Cogito 457

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Anno XXVIII - numero 457 - sabato 8 maggio 2021

Al via la campagna

#nessunoescluso contro le barriere architettoniche e ‘mentali’ Parla il Presidente del Consorzio cimiteriale di Cardito e Crispano: "Consegneremo i loculi. La Magistratura faccia il suo lavoro"

Frattamaggiore

La grande paura. Mozione di sfiducia al Presidente del Consiglio comunale

Area Nord

Anche Caivano e Crispano chiedono giustizia per Mario Paciolla


Anno XXVIII - numero 457 - sabato 8 maggio 2021

Pillole di Storia a cura di Imma Pezzullo

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Il beato Modestino di Gesù e Maria, ‘Gesùcristiell’

I grandi benefattori dell’umanità sono tali perché hanno vissuto o vivono una esistenza improntata alla solidarietà e dispensatrice di azioni benefiche. Essi ci indicano, ora più che mai, il modello di comportamento che dobbiamo seguire e a cui dobbiamo ispirarci nella nostra azione quotidiana in cui vi deve essere posto per l’impegno di carità e per l’azione consolatoria nei riguardi dei derelitti e dei bisognosi. Il 5 settembre 1802 vedeva la luce a Frattamaggiore Domenico Mazzarella, figlio di Nicola, funaio, e di Teresa Esposito, tessitrice. Quando era fanciullo, i frequentava la Chiesa di S. Sossio nella quale si fermava a pregare inginocchiato davanti all’immagine della Madonna del Buon Consiglio; poi dalla mamma fu invitato a frequentare il Convento di S. Caterina dei frati francescani di Grumo Nevano: qui conobbe il Servo di Dio, frate Fortunato della Croce che diventò il padre spirituale del giovane Domenico Mazzarella, che, dopo un po’ di tempo, si presentò nella sede di S. Lucia al Monte a Napoli desideroso di indossare l’abito francescano. Nell’anno 1827 fu ordinato sacerdote. Frate Modestino trascorse poi circa 10 anni nei conventi di Marcianise, Portici, Mirabella, Pignataro, Santa Lucia al Monte con vari incarichi. Era devotissimo della Madonna del Buon Consiglio, di cui teneva serbata l’immagine in una teca d’argento che portava con sé ovunque fossero i se-

Il corpo del Beato Modestino di Gesù e Maria gni della sofferenza (i bassi più squallidi, le carceri napoletane, gli ospedali). Già nel 1836 si impegnò per soccorrere la popolazione povera di Napoli colpita da un’epidemia di colera. Nel 1838 fu assegnato al convento di S. Maria della Sanità: la situazione ambientale del rione della Sanità allora era terrificante, con i suoi “bassi” brulicanti di vita e abitati da povera gente, che svolgeva sempre in strada la propria vita quotidiana. Poco o nulla il potere faceva per risanare quei tuguri e quelle vie. Qui padre Modestino quotidianamente aiutava i poveri e i bisognosi, gli ammalati a cui predicava e trasmetteva il culto e la devozione alla Madonna del Buon Consiglio. Il popolo accorreva per ascoltarlo e perciò egli collocò nella Chiesa, con il permesso dei superiori, un’immagine dipinta della Madonna

del Buon Consiglio proprio nella Cappella di S. Biagio che da allora dal popolo della Sanità fu denominata la Cappella di Padre Modestino. La cappella era frequentata da tutta Napoli e gli stessi sovrani vi si portavano spesso. Anche Papa Pio IX, nel 1949, da Portici si portò alla Cappella per conoscere finalmente quel frate che egli definiva “il pazzo d’amore per le virtù mariane”. Ma Padre Modestino era di salute cagionevole e difatti nel 1853 fu colpito probabilmente da una epatite virale. Poi giunse il fatale anno1854, con il colera che tornò a infierire su Napoli e provincia. I nobili e i possidenti scapparono dalla città nella quale rimasero solo i poveri e i bisognosi, i medici, gli infermieri e molti ecclesiastici. Il rione napoletano più colpito dal colera fu proprio quella della Sanità e il beato Modestino comprese subito che era giunto il suo momento di maggiore impegno e sacrificio. E così fu uno dei primi a lanciarsi nella mischia. Il popolo del Rione Sanità di Napoli lo amava e lo rispettava chiamandolo in dialetto con il nomignolo di ‘Gesùcristiell’ sia per la sua bontà che per la sua fama di guaritore e soprattutto perché, come il Cristo, si era votato al sacrificio consapevole della sua stessa vita che perse, a causa del colera, il 24 luglio. Padre Modestino di Gesù e Maria fu sepolto nella chiesa della Sanità. Ora le sue spoglie sono venerate soprattutto dai frattesi e dai grumesi nella chiesa parrocchiale di Santa Caterina di Grumo Nevano.


EDITORIALE

Anno XXVIII - numero 457 - sabato 8 maggio 2021

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È proprio impossibile passare dalle parole ai fatti? Non è bastato un anno di pandemia per imparare la lezione. A tutti i livelli. Sembra che il COVID-19 abbia appena fatto sentire la sua presenza se ci si sofferma a valutare azioni e pensieri che non risentono assolutamente della situazione che stiamo vivendo da oltre un anno. Tra la ‘gente comune’, ma anche tra politici e rappresentanti istituzionali. La sensazione è che quel cambiamento da tanti annunciato non ci sia stato. Non siamo usciti migliori da questa pandemia. Anzi. Forse ne stiamo uscendo peggiorati. E non mi riferisco certamente solo all’aspetto economico. Purtroppo continua a mancare quella visione comune della realtà. E ognuno pensa solo ai propri interessi e l’uscita dal tunnel in cui siamo finiti appare sempre più lontana. Proprio, per quella mancanza di visione comune, ognuno di noi continua a non rispettare in pieno tutte le regole individuate per ridurre il contagio. E, cosa ancor più grave, chi deve prendere le decisioni lo fa spesso facendosi indirizzare solo da interessi personali o ‘di bottega’. Più volte abbiamo evidenziato i tanti rischi derivanti dall’emergenza sanitaria in atto, primo tra tutti quello che la malavita possa approfittare delle difficoltà di famiglie e imprese per aumentare la sua influenza nefasta sull’economia e la società. Ma saremo in grado di dare risposte adeguate a fronteggiare un attacco così forte alle nostre vite? Saremo capaci di farlo o, anche in questo caso, ci si limiterà alle buone intenzioni e a qualche iniziativa di facciata? Ci sono tanti temi che ci spingono a essere sfiduciati e a credere che poco o nulla di concreto si farà e la malavita aumenterà la sua forza. Un esempio di come dalle parole non si passi mai ai fatti arriva dall’attenzione verso i disabili. Quante volte, in campagna elettorale, si è parlato di diritti dei disabili, della necessità di realizzare città a misura di tutti? E cosa poi è stato realmente fatto per evitare che le città siano del tutto inaccessibili a chi ha un handicap? Purtroppo non ci sono da abbattere solo le barriere architettoniche. In fondo, quelle, si abbattono facilmente. E, spesso, vengono abbattute perché la legge lo impone. Il problema è l’abbattimento delle barriere mentali. Quelle sono le peggiori e sono quelle che impediscono di portare avanti una ‘rivoluzione’ concreta e reale.

Noi, come al solito, proviamo a fare la nostra parte. Di denuncia e di proposta. Andando al di là del ruolo dei media. In genere, i media dovrebbero limitarsi a raccontare quel che succede arrivando anche a portare alla luce quel che si vuole tenere nascosto. Ma in territori come quello dell’area a nord di Napoli, un giornale locale ha anche il compito di farsi promotore di campagne tese a migliorare la qualità della vita. Di tutti. Ecco perché abbiamo deciso di avviare la campagna #nessunoescluso. In questo numero raccontiamo una delle tante storie di ‘libertà negata’, ma ne vogliamo raccontare tante altre per sollecitare chi ha il potere di cambiare le cose a farlo. Per davvero. E anche per far capire a tutti noi che ognuno può fare la sua parte evitando, per esempio, di occupare con auto o altri oggetti spazi in modo da rendere impossibile il passaggio a chi ha difficoltà a spostarsi.

Al via alla campagna

#nessunoescluso

EDITORE

Editrice Cogito srl QUINDICINALE DI ATTUALITÀ, POLITICA, ECONOMIA E COSTUME

Autoriz. del Tribunale di Napoli n. 4513 del 18 marzo 1994

fondato da Natale Cerbone è realizzato da

grafica & stampa

Direttore Antonio Iazzetta Vicedirettore Antonio Trillicoso

Collaboratori Lucia Allocca, Angelica Argentiere, Biagio Barra, Antonio Boccellino, Antonio Cerbone, Antonio Cerbone, Pietro Cerbone,Valerio Cerbone, Mino Iorio, Imma Pezzullo, Rocco Pezzullo, Pasuqale Porzio

Fotoreporter Nando Porzio - Frattamaggiore Redazione: Via S. Antonio da Padova, 9 Cardito (Na) - Tel. /Fax 081.8354357 e-mail: redazione.cogito@libero.it Stampa: Editrice Cerbone srl e-mail: info@editricecerbone.it tel. 081.8354357

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PRIMO PIANO

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Il racconto della vita di Luigi, ragazzo crispanese che non può vivere la sua vita

Tra briciole di diritti e dignità negata

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A cura di Rocco Pezzullo La mamma: ‘Ogni cosa è una conquista, ci sentiamo soli e ci manca tutto quello di cui avremmo bisogno’

l grado di civiltà di un Paese è determinato non tanto, o non solo, dall’esistenza di infrastrutture e servizi utili al cittadino, ma dall’attenzione che le Istituzioni sono in grado di riservare alle persone più deboli della società. Vi invitiamo a fare un gioco. Passeggiate per la vostra città e provate ad immaginare se tutto quello che desiderate realizzare, il caffè al bar, una sosta in piazza per scambiare due chiacchere con qualche amico, la spesa presso il vostro fruttivendolo di fiducia, riuscireste a farlo se foste costretti a muovervi in carrozzina. I nostri comuni, per come sono stati concepiti e per l’annosa negligenza delle Istituzioni sul tema, rappresentano il più grande ostacolo nella vita di molte persone disabili. Una muraglia cinese difficile da far crollare che separa giovani ragazzi e persone adulte dall’affermazione di quei sacrosanti diritti che, sulla carta, in questo Stato, sono garantiti a ogni cittadino. Tuttavia, la realtà è assai distante dai valori che, volendo scomodare la massima espressione democratica del nostro Paese, sono espressi nella Costituzione e fa anco-

ra più rabbia sapere che, di diritto, potresti fare tutte quelle cose che il contesto che ti circonda, di fatto, ti vieta di realizzare. Luigi Riccio, 15 anni, è un ragazzo che vive a Crispano. Vulcanico, aggrappato all’esistenza con un entusiasmo da fare invidia a chiunque. Chi lo conosce sa benissimo quanto la sua gioia sia contagiosa. Fin da piccolissimo, Luigi ha dovuto accogliere la carrozzina come la sua più fedele compagna di vita. E ha dovuto imparare, suo malgrado, fin da subito, a convivere con un disagio che, in questi nostri territori più che altrove, si amplifica ogni giorno di più. “Se pure volessi andare a messa da solo, come ci arrivo?” lo sentiamo affermare mentre siamo al telefono con la mamma, Anna Verdone, che, per suo figlio, ha messo a disposizione tutta la sua esistenza. Anna è un’estetista che, da quando è nato Luigi, ha rinunciato a larga parte del suo tempo, a quel lavoro che era anche la sua passione, perché, di fatto, si è trovata da sola ad affrontare tutte le difficoltà e le esigenze che richiedere vivere con un figlio in carrozzina. Studio Posturologia Chinesiologia Neuropsicometricità Ortopedagogia Integrata Logopedia Psicoterapia


PRIMO PIANO

Anno XXVIII - numero 457 - sabato 8 maggio 2021 “L’ho sempre fatto col sorriso” tiene a precisare “mio figlio viene prima di tutto”. Benché una madre sarebbe disposta a sacrificare qualsiasi cosa per il bene dei propri figli, resta l’ingiustizia di un contesto sociale e culturale che sembra non tenere affatto in considerazione coloro che, come Luigi, avrebbero bisogno di strutture e servizi adeguati alle loro esigenze. “A Crispano manca tutto ciò di cui avrebbe bisogno Luigi” ci racconta Anna “e quel poco che c’è, è stato realizzato perché ho dovuto lottare con decisione per ottenerlo. Le strade del paese non danno la possibilità di spostarsi autonomamente. Luigi non può, per esempio, scendere da solo. Non arriverebbe nemmeno ad attraversare la strada per raggiungere il marciapiede di fronte a dove abitiamo. E poi, dove mai potrebbe andare? Non esiste un centro sportivo o uno spazio aggregativo che gli consentirebbe di trascorre del tempo insieme ai suoi coetanei. L’unico spazio aperto e inclusivo era l’oratorio con le attività dell’Azione Cattolica, ma la pandemia ha fermato anche quelle”. È così che Luigi resta costretto ai domiciliari pur essendo innocente. Anna ci elenca le diverse battaglie che, da sola, ha dovuto portare avanti per ottenere quello che le spettava di diritto: “Ho dovuto lottare per l’assegnazione di uno stallo per i parcheggi riservato a persone con disabilità. Per non parlare di tutte le questioni che sono nate negli anni in cui Luigi frequentava le scuole a Crispano: niente, in questo paese, garantisce l’inclusione, a partire, solo per fare un esempio, dalle pensiline sulle rampe per i disabili che, nei giorni di pioggia ti costringevano a scegliere tra lo spingere la carrozzina e il portare un ombrello”. E i problemi, racconta Anna, non sono mancati nemmeno negli spazi della scuola: “Ho fatto tanta fatica perché Luigi potesse ottenere i suoi diritti anche in quel contesto. Ricordo che per andare in palestra, nel plesso della scuola Secondaria,

Luigi Riccio i compagni di classe di Luigi potevano passare dalle scale interne per entrare in palestra, mentre Luigi era costretto a raggiungere quello spazio dall’esterno. E mi sono battuta, perché insieme a lui anche tutti gli altri ragazzi potessero fare il suo stesso percorso. Non volevo che si sentisse diverso anche in queste piccole cose”. Alla fine, anche in seguito a diverse altre problematiche, Luigi è stato costretto a cambiare sezione nel corso dell’ultimo anno di scuola secondaria e la mamma ricorda quei momenti con un particolare dispiacere: “Sono dispiaciuta perché, alla fine, mio figlio è solo. Non ha amici con i quali trascorrere il proprio tempo libero e in questi ultimi due anni, poi, le cose sono peggiorate”. Luigi ha infatti subito, qualche mese fa, tre delicati interventi in un ospedale di Genova: “Si tratta di un vero miracolo”, ricorda la mamma con un velo di commozione, “Luigi è rimasto in sala operatoria anche per quattordici ore e io ero sola ad attenderlo all’esterno, a chilometri di distanza da casa”.

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Un viaggio, quello da Crispano a Genova, che Anna ha spesso affrontato da sola. Il papà di Luigi, Biagio, non può permettersi lunghe assenze da quel lavoro che rappresenta l’unico reddito della famiglia. E anche in questo senso, molto poco le Istituzioni sono riuscite a fare per sostenerli: “Gli spostamenti, le sedute dallo psicologo, le visite specialistiche, il doposcuola sono tutte cose che paghiamo di tasca nostra”, ci dice Anna, “E non vi nascondo che alcune volte ci siamo tutti privati di qualcosa pur di venire incontro alle esigenze di Luigi. Anche quando c’è qualche sussidio disponibile, spesso la burocrazia diventa un ulteriore ostacolo da superare che qualche volta mi ha costretto a rinunciare finanche di provarci”. La storia di Luigi genera un senso di particolare tristezza e indignazione. A turno sono stati tanti i Sindaci della provincia ad aver presentato in pompa magna la realizzazione di “altalene inclusive” in alcune aree verdi della città. Una bella attenzione, sia chiaro. Ma talvolta sembra che certe sensibilità si concludano insieme alla pubblicazione di trionfanti post sui social network. Per decenni siamo stati tutti colpevoli di negligenza e menefreghismo. Cittadini e Istituzioni. E mentre noi attendiamo pazienti i tempi della politica, questi ragazzi crescono, diventano grandi e si ritrovano costretti ad accettare le briciole di diritti che la collettività si ricorda, di tanto in tanto, di gettare loro come fossero avanzi per randagi. La verità, però, è che su questo tema i nostri territori si contraddistinguono maggiormente per ciò che non riescono ad offrire. A Crispano, stando a quando afferma il Sindaco sulla sua pagina Facebook, qualcosa sembra muoversi. Ma è tempo di mettersi all’opera e di lavorare a testa bassa, senza sosta. È l’unico modo che abbiamo per chiedere scusa a tutte quelle persone alle quali stiamo negando diritti e dignità.

Dott.ssa Annunziata Sepe

Via G. Garibaldi, 9 80023 Caivano (Na) Tel. 081.8353400 Cell. 338.1976880 - 339.3045305 - 391.1276048 C.F.: SPENNZ84P64F839B P.IVA: 07097881218

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Una provincia spartana: a ciascuno il suo taigeto Cogito lancia la campagna #nessunoescluso contro le barriere architettoniche e mentali

on è certo che le cose andassero davvero così, ma fin dai racconti di Plutarco, la storia ha tramandato le terribili gesta dei cittadini di Sparta i quali, sul monte Taigeto, sembra compissero terribili esecuzioni di innocenti. Si racconta, infatti, che i neonati spartani venissero esaminati dagli anziani della comunità i quali, se i bambini avessero presentato particolari deformazioni, decidevano di abbandonarli proprio sul Taigeto. Studi storici successivi, in assenza di particolari prove e conferme archeologiche, hanno catalogato questa vicenda nella sezione dei Miti. Oggi non esiste possibilità di parallelismo con una tale, crudele, pratica. L’emancipazione della società racconta chiaramente quanto diverso sia l’approccio verso la dimensione della disabilità. E il dibattito sul tema è diventato così delicato da stimolare a una maggiore attenzione anche sui termini che si sceglie di utilizzare quando se ne parla.

Tuttavia, non possiamo considerare affatto concluso il fondamentale processo di costruzione di comunità accoglienti e inclusive che, per certi aspetti, sembra presentare gravi ritardi e incomprensibili mancanze. Sembrerà assurdo, ma anche il nostro territorio ha il suo Taigeto dove, senza alcuno scrupolo, si abbandonano quei sacrosanti Diritti che, talvolta, le fasce più deboli della popolazione non sanno nemmeno di poter rivendicare. Una rupe sulla quale non si lascia più morire nessuno, ma si impedisce a molte persone di vivere con pienezza la loro esistenza. Nei nostri paesi una persona disabile non trova spazio e spesso è costretta a trascorrere le sue giornate confinato tra le pareti di casa propria. Le infrastrutture e l’assenza di adeguati servizi rappresentano la prima e più grande barriera contro l’inclusione. La percezione è che le Istituzioni non siano in grado di sopperire alle mancanze che dilagano nelle città che amministrano. Nella peggiore

delle ipotesi, nemmeno ci pensano, salvo poi rivendicare applausi e complimenti in occasione di insignificanti interventi presentati come se fossero cose davvero importanti. Come se non bastasse, è ancora troppo diffuso l’atteggiamento di molti cittadini che, incuranti delle norme stradali, si aggiungono al già folto elenco di disagi: parcheggi selvaggi, marciapiedi occupati, posti riservati ai disabili invasi da quelli del “fermo la macchina giusto cinque minuti, tanto che fa”. Il punto è che gli spazi dei nostri paesi dovrebbero appartenere a tutti, ma spesso ci si dimentica proprio dei cittadini più deboli. È per questa ragione che Cogito sceglie di affrontare il tema chiedendo un importante contributo ai suoi lettori. A tutti, infatti, questo giornale rivolge l’invito a documentare le barriere che dilagano nelle nostre città: auto in sosta selvaggia, discese per disabili occupate, marciapiedi sui quali è impossibile passeggiare se si è in carrozzina… In altre parole, mettetevi nei panni di una persona disabile e chiedetevi: se fossi al posto suo, riuscirei a farlo? Scattate qualche foto alle barriere presenti in città e inviate una mail alla nostra redazione. Un piccolo gesto che, speriamo, possa aiutarci a sensibilizzare i cittadini e a stimolare le istituzioni a fare molto di più. Per farlo potete mandare una mail a nessunoescluso.cogito@gmail.com o un whatsapp a 3274091174. Chiaramente le pagine del giornale sono a disposizione anche dei disabili e delle loro famiglie. Accoglieremo le loro denunce, i loro suggerimenti, le loro osservazioni, il tutto per rendere le nostre città a misura di tutti.


CRONACA

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Continua l’emergenza Covid

Tra riaperture e polemiche

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l Covid continua a preoccupare nell’area a nord di Napoli, così come in tutta Italia. Siamo ormai stabilmente in zona gialla, anche se le differenze con la zona arancione nei fatti non si sono avvertite, tranne che per i locali della ristorazione. La mancanza pressoché assoluta di controlli, infatti, in molti casi aveva già dato il ‘libera tutti’ e non era difficile vedere assembramenti in giro per le città. Ed è per questo che montano le polemiche e le richieste di aperture per aree verdi e altre strutture di aggregazione. Qualche controllo, a dire il vero, soprattutto grazie a Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, su input della Prefettura, c’è stato. Come la festa di compleanno, con tanto di cantante neomelodico, scoperta a Casalnuovo, in via Manna, dagli agenti del Commissariato di Acerra, durante il servizio di controllo del territorio. Nel corso dell’intervento, avviato per la segnalazione di numerose persone che stavano cenando all’interno di un ristorante, sono state identificate 43 persone che stavano festeggiando un compleanno. Tutti sono stati sanzionati. Così come il titolare dell’attività che è stata anche chiusa per 5 giorni. Tornando alle polemiche per la chiusura di alcuni spazi, appare ingiustificata, per esempio, la chiusura delle Ville comunali visto che sarebbe molto più semplice gestire gli afflussi ed evitare gli assembramenti che, invece, sono frequenti in altre zone della città, a ridosso delle scuole, ma anche lungo le aree maggiormente dense di attività commerciali e di ristorazione.

Una polemica arriva anche dal centro sociale anziani di Frattamaggiore. Non sono pochi gli iscritti che chiedono la riapertura. Tra di loro anche Pasquale Capasso, da molti conosciuto come ‘Petaccio’, che evidenzia il fatto che “la quasi totalità degli anziani che frequentano il Centro sociale sono anche vaccinati e ci sono spazi tali da permettere il distanziamento e stare in quell’area sarebbe anche meno pericoloso delle chiacchiere fatte sul corso o in piazza dove la possibilità di incontrare gente non vaccinata è molto più alta”. Intanto a Frattamaggiore, città dell’area a nord di Napoli che più di altre vive di ‘movida’, ci si sta organizzando anche per dare la possibilità ai vari locali esistenti sul territorio di ripartire in sicurezza sfruttando gli spazi esterni. Il sindaco, Marco Antonio Del Prete, ha annunciato che “insieme agli assessori Pezzella e Anatriello, ai tecnici e alla Polizia locale, abbiamo tenuto una riunione per definire le linee guida che consentiranno la ripresa in sicurezza delle nostre attività di ristorazione. Abbiamo esaminato ogni caso per far sì che, compatibilmente alle norme del codice della strada, ognuno disponga di spazi esterni per riprendere a lavorare. Dopo questo difficile

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Festa di compleanno ‘abusiva’ a Casalnuovo. A Frattamaggiore si prova a ripartire e gli anziani chiedono la riapertura del Centro sociale. Ancora chiuse molte Ville comunali

momento dobbiamo sostenere con ogni mezzo i nostri commercianti ai quali va il mio più sincero in bocca al lupo”. Una riunione che arriva dopo una proposta di concessione degli spazi avanzata da Agostino Galiero e Conny Liotti, portavoce di EuropaVerde in città, che, nei giorni precedenti, avevano protocollato una richiesta ufficiale al Sindaco in cui chiedevano l’adozione di “procedure semplificate per permettere a baristi, ristoratori e a tutte le attività imprenditoriali di avere spazi all’aperto per poter lavorare in piena sicurezza, nel rispetto del Codice della strada e dei diritti di tutti i cittadini a poter usufruire degli spazi pubblici”. Non mancava un richiamo al rispetto delle regole che non sempre è garantito: “Magari sarà anche l’occasione per fare controlli straordinari su quelle attività che, contravvenendo a ogni regola, occupano marciapiedi e spazi pubblici impedendo perfino il passaggio dei pedoni con la merce esposta senza alcun criterio”.

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C CRONACA

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Anche Crispano e Caivano partecipano alla mobilitazione

Giustizia per Mario!

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Lo striscione che ricorda il cooperante Onu esposto anche sui municipi dei due comuni a nord di Napoli

Mario Paciolla

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ontinua l’impegno di Cogito per tenere accesi i riflettori sulla morte di Mario Paciolla con l’obiettivo di fare chiarezza sulla sua morte. Nei giorni scorsi, il direttore, Antonio Iazzetta, ha accompagnato i genitori, Anna Motta e Pino Paciolla, nei comuni di Casoria,

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Caivano e Cardito per esporre lo striscione che chiede giustizia per il cooperante trovato morto nella sua casa in Colombia il 15 luglio scorso. Era nel Paese sudamericano, per conto dell’Onu, per portare avanti una missione di pacificazione ed è morto, ufficialmente, per un suicidio a cui nessuno, tra familiari e amici, ha mai creduto. La tesi del suicidio, con cui gli investigatori locali hanno giustificato la morte, non ha mai convinto i genitori e gli amici che, dal 15 luglio dello scorso anno, giorno della morte, stanno tentando in tutti i modi di non far calare il silenzio sulla vicenda, ottenendo anche l’avvio di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma, competente per gli italiani all’estero.

MARIO PACIOLLA

ricordato anche nel giorno della Liberazione

n occasione del 25 aprile, per ricordare la Liberazione e l’impegno dei partigiani per sconfiggere fascismo e nazismo, alcuni giovani frattesi hanno deciso di aderire alla campagna promossa dall’ANPI, associazione nazionale partigiani italiani, di portare fiori sotto le targhe che riportano i nomi delle vittime del fascismo e di chi ha lottato per la libertà. I protagonisti di questa iniziativa, Umberto Basilica, Luca Pollasto, Antonio Capasso, Andrea Saviano, Luca Lupoli e Mimmo Lettiero, però, sono andati oltre e hanno deciso di ricordare anche Mario Paciolla, nuovo resistente che ha speso la sua vita nel tentativo di contribuire a portare libertà e pace in giro per il Mondo. Per questo hanno portato i fiori anche sulla sua tomba, nel cimitero consortile di Frattamaggiore, Frattaminore e Grumo Nevano.

“Ora, anche sulle facciate dei comuni di Caivano, Casoria e Crispano, c’è lo striscione che chiede giustizia per Mario e ringrazio i sindaci di Casoria, Raffaele Bene, Crispano, Michele Emiliano, e Caivano, Enzo Falco, e l’assessora Maria Donesi, per aver accolto la mia proposta di esporre lo striscione e di aver accolto i genitori di Mario con convinta partecipazione, dimostrando di condividere il loro dolore e la loro richiesta di verità” ha detto il direttore di Cogito, Antonio Iazzetta, aggiungendo che ha già ottenuto la disponibilità a esporre lo striscione da parte dei sindaci di Cardito, Giuseppe Cirillo, e Giugliano,


CRONACA

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L’esposizione a Crispano con il sindaco, Michele Emiliano Nicola Pirozzi. “Vogliamo giustizia e verità per la morte di Mario, ma vogliamo anche che la sua vita e il suo impegno per la Pace vengano ricordati e siano un modo per diffondere il rispetto dei diritti umani” hanno ripetuto i genitori del cooperante napoletano a Sindaci e Assessori che hanno incontrato insieme al nostro Direttore, sottolineando che, oltre alla battaglia per far emergere la verità sulla morte di Mario, hanno intenzione di proporre incontri nelle scuole per favorire l’impegno delle nuove generazioni nella difesa dei diritti umani e civili, grazie all’esempio del figlio. I genitori di Mario hanno trovato piena condivisione e disponibilità nelle parole dei Sindaci e degli Assessori che hanno incontrato e che si sono resi disponibili a ospitare ulteriori iniziative, fuori e dentro le scuole. “Non potevamo non accogliere la richiesta di esporre lo striscione che chiede giustizia per Mario Paciolla perché è importante tenere accesi i riflettori su questa vicenda e il fatto che ora anche chi si troverà a passare fuori il Comune di Crispano si chiederà chi

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Donesi, in rappresentanza del sindaco, Enzo Falco, ha avuto parole di condivisione del dolore per i genitori di Mario, allargando il discorso ai tanti giovani del Sud costretti a lasciare le loro città per costruirsi un futuro. Mario non era uno di loro perché aveva scelto di viaggiare per portare la pace, ma l’Assessora ha comunque preso spunto dalla sua storia per ricordare un’emergenza che stiamo vivendo.

L’esposizione a Casoria con il sindaco, Raffaele Bene era Mario è un segnale importante per tenere alta l’attenzione sulla sua morte” ha detto il sindaco di Crispano, Michele Emiliano, aggiungendo che si farà portatore con la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo ‘Quasimodo’ per piantare un albero che ricordi il cooperante dell’Onu, una proposta accolta con emozione dai genitori. A Caivano, l’assessora

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L’esposizione a Caivano con l’assessora Mariella Donesi

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C CRONACA

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Parla il neo presidente del Consorzio cimiteriale di Cardito e Crispano

“Finalmente consegneremo i loculi”

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Onorato: “Spero che la Magistratura faccia il suo corso e accerti e punisca eventuali responsabilità per quanto fatto in passato”

l Cimitero consortile di Cardito e Crispano ha un nuovo presidente: Gioacchino Emanuele Onorato. 35 anni, diplomato all’Istituto tecnico, è responsabile tecnico per una multinazionale nel campo chimico. È stato segretario cittadino di Italia dei valori, partito con cui ha collaborato anche nelle sedi istituzionali nel gruppo consiliare in Regione. È stato anche Consigliere della Protezione civile. E’ stato nominato Presidente del Consorzio cimiteriale di cui fanno parte anche Salvatore Lima, Gaetano Russo, Luigi Palladino, Antonio Tanzarelli, Pietro Carrella e Luigi Bassolino. Il cimitero è stato spesso al centro delle polemiche politiche. Si è anche parlato di inchieste della Magistratura. La classica ‘brutta gatta da pelare’. Perché ha deciso di accettare l’incarico? “Assumo questo incarico innanzitutto con grandissimo senso di responsabilità. Abbiamo un “debito” con la cittadinanza

che da troppo tempo attende un complesso cimiteriale adeguato e funzionale. Lo faccio prima di tutto per questo, attraversato da spirito d’iniziativa e impegno costante, non tralasciando mai, la conduzione nel segno della legalità e trasparenza amministrativa. Per quanto riguarda il passato, spero e mi auguro, che la Magistratura faccia il proprio corso e laddove ricadano responsabilità, vengano presi i giusti provvedimenti”. Che situazione ha trovato? Peggiore o migliore di quella che immaginava e che appare? “Facendo già parte del Consorzio come componente, ho ben chiara la situazione attuale. Dovremmo proseguire e migliorare ancor di più il percorso del mio predecessore Salvatore Lima, che ha ben fatto. Sicuramente avremo tanto da lavorare per rendere sempre più decoroso il nostro cimitero”. Partiamo dall’annosa questione dei lo-

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Gioacchino Emanuele Onorato culi già pagati e non ancora ultimati e consegnati. A che punto siamo?


CRONACA

Anno XXVIII - numero 457 - sabato 8 maggio 2021 “Dopo anni di buio totale, finalmente le nostre comunità vedranno la fine di questa annosa situazione. Il manufatto è stato completato, siamo in attesa degli ultimi adempimenti per la consegna dei lavori, ma nel frattempo già stiamo lavorando alacremente al disciplinare che regolerà l’assegnazione definitiva dei loculi”. È vero che il cimitero è già insufficiente alle esigenze dei carditesi e dei crispanesi? C’è possibilità di ulteriori ampliamenti? “Con lo sviluppo demografico delle nostre cittadine, anche il cimitero, ha subito l’influenza della crescita di popolazione. Con i nuovi loculi, sicuramente daremo respiro alle richieste, ma non escludo che in futuro potremmo varare nuovi progetti di ammodernamento e sostenibilità. Una delle prime attività del Consiglio d’Amministrazione, sarà razionalizzare e regolamentare tutti gli spazi interni, e accingersi con il Piano Regolatore Cimiteriale alla realizzazione dell’8 stralcio, dove potremmo prevedere nuovi spazi, come le tumulazioni delle ceneri”. Qual è la situazione economica del consorzio cimiteriale in questo momento? “I tecnici preposti stanno redigendo il bilancio di previsione, che come primo sostentamento è avallato dai versamenti dei 2 Comuni consorziati. Entro fine maggio sarà discusso e da lì potremmo presumere un prospetto di quadro economico volto alla continua cura del cimitero”.

È stato scelto dai Sindaci di Cardito e Crispano. Quindi si aspetta piena collaborazione dalle due Amministrazioni. Sta andando così? “In primo luogo ringrazio, l’Assemblea dei Sindaci, nelle persone del Sindaco di Crispano, Michele Emiliano, e il sindaco di Cardito, Giuseppe Cirillo, per la fiducia accordatami. Le due Amministrazioni, rispettose dei ruoli, hanno dato piena fiducia ai propri rappresentanti nel Consorzio. C’è un dialogo, continuo e costruttivo con l’Assemblea dei Sindaci, e i diversi componenti del CDA, in un clima di serena progettualità”. Nel cimitero di Cardito e Crispano c’è anche il problema di diverse cappelle private o appartenenti alla Curia che sono in condizioni fatiscenti. Sono private e il Consorzio non può intervenire, ma come conciliare la proprietà privata e l’esigenza di garantire decoro e dignità a un luogo sacro? “Possono conciliarsi, in virtù di un rigoroso controllo. In varie ordinanze, il Sindico di Crispano ha intimato delle messe in sicurezza di cappelle private che potevano ledere incolumità di cittadini o deturpare il bene comune. Dobbiamo intervenire nella zona storica, dove già ci sono delle situazioni di pericolo, che, con delle misure di prevenzione adatte, sono state già delimitate”. Un altro problema è rappresentato dal parcheggio intorno al cimitero…Pensa

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che sia possibile pensare a qualche area da destinare al parcheggio? “Come anticipato, la crescita della popolazione, fa sì che anche l’affluenza sia aumentata in questi anni. Al momento il parcheggio realizzato lato Crispano può essere sostenibile ma non si esclude, attraverso il piano regolatore, un ampliamento degli spazi esterni, con aree destinate alla sosta”. Vuole anticiparci qualche progetto che intende realizzare per migliorare le condizioni del cimitero? “Il nostro obiettivo primario è la consegna in tempi rapidi e certi dei nuovi loculi, ma le anticipo che, contestualmente, stiamo programmando una ristrutturazione delle mura perimetrali esterne, che da anni versano in condizioni di totale incuria”. Più volte sono stati denunciati atti di illegalità all’interno del cimitero. Sono solo denunce prive di fondamento o crede che sia necessario portare avanti un’azione di regolamentazione dei servizi offerti, eliminando possibili abusi e illegalità? “Le illegalità e gli abusi vanno sempre contrastati a prescindere. Dobbiamo creare un giusto strumento di regolamentazione, come l’aggiornamento dello Statuto del Consorzio Cimiteriale vigente. Solo predisponendo delle regole certe, potremmo rendere sempre più dignitoso il riposo dei nostri cari”.

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Finanziamento per il quartiere di Caivano

Oltre 8 milioni per il Parco Verde >>

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Comune e Città metropolitana sono riusciti a ottenere un finanziamento dal Ministero delle infrastrutture

ltime settimane di lavoro per il sindaco della Città metropolitana di Napoli, Luigi de Magistris, e per i Consiglieri metropolitani che lo coadiuvano nella gestione dell’ente intermedio tra Comuni e Regione che, negli ultimi anni, ha aiutato molti enti locali a portare avanti progetti che, diversamente, non sarebbero mai stati realizzati. Tra l’altro, in anticipo rispetto al cambio al vertice, che avverrà con l’elezione del nuovo Sindaco di Napoli che diventa automaticamente anche Sindaco della Città metropolitana, l’afragolese Antonio Caiazzo, eletto in rappresentanza di Forza Italia nell’aula di Santa Maria la Nova, ha lasciato il suo seggio perché, essendo venuto meno il suo ruolo nel Consiglio comunale di Afragola sciolto anticipatamente, è decaduta anche la sua carica nel Consiglio metropolitano. In attesa che prendano il via i lavori previsti dal Piano strategico, nei giorni scorsi, da Piazza Matteotti è arrivata la notizia di un nuovo finanziamento per l’area a nord di Napoli e, in particolare, per Caivano. La Città Metropolitana ha risposto a PINQA, il “Programma Innovativo Nazionale Qualità dell’Abitare” finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, candidando tre progetti strategici di rigenerazione urbana di quartieri di edilizia residenziale pubblica redatti in sinergia con i Comuni e approvati con propria delibera dal Sindaco Metropolitano, Luigi de Magistris. Coinvolti i quartieri ex Legge 219 e il Parco Verde, aree spesso caratterizzate da forti tensioni sociali. Tre progetti, uno per il Parco Verde di Caivano, uno per Pomigliano d’Arco e uno per Marigliano, per complessivi 30 milioni di euro. In particolare, per Caivano, sono previsti interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico del patrimonio edilizio residenziale pubblico, degli spazi aperti e servizi pubblici del Parco Verde, per un ammontare di 8.200.000 euro. Nel progetto è incluso il recupero e riutilizzo di un manufatto

edilizio esistente, attualmente in disuso, da destinare a struttura socio-assistenziale a supporto dei minori e dei loro genitori, nonché l’apertura e la riqualificazione di aree a verde attualmente in stato di abbandono o fortemente degradate. “Grazie all’impegno dei Comuni e della Città Metropolitana - ha af-

fermato il Sindaco de Magistris - è stata formalizzata la proposta di candidatura di progetti che puntano alla valorizzazione di quartieri di edilizia residenziale pubblica. Abbiamo operato questa scelta proprio perché vogliamo migliorare le condizioni di vita in aree caratterizzate spesso da forti tensioni sociali, e che quindi rappresentano un’ulteriore sfida per la nostra azione politica”. Gli interventi previsti coinvolgono anche diverse associazioni locali, che si occuperanno della gestione innovativa di specifiche attività legate all’attuazione dei progetti, come servizi socio-assistenziali, servizi per i minori, servizi per la formazione e l’inserimento occupazionale. Nessun finanziamento invece per gli altri comuni dell’area a nord di Napoli. Niente soldi per via Rossini a Frattamaggiore, per le Salicelle di Afragola e per gli altri rioni popolari di queste due città e delle altre dell’area perché le Amministrazioni comunali non hanno presentato progetti o hanno presentato progetti che non erano meritevoli di avere un finanziamento.


POLITICA

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Verso le comunali

Un rinvio “atteso” >>

In tanti temevano la conferma delle elezioni in primavera. Ad Afragola nulla è sicuro, a Frattaminore si va verso uno scontro tra Bencivenga e Caso

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l rinvio ufficiale delle elezioni in una domenica tra settembre e ottobre è stato accolto con un sospiro di sollievo ad Afragola e Frattaminore dove, per motivi diversi, non tutti erano pronti ad andare alle elezioni. Cominciamo con Afragola dove, dopo la fine dell’esperienza di Grillo alla guida dell’Amministrazione, partiti e movimenti politici sono alla ricerca di alleanze che, al momento, appaiono piuttosto difficili. Le tensioni accumulate nel corso degli anni sono tali che impediscono alleanze ampie e di certo non aiutano le aspettative e le aspirazioni di chi non vuole perdere anche queste elezioni e vuole presentarsi alla città come candidato Sindaco. Nel centrodestra regna il caos. Circolano tanti nomi di candidati Sindaco e, al momento, pare probabile che ci sia più di una coalizione a rappresentare l’area moderata e di Destra. I nomi più ‘gettonati’ sono quelli di Antonio Pannone, vice sindaco con Nespoli, e Pina Castiello, parlamentare leghista che non godrebbe più della fiducia di Salvini e, temendo di non essere ricandidata al Parlamento vista la riduzione dei seggi a disposizione e la folla di pretendenti a una candidatura con la Lega, potrebbe decidere di puntare a conquistare la poltrona di primo cittadino ad Afragola, nella città dove ha cominciato la sua carriera politica come Consigliera comunale negli anni ’90. Ma nell’area moderata che guarda a destra si fanno anche altri nomi come quello di Antonio Caiazzo, consigliere comunale e metropolitano uscente, e figlio dell’ex sindaco, Roberto Caiazzo, primo cittadino proprio quando in Consiglio comunale sedeva Pina Castiello. Sempre d’attualità anche il nome di due avvocati, Nicola Perrino, ex presidente del Consiglio comunale, e Luigi Dulvi Corcione, amministrativista, figlio di Marco,

13 giudice di pace, e staffista con il sindaco Grillo. Quest’ultimo, inoltre, continua a essere al centro di tavoli in cui si starebbe provando a mettere in piedi una coalizione per ripresentare la candidatura dell’imprenditore. Non vanno meglio le cose nel centrosinistra dove la candidatura dell’ex parlamentare e sindaco Tuccillo non appare certa. A contestarla anche pezzi del Pd. Più o meno pubblicamente, come hanno fatto alcuni nomi ‘storici’ tra cui l’ex sindaco Gennaro Espero, ma soprattutto ‘in privato’. Il nome dell’ex Sindaco non piacerebbe anche agli alleati, tra cui i Cinque Stelle. E allora si starebbe cercando un nome alternativo nel Pd stesso. Uno di quelli che stanno crescendo negli ultimi giorni è quello di Gaetana Cuccurese, consigliera comunale uscente. Ma ci sono anche quelli di Giovanni Boccellino e Camillo Manna che tornano sui tavoli. E poi c’è chi cerca la carta della società civile con diversi nomi che vengono proposti e ritirati. La coalizione di centrosinistra, con Pd, liste civiche vicine ai democratici, Europa Verde, Afragola Viva e Cinque Stelle, dovrebbe però tenere fuori A viso aperto con Gennaro Giustino che potrebbe tentare la candidatura a Sindaco alla guida di una coalizione costruita sulla sua lista civica ‘storica’. Anche a Frattaminore, dove si vota a ‘scadenza naturale’, la situazione è ancora molto confusa. Di certo c’è che si ricandiderà Giuseppe Bencivenga. E che, al momento, non ci sono candidature ufficiali, anche se continua a circolare, con insistenza, la possibilità che si ricandidi l’ex sindaco, Vincenzo Caso. Ci si ritroverebbe con uno scontro interno al centrosinistra con ben poche possibilità di costruire ulteriori coalizioni visto che i nomi di Bencivenga e Caso sono tali da catalizzare su di loro tutti i maggiori rappresentanti politici in città.


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POLITICA

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E’ partita male la seconda consiliatura di Marco Antonio Del Prete

La grande paura

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A Frattamaggiore, ‘superato’ l’ostacolo del Consiglio comunale sui rifiuti, si teme per la mozione di sfiducia al Presidente del Consiglio. I ‘franchi tiratori’ sarebbero già pronti

ono passati appena sei mesi dalle elezioni che hanno decretato la vittoria di Marco Antonio Del Prete al primo turno, ma la sensazione che si prova guardando il clima in maggioranza, sembra che siano passati molti più mesi. La tensione è evidente ed emerge nonostante un’opposizione che, in fondo, per responsabilità o altro, sta tenendo un atteggiamento tutto sommato collaborativo e non eccessivamente polemico.

In questi sei mesi, nonostante un’attività che appare rallentata, non sono mancate le occasioni di scontro, come era evidente sin dall’inizio della consiliatura quando si è dovuto aspettare diverse settimane prima di conoscere i nomi degli Assessori e la scelta del Presidente del Consiglio comunale è stata particolarmente travagliata. Senza dimenticare che quella Giunta nata dopo tanto tempo è stata già cambiata rispetto alla composizione originale. Ora c’è un incubo ad agitare la maggioranza: la mozione di sfiducia verso il Presidente del Consiglio comunale da parte della minoranza. In condizioni normali, una mozione di sfiducia di questo tipo non avrebbe alcun senso, ma, considerando i mal di pancia mai sopiti di chi aspirava a quel ruolo e le evidenti fratture interne alla maggioranza, non è difficile ipotizzare che un voto sul Presidente del Consiglio possa scatenare i ‘franchi tiratori’, visto che il voto sarebbe segreto. Volendo fare gli ‘investigatori’, il voto contrario alla permanenza di Aniello Di Marzo alla guida del Consiglio comunale potrebbe arrivare da Fare democratico e Impegno popolare, i due movimenti che sembravano interessati a occupare quella poltrona, ma anche da pezzi del Partito democratico che non si sentono adeguatamente rappresentati e valorizzati. Ma perché si è arrivati alla pre-

sentazione di una mozione di sfiducia verso un Presidente del Consiglio comunale eletto da poche settimane e che ha presieduto solo due sedute dell’assise comunale? È evidente che appare una mozione tesa a creare scompiglio nella maggioranza ma che non dovrebbe approdare a nulla di concreto visto che, anche nella minoranza, ci sono Consiglieri che, sin dal giorno successivo alle elezioni, ‘flirtano’ con la maggioranza e, nel segreto dell’urna, potrebbero soccorrere il sindaco Marco Antonio Del Prete se quest’ultimo decidesse di difendere davvero il suo Presidente del Consiglio comunale. Tra l’altro già la mozione di sfiducia non ha la firma di tutti i consiglieri comunali che hanno sostenuto Russo in campagna elettorale. Detto questo, la motivazione ‘ufficiale’ della richiesta di sfiducia al Presidente del Consiglio è legata alla gestione dei


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lavori del Consiglio comunale convocato, su richiesta della minoranza, per discutere di rifiuti, di come vengono raccolti i rifiuti in città e di come la città stessa viene ripulita ogni giorno. Un Consiglio comunale monotematico che ha avuto una genesi piuttosto travagliata e che, stando ai Consiglieri di minoranza che hanno presentato la mozione di sfiducia, Francesco Russo, Nello Rossi, Domenico Di Marzo, Giuseppe D’Ambrosio e Teore Grimaldi, è stato gestito favorendo la maggioranza e il Sindaco, l’unico a parlare. Inizialmente a chiedere maggiori notizie e un Consiglio comunale ad hoc erano stati tutti i Consiglieri comunali di minoranza, quelli che avevano sostenuto la candidatura a sindaco di Francesco Russo ma anche Luigi Costanzo e Carla Ambrico. Successivamente, non senza polemiche per non aver comunicato la decisione, i ‘russiani’ avevano deciso di ritirare la richiesta perché avevano avuto rassicurazioni dall’Amministrazione e dal Dirigente del Settore su chiarimenti che sarebbero stati dati di lì a poco. Chiarimenti e rassicurazioni che non sono poi arrivati. Tra l’altro i Consiglieri comunali vicini a Russo

hanno anche denunciato sui social le condizioni dell’isola ecologica che, dopo essere stata chiusa per anni per lavori di adeguamento, era stata riaperta in campagna elettorale. Quella stessa isola ecologica però non funzionerebbe nel migliore dei modi e non mancherebbero elementi di degrado e pericolosità. In particolare, come ha ricordato anche il consigliere comunale Giuseppe D’Ambrosio, nel corso di una diretta su NanoTv, l’isola era aperta e incustodita e, all’interno c’erano rifiuti sparsi e addirittura un compattatore con le chiavi inserite. Gli esiti di quel sopralluogo potrebbero essere anche di tipo giudiziario perché gli stessi Consiglieri comunali, una volta visto che il cancello era aperto, hanno chiamato i Carabinieri che hanno verbalizzato il tutto ed è probabile che il tutto sia stato inviato poi in Procura per verificare se ci sono gli estremi per avviare un’inchiesta sulla gestione dell’isola ecologica che, seppur affidata alla ditta, dovrebbe comunque essere in qualche modo controllata da chi l’ha affidata, ossia il Comune. Il Consiglio comunale che avrebbe dovuto portare al centro della discussione l’isola ecologica e tutta la gestione dei

rifiuti in città però non si è nei fatti tenuto perché, all’inizio, dopo che il Presidente del Consiglio comunale aveva verificato la presenza pressoché totale dei Consiglieri comunali, ha dato la parola al sindaco, Marco Antonio Del Prete, che ha comunicato la decisione della maggioranza di lasciare l’aula rendendo quindi impossibile lo svolgimento della riunione del Consiglio comunale per mancanza del numero legale. Duro l’intervento in Consiglio del primo cittadino che ha accusato la minoranza di strumentalizzare anche il Consiglio comunale evidenziando che non c’è stata collaborazione reale: “È ora di dire basta a questi teatrini messi in atto dall’opposizione! Da quando è iniziata questa consiliatura da parte loro mai una critica costruttiva, mai una proposta in Commissione consiliare, mai una mano tesa in favore della Città. Non si risparmiano invece con post denigratori sui social e tanto tanto rumore non supportato da fatti e lavoro nelle sedi previste. Hanno sempre cercato in tutti i modi di rallentare la macchina amministrativa già pesantemente in affanno per la carenza di personale. Non abbiamo più intenzione di tollerare questi atteggiamenti. Lasciamo il Consiglio comunale lontano da questi teatrini. Eleviamo una volta per tutte la Politica al livello che le compete. Noi siamo qui per Frattamaggiore e per i Frattesi….e loro? Io ancora non l’ho capito”. Durissima anche la replica di Francesco Russo che, dopo aver precisato che la seconda richiesta di Consiglio comunale era necessaria perché i chiarimenti forniti non avevano smentito i dubbi sulla gestione dei rifiuti ha attaccato a testa bassa il Sindaco e l’Amministrazione comunale rei, a suo dire, di non voler parlare di rifiuti, un tema particolarmente delicato perché a rischio infiltrazioni della camorra: “An-

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diamo in aula e che succede? Il sindaco Marco Del Prete, tra l’imbarazzo generale, ha paura che gli scheletri possano venire fuori. Prende il microfono e decide che della monnezza “nun s’adda parlà”. E, di colpo, ad inizio seduta lui e i suoi Consiglieri abbandonano l’aula facendo venire meno il numero legale. E dei rifiuti non si parla più. Ci appelleremo con costanza al Prefetto di Napoli e alla Procura della Repubblica perché dalle elezioni ad oggi si è intrapreso il peggiore percorso possibile. E la città non lo merita”. Non s’è tirato indietro Luigi Costanzo per il quale “mandare deserto un Consiglio comunale è sempre una sconfitta per la democrazia, soprattutto quando si tratta di un argomento così importante e sentito dalla cittadinanza come la gestione dei rifiuti. Al di là delle motivazioni politiche e tecniche sull’abbandono dell’aula consiliare da parte del Sindaco e della maggioranza, quello che ci preme sottolineare, come minoranza minoritaria, è che a dicembre del 2018 e il 29 aprile del 2019, fu votata all’unanimità dal Sindaco e dai Consiglieri allora presenti (molti dei quali rieletti) una mozione sulla gestione dei rifiuti che demandava agli uffici competenti la preparazione di una relazione su eventuali inadempienze e anomalie gestionali del Servizio; anche al fine di chiedere un’eventuale rescissione del contratto nel caso in cui si fossero palesate violazioni gravi. Ebbene la risposta alla mozione votata all’unanimità dal Consiglio Comunale in data 29 aprile 2019 non è mai pervenuta e nemmeno c’è traccia di passaggi successivi. Probabilmente se ci fosse stata una risposta alla mozione del Consiglio Comunale dell’aprile 2019 non ci sarebbe stata la necessità di un Consiglio monotematico sui rifiuti... Ma, a quanto pare, parlare di “monnezza” è un tabù!”.

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C CRONACA

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Ennesima inchiesta contro il clan originario di Afragola

Le mani dei Moccia sui carburanti >>

Sgominata un’organizzazione che coinvolgeva camorra, ndrangheta e mafia

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l nome dei ‘Moccia’, il clan che, da decenni, condiziona la vita sociale ed economica dell’area a nord di Napoli, è tornato prepotentemente alla ribalta nazionale per un’inchiesta che ha occupato le pagine dei giornali per diversi giorni. Questa volta, al centro di un’inchiesta durata mesi e che ha portato a un’operazione che ha coinvolto diverse province italiane, c’era la gestione dei carburanti, settore sui quali i Moccia avevano messo le mani con un’organizzazione sgominata con l’inchiesta denominata ‘Petrolmafie Spa’. Gli inquirenti hanno fatto emergere quella che definiscono una “gigantesca convergenza di strutture e pianificazioni mafiose originariamente diverse nel bu-

siness della illecita commercializzazione di carburanti e del riciclaggio di centina-

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ia di milioni di euro in società petrolifere intestate a soggetti insospettabili, meri


CRONACA

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prestanome”. Nel business erano coinvolti anche i classici ‘colletti bianchi’ e diversi clan della camorra, della ndrangheta e della mafia. Secondo gli inquirenti, il clan Moccia sarebbe entrato, attraverso una serie di operazioni societarie, in rapporti con la Max Petroli Srl, ora Made Petrol Italia Srl di Anna Bettozzi, che aveva ereditato l’impero economico di Sergio Di Cesare. La donna, conosciuta dal grande pubblico perché faceva la cantante, trovandosi a gestire una società in grave crisi finanziaria, sarebbe riuscita a ottenere forti iniezioni di liquidità da parte di vari clan di

camorra, tra cui quelli dei Moccia e dei casalesi, facendo lievitare il volume d’affari dell’azienda 9 milioni di euro a 370 milioni di euro in tre anni. Per avere questo aumento esponenziale del fatturato della sua impresa, Bettozzi avrebbe sfruttato non solo il riciclaggio di denaro della camorra, ma anche i “classici sistemi di frode nel settore degli oli minerali, attraverso la costituzione di 20 società “cartiere” per effettuare compravendite puramente cartolari in modo tale eludere con la Made Petrol le pretese erariali, potendo così rifornire i network delle cosiddette “pompe bianche” a prez-

zi ancor più concorrenziali”. A dare il via a un giro di fatturazioni per operazioni inesistenti utili a ‘far girare i soldi accumulati’ ci avrebbero pensato poi i Moccia. Grazie all’organizzazione messa in piedi, in poco tempo, hanno ottenuto il controllo di gran parte del mercato petrolifero perché potevano praticare prezzi che chi opera onestamente non può praticare e perché molti rinunciavano a concorrere perché avevano paura di chi avevano di fronte. Un business così redditizio, tra l’altro, ha creato anche uno scontro tra clan e si è evitata la ‘lotta armata’ grazie a un accordo che ha permesso di cedere parte dell’affare ad altri sodalizi criminali, tra cui quello dei Mazzarella, per restare nell’area napoletana. Ma il business era talmente ‘grosso’ che sono stati coinvolti anche altri clan della Ndrangheta e della mafia in un’organizzazione che ha richiesto l’impiego di migliaia di uomini della Direzione investigativa antimafia per arrivare alla conclusione delle indagini e agli arresti che hanno portato in carcere o agli arresti domiciliari 74 persone. Per rendersi conto dell’entità dell’operazione messa a segno da Magistrati e forze dell’ordine, basta leggere la cifra dei sequestri: 1 miliardo di euro!

Arrestato anche ANTONIO MOCCIA, l’autore del manifesto contro il racket

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ra gli arrestati nell’operazione ‘Petrolmafie spa’ c’è anche Antonio Moccia, rampollo del clan che, nei mesi scorsi, fece affiggere un manifesto in giro per Afragola proprio nei mesi in cui la città era scossa dall’esplosione di diverse ‘bombe’. Un manifesto in cui invitava i commercianti a denunciare gli estorsori e si dichiarava estraneo alle richieste estorsive. Non mancarono le polemiche anche perché il manifesto era stato regolarmente autorizzato dagli uffici comunali, con tanto di timbro. Di fronte alle prese di posizione, poi, quei manifesti furono coperti con fogli bianchi.

Nel manifesto aveva fatto scrivere: “Avviso Importante, Mi rivolgo ai commercianti, agli imprenditori e a tutti i cittadini di Afragola e dei paesi vicini che vengono massacrati ogni giorno da estorsori che minacciano i nostri affari e che rovinano con la droga i nostri figli. Ho anche scoperto che più volte spendono il nome mio e quello della mia famiglia; vi invito a denunziare tutti i colpevoli e se vengono falsamente a nome della mia famiglia ancor di più immediatamente. Antonio Moccia”. Ora l’arresto a testimoniare, stando a quanto riportato dagli inquirenti, che il clan Moccia è ancora attivo e continua a condizionare l’econo-

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mia, non solo dell’area a nord di Napoli ma di vaste aree della Campania e del Lazio. Antonio è l’ultimo figlio di Gennaro Moccia e Anna Mazza, il primo ucciso in un agguato di stampo camorristico nell’aprile del 1974, la seconda soprannominata “la vedova nera”, la prima donna d’Italia ad essere stata accusata di reati di mafia, anche lei deceduta ma per un ictus qualche anno fa. Suo fratello, Angelo Moccia, è il boss “dissociato”. Da tempo tutti i Moccia vivono nella Capitale o comunque nel Lazio anche se continuano ad avere forti legami con Afragola e l’area a nord di Napoli.

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S SOCIETÀ

Al via ChiAMACaivano, un servizio di ascolto in tempo di Covid

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l via ChiAMACaivano, un servizio di ascolto e sostegno psicologico, di assistenza e aiuto tempestivo rivolto a tutti i residenti nella cittadina alle porte di Caserta. Nato per far fronte agli effetti derivanti dall’emergenza sanitaria da Coronavirus, il servizio è attivato dal Comune di Caivano e realizzato da Gesco attraverso la Centrale Operativa Sociale, ed è completamente gratuito. Articolato in una linea amica, in uno sportello di ascolto itinerante e nel servizio di teleassistenza, ChiAMACaivano si rivolge in particolare ai cittadini situazione di fragilità, come anziani

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soli, persone con disabilità, persone in isolamento per motivi sanitari ascritti all’emergenza pandemia. Si può richiedere telefonando al numero verde 800 904835 dalle ore 8 alle 20: tutti i giorni operatori telefonici specializzati - tecnici dell’accoglienza sociale e dell’ascolto - accolgono la richiesta, rilevano i bisogni dell’utente, forniscono le opportune informazioni e fissano eventuali appuntamenti da vicino con uno degli psicologi del servizio. ChiAMACaivano prevede anche uno sportello di ascolto itinerante attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 13 e il lunedì e il giovedì dalle 15 alle 17

presso la Biblioteca Comunale di Caivano o a domicilio, previa prenotazione al numero verde. Il servizio si avvale di due psicologi esperti, che sono in grado di supportare l’utente a gestire e superare momenti critici e a sostenere situazioni emergenziali che lo vedono confuso e stressato a causa dell’emergenza Coronavirus. Attraverso il numero verde è infine possibile richiedere la Teleassistenza per anziani soli, persone malate e persone con disabilità, che consente di attivare un primo soccorso urgente in caso di necessità.

Gli STUDENTI dell’Istituto comprensivo “Castaldo-Nosengo” di Afragola hanno incontrato la scienziata ILARIA CAPUA

Conversazioni su evoluzioni e rivoluzioni” questo il titolo della videoconferenza con la virologa internazionale Ilaria Capua, e l’evoluzionista Telmo Pievani, organizzata dalla “One Health-One Future” e dalla Fondazione “Bolton Hope”, a cui hanno partecipato gli studenti della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo “Castaldo-Nosengo”di Afragola. Grande soddisfazione per l’iniziativa da parte della preside, dottoressa Virginia Comune: “Un momento molto importante per i nostri studenti, per acquisire competenze e per seguire esempi positivi

e costruttivi”. L’attività didattica è stata promossa dalla professoressa Giusiana Russo, nell’ambito del progetto regionale “Scuola viva”, con il modulo di Scienze Naturali. Un incontro che ha permesso ai ragazzi di comprendere ed approfondire le tematiche legate al rapporto tra l’uomo e la natura, e soprattutto legate alla pandemia in atto. Tanti gli spunti di riflessione affrontati dall’illustre scienziata Ilaria Capua: “Le pandemie hanno un’origine naturale, perché i virus ci sono sempre stati e l’umanità ha sempre superato queste

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emergenze. La salute umana è strettamente collegata alla salute umana. La biodiversità, la nostra diversità genetica sono fondamentali per superare ed affrontare le difficoltà. La quarantena e l’isolamento da sempre risultano necessari per sconfiggere le pandemie, ma i progressi della scienza e la possibilità di avere i vaccini, dopo appena un anno, rappresentano la chiave per uscire al più presto dalla pandemia. Dobbiamo evitare lo spillover ossia il “salto di specie”, per fare questo è indispensabile lasciare sempre più habitat naturali e rispettare l’ambiente”.


SOCIETA’

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Alla festa di San Giorgio di Afragola gli scout rinnovano la “promessa”

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iornata di festa, nel pomeriggio di venerdì 23 aprile, presso la chiesa di San Giorgio di Afragola per le celebrazioni in onore del Santo Cavaliere, la cui venerazione in città risale al Medioevo. Sebbene in forma dimezzata per le restrizioni imposte dal Covid, i festeggiamenti non hanno perso il loro senso più profondo e la loro essenza. A+ omaggiare il Santo, una Solenne Celebrazione Eucaristica officiata dal parroco, Padre Massimo Vellutino, alla presenza di una comunità di fedeli in forma ristretta. “San Giorgio ci insegna l’importanza e la forza dell’amore - così Padre Massimo nell’omelia - Non dobbiamo credere che il male abbia il sopravvento. Occorre essere tra quelli che, nonostante le prove, le difficoltà e i momenti difficili della vita, credono e testimoniano la forza del bene. E, come San Giorgio che, per amore della fede in Cristo, ha avuto il coraggio di affermare il primato della sua via senza paura fino al martirio, siamo chiamati ad essere un esempio per gli altri”. Padre Massimo ha, poi, ricordato il legame

che esiste tra il Santo guerriero, protettore dei deboli, e gli scout di cui è patrono, e ha sottolineato come la scelta dell’amore si identifica con la forza della vita cristiana. “In questo giorno - ha concluso il Pastore - gli scout di tutti il mondo rinnovano per le loro promesse. Perché alla base ci sta la scelta dell’amore a fondamento di un servizio che vede questi ragazzi impegnati a propagarsi per un ideale per cui essere pronti a dare la vita. E se non c’è un’esperienza di condivisione e di amore tutte le aspirazioni più belle di questo mondo non ci portano da nessuna parte”. Dopo la Messa i gruppi scout hanno confermato il loro impegno ad essere testimoni di Cristo nella vita quotidiana, rinnovando quella che è la promessa dello scoutismo. “Gli scout sono presenti in parrocchia dal 2009 – ha detto la giovane Alessia Castaldo tra le responsabili di quest’associazione – grazie al forte impulso del nostro parroco che è stato scout da giovane e desiderava istituire una rappresentanza in parrocchia. Il nostro gruppo, denominato Afragola 3, annovera oltre 100 compo-

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A cura di Antonio Bocciellino

nenti tra bambini, ragazzi e giovani scout che vengono seguiti da adulti con una formazione specifica”. Alessia, ha poi, messo in luce come i valori di questo movimento internazionale, fondato nel 1907 dal generale Robert Baden-Powell- quali lo sperimentare, l’autonomia, la responsabilità e il fare comunità con gli altri- siano un percorso avvincente per tanti ragazzi e come trovino concreta applicazione grazie al lavoro di tanti responsabili, come Lucia Longobardi e Gianluigi Di Palo, e tanti altri, segnalando come la pandemia abbia ridotto le loro occasioni di confronto. “È una fortuna – ha concluso Alessia, lanciando un appello – avere un gruppo così numeroso e avere un luogo in parrocchia che ci ospita d’inverno e d’estate. Sarebbe davvero ancora più utile disporre di uno spazio verde dove potersi esprimere al massimo. Proprio a questo proposito, come comunità abbiamo partecipato al bando per l’assegnazione di un terreno confiscato; il nostro progetto aveva anche ottenuto l’assegnazione del terreno, tuttavia, problemi burocratici e amministrativi, non ci hanno dato la gioia di poter realizzare questo sogno. Speriamo che ci siano in futuro altre occasioni che possano darci la possibilità di avere un posto tutto nostro dove i ragazzi possano esprimersi in tutto e per tutto e per poter realizzare tutte le avventure che sognano”.

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S SPORT

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L’AFRAGOLESE cerca punti per restare in D

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ontinua il campionato di sofferenza dell’Afragolese che si ritrova coinvolta nella lotta per non retrocedere nel campionato di Eccellenza. Se finisse ora il campionato di serie D sarebbe retrocessa anche se a pari punti con squadre che, invece, potrebbero ancora salvarsi attraverso i play out. Mancano però sette partite alla fine del campionato e c’è ancora tutto il tempo per recuperare e partecipare almeno ai play out dove poi ci si giocherebbe il tutto per tutto per poter restare in quella serie D conquistata dopo tanti anni di attesa. È chiaro, però, che, qualora si riuscisse a conquistare la salvezza, il prossimo campionato dovrà essere affrontato con uno spirito e una strategia societaria diversa. E molto sicuramente potrà fare anche la nuova Amministrazione comunale

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che dovrà garantire almeno che i rossoblu possano tornare a giocare nel ‘Luigi Moccia’, visto che, al momento, l’Afragolese continua a giocare al ‘Vittorio Papa’ di Cardito. Nell’ultima partita, prima della pausa, l’Afragolese ha portato via solo un punto dalla trasferta di Cassino. Un punto comunque utile perché la riporta nel gruppo delle pretendenti ai play out ma che lascia l’amaro in bocca perché i rossoblu erano riusciti a passare per due volte in vantaggio prima del definitivo pareggio arrivato in pieno recupero. Per poter davvero sperare di arrivare ai play out è necessario ricominciare a vincere, cosa che l’Afragolese non riesce a fare dal 28 marzo quando al ‘Papa’ di Cardito sconfisse il Latte dolce. La prossima sfida non pare quella in cui si possono conquistare i tre punti visto che affronterà il Latina, squadra stabilmente in zona play off.

La FRATTESE

vola nel mini torneo di Eccellenza

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lla fine il campionato di eccellenza è riuscito a ripartire. S’è deciso di ripartire con quattro gironi da 6 e uno da 5. Si è ripreso a giocare ad aprile e il tutto, compresi i play off, si concluderà il 27 giugno. Alla fase finale, i play off, parteciperanno le prime tre di ogni girone più la migliore quarta. La Frattese ha deciso di partecipare, nonostante i timori di chi temeva che l’impegno della famiglia Guarino con la Puteolana potesse essere un freno. I nerostellati sono stati inseriti nel girone che comprende anche Acerrana, Mondragonese, Albanova, Nuova Napoli Nord e Maddalonese. Fino alla scorsa giornata, la Frattese ha vinto tutte le partite ed è in testa alla classifica di questo mini girone dopo la fine del girone di andata. Ora ci sarà da giocare il ritorno, ma pare molto probabile che la squadra di Guarino possa accedere ai play off per andarsi a giocare poi le sfide decisive per la promozione in serie D. Un’occasione che non bisognerebbe sprecare vista la possibilità di essere promossi portando a casa poche partite. L’occasione per ipotecare il passaggio alla fase finale arriva nel corso di questo fine settimana quando la Frattese ospiterà l’Acerrana, l’unica squadra che ha tenuto il passo dei nerostellati visto che ha vinto tutte le partite tranne quella contro la Frattese stessa che, nella prima giornata di andata di questo mini torneo, si impose ad Acerra per 3-2.

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LETTERE AL DIRETTORE

Anno XXVIII - numero 457 - sabato 8 maggio 2021

Il bi-Paese ITALIA

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i è dato vita a un Governo col motto di “tutti insieme appassionatamente” per il bene del Paese. Pd, Lega, Forza Italia, Cinque Stelle…per il bene del Paese, ma mi chiedo: quale Paese? O meglio “quali” Paesi? Perché l’equivoco che inquina il dibattito politico di tutti i partiti, chi in modo strumentale, altri per convinzione, è ragionare come se l’Italia fosse un solo Paese e non invece, di fatto, due Paesi frutto di scelte politiche scientemente perseguite proprio per mantenere la spaccatura in due dell’Italia, una a nord del Garigliano e l’altra a sud del fiume. Anche se l’Italia geograficamente è un Paese unito, di fatto le disuguaglianze sociali, economiche, lavorative, formative e sanitarie di fatto potrebbero farlo rappresentare come una sorta di mostro con una “capa tanta”, un torace altrettanto esagerato ma con delle gambe che sembrano due stecchini esili; un cuore che pompa sangue a più non posso verso la testa e il torace mentre solo pochi rivoli di linfa vitale, appena sufficienti per la sopravvivenza, giunge nella parte sud di questo mostro creato nel laboratorio della politica. Come non ricordare, come fa Gianfranco Vieste, l’iniqua distribuzione dei fondi sanitari: al nord mediamente 1.960 euro pro capite mentre al Sud 1.606 euro, vale a dire che il Nord in quattro anni riceve ciò che il Sud percepisce in cinque anni. Oppure come non ricordare che a Reggio Emilia ci sono 60 asili nido mentre a Reggio Calabria appena 3, nonostante abbiano la stessa popolazione. Nel tempo ci hanno fatto credere che tutto ciò non era vero, che il mancato sviluppo del sud era dovuto solo ai suoi governanti e alla loro cattiva politica, alla corruzione e all’incapacità amministrativa. Insomma, la colpa dei mali del sud erano i cittadini del sud perché non sapevano scegliere i propri amministratori, come se fossero deficienti. La beffa, poi, è che in ogni circostanza viene evocata l’Unità d’Italia come un valore fondativo della Nazione e unificante la classe dirigente … e che, invece, assume sempre più le sembianze di un disvalore, di fatto. Fatta questa lunga ma non esaustiva premessa, si comprende che il problema dei problemi dell’Italia, questo “bi-Paese”, è sempre stato il mancato sviluppo del Sud. Andava fatto come in Germania nel 1989 quando, con la caduta del muro di Berlino, la Germania occidentale pensò bene di fare enormi investimenti

nella Germania orientale affinché quella regione recuperasse il divario e non restasse una sorta di feudo della più fortunata “sorella” cui attingere braccia o menti al bisogno, come oggi avviene con il Sud dell’Italia, divenuto una sorta di dependance del Nord. Negli ultimi 10 anni sono emigrati più di due milioni di cittadini dal Sud (il 10% della popolazione!), provocando una desertificazione culturale di competenze e di gioventù. Bisogna agire come se fosse caduto il muro del Garigliano e una volta per tutte tirare fuori dalle sacche della disperazione, dalla depressione economica e lavorativa l’intero Mezzogiorno. La “questione meridionale” non è una novità ma, se fino a ieri ci si poteva trincerare dietro la scarsità di risorse, oggi ci sono tutte le condizioni se c’è la volontà politica! Se oggi l’Europa ha assegnato all’Italia più soldi per il “Recovery Fund” non è stata la bravura del Premier Conte, o non solo, come non è stata una sorta di benevolenza nei confronti di un paese fondatore dell’Unione, ma sono state le condizioni di depressione economiche, sociali, culturali di alcune zone del territorio italiano … vale a dire il Sud! L’Europa ci ha dato il 40% in più perché il Sud “soddisfaceva” i parametri indicati dalla Commissione Europea. Detto in soldoni, su 209 miliardi di euro il 40% (circa 82 miliardi) devono essere impiegati al Sud per le sue condizioni. Il resto va ripartito per tutta Italia, incluso di nuovo il Sud, per la parte ordinaria. Insomma un vero e proprio “bazooka” economico che potrebbe veramente risollevare le sorti del Sud … e, con esso, dell’intero Paese! È il momento delle scelte non più rinviabili. Anche il mio partito, il PD deve dire la sua! Da un partito di respiro nazionale come il Partito democratico ci si aspettano le risposte a questo problema, che è la madre di tutti problemi sociali del paese… se lo può intestare? A mio avviso se lo deve intestare, e mi fa specie che autorevoli esponenti del Pd del Veneto piuttosto che della Lombardia si siano lasciati andare a dichiarazioni in merito che non sono dissimili alle dichiarazioni di un leghista qualunque, bisogna fare chiarezza sapere se questo tema trova cittadinanza o no in questo Pd, altrimenti vorrà dire che tanti di noi non troveranno più cittadinanza in questo Pd. Camillo Manna, ex consigliere comunale di Afragola

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LETTERE AL DIRETTORE

Anno XXVIII - numero 457 - sabato 8 maggio 2021

È tempo di Elezioni… illusioni in vendita

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a stagione elettorale è aperta, la caccia al voto è cominciata. I parolai hanno dato il via alla giostra, sebbene lentamente. Lo scenario di contesto, al solito, è desolante, fatto di riti stucchevoli e fuori dal tempo, l’unica costante è il “nulla cosmico”. Tutti sui nastri di partenza, si ricomincia. Nessuno che avverte il bisogno di fare un’analisi critica, “panta rei”, tutto scorre, si dimentica in fretta. La responsabilità politica è un’accezione estranea ai nostri amministratori, un inutile orpello. Insomma c’è ne fosse uno, giovane e meno giovane tra essi, pronto a dare conto del proprio impegno politico. Come se la cosa pubblica non richiedesse il “redde rationem”. In uno degli ultimi Consigli comunali dell’avvilente amministrazione Grillo, preso atto della inettitudine politico-amministrativa, in un finto “grido di dolore” qualche Consigliere ha perfino annunciato il ritiro dalle scene. Sic! Non ci crede nessuno. Siamo all’ennesimo colpo di teatro. Intanto la città langue, umiliata dalla miopia, dall’egoismo di chi non ha voluto e/o non ha saputo essere nocchiere di un processo di emancipazione e sviluppo della comunità. Afragola è ferma oramai da un paio di decenni in un duopolio che, a turno, è chiamato al governo della città, nulla ha prodotto in termini di crescita e di visione strategica anche di ceto dirigente, capace di relazionarsi con i livelli sovra comunali. La grande assente è la Politica. Dove è finita la politica? In un dirupo di sfiducia, una melma sudicia, fatta di inganni e ideologismi a buon mercato. È tempo di rivendicare, invece, una funzione alta della politica come arte del possibile, i cui capisaldi sono il riconoscimento della propria collocazione in una «comunità di destini» e l’elaborazione di «un patto che ci lega» uniformato alle regole della res pubblica, alla solidarietà, alla responsabilità. La tormenta che scuote il Partito Democratico cittadino, ma è in buona compagnia, è per così dire un riflesso della crisi di sistema di cui patisce il modello culturale e politico del Paese, che ha smarrito la capacità di intercettare i ceti sociali di riferimento. La forbice pubblico/privato si è notevol-

mente allargata, il ceto medio – borghese (imprenditori, professionisti, universitari, operai, volontari del terzo settore) si tiene e/o si è tenuto lontano dall’impegno nella cosa pubblica, oramai ridotta ai minimi, ritenuta una questione per sfaccendati e perditempo. Urge invece riscoprire il «bene comune», lavorando in particolare sulle competenze e sulla capacità di governo, la grande sfida è sciogliere l’enigma anche nell’opinione pubblica se si vuole con forza credere nel cambiamento dello “status quo”. E’ necessario coinvolgere la comunità, bisogna ripartire da qui! Coraggio, umiltà e determinazione, sono gli assi su cui innestare una rivoluzione culturale tesa a rompere l’ordine precostituito, fatto di concentrazione di interessi personali e familismo. A gran voce bisogna rivendicare il voto libero, nel senso che la volontà dell’elettore non può essere coartata, né l’elettore stesso può impegnarsi a votare in un certo modo. Coscienti che trattasi di pratica attuale e piuttosto diffusa, dobbiamo in ogni caso recuperare la dignità e il riscatto sociale, sono valori da cui ripartire. Poveracci tutti quelli che si profittano delle condizioni di minorità sociale, comprando la fame di disperati, inconsapevoli del futuro perché non hanno un presente, conoscono solo un passato da cui rifuggono. La dignità si afferma con il lavoro, il riscatto sociale con l’emancipazione culturale. Il desiderio di partecipazione dei nostri concittadini, di far sentire la loro voce, non è sopito. La forza del voler esserci è ancora presente, in verità anche il disamore, il disfattismo esistono, ma insieme possiamo vincerli. Sul punto, senza temere di essere retorico, trovo di grande attualità quanto scriveva Antonio Gramsci su La città futura l’11 febbraio 1917. Un testo attuale ancora oggi, soprattutto oggi: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente,

ma opera …” La ferita inferta alla città dall’Amministrazione Grillo, ancora sanguina e sebbene infetta, confido possa sanarsi. Di controcanto merito alla dottoressa Nigro, Viceprefetto di Napoli insediatosi al governo della città da poco più di tre mesi, e capace, sin da subito, con piglio risoluto, a dare risposte su alcuni affanni amministrativi (Nucleo di Valutazione, Gara Masseria Ferraioli, assegnazione Centro Lumo, attivazione Centro Vaccinale) su cui il Consiglio comunale e l’Amministrazione hanno esitato e non poco. Questi fatti ritengo debbano essere colti come guanto di sfida, sebbene ci sono indubbie condizioni di vantaggio, rispetto a quanto non prodotto dalla politica inetta, quella issata sul consenso senza capacità di governo. Fare politica significa governare i processi leggendo gli eventi per tradurli in prospettiva. Significa saper ascoltare le istanze che provengono dal basso, significa dare conforto con il senso dell’impegno e della responsabilità a dare risposte serie, concrete. Tuttavia siamo consapevoli che ogni processo di cambiamento, qualsivoglia rivoluzione culturale è figlia di una gestazione di lungo periodo, ma bisogna pur cominciare, dobbiamo essere seme, abbiamo il dovere di preparare il terreno e concimarlo per raccogliere poi … la fioritura di giovani virgulti, sani e forti. Allo stesso tempo, è d’obbligo essere credibili, le tante persone per bene hanno bisogno di avere esempi positivi, abbiamo il dovere di invogliare i giovani alla politica, alla gestione della cosa pubblica, bisogna scuotere gli indifferenti. Questione morale, affidabilità, merito e competenza sono architravi per costruire


LETTERE AL DIRETTORE

Anno XXVIII - numero 457 - sabato 8 maggio 2021 l’impianto su cui innervare un lungo e profondo processo di rinnovamento politico e sociale di cui si sente un’avvertita necessità ad Afragola come altrove. Considerato la decadenza valoriale, cui quotidianamente assistiamo, penso che i tempi oramai siano maturi per rompere gli indugi, è necessario mettersi tutti in mare aperto, guardando alla nuova scena politica perché c’è una scena nuova della società. La Politica è una direzione di marcia, non la previsione di ciò che accade nei prossimi anni. Afragola non ha bisogno di grandi soloni, piuttosto di un ceto politico coraggioso e determinato, capace di cogliere la sfida nel segno della discontinuità, che senza lusinghe, consapevole dei limiti operativi, nel solco tracciato dalla normativa in materia di enti locali, indichi un percorso di sviluppo per la comunità, articolato su pochi ed essenziali punti programmatici da raccordare con i livelli Istituzionali superiori. Per rigenerare la città, bisogna spezzare l’involucro pesante che costringe la comunità ad uno stato insopportabile di arretratezza culturale e civile, sebbene trattasi di obiettivo di lungo periodo, abbiamo il dovere di provarci, per il futuro dei nostri figli. L’ambiente, gli spazi pubblici a verde, la legalità, la cultura, la cura per i fragili i giovani le strutture per lo sport. Sono le fondamenta del vivere civile. E dunque, occorre partire dall’efficientamento della struttura burocratica dell’ente e con essa

dei servizi pubblici essenziali, programmare la crescita cogliendo le opportunità del Piano Nazionale di ripresa e resilienza, a cominciare dall’area attorno alla stazione TAV, interessando gli altri livelli istituzionali, l’università, il settore privato. Beninteso, non esiste magia che tenga, non ho le risposte per tutte le domande, penso nessuno che abbia buon senso e cultura politica istituzionale può spendersi in promesse facili e avventate, tuttavia l’esempio della citata dottoressa Nigro dimostra che anche ad Afragola c’è spazio per la politica come arte del possibile. Allora apriamoci alla terza via, partiamo dalla comunità, dalla politica buona, dai tanti operatori sociali, portatori di solidarietà e responsabilità. Conoscono il dolore e la sofferenza dei fragili e quindi sono risorsa. Chi conosce il dolore e le sofferenze altrui può e deve occuparsi di politica. C’e bisogno del contributo di tutti. Siano i benvenuti i coraggiosi, uomini semplici, creativi e propositivi, che accettano le sfide da umili, ma risolutamente determinati a ricomporre la frattura sociale e politica determinatasi. Si chiudano invece le porte a quanti si sono lordate le mani con le passate abbuffate, fuori i mercanti dal tempio, cacciamo definitivamente dalla scena gli illusionisti e i ladri di futuro … Rifuggiamo da tutti quelli che riemergendo dal nulla operativo si promettono autori del rinnovamento, della rinascita, si ergono a paladini della legalità e della giusti-

zia sociale. Mi chiedo, ma possibile che questi signori della gerontocrazia locale non ascrivano ad essi alcuna responsabilità politica? Afragola versa in una decadenza civile e sociale che è sotto gli occhi di tutti. Basta! Ora si tratta di scegliere le donne e gli uomini; qualcuno ha scritto che le idee camminano sulle gambe degli uomini, aveva ragione, perché proprio le donne e gli uomini che si candidano a rappresentare questa comunità sono quelli sui quali bisogna puntare per tracciare, il cammino verso il futuro. Allora è necessario scegliere, valutando le persone e il loro universo esistenziale, il curriculum sociale e culturale, le storie personali, le vittorie ed anche le loro sconfitte, la capacità di rapportarsi agli altri, la testardaggine nel tenere dritta la barra, che non abbiano propensione a farsi incantare dalle sirene e dai canti di queste, barcamenandosi verso altri interessi che non siano pubblici. E allora viene semplice valutare. Si dia il consenso a chi è fuori dal sistema locale, a chi si espone al pubblico giudizio, senza improvvisare, a chi con le sue convinzioni politiche e per la sua storia personale e professionale, anche come lotta all’inefficienza, realisticamente, pragmaticamente può garantire al meglio il successo della buona sorte di voi concittadini. Che la città abbia uno scatto di orgoglio, io me lo auguro vivamente. Giovanni Casillo

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“Se non hai un cane, almeno uno, non c’è necessariamente qualcosa di sbagliato in te, ma ci può essere qualcosa di sbagliato nella tua vita”.

Anno XXVIII - numero 457 - sabato 8 maggio 2021

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