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VACCINI, COSA C’È DA SAPERE: QUELLI DISPONIBILI, LE CATEGORIE PRIORITARIE E GLI OBIETTIVI

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VITTORIO DI GUILMI

È partita il 27 dicembre, con le prime 9.750 dosi del vaccino Pfizer-Biontech arrivate dal Belgio all’Ospedale Spallanzani di Roma, la campagna di vaccinazione in Italia, così come in tutta Europa. Una tappa storica e particolarmente attesa, poiché al momento il vaccino rappresenta l’unica “via di fuga” dalla pandemia. L’obiettivo è di vaccinare almeno il 70% della popolazione per raggiungere la tanto agognata immunità di gregge e quindi abbattere la circolazione del virus.

I vaccini sono offerti in forma gratuita a tutta la popolazione, senza obbligatorietà e secondo un ordine di priorità che tiene conto del rischio di malattia, dei tipi di vaccino e della loro disponibilità. Queste priorità sono individuate dal “Piano strategico”, elaborato a dicembre da Ministero della Salute, Commissario Straordinario per l’Emergenza, Istituto Superiore di Sanità, Agenas e Aifa. Ad oggi il piano è stato aggiornato con l'arrivo di nuovi vaccini.

I vaccini disponibili. Attualmente in Europa e in Italia sono disponibili tre vaccini anti Covid-19 e altri cinque potrebbero arrivare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. I vaccini attualmente autorizzati hanno dimostrato un’efficacia nel prevenire la malattia pari al 95%. Dei tre i vaccini anti Covid-19 già disponibili, il primo a essere stato approvato è stato quello dell’azienda statunitense-tedesca PfizerBioNTech, il 21 dicembre. Il secondo in ordine di approvazione, è stato il vaccino dell’americana Moderna, che dà una protezione confrontabile al vaccino precedente, e che sta studiando la possibilità di somministrare una terza dose per aumentare ulteriormente la risposta immunitaria contro le nuove varianti del virus Sars CoV2. Gli studi clinici su Pfizer-BioNtech e Moderna hanno dimostrato un’efficacia molto elevata del vaccino, rispettivamente, dopo una settimana e dopo due settimane dalla seconda dose. La seconda dose del vaccino, effettuata ad almeno 21 giorni dalla prima dose per il vaccino della Pfizer e 28 per quello di Moderna, ha il compito di rinforzarla e renderla più prolungata. Il terzo vaccino autorizzato in Italia è quello messo a punto da AstraZeneca, che raggiunge un’immunità intorno al 60% dopo due dosi, somministrate con un intervallo da quattro a dodici settimane, e che l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha approvato con l’indicazione per l'utilizzo preferenziale dai 18 ai 55 anni. Nelle prossime settimane è atteso l’ok dell’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema) per il vaccino della Johnson & Johnson, e più in là potrebbe essere la volta di un altro vaccino americano, quella della Novavax. Non si esclude, poi, che l'Europa possa dare il via libera al vaccino russo Sputnik e a quello dell’azienda cinese Sinovac. All’orizzonte in Italia c’è poi il vaccino della Reithera, l’azienda di Castel Romano (Roma) nella quale lo Stato ha deciso di entrare con capitale pubblico, e che potrebbe essere disponibile da settembre.

Le categorie prioritarie. Tra categorie prioritarie, sono rientrati gli operatori sanitari e sociosanitari, residenti e personale dei presidi residenziali per anziani, persone di età avanzata (prima over 80, poi fascia 60-79 anni) e persone con fragilità di ogni età. A seguire, i servizi essenziali: insegnanti e personale scolastico, forze dell’ordine, detenuti e guardie carcerarie, operatori dei servizi essenziali. Infine, la popolazione rimanente. Secondo il programma, una più significativa distribuzione delle dosi avverrà tra il secondo e trimestre 2021, per completarsi entro l’anno. I numeri italiani. Il piano vaccinale prevede, tra le altre cose, oltre 215 milioni di dosi disponibili per il nostro Paese in base agli accordi stipulati. Ad oggi in Italia sono state già somministrate oltre 2 milioni di dosi di vaccino anti-Covid, mentre sfiorano il milione le persone che hanno ricevuto anche il richiamo. Stando agli ultimi numeri, l’Italia è in terza posizione nella classifica europea per vaccini somministrati in rapporto alla popolazione (1,07%), dopo la Danimarca e la Slovenia, ma prima della Germania (0,64%), della Spagna (0,54%) e della Francia (0,07%).

Gli anticorpi monoclonali. Dopo gli Stati Uniti e la Germania, anche in Italia è stato dato il via libera alla distribuzione degli anticorpi monoclonali. Si tratta di un’arma in più per contrastare il Covid-19, anche se l’Aifa ha già chiarito che gli anticorpi monoclonali non possono essere attualmente considerati uno standard di cura. Sono indicati

unicamente per soggetti di età maggiore di 12 anni non ospedalizzati, con sintomi di grado lieve-moderato di recente insorgenza e presenza di almeno uno dei fattori di rischio (o almeno due se uno di essi è l’età maggiore di 65 anni) come malattia renale cronica, diabete non controllato e immunodeficienze. In merito all'efficacia, come hanno dimostrato i risultati della sperimentazione, il trattamento riduce il rischio di ospedalizzazione e morte per Covid-19 del 70% in pazienti ad alto rischio.

Le varianti. A preoccupare, però, sono le nuove varianti del virus, che nel frattempo è mutato e sembra aver anche potenziato la sua trasmissibilità. Queste varianti del Covid sono chiamate abitualmente “inglese”, “brasiliana” e “sudafricana”, dal luogo in cui sono state individuate per la prima volta. L’Istituto superiore di sanità ha confermato la possibilità che le varianti possano compromettere l'efficacia degli anticorpi monoclonali e, in alcuni casi, anche dei vaccini. Secondo l’Istituto, tuttavia, al momento i vaccini sembrano essere pienamente efficaci sulla variante inglese, mentre per quella sudafricana e quella brasiliana potrebbe esserci una diminuzione nell’efficacia. A proposito di varianti, anche gli epidemiologi più autorevoli hanno già rassicurato sul fatto che il vaccino non diventa inefficace, ma che questo diminuirebbe soltanto l’efficacia.

Il primo obiettivo: 7 milioni di immuni entro

marzo. L’ultima rimodulazione del piano vaccinale, discussa tra governo e regioni, prevede che i vaccini Pfizer e Moderna saranno somministrati agli over 80 e ai soggetti ritenuti più fragili, mentre quello di AstraZeneca agli under 55 e al personale scolastico docente e non docente, forze armate e di polizia, personale carcerario e detenuti. L’obiettivo è somministrare 2 milioni di dosi entro febbraio, 4 milioni a marzo e 8 milioni ad aprile, per un totale di 14 milioni di dosi in un trimestre. Pertanto, entro marzo, così come dichiarato dal commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, dovrebbero essere immunizzati 7 milioni di italiani.

Anche se non reso obbligatorio dal governo, il vaccino è fortemente raccomandato per tutta la popolazione. Il consiglio è comunque quello di consultare il proprio medico per qualsiasi dubbio o chiarimento, ma anche quello di non abbassare la guardia e rispettare scrupolosamente le misure anti-covid previste, destinate ad accompagnarci anche nei prossimi mesi.

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