Simonetta Rigato nasce nel 1960 a Venezia.
L’Editore al lettore.
Sinologa di formazione ha inseguito questa passione prima studiando a Pechino e Shanghai e successivamente lavorando là per una grande banca italiana. Solo da qualche anno è esplosa la passione per l’acquarello attratta dai segni di Hugo Pratt. Dopo avere visitato la Biennale del Carnet de voyage a Clermont Ferrand nel 2003 ha provato a coniugare l’interesse per la Cina e l’Asia con la creazione di taccuini di viaggio. Vive in Italia. Frammenti di memoria della Pechino Olimpica è la sua prima pubblicazione.
Fra schizzi e ricordi, colori e memorie, Simonetta Rigato ci guida, attraverso un racconto appassionato fatto di immagini e parole, alla scoperta di una Cina lontana dai luoghi comuni e dagli stereotipi contemporanei. I Giochi Olimpici di Pechino del 2008 sono l’occasione per tornare in un Paese che nel corso degli ultimi trenta anni ha conosciuto imponenti e radicali trasformazioni. Nello spontaneo confronto tra la Pechino di ieri e quella di oggi, occasione parallela del guardarsi dentro e riscoprire i colori del proprio passato interiore attraverso la lente del presente, l’autrice tiene in lieve equilibrio ironia e nostalgia, lasciandosi ancora stupire da quei particolari che solo la mente ospitale del viaggiatore attento è capace di cogliere.
L’autrice ringrazia Pier Paola Canè e Fabrizia Poluzzi
Ogni pagina del carnet, quindi, custodisce il ricordo e stimola la riflessione, armonizzando usanze e tradizioni in bilico sul presente con la grandiosa modernità dei Giochi Olimpici: fluidità che cresce nell’animo infondendovi lo spirito per arrivare a guardare alla cultura cinese e alla diversità in generale con quella distensione e quella serenità che l’occidente sta dimenticando.
www.con-fine.com/carnetsdevoyage info@con-fine.com
Solo il lettore che spogliandosi dei pregiudizi saprà ritrovare lentamente lo sguardo e le emozioni dei vecchi cinesi e del viaggiatore curioso, scoprirà la magia di questo Carnet de Voyage.
Con il patrocinio ISTITUTO CONFUCIO DELL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA
ISBN 978-88-96427-00-2 € 18
In copertina: Beijing quartiere delle legazioni 1912 Courtesy: University of Texas Libraries in Austin
L’Editore al lettore. Fra schizzi e ricordi, colori e memorie, Simonetta Rigato ci guida, attraverso un racconto appassionato fatto di immagini e parole, alla scoperta di una Cina lontana dai luoghi comuni e dagli stereotipi contemporanei. I Giochi Olimpici di Pechino del 2008 sono l’occasione per tornare in un Paese che nel corso degli ultimi trenta anni ha conosciuto imponenti e radicali trasformazioni. Nello spontaneo confronto tra la Pechino di ieri e quella di oggi, occasione parallela del guardarsi dentro e riscoprire i colori del proprio passato interiore attraverso la lente del presente, l’autrice tiene in lieve equilibrio ironia e nostalgia, lasciandosi ancora stupire da quei particolari che solo la mente ospitale del viaggiatore attento è capace di cogliere. Ogni pagina del carnet, quindi, custodisce il ricordo e stimola la riflessione, armonizzando usanze e tradizioni in bilico sul presente con la grandiosa modernità dei Giochi Olimpici: fluidità che cresce nell’animo infondendovi lo spirito per arrivare a guardare alla cultura cinese e alla diversità in generale con quella distensione e quella serenità che l’occidente sta dimenticando. Solo il lettore che spogliandosi dei pregiudizi saprà ritrovare lentamente lo sguardo e le emozioni dei vecchi cinesi e del viaggiatore curioso, scoprirà la magia di questo Carnet de Voyage.
In copertina: Beijing quartiere delle legazioni 1912 Courtesy: University of Texas Libraries in Austin
con-fine edizioni d’Arte&Cultura Via C.A. dalla Chiesa, 3 - 40063 Monghidoro (BO) tel. 051 655 5000 - fax 051 054 4561 www.con-fine.com - info@con-fine.com www.con-fine.com/carnetsdevoyage
Proprietà letteraria riservata
© 2009 con-fine edizioni, Monghidoro (BO)
ISBN 978-88-96427-00-2 Prima edizione: Ottobre 2009
Con il patrocinio ISTITUTO CONFUCIO DELL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA
Un ringraziamento a Baudouin Bruynboncky per la traduzione e a Gea Flora Rigato
Fragments de mémoire de la Pékin Olympique
gosto 2008. Anno del Topo e Costellazione del Leone: sono i miei segni. Il ciclo dell’eterno ritorno riprende... 8 agosto 2008 ore 8 p.m. Cerimonia di Apertura, davanti al maxi schermo di Casa Italia a Pechino. Corale percussione di tamburi, chiamati fu, antichi contenitori per il vino che venivano percossi per dare il benvenuto ad amici lontani. I ragazzi cinesi urlano una frase di Confucio: amici che arrivano da lontano, non è questa la felicità? si, per me lo è!! Nuove più restrittive leggi sono state adottate nei confronti di quegli stranieri che durante il periodo olimpico non risiederanno presso gli alberghi della capitale. Eccomi io sono una di questi, ma Maria ha già provveduto ed il visto atterra dolcemente tra le pagine del mio passaporto. Mail dall’amico Q.: «Quando arrivi ti vengo a prendere all’aeroporto», «no è troppo lontano ed io starò da amici vicino all’aeroporto» «Ehi dove sei?» «Sono ancora a Shanghai arrivo stasera, eccomi finalmente...». «Sai qui da noi alloggia la Nazionale Italiana...» ...inizia l’avventura. L’unica volta dentro la piscina, watercube, per assistere alla finale uomini dei tuffi sincronizzati dal trampolino. Che bello assistere ai tuffi. Parliamo dei campioni di ieri: M. domanda «Chi è Klaus Di Biasi?» ...dimmi chi erano i Beatles, chi erano i Beatles?! Oro dalla piattaforma in tre Olimpiadi consecutive: Messico, Monaco, Montreal. Dopo di lui solo Greg Louganis.
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out 2008. Année du Rat et Constellation du Lion. Ce sont mes signes: le cycle de l’éternel retour reprend... 8 Aout 2008, 8p.m. Cérémonie d’Ouverture, devant l’écran géant de la Maison de l’Italie. Percussions chorales de tambours appelés fu, du nom des barriques de vin d’autrefois. Dans l’Antiquité, de telles barriques étaient frappées pour accueillir des amis venus de loin. Les garçons hurlent une phrase de Confucius: des amis qui nous viennent de loin, n’est-ce là le bonheur? Pour moi, ce l’est.!! De nouvelles lois restrictives ont été adoptées à l’encontre des étrangers qui, durant la période des Olympiades, ne logent pas dans les hotels de la capitale. J’en fait partie, mais Maria y a déjà pensé et mon visa atterrit doucement entre les pages de mon passeport. E-mail de l’ami Q.: «Quand tu arrives, je viens te chercher à l’aéroport», «Non, c’est trop loin, et puis je loge chez des amis près de l’aéroport» «Hé, où es-tu?» «Je suis encore à Shangai, j’arriverai ce soir, enfin, me voici...» «Tu sais que chez nous loge l’équipe nationale italienne...» ...Commence l’aventure. C’est la première (et seule) fois que je me trouve dans le watercube; finale des plongeons synchronisés depuis le tremplin. C’est beau d’assister aux plongeons. Nous parlons des champions d’hier. M. me demande qui est Klaus Di Biasi… c’est comme demander qui sont les Beatles??!! Médaille d’Or au tremplin durant trois Olympiades consécutives: Mexico, Munich et Montréal. Après lui, on ne trouve que Greg Louganis.
ecurity e metal detector ad ogni stazione di metro. I volontari sempre rigorosamente in gruppo. Un sorriso si apre sui loro volti quando ti avvicini per chiedere informazioni. Le indicazioni non sono sempre corrette ma la volontà di essere utile è grande come questo paese. Sui loro visi brilla l’orgoglio di avere dato un contributo a queste Olimpiadi: per non accorgersene bisogna essere ciechi o media occidentali! Estate 1981. Mi sto dirigendo al Palazzo delle Telecomunicazioni per telefonare in Italia. Non so dove sia l’edificio e quindi mi avvicino ad un passante per chiedere informazioni. Lui, il passante, al mio avvicinarsi - satana la straniera - mi guarda col terrore negli occhi. Sono passati 27 anni. L’emozione la prima volta davanti al Nido, lo Stadio Olimpico. Una giornata uggiosa e noi lontane per una fermata di metro sbagliata (informazione del volontario). La torcia in lontananza punteggia questo cielo sempre grigio degli agosto pechinesi, unico colore caldo di questa giornata nata male ma certo sempre olimpica. L’emozione la prima volta dentro al Nido. Finale dei 10.000 femminili: bellissima ed intelligente la gara della statunitense Flanagan giunta inaspettata terza; imprendibile l’Etiope Dibaba che ha preceduto, a sorpresa, una Turca.
ecurity et metal detector à chaque station de métro. Les volontaires sont rigoureusement en groupe. Un sourire se lit sur leur visage quand tu t’approches pour leur demander une information. Les infos ne sont pas toujours justes mais le désir de se rendre utile est aussi grand que le pays tout entier. Leur expression s’illumine de l’orgueil de donner leur contribution à ces Olympiades: pour ne pas s’en apercevoir, il faut être vraiment aveugles ou semblables aux médias occidentaux! Eté 1981, je me dirige vers le Palais des Télécommunications pour téléphoner en Italie. Je ne sais où se trouve le bâtiment et donc je m’approche à un passant pour le lui demander, et tandis que je m’approche - moi, maudite étrangère - il me regarde avec terreur. Depuis sont passés 27 ans. La première fois que nous passons devant le Nid, le Stade Olympique, nous procure une profonde émotion. Journée maussade et nous qui sommes loin pour nous être trompées d’arrêt de métro (la faute aux infos des volontaires). Au loin, la torche se dresse sur fond de traditionnel ciel gris des mois d’aout à Pékin; c’est la seule note de couleur de la journée commencée sur le mauvais pied mais c’est quand même une journée olympique. Quelle émotion notre première entrée dans le Nid. Finale des 10.000 m féminins, une compétition belle et intense. Splendide et intelligente fut la course de l’américaine Flanagan arrivée troisième à la surprise de tous. Imbattable la Éthiopienne Dibaba qui a précédé une Turque.
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ono sulla tribuna scoperta a Shunyi sotto un sole implacabile per assistere alle competizioni di canottaggio che non ho mai veduto dal vero. C’è un energumeno che è vestito ed ha il viso dipinto di rosso e giallo e con grande ardore arringa al tifo gli spettatori cinesi. Accanto a lui siede il triste: ha colorato in viso il logo olimpico, mai un sorriso, un guizzo, un’iniziativa. Al punto di massimo invasamento molto poco sportivo, la security si è avvicinata al più cattivo e lo ha ripreso con severità e fermezza. Non sono mai stata né mi interessa vedere una curva calcistica ma me la figuro popolata da invasati come quel tale. Pechino 1985. Arrivano gli Wham in concerto, tantissimi i Cinesi venuti a vederli, a gustare questo assoluto primo pezzo di Occidente. Tutti noi stranieri siamo lì a ballare scatenati. Loro, i Cinesi, se ne stanno seduti ed immobili fino al termine. Sono passati 25 anni. Ho i tubetti di acquarello con me, mi faccio guidare il dito sulle guance usando il rosso ed il verde (il bianco non l’ho). Passeggio orgogliosa delle mie guancette nazionali ma scopro solo a casa lavandomi il viso che quello che ho tracciato sul volto è simile agli inguardabili graffiti che insozzano le nostre metropoli... amiche mie siete residenti all’estero da troppo tempo, cosa m’avete disegnato?! Dentro al Nido, proprio sotto di me scatta la finale dei 100 ostacoli femminili. L’americana Lolo Jones perde l’appoggio sul penultimo ostacolo. Era prima, non prende nemmeno una medaglia. Cosa passa nella testa in questi momenti? Olympic Park, i bagni chimici incredibilmente sempre pulitissimi. L’autobotte per lo svuotamento passa molto frequentemente. Mi ricorda un tempo i tricicli con la piccola botte di gomma il cui laido tremolio lasciava intendere lo schifoso contenuto. Ciclisti in canotte dai rutilanti colori fucsia o blu elettrico le conducevano pedalando lungo gli hutong (vicoli) la mattina e la sera per svuotare i tanti bagni, lasciando dietro di sé un caldo insopportabile fetore. Ho sempre pensato che fosse un lavoro disgustoso ma certo estremamente necessario. 8
e suis assise dans la tribune ouverte de Shunyi, sous un soleil implacable, pour assister aux compétitions de canotage que je n’ai jamais vu. L’énergumène est habillé et il a le visage coloré en rouge et jaune, il fait un grand triomphe dès la mise à l’eau de les équipes chinoises. À côté de lui il y a le triste: en visage le logo olympique, jamais un sourire, un frétillement, une initiative. J’ai emmené mes tubes d’aquarelle, on me guide le doigt sur les joues utilisant le rouge et le vert (le blanc, je ne l’ai pas). Je me promène orgueilleuse de mes joues nationales mais me rend compte seulement arrivée à la maison, en me lavant le visage que ce que je me suis tracé sur le visage est semblable aux horribles graffitis que l’on voit dans nos villes. Chères amies qui habitez à l’étranger depuis trop de temps, que m’avez-vous dessiné?! Dans le Nid, à mes pieds part la finale des 100 m haie féminins. L’Américaine Lolo Jones perd l’équilibre au passage de l’avant- dernière haie. Elle était partie en tête, et maintenant, pas même une médaille. Que peut-il se passer dans sa tête en de pareils moments? Olympic Park: les toilettes chimiques sont incroyablement propres. Le camion citerne passe régulièrement pour la vidange. Cela me rappelle l’époque des tricycles munis d’un tonneau de caoutchouc où les remous laissaient deviner le contenu nauséabond. Les cyclistes aux maillots rutilants, fuchsia ou bleu électrique, conduisaient leur monture en pédalant le long des hutong (ruelles), chaque matin et chaque soir, pour vider les nombreuses toilettes situées le long des venelles, laissant derrière eux une insupportable puanteur chaude. J’ai toujours pensé que ce travail dégoûtant était pourtant bien nécessaire.
apital Museum: una piccola occidentale in un fantastico tempio della cultura strapieno di gente. File lunghissime alle quattro casse. Gli Occidentali si contano sulla punta di una mano. Il Museo è stato costruito nel 2005 su un progetto sino-francese e raccoglie fra l’altro collezioni provenienti dal Palazzo di Confucio in Guozijie. Nella vasta sala al piano terra si erge un enorme cilindro verdognolo che richiama la poderosa bellezza degli antichi bronzi cinesi. Questo luogo rappresenta la memoria per me più straordinaria dopo quella delle Olimpiadi. 8 agosto 2008. Cerimonia di Apertura. Ballerini danzando tracciano le linee di un paesaggio: io e Maria ce ne usciamo all’unisono con you shan you shui montagne ed acqua. La classicità nei paesaggi della pittura cinese, quasi più calligrafia che pittura. Segue l’evoluzione della scrittura - evoluzione della cultura: questa è la percezione che i Cinesi hanno di se stessi. All’improvviso appare evidente il carattere He, pace, in almeno due forme se ricordo. Chissà se i media hanno saputo rilevare questo aspetto. Il quadro che mi è piaciuto forse di più è quello che ricorda i viaggi oceanici di Zheng He. Teatro tradizionale, musica rituale, pittura e scrittura, la carta, i fuochi di artificio imponenti ma bisognerebbe volare da un posto all’altro della città. Quanto conosciamo di tanto splendore?
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apital Museum. Une petite occidentale se trouve dans un temple de la culture plein de gens. Files infinies aux quatre guichets. Les Occidentaux se comptent sur les doigts d’une main. Le bâtiment a été construit sur base d’un projet franco-chinois pour accueillir - entre autres - les collections provenant du Palais de Confucius à Guozijie. C’est un des lieux qui me marquera le plus, outre les Olympiades. 8 Août 2008. Cérémonie d’Ouverture. Des danseurs tracent les lignes d’un paysage: Maria et moi entonnons à l’unissons you shan you shui montagne et eau éléments classiques de la peinture chinoise, presque plus calligraphie que peinture. Evolution de l’écriture-évolution de la culture: la perception que les Chinois ont d’eux-mêmes. A l’improviste apparaît le caractère He, paix, sous deux de ses formes, si je me rappelle bien. Je ne sais si les médias ont pu remarquer cet aspect. Le tableau qui évoque les voyages océaniques de Zheng He est celui qui m’a plus davantage. Théâtre traditionnel, musique rituelle, peinture et écriture, le papier, les feux d’artifices imposants nous obligeraient à nous déplacer d’un point à l’autre de la ville. Que connaissons-nous de tant de splendeurs ?
chermi piatti sono installati in ogni vagone della metro ed anche sugli autobus: queste Olimpiadi non si possono perdere davvero. Gli autobus cinesi oggi sono moderni ed hanno l’aria condizionata ma le bigliettaie sono sempre inflessibili con la loro matitona avvolta nell’elastico per staccare il biglietto (1 yuan): ora in aggiunta urlano di vidimare gli abbonamenti, nulla sfugge loro. E vogliono pure sapere dove scendi (anche se non influisce certo sul prezzo). Il ricordo vola agli sgangherati autobus rossi e bianchi degli anni ’80 quando all’approssimarsi della fermata sempre lei, la nostra bigliettaia, si sporgeva e battendo forsennatamente la mano sulla fiancata urlava al megafono per avvisare e fendere così la grande folla di biciclette che transitava, come un fiume in piena, vicino al marciapiede. Il fiume di biciclette non c’è più, al suo posto ora c’è un fiume di auto. La security dell’albergo dove alloggia la Nazionale Italiana alla Beijing Sports University… sono tutti waidi (esterni) e mi fermano ogni volta che transito pur nella stessa giornata. Il capo indossa un cappello la cui circonferenza è molto superiore a quella della testa e dunque faccio una gran fatica a prenderlo sul serio ogni volta che me lo vedo davanti. I volontari sono tanti, ogni categoria contraddistinta da magliette dai colori diversi. Il genere standard indossa la variopinta in azzurro, giallo e bianco, cappellino, calzoni grigi, marsupio, tutto marcato Adidas. Quindi ci sono i tanti che passano il loro tempo seduti in metro a controllare il traffico: praticamente uno per vagone. Maglietta azzurra in cotone, fascia rossa al braccio. Infine non mancano le bisbetiche non domate ovvero gli anziani che abitano negli hutong e trascorrono il tempo seduti su bassi sgabelli, sventagliandosi e facendo chiacchiere. Nessun passante, nessuno straniero, nessun foresto, nessun fatto od antefatto sfugge tuttavia al loro sguardo attento. Sono contraddistinti da magliettina bianca con logo Yangjing beer, uno degli sponsor olimpici. Sicuramente in Occidente l’assunto che la Cina sia un regime dove tutti sono controllati ha il suo proprio nerbo in questa speciale categoria! 12
es écrans de télé sont installés dans chacun des wagons du métro et même dans les autobus. Il me semble impossible de rater l’événement. Les bus chinois d’aujourd’hui sont modernes et ont l’air conditionné mais les contrôleuses sont inflexibles; armées de leur grand crayon, elles vous donnent le billet pour 1 yuan et vous hurle de composter l’abonnement. Rien ne leur échappe. Elles veulent même savoir où on descend même si cela n’influe nullement sur le prix du billet. Ma mémoire vole vers les autobus déglingués rouge et blanc des années ’80 quand à l’approche de l’arrêt, la contrôleuse - toujours elle- se penchait et battait fortement de la main sur la carrosserie, hurlant dans un mégaphone pour se fendre un passage dans le fleuve de bicyclettes qui déferlait le long du trottoir. Le fleuve de bicyclette a cédé le pas à un océan d’autos. Le service de sécurité de l’hotel où loge l’équipe nationale italienne à la Beijing Sports University est composé seulement de waidi, des externes, qui m’arrêtent chaque fois que je passe, même plusieurs fois dans la même journée. Leur chef porte un chapeau dont la circonférence est bien plus grande que sa tête et j’ai donc quelques difficultés à rester sérieuse quand il se plante devant moi. Les volontaires sont nombreux; chacune des catégories est différenciée par la couleur de son T-shirt. La version standard est colorée de bleu ciel, jaune et blanc, d’un béret, de chaussettes grises, d’une pochette kangurou, aux couleurs de Adidas. Ils sont nombreux sont qui passent le temps assis dans le métro à contrôler le trafic: pratiquement un dans chaque wagon. T-Shirt en coton bleu ciel, bande rouge au bras. Et puis, on ne peut rater les mégères - à savoir les vieilles qui habitent dans les hutong, passent le temps assises sur des petits tabourets à s’éventer et bavarder. Aucun passant, aucun étranger, aucun fait ou méfait n’échappe à leur regard attentif. On les distingue grâce à leur T-Shirt blanc portant le logo de la bière Yangjing, un des sponsors de l’Olympiade. Certainement, en Europe le fait que l’on considère la Chine comme un régime où tous sont contrôlés trouve dans cette catégorie de personnes la preuve parfaite!
asseggiata serale attorno al canale a nord della Città Proibita, costeggiando il Parco di Beihai e la nuova ma sempre vecchia residenza mandarinale della dirigenza cinese. Una poliziotta sorridente mi dice che lì non si può fotografare spiegandomi che il panorama della dagoba bianca del Parco di Beihai è più interessante. Fantastico (il suo suggerimento, non la dagoba)! Gente seduta la sera lungo il canale, famigliole a godersi il fresco guardando i padiglioni della muraglia esterna della Città Proibita illuminati. Fotografi amatori con cavalletti e potenti zoom, fidanzati, coppie, anziani: tanta pace e serenità. Un’altra Pechino meno olimpica. Mi accorgo che una parte di vicoli a sud della strada che congiunge Xidan con Dongdan sono stati abbattuti: verranno grattacieli e luccichio anche lì? Speriamo considerino dimensioni più umane per questa vecchia Pechino che dovrebbe restare per loro e non solo per i turisti.
romenade du soir près du canal au nord de la Cité Interdite, longeant Beihai et la nouvelle ( mais toujours ancienne) résidence mandarine des dirigeants chinois. Une femme- policier me signale avec le sourire que je ne peux prendre de photos mais elle ajoute que le panorama est plus intéressant vers la dagoba blanche de Beihai. Fantastique ( la suggestion, non pas la dagoba)! Le soir, les gens s’asseyent le long du canal: des familles qui prennent l’air en regardant les pavillons de la muraille externe de la Cité Interdite illuminés. Photographes amateurs armés de trépieds et de zooms puissants, fiancés, couples, personnes âgées: un halo de paix et de sérénité. Une autre Pékin moins olympique. Je me rends compte qu’une partie des venelles situées au sud de la route qui relie Xidan avec Dongdan a été abattue. Y fera-t-on des gratte-ciel et autres artifices? Espérons qu’ils optent pour des dimensions plus humaines pour cette bonne vieille Pékin qui devrait leur appartenir et un peu moins aux touristes. 14
iaodan, ovvero l’Uovo (perché se c’è un Nido ci deve essere pure l’Uovo!) è il nuovo Teatro Nazionale dell’Opera: sotto la pioggia tutto è grigio ma bellissimo. Peccato non avere trovato i biglietti per assistere ad una rappresentazione. Niaodan veduto da Jingshan Park al pomeriggio è ancora più bello. Ai Cinesi però non piace, per la posizione, così vicina alla Great Hall of the People. Dalla cima delle Colline del Carbone splendono gialli i tetti della Città Proibita. Lungo l’asse nord è ben visibile il curioso grattacielo a forma di fiaccola (ma pare sia invece la testa di un dragone). Non so chi sia il progettista di questo bizzarro edificio, chiamato Pangu Plaza, che è un albergo a 7 stelle.
iaodan est baptisé l’Oeuf (parce que s’il y a un Nid, il doit bien y avoir un Oeuf ). C’est le nouveau Théâtre National de l’Opéra. Même sous la pluie et la grisaille, c’est vraiment beau. Quand on voit le Niaodan depuis le Jingshan Park, l’après-midi, c’est encore plus beau. Aux Chinois, par contre, il ne plaît pas. Le fait qu’il soit tellement proche du Great Hall of the People, peut-être. Depuis les Collines du Charbon, on voit le spectacle offert par les toits jaunes de la Cité Interdite. Le long de l’axe Nord se voit distinctement le curieux gratte-ciel en forme de torche (il paraît qu’il s’agit de la tête d’un dragon). Je ne sais pas qui est l’architecte de ce curieux édifice qui abrite un hôtel à 7 étoiles. 16
n aiuto cuoco cinese alla BSU. Gli hanno fatto capire di tagliare il prosciutto a fette sottili. Lui, se vengono spesse, semplicemente le butta!! Un signore! Gli Italiani?? Furibondi. Beh, il prosciutto pare essere un elemento di scontro culturale e ricordo fu protagonista di un altro piccolo fraintendimento. Metà anni ’90. In un allora noto ristorante italiano della capitale, sono a cena con Mr V. Lui nota con piacere sul menù il piatto “prosciutto & fichi” ed avuta conferma che lo si può ordinare attende che gli venga servito. Poco dopo infatti il cameriere cinese gli porta un bel piatto di prosciutto... e niente altro. Mr V. sorpreso, rivolto al cameriere domanda: «Scusi e i fichi?». Il cameriere imperturbabile risponde: «Sono già dentro, Signore!». Allora Mr V. uomo di grande spessore e di straordinario spirito, alzata una fetta con la forchetta, guardandola in trasparenza ribatte: «Io non li vedo però!!!». Il tè al crisantemo, il tieguanyin, il biluchun... ma io voglio il vecchio solito tè al gelsomino che si beveva a Pechino... ridatemelo! Le pere cinesi... tutto è cambiato in Cina, tranne il sapore di questa sempre inossidabile varietà di pere. La ricarica telefonica China Mobile che ho comprato all’edicola vicino allo zoo perché avevo terminato il credito: moh, debbo capire come fare per attivarla. Incredibile adesso a Pechino ci sono le edicole, chioschetti tondi, inequivocabile la loro funzione, strapiene di riviste anche internazionali, nella loro versione in cinese: Harper’s Bazaar, Cosmopolitan, quotidiani, riviste di viaggi, di cucina, biglietti della lotteria. Però sotto, nella metro, in certi angoli nascosti dietro qualche colonna c’è ancora la signora seduta su un micro sgabello col suo fascio di quotidiani nelle edizioni pomeridiane e serali. Passa il treno scarica una folla, qualcuno ha fretta e allunga una mano e se ne va con quei due fogli zeppi di caratteri che sono l’edizione serale da leggere magari nella tratta di metro successiva. Il concerto di Gianni Morandi a Casa Italia, attorno le gigantografie dei campioni di ieri appese alle pareti. 18
aide-coq chinois à la BSU. Ils ont essayé de lui faire comprendre qu’il faut couper le jambon en fines tranches. Et donc, s’il elles étaient trop grosses, il les jetait. Imaginez les Italiens furibonds ! Disons que le jambon est un élément de discordance culturelle et je me souviens qu’il fut le protagoniste d’un épisode de malentendu. Vers la moitié des années ’90, je dîne dans un restaurant italien renommé de la capitale avec Monsieur V., lequel remarque avec agréable surprise qu’au menu figure un plat de “jambon et figues”. Il s’en informe, le commande et attend son assiette. Peu après, le serveur lui porte une assiette de jambon-point-final. «Excusez-moi, mais, les figues?» Le serveur lui répond imperturbable qu’elles sont dans le jambon. Monsieur V. esprit fin, soulève une tranche de jambon, la regarde en transparence et répond: «Je ne vois rien!» A la boutique du thé, en face de l’ancienne pharmacie Tongrentang, une bonne dégustation compte bien une dizaine de petites tasses mais aussi d’un brin de causette avec la vendeuse: thé au jasmin et tieguanyin. En Chine, tout a changé, sauf le goût d’une impérissable variété de poires. Je ne comprends pas comment activer la recharge du téléphone China Mobile que j’ai achetée au kiosque de journaux près du zoo. Incroyable a Pékin il y a des marchands de journaux! Des petits kiosques ronds dont on devine facilement la fonction, pleins de revues - même internationales - en version chinoise: Harper’s Bazaar, Cosmopolitan, quotidiens, revues de voyage, de cuisine, billets de loterie. Mais on trouve aussi dans certains coins obscurs du métro la dame assise sur un petit tabouret devant une pile de quotidiens dans leur version de l’après-midi ou du soir. Passe la rame de métro, vomissant sa foule de passagers; quelqu’un, sans s’arrêter, allonge le bras et emporte ces deux feuillets plein de caractères qui sont l’édition du soir à lire durant le prochain trajet de métro. Concert du chanteur Gianni Morandi à la Maison de l’Italie, encadré par des posters géants des champions d’autrefois.
lympic Park, tra le complesse architravi del Nido si diffonde una suggestiva luce rossa mentre di fronte, le bolle del watercube (la piscina) cambiano continuamente tono variando dal blu al violetto. L’alta torre delle telecomunicazioni alterna in sequenza tutta la gamma dei colori. In secondo piano la fontana scorre in getti colorati senza fermarsi. In mezzo a tutti questi colori si rovescia la folla, la festa umana degli spettatori, delle bandiere, dei costumi. Alta ad ovest a presidio di questa estesa area multicolore, la testa del dragone del Pangu Plaza guarda con occhio benevolo a questa stirpe di drago. Cerimonia di Apertura. L’esibizione di taiqi: un cerchio umano circonda un quadrato. Cielo e Terra. L’unione di cielo e terra rappresenta il buon governo, l’armonia… di 1,3 miliardi di persone: per quanto sarà possibile?
lympic Park. Une mystérieuse lumière rouge se répand entre les architraves enlacées du Nid, tandis qu’en face, les bulles colorées du watercube (la piscine) changent sans cesse leurs nuances, allant du bleu au violet. La grande tour des télécommunications expose toute une gamme de couleurs qui s’alternent en séquences. A l’arrière-plan, l’eau de la fontaine coule sans arrêt en flots lumineux. Au milieu de toutes ces couleurs jaillit la foule en une fête de spectateurs, de drapeaux, de costumes. A l’ouest, dominant ce vaste espace multicolore, la tête du Dragon de Pangu Plaza observe son peuple de son regard bienveillant. Cérémonie d’Ouverture: la démonstration de taiqi réprésente un cercle humain autour d’un carré. Le ciel et la terre, dont l’union est le symbole de la bonne gestion et de l’harmonie... d’1,3 milliard de personnes. Estce possible? 20
n resoconto informa che circa l’80% degli atleti testati è risultato aver fatto uso di viagra, sostanza comunque non inclusa tra quelle illegali... ah!? Adesso ho capito perché il villaggio olimpico è completamente circondato da alte reti... occhio a passarci vicino. Le decalcomanie della bandiera cinese sulle guance della gente: rosso e giallo attorno ad un sorriso. Ancora un cuore: I love Beijing. Aiuole bellissime punteggiano tutta Pechino.
n compte-rendu informe qu’à propos du 80% des athlètes testés il a résulté avoir fait usage de viagra substance n’incluse pas entre l’illégaux de toute façon... ah!? Maintenant j’ai compris parce que le village olympique est entouré complètement de hauts réseaux..attention à nous passer près. Les décalcomanies du drapeau chinois sur les joues des gens: rouge et jaune autour d’un sourire. Il ancre un cœur I love Beijing. Parterres très beaux pointillent tout Pékin.
Devo vedere il famoso palazzo sghembo di CCTV (China Central Television) che i Pechinesi chiamano le mutande; debbono sempre appiccicare nomignoli a tutto. CCTV mi ha intervistata ad Haidian per chiedermi del lavoro dei volontari, pregandomi di esprimermi in inglese: i volontari sono assolutamente very helpful ...poi ho preso un taxi perché m’hanno dato una indicazione sbagliata... ma non importa! La mega palestra con le attrezzature Technogym alla Beijing Sports University: 200 macchine, mai visto una cosa tanto imponente. L’amico Q. me la mostra orgoglioso una sera prima di riaccompagnarmi a casa. Anche io sono contenta perché dopo il suo rientro dall’Italia è riuscito a crescere nella fiducia dei suoi superiori.
Il faut que je voie absolument ce palais de travers de la CCTV que j’ai déjà immortalisé en aquarelle sur base d’une photo. Les Chinois l’appelle les caleçons. Il faut toujours qu’ils donnent des surnoms à tout. CCTV m’a interviewé au Haidian pour me demander du travail des volontaires, en me priant de m’exprimer en anglais: les volontaires ils sont absolument very helpful ...puis j’ai pris un taxi parce qu’ils m’ont donné une indication incorrecte... il n’importe pas! L’ami Q. un soir avant de m’accompagner à la maison me montre avec orgueil le maxi gymnase avec l’équipement Technogym: 200 appareils, j’ai jamais rien vu d’aussi important. Je suis aussi contente pour lui parce que depuis qu’il est rentré de son séjour en Italie, il a gagné la confiance de ses supérieurs.
La corsa in taxi transita davanti ad East Lake Villas, la mia vecchia casa. Mi sovviene l’incidente “con caratteristiche cinesi” all’uscita di quel complesso dove abitavo; io guido una Beijing jeep, lo sventurato pedala un triciclo da trasporto. Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile l’uomo con la pistola è un uomo morto. Quando un uomo su un triciclo da trasporto incontra una donna su una Beijing jeep, l’uomo sul triciclo è un uomo steso. Innesto la prima e mi avvio verso il senso unico traversando piano la ciclabile, lui sbuca all’improvviso contromano da dietro la siepe… tocchhhh contatto, la ruota del triciclo si piega ed il carico sbilanciato fa il resto. In un attimo è tutto finito: sull’asfalto resta il contenuto di quattordici casse di uova fresche! Mi accorgo di non avere ancora visto tricicli forse perché viaggio spesso in metro.
En taxi, je passe devant ma vieille maison à l’East Lake. Je me souviens de l’accident “typiquement chinois” que j’ai eu à bord de ma Beijing Jeep contre un tricycle de transport, en sortant de mon immeuble. Quand un homme armé d’un revolver rencontre un homme armé d’un fusil, l’homme au pistolet est un homme mort. Quand un homme en tricycle rencontre une femme au volant d’une Jeep Beijing, l’homme en tricycle finit sur l’asphalte. J’engage la première, poursuit en direction obligatoire en traversant lentement la piste cyclable; lui débouche à l’improviste, masqué par une haie, en sens interdit. Tokkk... contact, la roue du tricycle se plie, le chargement perd l’équilibre: en un instant finissent sur l’asphalte 14 caisses d’œufs frais. A propos, je me rends compte que cette année, je n’ai pas encore vu de tricycle. C’est vrai aussi que je me déplace beaucoup en métro.
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l calzino corto velato nero su sandalini aperti bianchi che indossa la sig.ra Y. della BSU... lei proprio come vent’anni anni fa! Allora andava tanto il tacco alto nei sandali, anche per gli uomini, accompagnato da occhiale da sole sul quale era d’obbligo mantenere l’etichetta adesiva. Il tacco era rinforzato da una placca di metallo che ne evitava il precoce consumo ma provocava un atroce rumore! E negli uomini questa fantastica visione sbucava prepotente da un calzone a campana - rigorosamente avvolto all’insù - che lasciava intravedere i radi peli isolati del polpaccio. Ora attorno a me ho una folla che cura il proprio aspetto sia nel fisico che nel vestire, educata, anche raffinata. Quando salgo in metro quantunque piena, non provo il disagio che avverto sul treno per pendolari che mi vede giornalmente salire in Italia. Ho letto di recente il resoconto di Rodolfo Borghese (fratello del più noto Scipione Borghese) sulla spedizione del ‘900 contro i Boxers. Un giorno si recò al Palazzo d’Estate per compiervi esercitazioni di tiro. Così racconta: che veduta da quell’altezza! Lontano Pechino, le sue mura, le sue porte, ogni cosa avvolta in una nebbia lieve ed incerta; poi la campagna con i suoi villaggi, le sue case isolate, i suoi alberi qua e là… Ovunque arte e natura confondono la loro bellezza…1 era il 1901. 1984, stessa zona del Palazzo d’Estate. Il quartiere di Zhongguancun allora era raggiungibile percorrendo un lungo doppio viale alberato: era un viaggio fuori città. Ricordo la via Chengfu lu dove c’è il Beijing Yuyan Xueyuan, l’Istituto di Lingue: peccato non essere riuscita ad entrarvi per visitarlo dopo tanti anni. Vicino Wudaokou, ora dotata di fermata metro, un tempo periferico quartierino su terra battuta, col piccolo mercato di verdura fresca, una libreria che vendeva anche quaderni, un sarto all’aperto, un cinema. Autunno 1984. Decidiamo con B. una sortita notturna in bicicletta fino allo Yuan Mingyuan, il Vecchio Palazzo d’Estate. 1 - Rodolfo Borghese, In Cina contro i Boxer, Ardita 1936, Tivoli ip. Mantero, pag.185
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adame Y. de la BSU porte la chaussette courte voilée de noir sur des sandales blanches... vraiment comme il y a vingt ans! A l’époque étaient à la mode - même pour les hommes - les sandales à talon haut et les lunettes solaires où l’on gardait, bien entendu, l’étiquette adhésive. Le talon était renforcé par une plaquette métallique pour en éviter l’usure précoce mais cela provoquait un bruit atroce. Et chez les hommes, ce spectacle fantastique prolongeait des pantalons pattes d’éléphant - rigoureusement ourlés vers le haut - pour laisser entrevoir les rares poils qui ornaient le mollet. Aujourd’hui, par contre, je suis entourée d’une foule qui a soin de son aspect physique et vestimentaire, d’une foule éduquée voire raffinée. Quand je m’enfile dans une voiture du métro, même si elle est bondée, je ne vis pas le malaise qui m’assaille sur le train des navetteurs que je prends quotidiennement en Italie. Récemment, j’ai lu un compte-rendu de Rodolfo Borghese (frère de Scipione Borghese, plus connu) sur l’expédition contre les Boxers. Il fit sa première entrée au Palais d’Eté pour des exercices de tirs. Ainsi raconte-til: quelle vue depuis ces hauteurs! Lointaine est Pékin, ses murailles, ses portes, chaque chose qui est nimbée de brume légère et vague; puis la campagne et ses villages, ses maisons isolées, ses arbres de-ci de-là… Partout l’art et la nature confondent leur beauté...1 On était en 1901. 1984 Zhongguancun, dans le même quartier que le Palais d’Eté. A l’époque, on y arrivait en parcourant une longue route bordée d’arbres: c’était un voyage en dehors de la ville. Chengfu lu est la route où se trouve la Beijing Yuyan Xueyuan l’Institut de Langues: dommage que je n’ai pas réussi à la visiter, après tant d’années. Dans les alentours, Wudaokou, arrêt du métro. A l’époque c’était un quartier de terre battue avec un petit marché de fruits et verdures, une librairie qui vendait aussi des cahiers, un tailleur qui travaillait en plein air, un cinéma. Automne 1984. On décide, B. et moi, de faire une ballade nocturne en bicyclette jusqu’au Yuan Mingyuan, le Vieux Palais d’Eté.
n bicicletta, tutte rigorosamente senza fanale (non ne ho mai capito la ragione), era necessario pedalare per circa una mezz’ora attraverso l’allora campagna. Lo Yuan Mingyuan era un complesso di ruderi abbandonato, invaso da erbacce, senza controlli e per questo di grandissima suggestione. Metà anni ’90. Sempre vicino al vecchio Palazzo d’Estate, il generale M. scopre che alla Beijing Sports University hanno buoni cavalli che ci affittano per uscire in passeggiata nella campagna circostante, campagna punteggiata da serre in muratura col classico muretto rivolto a nord a protezione dai gelidi venti invernali. Ed ancora canali, semplici villaggi dalle case ad un piano a classica pianta quadrata, quasi una favola antica. Accadde una volta che il mio cavallo si fosse spaventato, scalpitava riottoso arretrando pericolosamente verso un canale. Sono saltata a terra senza riuscire a rimontarvi perché continuava ad agitarsi. Vergogna, vergogna, me ne sono tornata redini alla mano alle stalle camminando nella campagna deserta imbiancata da una rara neve pechinese. Ora tutto è assolutamente irriconoscibile, solo grattacieli. Adesso in quei luoghi ci sono i palazzi high tech dove si formano i laureati della nuova Cina. L’istruzione in Cina è un importante confuciano valore fondante. I tempi in cui Zhang Tiesheng veniva chiamato l’eroe del foglio bianco per essersi rifiutato di fare l’esame sono ormai definitivamente tramontati. Quanto potrà durare ancora il presunto “primato delle idee” nella nostra area del mondo quando si svilisce quotidianamente la propria cultura, il proprio passato, spegnendo la curiosità di conoscere, di costruire il futuro, umiliando il presente col trionfo del conformismo e del becero? La Cina in tutti questi anni ha studiato a fondo, ha imparato, ha sbagliato, ha pagato, ma tutta questa diversità che è entrata a forza ed incontenibile nei propri confini, anche non voluta, è stata assimilata, rielaborata, reinterpretata, sinizzata ed il processo continua. Noi siamo fermi ed inciampiamo rovinosamente nello scontro culturale con questo Mondo. E perché? Io l’incontro delle culture me lo figuro come un grande fiume che sbocca al mare: lì dove acque dal diverso gradiente, acque dai diversi componenti, habitat diversi si toccano, è proprio lì che arrivano branchi di pesciolini a beccare... cioè le idee nuove, il sincretismo, la reinterpretazione, la commistione, la sperimentazione, la rielaborazione. Non è stato forse anche questo la Storia d’Italia? Mille li sono tra di noi. Che fare? Lieve il vento porta un alito d’orchidea, di sorbi.2 2 - Wang ChangLing, Stando nello studiolo del Sud, godendo la luna, in Martin Benedikter, Le trecento poesie Tang - Mondadori - Milano, 1972
l nous fallait pédaler au moins une demie heure à travers la campagne, sans phare (je n’ai jamais compris pourquoi). Le Yuan Mingyuan était un ensemble de ruines à l’abandon, envahi de mauvaises herbes, sans contrôle, fascinant. Moitié des années ’90. Le Général M. découvre qu’à la Beijing Sports University, se trouve d’excellents chevaux qu’ils louent pour aller galoper dans les campagnes alentour où l’on trouve ça et là des serres en maçonnerie aux murs placés au Nord pour protéger des vents froids. Canaux, petits villages aux maisons carrées d’un seul étage, le vieux Palais d’Eté semblait une fable d’autrefois. Un jour, mon cheval prit peur et reculait vers un canal. J’ai sauté à terre et je n’arrivais plus à le monter tant il était agité. Honte, et honte encore, je l’ai reporté dans les écuries en le menant rênes à la main en traversant les campagnes couvertes d’une rare maigre couche de neige. Maintenant, on ne reconnaît rien. Il n’a que gratte-ciel. Actuellement, en ces lieux se trouvent des buildings hi-tech où l’on forme les cerveaux de la Chine nouvelle. En Chine, l’instruction est une des valeurs confuciennes essentielles. L’époque où Zhang Tiesheng était appelé le héros de la page blanche pour avoir refusé de présenter son examen est désormais révolue. Je ne sais combien de temps pourra durer encore la primauté des idées de notre monde occidental alors que l’on piétine notre culture et notre passé; que l’on étouffe tout désir de connaissance et de construction du futur, humiliant le présent par le triomphe du conformisme et de la vulgarité. Ces derniers temps, la Chine a étudié à fond, a appris, s’est trompée, a payé mais toute les idées diverses qui se sont insinuées et se sont imposées au-dedans de leurs frontières - même malgré eux - ont été assimilées, réélaborées, sinisées et le processus continue. Nous sommes à l’arrêt et buttons violemment dans le conflit culturel. Pourquoi? La rencontre des cultures je l’imagine comme un fleuve qui se jette dans la mer. Là où se mêlent des eaux de divers gradients, de diverses compositions, là où des habitats différents se rencontrent se trouvent des bancs de petits poissons à profiter de la manne... des idées nouvelles, le syncrétisme, la réinterprétation, le mélange, l’expérimentation, la nouvelle réflexion, la réélaboration. N’est-ce point là aussi l’histoire de l’Italie? Mille lì nous séparent Que faire. Un vent léger porte le souffle de l’orchidée et des alisiers.2
i affaccio all’ingresso di uno hutong, tanti drappi rossi, ancora ovunque bandiere cinesi. Casse, scatole, biciclette, polvere, scarpe vecchie, copertoni di bici, mattoni, vasi vuoti, bottiglie di plastica: mi ricorda la legnaia dei miei nonni, tutto è utile quanto inutile. Una signora dai capelli argentati passa spingendo una carrozzina di bambù caricata della spesa della verdura probabilmente appena fatta al vicino mercatino. La carrozzina era originariamente pensata per portare i bambini ancor piccoli ed ha assunto col tempo una funzione da trasporto. Certo passeggiando lungo le grandi arterie è ormai impossibile vedere questi quadretti. Eccolo un triciclo, porta i panetti di carbone che serviranno per riscaldare l’inverno: era una della grandi incombenze degli abitanti dei vicoli. Oggi la città dei grattacieli è completamente metanizzata. Gli anziani in canotta bianca seduti sugli sgabelli giocano a dama cinese, attorno il solito capannello di sfaccendati a guardare. Adesso come un tempo questa è la vita dei vicoli. Fa da sfondo a questa bisca rurale la biancheria appesa un poco ovunque, lingerie assolutamente no sexy. Mi chiedo come mai persone così minutine e magre mostrino di indossare mutande ciclopiche… yao shufule! (vogliamo essere comodi!). Nel parco, vecchietti fanno filare i grandi rocchetti per aquiloni che volano tutti altissimi nel cielo. Sono col naso all’insù a cercare di vedere quanto s’è alzato il puntolino. Loro seduti muovono con naturale abitudine il ventaglio, osservandomi. A me sembra che nella loro vita non si siano mai mossi da lì.
e me montre à l’entrée d’un hutong, beaucoup de draps rouges, encore partout drapeaux chinois. Caisses, boîtes, bicyclettes, poussière, chaussures vieilles, bâches de vélo, briques, vases vides, bouteilles en plastique: il me rappelle le bûcher de mes grands-parents, tout il est utile qu’inutile. Une dame à la chevelure d’argent passe en poussant un landau de bambou chargé des légumes qu’elle a probablement achetés au marché proche. C’est certain qu’en se promenant le long des grandes avenues, il est désormais impossible d’assister à de pareils cadres de vie. Tiens, voilà un tricycle plein de briquettes de charbon qui serviront cet hiver, seuls les habitants des ruelles ont encore ce genre de charge; la ville des gratte-ciel est équipée avec le gaz naturel. Les petits vieux en chemisette blanche jouent aux dames chinoises, assis sur un tabouret, sous les regards d’une troupe de badauds habitués. Actuellement comme alors, c’est la vie des ruelles. En toile de fond à ce tripot à ciel ouvert, le linge est pendu un peu partout bien entendu, la lingerie n’est pas très sexy. Je me demande pourquoi des personnes tellement menues et maigres portent des culottes tellement cyclopiques... yao shufule! (On veut se sentir à l’aise). Dans le parc, les petits vieux tiennent en main une bobine de fil qui les lie au cerf-volant qui voltige, haut dans le ciel. J’ai le nez en l’air à chercher ce petit point perdu dans l’infini du ciel. A m’observer, des petits vieux assis qui agitent avec nonchalance un éventail. J’ai l’impression que leur vie s’est toujours déroulée là.
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asseggiata lungo i vicoli vicino al Tempio dei Lama. È caldo, cammino ormai da molte ore. Una signora esce da un negozietto con un gelato: via, ne mangio uno anch’io, beh c’è pure il cornetto. Lungo il vicolo una trattoria che promette “cucina casalinga” espone appese cinque tradizionali gabbiette in legno nelle quali sono gli uccelli canterini. Abitudine e retaggio mancese, la mattina e la sera le si portano in giro coperte da un drappo di cotone blu facendole dondolare ritmicamente avanti ed indietro, quasi a cullare gli uccellini ed invitarli al canto quando le si scoprono dal telo. E se gli uccelli canterini sono un passatempo per gli anziani i grilli lo sono per i più giovani. I bambini si divertono a nutrirli con foglie d’insalata infilandole nelle gabbiette costruite utilizzando piccole zucche od altro materiale, compagnia e gioco antico sempre più difficile da conservare quando si vive nell’appartamento di un grattacielo. Un momento di riposo a casa... vediamo un po’ che trasmette la tele... sollevamento pesi femminili, nooo!!! Rientro a casa la sera... momento di relax. Vediamo un po’cosa trasmette la tele... ping pong. Nooo!!! Pausa la mattina prima di uscire. Vediamo un po’ cosa trasmette la tele... badminton. Nooo!!! E per forza che non li ho seguiti i risultati…
romenade dans les venelles près du Temple des Lamas. Il fait chaud, je marche depuis des heures. J’aperçois une dame qui sort d’un petit maga avec une crème glacée. Bien, alors moi aussi, je vais me faire une glace... Plus loin dans la ruelle, une auberge qui promet une cuisine à la bonne franquette tient en devanture cinq cages de bois traditionnelles où ils tiennent des oiseaux chanteurs. Traditions et habitudes manchoues veulent que soir et matin on circule avec les cages recouvertes d’un drap de coton bleu, en les balançant d’avant en arrière comme pour bercer les oiseaux et les inviter à chanter dès que l’on retire le voile. Et si les oiseaux chanteurs sont un passe-temps pour les vieux, les grillons le sont pour les jeunes. Les enfants s’amusent à les nourrir avec des feuilles de salade qu’ils enfilent dans la petite cage construites avec des potirons ou d’autres matériaux. Mais ce hobby antique et la compagnie d’un grillon sont de moins en moins adaptés à la vie en appartement, à la vie des gratte-ciel. Moment de repos à la maison. Voyons ce que transmet la télé. Poids et altères féminins, oh, noooon! De retour à la maison, le soir... un moment de relax. Voyons ce qui passe à la télévision: ping pong, oh, noooon! Pause matinale avant de sortir. Voyons ce que nous offre la télé: badminton oh, nooon!!! C’est évident que je ne les ai pas suivi les résultats...
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panda allo zoo di Pechino. Palle di pelo da abbracciare: però son sempre orsi! La bottiglia d’acqua gettata nel recinto di un mandrillo per vederlo bere, cosa che lui ha fatto avvicinandosi lemme lemme e svitando il tappo della bottiglia. Dappertutto le scritte non dar da mangiare o gettare oggetti nei recinti. Zoo di Pechino 1981. I Cinesi davanti alle gabbie si voltano esterrefatti a guardare noi che guardiamo gli animali (...si, si, è tutto in effetti un po’ complicato) è tutto un girarsi a guardarsi vicenda... che bestie strane. Il mondo li vuole ancora così naïve i Cinesi? In compagnia di M. arrivati in metro a Xizhimen camminiamo in cerca della fermata azzurra della special line K24 che porta diretta al palazzetto a Baishiqiao. Il Palazzetto è ancora quello di 30 anni fa, rimodernato ma non certo quel prodigio di architettura visto sino allora. Qualche cosa di più umano nella sua banalità socialista!
es pandas au zoo de Pékin sont de vraies boules de poils que l’on voudrait prendre dans les bras mais ce sont quand-même toujours des ours! Quelqu’un a jeté une bouteille d’eau dans l’enclos du mandrill pour le voir boire, ce qu’il fit -bien entendu- après avoir dévissé le bouchon. Partout se trouvent des panneaux indiquant de ne pas donner à manger ni ne jeter des objets dans les enclos. Zoo de Pékin, 1981. Devant les cages, les Chinois nous regardaient... regarder les animaux. Oui, en effet, c’est un brin compliqué le fait de se regarder l’un l’autre comme des bêtes rares. Le monde veut-il encore enfermer les Chinois dans cette icône de naïveté? Avec M., nous arrivons en métro à Xizhimen et puis cherchons à pied l’arrêt bleu de la ligne spéciale K 24 qui mène au palais des sports de Baishiqiao. Le palais des sports de Baishiqiao est le même qu’il y a 30 ans, un peu modernisé mais certainement pas ce prodige de l’architecture que nous avons vu jusqu’à présent. Disons que sa banalité socialiste le rend plus humain!
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l tempio Wutasi dietro il palazzetto del basket a Baishiqiao. Nel tempio tante stele di marmo in fila. Più di venti anni fa non esisteva nemmeno la biglietteria e vi crescevano cespugli di marijuana, il viottolo per arrivarvi era di terra, squassato da buche. Baishiqiao? Lo riconosco solo perché c’è ancora lo zoo e l’osservatorio astronomico! Adesso da Xizhimen la domenica c’è un trenino turistico di lusso che porta alla Grande Muraglia. Personalmente preferisco sempre camminare ed arrampicarmi lungo la Muraglia non restaurata in compagnia delle capre, magari percorrendo il tratto da Simatai a Jingshanling, come feci a metà anni ’90, in compagnia di amici. L’abbraccio forte con la signora Li la sarta, che commozione. Rivedo il cortile di casa sua dove finii in retromarcia dentro una buca, quando era ancora in costruzione, con la mia Beijing Jeep. Questo episodio se lo ricordava anche lei. La sarta nella Pechino anche solo durante gli anni ‘90 era un vero asset che si trasferiva ad ogni nuovo arrivo di stranieri. Infatti in un paese dove le maniche erano sempre troppo corte, il cavallo sempre troppo basso per permettere in inverno di indossare strati di calzamaglie ed i tailleur come quelli della Jiang Qing, la sarta rappresentava un bisogno primario per qualunque donna, anche la meno attenta. La signora Li, chiamata anche Li Tailor, aveva un suo atelier di sartoria con diverse lavoranti. Li Tailor non si spaventava davanti a nessun modello, nessuna richiesta, più il capo era difficile da confezionare più lei era contenta. Sottopunti, cuciture, taglio, bottoni, materiale, misure, nulla le sfuggiva… e così cominci portando una rivista ed un rotolo di stoffa: «... braccio 79 cm … alza le braccia … si, i miei figli sono in Giappone … quando torni in Italia … quanto lunga la vuoi la gonna ... restate a pranzo vi faccio i jiaozi (ravioli) … Li Tailor viene una delegazione, vorrei che mi facessi questo ... fermati a mangiare mentre faccio allargare la gonna ...» E così s’è trasformato da atelier di lavoro in atelier di rispetto, fino ad atelier di amicizia… giovani italiane ed una sarta cinese di mezza età… cose che accadono in Cina. 34
u temple Wutasi, derrière le palais du basket à Baishiqiao se trouvent tant de stèles en marbre alignées. Il y a plus de vingt ans, il n ‘y avait même pas la billetterie, à cet endroit poussaient des buissons de marijuana; la ruelle qui y menait était en terre battue pleine de bosses et de fosses. Je ne reconnais Baishiqiao que grâce à la présence du zoo et de l’observatoire astronomique. Quelle émotion de pouvoir serrer dans mes bras Li, la couturière. Je revois encore la cour de sa maison où j’étais finie, en marche arrière au volant de ma Beijing Jeep dans un profond fossé durant les travaux de construction de sa demeure. Elle aussi s’en souvient. Même durant les années ’90, être couturière à Pékin était un sérieux avantage et elle se déplaçait à chaque arrivée d’étrangers. En effet, dans un pays où les manches sont toujours trop courtes, où l’entrejambe des pantalons est trop basse - ce qui permet de pouvoir porter plusieurs collants en hiver - et où les tailleurs sont ceux qu’exhibe Jiang Qing, une couturière représente une nécessité absolue pour toute femme, même pas trop attentive au look. Madame Li, appelée aussi Li Tailor dirigeait un atelier de couture de plusieurs ouvrières. Li Tailor ne se démontait devant aucune requête, aucun modèle: plus le travail était ardu, plus elle était contente. Couture intérieure, doublures, taille, boutons, mesures et matériaux divers, rien ne lui échappait... ainsi, peu à peu, on commence à lui porter une revue et un rouleau de tissu: «... tiens-toi debout ...l e bras, 79 cm ... lève les bras ... mes deux fils habitent au Japon ... quand tu rentres en Italie... quelle longueur, la jupe? ... reste déjeuner que je prépares des jiaozi ... Li, il y a une délégation qui débarque. Tu pourrais me réaliser ceci? ... Reste manger pendant qu’on élargit la jupe!». Ainsi l’atelier de travail s’est transformé en atelier de respect, et enfin, en atelier d’amitié entre de jeunes italiennes et une couturière chinoise d’âge moyen. Ces choses - là peuvent arriver en Chine.
l maestro Ma al ristorante dello Sichuan dove mi ha invitata, ha ordinato la zuppa di rane e l’anatra laccata. Ha ordinato, come prevede il galateo, troppo ed è avanzato quasi tutto... dabao! Mi limito a spiluccare mentre il maestro Ma, perfetto anfitrione, mi serve continuamente i bocconcini migliori, ne mangio un po’ e lascio il resto sul piatto. Dabao è il pacchettino del cibo che avanza da portar via. Una volta era usanza solo al sud adesso è comune ovunque. La memoria fa un passo indietro. Isola di Hainan. Sono ospite a casa dei parenti locali di una ragazza conosciuta sulla nave diretta da Canton ad Hainan. Nel caldo feroce dell’estate meridionale ci alziamo alle sei per colazione. Sono l’ospite d’onore: mi servono una tazza ricolma di spaghetti saltati con in cima un bellissimo granchio. Le sei, io che non riesco a mangiare nemmeno un biscottino a quell’ora! Mi faccio forza, il nostro galateo mi impone “di gradire”. Finisco la tazza granchio compreso, non resta lì nulla: brava no? Ma poco dopo ho davanti un’altra ciotola. Accchh... sforzo sovrumano, finisco anche quella mentre il sudore scende copioso. I Cinesi sconcertati mi guardano e subito mi posano una terza tazza... Noooo! Mi scuso contrita spiegando in tutti i modi che non ce la faccio davvero. Allora un sorriso illumina i loro visi. Certo perché il galateo cinese è proprio l’opposto: se non resta nulla sul piatto significa che non abbiamo mangiato a sufficienza!
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oupe de grenouilles et canard laqué, au restaurant du Sichuan où le maître Ma m’a invitée. Fidèle aux bonnes manières, il a commandé trop de mets, tant que je n’ai même pas touchés. Dabao! Moi, je me contente de grignoter ici et là, tandis que le maître Ma, parfait amphitryon, ne cesse de m’offrir les bouchées meilleures. J’en mange un peu et laisse ce qui reste sur l’assiette. On appelle dabao le doggy bag, ce qui reste à emporter chez soi. Autrefois ce n’était qu’une coutume du sud, mais maintenant on le trouve partout. Ma mémoire recule quelques pas en arrière. Sur l’île de Hainan, je loge chez la famille d’une jeune fille que j’ai connue sur le bateau Canton-Hainan [de...à]. Dans la chaleur implacable de l’été méridional, on se lève à six heures du matin pour prendre son petit-déjeuner. En tant qu’invitée d’honneur, on me sert un bol entier de spaghettis sautés surmontés d’un crabe magnifique. A six heures! Moi qui n’arrive à rien manger à cette heure-là, même pas un biscuit! Pourtant, je prends courage et fais honneur: chez nous [en Italie], le savoir-vivre l’impose. Donc je dévore tout ce qu’il y a dans ce bol, crabe compris, sans rien laisser. C’est bien, non? Mais peu après, je me retrouve un autre bol sous les yeux. Accchhhhh... dans un effort surhumain je le vide, toute en sueur, les gouttes coulant à flots de mon front. Les Chinois me regardent, bouleversés, et m’apportent tout de suite un troisième bol. Oh noooon! Embarrassée, je leur explique de mille manières que je n’arrive pas à tout manger, vraiment... alors un sourire rayonne sur leurs visages. Eh bien oui, la bonne éducation en Chine c’est le contraire de ce qui se passe chez nous: si rien ne reste dans l’assiette, cela veut dire qu’on n’a pas assez mangé !
entro al Nido. Notte magica stanotte: si corre la finale dei 100 m maschili. Siedo in nona fila, lì davanti a me quasi a toccarla la pista rossa. Due gambe sparate a saetta bruciano come un proiettile i 100 m più veloci della storia, proprio lì di fronte a me. Si, io c’ero! Il delirio di 90.000, la pelle vibra sotto quel boato, in alto la torcia, imperturbabile a quello che ha visto, continua a bruciare.
ans le Nid. C’est la nuit magique de la finale des 100 m hommes. Je suis en neuvième file, tellement près que j’ai l’impression de pouvoir toucher la pistes rouge. Deux jambes jaillissent comme un éclair, explosent comme un projectile. Les 100 m plus rapides de l’histoire se déroulent sous mes yeux. Et j’y assistais! 90.000 personnes sont en délire, la peau vibre de l’explosion du public, tandis que la torche, imperturbable, continue de brûler. 38
Agli amici italiani e cinesi coi quali ho vissuto “queste” Pechino: Dove il verde dei monti chiude i sobborghi a nord e le albeggianti acque si snodano alle mura d’oriente, è il luogo per dirci addio e come solitarie piante palustri camminare i diecimila li. La nuvola passa ad immagine del tuo peregrinare, col sole del tramonto, viene il pensiero dell’amico caro. Diamoci qua la mano, ciascuno va per la sua via. C’insegue il nitrito del cavallo che il compagno richiama (Li Bai, Accompagnando un amico, in Martin Benedikter, Le trecento poesie Tang - Mondadori - Milano, 1972)
Finito di stampare per conto di con-fine edizioni da Grafica Metelliana - Cava de’ Tirreni (SA) nel mese di Ottobre 2009
Simonetta Rigato nasce nel 1960 a Venezia. Sinologa di formazione ha inseguito questa passione prima studiando a Pechino e Shanghai e successivamente lavorando là per una grande banca italiana. Solo da qualche anno è esplosa la passione per l’acquarello attratta dai segni di Hugo Pratt. Dopo avere visitato la Biennale del Carnet de voyage a Clermont Ferrand nel 2003 ha provato a coniugare l’interesse per la Cina e l’Asia con la creazione di taccuini di viaggio. Vive in Italia. Frammenti di memoria della Pechino Olimpica è la sua prima pubblicazione. L’autrice ringrazia Pier Paola Canè e Fabrizia Poluzzi
www.con-fine.com/carnetsdevoyage info@con-fine.com
Con il patrocinio ISTITUTO CONFUCIO DELL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA
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Simonetta Rigato nasce nel 1960 a Venezia.
L’Editore al lettore.
Sinologa di formazione ha inseguito questa passione prima studiando a Pechino e Shanghai e successivamente lavorando là per una grande banca italiana. Solo da qualche anno è esplosa la passione per l’acquarello attratta dai segni di Hugo Pratt. Dopo avere visitato la Biennale del Carnet de voyage a Clermont Ferrand nel 2003 ha provato a coniugare l’interesse per la Cina e l’Asia con la creazione di taccuini di viaggio. Vive in Italia. Frammenti di memoria della Pechino Olimpica è la sua prima pubblicazione.
Fra schizzi e ricordi, colori e memorie, Simonetta Rigato ci guida, attraverso un racconto appassionato fatto di immagini e parole, alla scoperta di una Cina lontana dai luoghi comuni e dagli stereotipi contemporanei. I Giochi Olimpici di Pechino del 2008 sono l’occasione per tornare in un Paese che nel corso degli ultimi trenta anni ha conosciuto imponenti e radicali trasformazioni. Nello spontaneo confronto tra la Pechino di ieri e quella di oggi, occasione parallela del guardarsi dentro e riscoprire i colori del proprio passato interiore attraverso la lente del presente, l’autrice tiene in lieve equilibrio ironia e nostalgia, lasciandosi ancora stupire da quei particolari che solo la mente ospitale del viaggiatore attento è capace di cogliere.
L’autrice ringrazia Pier Paola Canè e Fabrizia Poluzzi
Ogni pagina del carnet, quindi, custodisce il ricordo e stimola la riflessione, armonizzando usanze e tradizioni in bilico sul presente con la grandiosa modernità dei Giochi Olimpici: fluidità che cresce nell’animo infondendovi lo spirito per arrivare a guardare alla cultura cinese e alla diversità in generale con quella distensione e quella serenità che l’occidente sta dimenticando.
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Solo il lettore che spogliandosi dei pregiudizi saprà ritrovare lentamente lo sguardo e le emozioni dei vecchi cinesi e del viaggiatore curioso, scoprirà la magia di questo Carnet de Voyage.
Con il patrocinio ISTITUTO CONFUCIO DELL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA
ISBN 978-88-96427-00-2 € 18
In copertina: Beijing quartiere delle legazioni 1912 Courtesy: University of Texas Libraries in Austin