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Terapia di supporto...................................................................... »
Epatite G
Può esistere da sola o associata alla A e B nel 15% dei casi. Simile alla C. È autolimitante. Non sembra determinare cronicizzazione. È riscontrabile nell’1,5% dei donatori, nel 50% dei tossicodipendenti, nel 30% degli emodializzati, nel 20% degli emofilici e nel 15% dei pazienti con epatite B o C ma non sembra causare importanti malattie epatiche o interferire con la terapia antivirale in caso di Epatite B o C. Sembra aumentare la sopravvivenza in pazienti HIV positivi. Epatite TT e Sen-V ll loro ruolo come agenti causali e la prognosi sono ancora sotto studio.
2. TERAPIA DI SUPPORTO
Il ricovero è da riservare ai pazienti a rischio. È essenzialmente la stessa per le varie forme. Praticamente tutte le epatiti A e E, il 90% delle B e il 50-75% delle C hanno un decorso autolimitante. La mortalità è < 1% fatta eccezione per la D che può raggiungere il 5% e la E in gravidanza che può raggiungere il 10-20%. L’85% dei pazienti ospedalizzati e il 95% dei non ospedalizzati guarisce in 3 mesi. Nessuna terapia farmacologica ha ridotto la durata o la severità dell’epatite acuta o ne ha prevenuto le complicanze. 1) Dieta 3.000 cal/die con 100-125 grammi di proteine (dosi maggiori non offrono vantaggi). Restrizione dei grassi a 50-60 grammi/die con aumento degli zuccheri (tale dieta è preferita dal paziente anoressico) 4 g/Kg/die. In sintesi: ipercalorica, iperproteica, iperglicidica, ipolipidica. Nel caso sia presente nausea, vomito o anoressia si potrà ricorrere alla somministrazione di Metoclopramide (Plasil) (vedi cap 47 par 2). Polivitaminici e in particolare la vitamina K (10 mg/die im) se c’è ipoprotrombinemia. Astensione assoluta dall’alcool per 3-4 mesi o fino a completa risoluzione clinica e biochimica. Importante garantire un adeguato bilancio idrico, per cui potrebbe essere necessario somministrare fluidi ev (Garber, Current Therapy 2017). 2) Riposo finché la bilirubinemia non è scesa al di sotto di 2 mg/100 mL e le transaminasi sotto 100 U, anche se l’efficacia non è certa. Sicuramente utile finché la sintomatologia è importante, non deve essere assoluto e prolungato. La convalescenza deve essere circa il doppio del periodo di malattia. Evitare gli sforzi. Prima di tornare al lavoro il paziente deve essere asintomatico e con normali valori di bilirubina e transaminasi. In caso di epatite B astenersi da attività sessuali finché l’AgHbe non è scomparso. 3) Cortisonici (vedi cap 13) sono controindicati nelle forme non complicate. Aumentano l’appetito, fanno sentire meglio il paziente, abbassano la bilirubinemia e il livello delle transaminasi, ma aumentano le percentuali di cronicizzazioni, quindi abitualmente non utili. Possono essere impiegati nelle forme colostatiche. Prednisone 0,5 mg/Kg/die inizialmente, quindi dosaggi ridotti fino alla sospensione in meno di un mese. 4) Non è necessario sospendere eventuali terapie estrogeniche (es pillola). Tenere sotto controllo il paziente in terapia con antiepilettici, ipoglicemizzanti, antidepressivi e anticoagulanti. 5) Non è disponibile una terapia antivirale per l’Epatite A. Non disponiamo di nessun trattamento specifico per la fase acuta dell’Epatite B. Dato che nel 20% dei pazienti con Epatite C il virus viene eliminato senza terapia è opportuno riservare il trattamento ai pazienti che dopo 12 sett presentano un’infezione persistente. L’eliminazione è più probabile se il paziente è sintomatico, 25-50%, rispetto a essere asintomatico, 10-15% (Maheshwari, Lancet 372, 321; 2008). La durata della terapia nell’epatite acuta con interferon α2b pegilato dovrebbe essere 12 sett per i responders e 24 sett in caso di recidiva o mancata risposta o in caso di infezione con genotipo 1 dove può essere considerata anche la combinazione con Ribavirina.