io ora devo andare: buonanotte”. Rodolfo ancor dubbioso decise di seguire Antonio, che svoltato l'angolo scomparve nel nulla. Mentre Rodolfo cercava una via di uscita 36
incontrò il guardiano del cimitero. Rodolfo, spaventato, diede un grido di paura e il guardiano gli disse: “ehi, tu, ragazzino, cosa ci fai qui? Vai subito via!”. Rodolfo ribatté dicendo: “io non ero solo: poco fa mi faceva compagnia un ragazzo di nome Antonio!”. Il guardiano gli rispose infuriato: “Ma che cosa dici?! Qui non c'è nessuno, qui tutti riposano, perciò ora vai via!”. Rodolfo una volta per tutte se ne andò via dirigendosi verso l'uscita del cimitero, ma il suo sguardo cadde sulla tomba di un giovane morto 68 anni prima, sulla quale era inciso il nome Teofilo Antonio. Un brivido percorse la sua schiena e corse via verso il cancello. Non appena varcò un piede aldilà del cancello senti una voce che diceva: “Ciao Ciao Rodolfo, ci vediamo l'anno prossimo!"
Erica Nacci
37
_t wtÇét wxÄ v{|tÜÉ w| _âÇt C’era una volta una coppia di ragazzi bellissimi: lui si chiamava Mirko e lei Isabella. Vivevano in un villaggio vicino al bosco e stavano per sposarsi. Mirko faceva il cacciatore e Isabella lo aspettava ogni sera, cantando alla finestra. Quando arrivava il suo amore, la prendeva tra le braccia e ballavano alla luce della luna. Il sindaco del villaggio, un vecchio cattivo, era innamorato di Isabella: per dividere gli innamorati inventò un piano. Una notte uscì, si travestì da lupo e si mise a ululare alla luna, spaventando donne e bambini. Mirko, che era molto coraggioso, decise di risolvere la situazione e di andare a cercare il misterioso animale. La notte dopo uscì, anche se Isabella aveva un brutto presentimento. Andò nel bosco e qui trovò il sindaco, con una pelle di lupo addosso: il perfido lo aggredì e lo uccise. Appena saputo della morte del suo amato Mirko, Isabella si disperò e decise di togliersi la vita. Il sindaco rimase un po’ male perché così non poteva più sposare la ragazza: ma non la amava di vero amore, e presto si mise il cuore in pace. Tuttavia, dopo qualche tempo, cominciò a svegliarsi la notte... il sindaco si diceva che era solo l’immaginazione, ma il verso del lupo era sempre più forte e vicino a casa sua. La settima notte si alzò tremante, per affacciarsi alla finestra e vedere cosa succedeva: vide Ia bella Isabella, pallida e coperta di sangue, che danzava alla luce della luna e dell’ululato di un lupo. Una notte, due notti, tre notti e il sindaco urlò, si voltò e fece per scacciare quell’orrenda visione. Ma appena si allontanò e si girò, ecco che si trovò davanti lo spettro di Mirko, che lo fissava. Per la paura e il rimorso, il sindaco morì all’istante.
Desirée Agnello
38
hÇËbÅuÜt ÇxÄÄt aÉààx Quella sera era la notte di Halloween e Paolo era rimasto solo a casa perché i suoi genitori erano andati a vedere uno spettacolo. Prima di andare a letto Paolo si accertò che in casa fosse tutto a posto, poi andò a dormire. Poco dopo sentì graffiare sulla porta della sua cameretta, prima una sola volta, poi ripetutamente, ed egli credendo fossero i suoi genitori, gridò:” Mamma? Papà? Siete voi?” ed una voce rauca rispose:” Ma come, non mi riconosci? SONO IO!”. Paolo insistette:” Chi sei?” e sentì di nuovo graffiare ripetutamente sulla porta. Poi improvvisamente si aprì la porta e Paolo per la paura scappò via dalla finestra. Sentiva che c’era qualcosa che non andava, perché si sentiva inseguito da una presenza misteriosa. Paolo correva a più non posso, le strade erano deserte. Correndo si girò più volte, vide un uomo con una maschera, aveva una mano sanguinante e nell’altra teneva saldamente un coltello sporco di sangue. Paolo si rese conto del pericolo che correva e preso dal panico inciampò. Era spacciato: non riusciva più a rialzarsi, pronunciò le sue ultime preghiere… Chiuse gli occhi per non vedere il suo assassino, poi si sentì scuotere e udì una voce che pronunciava il suo nome:” Paolo, Paolo, cosa succede? Sei tutto sudato e blateri parole incomprensibili!” Paolo allora si svegliò e scoprì che era stato tutto un brutto sogno e che mamma e papà erano rientrati. Tirò un sospiro di sollievo e tentò di riaddormentarsi. Stava per assopirsi quando sentì graffiare sulla porta…
Gianmauro Danisi
39
Bozze di copertina Back-stage 10 10
40
Il presente testo è disponibile anche online all’indirizzo: http://terzacmaterdona.weebly.com/lavori-20112012#paura
“Racconti di Paura” è un piccolo volume creato grazie alla collaborazione di tutti gli alunni della classe 1^C della scuola media “G.F.M. Materdona” di Mesagne (BR) durante l’anno scolastico 2011-2012 Il testo è suddiviso in tre parti principali: Una presentazione con le impressioni degli alunni e le frasi più famose sulla paura I racconti di paura creati dagli alunni, a loro volta suddivisi in tre temi: il “pianoforte fantasma”, il “mistero della casa abbandonata” e “paura all’aria aperta”, che in realtà comprende racconti molto vari, ma quasi tutti si svolgono all’aria aperta Le bozze di copertina: i disegni di prova per le copertine, per mostrare l’impegno degli alunni anche in questo senso
Disponibile online su
http://terzacmaterdona.weebly.com/lavori-2011-2012.html#paura