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LA FINESTRA SUL CAVEAU

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PANTERE GRIGIE

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LA FINESTRA SUL CAVEAU

METTI INSIEME VIDEOGIOCHI, ROBIN HOOD E SPECULATORI

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CLAUDIO DI DONATO

La letteratura dei mercati finanziari si è arricchita di un nuovo capitolo i cui protagonisti sono videogiochi, Robin Hood e shortisti. I primi due non hanno bisogno di presentazioni. Il terzo è l’esercito di speculatori che guadagna scommettendo sul ribasso dei titoli. La storia che ha conquistato le copertine della stampa mondiale è quella di GameStop, società che vende videogiochi usati e che da tre anni accusa perdite record in bilancio. A novembre dell’anno scorso l’azione oscilla intorno ai 12 dollari, prezzo elevato per molti analisti. Ecco allora che entrano in scena gli shortisti. Si tratta di operatori che non possiedono il titolo GameStop ma se lo fanno prestare riconoscendo una provvigione al proprietario. Lo vendono a 12 dollari e dovranno

restituire l’azione al legittimo proprietario ma contano di farlo quando il prezzo sarà sceso abbastanza da garantirgli un lauto guadagno. Se l’azione scende a 5 dollari avranno realizzato un margine di ben 7 dollari. Sui mercati finanziari è una pratica molto diffusa, soprattutto tra gli hedge fund, fondi di investimento che operano prevalentemente prendendo soldi a prestito. Gli shortisti hanno cattiva fama, soprattutto perché vendono qualcosa che non possiedono. Però rischiano molto e in teoria la loro perdita potenziale è infinita (o quasi). Nell’aprile del 2019 un’azione della Tesla di Elon Musk valeva 100 dollari. Se uno shortista avesse deciso di scommettere sul ribasso del titolo investendo un milione di dollari oggi per coprire la sua posizione dovrebbe sborsare la modica cifra di 9 milioni. Perché la storia di GameStop ha fatto scalpore? L’azione degli shortisti ha provocato la reazione di un gruppo di giovani smanettoni del trading che opera sulla piattaforma Robinhood e smaniosi di punire la speculazione. In modo coordinato hanno acquistato a piene mani azioni GameStop che in un paio di settimane è schizzato fino a oltre 900 dollari per un valore di borsa superiore a 9 miliardi. Dire che è sopravalutato è un eufemismo ma a quel prezzo le perdite degli shortisti sfiorano i 50 miliardi di dollari. Finalmente i novelli Robin Hood hanno punito i biechi speculatori? E’ sempre rischioso condire con riferimenti morali il funzionamento dei mercati finanziari. E poi il signore della foresta di Sherwood rubava ai ricchi per dare ai poveri. Questi piccoli Robin Hood più prosaicamente vogliono abbattere i poteri forti della finanza per costruirsi patrimoni con molti zeri. Il fenomeno che si è generato si caratterizza per la velocità impressionante. In pochi giorni le piattaforme animate da alcuni influencer si sono popolate di oltre 6 milioni di piccoli investitori, in larga parte under 30, per dare l’assalto alla finanza tradizionale. Difficile dire se siamo davanti a una manifestazione di democrazia economica o addirittura, come hanno sentenziato alcuni opinionisti, all’inizio della rivoluzione finanziaria che cambierà i connotati di Wall Street e dei mercati azionari mondiali. Forse è più banalmente un altro esempio delle dinamiche senza alcun controllo prodotte dalle piattaforme social. Un esercito di novelli Warren Buffet cavalca un investimento incurante del valore effettivo e convinto che troverà qualcuno disposto a pagare un prezzo più alto. E’ come il gioco del cerino, si passa velocemente di mano in mano ma alla fine uno si scotta. In fondo la trama è sempre la stessa.

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