spring! #36 Luglio 2019
EDITORE Associazione Culturale Deaphoto REDAZIONE AREA TEMI Paolo Contaldo Responsabile Sabrina Ingrassia Redattrice Giulia Sgherri Photoeditor AREA RECENSIONI Diego Cicionesi Responsabile Sandro Bini Comunicazione Alberto Ianiro Webmaster Paolo Contaldo Grafica Web PROGETTO GRAFICO Niccolò Vonci IMMAGINE DI COPERTINA Lorenza D'Orazio
INDICE SERVIZI Alice Falco BLOOMING pg. 6 Chiara Dondi naturAMORE Pg. 16 Ilaria Feoli COME UNA PRIMAVERA; LA MALINCONIA Pg. 28 Federica Cornalba I DONI DELLA SOPRAVVIVENZA Pg. 52 Romina Zanon 23 GENNAIO 1971 Pg. 62 Lorenza D'Orazio ATTESA SOSPESA Pg. 78 Rosella Centanni UNA SCOPERTA UN MONDO TRASOGNATO IN LONTANANZA Pg. 90 SOURCES OF VISION A cura di Diego Cicionesi
INTERVISTA A DUCCIO RICCIARDELLI Pg. 104
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PRESENTAZIONE ALLE IMMAGINI Paolo Contaldo Musicali felici le immagini di Alice. Ritagli di natura e gioia di ripartire. Scoprirsi. Chiara ci restituisce la sua mappa. Percorso nella propria Natura. Ilaria ci porta nella sua galleria personale. Autobiografia per immagini, assenza e consistenza in piacevole stupore. A volte abbiamo bisogno di Rinascere. Passare tra paura, immobilità e ansia. Poi raccontare di alleati e amuleti, di santi e santini. Coraggiosa, ironica, piena. Grazie Federica. 23 gennaio 1971, una data che sa di lunga primavera. Un flusso ininterrotto d’intimità , sentimento e forza. Solido, rassicurante e fresco il racconto che Romina fa della storia d'amore dei suoi genitori. Lorenza: qui e ora. Immobile piacevole pausa. Desiderio di stare per preparare al dopo. Bella la luce di queste foto, come la calma nel respiraci dentro. Acqua, lago, specchio d'acqua. Profondo e onirico il viaggio che Rosella sapientemente dipinge sul foglio. Fotografia e anima, diario liquido.
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BLOOMING Piccoli dettagli della natura che si risveglia, che si muove, che comunica. 7
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Nata nel 1988, Alice Falco ha studiato alla Scuola Romana di Fotografia e si è laureata in Lingua e Cultura Araba presso l’Università La Sapienza di Roma. Lavora come fotografa freelance e a progetti documentari a lungo termine.
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naturAMORE Troverai di più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le pietre t’insegneranno ciò che non si può imparare da maestri. (San Bernardo) Ricongiungersi alla natura come passo fondamentale di ricerca della giusta dimensione nella quale riconoscersi e conoscersi veramente.
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Nata e cresciuta a Bologna, ha studiato Disegno Industriale all'Università di Firenze. Fin da piccola ha mostrato interesse nella pittura e crescendo con l'aiuto del padre ha intrapreso i primi passi nel mondo della fotografia. Negli anni il suo rapporto con tale strumento è diventato sempre piÚ connesso al suo background di pittrice e ha iniziato a trattare la fotografia stampata come una tela da dipingere. I suoi soggetti preferiti sono le donne, che sono utilizzate per creare immagini fatte d’introspezione e simbolismo.
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COME UNA PRIMAVERA; LA MALINCONIA La pratica dell’autoritratto di Ilaria Feoli è qui un susseguirsi di pieni e vuoti, del dentro e fuori, del procreare istanti smarriti per poi, riambientarli proprio come l’Alice di Lewis Carroll, ove i “suoi mondi idilliaci ed ellenici”, sono versi poetici che “strizzano l’occhio” alla pratica corporale e performativa intuitiva di un sogno che è come l’onda di un mare in continuo divenire. Fotografie e poesie sommate una a una, equivalgono alla totalità di un intervallo in cui “è ed è assente", si sottrae in questo modo all’esistenza come spiriti condannati all’esilio, l’artista ferma il momento al regolare fluire del tempo. Il suo essere anche bagnasciuga saldo e compatto si sfalda all’accarezzare di un’onda, e onda dopo onda si rigenera in ogni singola opera. Il suo sguardo perso nell’inquadrare sensazioni, capitola e si sofferma a pochi istanti dal “luogo del delitto” in cui l’atto si realizza: è corpo e natura in simbiosi. Ivan Piano 29
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Ilaria Feoli nasce ad Avellino nel 1995. Inizia il suo percorso artistico iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove approfondisce la sua ricerca nei percorsi didattici prima di Pittura e poi in Fotografia come Linguaggio d’Arte. Il suo lavoro incentrato sull’autoritratto, si basa sulla descrizione poetica ed effimera delle cose, sulla fragilità dell’essere e ciò che sente l’animo umano vivendo le proprie emozioni. Nel 2017 espone alcune delle sue opere al ristorante L’Etto a Napoli durante la fiera d’arte contemporanea Paratissima; nel 2018 partecipa ai Festival IJ STO CCA presso la Sala Consilina di Avellino e Balconica di Futari in provincia di Salerno. Sempre nel 2018 alcune delle sue fotografie sono pubblicate sulle riviste Apologie Magazine (Francia) e Peculiars Magazine (Belgio). Nel 2019 conferisce il primo premio al I Concorso Nazionale "Il Mondo in Tasca" Lodigiano, Lodi (Italia).
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I DONI DELLA SOPRAVVIVENZA Una vita interrotta all’improvviso, travolta dall’incertezza di quello che sarà. A volte il sonno porta sollievo, ma al risveglio gli incubi spietati prendono forma di nuovo, incalzati dall’ansia e dal tormento. Improvvisamente sei malata, intrappolata nella tela della depressione. Si può guarire, certo, ma le cure sono lunghe e dolorose: devi riempire i vuoti e dare significato a ogni piccola cosa per costruire una nuova mappa della vita. A ognuno di questi vuoti arriva però in soccorso la Sopravvivenza che porta i sette doni, come quelli dello Spirito Santo profetizzati da Isaia. I miei li ho trasformati in profani amuleti devozionali dove sono i fiori, secondo il significato loro attribuito nel linguaggio Romantico, a svelare il rimedio per ogni disagio. Come per le icone della Cristianità, trasformate dal Medioevo in poi in piccoli santini per favorirne la diffusione e l’uso quotidiano, queste immaginette sono destinate a chi, come me, sta cercando di rinascere. A mia mamma, ottavo dono mio papà, polvere di assoluta imperfezione Maria Grazia Reami Ottolini, autrice del volume “I Fiori nei Santini” 53
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Architetto e paesaggista, oltre a un’infinità di piante sul suo mini-terrazzo, coltiva da sempre anche la passione per la fotografia. Progetta giardini, disegna, collabora con alcune riviste e web magazine, e cerca di diffondere bellezza attraverso GardenRoute Journal, il blog che ha creato qualche anno fa. Cresciuta da genitori illuminati,ha cominciato a viaggiare sin da piccola, ad amare l’arte in ogni sua forma e a provare un’immensa empatia per il mondo animale.
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23 GENNAIO 1971
Erano muti, senza parole, l’uno accanto all’altra, come le querce e i grandi pini che hanno radici nei monti, e stanno, senza vento, vicini e immobili, ma poi al primo soffio di vento si agitano e sussurrano senza fine: così a quel modo stavano per parlare a lungo, ispirati da Amore. Argonautiche LIBRO III [967-972], Apollonio Rodio La serie fotografica vuole evocare la silenziosa intimità di un toccante amore familiare: l’affetto che unisce i miei genitori dal 23 gennaio 1971. Il loro percorso di vita è raccontato attraverso la combinazione di raffigurazioni e metafore visive che compenetrano l’una nell’altra armonicamente, nel tentativo di restituire la sensazione di una perpetua rinascita del sentimento d’amore nella natura e nell’universo. Attraverso le immagini, le stagioni del tempo e della vita trapassano l’una nell’altra armonicamente. 63
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Artista visiva, da anni utilizza la fotografia, il video e il disegno per realizzare progetti artistici e di comunicazione. Le sue opere hanno ottenuto vari riconoscimenti e hanno preso parte a numerose mostre collettive e personali di respiro nazionale e internazionale: Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia, OnArt Gallery di Firenze, Nucleika Gallery di Catania, Galleria d’arte moderna Fogolino di Trento, Centro Culturale Italiano di Cluj Napoca (RO), Villa Belvedere (Acireale), Dorfkirche di St.Moritz, Galerie90 di Rio Pusteria ecc. Dal 2018 è membro del progetto di ricerca dedicato alla fotografa e cineasta Marcella Pedone del Dipartimento di Beni Culturali dell'Università degli Studi di Padova. E' inoltre attiva come saggista.
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ATTESA SOSPESA Attesa sospesa. Desiderio di cambiamento. Sensazione di pace, instabile. solitudine ma piena coscienza di unità nella moltitudine. Nostalgia. Un monologo interiore. Un eco richiama la memoria, l’origine, ma si apre alla speranza. Sospensione. Un destino sfuggente. Spazi statici: la dinamicità estremizza la nostra indagine sulla staticità. Rallenta. Respira. Affoga nel tempo. Godi ogni istante. La luce accarezza ogni cosa. Guarda quelle ore, quell’albero, il germoglio, senti il soffio del vento? Il calore del sole sulla pelle? È vita. 79
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Lorenza D’Orazio (Pescara, 1993) è una giovane architetta, di professione e formazione, e fotografa, per passione, con base a Parigi. Nel 2017 si avvicina alla fotografia, prendendo confidenza con la macchina fotografica analogica del padre. Affascinata dalla fotografia e dall’architettura, e dall’interazione tra queste, Lorenza è alla scoperta di se stessa e del mondo senza paura di limiti e confini. La curiosità e la volontà di indagare la portano a una costante ricerca del nuovo e del bell’inatteso negli immaginari quotidiani. L’osservazione, la fotografia e la rappresentazione, è una triade di attività che costituisce la sua principale forma di apprendimento. È devota alla fotografia analogica e a tutte le imperfezioni che essa genera. Le sue foto, immerse in un'atmosfera senza tempo, suggeriscono un’intima meditazione.
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UNA SCOPERTA, UN MONDO TRASOGNATO IN LONTANANZA Nel cuore della notte, quando l’eco dei rumori della città si è attutito, seguo il flusso dell’immaginazione. Mi ritrovo in un mondo altro, immersa nella rinascita della natura. Il silenzio dei boschi e degli specchi d’acqua è animato da esseri magici. Incontri incantati che mi allontanano dal quotidiano e mi fanno ritrovare la capacità di stupore e di curiosità nel fondo del mio animo. 91
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Rosella Centanni è nata e vive ad Ancona. Ha iniziato ad appassionarsi di fotografia dagli anni ’90. Ha partecipato a corsi riguardanti la progettazione di un lavoro fotografico, la tecnica del bianconero, la luce, il ritratto, il reportage e la manipolazione di pellicole Polaroid. Ha realizzato, oltre a varie iniziative fotografiche, diverse mostre personali, tra le quali “Nello Yemen”(2001), “Il vivere”(2003), “Oltre lo schermo e sulla scena”(2004), “Sviluppi in scena”(2005), “Al Passetto…un lungo giorno d’estate”(2008), “Suk-ki di fiaba”(2009), “Sguardi”(2011), “Respiri”(2011), “Oltre lo sguardo”(2012), “N(u)ove donne in salotto”(2014), “Ri – tratti” (2014), “L’incanto del distacco” (2016). Nel 2017, nell’ambito del progetto Ankonistan, ha sviluppato un lavoro fotografico su un quartiere della propria città: “Valle Miano”. Nel giugno del 2018 ha partecipato ad Ancona Foto Festival “Genti/ Gente” con un proprio portfolio fotografico sui rom.
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SOGNO VISIONE, INCUBO, DESIDERIO
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sources of vision
Interviste a cura di Diego Cicionesi 104
DUCCIO RICCIARDELLI Nasce a Firenze nel 1976, dopo una laurea in Storia e Critica del Cinema si dedica alla fotografia di reportage e di scena. Approfondisce successivamente i suoi studi sul cinema documentario presso il Festival dei Popoli di Firenze, cominciando a lavorare come operatore, assistente operatore e regista. Lavora per due anni a Roma come assistente di produzione presso la Fandango di Domenico Procacci. Ha diretto e fotografato due medio-metraggi sperimentali realizzati entrambi sulle montagne del Trentino, “Ciadina” ( 2008 ) e “Schegge” ( 2009 ). Vince il premio Playmaker 2009 (FST Mediateca Toscana Film Commission -Play Arezzo ) e con questo contributo realizza il suo terzo lavoro dal titolo “Viaggio a Planasia” ( 2010 ) documentario sulla situazione carceraria sull'isola di Pianosa. Nel 2011 produce e dirige il cortometraggio documentario “Chiodo e il fiume”. Con il video “Vanitas” ( 2011 ) si aggiudica il contest di Video arte della Notte Bianca di Firenze 2011. Nel 2013 vince il Fondo Cinema della Regione Toscana con il documentario “Maldarno”(2012) del quale cura sceneggiatura e regia.Il suo ultimo documentario“Porto Sonoro” (2015 ) è stato prodotto dalla Genova Liguria Film Commission con una giuria presieduta dal Maestro Giuliano Montaldo. Giornalista pubblicista, nell'ultimo periodo la sua ricerca si rivolge con rinnovato interesse alla fotografia sperimentale e al fotogiornalismo.
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Quale romanzo, opera letteraria, cinematografica o musicale hanno inciso profondamente sulla tua identità , pensiero e visione del mondo? Sono profondamente ispirato dall’opera cinematografica del regista tedesco Werner Herzog e in particolar modo dal film del 1972, Aguirre Furore di Dio. Ho scoperto Herzog dopo una strana peripezia di viaggio. Per uno sciopero rimasi senza mezzo di trasporto in una casa di un amico sperduta in un bosco di montagna del Mugello. Per tornare a Firenze dovetti fare a piedi una decina di chilometri con un pesante zaino sulle spalle fino a raggiungere la stazione di Vicchio. La sera tornato a casa distrutto mi levai le scarpe e accesi la tv su Fuori Orario. Enrico Ghezzi stava parlando di Herzog e cominciò Aguirre, rimasi estasiato da quel film. .
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Quale specifico passaggio, testo o brano musicale ti hanno cambiato e ispirato? Mi rimane in mente la scene iniziale con la spedizione dei conquistadores, guidata da Gonzalo Pizarro, si apre faticosamente la strada nella foresta amazzonica alla ricerca del mitico El Dorado. In campo lunghissimo si vedono le montagne enormi e sulla musica mistica e angosciosa dei Popol Vuh iniziamo a vedere arrivare questa manciata di uomini in armatura, affaticati dalla camminata faticosissima . Seppi poi che le comparse del film e tutta la troupe avevano lavorato in delle condizioni al limite della morte e che recitavano nella foresta con delle armature reali. Il protagonista del film era Klaus Kinski nella parte di Aguirre.
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In che modo hanno inciso, da lì in poi, nel tuo lavoro di fotografo? Dopo Aguirre andai a cercare tutti i film di Herzog e quell’autore mi intrigò al punto che decisi di fare la mia tesi di laurea in Storia e Critica del Cinema proprio su di lui. Il mio professore Mario Garibba visto che mi stavo interessando molto ai documentari mi mandò su un set di un film che stavano girando a Firenze e cominciai a lavorare come fotografo di scena e aiuto operatore. Fu Aguirre in qualche modo a darmi la spinta per intraprendere l’avventura dell’immagine.
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