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L'ONU e gli altri, tutto quello che sapevamo ma che la guerra ha messo a nudo Intervista a Filippo D'Andrea
by CNA
L'INTERVISTA
L’ONU E ‘GLI ALTRI’: TUTTO QUELLO CHE SAPEVAMO MA CHE LA GUERRA HA MESSO A NUDO
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L.P.
Non che scoppiassero di salute o brillassero per efficacia. Fra le bombe più devastanti sganciate da Putin, però, ci sono quelle riservate all’Onu – con il suo Consiglio di sicurezza in cui siede la Russia con diritto di veto - e ‘gli altri’. Ossia il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, e l’Organizzazione mondiale del commercio. I ‘figli’ della conferenza di Bretton Woods, formalmente conosciuta come United Nations Monetary and Financial Conference. Tutti strumenti utili per rendere possibile l’obiettivo della conferenza, ossia quello di definire regole e organismi finanziari e monetari comuni, a seguito della II Guerra Mondiale. Un delicato intreccio di potere e equilibri economico-finanziari su cui sino ad ora si era fondata la pace, almeno fra potenze nucleari. Dichiarando guerra all’Ucraina Putin ha formalmente preso a calci questi organismi internazionali e - insieme agli obiettivi di annessione e ‘denazificazione’ dell’Ucraina - ha, di fatto, messo su tavolo il vero fine della sua spietata e sanguinaria guerra in corso. La riscrittura degli equilibri mondiali, con una Russia di nuovo al centro della scena. Cosa ce ne facciamo ora dell’Onu e ‘gli altri’? Lo chiediamo a Filippo D’Andrea, Segretario Nazionale di CNA Pensionati e già responsabile, per oltre un decennio, dell’internazionalizzazione di CNA Nazionale. Cosa succede ora al diritto internazionale? E’ difficile dirlo. L’ordine internazionale ristabilito dopo la seconda guerra mondiale ha avuto momenti di crisi, ma il sistema ONU ha garantito sostanzialmente la tenuta dell’equilibrio. Infatti dopo il ‘45 le nazioni hanno creato un organismo che aveva lo scopo di prevenire un’altra guerra di dimensioni globali. Oggi, proprio dentro l’Onu, c’è un paradosso vistoso da cui è difficile uscire. Quale? La Russia è fra i cinque Paesi che siedono, come membri permanenti, nel Consiglio di sicurezza
Filippo D'Andrea
dell’ONU stessa, con diritto di veto. Ci sono Usa, Francia, Inghilterra, Cina e Russia, appunto. Poi sono eletti dieci membri non permanenti in rappresentanza degli altri paesi aderenti delle Nazioni Unite. L’Assemblea Generale, infatti, elegge i dieci membri non-permanenti (cinque all'anno) con un mandato di due anni a partire dal 1º gennaio. Il fatto che la Russia abbia il diritto di veto rende, di fatto, impossibile per gli altri condannare la guerra o intervenire in qualche modo nel conflitto in Ucraina. Siamo di fronte alla distruzione del diritto internazionale, una delle vittime più illustri di questa terribile guerra. E come se ne esce? Si tratta di una situazione di cui ha parlato anche Papa Francesco denunciando l’impotenza dell’ONU. In passato si è proposto di stabilire la necessità di giustificare il veto per i Paesi membri del Consiglio di sicurezza. Una proposta tornata attuale con la guerra in corso. Tuttavia essa, al momento, non pare sia sostenuta con forza da nessuno dei quattro membri del Consiglio, Russia esclusa per ovvi motivi. In buona sostanza oggi l’ONU serve solo per risolvere piccole controversie internazionali o guerre marginali, ma non è in grado mettere d’accordo le superpotenze nucleari. L’URSS ha contribuito, ai tempi, alla costruzione di un nuovo ordine mondiale con L’ONU che avrebbe dovuto essere proprio uno strumento per risolvere le controversie fra Paesi. E invece? Invece oggi Putin ribalta la realtà. Da Paese aggressore propone la Russia come Paese aggredito. Inoltre ha autorizzato una guerra sanguinaria che calpesta tutte le norme del diritto internazionale che proteggono civili e prigionieri, non a caso si è parlato persino di genocidio. Ha fatto, insomma, carta straccia dello Statuto ONU cosi come fece della Costituzione Russa per superare il limite dei due mandati. Ora serve altro. Ammesso (è una speranza n.d.r.) che nel momento in cui queste righe saranno lette dai nostri pensionati si sia giunti almeno ad un cessate in fuoco, se gli organismi internazionali sono ormai superati come difenderemo la pace? E’ una sfida non trascurabile. Bisogna convocare una nuova Jalta. La conferenza di Jalta fu un vertice tenutosi dal 4 all'11 febbraio 1945 vicino Jalta, in Crimea, durante la seconda guerra mondiale, nel quale i capi politici dei tre principali paesi Alleati, presero alcune decisioni importanti sul proseguimento del conflitto, sull'assetto futuro della Polonia, e sull'istituzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. I tre protagonisti furono Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Iosif Stalin, capi rispettivamente dei governi degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito e dell'Unione Sovietica. Oggi serve di nuovo sedersi intorno a un tavolo con i protagonisti delle economie mondiali e possessori degli arsenali nucleari. Sono gli stessi di ieri con l’aggiunta della Cina, senza contare l’Europa che dovrebbe parlare con una sola voce. Come si fa a difendere il diritto internazionale? Innanzitutto occorre ricondurre sulla strada della trattativa le potenze oggi belligeranti. E’ inutile parlare di crimini di guerra se non c’è una discussione consensuale di chi tratta. Anche il dibattito sulla Corte di giustizia internazionale è strumentale anche perché Usa, Cina e Russia non vi hanno aderito. Oggi bisogna essere realisti e cercare di raggiungere gli obiettivi utili. L’Europa è al centro della scena eppure sembriamo spesso avanzare in ordine sparso e con voci non sempre concordi dei vari Governi. Che ne pensa? E’ un grave errore. Lo ribadisco: occorre parlare con una sola voce. Del resto abbiamo già una grossa responsabilità storica. Quando nel 2014 ci fu l’annessione della Crimea da parte della Russia bisognava sedersi a un tavolo e incominciare a trattare un nuovo ordine mondiale. Occorreva contenere il neoimperialismo russo e trovare una collocazione alla Cina, un paese cresciuto enormemente negli anni della globalizzazione e che è fortemente interconnesso con tutte le economie mondiali. Oggi purtroppo ne paghiamo le conseguenze. Ma noi siamo l’Europa e ci troviamo al centro della scena. Non c’è più tempo per trovare il coraggio di essere uniti e protagonisti, altrimenti il nostro futuro sarà segnato.