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PSICOLOGIA - Dormire fa rima con... nutrirsi

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IL RACCONTO

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Psicologia

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DORMIRE FA RIMA CON… NUTRIRSI

CHIARA VOLPICELLI, Psicologa

Dormire è necessario, come nutrirsi. È vitale, non è una scelta, è un bisogno fisiologico. Come spiega lo psicologo J.S. Szymanski, da bimbi si dorme per intere giornate ad intermittenza (sonno polifasico) perché gli stimoli esterni sono talmente intensi che il neonato si stanca facilmente. Per registrare dentro di sé tutte le nuove esperienze, necessita di riposare e mentre dorme rimette neurologicamente in fila i vissuti emozionali, fisici, intellettivi. Da ragazzi, e poi da adulti, si dorme invece tutta la notte (sonno monofasico). Da anziani poi, diminuiamo sempre più le ore di sonno notturno, tornando ad uno stadio polifasico ultradiano, vale a dire fare tante sieste, i cosiddetti riposini.

Sviluppiamo nel tempo la capacità di rispondere agli stimoli esterni senza subirli, o meglio subendoli meno. Cosa vuol dire questa cosa nella pratica? Vuol dire che all’interno di una relazione tra due adulti, l’esperienza si esaurisce, cioè inizia e termina, esprimendo ciò che si desidera.

Contenti tutti, no? Non è proprio così! Quando infatti non si riesce a dire tutto ciò che si voleva, o comunque non si è soddisfatti dello scambio, accade spesso che prima di addormentarsi si presentino tutte quelle frasi che avremmo voluto dire, accanto ad immagini del colloquio che avremmo voluto si realizzasse. È lì che si insinua il pensiero del “potevo fare così, avrei potuto dire, ma se non avessi”. Spesso non c’è libro o canzone che riesca a portarci via da questo circolo vizioso e fortemente negativo.

Perché accade tutto ciò? In generale, durante la notte tendiamo a registrare cosa è accaduto durante il giorno, soprattutto gli eventi negativi, che in qualche modo tendono a diventare ossessivi. Tanto più in un periodo complesso come quello che attraversiamo, le difficoltà del sonno sono causate dalle eccessive energie, fisiche e intellettive, che non riusciamo ad investire durante il giorno. L’inattività da questo punto di vista non aiuta. L’adrenalina ancora in circolo infatti, soprattutto nelle persone anziane poche dedite al movimento, mantiene svegli e amplifica la conflittualità e i sentimenti di tristezza e noia. La difficoltà ad addormentarsi infatti è figlia dell’ansia, il risveglio notturno nasconde depressione. Se pensiamo che è quasi un anno che conviviamo con uno stato di ansia generalizzato, capiamo bene che le “digestioni notturne” delle attività e delle relazioni giornaliere, rischiano di essere “cattive”. Purtroppo però, stare fermi a letto e perpetuare in pensieri disturbanti, non fa altro che ri-attivare emozioni di rabbia o rimuginii che fiaccano l’individuo.

L’effetto dell’insonnia subita dal soggetto è visibile in primis a livello fisico: gli occhi sono privi di lucentezza, appaiono vitrei, i gesti sembrano rallentati e si manifestano sensibilità e irritazioni maggiori rispetto al solito. Se da una parte c’è chi cede al sonno durante il giorno e attiva un circolo vizioso per cui poi il ritmo circadiano è compromesso, c’è chi cerca di recuperare vitalità attraverso le azioni pratiche, che la maggior parte delle volte però risultano essere fallaci. È inutile cercare di recuperare con azioni che a volte possono essere anche eccessive rispetto alle energie che si hanno in quel momento. Così come è inutile dormire il pomeriggio per due ore di fila. Meglio stare nel proprio spazio e recuperare lentamente e con umiltà attraverso i microsonni, quelli da 10 max 20 minuti di sonno profondo.

L’igiene del sonno. Fondamentale per l’essere umano è conoscere le proprie modalità rispetto al sonno e seguirle, mantenerle, ricordando che “chi possiede la notte possiede la propria vita” (A. Meneghetti). Poche e semplici regole da rammentare sono: lavarsi sempre i genitali prima di andare a letto, perché ciò favorisce una pulizia anche psicologica; dormire con abiti comodi, larghi per permettere libertà di movimento al corpo; evitare strumenti digitali in funzione, o anche in standby; porre attenzione agli odori, se fastidiosi trovare una soluzione per immettere odori propri; evitare il buio completo, lasciare una luce calda in prossimità della stanza in cui si dorme; evitare letture o filmati che accendano piuttosto che rilassare.

Curiosità. Molte figure di rilievo utilizzavano la notte per dedicarsi a diverse attività. Tra queste, Leonardo Da Vinci, che si diceva arrivasse a stare sveglio per 22 ore: alternava 4 ore di veglia a periodi di “trance” di 20 min, raggiunti chiudendo gli occhi ed isolandosi in un luogo tranquillo. Il tutto lo portava ad avere 6 periodi di sonno/ riposo per un totale di 2 ore e ad avere 22 ore di veglia per tutte le altre attività. Potremmo dire che della sua insonnia abbiamo beneficiato tutti, non tutti i mali vengono per nuocere, forse….

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