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Futuri e umani

SPAZIO EPASA-ITACO Cittadini e Imprese

FUTURI E UMANI, IL LABORATORIO PER UN WELFARE 4.0 A DIMENSIONE UMANA

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SABINA MONACI

Si chiama Orizzonti welfare ed è il laboratorio di idee per innovare le reti di protezione sociale nel terzo millennio, lanciato in occasione di ‘Futuri e umani’, l’evento on line di celebrazione del cinquantesimo anniversario del Patronato Epasa-Itaco tenutosi a Roma. Non un appuntamento solo celebrativo ma l’occasione di parlare di come la rivoluzione digitale, le nuove tecnologie, la robotica, l’invecchiamento progressivo della popolazione e la denatalità cambierà il volto dei bisogni ora coperti da un welfare tagliato sui canoni novecenteschi: organizzazione del lavoro fordista, contratti essenzialmente stabili e a tempo indeterminato, malattie collegate al luogo di lavoro. E ancora: famiglie con più figli e pochi anziani non autosufficienti. Sulla porta del futuro abbiamo un mondo di dati che la digitalizzazione produce e rende oggi un mero e cattivo strumento orientato al profitto (in occidente) o al controllo politico (in oriente). Mondo che però domani potrebbe schiudere grandi opportunità se indirizzato correttamente verso obiettivi diversi e più rispettosi dell’uomo. E allora ecco che

interrogarsi su come la tenuta sociale, zoppicante già oggi, proprio a causa di un welfare non più all’altezza e non in grado di proteggere davvero chi rimane indietro, diventa ‘La sfida’ che il nostro Paese e l’Europa sono chiamati a affrontare. Come? Entrando nel futuro, sì, ma restando umani. A chiudere le celebrazioni l’intervento di Daniele Vaccarino, presidente di CNA nazionale e del Patronato Epasa-Itaco che ha sottolineato come il cinquantenario Epasa-Itaco sia celebrato “in un’ottica di previsione dei prossimi 50 anni. Questa giornata- ha detto Vaccarino- è l’inizio di un percorso che prevede un lavoro enorme per tutti noi. Abbiamo di fronte un futuro nel quale dobbiamo essere protagonisti, un futuro sociale che deve renderci orgogliosi di esserci”.

Il ruolo dei Patronati

“La crisi pandemica ha rotto definitivamente il patto sociale, ora bisogna scriverne uno nuovo e noi vogliamo essere tra quei soggetti che lavoreranno per costruirlo più equo, più sostenibile, più inclusivo, in una parola: giusto. Vogliamo fornire il nostro contributo sottolineando che quando progettiamo il futuro dobbiamo farlo resistente e resiliente” - ha sottolineato Valter Marani, direttore del Patronato in apertura dei lavori. “Oggi certamente è cambiato il mondo e nella nuova società il welfare è uno strumento determinante - ha detto ancora Marani - in questo anno di pandemia, come Patronato, abbiamo fatto un lavoro straordinario. L’Italia intera si è presentata ai nostri uffici e abbiamo visto un Paese insicuro, incerto, che aveva bisogno di capire cosa stesse succedendo. Quando gli uffici pubblici erano chiusi noi siamo rimasti in trincea. Questo - evidenzia il direttore Epasa-Itaco- dimostra che c’è un’Italia che funziona e i Patronati ci sono dentro, l’hanno dimostrato nei fatti quando è stato il momento”. “Per questo abbiamo dato vita a Orizzonti welfare – gli ha fatto eco Antonio Licchetta Responsabile dell’Area normativa del Patronato Epasa -Itaco – oggi parte un percorso e qui confluiranno idee, approfondimenti, esperienze territoriali per generare attraverso queste alchimie la nuova rete di protezione sociale del futuro. Una rete in cui i Patronati si candidano ad avere un ruolo nuovo ma ancora determinante”.

Il ministro Orlando

Il riconoscimento al ruolo del Patronato EpasaItaco è arrivato del resto anche dal ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, che in un messaggio inviato nel corso dell’evento ha sottolineato come i 50 anni EpasaItaco siano “un traguardo importante ma non un punto di arrivo. La pandemia – ha detto il ministro- ha evidenziato quanto sia importante per una comunità avere un welfare pubblico e interlocutori sociali radicati, ora dobbiamo proseguire nella strada della crescita. Il Pnrr è la sfida principale che abbiamo davanti”.

Andrea Orlando

La scommessa del PNRR

La via che porta al futuro, lasciando però al centro l’uomo, passa su come si sta disegnando il nuovo welfare grazie al PNRR, il cui impatto sul sistema produttivo e sociale è stato oggetto di una ricerca condotta da Andrea Ciarini, sociologo del welfare. “Il modello sociale del PNRR è di tipo produttivo in due direzioni- ha spiegato Ciarini- per prima cosa si punta a investire risorse significative su formazione e istruzione, sin dalla prima infanzia”. In sostanza si punta a “rendere produttiva la spesa sociale”. Per seconda cosa “si punta a mobilitare risorse ingenti sull’infrastrutturazione sociale, dunque a produrre anche direttamente impatti economici produttivi e occupazionali”. Ciarini ha, però, sottolineato come non basta “programmare stanziamenti di risorse, questi stanziamenti

Daniele Vaccarino

devono poi trasformarsi nella messa a terra delle risorse”. E tra i driver di investimento c’è di certo la digitalizzazione “una grande occasione di riorganizzazione strategica per la pubblica amministrazione”. Parlando di digitalizzazione bisogna tuttavia stare attenti “ai rischi che comporta la disentermediazione”. “La funzione di mediazione istituzionale dei Patronati può essere superata rispetto a un patto tecnologico che dà al cittadino la possibilità di accedere direttamente ai servizi – ha chiarito Andrea Ciarini – ma bisogna tener presente che i cittadini dentro a reti complesse hanno comunque bisogno di orientamento e accompagnamento”. È in questo contesto che il ruolo del Patronato, attraverso la presenza capillare sul territori, è anche quello di “reintermediare quello che la tecnologia disintermedia”. In sostanza i Patronati sono “sentinelle con la capacità di mappare i bisogni dei cittadini”.

Gli interventi

Nel contesto dello sguardo verso il futuro l’economista Patrizia Luongo, ricercatrice del Forum Disuguaglianze Diversità, ha sottolineato come nel PNRR si parli molto di lavoro ma poco di qualità. “Uno degli obiettivi del Piano è quello di far crescere l’occupazione delle donne, dei giovani e delle categorie marginalizzate. Ma - ha evidenziato la Luongo - bisogna qualificare il tipo di crescita che si vuole perché creare lavoro non stabile significa non creare le condizioni per

Andrea Ciarini Patrizia Luongo

una società resiliente, quindi in grado di reagire agli shock. La prevalenza dei contratti a termine genera, infatti, insicurezza”. Dunque “se la rete di ammortizzatori sociali durante la pandemia in qualche modo ha retto, ora - ha detto l’economista - non abbiamo un disegno che risponde alle esigenze attuali. In una situazione di emergenza va bene correre ai ripari ma se stiamo immaginando di ridisegnare il patto sociale e teniamo conto di tutti i cambiamenti, allora dobbiamo immaginare che gli investimenti vadano a incidere non solo su crescita economica e creazione posti di lavoro ma anche sulla qualità”. L’incontro, moderato dalla giornalista Marianna Aprile, ha poi presentato una carrellata di interventi di opinion leader, changemaker e intellettuali attivi nel mondo produttivo e del welfare, che hanno sperimentato in prima persona soluzioni innovative nate dai nuovi bisogni già vivi nella società. Tra questi ad esempio Giuseppe Savino, creatore di ‘Vazapp‘, il primo hub rurale del territorio pugliese pensato per creare una comunità, con l’obiettivo di rilanciare il settore agricolo attraverso un percorso di innovazione sociale, favorendo le relazioni in agricoltura e per lo sviluppo di idee e di attività imprenditoriali. Savino offre alle persone pace, bellezza e esperienze di contatto con la natura, non prodotti agricoli, progettando i campi per essere luoghi di incontro e esperienza.

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