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Anno 66
16-30 APRILE 2012
IMU: raccolte le prime richieste di Coldiretti Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abb. Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 46/2004) art. 1, comma 1, DCB/CN - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a soddisfare il diritto di restituzione
Ci impongono sobrietà ma chiediamo equità e chiarezza di ruoli
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di Signore Giuseppe
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N° 7 – 16-30 aprile 2012
Sommario
Foto di Piermario Turina
IMU: accolte le prime richieste di Coldiretti
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Ci impongono sobrietà ma chiediamo equità e chiarezza di ruoli
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Danni da gelo sulla frutta: interventi della Regione e delle banche ma bisogna pensare a risollevare il mercato
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Danni da selvaggina: “non si può attendere oltre”
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Nasce l’agrimercato di qualità
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Gli allevatori Compral protagonisti alle rassegne zootecniche
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Con Linfa Solidale “Per il presidio del territorio”
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Storie di vita “Doro” Ghigo di Cervere: quando i poveri passavano nelle nostre campagne “Il Coltivatore Cuneese” Editore Federazione Provinciale Coldiretti Cuneo 1 copia euro 2,00 Abbonamento annuo euro 40,00 Direttore Amministrativo Bruno Rivarossa Direttore Responsabile Michelangelo Pellegrino Coordinamento di redazione Chiara Serra Hanno collaborato: Sonia Abrate, Rosanna Ariaudo, Marco Benzo, Roberto Bianco, Silvia Bosco, Alberto Burzio, Daniele Caffaro, Laura Calcagno, Marcella Cavallo, Marcello Cavallo, Mara Chiardola, Damiano Dutto, Nicola Fontana, Tiziana Franchino, Cesare Gallesio, Roberto Giobergia, Rosangela Giordana, Rosanna Giraudo, Roberto Lingua, Claudia Marenco, Laura Occelli, Franco Parola, Lauro Pelazza, Marcello Pellegrino, Franco Ramello, Fabrizio Rapallino, Manuela Renaudo, Sonia Riba, Valentina Riba, Davide Roà, Annalisa Sola, Piermario Turina
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Lavoro: grave errore fare la Riforma senza l’Agricoltura
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Meno lavoratori in Piemonte dai flussi stagionali
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Fabbricati “fantasma” – attribuzione rendita presunta
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Il Corsivo del Coltivatore: Pulizie di Pasqua
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Con Pietro Solerio scompare un uomo chiave dell’agricoltura cuneese 12 La Posta del Coltivatore
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Riorganizzazione delle Apa su scala regionale
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Il prodotti biologici locali sul portale web “Piemonte Agri Qualità”
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Apre localMente: Bottega e Mercato di Campagna Amica
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Aumentano le “esportazioni” di carne bovina di Razza Piemontese 20-21 Premiati gli Agriturismi di Terranostra
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Le filiere energetiche a biomasse: luci ed ombre di un settore promettente
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Redazione ed amministrazione: Piazza Foro Boario, 18 – 12100 CN Tel: 0171.447211 • Fax: 0171.447300
Nuova PAC: i punti salienti al centro delle politiche dei paesi Europei
E-mail: ilcoltivatore.cn@coldiretti.it
Oscar Green: Giovani Imprenditori rivolti al futuro
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Al Miac, il nuovo laboratorio di sezionamento delle carni
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Sito Internet: Il Coltivatore Cuneese è interamente pubblicato e scaricabile dal sito www.cuneo.coldiretti.it
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A Lagnasco, la decima edizione di Fruttinfiore
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Registrazione del tribunale di Cuneo n. 3296 del 7/12/55
A Chiusa Pesio la festa di Sant’Isidoro
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45.000 Copie
Flavescenza dorata della vite: le novità della ricerca
Il Coltivatore Cuneese viene inviato a tutti i soci della Federazione Provinciale Coldiretti di Cuneo Grafica e stampa: AGAM Via Renzo Gandolfo area 90 Madonna dell’Olmo – Cuneo Tel. 0171.411470 – Fax 0171.411714 E-mail: direzione@agam.it Concessionaria esclusiva della pubblicità TEC arti grafiche Via dei Fontanili 12 12045 Fossano (CN) Tel. 0172.695770 • Fax 0172.695898 E-mail: adv@tec-artigrafiche.it
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Dalla Regione 300 mila euro per Enoteche e Botteghe del vino
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A Clavesana, la festa del dolcetto
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Agrofarmaci: la corretta distribuzione in frutticoltura
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Pensioni anticipate
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Aliquote contributive gestione separata anno 2012
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Scadenze aziendali
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Il mercatino del Coltivatore
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ebbene ancora in corso, l’approvazione delle ultime modifiche alla nuova imposta municipale, già approvate al Senato e attualmente all’esame della Camera, devono essere lette positivamente, nell’ottica di un minor aggravio in capo alle imprese agricole. Per quanto attiene ai terreni, oltre alla conferma del coefficiente ridotto a 110, viene anche riproposto un meccanismo di franchigia fino al valore di 6.000 euro e di riduzioni decrescenti comprese tra il 70% e il 25% per la parte di valore compresa tra i 6.000 e i 32.000 euro. In pratica un meccanismo analogo a quello già conosciuto per l’ICI seppure con valori più contenuti. Per tale beneficio è necessario però, oltre al requisito del possesso, anche quello della conduzione diretta da parte di coltivatore diretto o IAP. Nel testo approvato, vengono poi esclusi dall’IMU i fabbricati rurali a uso strumentale ubicati in comuni montani o parzialmente montani: si attende a riguardo il riferimento di legge per conoscerne l’elenco esatto. L’ultimo aspetto interessante è quello relativo alle modalità di pagamento dell’acconto: questo viene previsto nella misura del 30% per i fabbricati rurali ad uso strumentale, mentre l’imposta dovuta sui fabbricati ancora iscritti al catasto terreni, per i quali il termine per l’accatastamento scade il 30 novembre, sarà dovuta interamente a saldo il 16 dicembre 2012. Anche in tema di aliquote si deve notare come, con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, potrà essere disposta una riduzione in base al gettito della prima rata e alla conclusione delle operazioni di accatastamento per mantenere invariato il solo gettito previsto dal governo. Continua comunque l’impegno di Coldiretti per ulteriori miglioramenti nell’ottica di una maggiore equità. m
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N° 7 – 16-30 aprile 2012
Ci impongono sobrietà ma chiediamo equità e chiarezza di ruoli Nonostante i pesanti provvedimenti del Governo, il Pil diminuisce, la disoccupazione aumenta. Intanto Bankitalia abbandona le partecipazioni in società agricole. La crisi della politica non aiuta nel ricercare soluzioni per il rilancio dell’economia
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a situazione economica e finanziaria del nostro Paese, nonostante le pesanti manovre del governo Monti continua ad essere difficile. Il prodotto interno lordo è diminuito rispetto allo scorso anno dell’1 per cento, la disoccupazione complessiva sfiora il 10 per cento, quella giovanile galoppa con percentuali intorno al 33 per cento. Questo significa che un giovane su tre è disoccupato (intendendo per tali coloro che sono al di sotto dei 30 anni). Inutile negare che il nostro Paese sta subendo in questo momento gli effetti di una crisi mondiale che non ha precedenti. La frenata del Pil cinese, il crollo delle borse con in testa gli Usa e le nuove tensioni sul debito spagnolo generano una situazione insostenibile che in Italia paghiamo in termini di
credibilità internazionale. I viaggi della diplomazia internazionale capeggiata dal presidente del Consiglio alla ricerca di contatti con aziende disposte ad investire nel nostro Paese rappresentano sicuramente un tentativo per cercare l’uscita dal tunnel. Resta però il fatto che la situazione economicofinanziaria internazionale mette in difficoltà qualsiasi impresa che possa essere disponibile ad investimenti nel nostro Paese. Il termometro della scarsa credibilità dell’Italia è nuovamente segnalato dallo spread che nel momento in cui andiamo in stampa ha raggiunto i 400 punti contro i 437 della Spagna. Lo spread indica il divario tra i nostri Btp a 10 anni e gli ipersicuri bond tedeschi. Infatti, siamo di nuovo in un periodo in cui si bruciano
10 miliardi e passa al giorno di capitali nella sola borsa di Milano. È evidente che a fronte di questa situazione non solo non aumentano i consumi, ma questi sono stagnanti e la gente impaurita cerca di risparmiare sulle spese, visto che i salari sono sostanzialmente fermi a due anni fa e i prezzi dei prodotti agricoli, industriali ed artigianali sono in caduta libera nonostante il prezzo finale non sia diminuito, poiché fortemente condizionati dal costo dei carburanti, dalle imposte come Iva, Imu e altri balzelli. Per correttezza, non possiamo neanche non dare atto al governo italiano, ma anche a quello spagnolo e greco di aver messo in campo misure atte a contenere la crisi. Il problema è che l’economia mondiale sta diventando un colabrodo dove, tappata una falla, se ne apre subito un’altra. Questi sono anche momenti in cui la gente riscopre il valore vero del denaro e in cui si capisce che la crescita non è all’infinito. Accanto alla sobrietà imposta dalla situazione economica, vi è
anche l’occasione per ridefinire con maggior trasparenza le varie partecipazioni di enti ed istituzioni. Citiamo un esempio per tutti. In questi giorni il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha deciso di vendere la storica partecipazione nella Società Bonifiche Ferraresi che possiede terreni tra Ferrara ed Arezzo. Bankitalia ha il controllo della Società regolarmente quotata in borsa per il 62,4%. La società ha lo scopo di produrre e commercializzare prodotti agricoli, ovvero grano, mais, riso, soia, pesche, mele e pere su 5.400 Ha compresi appunto tra Arezzo e Ferrara. Pare giusto chiederci come sia giustificabile da un punto di vista strategico la scelta operata in passato da Bankitalia. Abbiamo sempre detto che la terra va data a chi la coltiva e non dev’essere oggetto di speculazione. Accanto a questo esempio potremmo citare le molteplici partecipazioni in società che producono beni agricoli da parte di compagnie di assicurazione piuttosto che di società i cui capitali non sono di imprenditori agricoli i quali semmai subiscono la concorrenza di queste imprese. Stiamo dunque vivendo un periodo che definire difficile ci pare poco. Spesso il nostro Paese sconta situazioni di ordine finanziario che si ripercuotono negativamente sull’economia complessiva, senza neppure avere responsabilità dirette. Il persistere di questa oggettiva situazione economica, la debolezza complessiva del sistema politico, l’incapacità dei governi e del sistema bancario di far ripartire l’economia reale continuando a puntare su quella finanziaria, sono elementi che destano forti preoccupazioni. La ricerca di nuove e più concrete soluzioni è quello che ci attendiamo in questi mesi dove, come detto più volte, le imprese che operano nell’agroalimentare possono generare percorsi economici virtuosi se sapranno valorizzare il trend “made in Italy”. m
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Danni da gelo sulla frutta: interventi della Regione e delle banche, ma bisogna pensare a risollevare il mercato 16 Istituti di Credito hanno risposto all’appello di Coldiretti Piemonte per sostenere il comparto ortofrutticolo mettendo a disposizione 75 milioni di euro
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a crisi del settore frutticolo non accenna a diminuire. Le ultime liquidazioni della frutta hanno aumentato il malcontento giustificato dei frutticoltori, che dopo anni di investimenti, non si vedono riconosciuti dal mercato neppure i costi di produzione. Coldiretti, consapevole di questa preoccupante situazione, sta lavorando per generare nuove azioni economiche. Contratti di filiera, valorizzazione del comparto ortofrutticolo piemontese con l’individuazione di un marchio utilizzabile dagli imprenditori che riforniscono la grande distribuzione e le centrali di commercializzazione interna per un vero, costante e duraturo rilancio dell’economia territoriale. Accanto alla crisi di mercato, anche il gelo ha compromesso il reddito delle imprese frutticole. Di qui, la forte azione di Coldiretti nei confronti della Regione per la dichiarazione dello stato di calamità e del mondo bancario per consentire alle imprese ortofrutticole di avviare le cure necessarie alle piante per non compromettere la produzione degli anni a venire. Ammonta a 75 milioni di euro il
plafond messo a disposizione da 16 Istituti di Credito del Piemonte per sostenere le imprese, i cui impianti sono stati colpiti dal gelo invernale. Subito dopo il manifestarsi dell’evento calamitoso, Coldiretti Piemonte riunì gli Istituti bancari della Regione per promuovere interventi concreti a costi contenuti a sostegno delle imprese danneggiate. “Un risultato concreto e soddisfacente – sostengono
Marcello Gatto, presidente Coldiretti Cuneo, e Michele Quaglia, presidente Coldiretti Saluzzo con delega al settore ortofrutticolo – quello di aver avuto nell’arco di poco tempo la disponibilità ad intervenire a condizioni di favore nei confronti dei frutticoltori con necessità di liquidità, per avviare le operazioni colturali al fine di non compromettere i frutteti e la produzione degli anni a venire. Come si ricorderà, il
gelo invernale ha compromesso circa il 70% della produzione. Ora, CreditAgri Italia, anche attraverso gli uffici Coldiretti, è in condizione di fornire la più ampia consulenza alle imprese ortofrutticole e florovivaistiche che intendono usufruire di tali strumenti finanziari, messi a disposizione dalle banche con prodotti e servizi specifici”. Di seguito si elencano le banche che hanno sottoscritto condizioni migliorative rispetto al mercato a favore delle aziende danneggiate. Banca Alpi Marittime – Credito Cooperativo di Carrù; Cassa Rurale ed Artigiana di Boves – Banca di Credito Cooperativo; Banca di Credito Cooperativo di Casalgrasso e Sant’Albano Stura; Banca di Credito Cooperativo di Cherasco; Banca di Caraglio, del Cuneese e della Riviera dei Fiori – Credito Cooperativo; Banca di Credito Cooperativo di Alba, Langhe e Roero; Bene Banca di Credito Cooperativo di Bene Vagienna; Banca di Credito Cooperativo di Pianfei e Rocca de’ Baldi; Banca del Canavese – Credito Cooperativo di Vische e del Verbano Cusio Ossola; Banca di Credito Cooperativo Valdostana; Banca Regionale Europea; Banca Popolare di Novara; C.R. Asti; CR Fossano; CR Saluzzo; Intesa San Paolo/ Agriventure; Unicredit. Gli uffici di Coldiretti, presso i quali hanno sede gli uffici provinciali di CreditAgri Italia, sono a disposizione per fornire ulteriori elementi ed informazioni per l’accesso alle disponibilità finanziarie destinate dai citati Istituti Bancari piemontesi. m
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Danni da selvaggina: “non si può attendere oltre” Coldiretti chiede interventi urgenti all’Amministrazione Regionale
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interamente utilizzati e il capitolo risulta privo di disponibilità residua”, prosegue la lettera indirizzata all’assessore Casoni. Inoltre, le imprese stanno chiedendo alle province di procedere con gli accertamenti e, in molti casi, proprio alla luce della mancanza delle disponibilità economiche sulla liquidazione queste non procedono con gli accertamenti dei danni 2012. All’assessore all’Agricoltura Claudio Sacchetto, sono state segnalate tre problematiche: in questi giorni gli allevatori di pecore stanno trasferendo le greggi dalla stalla dove hanno trascorso l’inverno, ai pascoli montani. Tra circa un mese, si trasferiranno anche i margari. Tra questi operatori, la tensione per
gli attacchi da lupo è ovviamente molto elevata. Coldiretti Piemonte ha chiesto di emanare una circolare che indichi, in caso di attacchi da lupo, a quali uffici va inviata la segnalazione per la richiesta degli indennizzi e quali sono i documenti da allegare alla domanda, mettendo a disposizione il proprio CAA. “Gli ATC ed i CA – puntualizzano Marcello Gatto, presidente di Coldiretti Cuneo e Bruno Rivarossa, direttore provinciale e regionale – non hanno pagato gli indennizzi per i danni da selvaggina per l’anno 2011. Inoltre, con la scusante che la Regione non ha pagato i danni dello scorso anno, nessuno degli organismi di gestione ha dato incarico ai periti per l’individuazione del
danno 2012. Coldiretti Piemonte ha chiesto all’Assessore una comunicazione agli ATC e CA del Piemonte per illustrare le intenzioni amministrative al riguardo. “Relativamente ai danni causati dai cinghiali, le Amministrazioni Provinciali, non accettano più le istanze da parte dei cittadini che hanno subito incidenti con le auto – conclude Bruno Rivarossa – . La motivazione adottata è che la Regione non eroga più fondi per questo genere di indennizzi. Anche a questo riguardo, è opportuno un chiarimento definitivo per porre fine ad una situazione di rimbalzo di responsabilità. Attendiamo ora la risposta dai due Assessori competenti”. m
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on si può più attendere oltre: le problematiche connesse alla gestione della selvaggina, sia nei parchi, che per i danni causati alle coltivazioni agricole, nonché per i sinistri stradali causati dai cinghiali, necessitano di una soluzione efficace. Per questo, Coldiretti Piemonte con una lettera indirizzata agli assessori regionali William Casoni e Claudio Sacchetto, ha chiesto urgenti chiarimenti all’amministrazione regionale. Nello specifico, la legislazione vigente prevede che il risarcimento a favore degli imprenditori agricoli, ricadenti con i loro beni strumentali, all’interno delle aree danneggiate, sia di competenza della regione Piemonte con fondi appositamente stanziati, mediante il trasferimento delle risorse stesse alle Province. Ma le Province, “alle quali compete l’accertamento, l’istruttoria e la liquidazione del risarcimento danni, hanno comunicato che i fondi stanziati dalla Regione sono stati
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Nasce l’agrimercato di qualità
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n mercato riservato alla vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli, per promuovere e valorizzare le produzioni del territorio, accorciando la filiera d’acquisto ed eliminando i passaggi intermedi, con riduzione dei tempi tra raccolta e consumo, dell’inquinamento causato dal trasporto delle merci e naturalmente, la diminuzione del prezzo finale. Sono gli obiettivi dell’“Agrimercato Città di Cuneo” inaugurato sabato 31 marzo nell’area dei portici di palazzo “Pegaso” in Corso Francia, sede temporanea in attesa della disponibilità di piazza della Costituzione, dove si svolgerà a cadenza settimanale, tutti i sabato mattina. L’iniziativa nasce dalla Coldiretti provinciale, nell’ambito del progetto “Viaggio tra i prodotti tipici, i gusti e i sapori” inserito nel Piano integrato transfrontaliero “Nuovo territorio da scoprire”, che vede tra i promotori la Provincia, il Conseil Géneral Alpes de Haute Provence, la Camera di commercio, le associazioni “Agribio04” e “Pays de Haute Provence”. m
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Gli allevatori Compral protagonisti alle rassegne zootecniche
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i affermano gli allevatori della Compral carne alle rassegne che aprono la stagione della zootecnia cuneese. Alla Mostra regionale di Quaresima che ha portato ventimila persone al Miac, il primo premio della categoria Tori è andato a Mansueto, splendido esemplare di 1186 chilogrammi, dell’azienda Fratelli Delsoglio di Fossano. Mansueto è figlio d’arte, il padre Virgilio era stato campione nazionale nel 2007. Nella categoria Vacche Grasse, ha trionfato Osta, 877 chilogrammi, dell’allevamento La Mandria dei Fratelli Giordano di Spinetta (Cuneo). Firmati Compral anche il 2° posto conquistato da Lorenzo Panero (Passatore di Cuneo) nella categoria vitelloni, e il 3° nella stessa sezione ottenuto dai Fratelli Ferrero di Villastellone. Un altro squillante primo premio ha coronato la settimana dei Fratelli Delsoglio alla Fiera del Vitello grasso di Fossano che vanta 85 anni di storia. Qui l’azienda, che giocava in casa, ha vinto nella categoria Vacche Grasse. “Questi riconoscimenti – dicono i Delsoglio – sono un orgoglio per l’azienda e un premio al lavoro e ai sacrifici in 30 anni d’attività”. m
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Con Linfa Solidale “Per il presidio del territorio”
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oldiretti cerca di interpretare al meglio le nuove esigenze che riguardano la società, creando gli strumenti che consentano agli imprenditori di fornire risposte economiche anche nell’ambito sociale. Con queste finalità, in una conferenza stampa al Park hotel di Mondovì, sono stati presentati i nuovi servizi che interesseranno la provincia di Cuneo. “Coldiretti – dichiara Marcello Gatto, Presidente Coldiretti Cuneo – ha tra le proprie finalità statutarie la promozione di politiche sociali che garantiscano la tutela della persona e della famiglia, in un’ottica di sussidiarietà e solidarietà sociale”. In primo luogo il progetto “Agritata”, nato dalla constatazione che oltre l’80% dei comuni rurali del nostro
territorio sono sprovvisti di servizi per la prima infanzia. Le Agritate sono donne opportunamente formate che accoglieranno quotidianamente bambini di età compresa tra 3 mesi e 3 anni nelle loro case nel contesto di un’azienda agricola, fornendo un servizio che rispetti i migliori standard qualitativi. Il progetto ha trovato il supporto convinto di 3 Assessorati regionali (Politiche Sociali, Formazione e Agricoltura).
“L’idea di concretizzare questo progetto sui nostri territori – spiega Andrea Launo, presidente della Cooperativa Linfa Solidale, partner operativo di Coldiretti nella iniziativa – nasce dalla esperienza di alcune aree del nord Italia dove il modello tagesmutter (mamme di giorno) rappresenta da tempo la principale forma di servizio per la prima infanzia.” “Più di un terzo delle 25 Agritate che prendono parte al progetto regionale
opereranno in provincia di Cuneo – continua Vittorio Marabotto responsabile Area Sociale Coldiretti Cuneo – il servizio Agritata è un buon esempio dell’approccio di presidio territoriale promosso da Coldiretti”. “Durante la conferenza stampa – dichiara Marcello Cavallo, Capo Area Organizzazione Coldiretti Cuneo – sono state illustrate altre progettualità di ‘servizi a KMØ’ in partenza in questo periodo”. A Casa / Chez Soi, realizzato con il patronato EPACA ed un Consorzio socio-assistenziale, per a migliorare la qualità della vita degli anziani delle aree montane e rurali. Buono 2 volte, che punta l’attenzione sulle disabilità, sostenendo gli inserimenti lavorativi in azienda agricola. “Coldiretti come forza sociale – conclude Bruno Rivarossa, Direttore Coldiretti Cuneo – attraverso questi progetti mira a garantire il presidio del territorio con servizi innovativi alla persona, cercando di favorire nuove opportunità occupazionali alle imprenditrici agricole.” m
R I T R AT T I D I I E R I E D I O G G I
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i chiama Isidoro Ghigo, è nato il 25 giugno 1932 a Cervere, ma in paese tutti lo conoscono come “Doro”. Così come la moglie Teresa Boggione viene chiamata “Gina”.
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Storie di vita a cura di Barba Bertu (info@barbabertu.com)
IN SEMINARIO A CUSSANIO Con cosa giocava il piccolo “Doro”? “Ho giocato poco da piccolo, lavoravo già nei campi quando avevo 10 anni. Nel 1944 sono stato un anno nel collegio del Seminario di Cussanio, perché qui davanti a noi c’era il campo dell’aviazione, che ci aveva preso tutti i terreni e nel 1938 eravamo restati senza lavoro”. E poi? “Mio padre fece quella scelta per non farmi fare il vaccaro da altri, ma finita la guerra sono tornato a casa, mio padre Guglielmo e mia madre Anna avevano bisogno di una mano”. Quanti eravate in classe in Seminario? “18 ragazzi, ma il solo Cesare Beccaria è diventato prete, e quando c’incontriamo ci facciamo le feste”. LE MASCHE Facevate le veglie nelle stalle? “Sì, ma non troppo. C’era chi ci faceva paura raccontando le storie delle masche, le raccontavano per farci stare bravi, ma io non ci ho mai creduto! In giro di notte, però, non andavamo mai”. C’erano dei poveri che passavano a chiedere l’elemosina? “Tutte le settimane passava qui da noi l’alpino, un vecchio di Mondovì con il cappello da alpino, cantava qualche canzone e poi chiedeva i soldi. La settimana in cui passavano di più era quella dei morti, e in quella occasione mio padre macinava più farina di mais, da dare a loro. Qualcuno di loro dormiva nella stalla, sarà da 50 anni che non passano più nelle nostre campagne”. La moglie Gina, sorridendo, ricorda invece “uno che arrivava in cascina recitando sempre ad alta voce il Pater Noster, ma se
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“Ho sempre lavorato la terra, per conto mio dal 1977. Mi piaceva molto… Il più grande cambiamento che ho visto è stato nel 1948, quando sono arrivati i primi trattori… prima si lavorava tutto a mano!”. “Doro”, come vede il futuro delle nostre campagne? “Non bene, purtroppo. Una volta lavoravi tanto e guadagnavi, oggi non è più così, perché manca il profitto”.
poi non gli davi i soldi si metteva a bestemmiare!”. LE SS IN CASA E gli anni della guerra? “Gli avieri di Milano si erano impossessati della nostra casa vecchia, qui dietro, per fare l’infermeria”. I tedeschi? “Mio padre diceva: ‘Li ho combattuti fino a ieri, e oggi ce li ho qui in casa!’. Ricordo le SS quando facevano il bagno d’estate nel canale del Naviglio. Dispiaceri non ce ne hanno mai dati, anche perché noi li trattavamo bene”. E i partigiani? “Beh, c’erano i partigiani veri, ma anche ‘i partigiani del bucin’, poco seri! Mai avuto però dei problemi con loro”. Ha conosciuto la povertà? “Per fortuna no, da mangiare ce ne era sempre”. Cosa ha fatto nella sua lunga vita?
UNA VITA INSIEME Quando ha conosciuto sua moglie? “Gina la conoscevo da sempre. Ha sei anni in meno di me, e su questo di certo non ho sbagliato! Ma poi, intanto, le donne invecchiano anche loro…”. È stato un amore a prima vista il vostro? “Dopo un anno di fidanzamento, ci siamo sposati il 20 settembre 1958. Una grande festa e poi siamo stati dalla domenica al giovedì a Roma, e abbiamo anche visto il Papa, a Castel Gandolfo. Abbiamo tre figli e sei nipoti”. La vecchiaia le pesa? “Doro” ride: “Se trovassi qualcuno che mi toglie trent’anni, darei indietro tutti i soldi della pensione! Oggi non sto bene di salute, prendo diverse medicine, e mia moglie è una infermiera severa, che mi controlla sempre!”. Come passa le giornate? “Vado a dormire presto di sera, ma mi alzo presto di mattina, alle sei. Leggo molto. Prendo il caffè, le medicine e poi con Gina recitiamo le orazioni del mattino
e il Rosario. Poi mi metto sul divano e guardo la televisione, mentre lei sbriga le faccende di casa”. Contento delle nozze? “Certo! Abbiamo già festeggiato i 53 anni trascorsi insieme… Bisogna essere comprensivi, e così i matrimoni durano. Oggi soffro nel vedere i figli piccoli dei genitori separati”. Rivivrebbe un’altra volta? “Non saprei. Forse mi è già bastata questa vita”. La felicità c’è? “Il segreto è quello di sapersi accontentare”. Lei crede in Dio? “Sono sicurissimo che Dio esiste! Io ho lavorato fino al 2007, poi all’Ospedale l’ho vista brutta. Pensavo di morire, e invece sono ancora qui”. Cosa pensa della morte? “È la fine naturale della vita. Io vado a Messa e credo. Però non so cosa ci attende dopo, anche perché mai nessuno è tornato indietro… Da bambino servivo le Messe e il prete ci dava due soldi, facevano comodo e li mettevo nel salvadanaio”. NON AMMALARSI PER LE DONNE La moglie “Gina” (una bella donna ancora adesso), “stuzzicata”, interviene: “Ho sposato ‘Doro’ perché era un gran lavoratore, deciso. Lo sposerei di nuovo. Avevo capito di piacere a lui, e avevo diversi corteggiatori, e alcuni di loro continuavano a scrivermi, non sapendo che mi ero sposata. Per andare d’accordo, occorre venirsi incontro”. “Doro” ride: “Non bisogna mai diventare malati per una donna!” m
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Lavoro: grave errore fare la Riforma senza l’Agricoltura ricominciare a crescere”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini (nella foto). Il confronto con il mondo
agricolo ha sempre dato frutti positivi e in questo caso avrebbe contribuito nella forma e nel contenuto ad una riforma utile
ad un settore fondamentale per l’economia del Paese, che è in grado di offrire opportunità di lavoro anche a tanti giovani. m
Meno lavoratori in Piemonte dai flussi stagionali
È
stato un grave errore varare la riforma del lavoro senza ascoltare il parere dei rappresentanti del settore agricolo che occupa 1,2 milioni di lavoratori dipendenti oltre agli autonomi. “Siamo di fronte ad una profonda disattenzione nei confronti di un settore come quello agroalimentare che è una delle poche leve competitive di cui il Paese dispone per
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n vista dell’imminente apertura dei flussi stagionali, una circolare emanata nei giorni scorsi dai Ministeri degli Interni e del Lavoro ha delineato i punti essenziali del Decreto Flussi 2012. L’invio dei flussi potrà essere effettuato dalle ore 8 del giorno successivo alla pubblicazione del Decreto sulla Gazzetta Ufficiale. “A differenza degli anni passati –
dice il vicedirettore di Coldiretti Cuneo Lauro Pelazza –, si assiste ad una diminuzione delle quote disponibili (nel 2012, saranno 35.000 quote anziché 60.000) giustificata dal divario che si è riscontrato negli anni precedenti tra il numero dei nullaosta rilasciati dagli Sportelli Unici e le effettive instaurazioni di rapporto di lavoro, senza contare,
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a livello regionale e provinciale, che i danni da gelo hanno di fatto ridotto notevolmente le richieste da parte dei produttori agricoli”. A livello regionale, è stata assegnata la quota di 1780 nulla osta stagionali, ripartiti per provincia (Alessandria, 155; Asti, 235; Biella, 5; Cuneo, 1320; Novara, 20; Torino, 30; Verbania C.O., 10; Vercelli, 5) con una sensibile
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VA R I E riduzione rispetto al 2011, in cui la quota era stata di 2800 unità. Le nazionalità interessate sono: Albania; Moldavia; Algeria (nuova per 2012); Montenegro; Bangladesh; Niger; BosniaHerzegovina; Nigeria; Croazia; Pakistan; Egitto; Senegal (nuova per 2012); Repubblica delle Filippine; Serbia; Gambia; Sri Lanka; Ghana; Ucraina; India; Tunisia; Kosovo; Repubblica ex Jugoslava di Macedonia; Marocco. Nei 35.000 sono compresi anche i lavoratori delle nazionalità su elencate che abbiano fatto ingresso in Italia per prestare lavoro subordinato stagionale per almeno due anni consecutivi e per i quali il datore di lavoro presenti richiesta di nullaosta pluriennale per lavoro subordinato stagionale. Importanti novità relative alle procedure sono state apportate dal Decreto Semplificazioni, in merito all’accoglimento del nulla osta stagionale per silenzioassenso. Qualora lo Sportello Unico
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per l’Immigrazione, decorsi i 20 giorni dall’invio, non comunichi al datore di lavoro il proprio diniego, la richiesta si intende accolta, nel caso in cui ricorrano congiuntamente le seguenti condizioni: la richiesta riguardi uno straniero già autorizzato l’anno precedente a prestare lavoro stagionale presso lo stesso datore di lavoro richiedente; il lavoratore stagionale nell’anno precedente sia stato regolarmente assunto dal datore di lavoro e abbia rispettato le condizioni indicate nel permesso di soggiorno. In questo caso il sistema impegnerà una quota, ove disponibile, e trasmetterà i dati relativi all’istanza al Ministero degli Affari Esteri per la richiesta del visto di ingresso. In questa fase, non è prevista l’emissione del nullaosta, ma il visto potrà essere richiesto presso la competente Autorità Consolare quando sul portale la pratica sarà visualizzata nello stato di “richiesta di visto inoltrata”. In tal
caso il contratto di soggiorno dovrà essere sottoscritto contestualmente dal datore di lavoro e dal lavoratore al momento della presentazione presso lo Sportello Unico per
la richiesta del permesso di soggiorno. Gli Uffici di Zona Coldiretti sono a disposizione delle aziende associate per fornire i necessari chiarimenti. m
Fabbricati “fantasma” – attribuzione rendita presunta
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ei primi giorni di aprile, è iniziata l’affissione all’albo pretorio dei Comuni dell’elenco degli immobili cui l’Agenzia del Territorio ha attribuito la rendita presunta in base alle disposizioni dell’art. 19 del DL 78/2010. Si tratta di quegli immobili che non sono mai stati dichiarati in catasto e che spesso sono emersi attraverso procedure di foto identificazione. I soggetti compresi negli elenchi così affissi dovranno rivolgersi al Comune per ottenere copia dell’avviso di accertamento che contiene l’applicazione delle sanzioni catastali e delle spese di procedura. Dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, prevista a inizio maggio, decorreranno invece sia il termine di 60 giorni per il pagamento o per la proposizione dell’eventuale ricorso o della procedura di autotutela allor quando ne esistano le condizioni. Nei 120 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale occorrerà effettuare l’accatastamento definitivo a cura di un professionista abilitato, al fine di evitare la procedura d’ufficio con le ulteriori sanzioni in misura maggiorata. m
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VA R I E
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Con Pietro Solerio scompare un uomo chiave dell’agricoltura cuneese
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mancato Pietro Solerio, per tanti anni a capo dell’Ispettorato Agrario Provinciale di Cuneo. Un uomo che ha lasciato sicuramente una traccia nel processo di crescita e sviluppo dell’agricoltura cuneese. Determinato e concreto, è stato con i suoi collaboratori, un uomo chiave verso la modernizzazione e l’inserimento dell’agricoltura cuneese in campo nazionale e comunitario. Ha gestito le risorse pubbliche con lungimiranza, privilegiando le imprese agricole che volevano scommettere in un mercato, già allora, difficile e tumultuoso. Pietro Solerio, nato a Casale Monferrato il 27 settembre 1921, è stato capo dell’Ispettorato Agrario Provinciale di Cuneo dal 1961 al 1986. Ha promosso lo sviluppo dell’agricoltura della provincia di Cuneo. Tra i suoi numerosi meriti si possono ricordare l’attenzione con cui ha seguito e promosso lo sviluppo dell’Associazione Provinciale Allevatori (APA); fu consulente e organizzatore, insieme alla Camera di Commercio di Cuneo, di uno dei primi importanti convegni di frutticoltura a Cuneo (15 – 16 settembre 1962); ha appoggiato il lavoro del Club 3P nell’ambito della meccanizzazione agricola, del miglioramento colturale in genere e della costituzione di numerose cooperative agricole. È stato coordinatore del Comitato INIPA (Istituto Istruzione Professionale Agricolo). È stato protagonista dello sviluppo e dell’ammodernamento dell’agricoltura della provincia di Cuneo. m FORN
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l trionfo delle ”ramasse”. Pensavo a questo, ieri l’altro, vedendo i leghisti, muniti di scope, esprimere la loro intenzione di procedere ad un radicale repulisti. Di colpo, le tradizionali scope di saggina, quelle robuste con il manico di legno, sono tornate a dominare la scena. Sembra che, ormai, siano merce rara, dopo gli acquisti imponenti da parte dei partiti di sinistra, di centro e di destra, impegnatissimi a liberare il campo dai vari “tesorieri” la cui preoccupazione principale, a quanto si dice, era dirottare i quattrini arrivati da Roma per le spese elettorali, a casa propria o degli amici. Mentre milioni di persone faticano a mettere in riga i conti della spesa, c’è chi, nonostante tutto, ha ancora la sfacciataggine di comprarsi la villa, l’auto di lusso, la dentiera o la laurea con i soldi pubblici. Non c’è scandalo che tenga. La paura di perdere la faccia non basta a far desistere. L’importante è vivere la propria follia spendereccia, costi quel che costi, tanto c’è chi pensa a saldare il conto. La soluzione finale, visto che i processi e la lapidazione mediatica non sembrano efficaci, è lavorar di scopa. Buttare in discarica chi non si è fatto scrupoli a metter mano al portafogli... degli altri, liberare il campo dai disonesti (almeno quelli colti sul fatto!) e perseguire chi, nella propria vita politica, ha messo in luce una specializzazione “di tendenza”: la pulizia metodica e rigorosissima, delle casseforti di partito, svolta scientemente, sino a raccattare anche l’ultimo spicciolo. E non con la scopa di saggina, ma con un aspirapolvere di massima potenza, drammatica espressione della tecnica del risucchio. m Bastian Contrari
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LETTERE
N° 7 – 16-30 aprile 2012
La Posta del Coltivatore Cappuccetto rosso è solo una favola Gentile Direttore, da figlia e nipote di coltivatori leggo sempre con piacere la rivista Il Coltivatore Cuneese e vorrei cogliere l’opportunità di commentare gli interventi pubblicati sul numero 3/2012 relativamente al ritorno del lupo cattivo sulle nostre montagne. Con rammarico noto da alcuni numeri una tendenza a voler scaricare sulla fauna selvatica che fortunatamente (anche se sempre a stento), popola le vallate, quali cinghiali, ungulati e da ultimo il lupo. Relativamente a quest’ultimo, accusato dal redattore di danneggiare le attività economiche tutte delle valli, dalla pastorizia, all’agricoltura, al turismo, il commento riportato dei pastori intervistati contraddice
l’affermazione, sottolineando come siano in realtà l’abbandono dell’attenzione dell’uomo per l’ambiente ed il mancato rispetto della biodiversità con la continua cementificazione e la mancanza di iniziative a supporto di chi abbia voglia di investire denaro e forza personale, a danneggiare seriamente tali attività economiche. Lo dimostrano le realtà in Alto Adige, in Francia, in Valle d’Aosta, dove la ricomparsa del lupo (e di altra fauna selvatica) viene accolta con entusiasmo e pubblicizzata a fini turistici per sottolineare la naturalità della regione. Ben consapevole della necessità di dover monitorare e controllare ai fini di tutela delle greggi e delle colture e dei relativi proprietari l’andamento demografico della fauna selvatica, credo tuttavia sia poco corretto che, in nome della
difesa del territorio si rincorra in realtà l’aspetto economico dei risarcimenti e tutto ciò si debba perpetrare solo attraverso battute di caccia. Mi auguro che vi siano giovani illuminati che abbiano voglia di investire nel proprio territorio, vivendo nel rispetto della biodiversità e sfruttando questo aspetto anche ai fini economici. Mi auguro altresì che la rivista possa cogliere l’opportunità di osservare la realtà da altre angolazioni, rendendo partecipi i lettori di molteplici punti di vista. Patrizia Dell’Oca, Lesmo (Monza Brianza) Cambiare mentalità per salvare l’equilibrio ecologico Egregio Direttore, leggendo nel numero 6 la
Vostra risposta alla lettera del Signor Bertero mi sono trovato in parziale disaccordo con Voi. Infatti pensare di ripristinare in tempi brevi un equilibrio ecologico infranto da secoli e con continue interferenze umane è pura illusione. D’accordissimo invece sulla necessità di un cambio di mentalità, in particolare bisognerebbe smetterla di considerare l’ambiente come un nemico da combattere ma vederlo invece come un insieme di fattori con cui fare i conti quando progettiamo le nostre attività. Altra cosa da cambiare è l’etica nei confronti degli “altri”: il pianeta Terra non è nostro, lo dividiamo con qualche milione di specie di altri esseri viventi, e se è vero che ogni essere umano ha il diritto di fare l’agricoltore o il pastore come da Voi giustamente
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lettere Considerazioni sul nuovo piano sanitario regionale Egregio Direttore, nel nuovo Piano Socio Sanitario approvato in Consiglio regionale sono state accolte le necessità e le perplessità degli amministratori comunali e delle associazioni del mondo della sanità. La riforma ha recepito tante critiche provenienti dalla Granda anche grazie all’audizione della commissione svoltasi a Cuneo il 24 novembre scorso che ha sortito la modifica del piano con il mantenimento di due Asl e un’Aso e grazie all’azione mirata che io ed alcuni colleghi del Pd abbiamo portato avanti non solo per salvaguardare ma anche per valorizzare l’eccellenza dei presidi della nostra provincia. Il nuovo Piano Socio Sanitario regionale si basa su due pilastri portanti: il primo riguarda la centralizzazione delle funzioni di supporto (tecniche, logistiche ed amministrative), oggi svolte singolarmente da ciascuna
azienda sanitaria regionale, in capo ad un nuovo soggetto giuridico che le effettua per le aziende appartenenti ad un ambito territoriale sovra zonale. Nel dettaglio, la nuova area denominata ‘Piemonte SudOvest’ coincide con la Provincia di Cuneo. La cui rete ospedaliera, formata dall’Aso Santa Croce e Carle di Cuneo e dalle Asl CN1 e CN2, viene cosi suddivisa: l’ospedale di Riferimento Santa Croce e Carle di Cuneo, gli ospedali Cardine di Mondovì, Savigliano, Alba-Bra, gli ospedali di Territorio di Ceva e Saluzzo,
15 e l’ospedale da riconvertire di Fossano. Adesso, una grande responsabilità sarà nelle mani dei nuovi direttori generali, che dovranno consolidare quanto c’è di buono nella sanità piemontese, portando la loro esperienza dovranno essere capaci di essere innovativi, riuscendo a creare un nuovo sistema per la tutela della salute dei cittadini: la mancanza di risorse non si dovrà trasformare in preoccupazione da parte dei pazienti sulla mancanza di servizi o di sicurezza. Grande successo ha avuto la battaglia del Pdl nel chiedere grande attenzione per il settore socio assistenziale e mi fa piacere che anche dal centrosinistra ci sia stata disponibilità ad aumentare il fondo per questo tipo di servizi, nonostante la diminuzione dei trasferimenti statali e la difficile situazione finanziaria che la Regione Piemonte si trova a dover fronteggiare in questo momento. Pietro Francesco Toselli Consigliere Regionale Pdl
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ricordato in un’occasione precedente, gli altri animali hanno il diritto di avere un posto dove vivere, anche perché di solito occupavano già le zone che noi adesso coltiviamo quando noialtri eravamo ancora in Africa, impegnati a dondolarci dai rami, o ne eravamo appena scesi. Concludo ricordando che mentre siamo qui a disputarci i terreni marginali, declivi e poco fertili con lupi, caprioli & C., in pianura i terreni migliori, fertili e irrigui vengono sepolti sotto cemento e asfalto. Non sarebbe più saggio concentrare le attività agricole nei terreni vocati, smettendola di distruggerli e lasciare la maggior parte dei terreni montuosi allo stato naturale? Poi se qualcuno vuole comunque stabilirsi e lavorare in montagna, e io sono tra questi, ci tengo a sottolinearlo, padronissimo di farlo, ma deve sapere a cosa va incontro e regolarsi di conseguenza. Mario Bioletti, Frassino
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N° 7 – 16-30 aprile 2012
Riorganizzazione delle Apa su scala regionale
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iovedì 12 aprile, al Giardino dei Tigli di Cussanio, si è svolta l’Assemblea generale dell’Associazione Provinciale Allevatori di Cuneo; un momento di riflessione e confronto per l’Apa, in cui converge un mondo di produttori di eccellenza – gli iscritti all’Apa sono oggi circa 3500, distribuiti fra sette sezioni – e una realtà fatta di razze nobili e grandi numeri: mezzo milione di bovini, 800 mila suini, 1 milione e 500 mila avicoli, 400 mila conigli, 40 mila tra ovini e caprini. Dopo la relazione introduttiva del presidente Roberto Chialva e l’illustrazione dei numeri di bilancio da parte del direttore Bartolomeo Bovetti (l’Apa sviluppa un fatturato complessivo
di oltre 8 milioni di euro), si è aperto il dibattito con gli interventi delle tante realtà associative e del mondo agricolo
sulle prospettive della zootecnia, del mercato della carne e del latte. All’assemblea è intervenuto anche l’assessore regionale al agricoltura Claudio Sacchetto, che ha annunciato l’arrivo entro l’anno del riconoscimento europeo dell’Igp alla Razza Piemontese. L’assemblea ha approvato il bilancio all’unanimità e votato il nuovo direttivo, che guiderà l’associazione nel prossimo triennio. Confermati Roberto Chialva (Tarantasca), Renato Agù (Pontechianale), Bernardo Ambrogio (Fossano), Alberto Brugiafreddo (Racconigi) e Domenico Mina (Savigliano). Due le new entry, Davide Fiandino di Villafalletto, figlio del rimpianto ex vicepresidente
Alfio deceduto lo scorso agosto, e Andrea Ingaramo di Savigliano. Entrambi giovani e impegnati nelle rispettive aziende di famiglia, come tutti gli altri eletti. Il nuovo Consiglio dovrà eleggere al suo interno il nuovo presidente. Come primo atto, l’assemblea di giovedì 12 aprile ha deliberato la riorganizzazione del sistema attraverso l’accorpamento delle Associazioni Provinciali in una nuova entità regionale con compiti istituzionali. Si tratta di un passaggio cruciale di un processo che sarà operativo dal 2013, al fine di assicurare nuova efficienza coniugata al contenimento delle spese ed a maggiore flessibilità. L’Apa di Cuneo resterà con la sua amministrazione, mantenendo le attività speciali che comprendono: laboratorio, recapito Fa, materie prime, centro verri, manifestazioni, programmi di supporto alle cooperative Compral carne e Compral latte, formazione e assistenza tecnica. m
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Il prodotti biologici locali sul portale web “Piemonte Agri Qualità” Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle zone rurali
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ell’ambito dell’attività di valorizzazione delle produzioni e del territorio, la regione Piemonte sta realizzando il progetto di comunicazione e promozione “Piemonte Agri Qualità”, portale web e servizio gratuito di vetrina delle aziende produttrici di produzioni di qualità. Tale servizio intende rafforzare l’identità territoriale piemontese, con le sue eccellenze ambientali paesaggistiche e culturali, le sue produzioni agro-alimentari e le politiche di qualità. Il progetto comprende la creazione di un sistema di certificazione delle produzioni di qualità, la creazione di una
campagna di comunicazione e la realizzazione di un portale web “Piemonte Agri Qualità”. L’obiettivo del portale web è quello di far conoscere il territorio, le politiche e le produzioni di qualità della nostra regione anche attraverso una modalità di navigazione che consiste in una mappa del
Piemonte attraverso la quale si possono esplorare le diverse aree territoriali della nostra regione e conoscere i produttori delle diverse produzioni a marchio come i prodotti ottenuti da Agricoltura Biologica. Per poter procedere alla pubblicazione dei dati dei produttori nel portale web
la regione ha predisposto un apposito modulo di adesione che le aziende interessate ad essere segnalate dovranno compilare. Per tutte le aziende interessate, soprattutto per quelle che effettuano la vendita diretta al pubblico, l’Associazione Produttori Biologici Terramica si rende disponibile a fare da tramite raccogliendo i dati delle aziende al fine di inoltrarli alla regione ottenendo la liberatoria per l’inserimento dei dati sul portale. Per informazioni e chiarimenti contattare l’Associazione Terramica ai numeri 0171/447248 e 349 entro fine aprile. m
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A Fossano, inaugurazione sabato 12 maggio alle 17
Apre localMente: Bottega e Mercato di Campagna Amica
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i siamo quasi: l’apertura di localMente – Bottega di Campagna Amica di Fossano è ormai prossima. Ma facciamo qualche passo indietro. Nel 2009 l’Unione del Fossanese ha partecipato e vinto un bando regionale per “L’allestimento di aree mercatali destinate alla vendita diretta dei prodotti agricoli” che prevedeva la creazione di un’area adibita a mercato e punto vendita dei produttori agricoli del territorio, individuata presso l’ala di Piazza Foro Boario. Il comune ha delegato la gestione dell’area attraverso un affidamento diretto per il quale sono state interpellate le Associazioni di categoria più rappresentative. La Coldiretti ha espresso immediato interesse alla proposta di affidamento. “Riteniamo il progetto un primo significativo intervento di riqualificazione di un’area urbana – dichiara Francesco Balocco, Sindaco di Fossano – finalizzandola ad attività legate all’agroalimentare, rispondendo alle esigenze dei produttori agricoli e dei consumatori”. L’area in questione sarà infatti luogo di incontro tra la campagna e la città, luogo di scambio e di conoscenza. L’ala di Piazza Foro Boario verrà
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chiusa sui quattro lati e sarà divisa in due zone, una dedicata al mercato dei prodotti agricoli, che si terrà tre volte a settimana, l’altra zona sarà adibita a Bottega, aperta dal lunedì al sabato e una domenica al mese. All’interno della Bottega saranno acquistabili prodotti esclusivamente di origine agricola freschi e trasformati,
che risponderanno a requisiti di stagionalità e territorialità, provenienti per almeno il 40% dall’area dell’Unione del Fossanese (che comprende i comuni di Cervere, Fossano, Genola, Montanera, Salmour, Sant’Albano Stura, Trinità), per un massimo 40% dalla Provincia di Cuneo e fino ad un restante 20%,
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a completamento della gamma di prodotti offerti, dal territorio regionale e nazionale. Per gestire la Bottega, si è costituita una cooperativa agricola denominata localMente, che ha aderito a UNCI-Coldiretti. “Credo fortemente nella realizzazione di questo importante e ambizioso progetto – dichiara
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Campagna Amica per essere poi promotori in prima persona di questa innovativa forma di vendita dei prodotti agricoli. Sabato 12 maggio alle ore 17, in occasione di Naturalmente Expoflora, si terrà l’inaugurazione di localMente – Bottega di Campagna Amica; sia il punto vendita che il mercato resteranno aperti fino alle ore 20 del sabato e tutta la giornata di domenica 13 maggio. m il presidente di localMente Dario Armando – perché vedo consolidarsi il progetto della Filiera Agricola Italiana; per noi sarà un’ottima opportunità di creare rete gli uni con gli altri con l’obbiettivo di promuovere la qualità del nostro territorio, dei nostri prodotti, del nostro lavoro e con la speranza di fornire un utile servizio ai consumatori”. “Fossano si trova al centro della provincia e con questo progetto daremo ampio spazio ai produttori locali – sostiene Dino Ambrogio, risultato sicurezza presidente dipag Zona Coldiretti
di Fossano – sarà il luogo di incontro per eccellenza dove il consumatore potrà conoscere da vicino i produttori e i prodotti del nostro territorio”. “Il progetto di Coldiretti è un’opportunità significativa per i produttori soprattutto dell’area del fossanese – dichiara Mario Dotto, Segretario Zona di Fossano – quando abbiamo proposto questa idea, le aziende si sono dimostrate molto interessate e pronte a investire nella nuova esperienza”. Vi invitiamo a 186x131 alta.pdf 1 visitare localMente –27/03/12 Bottega di15.45
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Intervista a Carlo Gabetti, Presidente del Consorzio di Tutela della Razza Piemontese
Aumentano le “esportazioni” di carne bovina di Razza Piemontese In considerazione della mancata ripresa del prezzo dei bovini alla stalla ed alla strategia elaborata dalla Consulta Carni di Coldiretti presieduta da Dario Perucca, dove si invitavano gli operatori del settore a potenziare la vendita della carne bovina, soprattutto quella di razza piemontese, abbiamo chiesto al presidente del Coalvi di farci il punto della situazione. Ne emerge un quadro di forte impegno allo sviluppo commerciale che, nell’intervista, viene descritto nei particolari.
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l Piemonte è la culla dell’allevamento della Razza Piemontese, ma finalmente i consumi della carne bovina prodotta nelle stalle piemontesi si stanno indirizzando verso destinazioni fuori dall’areale produttivo. Le “esportazioni” fuori dal Piemonte di notevoli quantità di carne di Razza Piemontese sono un elemento relativamente
recente nella storia commerciale di questo prodotto. Se infatti è sempre esistito un flusso di carne verso alcuni macellai orientati alla qualità della vicina Liguria e della Lombardia, oggi si è affiancato un flusso di ben diverse dimensioni soprattutto verso la GDO e la ristorazione. Abbiamo chiesto a Carlo Gabetti di Dogliani, presidente del Consorzio di Tutela della Razza Piemontese di descriverci il fenomeno dal punto di vista di chi tutti i giorni cerca di promuovere e valorizzare i consumi di carne bovina di Razza Piemontese, non solo pubblicizzandola adeguatamente, ma anche andando a cercare nuovi sbocchi di mercato. Quanta carne etichettata dal Consorzio viene “esportata” fuori dal Piemonte? Si tratta di circa 6.000 capi sugli oltre 16.000 etichettati annualmente dal Consorzio, pari a circa il 35%. In termini di peso di carne disossata siamo intorno a 1.800.000 kg. A chi è destinata prevalentemente? Mentre in Piemonte siamo
posizionati moltissimo sul dettaglio tradizionale, nel resto d’Italia i consumi maggiori si registrano in punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e nella ristorazione collettiva. Quali sono i cartelli della GDO che utilizzano maggiormente carne bovina di Razza Piemontese etichettata dal Consorzio? In ordine di importanza, si tratta di 9 cartelli: Finiper, Carrefour (Iper, Express e Market), Auchan, Leclerc-Conad, Big Store, Realco,
Unes e Zerbimark. Fuori dal Piemonte, dove si trovano esattamente questi punti vendita della GDO? Ce ne sono 67 di cui 47 in Lombardia, 7 in Emilia Romagna, 5 in Liguria, 5 in Veneto, 1 in Friuli Venezia Giulia, 1 nelle Marche, 1 negli Abruzzi. Nello stesso ordine per regione, le Province dove siamo presenti sono Milano (18), Brescia (9), Bergamo (8), Pavia (3), Varese (3), Cremona (2), Como (1), Lecco (1), Lodi (1), Monza Brianza (1), Reggio Emilia (5), Bologna (1), Parma (1), Savona (4), Imperia (1), Padova (1), Treviso (1), Venezia (1), Vicenza (1), Verona (1), Udine (1), Pesaro Urbino (1), Pescara (1). Può essere utile analizzare la cartina (a lato) dove sono riportati tutti i punti vendita della GDO, fuori dal Piemonte (punti rossi) e del dettaglio tradizionale (punti verdi). Avete segmentato e diversificato molto l’offerta: come vanno le vaschette in atm? La carne confezionata in vaschette in atmosfera modificata ha raggiunto luoghi remoti, fino al Lazio. A Roma
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siamo presenti solo con questo prodotto che ben si presta ad una distribuzione capillare in negozi detti “di vicinato”. I quantitativi si sono ridotti rispetto all’anno precedente, anche a causa del fatto che la lavorazione aggiunge molti costi e quindi il prezzo di vendita risulta molto elevato. La crisi ha fatto il resto.
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Abbiamo parlato di GDO, ma anche il dettaglio tradizionale viene particolarmente curato? Siamo sempre alla ricerca di valide macellerie che possano assorbire il prodotto degli allevatori. Anche perché, in genere, il livello dei prezzi riconosciuto agli allevatori dai macellai è mediamente più interessante rispetto agli accordi
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quadro stipulati dalla GDO. Storicamente, tuttavia, è amaro constatare che molti macellai lombardi, veneti ed emiliani sono più bravi a parole che non con i fatti. Anche recentemente, abbiamo trovato alcune macellerie che inizialmente sembravano darci ottime garanzie e che, alla prova dei fatti, ci siamo visti costretti ad abbandonare. D’altro canto l’alto standard qualitativo dei nostri macellai piemontesi e di tanti lombardi e liguri che lavorano con noi da tempo, ci impone di mantenere anche altrove un livello di immagine adeguato. Comunque i numeri non sono banali neanche in questo caso, in quanto abbiamo ben 31 macellerie tradizionali fuori dal Piemonte, di cui 17 in Liguria, 12 in Lombardia, 1 in Veneto e 1 in Puglia. Nello stesso ordine per regione, le Province dove siamo presenti sono Savona (13), Imperia (3), Genova (1), Milano (3), Pavia (3), Como (2), Lecco (2), Brescia (1), Varese (1), Treviso (1), Bari (1). Ci sono novità nell’ambito della ristorazione collettiva? Belle ed importanti. Dallo scorso autunno la carne Coalvi è entrata stabilmente nei menù delle mense dell’Iveco e della Fiat a Torino. E poi è finalmente andato in porto anche il progetto Eni (Ente Nazionale Idrocarburi), una realtà di 12.500 dipendenti, la
maggior parte dei quali a Milano nel quartiere Metanopoli. In tutti i casi sono state fatte delle giornate di promotioninstore con presentazione delle caratteristiche organolettiche della carne di Razza Piemontese e distribuzione di materiale informativo. Iniziative molto apprezzate sia dai consumatori sia dai fornitori. A detta di tutti, ormai non basta più il prodotto – per quanto validissimo -. Occorre supportarlo con il racconto, la narrazione, il collegamento al territorio, l’immagine che ha saputo crearsi nell’immaginario collettivo. Ci scelgono per questo, altrimenti gli basterebbe far frollare per bene un buon garonnese e chi s’è visto s’è visto. Qual è stato lo strumento che vi ha permesso tutta questa attività? A partire dall’anno 2000 il Consorzio di Tutela della Razza Piemontese, ha potuto disporre di un disciplinare di etichettatura volontario approvato dal Ministero delle Politiche Agricole con Aut. Min. IT007ET attraverso il quale ha potuto rendere riconoscibile al consumatore la carne bovina di Razza Piemontese. Oggi il Consorzio è una realtà che coinvolge oltre 1.600 Soci, un patrimonio bovino di circa (segue a pagina 22)
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125.000 capi, poco meno di 300 punti vendita in tutta Italia, 30 Laboratori di Sezionamento, 60 macelli. Quali prospettive per il futuro? L’attività di sviluppo delle nuove adesioni proseguirà con convinzione anche nei prossimi anni. Ma alcune recenti esperienze ci stanno facendo riflettere sul fatto che possa essere necessario attivarsi anche sul fronte della commercializzazione Questo, almeno, sembra essere l’orientamento di molti Soci. D’altro canto ci rendiamo sempre più conto dell’importanza del nostro lavoro. Infatti dove la carne di Razza Piemontese, pur trattata con continuità, viene un po’ abbandonata sui banchi dei supermercati a lottare contro i prezzi più bassi della concorrenza, senza alcun supporto pubblicitario o con poche indicazioni, lì cominciano i problemi: minor consumo, disaffezione generalizzata, minor consapevolezza e fidelizzazione. Noi ci occupiamo tutti i giorni di promuovere la carne di Razza Piemontese, è il nostro primo pensiero e primo obiettivo. Attiviamo ricerche sul profilo nutrizionale e sui grassi,
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Premiati gli Agriturismi di Terranostra
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ella “rinata” chiesa di San Francesco a Cuneo, venerdì 30 marzo, si è svolta la premiazione delle strutture che hanno ottenuto il marchio “Ospitalità italiana” 2012. Le nuove strutture di qualità in provincia di Cuneo sono 28, vale a dire 2 alberghi, 11 ristoranti, 8 rifugi e 7 agriturismi (6 dei quali di Terranostra). “È con orgoglio che registriamo il consolidarsi di un progetto portato avanti con Isnart, istituto di promozione turistica operante in ambito camerale, in un obiettivo di chiarezza e impegno, fondato sul valore forte della qualità dell’accoglienza – ha precisato il presidente camerale Ferruccio Dardanello.
Al centro dell’attenzione, tra i requisiti richiesti per ottenere il marchio, non solo la tipologia del locale, ma il rispetto degli standard previsti dal livello in cui la struttura è collocata, a partire dal tipo di accoglienza, ai servizi offerti, al prezzo adeguato”. Si evidenziano, dunque, caratteristiche che hanno sempre avuto un ruolo prioritario nella rete ricettiva del Cuneese, valutandole come fattore irrinunciabile da rispettare e alimentare ogni anno, per adeguarsi alle esigenze della clientela. La garanzia della qualità è data da controlli a campione, che non solo mantengono la situazione come quella di
partenza, ma la fanno sì che migliori nel tempo. “Il fatto che la maggior parte degli agriturismi con il marchio di qualità sia di Terranostra Campagna Amica, è motivo di vanto per noi – dichiara Severino Oberto, presidente Terranostra Cuneo – perché si sottolinea maggiormente il livello qualitativo che rispettano le strutture che fanno parte della rete”. Le aziende agrituristiche di Terranostra che hanno ottenuto quest’anno il marchio Q dell’Ospitalità Italiana sono Il Parco di Cuneo, l’Orto del Pian Bosco di Fossano, Cascina Roero di Govone, Cascina Ballarin di La Morra, La Torretta di Montelupo Albese, Le Arcate di Sinio. m
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Le filiere energetiche a biomasse: luci ed ombre di un settore promettente
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oldiretti già da tempo si è domandata se la migliore strategia di sviluppo delle filiere energetiche a biomasse fosse quella dei grandi impianti che necessitano di grandi quantità di combustibile oppure quella dei piccoli o piccolissimi impianti (anche singole utenze) diffusi su tutto il territorio. Il ragionamento di base muove dal fatto che indubbiamente la biomassa da destinare all’uso energetico è un prodotto povero che non sopporta alti costi di trasporto, per cui più la produzione è vicina al centro di consumo e meglio è. All’alba della sbornia energetica delle biomasse, Coldiretti aveva proposto un ragionamento molto semplice, anziché realizzare grandi impianti che servissero utenze multiple con tutti i problemi collegati, perché non incominciare a riscaldare a biomassa legnosa locale tutti gli
edifici pubblici di tutti i comuni montani (sono 156 solo in provincia di Cuneo) sostituendo le caldaie a gas o a gasolio con caldaie a biomasse? Non è infatti razionale che gli edifici comunali di paesi ricchi di boschi siano riscaldati a gas o a gasolio quando ci sarebbe la possibilità di riscaldare gli edifici comunali a biomasse legnose con grande vantaggio per l’economia locale che vedrebbe
risorse economiche fermarsi sul territorio anziché migrare nei paesi che ci forniscono i combustibili fossili. La conversione a biomassa legnosa di alcune centinaia di edifici pubblici avrebbe permesso (e permetterebbe ancora) di dare una buona scossa al mercato locale del legno, tanto più che le tecnologie di utilizzo energetico si sono evolute ed ormai permettono di soddisfare le
esigenze più diverse; se agli inizi la “scomodità” del riscaldamento a biomasse rispetto a gas o gasolio era un deterrente molto forte, oggi ciò non è più vero. Attualmente esistono prodotti e tecnologie che permettono alle biomasse di avere la stessa flessibilità e meccanismo di utilizzo di quelle fossili; dal punto di vista economico, dati gli attuali costi dei combustibili fossili in confronto a quelli di qualunque combustibile legnoso, a parità di potenza termica fornita i tempi di rientro dell’investimento del cambio di caldaia sono molto brevi. Attualmente il prodotto legnoso più caro è il pellet che costa circa 0,25 €/kg, considerando che 2 kg di pellet equivalgono ad un kg di gasolio il risparmio sul solo costo del combustibile è di oltre il 70%; convertirsi alle biomasse rimane quindi solo una questione di buona volontà. m
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Nuova PAC: i punti salienti al centro delle politiche dei paesi Europei
BILANCIO EUROPEO E BUDGET DELLA PAC A monte di tutta la discussione che riguarderà la futura impalcatura della Politica Agricola Comune, rimane ancora da chiarire un’altra importante questione: a quanto ammonteranno le risorse per poter realizzare tutte le politiche comunitarie e quindi anche la stessa PAC? O meglio, quanto saranno disposti a stanziare i singoli paesi, soprattutto in una fase di oggettiva difficoltà per l’economia mondiale ed in particolare per le finanze pubbliche? La risposta arriverà dalla conclusione del dibattito sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP), che prevede di definire le prospettive del bilancio UE per il 2014202, lo stesso periodo della PAC. La trattativa, attualmente in una fase di stallo, va di pari passo con quella sulla PAC. Questo tema è
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particolarmente delicato per l’Italia, che è un contribuente netto particolarmente importante, dato che la differenza tra quello che versiamo e quello che riceviamo dal bilancio complessivo dell’UE è di oltre 5 miliardi l’anno. Il Commissario Ciolos, in precedenza, aveva dichiarato che la questione del budget della PAC è tuttora aperta, sottolineando come il suo mantenimento sia solo una proposta della Commissione e che la decisione definitiva dipenderà invece dai negoziati, ancora in corso, tra gli Stati membri. Il Commissario aveva inoltre messo in dubbio l’applicazione della futura PAC, dal 1 gennaio 2014, qualora i capi di governo non raggiungeranno un accordo sul budget dell’Unione per il periodo 2014-2020 entro la fine dell’anno. Posizione questa condivisa anche dalla Commissione agricoltura dell’Europarlamento. Ricordiamo che il budget della PAC pesa, attualmente circa il 40% dell’intero bilancio europeo. In concreto, la proposta della Commissione europea del 29 giugno scorso prevede il congelamento del bilancio UE 2014-2020 ai valori del 2013. Ciò cosa comporta in breve per la PAC: tenendo conto della progressiva riduzione delle risorse avvenuta in questi ultimi anni e sommando gli effetti dell’inflazione, si arriverebbe indicativamente ad un taglio complessivo delle risorse della PAC 2014-2020 del 9-12% rispetto al periodo 2007-2013. Ma quella che sembrerebbe da una prima osservazione un esito pesantemente negativo, in realtà si tratterebbe tutto sommato di un ottimo risultato, se si pensa che manterrebbe sostanzialmente invariato il peso della PAC in termini percentuali (il 40% delle risorse totali UE), soprattutto in una fase economica quale é quella attuale, in cui ci si confronta con
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ono trascorsi più di sei mesi da quando il Commissario europeo all’agricoltura Dacian Ciolos ha presentato le bozze dei sette regolamenti che comporranno la Politica Agricola Comune, dal 2014 al 2020. Manca poco più di un anno e mezzo all’entrata in vigore della nuova PAC e, stando al ruolino di marcia prestabilito da Bruxelles, si dovrebbe arrivare entro la fine di quest’anno ad una definizione, ed il 2013 segnerà il periodo di transizione dalla vecchia alla nuova impostazione. Tempistiche che oggi sembrano però piuttosto incerte alla luce delle posizioni assunte, a loro volta anche discordanti, dai singoli Stati membri nei confronti della proposta avanzata dalla Commissione europea. Il Consiglio europeo dei ministri dell’agricoltura, oltre a raggiungere una convergenza interna sulle modifiche da apportare, dovrà trovare anche un accordo con l’Europarlamento. Senza una linea comune non si potrà arrivare alla stesura definitiva dei testi della nuova PAC e quindi alla sua entrata in vigore, a conclusione di un percorso avviato oltre due anni fa. Ora, senza ripercorrere tutti i passaggi che sinora si sono susseguiti, focalizziamo l’attenzione su quelli che sono e saranno i temi centrali su cui si dibatterà nei prossimi mesi, ovvero: bilancio europeo e budget della PAC; ripartizione delle risorse dei pagamenti diretti; definizione di agricoltore attivo; greening.
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AT T U A L I T à una certa riluttanza da parte degli stati ad aderire a ricche proposte di bilancio. Secondo i dati forniti dalla Commissione europea nella comunicazione “A budget for Europe 2020” si prevedrebbero nel complesso 418,4 miliardi di euro tra primo (pagamenti diretti e interventi di mercato) e secondo pilastro (Sviluppo rurale). A questi si andrebbero ad aggiungere altri stanziamenti per raggiungere, tra sicurezza alimentare, aiuto agli indigenti, fondo di globalizzazione, ricerca e innovazione, un totale di 435,5 miliardi per un periodo di sette anni. Francia, Spagna, Olanda e Italia si sono già espresse a favore di un mantenimento del bilancio europeo e del budget della PAC. La posizione della Gran Bretagna invece sarebbe per una diminuzione del primo pilastro (pagamenti diretti) a favore di politiche maggiormente rivolte a ricerca e innovazione. RIPARTIZIONE DELLE RISORSE DEI PAGAMENTI DIRETTI E se verranno mantenute le risorse, come si auspica, occorrerà cercare di rivedere anche i criteri di ridistribuzione di queste risorse ai singoli Stati e previsti nell’attuale bozza della PAC, in particolare per il primo pilastro, che pesa il 76% delle risorse PAC e che vuol dire essenzialmente pagamenti diretti/domanda unica. Nella bozza di regolamento dei pagamenti diretti, una delle novità é rappresentata dall’abbandono del criterio storico passando ad una redistribuzione dei fondi attraverso il criterio della superficie, che diviene il solo parametro di riferimento. Già dalla prima redistribuzione delle risorse all’interno dell’UE, e che prevede una convergenza del livello medio dei pagamenti diretti tra i vari paesi, al fine di ridurre le attuali disparità e promuovere una più equa distribuzione del sostegno finanziario, l’Italia, avendo un valore medio dei titoli più alta della media europea, subirà un taglio netto di circa il 6%, rispetto al 2013. In più la scelta della Commissione di basare il calcolo degli aiuti solo sulle superfici (assegnazione titoli ad ettaro), sarebbe inoltre particolarmente penalizzante per il nostro Paese, caratterizzato da produzioni ad alto valore aggiunto su superfici limitate. Per questo motivo l’Italia ha suggerito di ragionare anche sulla produzione lorda vendibile come criterio, prendendo in considerazione il valore aggiunto della produzione delle nostre imprese. Favorendo dall’altra paesi, in particolare dell’Est Europeo, con un’agricoltura maggiormente
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estensiva e con il rischio, segnalato anche da Coldiretti, che si vada a premiare in questo modo anche forme di latifondo. Un aiuto in tal senso, anche se non legato specificatamente al parametro superficie, potrebbe arrivare comunque dalla posizione assunta da Francia e Germania, storicamente i paesi forti dell’UE. Entrambe sostengono che qualsiasi dispositivo di ridistribuzione dei pagamenti diretti tra gli Stati Membri dovrà essere graduale, limitato in volume e non dovrà turbare l’equilibrio interno all’UE. Infine, considerando che la nuova struttura dei pagamenti diretti inserita nella riforma (pagamento base, greening, giovani agricoltori, zone svantaggiate, sostegno accoppiato) comporterà per il nostro Paese l’abbandono del criterio storico, basato sugli anni 2000-2002 e attualmente in vigore, l’Italia ha chiesto che il passaggio dal vecchio al nuovo sistema possa avvenire in modo graduale per non creare eccessivi scompensi, ed entrare poi pienamente a regime nel 2019. DEFINIZIONE DI AGRICOLTORE ATTIVO Quale condizione essenziale per poter accedere ai pagamenti diretti della futura PAC, la Commissione europea ha inserito il requisito di “agricoltore attivo”. Ed è agricoltore attivo chi ricava dall’agricoltura più del 5% dei suoi redditi. Apprezzabile certamente lo sforzo di Bruxelles di dare una sua definizione ma che rischia, in un contesto così variegato e con differenti modelli di agricoltura come quello europeo, di creare parecchia confusione. La maggior parte dei Ministri dell’agricoltura europei ha espresso preoccupazione in proposito poiché potrebbe aumentare notevolmente l’onere amministrativo, perciò invece di demandare la decisione agli Stati membri, in linea con il principio di sussidiarietà (principio per cui l’UE può intervenire solo se è in grado di agire in modo più efficace rispetto agli Stati membri). Coldiretti ha già avanzato la sua proposta al Ministero delle politiche agricole. Considerando che attualmente l’85% dei fondi comunitari destinati all’agricoltura va a solo il 19% delle imprese agricole europee, è evidente il forte disequilibrio nella ripartizione delle risorse comunitarie. Nel 2010 sono stati versati 39,7 miliardi di euro a 7,79 milioni di soggetti con un importo medio di 5.096.00 euro. Oltre il 60% delle imprese ha ricevuto meno di 1.250 euro, mentre 3.970 beneficiari (lo 0,05%) hanno ricevuto oltre 300.000 euro, con la massima concentrazione in Germania (1.660), Repubblica Ceca (390), Italia (350), Spagna (330) e Regno Unito (310). In Italia il 12,5% delle imprese riceve il 75% dei sostegni comunitari. Se a livello nazionale passasse la linea di Coldiretti, in questo modo si andrebbe a premiare, con un reale sostegno al reddito, chi coltiva e produce per il mercato, lavora e vive di agricoltura creando anche beni pubblici ambientali e si andrebbe così ad evitare il rischio che gli aiuti diventino rendita fondiaria. (segue a pagina 26)
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(continua da pagina 25)
GREENING In questi mesi si è molto parlato di greening, o meglio componente ecologica o ancora misura all’inverdimento all’interno della nuova ripartizione di pagamenti diretti della PAC post 2013. Su questo importante aspetto, che secondo la proposta varrebbe il 30% degli aiuti diretti, occorre fare ancora un’ulteriore premessa. La Commissione europea ha individuato tre importanti sfide future, quali: la questione alimentare e la necessità di garantire cibo alla crescente popolazione mondiale; la problematica ambientale con una riflessione sull’uso sostenibile delle risorse naturali e sulla lotta ai cambiamenti climatici; la sviluppo delle aree rurali, promuovendo un’economia con un alto tasso di occupazione, che favorisca la coesione sociale e territoriale e indirizzata anche al mantenimento della biodiversità. Tutti concetti pienamente condivisibili. Tuttavia l’impostazione attuale del greening, introdotta a beneficio del clima e dell’ambiente mostra alcune importanti contraddizioni. Questa misura, infatti, sarebbe obbligatoria e comporterebbe i tre seguenti adempimenti: diversificazione delle colture (almeno tre colture diverse, al massimo il 70% per una coltura e almeno 5% per la terza); mantenimento dei pascoli permanenti che sono stati dichiarati nell’anno 2014; destinare il 7% della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) a fini ecologici in cui rientrno i terreni a riposo, le terrazze, le fasce tampone e le superfici boschive. In proposito un coro unanime ha espresso critiche sulla componente ecologica, poiché comporta un aumento dei costi amministrativi ed è considerata troppo rigida. In particolare l’imporre ai produttori agricoli di lasciare incolte il 7% delle loro terre é in forte contrapposizione con le stesse priorità individuate dell’Unione Europea, come quella di rendere gli agricoltori più produttivi in un periodo di profonde preoccupazioni in merito alle forniture alimentari mondiali. A ciò aggiungiamo che l’Europa é oggi la prima importatrice mondiale di derrate alimentari. Un’ulteriore critica é quella di subordinare il 30% dei pagamenti diretti agli agricoltori al rispetto dello stesso greening e la sua obbligatorietà. La maggior parte degli Stati membri, tra cui Italia, Francia, Germania, Spagna, Olanda ha già manifestato la volontà di rendere più flessibile il greening,
AT T U A L I T À aumentando il numero delle possibili opzioni tra cui i paesi membri possano scegliere, tenendo conto delle diverse agricolture presenti nell’UE. L’Italia sta inoltre cercando di inserire la modifica per cui le superfici a vigneti, oliveti e frutteti siano considerate greening alla stessa stregua dei pascoli permanenti, che invece hanno poco a che vedere con il paesaggio mediterraneo. Riconoscendo la necessità di fare maggiore chiarezza su alcuni elementi, Ciolos ha già annunciato che la Commissione presenterà, entro la fine di giugno, una serie di documenti esplicativi al Consiglio agricolo e al Parlamento europeo. La Commissione europea ha però dichiarato che non ha intenzione di attenuare le proposte di destinare il 30% dei budget agricoli nazionali a misure ambientali, di mettere a riposo il 7% dei terreni agricoli e di spingere gli agricoltori a diversificare le proprie colture. Dall’altra la Commissione agricoltura del Parlamento europeo presenterà alcune importanti modifiche per cambiare l’attuale proposta della Commissione europea. La Commissione agricoltura potrebbe proporre proprio l’eliminazione di destinare il 7% della superficie aziendale al set aside. In conclusione il braccio di ferro è quindi appena iniziato e si concluderà molto probabilmente dopo un aspro confronto, e che vedrà tutte e tre le istituzioni europee coinvolte, Commissione, Consiglio ed Europarlamento. Coldiretti dal canto suo si è mossa, nei mesi scorsi, incontrando le principali associazioni agricole europee, in primis FNSEA e NFU, principali sindacati francese e inglese, al fine di definire una strategia comune. I presupposti in tal senso ci sono, sia per quanto riguarda la partita del budget che su quella di agricoltore attivo e del greening. Presupposti che fanno ben sperare per il futuro. Dalle ultime dichiarazioni rilasciate dal Ministro Catania la trattativa sta attraversando una fase di stallo e così sarà fino all’estate, in quanto bisognerà aspettare le elezioni francesi. Dopodiché si comincerà a fare sul serio sia sulle prospettive finanziarie sia sull’impostazione della nuova PAC. Ora gli Stati membri stanno lavorando ad accordi bilaterali su singoli aspetti della PAC: lo stesso Ministro Catania ha incontrato i colleghi di Francia e di Spagna, riscontrando con essi alcuni punti di convergenza, mentre posizioni più distanti emergono da un gruppo di paesi entranti e da un gruppo di paesi del Nord, non la Germania, ma Svezia, Danimarca e anche Regno Unito. I nuovi paesi chiedono di più a danno di altri paesi, tra cui l’Italia, mentre i nordici hanno un approccio che non tiene conto della qualità e poi non vogliono interventi di mercato. Se oggi l’attenzione è focalizzata principalmente sul primo pilastro (pagamenti diretti), non bisogna però dimenticarsi del secondo (sviluppo rurale), il quale potrebbe acquisire un ruolo fondamentale in termini di competitività, mettendo a disposizione risorse in un momento in cui c’è effettiva difficoltà di accesso al credito. m
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Oscar Green: Giovani Imprenditori rivolti al futuro
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scar Green è il premio promosso da Coldiretti Giovani Impresa per valorizzare e dare spazio all’innovazione in agricoltura. I giovani di Coldiretti mantengono ben salde le proprie radici, ma con lo sguardo rivolto al futuro. L’obiettivo è quello di portare all’attenzione dei cittadini italiani e delle altre aziende agricole, le esperienze vincenti di imprenditori, con età inferiore ai 40 anni, che hanno saputo costruire progetti di impresa competitivi e sostenibili allo stesso tempo, rafforzando il legame con il loro territorio d’appartenenza. Il 30 marzo si sono chiuse le iscrizioni al concorso ed entro il 4 maggio conosceremo le aziende del Piemonte ammesse alla selezione nazionale, in base alle valutazioni di un’apposita giuria. Di seguito riportiamo le aziende iscritte, della Provincia di Cuneo, suddivise nelle diverse categorie:
NON SOLO AGRICOLTURA (valorizzazione socioeconomica del territorio e multifunzionalità delle imprese) Coop. Soc. LINFA SOLIDALE di Cuneo, Az. Agr. L’IMPRONTA DI DUTTO CINZIA di Moiola; Coop Agr. e Soc. IL CASOLARE di Piasco. PAESE AMICO (strutture pubbliche che si sono impegnate in una collaborazione per l’attuazione del Progetto di Coldiretti di una “Filiera Agricola tutta italiana”) Comune di Cuneo, Comune di Fossano. STILE E CULTURA D’IMPRESA (creatività e originalità, abilità progettuale, utilizzo di tecnologie informatiche e strategie di sviluppo) Az. Agr. SAN BIAGIO di Margarita, Az. Agr. CASCINA MONCHIERO di Bra, Az. Agr. SAFFIRIO DANIELE di Prunetto; Az. Agr. ROSSOTTI GABRIELE di Sale Langhe; Az. Agr. CERUTTI LAURA MARIA di Trinità; Az. Agr. NATURLANGA
di Mondovì, Soc. Agr. Coop VALVERBE. di Melle, Az. Agr. BERNARDI MARCO di Saluzzo. IN FILIERA (posizione dell’impresa all’interno della filiera attraverso approcci sinergici) Soc. Agr. Coop. CORILANGA di Alba, Soc. Agr. Coop. 7 VIE DEL BELBO di Mombarcaro, Soc. Coop. Agr. LOCALMENTE di Fossano. CAMPAGNA AMICA (sicurezza alimentare, qualità dei prodotti, protezione ambientale, mettere in relazione le esigenze dei consumatori e delle imprese agricole) Az. Agr. F.LLI FERRO DI FERRO NATALE di Castigliole Tinella, AMALTEA SOCIETA’ SEMPLICE di Mombarcaro, Az. Agr. BUSSO LUCA di Tarantasca; Az. Agr. DUTTO MATTIA E GIORDANENGO BRUNO di Boves; Az. Agr. MARENGO GIUSEPPE di Bene Vagienna; Az. Agr. ERALDO REVELLI di Farigliano, Az. Agr. CASCINA BIASIN di Mondovì, Az. Agr.
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AT T U A L I T À
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Al Miac, il nuovo laboratorio di sezionamento delle carni
È
stato inaugurato giovedì 27 aprile il nuovo laboratorio di sezionamento delle carni nel polo agroalinetare cuneese al Miac, realizzato dal sistema allevatoriae dell’APA di Cuneo insieme alla Compral. Il Laboratorio sorge in una struttura progettata con criteri s’avanguardia su un’area di 1600 metri all’interno del Miac, a due passi dall’ingresso autostradale della A33. Accanto ai locali per il ricevimento e lo stoccaggio delle mezzene – fornite dai 250 soci Compral – sorgono tre linee di lavorazione. La prima è dedicata al disosso e alla produzione dei tagli; la seconda alla porzionatura e confezionamento in atmosfera modificata; la terza
chiamata Gastronomia prevede l’elaborazione di specialità tipiche.
“Dal nostro laboratorio – spiega Roberto Chialva presidente di Apa e Compral – partiranno le
carni destinate alle macellerie e ai banchi del fresco della grande distribuzione. È una risposta imprenditoriale alla complessa situazione che il comparto zootecnico sta attraversando”. L’investimento è di 3 milioni di euro, sostenuto dalla Regione Piemonte tramite la legge 95 e, per la quota maggiore, dalla Cooperativa Compral. “Con il Laboratorio – sottolinea Bartolomeo Bovetti direttore di Apa Cuneo – accorciamo la filiera della carne, valorizziamo la Razza Piemontese e veniamo incontro a nostri produttori e ai consumatori, che con l’apertura dell’autostrada potranno agevolmente raggiungere il Miac anche da Torino e dalla Liguria”. m
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VA R I E
S
i è conclusa a Lagnasco, la decima edizione di Fruttinfiore. Un’occasione in cui Michele Quaglia, sia come presidente di Coldiretti Saluzzo che come presidente del CReSO, ha messo in evidenza le criticità del settore frutticolo, legate ad un mercato in balia ad una serie di situazioni che l’imprenditore agricolo non riesce a controllare. Quaglia ha auspicato la sottoscrizione di accordi di filiera e l’avvio di una concreta progettualità con l’industria di trasformazione. La decima edizione ha visto premiato per il lavoro di promozione della frutticoltura cuneese Ferruccio Dardanello, presidente della Camera di Commercio di Cuneo e Unioncamere (foto Oscar Fiore). m
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A Chiusa Pesio la festa di Sant’Isidoro
I
l 25 marzo si è svolta, a Chiusa Pesio, la tradizionale festa di Sant’Isidoro, protettore degli agricoltori. Tanti i momenti suggestivi della cerimonia, ormai centenaria, a partire dal mattino presto, quando a casa del Priore uscente, sono iniziati i festeggiamenti con un rinfresco. Verso le 9,30 gli agricoltori e amatori alla guida dei loro mezzi agricoli hanno sfilano dirigendosi verso il paese. I priori e i massari, su un antico carro, trainato da un trattore d’epoca, sono stati accolti sul sagrato della chiesa da Sindaco, autorità locali, forze dell’ordine e banda musicale. A seguire, è stata celebrata la santa messa da don Silvano, che ha ricordato alla comunità il duro lavoro che gli agricoltori sostengono per far fruttare la terra, per i quali ha invocato la protezione del santo. Sono stati benedetti i trattori e soprattutto coloro che sono addetti al loro utilizzo. Infine vi è stato lo scambio delle bandiere: il priore uscente Raimondo Ponzo ha consegnato la propria bandiera al priore entrante Pietro Filippo Mauro. m
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A Lagnasco, la decima edizione di Fruttinfiore
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VITIVINICOLO
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Flavescenza dorata della vite: le novità della ricerca Riportiamo quasi integralmente un documento redatto dal Servizio Fitosanitario Regionale che rappresenta le domande più ricorrenti relativamente alla Flavescenza dorata, indicando le risposte che la ricerca e la sperimentazione sono in grado di assicurare. Con il procedere dello sviluppo della pianta, nei prossimi numeri de Il Coltivatore Cuneese, ritorneremo sull’argomento con osservazioni puntuali sullo stato dell’arte della malattia e delle possibili strategie di lotta. I tecnici di Coldiretti sono impegnati nei progetti pilota che vengono attuati sul territorio.
I
l 2010 e il 2011 sono stati anni di recrudescenza della flavescenza dorata. La Regione Piemonte fin dall’inizio della comparsa della malattia ha promosso e finanziato progetti di ricerca integrata per chiarirne gli aspetti epidemiologici e ambientali al fine di mettere a punto idonee misure di lotta. Nel triennio 2007-2009 è stato finanziato il progetto: STUDI SU FITOPLASMI DELLA VITE E LORO VETTORI: SENSIBILITÀ VARIETALE E EFFICIENZA DI ACQUISIZIONE DI FLAVESCENZA DORATA (FD), CARATTERIZZAZIONE, DIFFUSIONE E VETTORI DI LEGNO NERO (LN), TECNICHE DI RIDUZIONE DEL DANNO – VIPLASMI, coordinato dal
Settore Fitosanitario e con i seguenti partecipanti: • Settore Fitosanitario regionale (S.F.R.): Paola Gotta, Chiara Morone, Giovanni Bosio • Istituto di Virologia Vegetale (I.V.V.) – C.N.R., Torino: Cristina Marzachì, Flavio Veratti, Davide Pacifico, Luciana Galetto, Sabrina Palmano, Massimo Turina, Paolo Margaria
• Di.Va.P.R.A. Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”, Università di Torino: Alberto Alma, Domenico Bosco, Federica Tota, Rosemarie Tedeschi, Federico Lessio, Luca Picciau, Sabrina Bertin, Luciana Galetto, Romina d’Amelio • Istituto di Virologia Vegetale (I.V.V.) – C.N.R., Torino, Unità di Grugliasco (TO): Franco Mannini, Ivana Gribaudo, Danila Cuozzo, Giorgio Gambino • Cadir Lab S.r.l.: Marco Boveri, Luca Sassarini, Danila Valentino • Università Cattolica Piacenza, Facoltà di AGRARIA, Sede di Piacenza -Istituto di Entomologia e patologia
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VITIVINICOLO vegetale: Vittorio Rossi, Simona Giosuè, Benedetta Girometta. Gli studi condotti hanno avuto come obiettivo quello di dare risposta ad alcune delle molte incertezze legate ai giallumi della vite ed in particolare alla flavescenza dorata. I vitigni coltivati in Piemonte hanno una diversa sensibilità alla flavescenza dorata (FD): perché? Per dare risposta a questa domanda si è messo a punto un metodo per quantificare la concentrazione del fitoplasma FD nella pianta infetta. Questo metodo è stato utilizzato per valutare, nei tre anni del progetto, il titolo di FD in viti infette appartenenti a due cv con diversa sensibilità alla malattia: Barbera e Nebbiolo. In ciascuna delle cv analizzate, l’intensità della manifestazione dei sintomi primaverili e di quelli estivi non è risultata correlata alla concentrazione del patogeno nella pianta
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infetta. L’espressione del sintomo è quindi legata alla situazione fisiologica della pianta ed a differenze in tal senso tra le due cv. Complessivamente, si è Campionamento
osservato che nel corso della stagione vegetativa il titolo di FD era sempre maggiore nelle viti della cv Barbera rispetto a quelle Nebbiolo (Tab. 1 sotto).
Barbera cellule FD/ng vite
Nebbiolo cellule FD/ng vite
Tabella 1. Numero di cellule di fitoplasmi agenti di FD per ng di DNA di vite nelle viti delle cv Barbera e Nebbiolo nel corso dei campionamenti estivi ed autunnali del 2007, 2008 e 2009.
31 La concentrazione del fitoplasma all’inizio della ripresa vegetativa era influenzata dall’anno di osservazione. L’inverno meteorologico 20062007 è stato molto mite e la concentrazione di FD nelle viti di entrambe le cv nella primavera del 2007 è risultata la più alta del triennio. Negli inverni successivi, molto più freddi, la concentrazione primaverile di FD in entrambe le cv si è abbassata significativamente. E’ ipotizzabile che inverni rigidi risultino in una diminuzione della concentrazione del fitoplasma in primavera, benché un effetto indiretto della temperatura sulla fisiologia della vite, con ripercussioni sulla moltiplicazione del fitoplasma non possa essere escluso. Quali sono i meccanismi di infezione e trasmissione dei fitoplasmi, e sui meccanismi di risposta e difesa all’infezione da parte della pianta? (segue a pagina 32)
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VITIVINICOLO
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(continua da pagina 31)
Indagare su questi aspetti non è semplice. Le funzioni degli organismi viventi dipendono dai loro geni ma a livello molecolare i giochi si svolgono soprattutto a livello delle proteine: per questo motivo si è voluto procedere ad un’analisi comparativa del profilo delle proteine totali di viti sane ed infette da FD. L’obiettivo è quello di capire quali siano i sistemi coinvolti nella difesa della vite all’infezione di FD e quali invece siano i sistemi infettivi del fitoplasma correlato, tutte informazioni che potranno avere importanti ricadute sulle strategie di controllo della malattia. L’analisi di campioni di vite sani ed infetti da FD ha portato all’individuazione di proteine sovra o sotto-espresse nella pianta malata rispetto alla sana. Tali proteine sono state identificate ed è stata individuata la loro possibile funzione biologica.
La sovra o sotto-espressione di alcune di queste proteine in viti infette è stata confermata anche a livello di trascrizione dei rispettivi geni. I dati ottenuti hanno avvalorato l’ipotesi di un possibile coinvolgimento di questi geni nei processi di risposta dell’ospite specifici all’infezione da fitoplasma. Qual è il ruolo degli incolti ricchi di vite americana sviluppatasi da vecchi ceppi di portinnesto e presente come specie a portamento lianoso? Tali incolti possono ospitare popolazioni talvolta consistenti di Scaphoideus titanus, il vettore della FD, che si nutre e si riproduce comunque solo sulla vite (sia americana che europea): gli stadi giovanili sono stati ritrovati dalla fine di maggio fino alla metà di agosto, con un picco alla terza decade di giugno (prevalentemente ninfe di III età); dalla metà di luglio in poi, sono state trovate solo ninfe. Gli adulti sono presenti dall’inizio di luglio
alla fine di settembre-metà di ottobre. Talvolta gli stadi giovanili risultano infetti da FD, acquisita dalla vite americana stessa. Dove depone di preferenza le uova S. titanus? La capacità di S. titanus di deporre le uova sul legno di uno o due anni è stata studiata in ambiente controllato, immettendo circa 350 femmine mature in un gabbione di rete escludi-insetto contenente circa 60 barbatelle di vite in vaso, su 30 delle quali il legno di 2 anni era stato coperto da carta stagnola. .
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Nell’anno successivo, sono stati notati giovani di S. titanus in numero maggiore sulle barbatelle con disponibilità di legno di due anni; tuttavia, sono state registrate nascite anche dal legno di un anno, che può quindi essere usato dall’insetto per deporre le uova. Tale aspetto deve essere considerato un rischio soprattutto nella filiera vivaistica, data la possibile contaminazione del materiale di propagazione con le uova del vettore.
S. titanus può compiere lunghi spostamenti in volo e può colonizzare nuovi ambienti. Per lo studio della dispersione di S. titanus è stato applicato un tracciante (una soluzione acquosa di latte o albume d’uovo), con una pompa a spalla, direttamente sulle piante in un vigneto e in un incolto con vite americana adiacente: gli insetti, posandosi sulle piante trattate, risultano quindi marcati. Nel vigneto e nell’incolto sono poi state posizionate le trappole
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VITIVINICOLO cromotattiche gialle; gli adulti catturati sono stati sottoposti a diagnosi di laboratorio (ELISA) per la ricerca del tracciante (latte o albume) e la verifica della distanza percorsa in volo. Nel corso di tale prova preliminare, sono stati catturati complessivamente 65 adulti di S. titanus; fra questi, 15 sono risultati marcati con latte (distribuito nel vigneto) e 9 con albume (distribuito nell’incolto). Dei 9 insetti marcati con albume, 5 sono stati ritrovati nel vigneto (2 su trappole di confine) e 4 nell’incolto; 3 insetti su 15 marcati con latte sono stati catturati nell’incolto, su una trappola posta a meno di 3 m dal vigneto; gli altri 12 adulti marcati con latte sono stati catturati nel vigneto. Il 60% degli adulti marcati con albume è stato catturato entro 10 m dal punto trattato più vicino, mentre la massima distanza di dispersione dall’incolto al vigneto è stata registrata a 21 m; gli insetti marcati con latte, nel complesso, hanno fatto registrare una
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distribuzione più uniforme con catture fino a 30-32 m di distanza. Questo studio è in corso di completamento: allo stato attuale, sono in fase di analisi oltre 4000 esemplari di S. titanus catturati in incolti (trattati col tracciante) e in vigneti posti a una distanza dall’incolto stesso compresa tra 2 e oltre 200 m. In quale periodo è più efficiente l’acquisizione di FD? le viti risanate possono contenere ancora il fitoplasma e trasmetterlo? Per determinare l’efficienza di acquisizione dei fitoplasmi agenti di FD da parte di S. titanus su viti risanate (viti dove si osserva la scomparsa, naturale o indotta da potatura, dei sintomi della malattia) e sintomatiche sono state isolate ninfe sane su piante di cv Barbera e Nebbiolo infette in fase precoce (fine maggio) e tardiva (agosto), e su piante di cv Nebbiolo risanate. Dopo sette giorni, le cicaline sopravvissute sono state trasferite su viti sane in laboratorio, e dopo un mese di
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incubazione sono state analizzate in PCR nested per la presenza di FD. Le prove di acquisizione hanno evidenziato un’efficienza bassa in fase precoce. Le cicaline isolate su Nebbiolo risanato non hanno acquisito il patogeno. LA Termoterapia del materiale VIVAISTICO Dal 2004 sono in corso studi finalizzati all’ottimizzazione della tecnica di termoterapia in acqua per l’ottenimento di materiale di moltiplicazione viticolo esente da fitoplasmi. Tali studi hanno potuto realizzarsi grazie alla messa in servizio presso il CEPREMAVI di una apposita apparecchiatura finanziata dai Vivaisti Piemontesi associati alla Vignaioli piemontesi. La sperimentazione ha permesso di acquisire la necessaria esperienza nella gestione della termoterapia
33 in acqua, evidenziando l’idoneità del trattamento a 50°Cx45’ sia effettuato sul materiale di moltiplicazione prima dell’innesto sia sulle barbatelle innestate prima della commercializzazione. Prove preliminari hanno indicato anche la praticabilità del trattamento a 52°Cx45’, che pare più efficace nell’eliminazione del legno nero, ma con qualche cautela in più per evitare riduzioni nella resa se applicato a cultivar considerate sensibili. Sulla scorta dell’esperienze maturate negli anni precedenti, la sperimentazione condotta nel corso del triennio 2007-2009 è proseguita per cercare di dare risposte alle seguenti domande: La durata della frigoconservazione del legno dopo la termoterapia in acqua comporta effetti negativi sulla resa vivaistica? L’esperienza è stata condotta per due anni (2008 e 2009) (segue a pagina 34)
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(continua da pagina 33)
sottoponendo un migliaio di marze clonali di Barbera e Nebbiolo, ed i rispettivi portinnesti, a termoterapia in due date differenti in modo che metà del materiale subisse circa due mesi di frigo-conservazione prima della propagazione per innesto e la restante metà solo1 giorno. L’obiettivo era quello di verificare sulla resa vivaistica l’effetto congiunto della termoterapia e della durata della frigo-conservazione del materiale di propagazione. Nel 2008 è stato adottato il trattamento termoterapico più severo a 52°Cx45’ effettuato rispettivamente in data 14/02 e 27/03. L’innesto del materiale è stato eseguito il 28/03. Dopo il periodo di forzatura gli innesti-talea sono stati posti in vivaio per poi essere estirpati in autunno. La durata del periodo di frigo-conservazione dopo il termotrattamento in acqua non ha evidenziato differenze
sensibili tra le diverse tesi, anche se quest’ultimo ha penalizzato la resa vivaistica che si è attestata per entrambe le cultivar su un modesto 50 % di barbatelle di prima scelta. Nel 2009 è stato adottato il trattamento tradizionale a 50°Cx45’ effettuandolo rispettivamente in data 16/02 e 7/04. La resa vivaistica è nettamente migliorata (tra il 60 e l’80 %) ma anche in questo caso i dati non hanno consentito di fornire un indicazione precisa su quale tra le due modalità sia preferibile adottare. In linea generale quindi si può concludere che la diversa durata di frigo-conservazione in relazione al momento del termotrattamento in acqua è risultata ininfluente sulla resa vivaistica finale. Il germogliamento di talee uninodali sottoposte agli stessi trattamenti ha confermato quanto già osservato in precedenza: la termoterapia causa un ritardo nel
sperimentazione non sono esaustivi, dato anche il numero di fattori endogeni ed esogeni che influiscono sulle dinamiche dei carboidrati nella pianta. In ogni caso le variazioni osservate non paiono avere avuto influenza sulla resa vivaistica del materiale trattato, che – come sopra riportato – non è risultata diversa da quella dei controlli.
germogliamento a 8 giorni nella cv Barbera, mentre per il Nebbiolo le differenze non sono apprezzabili. I dati raccolti in vivaio negli anni di sperimentazione della termoterapia in acqua hanno sempre mostrato come l’iniziale ritardo del materiale trattato venga rapidamente recuperato con l’avanzare della stagione. I risultati di un anno di
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La termoterapia in acqua su barbatelle innestate con presenza di fitoplasmosi può avere un effetto risanante? La prova è stata condotta su scala semi-industriale con alcune migliaia di barbatelle innestate in cui erano state riscontrate un certo numero di piantine con sintomi riferibili sia ad FD che a LN, infezioni poi confermate dall’analisi. Nel 2007 le barbatelle sono state sottoposte a tre tesi di trattamento (testimone, 50°Cx45’ e 52°Cx45’) e rimesse in campo per un secondo anno di vivaio in condizioni controllate per minimizzare le reinfezioni. Il
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VITIVINICOLO monitoraggio del barbatellaio nel corso della stagione vegetativa ha evidenziato la ricomparsa di sintomi in numerose piantine della tesi testimone (pari allo 0,8 %), di una sola piantina sintomatica nel 50°Cx45’ (pari allo 0,01 %) e di nessuna nella tesi 52°Cx45’. Tali risultati confermano da un lato la possibilità, pur numericamente modesta, di diffondere l’infezione tramite il materiale vivaistico a causa di fenomeni di latenza e dall’altro l’utilità di un trattamento termoterapico preventivo. Analogamente nella primavera 2008 sono state termotrattate in acqua (testimone non trattato, 50°Cx45’e 52°Cx45’) barbatelle innestate di Chardonnay in cui nel corso dell’estate precedente erano stati segnalati casi positivi di LN. Tali barbatelle, nell’ordine di oltre un migliaio, dopo il trattamento sono state rimesse in vivaio in luogo controllato. Il monitoraggio effettuato nel corso della stagione vegetativa
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però non ha riscontrato sintomi potenzialmente riferibili a fitoplasmi. Il vivaio è stato mantenuto in sede senza effettuare l’estirpo e nel corso del 2009 è proseguito il monitoraggio sulla comparsa tardiva di eventuali sintomi senza peraltro riscontrare manifestazioni ascrivibili a fitoplasmi. m
Dalla Regione 300 mila euro per Enoteche e Botteghe del vino
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recentomila euro a sostegno delle Enoteche Regionali e Botteghe del vino per le spese di attività e di funzionamento del 2011: è lo stanziamento approvato dalla Giunta Regionale a favore di una realtà di cui fanno parte 4.300 produttori, che coinvolge 200 Comuni e accoglie annualmente circa 1 milione di turisti e visitatori, metà dei quali sono stranieri.
Sono 14 le Enoteche Regionali e 34 le Botteghe del vino – Cantine Comunali, distribuite sui territori del vino di Langhe, Roero, Monferrato e dell’Alto Piemonte, che beneficeranno dei contributi, che serviranno a colmare il deficit del bilancio 2011 nell’ottica di adottare nuove strategie che ne rilancino il ruolo, attraverso una razionalizzazione delle spese e delle attività, un aumento delle
capacità di autofinanziamento e un maggiore coinvolgimento del mondo produttivo agricolo e vitivinicolo, in particolare dei Consorzi di Tutela dei vini. m
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A Clavesana, la festa del dolcetto
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abato 31 marzo e domenica 1° aprile si è tenuto a battesimo alla Cantina di Clavesana il Dogliani DOCG. I soci dell’importante cooperativa, chiamati a raccolta dal presidente Giovanni Bracco e dalla direttrice Anna Bracco, si sono riuniti per mantenere viva l’antica tradizione contadina per cui il vino doveva essere imbottigliato prima di Pasqua, con la luna nuova. In una sala gremita, alla presenza di produttori e di numerose autorità locali, Giovanni Bracco ha ribadito l’impegno di Cantina Clavesana nella promozione del Dolcetto e, a partire dalla vendemmia 2011, del Dogliani DOCG. “La cantina cooperativa ha
una grande responsabilità nei confronti dei propri soci – spiega il presidente – con il riconoscimento del Dogliani DOCG, Cantina Clavesana ha la possibilità non solo di promuovere maggiormente il
dolcetto, ma anche di attribuire maggior prestigio al territorio di produzione”. L’obiettivo di Cantina Clavesana è, da sempre, la tutela e la conservazione del territorio che non può prescindere, considerato il
difficile momento di crisi, dall’adeguata remunerazione dei soci. La direttrice, Anna Bracco, ha proseguito, spiegando l’importanza della nuova DOCG, che senza nulla togliere al dolcetto, permetterà di scacciare i dubbi derivanti da un nome fuorviante, soprattutto nei confronti della clientela estera, portata a immaginare un vino dolce. La parola è passata ai tecnici del dolcetto, Gianfranco Cordero, consulente esterno, e Damiano Sicca, enologo responsabile della cantina. Cordero ha sottolineato la necessità di puntare sulla promozione del territorio, elemento che non subisce l’influenza delle mode passeggere. “Il mio obiettivo – ha detto
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Cordero – è quello di produrre vini che parlino del territorio e dell’impegno profuso in vigna nella coltivazione delle uve. Un esempio concreto di ciò è dato dai numeri: per la coltivazione di un ettaro di dolcetto sono necessarie circa 550 ore lavorative; per qualsiasi altro vitigno non si superano le 300 ore per ettaro. Ecco perché il dolcetto è una sfida continua”. Sicca, da dodici anni in Clavesana, parla di un’annata eccellente per il dolcetto, “la migliore degli ultimi anni”, prospettando un gran Dogliani 2011. Le conclusioni del presidente: “Sono soddisfatto per il grande lavoro di squadra, svolto da Clavesana. La difficoltà maggiore delle cooperative è la collaborazione effettiva, soprattutto tra soci e direzione. Questo, non lo nascondiamo, è un momento difficilissimo, ma tutti lavoriamo per far sì che i risultati continuino ad esserci e a dare ragione dell’impegno profuso da tutti”. m
Agrofarmaci: la corretta distribuzione in frutticoltura Incontro tecnico a Lagnasco con i tecnici dell’Agenzia 4A di Coldiretti
S
abato 14 aprile a Lagnasco, nell’ambito della manifestazione Fruttinfiore, si è svolto un incontro tecnico sulla corretta distribuzione degli agrofarmaci in frutticoltura. In particolare, è stata esaminata la scelta dei volumi d’acqua e delle dosi di agrofarmaco in base alla vegetazione da trattare e l’impiego di ugelli antideriva, aspetti tutti approfonditi nell’ambito del progetto “RICA”, finanziato dalla Regione Piemonte e dalla Camera di Commercio di Cuneo. Il “RICA” è un progetto sperimentale triennale, che ha visto coinvolti, oltre all’Agenzia 4 A della Coldiretti di Cuneo, anche il
DEIAFA dell’Università di Torino il CReSO, e la ditta Syngenta al fine di fornire delle indicazioni pratiche agli agricoltori sulle modalità di regolazione delle macchine irroratrici utilizzate in frutteto. In particolare, la c.d. taratura della macchina irroratrice, è un’operazione indispensabile per garantire il desiderato risultato del trattamento fitoiatrico. In Piemonte, il controllo funzionale delle macchine irroratrici è obbligatorio da alcuni anni nelle aziende che aderiscono alle misure agroambientali del PSR e in tutte quelle legate alla grande distribuzione (es. Certificazione Globalgap), mentre la loro regolazione, tranne poche eccezioni, viene effettuata solo in alcuni casi ed è limitata a pochi aspetti (es. diagramma di distribuzione) anche se la sua importanza, in termini di risultato
del trattamento e ambientale è pari, se non superiore al controllo funzionale. Una macchina correttamente funzionante, ma non accuratamente regolata non potrà, infatti, fornire risultati soddisfacenti in termini di controllo del patogeno e/o parassita (con conseguenti danni economici) e, soprattutto, di sicurezza ambientale (es. eccessivi residui di miscela a fine trattamento che spesso vengono smaltiti in modo puntiforme con conseguente rischio di inquinamento delle falde). Anche a livello normativo, la fase di regolazione delle irroratrici sta assumendo maggiore importanza, tanto che all’interno della Direttiva Europea sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari si fa esplicitamente riferimento ad essa, oltre che al controllo funzionale, come elemento indispensabile nell’ambito della formazione del personale che utilizza in modo professionale le macchine irroratrici. m
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Pensioni anticipate
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a Riforma Monti, come abbiamo già in parte anticipato nel corso delle precedenti pubblicazioni, ha riformato il sistema previdenziale. Tra le novità introdotte, di grande importanza è la “pensione anticipata”. Per coloro che hanno una anzianità contributiva maturata al 31 dicembre 1995, l’accesso alla pensione anticipata, a decorrere dal 1° gennaio 2012, è consentito in presenza delle anzianità contributive come nei dati della tabella a fine articolo. Il requisito contributivo deve essere raggiunto con la contribuzione versata o accreditata a qualsiasi titolo, ma resta fermo che, 35 anni di anzianità contributiva, devono essere comunque maturati escludendo la contribuzione accreditata per “malattia e disoccupazione”.
Penalizzazione
Per i soggetti che accedono alla pensione anticipata ad un’età inferiore ai 62 anni si applicano, sulla quota di trattamento pensionistico relativa alle anzianità contributive maturate
al 31 dicembre 2011, le seguenti riduzioni. Pensionando a 61 anni = riduzione dell’1% Pensionando a 60 anni = riduzione del 2% Pensionando a 59 anni = riduzione del 4% Pensionando a 58 anni = riduzione del 6% Pensionando a 57 anni = riduzione dell’8%. La penalizzazione si applica sulla quota di trattamento pensionistico calcolata secondo il “sistema retributivo”. Occorre ricordare che, a seguito dell’approvazione del “decreto Milleproroghe”, tale penalizzazione non si applica ai soggetti che maturano il requisito di anzianità contributiva entro il 2017, qualora la predetta anzianità contributiva derivi esclusivamente da “prestazione effettiva di lavoro” escludendo, dunque, i periodi di mobilità, disoccupazione, contribuzione volontaria, maternità facoltativa e riscatto dei periodi di studio. Gli Uffici del Patronato EPACA di Coldiretti, sono a disposizione per i chiarimenti in merito. m
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1.1.2014-31.12.2015 Dal 1.1.2016
(Nella tabella sopra non vengono riportati i mesi – presumibilmente 4 – dell’aspettativa di vita da aggiungere al requisito dell’anzianità contributiva a partire dal 2016).
Aliquote contributive gestione separata anno 2012
C
on la presente si informa che la misura delle aliquote contributive in vigore dal 1 gennaio 2012 per gli iscritti nella gestione separata sono le seguenti: a) 27,72 % (27,00% aliquota IVS più 0,72 di aliquota aggiuntiva per tutela maternità e assegni al nucleo), per tutti i soggetti non assicurati presso altre forma pensionistiche obbligatorie; b) 18,00% per i soggetti titolari di pensione o provvisti di altra tutela pensionistica obbligatoria. La ripartizione dell’onere contributivo rimane fissata nella misura di un terzo a carico del collaboratore e due terzi carico del committente. In caso di professionista iscritto alla gestione separata, l’onere contributivo è a carico dello stesso. m
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Marsiglia, Cassis e i “Cala
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30 APRILE DENUNCIA DELLE RETRIBUZIONI DEGLI OPERAI AGRICOLI Entro tale data devono essere inviate in via telematica all’INPS ex Scau le denunce delle retribuzioni (modello DMAG) corrisposte agli operai a tempo determinato ed indeterminato nel trimestre gennaio-febbraiomarzo 2012 IVA REGISTRAZIONE FATTURE Per le fatture di vendita il termine per effettuare la registrazione è stabilito in 15 giorni dal momento in cui sono state emesse. Le fatture d’acquisto devono essere annotate in apposito registro entro l’anno nella cui dichiarazione viene esercitato il diritto alla detrazione della relativa imposta. IVA ESPORTATORI I contribuenti che si avvalgono della facoltà di acquistare o importare beni e servizi senza pagamento dell’imposta devono annotare nei registri di cui agli articoli 23 o 24 ovvero 39, secondo comma, entro ciascun mese, l’ammontare di riferimento dell’esportazione e quello degli acquisti effettuati senza pagamento dell’imposta, il tutto risulta dalle fatture e bollette doganali registrate entro il mese precedente. ELENCHI CLIENTI E FORNITORI “BLACK LIST” SOGGETTI MENSILI E TRIMESTRALI Invio telematico della comunicazione relativa ai contribuenti mensili e trimestrali che abbiano effettato operazioni attive e passive (beni e servizi) con soggetti economici con sede o domicilio fiscale in Paesi “black list” registrate o soggette a registrazione rispettivamente nel mese di marzo e nel 1 trimestre 2012.
COMUNICAZIONE OPERAZIONI RILEVANTI AI FINI IVA Entro tale data deve essere trasmessa in via telematica, all’amministrazione finanziaria, la comunicazione, cosiddetto spesometro, delle operazioni rilevanti ai fini IVA effettuate nel corso dell’anno d’imposta 2011.
15 MAGGIO IVA FATTURAZIONE DIFFERITA A seguito delle modifiche apportate all’art.21 del D.P.R. 633/72 deve essere emessa, entro tale data, la fattura per le cessioni di beni effettuate nel mese di aprile, la cui consegna o spedizione risulta da idoneo documento. La fattura differita deve essere registrata entro la stessa data e con riferimento al mese di consegna, cioè aprile. m
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