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LETTERE AL DIRETTORE

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A la pitoche

A la pitoche

LETTERE AL DIRETTORE

Caro Direttore ho letto il Vs numero 81 di novembre 2021 sulle pensioni che verranno erogate nel 2022. Di tutto si parla meno dell'abolizione della legge n. 335/95, legge Dini, che riduce ingiustamente gli importi delle pensioni di reversibilità. Sono passati 26 anni ed è ancora in piedi perché nessuno ha segnalato l'illegittimità. Si riducono le pensioni di reversibilità già decurtate del 60% di un ulteriore 50%. Perché? Mistero. Però da 26 anni le cose vanno avanti così nel silenzio più assoluto. Paghiamo i vitalizi ai parenti dei parlamentari ma non ai pensionati che hanno versato contributi.

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Paolo Tonelli

----------------------------------------Caro Paolo, il tema che poni ha suscitato in effetti, subito dopo l’introduzione della norma del 1995, alcune perplessità, poi superate anche grazie all’intervento della Corte costituzionale chiamata a giudicare la legittimità del taglio percentuale effettuato sul trattamento pensionistico di reversibilità. Il giudizio della Corte, anzi i giudizi, perché ci sono state più sentenze, sono tutti univoci nel ritenere legittima la misura. In effetti, occorre considerare che la norma di riferimento (art. 1, comma 41, della Legge n. 335/1995), lungi dal “sottrarre” la pensione di reversibilità al coniuge del deceduto, ne disciplina l'ammontare in termini restrittivi, ma comunque entro limiti giudicati ragionevoli dalla Corte. Ciò anche in considerazione della necessità di salvaguardare il bilancio previdenziale, già in quel periodo (nel 1995) fortemente compromesso. Non a caso la Legge n. 335/1995, che ha introdotto la incumulabilità parziale di cui stiamo parlando, è la stessa legge che ha introdotto anche il sistema di calcolo contributivo, proprio per cercare di tenere insieme i due principi, di difficile composizione, di adeguatezza delle prestazioni pensionistiche e di salvaguardia del bilancio previdenziale.

Filippo D'Andrea C aro Direttore mi chiamo Franco e sono un associato della provincia di Bologna. In queste giornate sembra essere tornato alla ribalta il taglio delle tasse anche per noi pensionati. Se ho capito bene dal 2022 la mia pensione, di circa 2.000 euro netti al mese, sarà un po' più alta perché pagherò meno IRPEF. Anche se non posso lamentarmi troppo del mio reddito, frutto di duro lavoro, questa mi sembra proprio una bella notizia. Ci sarà da fidarsi?

Franco

----------------------------------------Caro Franco, nel momento in cui ti scrivo il governo sta per presentare l’emendamento alla Legge di Bilancio 2022 che spiegherà come verranno utilizzati gli 8 miliardi di euro indirizzati al taglio delle tasse. Da quello che ci risulta, rispetto alle proposte sulla riduzione delle aliquote IRPEF (e che mi auguro verranno confermate quando ti arriverà a casa questa rivista), i percettori di un reddito intorno ai 2.000 euro netti al mese risparmieranno circa 400 euro di IRPEF all’anno. Certo non è la risoluzione di tutti i problemi, ma un primo passo incoraggiante. Spero che tu Franco possa dunque rientrare in questa casistica, e comunque Cna Pensionati continuerà con passione e tenacia a rappresentare le esigenze di ogni pensionato, anche di quelli che in questa occasione purtroppo non avranno un beneficio dal taglio delle tasse. Infatti, grazie al disegno di legge recante la delega al governo per la riforma fiscale, avremo modo in futuro di continuare a batterci per ottenere un reddito pensionistico dignitoso a favore di tutti.

Filippo D'Andrea

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