Essere Impresa novembre 2015

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05 • NOVEMBRE 2015 Anno 05 - Direttore Responsabile Roberto Faggiotto - Mensile di informazione tecnica, economica, sindacale - Forlì, viale Oriani, 1 - Aut. Tribunale di Forlì n. 548 del 24/11/78 Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Commerciale Business Forlì n. 66/2009”

Conoscere i social network “Ognuno di noi è un veicolo pubblicitario, abbiamo tutti la capacità di influenzare acquisti e scelte di vita. Alcuni di noi, sempre nel web, hanno raggiunto un livello di notorietà che ci consente di parlare a migliaia di persone contemporaneamente.” Riccardo Scandellari, giornalista e formatore, il prossimo 25 novembre, a partire dalle 20.15, nella sede di Confartigianato Forlì, spiegherà come utilizzare correttamente le nuove tecnologie per tutelare e incrementare la propria reputazione online, per conoscere il potenziale offerto dall’influenza sociale. A pagina 28

in evidenza L’EDITORIALE: Scandali aziendali: qual è il limite da non varcare in nome del profitto? La fiducia è il valore più importante per l’artigianato, come ben sa il piccolo imprenditore che ogni giorno opera per rispondere alle aspettative dei propri clienti. A pagina 2

IL NOTIZIARIO TECNICO: nell’inserto centrale gli approfondimenti sulla fatturazione elettronica. Il Fondo Energia apre a commercio e turismo. I chiarimenti in materia di consulenza del lavoro sugli ammortizzatori sociali. Da pagina 15 a pagina 20

ELEZIONI CONFARTIGIANATO EMILIA ROMAGNA: l’assemblea congressuale rielegge per acclamazione il presidente uscente Marco Granelli. Si apre un nuovo appassionante mandato ricco di sfide. A pagina 6

MOVIMENTI: Anap promuove una tavola rotonda sulla sicurezza. I Giovani Imprenditori organizzano un convegno sull’utilizzo dei social network. Donne Impresa avvia una riflessione sul linguaggio di genere. Da pagina 22 a pagina 29


associazione editoriale Aziende nella bufera

Il costo del profitto • di Roberto Faggiotto

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autore statunitense Ray Bradbury scrisse “vivere nel rischio significa saltare da uno strapiombo e costruirsi le ali mentre si precipita”. È un’immagine che ben si adatta a quello che ciascuno di noi ha vissuto negli ultimi anni, la crisi costringe ad agire senza avere la certezza della giustezza delle proprie azioni. Non ci sono soluzioni chiare, ricette testate, ma una continua sfida, che protratta per un lungo arco temporale, rischia di logorare. Il clima di sfiducia non è reso più lieve dagli scandali che colpiscono realtà industriali prestigiose. Il più recente è il caso Volkswagen, non solo una crisi reputazione, con ricadute economiche pesanti sull’andamento delle borse e dell’intero comparto dell’automobile, ma una questione più ampia che attiene alla credibilità. Ogni cittadino è anche consumatore, utente, cliente. Se chi produce, pur avendo una solida tradizione e un’indiscussa storia di successi, in nome del profitto, truffa chi gli accorda la propria fiducia, che cosa resta? La piccola impresa, e più in generale chi si prodiga per proteggere i valori dell’artigianalità, sa bene che c’è un valore, immateriale, fondamentale insito nel proprio prodotto: la capacità di rispondere all’aspettativa dell’acquirente. Esiste un tacito patto tra l’artigiano e il suo cliente, il rispetto della fiducia è il valore più importante, un legame che, anche per motivi di distanza anche fisica, probabilmente non può essere applicato alle multinazionali. Pur auspicando che scandali di questo tipo siano sempre più rari e che, se non per lo stimolo della coscienza, almeno per i controlli sempre più stringenti, i produttori mettano al primo posto la tutela del consumatore, è necessario ribadire il valore della micro impresa. Le ridotte dimensioni sono state considerate dai detrattori un limite, una criticità che ne avrebbe determinato la scomparsa. I soloni sono stati smentiti: le piccole aziende italiane costituiscono il 95% del mercato produttivo, ma dato ancora più importante, rappresentano il baluardo di un mondo nel quale i valori hanno ancora un significato. Il cliente non è un numero, non è un’entità astratta, perché il successo dell’impresa dipende dalla sua soddisfazione. Ciò non significa che un errore non sia sempre possibile, ma che la fiducia non sia sacrificabile in nome del profitto. Viale Oriani, 1

Direttore Responsabile Roberto Faggiotto

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Redazione Roberta Zoli

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Anno V • n. 05 NOVEMBRE 2015

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D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Commerciale Business Forlì n. 66/2009

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il commento associazione Settant’anni di Confartigianato Forlì

L’impresa sempre al centro

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i troviamo alla vigilia di un appuntamento importante, Confartigianato di Forlì sta per tagliare il traguardo dei settant’anni di attività nel nostro territorio. Una tappa, non certo un punto d’arrivo, che cade in una fase storica caratterizzata da una lunga crisi, uno scenario che non si presta a celebrazioni e festeggiamenti, ma a un’approfondita riflessione. Dieci anni fa il contesto sociale, politico ed economico nel quale ci apprestavamo a brindare per i sessant’anni di associazionismo era pervaso da fiducia, i mercati non erano sempre favorevoli, ma nulla lasciava presagire tempi così complessi e fluidi. In pochi anni ogni cosa è mutata e a tutt’oggi non è possibile ipotizzare, neppure per gli analisti, quale sarà il punto di arrivo. Resistere al cambiamento significa lasciare che la paura abbia la meglio. Quando si è costretti ad affrontare una situazione inedita, l’immobilità è sicuramente il rischio più grande, perché il mercato richiede dinamismo. Si può decidere di contrastare il mutamento, convinti che non porti a nulla di positivo, oppure aprirsi alle novità, cercando di essere flessibili e cogliendone le opportunità. Partendo da questi concetti, ripetuti da tutti gli esperti di organizzazione aziendale e sicuramente condivisibili, Confartigianato di Forlì si è adoperata per adattare, in primo luogo, il proprio modello organizzativo, così da rispondere con maggiore efficienza alle nuove regole che il mercato ha imposto. A differenza di quanto accadeva in passato, è dunque l’incertezza il tema ricorrente. Diviene complesso mettere in campo progetti di ampio respiro quando, nell’arco di pochi mesi, tutto può essere stravolto e scommettere sul futuro può sembrare un azzardo. Ma l’assunto dal quale abbiamo deciso di prendere avvio, per immaginare i prossimi anni, è la solidità della piccola impresa e di ciò che essa incarna. Un insieme di valori che includono la passione, la dedizione, l’impegno, il coraggio, la voglia di innovare, di crescere, di costruire qualcosa di bello e funzionale per la collettività. Non è tempo di eventi sfarzosi, per festeggiare settant’anni di storia, ma di evidenziare che l’imprenditore è e sarà al centro della nostra azione. Non a caso, le iniziative che proporremo nei prossimi mesi sono improntate alla concretezza, al dare risposte e a cercare soluzioni. Insieme. Consapevoli che la vera forza nasca dalla collaborazione e dallo scambio di idee, per fronteggiare situazioni inedite e complesse, che difficilmente possono essere affrontate dal singolo. Scrisse Oscar Wilde “le cose vere della vita non si studiano né si imparano, ma s’incontrano”. E noi ci siamo, con la voglia di continuare a incontrarci ogni giorno per molti anni ancora. essere impresa • • • novembre 2015 • 3


associazione Forlì: le opportunità per il centro storico

La progettualità preceda le azioni

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ecentemente è tornata a tener banco sulle pagine dei quotidiani locali la questione centro storico forlivese. Quando si affronta il tema della riqualificazione del cuore cittadino, è doveroso fare una premessa; si tratta di un tema che non concerne solo la città di Forlì, ma la maggior parte dei centri storici italiani, che, per caratteristiche urbanistiche simili, finiscono con l’essere afflitti dalle stesse difficoltà. Sono, infatti, zone di particolare pregio, che richiedono interventi sia dal punto di vista della tutela dei beni architettonici e culturali di cui sono ricche, sia della riqualificazione urbana. Ciò che diviene fondamentale per giungere a una soluzione efficiente è il superamento degli steccati ideologici e delle logiche settoriali che impediscono di giungere a una proposta condivisa. Confartigianato Forlì ha sempre preso parte ai tavoli di confronto attivati dalle diverse amministrazioni comunali, che si sono succedute in questi ultimi anni, per portare il contributo di una categoria, quella degli artigiani, che, sebbene sia forse numericamente meno presente rispetto ad altre, è elemento di rilievo per la vita e il rilancio dell’area. Oggi, finalmente si è giunti alla fine delle analisi, a breve l’amministrazione presenterà il proprio piano d’azione. Pur assicurando piena collaborazione per dare nuovo slancio alla città, Confartigianato ribadisce la necessità di superare la logica degli interventi emergenziali, a favore di una prospettiva di lungo periodo, che segua un’accurata pianificazione. Come spiegato

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dal segretario Roberto Faggiotto “l’Associazione ha più volte messo in luce la rilevanza di un progetto all’interno del quale fossero previsti interventi coerenti, attribuendo particolare rilievo ai problemi del traffico, della mobilità e della sosta, ma non solo. Siamo pienamente consapevoli che sia necessario ripensare alla circolazione degli autobus fino al cuore cittadino, sicuramente indispensabile per favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici. Il terminal dei bus in zona stazione non ha convinto pienamente gli utenti, nella logica di una mobilità a misura di cittadino è opportuno valorizzare l’accesso a Piazza Saffi. Ma non è l’unico punto da rivalutare. È al contempo imprescindibile continuare a lavorare sulla costruzione delle piste ciclabili, nella convinzione che il centro cittadino debba essere fruibile da qualsiasi tipologia di utente.” Senza dimenticare una tematica molto sentita da chi anima il dibattito “il problema dei parcheggi e del caro sosta, più volte sollevato,

in realtà diverrebbe marginale se si incentivasse l’utilizzo di mezzi alternativi, maggiormente attenti all’ambiente. Chi visita Forlì può contare su numerosi parcheggi, anche a lunga sosta, a ridosso del centro; ciò che difetta è l’accompagnamento al centro, segnaletica stradale e illuminazione ad hoc che segnalino le reali distanze per raggiungere i punti d’interesse.” Il distretto commerciale urbano viene considerato la forma più evoluta di valorizzazione di piazze e strade, storicamente caratterizzate dalla presenza di negozi, esercizi dell’artigianato, servizi e agenzie, bar, ristoranti e attività per il tempo libero. Ma è impossibile attrarre attività produttive se non si favorisce la presenza di nuclei familiari in centro. Sono i cittadini che vi abitano i primi fruitori delle attività produttive, dell’artigianato di servizio o degli esercizi commerciali, sono i residenti che presidiano l’area e che ne costiContinua a pagina 5 • • •


associazione La cultura come investimento

Una sinergia per la Romagna

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a città di Forlì trova spazio nella ribalta nazionale con le mostre organizzate al San Domenico, la più recente, la mostra delle opere del fotografo Steve McCurry “Icons and women”, sta riscuotendo ampi consensi e nel primo mese di apertura ha visto l’arrivo di oltre un migliaio di visitatori in ogni fine settimana. Che la cultura sia un mezzo di promozione del territorio è un dato facilmente verificabile, ogni esposizione attira pubblico anche da fuori regione. Di recente sulle pagine del Sole 24 Ore è stata avviata una riflessione sugli investimenti in ambito culturale, portando le tesi di chi ha una visione “petrolifera” del patrimonio culturale e di chi invece nega alcun potenziale di sviluppo. Al di là degli interessanti spunti offerti dal prestigioso quotidiano economico sugli stati generali della cultura, quello che è importante evidenziare è che l’arte deve essere messa a sistema. Viviamo un territorio ricco di potenzialità per lo sviluppo turistico, ricco di bellezze paesaggistiche che in pochi chilometri consentono di passare dal mare all’Appennino, • • • Segue da pagina 4

La progettualità preceda le azioni tuiscono l’anima. Come previsto dalla Regione Emilia Romagna l’obiettivo per la riqualificazione è creare una rete tra tutti i soggetti che vivono il centro storico: cittadini, commercianti, istituzioni, e insieme valorizzare il concetto di “Centro commerciale naturale” come reale ed efficace alternativa ai centri commerciali periferici, anche come contributo alla soluzione del caro affitti e della crisi economica. Un’ultima annotazione attiene alla percezione dell’insicurezza che molti lamentano in Piazza Saffi e nelle aree limitrofe. Sensazione di disagio che è frutto della mancata vitalità dell’area. La presenza di Eataly e il recupero di Palazzo Tramonti sono un punto d’attrazione fondamentale, per questo è auspicabile che siano anche altri i marchi interessati ad affermarsi a Forlì. Una serie di interventi che prevede la sinergia e la fattiva collaborazione di tutti i soggetti coinvolti, non solo dell’amministrazione comunale, per poter ridare respiro al centro storico.

dagli stabilimenti balneari alle stazioni sciistiche, passando per il termalismo a importanti poli culturali. Ravenna capitale dell’arte bizantina, le mostre di Forlì, la vivacità di Cesena e Rimini, opportunità che richiedono investimenti comuni e un abbattimento dei campanilismi che ancora frenano una visione di area vasta. Una rilevazione di Confartigianato sull’afflusso turistico mette in luce che l’indice di fiducia dei consumatori sia aumentato da 106 a 109,5; registrando un miglioramento nel giudizio sulla situazione economica della famiglia. Come conseguenza positiva l’effetto sulle presenze turistiche complessive (pari a 378.282.288), in crescita dello 0,6% rispetto ai quattro trimestri precedenti. A trainare la dinamica sono le 187.715.798 presenze dei non residenti, pari al 49,6% del totale, cresciute dell’1,8% rispetto all’anno precedente, mentre le presenze dei residenti sono diminuite dello 0,5%. Ci troviamo di fronte a una ripresa, la voglia di viaggiare è forte e l’attrazione esercitata da eventi si abbina al desiderio di visitare bei luoghi. Un’occasione da non perdere. Soprattutto perché per quanto attiene le statistiche sul turismo a livello regionale, lo studio rileva che la maggiore concentrazione si ha in Veneto (16,3%), seguito dal Trentino-Alto Adige (11,8%), dalla Toscana (11,3%) e dall’Emilia Romagna (9,7%); in queste prime quattro regioni si addensa quasi la metà del totale delle presenze registrate (49,1%). Poter incrementare le presenze turistiche, valorizzando le risorse già presenti in Romagna significherebbe sostenere tutto l’indotto, un elemento cruciale per la ripresa. essere impresa • • • novembre 2015 • 5


associazione Nel corso della partecipata Assemblea Congressuale regionale

Confartigianato Emilia Romagna Marco Granelli confermato Presidente

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o scorso venerdì 30 ottobre, a Bologna, l’Assemblea Congressuale di Confartigianato Emilia Romagna ha confermato la fiducia al Presidente uscente Marco Granelli (nella foto), nuovamente eletto per acclamazione alla guida della Federazione per i prossimi quattro anni. “È un onore continuare a rappresentare le esigenze di artigiani e piccole e medie imprese anche nel prossimo quadriennio - ha commentato con gioia Marco Granelli - è la dimostrazione che quanto fatto nel mio primo mandato è andato nella giusta direzione ed è uno stimolo a fare ancora meglio. Proprio nel corso dell’assemblea abbiamo avuto modo di fare il punto della situazione e molto resta da fare per sostenere un comparto, quello artigiano e delle Pmi, che ha risentito pesantemente delle

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difficili congiunture economiche degli ultimi anni. I sette anni di recessione hanno reso ancora più difficile la permanenza sul mercato a causa del calo degli ordini e del fatturato legati alla contrazione della domanda interna e alla quota ancora debole di propensione all’export. Il quadro generale si è poi aggravato, specie nel manifatturiero, per le numerose imprese di sub-fornitura colpite dalla

crisi di medie e grandi aziende, per le difficoltà di accesso al credito, per i costi dell’energia, la pressione fiscale, i tempi di pagamento e la burocrazia”. Il presidente ha poi aggiunto “in questo quadro l’accesso al credito per l’artigianato e le piccole imprese ha accentuato criticità storiche anche per l’applicazione di nuove normative sulla vigilanza bancaria (Basilea3) e per il deterioramento della qualità dei finanziamenti, con livelli record di insolvenze. Per risolvere queste criticità occorre rilanciare un’efficace politica pubblica della Garanzia per facilitare l’accesso al credito delle Pmi, costruendo una forte integrazione tra Fondi pubblici (in primis il Fondo Centrale di Garanzia) e il sistema dei Confidi, valorizzandone i fattori distintivi della mutualità e sussidiarietà”.


associazione Concluso il progetto Temporary Shop

Economia in ripresa

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l Temporary Shop di Confartigianato Forlì, dopo quasi due anni di attività, è giunto a conclusione, un’esperienza che, per definizione e per sua stessa natura, doveva necessariamente avere una durata limitata nel tempo. Nato per offrire un’opportunità di maggiore visibilità alle imprese associate, ha contribuito a vivacizzare l’economia locale, con cento aziende coinvolte in dodici esposizioni. Fabiola Foschi, responsabile del progetto per Confartigianato Forlì (nella foto) esprime la soddisfazione per il buon esito dell’iniziativa “il Temporary Shop è stato la location ideale per le nostre aziende. Realizzato nei locali di Stazione Vittoria, adiacente alla sede dell’associazione e a ridosso del centro, ha consentito alle imprese del comprensorio di farsi apprezzare anche sulla piazza forlivese, mentre per le aziende già operanti nel comune è stata la chance di operare in un’area di grande passaggio.” Ma l’obiettivo del progetto non era unicamente di tipo commerciale, per incentivare le vendite o pubblicizzare le attività, ma di favorire le relazioni fra gli imprenditori aderenti. Continua Foschi “il risultato più importante è aver consentito la nascita di reti tra aziende che pur operando in settori diversi hanno sperimentato nuove forme di collaborazione. È il caso, per esempio, del brand

moda Tyche, che produce Tshirt con stampe artistiche e Paper-O, la linea di cartoleria creativa che hanno dato vita a una linea di cartotecnica realizzata coi disegni che rendono uniche e ben riconoscibili le magliette di Tyche. Otto soggetti che, dalla stoffa sono passati a caratterizzare quaderni, agende, diari e scatole di cartone di ogni foggia e dimensione. Una linea che sta incontrando grandi risultati e che ha trovato spazio anche tra gli eventi promossi da Confartigianato nazionale all’Expo di Milano. Ma sono numerose le esperienze simili, che evidenziano come da una buona idea possano nascere opportunità per incrementare il proprio business.” Tra gli eventi positivi messi in moto dal Temporary Shop c’è anche la nascita di un’impresa, Laboratorio Design di Bertinoro, che in pochi mesi è riuscita a ritagliarsi un’importante nicchia di mercato nell’ambito del design d’interni. Senza dimen-

ticare i prodotti presentati in anteprima proprio nei locali di Stazione Vittoria, come le più recenti birre prodotte dal Birrificio Mazapegul di Civitella o alcune tipicità della Cooperativa Abbraccio Verde di Modigliana. E la validità del progetto è stata riconosciuta anche dalla Regione Emilia Romagna, che lo ha cofinanziato proprio perché rispondente all’esigenza di valorizzare la produzione locale. Nell’area espositiva hanno, infatti, trovato spazio tutti i settori dell’imprenditoria, dall’alimentazione alla moda, dall’artigianato artistico alla falegnameria, senza dimenticare la gioielleria, i complementi d’arredo e la cartotecnica. Un punto vendita pensato affinché il visitatore si sentisse guidato attraverso un percorso armonico tra le offerte di una decina di imprenditori, selezionati in base al periodo dell’anno e per valorizzare ogni prodotto.

Una vetrina sulla città L’idea di un Temporary Shop che valorizzasse le eccellenze locali è stata innovativa per il nostro territorio, tanto che quello di Confartigianato Forlì è stato il primo locale pensato per l’esposizione dell’artigianato e dei prodotti realizzati a mano. Tra gli obiettivi raggiunti con l’iniziativa, anche la diffusione e la valorizzazione di concetti di “Qualità”, “Creatività”, e “Innovazione” nelle produzioni locali.

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economia & lavoro L’azienda Bel Posto presente a Expo di Milano

Premiata Adriana Maretti tortello alla lastra eccellenza italiana

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l meglio della produzione alimentare è stata premiata da Confartigianato per celebrare, in occasione di Expo 2015, l’eccellenza dell’artigianato made in Italy, col Concorso “Confartigianato Food Awards - Nutrire il futuro. Energie dalla tradizione, sezione Enogastronomia”. Tra i ventisette prodotti premiati anche il tortello sulla lastra, dell’azienda di Corniolo “Bel posto” di Adriana Maretti un omaggio a una delle prelibatezze locali, prodotte con ingredienti semplici, ma di qualità. Gli imprenditori sono stati premiati dal presidente di Confartigianato Giorgio Merletti nell’ambito di una cerimonia organizzata a Italian Makers Village, il fuori Expo di Confartigianato in via Tortona 32 a Milano. I premiati hanno potuto esporre la propria produzione all’interno di una mostra allestita al Padiglione Italia, nel cuore di Expo 2015. I vincitori sono stati scelti dal8 • novembre 2015 • • • essere impresa

la Giuria (coordinata dall’Associazione Connexpo che ha anche contribuito alla realizzazione dell’allestimento della mostra) con particolare attenzione alla qualità, alla tradizione, al confezionamento, alla presentazione, all’etica produttiva, per ribadire il valore artigiano nei suoi requisiti di eccellenza, personalizzazione, identità e tracciabilità. Tra le motivazioni del premio si fa riferimento all’eccellenza intesa come qualità riconosciuta e certificata delle materie prime e delle lavorazioni; alla personalizzazione come espressione dello stile unico dell’artigiano; all’identità quale insieme delle caratteristiche che rendono il prodotto riconoscibile e lo differenziano; alla tracciabilità in quanto possibilità di riconoscere la filiera produttiva, anche come fondamentale indicatore di sostenibilità ambientale e di eco-compatibilità. Come spiegato dal vicesegretario Marco

Valenti, che ha accompagnato l’imprenditrice alla premiazione, “si tratta di un riconoscimento volto a valorizzare la capacità dell’artigianato italiano di rinnovare le sue tradizioni, di lavorare con tecnologie e materiali in linea coi tempi, di offrire un’alternativa di qualità e di varietà alle proposte standardizzate e seriali della grande industria, coniugando al contempo manualità e innovazione, creatività ed esperienza.” Senza sottovalutare il ruolo chiave svolto dalla microimpresa a sostegno dell’economia italiana: genera occupazione, reddito e ricchezza per il nostro Paese. Secondo i dati dell’Ufficio studi di Confartigianato le imprese artigiane del settore alimentare sono 90.980 e danno lavoro a 158.368 addetti (pari al 36,1% del totale degli addetti del settore). Nell’ultimo anno l’export dei prodotti alimentari italiani si è attestato a 27,9 miliardi.


economia & lavoro L’evento del 2015

Occasione di valorizzazione dell’artigianato

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xpo Milano 2015, centrata sul tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, ha declinato i temi della produzione alimentare di cui l’artigianato rappresenta un asset fondamentale caratterizzato da qualità, creatività, tradizione e legame con i prodotti del territorio. Non a caso Confartigianato era presente all’interno del Padiglione Italia, unica associazione in Italia, per ribadire l’importanza dell’artigianato alimentare. Un settore che conta quasi 91mila imprese, in crescita e in controtendenza rispetto al calo dell’1,8% registrato dal totale dell’artigianato. In un mercato sempre più globalizzato, caratterizzato dal peso crescente delle imprese multinazionali - in Italia operano 3.176 imprese a controllo estero mentre sono 7.399 le imprese a controllo italiano che operano nel mondo - il contributo delle piccole imprese diventa decisivo per offrire prodotti di elevata qualità, tipici e

orientati alla salute dei consumatori, realizzati con materie prime genuine lavorate con metodi che coniugano tradizione e innovazione. Nell’ambito della produzione alimentare artigiana il comparto più consistente è quello che include le pasticcerie, i panifici e le gelaterie che conta 43.590 imprese, pari al 48% del settore, seguito dal comparto della pasta con 4.259 imprese, pari al 4,7%, dalla lavorazione e conservazione di carne e produzione di prodotti a base di carne con 2.264 imprese, pari al 2,5%, e dall’industria lattiero-casearia con 1.918 imprese, pari al 2,1%. Nel settore dell’alimentare e bevande quattro

addetti su dieci lavorano in una impresa artigiana: nel dettaglio si tratta di 158.368 addetti, pari al 36,9% del totale. Anche grazie all’apporto dell’artigianato, nell’arco degli ultimi sei anni di cui quattro di recessione - il settore conta 83.200 occupati in più. Le numerose iniziative promosse dalla Confederazione Nazionale hanno visto protagoniste anche le aziende forlivesi, che hanno avuto l’opportunità di usufruire della ribalta offerta dalla manifestazione. Accanto all’azienda Bel Posto di Maretti, è stata premiato come idea innovativa il Tuberpack, il contenitore per tartufo brevettato dall’imprenditore Lino Gardini. Senza dimenticare i prodotti dolciari dell’azienda Flamigni, che sono stati presentati nell’area dedicata alle eccellenze del nostro Paese, assieme alle altre tipicità italiane, un riconoscimento dell’unicità della produzione dell’impresa, fiore all’occhiello del nostro territorio.

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economia & lavoro Confartigianato passa al setaccio tutti gli indicatori

Un contesto difficile per l’imprenditoria italiana

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ssere imprenditori in Italia tra una elevata pressione fiscale e una scarsa efficacia della spesa pubblica, è una sfida. Il contesto per le attività imprenditoriali è obiettivamente difficile. L’Italia è al settimo posto nell’Unione Europea per livello della spesa pubblica primaria (46,3% del Pil) ma retrocede al 23° posto per condizioni favorevoli per fare impresa, sulle quali hanno grande rilevanza la qualità dei servizi pubblici. Le condizioni di contesto sono particolarmente penalizzanti per le imprese di più piccola dimensione, il fulcro del sistema imprenditoriale nel nostro Paese: l’Italia ha una quota di occupati nelle imprese con meno di 20 addetti pari al 60,4%, superiore di otre oltre venti punti percentuali al 39,1% della Francia e doppia rispetto al 31,4% della Germania e al 28,9% del Regno Unito. Per mantenere gli equilibri del bilancio pubblico, una elevata e, primo posto nell’Unione Europea a 28 per crescita della pressione fiscale tra il 2005 e il 2015 (+4,2 punti di Pil) ed è al settimo posto per livello della pressione fiscale (43,4% del Pil nel 2015). Una comparazione internazionale sottolinea come una migliore organizzazione delle risorse umane nei processi pubblici sia, oltre che auspicabile, anche possibile. L’esame congiunto della posizione nel ranking europeo per ‘fare impresa’ assieme al peso sul Pil della spesa per i dipendenti pubblici evidenzia che nel 2015 la Germania re-

gistra una spesa per il personale pubblico pari al 7,7% del Pil collocandosi al 6° posto per contesto favorevole a fare impresa, il Regno Unito con il 9,1% del Pil di spesa sale al 2° posto nel ranking di fare impresa mentre l’Italia, con una spesa per dipendenti pubblici pari al 10,1% del Pil si colloca a cinque posizioni dalla coda della classifica. La Spagna e la Francia presentano una spesa per dipendenti superiore a quella dell’Italia, ma nel contempo si collocano in una migliore posizione per condizioni di contesto. Dal 2008 sono state approvate 752 norme fiscali, di cui 98 semplificano (13% del totale), 186 sono sostanzialmente neutre dal punto di vista dell’impatto burocratico (24,7%) e 468 presentano un impatto burocratico sulle imprese (62,2%): poco meno di due norme fiscali su tre promulgate aumentano i costi burocratici per le imprese. Le politiche della semplificazione in questi ultimi sei anni hanno mostrato il “passo del gambero”: per una norma fiscale che semplifica quasi cinque (4,7) complicano la vita delle imprese. Il saldo dell’impatto burocratico, ottenuto dalla differenza tra norme che complicano il rapporto con l’Amministrazione fiscale e norme che semplificano è pari a 370: sulla base di tale valore si può affermare che nell’arco degli oltre sei anni esaminati il fisco si complica alla velocità di una norma alla settimana (6,6 giorni).

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Emilia Romagna


a cura di Mauro Collina economia & lavoro Se le banche fanno impresa

Succede da noi  A pochi decine di chilometri da noi, un promotore finanziario affetto da ludopatia perde al gioco i 9,4 milioni di euro che i clienti gli avevano affidato in modo incauto e sprovveduto.  A pochi chilometri da noi una piccola banca accumula perdite per circa 40 milioni di euro e rischia di diventare il primo caso italiano di bail-in.  A pochi metri da noi una grande banca deprezza del 30% il valore delle proprie azioni. Tre episodi diversi, ognuno dei quali merita un approfondimento. Nel primo caso, il comportamento dei clienti che consegnano soldi in contanti e assegni bancari intestati al promotore è un inquietante esempio di come la carenza di educazione finanziaria possa sconfinare nella mancanza di buon senso. Il secondo episodio assurge alle cronache finanziarie mondiali dopo che l’agenzia internazionale di rating Fitch lo prende come spunto per criticare “il comportamento carente delle banche nella raccolta attraverso i subordinati e gli strumenti ibridi presso la clientela” e per segnalare “l’aumento della probabilità che le perdite delle banche verranno sostenute dai creditori”. Il bailin (vedasi box) è stato scongiurato dall’intervento in extremis del Fondo di Garanzia Istituzionale che ha deciso di rimborsare integralmente i sottoscrittori delle obbligazioni subordinate. Il terzo caso, è talmente vicino a noi, da risultare ancor più fastidioso: la banca decide unilateralmente e senza alcun preavviso di ribassare del 30% il prezzo delle azioni, con conseguenti e corrispondenti perdite per centinaia di piccoli risparmiatori. Questi ultimi si sono organizzati e, assistiti da un’associazione di consumatori, hanno presentato pochi giorni fa un esposto alla Procura della Repubblica per far verificare se ci sono gli estremi del reato. Gli eventi sopra descritti non avvengono in un paese lontano, in balìa della dittatura, sono cose che succedono nella nostra provincia. È evidente che il mondo sta cambiando e anche le banche se ne stanno rendendo conto. Fino all’altro giorno erano il fulcro degli scambi di informazioni, di denaro, di documenti, e ricoprivano un ruolo prezioso nel fornire punti di intersezione comuni alle attività delle persone e delle imprese. Oggi però con la dematerializzazione dei dati e con le facilitazio-

ni introdotte da Internet (ubiquità, operazioni in tempo reale, ecc.) è la stessa rete a diventare il vero hub, facendo perdere alla banca il proprio ruolo in molti schemi transazionali. Stiamo assistendo a un vero cambio di paradigma? Non ci pare, sembra piuttosto che i vecchi attori (le banche) non siano disposti a cedere neanche un centimetro di palcoscenico ai nuovi protagonisti. Anzi, il sistema bancario ha utilizzato da tempo proprio la rete per ridurre i propri costi (oggi l’utente trasmette ordini alla banca già elaborati in file che un tempo avveniva in cartaceo a cura dello sportellista), per inviare rendiconti unicamente online. Le banche si stanno infatti orientando su nuovi business: da loro è possibile acquistare smartphone, tablet, tapis-roulant, biciclette elettriche, pacchetti vacanze, perfino prosciutti disossati, riso, cioccolato, parmigiano grattugiato! Ha forse ragione Vincenzo Imperatore, ex manager bancario e autore dei libri “Io so e ho le prove” e “Io vi accuso” quando incolpa le banche di induzione al falso in bilancio e induzione all’evasione fiscale? In effetti le banche concedevano credito alle imprese nonostante i rating negativi, ancor prima di Basilea 2 e gli stessi istituti di credito erano ben lieti di investire gli utili “in nero” in prodotti finanziari ad alta redditività della banca. Le parole di Imperatore ci amareggiano, ma ancor di più le argomentazioni di chi lo critica asserendo che “sono pratiche di cui tutti sono a conoscenza”. Perché allora non urlare, facendole udire a tutti. La risposta è nella famosa frase di Enrico Cuccia: “Due sono i peccati che può compiere un banchiere, uno, veniale, è fuggire con la cassa; l’altro, mortale, è parlare”.

Bail-in Il bail-in (letteralmente salvataggio interno) è uno strumento che consente alle banche di assorbire le proprie perdite e di ripristinare il capitale tramite la riduzione del valore delle azioni e dei crediti. Il bail-in si applica seguendo una gerarchia la cui logica prevede che chi investe in strumenti finanziari più rischiosi sostenga prima degli altri le eventuali perdite. L’ordine è il seguente: azioni e strumenti di capitale, titoli subordinati, obbligazioni, depositi per l’importo eccedente 100.000 euro. Il bail-in avrà completa applicazione a partire dal 2016. essere impresa • • • novembre 2015 • 11


vita associativa a cura di Mauro Collina Una sinergia per costruire il futuro

Per un’alleanza scuola lavoro

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ercoledì 30 settembre nella Sala Santa Caterina, Aula Magna dell’Istituto Professionale Ruffilli di Forlì, scuola capofila della rete scolastica in ambito interprovinciale tra Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, si è tenuto un confronto sulle modalità di avvio del sistema alternanza scuola-lavoro, dettato dalla legge 107/2015 “la Buona Scuola”. Gli esempi di modelli di alternanza “evoluta” sperimentati e illustrati dagli Istituti Scolastici coinvolti sono stati il punto di partenza per una valutazione condivisa sul come affrontare le importanti novità legislative introdotte. I periodi di alternanza dovranno, infatti, avere una durata complessiva di almeno 400 ore negli Istituti Tecnici e Professionali e di 200 nei Licei. Presso le Camere di Commercio sarà istituito un registro nazionale delle imprese disponibili ad attivare i percorsi di alternanza scuolalavoro, e sarà compito del dirigente scolastico individuare, dal suddetto registro, le imprese con cui stipulare le apposite convenzioni. Le esperienze di scuola-lavoro, assieme alle pratiche musicali, sportive e di volontariato, svolte in ambito extrascolastico, verranno inserite nel curriculum dello studente. Curriculum che sarà valorizzato nell’ambito dell’esame di Stato, in quanto la commissione ne dovrà tener conto durante il colloquio. Il profilo dello studente conterrà quindi tutti quei dati utili per la mappatura delle competenze, allo scopo di orientare e facilitare l’inserimento in ambito la-

vorativo dei giovani. Dall’analisi comparata della durata del periodo di transizione fra scuola e lavoro nel contesto europeo, emerge come l’Italia sia posizionata agi ultimi posti: davanti alla sola Grecia per quanto riguarda i laureati e al settimo posto per i diplomati. Questo indicatore è considerato come il più attendibile per misurare il grado di efficienza del sistema scolastico. Purtroppo c’è un ulteriore fattore negativo che si somma a quello appena menzionato; il tempo che impiegano gli studenti italiani per conseguire la laurea, molto più alto rispetto ai coetanei europei. Secondo i dati AlmaLaurea il 40 per cento dei laureati termina il corso con un ritardo compreso fra uno e dieci anni, con un’età media di 24 anni per chi ha seguito un corso triennale. È un pregiudizio inconscio quello che ci porta a pensare che il momento dello studio (quello della teoria, della cultura gene-

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rale, delle competenze di base) e quello del lavoro (della pratica, delle competenze professionali, del laboratorio), siano non solo alternativi, ma anche in successione logica e cronologica. Secondo questo ragionamento, nella vita esisterebbe un periodo prezioso nel quale studiando ci si prepara a un lavoro e un periodo susseguente, nel quale si cessa di studiare, continuando a esercitare lo stesso lavoro iniziato da giovani, fino alla pensione. Ciò che si sottovaluta è che smettendo di studiare non si abbia più l’occasione non solo di crescere come persone, ma neanche di procedere a riconversioni professionali. Tutto l’opposto di quel che prevede la formazione permanente e ricorrente. In Germania l’alternanza sistematica tra scuola e fabbrica, fino al raggiungimento dei più alti titoli di studio, riguarda il 22% degli studenti, nel nostro Paese Continua a pagina 13 • • •

La Buona Scuola in sintesi Un’offerta formativa pensata in base alle esigenze degli studenti e coerente con la necessità di avviarli al mondo del lavoro. Il potenziamento delle competenze linguistiche e di discipline quali arte, musica, diritto, economia, attività motorie e l’attenzione ai corretti stili di vita, alla cittadinanza attiva, all’educazione ambientale, sono i capisaldi della riforma. Senza dimenticare lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti. Le scuole secondarie superiori introducono il curriculum flessibile, con materie opzionali in risposta alle esigenze dei ragazzi. Le competenze maturate dagli studenti, anche in ambito extra scolastico (volontariato, attività sportive, culturali, musicali), saranno raccolte in un apposito curriculum digitale che conterrà informazioni utili per l’orientamento e l’inserimento nel mondo del lavoro. L’alternanza scuola-lavoro esce dall’occasionalità e diventa strutturale grazie con stage in azienda, ma anche in enti pubblici, musei, anche d’estate e all’estero.


vita associativa L’artigianato e le prospettive occupazionali

Fare impresa si conferma un’opportunità

L’

Eurostat lancia l’allarme, sette milioni di giovani vivono a casa dei genitori. Se la famiglia diventa l’ultima frontiera del welfare quale futuro può essere offerto alle giovani generazioni? Se sette milioni di under 35 rinunciano a costruirsi una propria indipendenza per motivi economici quale speranza può essere riposta nel futuro? Domande che sorgono spontanee nel leggere le statistiche. L’autoimprenditorialità e la microimpresa artigiane possono rappresentare una risposta. Troppo spesso considerate un’opportunità di serie B, costituiscono il nucleo della produzione del nostro Paese. Confartigianato di Forlì da sempre sostiene la necessità di avvicinare i giovani ai diversi aspetti del fare impresa, per questo ha

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Per un'alleanza scuola lavoro è solo del 3,7%. In Germania la disoccupazione è al 6,2%, in Italia il dato Istat di agosto 2015 stigmatizza l’11,9%. Può essere un caso, oppure è giunto il momento di lasciar perdere le polemiche e di guardare al futuro. L’incontro realizzato è stato solo l’inizio. Scuole e associazioni delle imprese hanno rinnovato l’impegno per lavorare fianco a fianco: concretizzare le finalità della legge 107 è d’obbligo. Ne va del bene dei ragazzi e delle aziende, che nei giovani trovano risorse umane competenti e dinamiche: quale migliore forma di investimento?

cresci e fai

impresa! Corso gratuito di tre appuntamenti che si terranno presso Coworking Santa Lucia

1° Incontro: 12 Novembre 2015 dalle ore 16.00 alle 18.00

CHE IMPRENDITORE SEI? Quali sono le competenze, quali sono le capacità che deve avere un imprenditore.

2° Incontro: 26 Novembre 2015 dalle ore 16.00 alle 18.00 DAL DIRE AL FARE...NASCE L’IMPRESA! Analisi di un’azienda in fase di Start-Up.

3° Incontro: 3 Dicembre 2015 dalle ore 16.00 alle 18.00

L’ ARTIGIANATO SI RACCONTA Testimonianza di un imprenditore già avviato nel settore.

Per iscrizioni inviare una e-mail all’indirizzo: coworking@pigifo.it Coworking Santa Lucia

Forlì, Corso della Repubblica, 75 Tel: 0543/30527 Email: coworking@pigifo.it sito: www.pigifo.it/coworking

aderito al progetto Coworking in collaborazione con la Caritas di Forlì Bertinoro, realizzando tre incontri, a partire dal 12 novembre, dedicati ai giovani, dai 18 ai 35 anni, intenzionati ad avviare una propria attività. Tre appuntamenti in cui saranno evidenziate le competenze richieste all’imprenditore, le caratteristiche di una start up e la testimonianza di chi è riuscito a realizzare il proprio progetto. In Italia operano imprese che incarnano pienamente il valore artigiano; nella manifattura con la rielaborazione delle materie prime - da quelle alimentari, alle pietre, dai tessuti, ai metalli, sino al vetro e ceramica, senza dimenticare legno e plastica - combinandole in differenti matrici tecnologiche. Prodotti artigianali che si contraddistinguono per creatività, innovazione e originalità. Nei servizi, con l’ascolto del cliente e la personalizzazione del servizio. Conoscenze delle lavorazioni tradizio-

nali e forte legame con le risorse umane e materiali sono punti fermi che si coniugano con l’originale abbinamento di materiali e tecnologie, con lavorazioni a regola d’arte che garantiscono un prodotto o un servizio ben fatto e di elevata qualità, grazie al talento delle risorse umane presenti nelle imprese artigiane, alla trasmissione delle conoscenze resa possibile da processi formativi on the job e dal passaggio generazionale nelle imprese che hanno una tradizione storica. Peculiarità che sono associate a un crescente utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Altro punto chiave, indispensabile per fronteggiate l’alternarsi di cicli espansivi e recessivi e dalla crescente volatilità dei mercati esteri, consiste nella flessibilità produttiva associata alla tempestività. L’artigianalità si coniuga con l’ascolto del cliente col senso del bello e del gusto. L’artigianato per vocazione abbina il prodotto e il servizio: un incremento della domanda di prodotti manifatturieri determina effetti positivi sulla crescita di produzione dei servizi. Sono 2.849.595 gli occupati dell’artigianato: ogni cento occupati si contano diciassette persone che lavorano in imprese artigiane. A livello regionale il maggior numero di imprese artigiane si registra in Lombardia (254.076), in Emilia-Romagna (133.103) e in Veneto (132.806). Per quanto attiene all’incidenza dell’artigianato sul totale imprese, è più elevata in Valle d’Aosta (28,9%), in Emilia-Romagna (28,8%) e in Piemonte (28,2%).

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notiziario tecnico

Consulenza fiscale • a cura di Roberto Mambelli OBBLIGATORIA LA FATTURA ELETTRONICA PER LE CESSIONI DI ENERGIA AL GSE A partire dal 21 settembre 2015 sono state attivate le nuove funzionalità dei Portali GSE relative alla fatturazione elettronica anche per il settore fotovoltaico, con riferimento ai seguenti regimi commerciali: ➤ Certificati verdi e tariffa onnicomprensiva ➤ Ritiro dedicato ➤ Tariffa fissa onnicomprensiva ➤ Scambio sul posto ➤ Certificati bianchi ➤ Fer elettriche La procedura di fatturazione elettronica relativa alle predette cessioni di energia è identica a quella divenuta obbligatoria a decorrere dal 20 luglio 2015 per la cessione di energia elettrica al GSE spa (gestore dei servizi elettrici) da fonti eoliche, idroelettriche, geotermiche, biomasse biogas, bioliquidi e oceaniche che è stata descritta nella Informativa confederale n. 30 del 23 luglio 2015, a cui si rimanda. Con riferimento all’intero processo di fatturazione elettronica per la cessione di energia elettrica al GSE, sia con riferimento all’obbligo entrato in vigore lo scorso 20 luglio sia con riferimento a quello attivo dal 21 settembre 2015, si segnala che la procedura attualmente prevede unicamente che il GSE emetta, per conto degli operatori, le fatture in formato XML, e che provveda a firmarle digitalmente e a trasmetterle al Sistema di Interscambio (SdI). Il GSE non si occupa, quindi, del processo di conservazione sostitutiva delle fatture, pertanto, tale adempimento ricade in capo ai soggetti interessati che, in massima parte, saranno, quindi, obbligati a rivolgersi a terzi per tale obbligo.

NON È NECESSARIO COMUNICARE IL LUOGO DI CONSERVAZIONE DELLE FATTURE ELETTRONICHE L’Agenzia delle entrate con la risoluzione n. 81/E/2015 ha fornito un chiarimento molto atteso dagli operatori e fortemente sollecitato dalla Confartigianato. Nel documento di prassi viene precisato che non va comunicato all’Agenzia delle entrate, at-

traverso la presentazione del modello AA9 (o AA7), il soggetto terzo che cura la conservazione elettronica dei documenti fiscalmente rilevanti.

PREMESSA Con la risoluzione n. 81/E del 25 settembre 2015, l’Amministrazione Finanziaria ha fornito chiarimenti in merito all’obbligo di comunicazione all’Agenzia delle entrate, attraverso la presentazione del modello AA9 (o AA7), del nominativo del soggetto che si occupa della conservazione delle fatture elettroniche. L’Agenzia dell’Entrate, accogliendo le molteplici sollecitazioni presentate dalla Confederazione, nel corso dei numerosi incontri avvenuti con l’Agenzia delle entrate nei mesi scorsi in tema di fatturazione elettronica, ha chiarito che tale comunicazione non è dovuta in quanto i sopracitati modelli fanno riferimento unicamente al depositario delle scritture contabili. L’obbligatorietà della fatturazione elettronica per le cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate nei confronti della Pubblica Amministrazione, ha fatto nascere una serie di diverse interpretazioni sia in merito alle modalità di conservazione delle stesse sia con riferimento all’obbligo di comunicare il soggetto che si occupa della conservazione. In materia si ricorda che l’articolo 39, comma 3, del D.P.R. n. 633/1972, dispone che le fatture elettroniche, emesse sia nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, sia dei privati, «sono conservate in modalità elettronica, in conformità alle disposizioni del decreto del Ministro dell’economia e delle finanze adottato ai sensi dell’articolo 21, comma 5, del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82. (…). Il luogo di conservazione elettronica delle stesse, nonché dei registri e degli altri documenti previsti dal presente decreto e da altre disposizioni, può essere situato in un altro Stato, a condizione che con lo stesso esista uno strumento giuridico che disciplini la reciproca assistenza. Il soggetto passivo stabilito nel territorio dello Stato assicura, per finalità di controllo, l’accesso automatizzato all’archivio e che tutti i documenti ed i dati in esso contenuti, compresi quelli che garantiscono l’autenticità e l’integrità delle fatture di cui all’articolo 21, comma 3, siano stampabili e trasferibili su altro supporto informatico». In attuazione di tale disposizione è stato emanato il D.M. 17 giugno 2014, che ha ridefinito le regole vigenti in materia stabilendo, tra l’altro: 1. la facoltà, per chi emette/riceve fatture elettroniche, di conservare le stesse, così come le altre scritture contabili, tanto sul territorio nazionale, quanto all’estero, in Paesi con i quali esista uno strumento giuridico che disciplini la reciproca assistenza; Continua a pagina 16 • • • essere impresa • • • novembre 2015 • 15


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2. l’obbligo di comunicare, tramite la dichiarazione dei redditi, che nell’anno di riferimento si è proceduto alla conservazione sostitutiva; 3. in caso di controlli e verifiche, l’obbligo di rendere leggibili ed accessibili i documenti (fatture in primis) tanto dalla sede presso cui il contribuente svolge la propria attività, quanto dal diverso luogo in cui gli stessi sono fisicamente collocati, previa apposita dichiarazione da effettuare ai sensi del citato articolo 35, comma 2, lettera d), del D.P.R. n. 633 del 1972. In sostanza, l’Agenzia precisa che diviene obbligatorio comunicare negli appositi quadri del Modello UNICO (RS 140 del modello Unico PF, RS 40 del modello Unico SP, RS 104 del modello Unico SC e RS 83 del modello Unico ENC):  se il contribuente, nel periodo d’imposta di riferimento, ha conservato in modalità elettronica almeno un documento rilevante ai fini tributari;  ovvero se il contribuente, nel periodo d’imposta di riferimento, non ha conservato in modalità elettronica alcun documento rilevante ai fini tributari. Perché la conservazione delle fatture elettroniche sia effettuata correttamente è indispensabile che in caso di verifiche, controlli o ispezioni, il documento informatico sia reso leggibile e, a richiesta, disponibile su supporto cartaceo o informatico presso la sede del contribuente ovvero presso il luogo di conservazione delle scritture dichiarato dal soggetto ai sensi dell’art. 35, comma 2, lettera d), del Decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633. Il documento conservato può essere esibito anche per via telematica secondo le modalità stabilite con provvedimenti dei Direttori delle competenti Agenzie fiscali. Con riferimento all’obbligo di comunicare il luogo di conservazione, le istruzioni ai modelli AA7/10 e AA9/11 (da quest’anno AA9/12), rispettivamente quadri E e F, chiariscono che la Sezione 1, relativa a “soggetti depositari e luoghi di conservazione delle scritture contabili”, va compilata quando i depositari stessi:  sono «diversi dal soggetto indicato nel quadro C (titolare)»,  «nel caso in cui debba essere comunicata la sostituzione di un depositario»,  «nel caso in cui debba essere comunicata esclusivamente la variazione di uno o più luoghi di conservazione delle scritture contabili già comunicati», dando poi eventuale e separata indicazione nella Sezione 2 dei “luoghi di conservazione delle fatture all’estero”.

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Le suddette disposizioni tuttavia, si riferiscono alla documentazione cartacea, pertanto, nella definizione del concetto di “conservazione” delle fatture elettroniche è fondamentale tenere in considerazione le innovazioni, anche procedimentali, introdotte dalla dematerializzazione dei documenti fiscalmente rilevanti. In tale ottica, il conservatore è quel soggetto, definito dal CAD (Codice dell’amministrazione digitale) e riportato nel manuale di conservazione, che opera solo nel processo di conservazione elettronica dei documenti fiscali. Questi può, peraltro coincidere: ➤ con il contribuente, ➤ con il depositario (ossia con colui che gestisce la contabilità e che, ai fini fiscali, assume specifiche responsabilità), ➤ con un soggetto terzo. Per tale ragione, nel caso in cui le fatture elettroniche siano conservate da un soggetto che non coincide né con il contribuente né con il depositario delle tradizionali scritture contabili, il contribuente non è tenuto a comunicarlo all’Agenzia delle entrate ma resta comunque obbligato, in caso di accesso, a mettere gli eventuali verificatori nella condizione di visionare e acquisire direttamente, presso la sede del contribuente ovvero del “depositario” delle scritture contabili, la documentazione fiscale, compresa quella che garantisce l’autenticità ed integrità delle fatture, al fine di verificarne la corretta conservazione. Va da sé che la mancata esibizione dei documenti sopra richiamati comporta gli effetti previsti dagli articoli 39 del D.P.R. n. 600 del 1973 e 52 del D.P.R. n. 633 del 1972. Il nominativo del conservatore, peraltro, deve risultare dal manuale di conservazione previsto dall’art. 8 del D.P.C.M. 3 dicembre 2013.

Trasporti • a cura di Alberto Camporesi IMPRESE DI AUTOTRASPORTO

EROGAZIONE CONTRIBUTI PER INVESTIMENTI Sul sito web del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è stato pubblicato il 1° ottobre 2015 il Decreto Ministeriale che riguarda Continua a pagina 17 • • •


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l’erogazione dei contributi per investimenti da parte delle imprese di autotrasporto. Si ricorda che le risorse ammontano a 15 milioni di euro (l’importo massimo ammissibile per gli investimenti per singola impresa non può superare euro 400.000 e qualora l’importo superi tale limite viene ridotto fino al raggiungimento della soglia ammessa) e che le stesse sono destinate all’incentivazione a beneficio delle imprese di autotrasporto di merci per conto di terzi attive sul territorio italiano, in regola con i requisiti di iscrizione al REN e all’Albo degli autotrasportatori, per il rinnovo e l’adeguamento tecnologico del parco veicolare, per l’acquisizione di beni strumentali per il trasporto intermodale, nonché per favorire iniziative di collaborazione e di aggregazione fra le imprese del settore nei limiti e secondo le modalità di cui al presente decreto. Per i seguenti investimenti sono destinati gli importi specificati: A) 6,5 milioni di euro per acquisizione (anche mediante locazione finanziaria) di autoveicoli, nuovi di fabbrica, adibiti al trasporto di merci di massa complessiva a pieno carico da 3,5 a 7 tonnellate (contributo di 4.000 euro per veicolo), nonché pari o superiori a 16 tonnellate, a trazione alternativa a metano CNG (contributo di 9.000 euro per veicolo di massa complessiva a pieno carico pari o superiore a 16 t) e gas naturale liquefatto LNG (contributo di 13.000 euro per ogni veicolo di massa complessiva a pieno carico pari o superiore a 16 t); B) 6,5 milioni di euro per acquisizione (anche mediante locazione finanziaria) di semirimorchi, nuovi di fabbrica, per il trasporto combinato ferroviario rispondenti alla normativa UIC 596-5 e per il trasporto combinato marittimo dotati di ganci nave rispondenti alla normativa IMO, dotati di dispositivi innovativi (vedasi l’allegato tecnico a pagina 6) volti a conseguire maggiori standard di sicurezza e di efficienza energetica. Il contributo viene determinato nel limite del 10 % del costo di acquisizione in caso di medie imprese e del 20% di tale costo per le piccole imprese, con un tetto massimo di euro 6.000 per ogni semirimorchio; C) 2 milioni di euro per l’acquisizione, da parte di piccole e medie imprese (anche mediante locazione finanziaria) di container e casse mobili, intesi quali unità di carico intermodale standardizzate in modo da assicurarne la compatibilità con tutte le tipologie di mezzi di trasporto. Il contributo viene determinato nel limite del 10 % del costo di acquisizione in caso di medie imprese e del 20% di tale costo per le piccole imprese, con un tetto massi-

mo del contributo unitario pari a euro 2.000. Le intensità di aiuto sono maggiorate del 10 % per l’acquisizione di beni cui alla lettere a) in caso di piccole e medie imprese; del 15 % per le acquisizioni di cui alla lettera B) e alla lettera C) effettuate da piccole e medie imprese aderenti ad una rete d’impresa. Sono finanziabili gli investimenti avviati in data posteriore alla data di pubblicazione del decreto in G.U. e ultimati entro il 31 marzo 2016. I suddetti beni non possono essere alienati e devono rimanere nella disponibilità del beneficiario del contributo fino al 31 dicembre 2018 (pena la revoca del contributo erogato).

Credito • a cura di Collabora Il Fondo Energia apre anche ai settori del commercio e turismo La Regione Emilia Romagna ha deliberato un’ulteriore dotazione del Fondo Energia, una tranche aggiuntiva dell’importo di sei milioni di euro, estendendo la possibilità di ammissione al Fondo alle imprese dei settori commercio e turismo. Le imprese che investono nella Green Economy potranno ottenere finanziamenti sino a €. 1.000.000, durata massima 84 mesi, a un Taeg pari a Euribor + 1,3% grazie alla provvista pubblica a tasso zero che copre il 70% del finanziamento. I termini per l’impiego dei fondi: ➤ presentazione domanda delle imprese al Fondo Energia entro 31 dicembre 2015; ➤ rendicontazione da parte delle imprese di almeno il 50% degli investimenti inseriti a progetto entro il termine ultimo del 31/03/2016; ➤ erogazioni all’impresa entro il 30/06/2016. Trattandosi di fondi del POR-FESR ormai chiuso, non vi è possibilità di ottenere deroghe o proroghe sulle scadenze sopra indicate. I consulenti dell’Ufficio Credito sono a disposizione per la redazione e presentazione delle domande (da effettuare interamente on-line) e rendicontazione delle stesse. Continua a pagina 18 • • • essere impresa • • • novembre 2015 • 17


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Consulenza del lavoro • a cura di Susi Silvani JOBS ACT RIORDINO DELLA NORMATIVA IN MATERIA DI AMMORTIZZATORI SOCIALI Di seguito si fornisce una prima disamina delle principali novità introdotte dal Decreto Legislativo n. 148 del 14 settembre 2015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 221 del 23 settembre 2015, supplemento ordinario n. 53, recante disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali.

DISPOSIZIONI GENERALI Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO) e Straordinaria (CIGS) La parte generale della disciplina di riordino degli ammortizzatori sociali amplia la platea dei destinatari dei trattamenti di CIG ai lavoratori con contratto di apprendistato professionalizzante; per la CIGS limitatamente alla causale per crisi, e in caso l’impresa rientri nel campo di applicazione di CIGO e CIGS ai soli trattamenti di integrazione ordinaria). In relazione a tali lavoratori vengono estesi gli obblighi contributivi previsti per i relativi ai trattamenti applicabili. Non è applicabile alla stessa contribuzione lo sgravio totale ex art. 22, c. 1, L. 183/2011 (sgravio triennale al 100% per i contratti di apprendistato stipulati a partire dal 1° gennaio 2012 nelle imprese con meno di 10 dipendenti). I soggetti destinatari dei trattamenti di integrazione salariale (CIGO e CIGS) - la generalità dei lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato devono possedere per l’accesso a tali trattamenti, il possesso, presso l’unità produttiva per la quale è richiesto il trattamento, di un’anzianità di effettivo lavoro di almeno 90 giorni alla data di presentazione della relativa domanda di concessione. La durata dei trattamenti di cassa integrazione ordinaria e straordinaria complessivamente fruiti è stata generalmente ridotta da 36 a 24 mesi in un quinquennio mobile. Il nuovo limite va inoltre rapportato alla riduzione dei periodi di fruizione dei trattamenti di integrazione salariale straordinaria su cui

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più avanti. È stato fortemente rivisto il sistema di aliquote di contribuzione addizionale sulla retribuzione globale spettante al lavoratore, in relazione alle ore di lavoro non prestato: le imprese che abbiano fatto ricorso alla CIGO o alla CIGS dovranno infatti versare l’aliquota del 9 per cento fino alle 52 settimane di trattamento fruito (entro un quinquennio mobile). Oltre le 52 e fino alle 104 settimane l’aliquota sale al 12 per cento e al 15 per cento oltre il limite di 104 settimane. Riguardo al computo della forza lavoro viene introdotto un nuovo adempimento a carico delle imprese: queste infatti dovranno inoltrare all’Inps una apposita dichiarazione sulle variazioni dei livelli occupazionali ai fini di legge; su tale aspetto si dovranno aspettare opportune istruzioni operative da parte dell’Istituto.

Integrazione Salariale Ordinaria (CIGO) È stato inserito un nuovo tetto alle ore autorizzabili, nell’ambito delle durate tradizionali per il trattamento ordinario, le quali non possono superare il limite di un terzo delle ore ordinarie lavorabili nel biennio mobile, con riferimento a tutti i lavoratori dell’unità produttiva, mentre viene confermato il limite delle 52 settimane nell’arco del biennio mobile. È stata diminuita la misura del contributo ordinario a finanziamento dell’integrazione salariale ordinaria: dall’1,90% all’1,70% della retribuzione per le imprese industriali fino a 50 dipendenti; dal 2,20% al 2% per quelle sopra i 50; dal 5,20% al 4,70% per gli operai dell’edilizia; dal 3,70% al 3,30% per gli operai del settore lapidei. Il termine di presentazione delle domande viene portato a 15 giorni dall’inizio della sospensione o riduzione dell’attività lavorativa (contro i 25 giorni a partire dalla fine del periodo di paga in corso al termine della settimana in cui la sospensione ha inizio). Restano confermati gli aspetti procedurali relativi agli obblighi di informazione alle OO.SS., ma sono modificate le competenze in materia di autorizzazioni ai trattamenti, che vengono affidate alle sedi Inps (con la conseguente abolizione delle Commissioni provinciali). In via preliminare, l’Inps ha già provveduto a chiarire, con il messaggio n. 5919 del 24 settembre, che la disciplina applicabile alle domande di CIGO e per i trattamenti erogati dai Fondi di Solidarietà è quella pregressa in relazione agli eventi di sospensione o riduzione (cioè all’inizio dei relativi periodi) precedenti il 24 settembre; da tale data invece si dovrà applicare la nuova normativa, in primo luogo con riferimento ai termini di presentazione delle domande Continua a pagina 19 • • •


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e alle modalità di inoltro, su cui l’Istituto fa riserva di ulteriori indicazioni con la pubblicazione della circolare generale in materia. In particolare, il decreto prevede che le domande siano corredate dall’elenco dei nominativi dei lavoratori interessati alla sospensione/riduzione di orario nonché dal numero dei lavoratori mediamente occupati nel semestre precedente distinti per orario contrattuale: a tal fine i datori di lavoro dovranno allegare un file in formato CSV contenente alcuni dati sugli addetti alla Unità Produttiva interessata.

Integrazione Salariale Straordinaria (CIGS) Riguardo alle principali novità della disciplina sui trattamenti straordinari si segnala una restrizione delle causali di intervento, ridotte a tre:  riorganizzazione aziendale (che sostituisce le attuali causali di ristrutturazione, riorganizzazione o conversione aziendale). Viene confermata l’attuale durata massima di 24 mesi per ciascuna unità produttiva, eliminando però la possibilità, attualmente prevista, di concedere le c.d. “proroghe complesse” (ossia due proroghe della durata massima di 12 mesi ciascuna);  crisi aziendale, ad esclusione, a decorrere dal 1° gennaio 2016, dei casi di cessazione dell’attività produttiva dell’azienda o di un ramo di essa. La durata massima è di 12 mesi e non sono autorizzabili ulteriori periodi se non dopo il decorso di un tempo pari a due terzi della durata precedentemente autorizzata;  contratto di solidarietà: pertanto, gli attuali contratti di solidarietà di tipo “A”, previsti per le imprese rientranti nell’ambito di applicazione della CIGS, diventano una causale di quest’ultima. Viene confermata, rispetto agli attuali contratti di solidarietà di tipo “A”, la durata massima di 24 mesi, che può essere estesa a 36 mesi se l’impresa non utilizza CIGO o altre causali di CIGS nel quinquennio mobile. A decorrere da 24 mesi dall’entrata in vigore della norma (quindi da settembre 2017), per le causali di riorganizzazione aziendale e crisi aziendale possano essere autorizzate sospensioni del lavoro soltanto nel limite dell’80% delle ore lavorabili nell’unità produttiva nell’arco di tempo di cui al programma autorizzato: ciò significa che non sarà più possibile ricorrere alle sospensioni a zero ore di tutto il personale in forza. È prevista la revisione dei termini di presentazione della domanda, ridotti a 7 giorni decorrenti dal termine delle procedure di consultazione o dalla formaliz-

zazione dell’accordo per il ricorso alla cigs, nonché l’introduzione di un differimento dell’inizio delle sospensioni/riduzioni di orario, dal 1 novembre 2015, pari a 30 giorni dalla presentazione della predetta domanda.

Fondi di solidarietà Per tutti i settori che non rientrano nell’ambito di applicazione della normativa in materia di trattamenti di integrazione salariale la normativa prevede tre tipi di Fondi di solidarietà: ➤ Fondi di solidarietà bilaterali ‘ordinari’; ➤ Fondi di solidarietà bilaterali alternativi (tra cui quello per il settore delle imprese artigiane); ➤ Fondo di solidarietà residuale (istituito presso l’Inps) che, a partire dal 1° gennaio 2016, assumerà la denominazione di Fondo di integrazione salariale.

Fondi ordinari L’art. 26, in materia di Fondi di solidarietà bilaterali ‘ordinari’, stabilisce l’applicazione della disciplina alle imprese che occupano mediamente più di 5 dipendenti (invece che di 15 come nella normativa vigente). Al fine di tale computo si prevede il conteggio del personale con contratto di apprendistato. Ai fini dell’adeguamento dei Fondi già costituiti alle disposizioni di cui al comma 7, il successivo comma 8 prevede la scadenza del 31 dicembre 2015, superata la quale i datori di lavoro del relativo settore confluiscono automaticamente nel Fondo di integrazione salariale costituito presso l’Inps, che andrà a sostituire l’attuale Fondo residuale. In relazione al finanziamento dei Fondi in esame è previsto che il contributo ordinario sia determinato dai decreti interministeriali costitutivi degli stessi, rispettando la percentuale di ripartizione tra datore di lavoro e lavoratore in misura rispettivamente di due terzi e un terzo. Inoltre, la nomativa prevede un contributo addizionale nella misura definita dai decreti istitutivi dei soli Fondi in esame e comunque non inferiore all’1,5%. I Fondi di solidarietà ordinari sono tenuti ad erogare unicamente il cd. assegno ordinario (prestazione di importo pari a quello della CIG, equivalente all’80% della retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore), la cui durata massima verrà stabilita dalle parti istitutive dei Fondi in misura non inferiore a 13 settimane nel biennio mobile e ad un massimo delle durate previste per la CIGO e per la CIGS.

Fondi alternativi L’art. 27, in materia di Fondi di solidarietà bilateraContinua a pagina 20 • • • essere impresa • • • novembre 2015 • 19


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li alternativi, tra cui il Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato (FSBA), riprende il dettato dei commi 14 e ss. dell’art. 3, L. 92/2012 con le seguenti modifiche. Il testo del decreto pubblicato in G.U. ripristina il richiamo esplicito al comparto artigiano (peraltro con l’aggiunta del riferimento al settore della somministrazione di lavoro). Tale riferimento è importante in quanto fornisce una chiave interpretativa della normativa volta a rafforzare la specialità e, quindi, la maggiore autonomia regolatoria, del Fondo bilaterale alternativo dell’artigianato. Come per i Fondi “ordinari” l’area di applicazione obbligatoria dei Fondi alternativi riguarda le imprese che occupano più di 5 dipendenti. In ordine alle prestazioni i Fondi di solidarietà alternativi dovranno prevedere almeno uno dei trattamenti previsti agli art. 30 (cd. assegno ordinario, di cui sopra) e 31 dello schema di decreto (cd. assegno di solidarietà). L’assegno di solidarietà ex art. 31 andrà a sostituire i contratti di solidarietà per i settori diversi da quello industriale ed è corrisposto nei casi di riduzione dell’orario di lavoro al fine di evitare o ridurre eccedenze di personale. La durata massima dell’assegno ex art. 31 per i Fondi alternativi è di 26 settimane nel biennio mobile (contro i 12 mesi previsti per il Fondo di integrazione salariale). Come per l’assegno ordinario l’importo è pari all’80% della retribuzione globale. La riduzione media oraria non può superare il 60% dell’orario giornaliero. In caso di mancato adeguamento del Fondo entro il 31 dicembre 2015 la normativa stabilisce la confluenza delle imprese nel Fondo di integrazione salariale Inps a decorrere dal 1° gennaio 2016. A modifica della precedente normativa, ed a partire dal 1° gennaio 2016, l’aliquota di finanziamento

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ai Fondi alternativi è portata dall’attuale 0,20% allo 0,45%: viene stabilito inoltre la ripartizione dell’aliquota tra il datore di lavoro e il lavoratore (senza però predeterminare il rapporto degli oneri, rispettivamente di 2/3 e 1/3, come per i Fondi ex art. 26). Anche in questo caso l’assenza di accordo tra le parti istitutive determina la confluenza al Fondo Inps a partire dal 1° gennaio 2016. Il decreto dispone infine che la contribuzione figurativa (cd. contribuzione correlata, in quanto corrisposta dai Fondi all’Inps), sia versata da tutti i Fondi alle Gestioni dell’Istituto a cui è iscritto il lavoratore interessato. Lo stesso art. 34 prevede esplicitamente che i datori di lavoro rientranti nei settori coperti dai Fondi ex art. 27 versino direttamente all’Inps la contribuzione in esame, salvo rivalersi in seguito sul Fondo relativo.

Fondo residuale (INPS) Come sopra anticipato tale Fondo sarà sostituito a partire dal 1° gennaio 2016 dal Fondo di integrazione salariale, esteso pertanto ai datori di lavoro che occupano più di 5 dipendenti (inclusi gli apprendisti). Le prestazioni del Fondo sono l’assegno di solidarietà (ex art. 31) e, per i datori di lavoro sopra i 15 dipendenti l’assegno ordinario (ex art. 30). Il Fondo eroga sia l’assegno di solidarietà (per un massimo di 12 mesi nel biennio mobile) per i datori di lavoro con più di 5 dipendenti e, per i datori di lavoro con più di 15 dipendenti anche l’assegno ordinario (la cui durata massima è fissata a 26 settimane nel biennio). Pertanto, le imprese iscritte al Fondo residuale che occupano da 6 a 15 dipendenti possono beneficiare esclusivamente dell’assegno di solidarietà. Con decorrenza al 1° gennaio 2016 la contribuzione al Fondo di integrazione salariale è fissata allo 0,65% per i datori di lavoro che occupano più di 15 dipendenti e allo 0,45% per i soggetti al di sotto di tale soglia. La contribuzione addizionale è fissata al 4% della retribuzione persa.


associazione

I dirigenti del comitato zonale incontrano le aziende associate

Per conoscere il calendario è possibile contattare i referenti della sede Confartigianato di riferimento FORLÌ

MELDOLA

Viale Oriani 1 Tel. 0543 452811

Viale Roma 172 Tel. 0543 452910

CASTROCARO TERME

MODIGLIANA

Piazza Mazzini 11 Tel. 0543 452950

C.so Garibaldi 67 Tel. 0543 452960

CIVITELLA di ROMAGNA

PREDAPPIO

Piazza Matteotti 6 Tel. 0543 452980

Via Roma 100/B Tel. 0543 452921

FORLIMPOPOLI e BERTINORO

ROCCA SAN CASCIANO

Forlimpopoli Via Montegrappa 5 Tel. 0543 452937

Piazza Garibaldi 53 Tel. 0543 452970

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movimenti anap In aumento i reati a danno degli over 65: +3,5% nel 2014

Sicurezza: Anap promuove un incontro il 16 novembre la tavola rotonda

N

ell’ambito dell’edizione 2015 della Campagna nazionale contro le truffe agli anziani, Anap Confartigianato di Forlì, in collaborazione con le Forze di Polizia e la Prefettura, promuove, per il 16 novembre, nella sala del Consiglio della Camera di Commercio di Forlì Cesena, un convegno per affrontare il tema della sicurezza. La Campagna realizzata punta a sensibilizzare la popolazione anziana sul tema, anche in considerazione del fatto che una famiglia su quattro (23,2%) è composta da sole persone anziane. Per questo è indispensabile fornire informazioni e consigli utili per difendersi dai malintenzionati e per prevenire i reati. Anap Confartigianato, Ministero dell’Interno, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza saranno alleati in un’azione comune per difendere i cittadini. Come chiarito da Giuseppe Mercatali “dalle rilevazioni del Ministero dell’Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza emerge che i reati a danno degli anziani, nell’arco temporale 20122014, sono in aumento. Se nel 2012 le vittime di reato ultrasessantacinquenni si attestavano a 302.660, nel 2013 sono aumentate a 328.673 (+8,6% rispetto all’anno precedente) e nel 2014 sono state 340.326 (+3,5%). Di contro, i reati commessi in Italia registrano un andamento altalenante (+2,6% nel 2013 rispetto al 2012, -3,9% nel 2014 rispetto all’anno precedente).”

Tavola rotonda sul tema

“Sicurezza e anziani: sicuri di essere al sicuro” Anap Confartigianato, Ministero dell’Interno, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza alleati in un’azione comune per difendere i cittadini

Lunedì 16 novembre 2015 - ore 16.00 Sala del Consiglio Camera di Commercio di Forlì Cesena Corso Repubblica, 5 - Forlì

Nel 2014 i reati di truffa, rapina e furto hanno interessato 263.074 vittime anziane, di 66 anni e oltre, pari a 30 all’ora e queste tre tipologie di reato coinvolgevano oltre i tre quarti (76,7%) del totale delle vittime di questa fascia d’età. Ogni 100 mila abitanti si contano tra gli anziani 402 vittime di furti, 24 vittime per truffa e 7 vittime per rapina, per un totale di 433 vittime. Valori più elevati per Emilia-Romagna (642 vittime), Piemonte (616), Liguria (613), Toscana (537) e Lazio (527). Nel 2014 sono cresciuti del 7,4% gli anziani che hanno subito truffe, rapine e furti, mentre scendono dello 0,5% quelli fino a 65 anni. Nell’ultimo anno gli anziani colpiti da queste situazioni crescono del 4,4%, a fronte di un calo del 4% delle vittime fino a 65 anni. Dati che mostrano con chiarezza come proprio gli anziani siano più esposti ai fenomeni di criminalità e quanto sia necessaria una campagna di informazione che fornisca consigli utili per evitare di incorrere in situazioni di pericolo. L’elevata presenza di nuclei familiari composti da un

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anziano solo o da coppie di anziani abbassa la difesa naturale da aggressioni e truffe. Continua Mercatali “con la campagna di informazione abbiamo previsto la distribuzione, su tutto il territorio nazionale, di vademecum e depliant che contengono suggerimenti per difendersi dai rischi di truffe, raggiri, furti e rapine. Semplici accortezze suggerite dalle Forze di Polizia per evitare di finire nelle mani di malintenzionati in casa, per strada, sui mezzi di trasporto, nei luoghi pubblici, ma anche utilizzando Internet.” Come messo in luce nell’opuscolo il rischio di essere vittime di reato è diffuso a ogni ambito del quotidiano, per questo i promotori dell’informativa hanno descritto i trucchi messi in atto dai malintenzionati e i comportamenti da adottare. Tra le regole fondamentali, indispensabile per tutti i cittadini non solo over sessantacinque, quella di rivolgersi con fiducia alle Forze di polizia (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza) per segnalare atteggiamenti sospetti e per denunciare situazioni di pericolo.


anap movimenti Realizzato un partecipato convegno

Sinergia Anap e Rete Magica unite contro l’Alzheimer

I

l 21 settembre è stata realizzata in tutta Italia la ventiduesima giornata mondiale contro l’Alzheimer per sensibilizzare e informare sulla patologia. Nell’occasione, proprio in quella giornata Anap Confartigianato Forlì e Rete Magica Onlus hanno organizzato una conferenza aperta al pubblico sul tema “riconoscere i sintomi” alla Sala Pieratelli dell’ospedale Morgagni Pierantoni di Forlì. Tra i relatori oltre ai medici specialisti Vincenzo Marigliano, da anni attivo nelle iniziative promosse da Anap su tutto il territorio nazionale e Alberto Raggi che sono intervenuti per illustrare i progressi della ricerca scientifica, chiarendo gli effetti della malattia, anche lo psicologo Luca Proli che risposto a i numerosi interrogativi dei presenti. L’incontro è stato moderato dai medici Giuseppe Benati e Federica Boschi, quotidianamente in campo per affrontare l’Alzheimer e i

suoi devastanti effetti. Spiega Giuseppe Mercatali coordinatore Anap (nella foto) “con quasi venti milioni di malati nel mondo, l’Alzheimer è una delle malattie neurologiche a più alto impatto sulla qualità della vita. Altamente invalidante, per il decorso che purtroppo comporta la perdita delle funzioni cognitive, non solo non ha, al momento, terapie che ne arrestino l’insorgenza, ma spesso è poco conosciuta se non da chi ha in casa un paziente. La promozione di una Giornata Mondiale dell’Alzheimer è stata pensata anche a scopo divulgativo.” Confartigianato di Forlì e Rete Magica hanno avviato una collaborazione mirata per far conoscere la malattia e sostenere le famiglie nell’accompagnamento del malato.

Criminalità e anziani

La situazione fotografata da Confartigianato Gli indicatori demografici attestano l’aumento della popolazione anziana e la conseguente crescita della quota di popolazione più fragile, fisicamente e socialmente, determinando un aumento della domanda di sicurezza. Nel 2015 gli anziani con 65 anni e oltre sono 13.219.074 unità, pari al 21,7% della popolazione. Il processo di invecchiamento della società italiana proseguirà nei prossimi anni e la quota di anziani salirà al 26,1% nel 2030, al 31,1% nel 2040 arrivando al 33,1% nel 2050. Nell’ultimo anno sono stati 263.074 gli anziani - equivalenti a 30 vittime all’ora, uno ogni due minuti - vittime di truffa, rapina e furto, in

pratica i tre quarti (76,7%) del totale delle vittime anziane. Nel dettaglio tra la popolazione anziana si contano 244.309 vittime di furti (92,9% del totale), valore in crescita del 7,7% a fronte di un lieve calo (-0,1%) per le vittime fino a 65 anni e quindi anche per questa tipologia di reato tutta la crescita osservata è determinata dalla componente anziana. Le vittime anziane di truffe sono 14.412 (5,5%) e crescono del 4,8% a fronte di un calo del 2% rilevato presso la popolazione fino a 65 anni. Sono 4.353 le vittime anziane di rapine (1,7%) e diminuiscono dell’1,8% mostrando una riduzione più attenuata rispetto al calo dell’11,5% registrato per la popolazione under 65. L’incidenza più elevata di furti, rapine e truffe si registra in Emilia-Romagna con l’82,2%, seguita da Lazio con l’80,0%, Lombardia con il 79,3%, Veneto con il 78,5% e Piemonte con il 78,2% A livello provinciale in 32 province si rileva una incidenza superiore alla media di 433 vittime anziane ogni 100 mila abitanti e la maggiore esposizione si registra a Bologna con 885 vittime, seguita da Torino con 826, Ravenna con 780 e Rimini con 741. essere impresa • • • novembre 2015 • 23


movimenti anap Flessibilità pensionistica

Rispettare l’equilibrio generale necessari correttivi

L’

attuale sistema previdenziale necessita di rivedere alcune rigidità della legge Fornero, studiando meccanismi di flessibilità, per anticipare l’accesso al pensionamento e consentire, così, una più efficace programmazione del turn over. Si ritiene fondamentale che qualsiasi ipotesi di correttivo di flessibilità, pur necessaria, venga elaborata sulla base

di stime puntuali che individuino un adeguato coefficiente di penalizzazione per l’anticipazione, mantenendo l’equilibrio generale del sistema. È questa in sintesi la richiesta di tutte le Associazioni che confluiscono in Rete Imprese Italia. Impossibile percorrere la strada di una maggiore tassazione, che deve peraltro essere ridotta al fine di rafforzare i primi segnali di ripresa

economica dopo un periodo di crisi particolarmente prolungato, né quella della eccessiva solidarietà o della cancellazione di meccanismi di equilibrio. Qualora ciò avvenisse, infatti, ci si troverebbe costretti a intervenire nuovamente a danno della stabilità delle regole e della possibilità per aziende e lavoratori di programmare con certezza il proprio futuro.

Pensionati che vivono all’estero

Denuncia Anap: l’Inps vorrebbe penalizzarli Gli immigrati che hanno lavorato in Italia ci hanno lasciato un tesoretto di oltre 3 miliardi di euro; tesoretto che andrà crescendo di anno in anno. Di contro, i pensionati che vanno a vivere all’estero, nel 2014, sono aumentati di circa 5.000 unità. In tutto per le prestazioni pagate all’estero (compresa l’Unione Europea) e, quindi, con tassazione non in Italia, l’Inps ha erogato, sempre nel 2014, oltre 380.000 trattamenti a carico dell’ente previdenziale per circa 1 miliardo di euro. Questi i dati che si ricavano dal rapporto “World wide”, presentato da Tito Boeri presidente dell’Inps. Il presidente propone che il tesoretto degli immigrati venga utilizzato per investire su politiche per l’integrazione degli immigrati e che, per quanto riguarda le pensioni all’estero, non si debba più corrispondere la parte non contributiva delle prestazioni. In particolare, le integrazioni al minimo e le maggiora-

zioni sociali. Le proposte di Boeri sono accolte con grande titubanza dai vertici Anap. Se i pensionati italiani vanno a vivere sempre in maggior numero all’estero ci deve pur essere una ragione. E non si fa certamente riferimento a pensionati molto abbienti, ma a un ceto medio-basso. È evidente che le condizioni di vita in Italia, soprattutto sul piano economico e sociale, siano peggiorate ed è sul loro miglioramento che dobbiamo agire, non sul taglio delle pensioni per chi cerca di trovare soluzioni che consentono una qualità di vita migliore. Per Anap sarebbe opportuno cominciare a utilizzare il tesoretto che ci hanno lasciato gli immigrati per ridurre il carico fiscale dei pensionati più poveri e a rivedere il meccanismo di adeguamento delle pensioni, come da sempre sostiene l’associazione: il costo sarebbe anche inferiore ai 3 miliardi che si vorrebbero destinare per l’integrazione.

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anap movimenti Tagli alla sanità

Riforma da rivedere colpiti i più deboli

L’

Anap, da tempo, denuncia come le spesa sanitaria italiana sia gonfiata dagli sprechi e che sia possibile fare economie senza compromettere il livello delle prestazioni, agendo sull’appropriatezza delle prestazioni stesse. Tuttavia destano notevoli preoccupazioni le decisioni del Governo di limitare l’accesso a molte prestazioni e accertamenti sanitari, allo scopo di contenere i costi. Questi tagli indiscriminati costituiscono una minaccia per la tutela della salute dei cittadini e la negazione del principio della prevenzione su cui si deve basare il servizio sanitario pubblico. Gli anziani hanno bisogno di essere rassicurati e di avere risposte adegua-

te dal Sistema Sanitario, anche attraverso un migliore e più continuo rapporto con i medici, specialmente con quelli di famiglia. Il principio di certo non è in contrasto con una loro responsabilizzazione nella gestione del rapporto medico-paziente. L’Anap, del resto, fa e continuerà a fare la sua parte affinché anche negli anziani cresca la cultura della corretta utilizzazione delle strutture del Servizio Sanitario e dell’uso appropriato dei medicinali. Il rischio concreto, che Anap vorrebbe scongiurare, è che i medici, per non incorrere in sanzioni da parte delle autorità sanitarie, siano restii a concedere approfondimenti dello stato di salute dei loro assistiti,

con due possibili rischi: o di lasciare che non si mettano in atto in tempo adeguate terapie, o di costringere i soggetti (quelli che ne hanno le facoltà) a ricorrere ad accertamenti presso strutture private, escludendo gran parte della popolazione, non solo anziana, che oggi vive in condizioni di ristrettezze economiche.

Opportunità per gli associati Anap

Un consulente assicurativo per ogni esigenza Anap Confartigianato Forlì ha siglato una convenzione con l’Agenzia di Generali Italia di Forlì/ Forlimpopoli in grado di offrire una serie di piani e offerte assicurative a condizioni agevolate riservate agli associati Anap, per la persona e l’ambito familiare. Le garanzie attengono alla protezione della famiglia e dell’abitazione, i rischi della circolazione, i rischi professionali e la tutela della salute. Sono inoltre previste soluzioni dedicate a

previdenza integrativa e complementare, prodotti assicurativi a contenuto finanziario e prodotti per il risparmio. Con l’accordo un consulente assicurativo sarà a disposizione dei soci Anap in specifiche giornate, nelle diverse sedi di pertinenza, per individuare soluzioni personalizzate. Per informazioni contattare il coordinatore Anap Giuseppe Mercatali al numero 0543 452960.

essere impresa • • • novembre 2015 • 25


movimenti donne impresa Il 9 dicembre a Forlì Confartigianato avvia una riflessione

Quando il linguaggio crea pregiudizi

U

na tavola rotonda per riflettere sull’evoluzione della società e sulla mancata capacità del linguaggio di stare al passo. Il 9 dicembre a partire dalle 17.30 nella sede di Confartigianato Forlì, imprenditrici, esponenti delle istituzioni e giornaliste porteranno il proprio contributo al dibattito sul perché ancora oggi i termini ministra, avvocata, magistrata, sindaca faticano a entrare nella quotidianità. L’evoluzione del parlato sottende un mancato riconoscimento dell’autorevolezza, della capacità, della determinazione di ricoprire ruoli un tempo considerati strettamente appannaggio maschile. Un approfondimento per capire come i media avallino il sessismo. Influenzare l’opinione pubblica attraverso l’informazione: non solo gli avvenimenti, ma anche le parole e le immagini utilizzati per descriverli sono importanti per la costruzione delle notizie. È facile comprendere come la scelta di determinati termini possa porre l’accento su aspetti specifici, offuscandone altri. Le parole sono determinanti per presentare al grande pubblico ogni evento. È questa la riflessione fatta dal direttivo di Donne Impresa quando, in collaborazione con Confartigianato Forlì, ha deciso di realizzare una tavola rotonda sul linguaggio di genere e sul peso della parola come strumento per rafforzare o abbattere gli stereotipi. Chiarisce Patrizia Carpi “è necessario essere consapevoli di quanto sia stretto il rapporto fra linguaggio e rappresentazione della realtà, perché sono i termini che utilizziamo quotidianamente a favorire i pregiudizi, a consolidarli, a rinforzarli. Non 26 • novembre 2015 • • • essere impresa

vogliamo affermare che la parola possa essere la causa di comportamenti discriminanti o addirittura violenti, ma certamente possono favorirli nel momento in cui, attraverso i media, si offrono attenuanti. Troppo spesso le cronache di eventi delittuosi che hanno come vittime le donne indagano sui comportamenti di chi ha subito un reato, quasi a voler fornire giustificazioni a chi li commette. Raccontare una violenza sottolineando l’abbigliamento della vittima, o se avesse bevuto o fornire dettagli su una vita privata difficile, finisce col sedimentare un pregiudizio strisciante: l’aggressore viene provocato.” La testimonianza delle relatrici Mara Cinquepalmi e Beba Gabanelli di Gi.u.li.a (Giornaliste Unite Libere e Autonome) va in questa direzione, attraverso gli esempi mostrare quanto siano radicati i pregiudizi. Continua Patrizia Carpi “la pubblicità alimenta stereotipi e discriminazioni di genere puntando l’obiettivo su situazioni che sono molto lontane dalla donna di oggi. Eppure continuando a far passare questo messaggio si finisce col dare un esempio negativo anche alle giovani generazioni. Studi dimostrano che i preadolescenti non avvertono differenze tra i sessi in termini di prestazioni e capacità, eppure nella pubertà molte ragazzine finiscono con l’assumere il ruolo che la società impone, autolimitandosi, come se affermare il proprio ruolo fosse sconveniente. Una situazione che può e deve essere modificata. Parlarne, sensibilizzare uomini e donne, per consentire un superamento di disparità che penalizzano non solo il genere femminile, ma l’intera economia italiana.”


giovani imprenditori movimenti Giovani in cerca di futuro

La flessibilità come risposta a un mondo che cambia

R

ealisticamente, un giovane, che si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro, fatica a poter contare su una storia contributiva regolare che gli garantisca un adeguato trattamento pensionistico a fine carriera, tanto meno di poter vivere l’intera storia professionale all’interno della medesima realtà. Oggi la situazione è più fluida che in passato e le giovani generazioni sono chiamate a essere maggiormente flessibili rispetto a chi li ha preceduti. La crisi ha ridisegnato il sistema economico, gli analisti ribadiscono che l’Italia debba rilanciare il proprio sistema produttivo e, per farlo, debba riuscire a valorizzare le risorse disponibili. In primo luogo i giovani, che rappresentano il futuro dell’Italia. Al tempo stesso lo spirito imprenditoriale che ha caratterizzato il nostro Paese deve essere tutelato: imprenditori medi e piccoli rappresentano l’asse portante dell’economia italiana. Partendo da questi due assunti risulta evidente che la riforma della scuola fosse necessaria, i ragazzi devono essere

messi in condizione di approcciare il mondo del lavoro anche durante l’iter scolastico, per conoscerlo e capirne il funzionamento. Questo apre un’importante sfida, perché se è vero che la scuola deve imparare a dialogare con chi fa impresa è altrettanto fondamentale che l’imprenditore e il suo staff siano in grado di accogliere uno studente per trasmettere conoscenze, idee e una visione realistica ai giovani. La formazione in azienda è una chance che può trasformarsi in opportunità solo se frutto di una pianificazione, altrimenti il rischio è che il primo contatto con il mondo del lavoro sia demotivante. È chiaro che un giovanissimo non potrà essere impiegato in occupazioni pericolose né di responsabilità, ma il tempo trascorso fuori dall’aula deve essere un’occasione di crescita, di avere uno sguardo sul futuro, per poter pianificare con maggiore consapevolezza la propria strada. Oggi più che mai la Buona Scuola e il curriculum degli studenti sono una prova che non si può fallire.

Ritorna Confartigianato ABC

La terza edizione al via La conoscenza è il mezzo per affermare la meritocrazia e per moltiplicare le opportunità. La scuola, i percorsi formativi sono una fucina di idee per forgiare le menti. Per questo è necessario intensificare le relazioni tra istruzione e mondo imprenditoriale, per aiutare i ragazzi a comprendere che l’artigianato e la microimpresa non sono un deragliamento dall’iter formativo, bensì la naturale prosecuzione. Chi è occupato in azienda è chiamato a mettere a frutto le conoscenze maturate sui banchi di scuola e, sempre più di frequente, ha l’opportunità di essere inserito in corsi di aggiornamento che l’accompagnano per tutta la durata della vita professionale. Il mondo del lavoro è sempre più complesso e agguerrito e non permette distrazioni, non essere in grado di padroneggiare le nuove tecnologie, non essere abbastanza ricettivi nei confronti delle novità, hanno come conseguenza l’incapacità di essere competitivi, o, nel peggiore dei casi, l’uscita dal mercato. Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confartigianato Forlì ha ideato il

premio Annual Business Contest proprio per consentire agli studenti delle quarte classi dell’ITIS Marconi di conoscere le opportunità del fare impresa, per uscire dalla dicotomia che ancora sussiste tra studio e lavoro. Un’iniziativa cresciuta negli anni e che riscuote sempre più consensi da parte dei giovanissimi partecipanti, segnale evidente che il percorso intrapreso è corretto. A breve inizieranno gli incontri fra i formatori messi a disposizione da Confartigianato e gli studenti, per apprendere le nozioni di base, utili a immaginare un progetto imprenditoriale fattibile, con la consapevolezza che tra i partecipanti ci siano imprenditori, collaboratori, soci e dipendenti di domani. Gli imprenditori under 40 sono impegnati a creare occasioni di incontro col mondo della scuola, forti della propria esperienza professionale, che ha consentito loro di utilizzare quanto appreso sui libri, trasformando il sapere in saper fare e saper essere. essere impresa • • • novembre 2015 • 27


movimenti giovani imprenditori Conoscere i social network

Il 25 novembre una serata con Riccardo Scandellari

“S

eguimi su Twitter, stringiamo amicizia su Facebook, consulta il mio profilo su Linkedin, dai un’occhiata alle mie foto su Instagram”. Quante volte, nel corso di una conversazione, sentiamo ripetere queste frasi, a testimonianza del fatto che i social network sono entrati nel nostro quotidiano. Siamo perennemente connessi, tra smartphone, tablet, netbook e pc, inseriti in una realtà virtuale, che non è più tale. Perché quello che postiamo sui social ci definisce e contribuisce a costruire, o talvolta anche a rovinare, la nostra reputazione. Non mancano casi di professionisti penalizzati per non aver valutato accuratamente la portata di certe affermazioni affidate alla rete, basti pensare alla PR licenziata per un tweet razzista, nel quale in meno di 140 caratteri è riuscita a rovinarsi la carriera, o a una giornalista italiana sanzionata con la sospensione dal video, dalla propria emittente televisiva, per aver criticato con troppa veemenza il comportamento di

uno sportivo. Non è possibile sottovalutare la portata di un commento sui social network e neppure la capacità, da parte del web, di ricordare gaffe, che è praticamente infinita. Diviene indispensabile per tutti i fruitori saper usare con intelligenza le potenzialità dei molteplici strumenti oggi disponibili, non è raro che tra le migliaia di contatti che ciascuno ha, si nascondano possibili clienti o nuove opportunità di business. Per aiutare professionisti e imprenditori a orientarsi in questo nuovo mondo di occasioni, Confartigianato di Forlì in collaborazione con il Gruppo Giovani Imprenditori organizza una serata dedicata ai nuovi strumenti di comunicazione, tenuta da Riccardo Scandellari, giornalista e creativo, fondatore dell’agenzia NetPropaganda. Mercoledì 25 novembre a partire dalle 20.15 nella sede di Confartigianato Forlì, il docente presenterà le tecniche per destreggiarsi in rete e per monitorare e gestire la propria presenza nel web. Come chiarito dall’esperto, con

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la rivoluzione del web, le conversazioni oggi non sono più a senso unico, oggi chiunque potrebbe interagire anche con il presidente degli Stati Uniti. Gli aspetti positivi sono la partecipazione, la trasparenza e l’innovazione, ma c’è un ulteriore aspetto da valutare, “il fattore di esposizione”. Chiunque abbia un cellulare è diventato un paparazzo, chiunque possiede un account Twitter è un giornalista, chiunque abbia accesso a YouTube è un regista. Questo implica che, indipendentemente dal fatto che l’intento sia vendere un prodotto, cercare un lavoro o intraprendere una carriera politica, non sia più possibile prescindere dalla cura del personal branding e della presenza online.

I social network Riccardo Scandellari nel suo libro “Fai di te stesso un brand” sostiene che le conversazioni digitali abbiano cambiato il mondo delle relazioni. Facebook, Twitter, GooglePlus e qualsiasi altra piattaforma di social networking sono riusciti a diventare non solo un mezzo per connettersi con amici e parenti, ma anche una parte importante del nostro quotidiano. Il potenziale offerto dall’influenza sociale è smisurato. Le aziende possono amplificare la loro portata sui social network e, allo stesso tempo, i consumatori possono ottenere il riconoscimento ed essere ricompensati per il loro status online.


giovani imprenditori movimenti Il mondo in tasca

Come cambia la comunicazione

Se trenta editori di tutto il mondo avvertono la necessità di siglare un accordo con Google per un progetto chiamato Accelerated Mobile Pages (AMP), per rendere più ricca e veloce la navigazione dell’informazione giornalistica da tablet e device mobili, appare chiaro che la comunicazione sia in piena evoluzione. Ma come muta il rapporto con l’informazione grazie all’accresciuta presenza delle nuove tecnologie, sia in ambito lavorativo sia a uso domestico? Come si trasformano i modelli di comportamento dei fruitori di notizie? Interrogativi determinanti, soprattutto per chi deve comunicare se stesso e che

sono oggetto di un’analisi condotta dalla Confederazione in ambito nazionale. Come emerge dalla recente indagine dell’ufficio studi di Confartigianato, infatti, tra il 1995 e il 2014 la spesa delle famiglie per i prodotti su carta, libri, giornali e periodici, cancelleria e materiali per disegno è scesa, in termini reali, del 39,3% mentre la spesa per la comunicazione, che include telefoni, apparecchiature e servizi telefonici, è salita del 256,8%. Una forbice che premia il formato digitale di libri, riviste e giornali, scelto dal 55,8% degli utenti di internet. Nel 2014 il bene tecnologico per l’informazione e la comunicazione più diffuso in Italia è stato il cellulare, presente nel 93,6% delle famiglie. Seguono il personal computer (63,2%), lo smartphone (54%) e la macchina fotografica digitale (50,8%), che però negli ultimi dodici mesi ha perso consistenti quote di mercato a vantaggio dei poliedrici cellulari. La diffusione dell’utilizzo di internet e delle tecnologie a esso connesse sta trasformando

I trend della comunicazione in cifre Nella stampa e riproduzione di supporti registrati si contano 33.361 addetti (41% del totale), nelle altre attività professionali, scientifiche e tecniche 19.994 addetti, quasi un quarto del totale (24,6%), nell’attività dei servizi d’informazione e altri servizi informatici 9.636 addetti (11,9%), nella produzione di software, consulenza informatica e attività connesse 8.940 addetti (11%), nella pubblicità e ricerche di mercato 5.585 addetti (6,9%), nelle attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi di supporto alle imprese 3.352 addetti (4,1%), e nelle attività editoriali 414 addetti (0,5%). Oltre la metà (55,6%) degli addetti del settore si concentra in cinque regioni: Lombardia con 14.213 unità (17,5%), Emilia-Romagna con 9.511 unità (11,7%), Veneto con 9.086 unità (11,2%), Piemonte con 6.811 unità (8,4%) e Toscana con 5.542 unità (6,8%).

anche i consumi, evidenziando l’importanza del web e dei contenuti che veicola. Centralità riconosciuta anche dalle imprese; in Italia circa il 50% delle aziende, oggi, dispone di un sito internet ed è presente su almeno uno dei principali social network (Facebook, Twitter, Linkedin, Instagram). La più grande rivoluzione messa in campo da internet è proprio il passaggio da una comunicazione a senso unico a conversazioni bidirezionali, che consentono all’utente di dialogare, pressoché in tempo reale, con chiunque. Per questo, mai come oggi, è indispensabile che l’imprenditore sappia gestire la comunicazione, la potenziale costante interazione può apportare benefici, ma comporta senza dubbio un aggravio di oneri. Il web richiede i giusti strumenti e le corrette competenze per curare la presenza online. Una buona reputazione e il passaparola in rete sono strumenti forti, che richiedono un linguaggio e uno stile adeguati. Lo studio mette in luce che oltre la metà (51,7%) delle imprese della comunicazione si concentra in cinque regioni: Lombardia con 7.341 imprese (17,2%), seguita dall’Emilia-Romagna con 4.164 (9,8%), da Veneto (8,8%), Piemonte (8,6%) e Sicilia (7,3%), evidenziando la vivacità della nostra regione anche in quest’ambito. A fronte della stazionarietà del settore nel complesso, i dati rilevano che il comparto consulenza informatica e attività connesse registra una crescita del 4,6% a evidenziare come l’efficacia della propria presenza nel web sia un’esigenza sempre più avvertita da chi compete sui mercati.

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categorie e mercato Continua la battaglia sindacale

I carrozzieri di Confartigianato: riconosciute le nostre ragioni La Camera riconosce le ragioni dei Carrozzieri di Confartigianato. L’Aula di Montecitorio ha infatti approvato il Disegno di legge Concorrenza nel quale sono contenute le norme in materia di Rc auto recependo le sollecitazioni della Confederazione. In sostanza, la Camera ha confermato le modifiche già approvate dalle Commissioni Finanze e Attività Produttive. Come chiarito da Confartigianato è stato riaffermato il principio in base al quale gli assicurati hanno diritto a ottenere il risarcimento per la riparazione a regola d’arte del veicolo danneggiato, avvalendosi di imprese di autoriparazione di propria

fiducia. Senza dimenticare che sono previste linee guida per la riparazione a regola d’arte condivise tra le Associazioni nazionali del settore dell’autoriparazione, l’Associazione nazionale delle imprese assicurazioni e le Associazioni dei consumatori. I costi di installazione delle “scatole nere” e di ispezione del veicolo, inoltre, saranno a carico delle assicurazioni La Camera ha restituito alle imprese di carrozzeria la libertà di esercitare la propria attività e ai cittadini il diritto di scegliere il proprio carrozziere di fiducia. Si tratta di un importante risultato per la battaglia che Confartigianato sta conducendo contro il rischio,

contenuto nella riforma dell’Rc auto, di mettere fuori mercato le carrozzerie indipendenti, rendendo di fatto obbligatorio il risarcimento ‘in forma specifica’, vale a dire far riparare il veicolo incidentato dalle officine di carrozzeria convenzionate con l’assicurazione. L’auspicio dei Carrozzieri di Confartigianato è che le modifiche approvate dalla Camera siano confermate nel passaggio al Senato. Ne va del futuro del settore dell’autoriparazione in cui operano 119.000 imprese, con 240.000 addetti. Di queste, 57.224 sono imprese di carrozzeria e di riparazione meccanica che danno lavoro a 159.738 addetti.

Revisioni Auto

Rapidità e procedure più snelle per favorire l’utenza Le revisioni di auto e di moto saranno più semplici e rapide. È il risultato ottenuto dall’attività sindacale di Confartigianato, dal confronto con il Ministero dei Trasporti per snellire le operazioni previste da MCTCNet2, il nuovo sistema di revisioni in vigore da quest’anno, nato con l’obiettivo di impedire le frodi e migliorare la sicurezza stradale. Una novità che ha messo a dura prova le officine. Tanto che i Revisori auto di Confartigianato hanno sollecitato al Ministero dei Trasporti modifiche del sistema per ridurre tempi e costi a carico delle officine e dei consumatori. La risposta del Ministero è arrivata con una circolare datata 24 settembre, con la quale sono state accolte molte richieste degli imprenditori. Tra i problemi segnalati e risolti quello della lettura della targa dei veicoli. Se una targa, spiegano i Revisori Auto Confartigianato, non viene letta al terzo tentativo, automaticamente il responsabile tecnico certifica la revisione. Quindi il cittadino viene soddisfatto per il servizio che ha chiesto. Un’altra modifica riguarda la riduzione dei tempi di utilizzo del fonometro. Anche su que30 • novembre 2015 • • • essere impresa

sto aspetto l’Amministrazione ha recepito l’istanza della Confederazione. La calibrazione avviene solo una volta al giorno e ciò rappresenta un vantaggio per le officine con una riduzione di tempi e costi che si traduce in un beneficio per l’utente. Risolte poi le criticità nel sistema di rilevamento dei lux dei fari: l’Amministrazione ha preso atto che il meccanismo andava cambiato secondo tempi adeguati alle attrezzature utilizzate dai revisori. Ma la battaglia dei Revisori auto di Confartigianato non è finita. Il prossimo passo, sul quale a breve si aprirà un tavolo di confronto con il Ministero, riguarda l’adeguamento della tariffa per le revisioni all’indice Istat e per compensare gli enormi investimenti, nell’ordine di oltre 100 milioni, sostenuti dagli imprenditori per operare con il sistema MctcNet2. La tariffa è ferma dal 2007 ma in base ad un’analisi di costi effettuata nel 2004. Quindi deve essere modificata e adeguata ai tempi necessari alle operazioni da effettuare e, soprattutto, deve tener conto, come prevede la legge, dei notevoli investimenti sostenuti dalle imprese per adeguarsi a MCTCNet2.


categorie e mercato Pane fresco o decongelato?

Una norma a tutela dei consumatori Quante volte, al supermercato, attratti dal profumo e dalla doratura della crosta, abbiamo allungato la mano verso una baguette, incellofanata, ma ancora calda di forno. Distratti dagli occhi e dal naso non ci siamo posti la domanda essenziale: oltre a essere ghiotta e profumata, la baguette sarà appena prodotta? Ma, d’altra parte, se il pane è caldo è perché è fresco. O no? No, appunto. Il pane può infatti essere fresco ma anche precotto, surgelato e poi riscaldato e questo l’etichetta non ce lo dice. Il finto pane fresco è proprio la specialità dei grandi magazzini. L’impasto viene realizzato chissà quando, in alcuni casi di truffe accertati dai Nas si parla di anni, e chissà dove, spesso in Romania o Bulgaria, ma anche in Spagna e Germania. Chiaramente non si può generalizzare, nella maggior parte dei casi la grande distribuzione non mette in atto condotte scorrette ma si attie-

Olio di oliva extra vergine Solo bottiglie con tappo antirabbocco Da ormai un anno, e precisamente dal 25 novembre 2014, ristoranti, bar e pubblici esercizi devono presentare a tavola solo bottiglie d’olio d’oliva vergine ed extra vergine con tappo antirabbocco. La legge 161/2014 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale stabilisce infatti che “gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente, forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l’esaurimento del contenuto originale indicato nell’etichetta”. Si ricorda che la sanzione prevista varia da 1.000 a 8.000 euro, con confisca del prodotto.

ne a quanto previsto dalle leggi in materia. Il nodo è proprio questo. Finora l’Italia, paese che più di ogni altro sforna pani unici per qualità e tipicità, non aveva una legge che mettesse i consumatori al riparo da questo tipo di raggiro. Finalmente la legge c’è. Lo ha annunciato il sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari, al termine della Conferenza Stato Regioni che ha licenziato una norma, in via di pubblicazione, che mette un punto fisso alla vicenda, ponendo precisi paletti all’uso delle definizioni “pane fresco” e “panifico”, e prevedendo la dicitura “pane a durabilità programmata” per il pane che fresco non è. Per Confartigianato è una vittoria non solo dei panificatori, ma di tutti i consumatori. Con questo provvedimento, il consumatore potrà finalmente sapere se il pane che sta acquistando è italiano o straniero, oppure se è congelato, precotto o conservato in ambiente modificato. In sostanza, il consumatore avrà tutte le informazioni necessarie per effettuare scelte consapevoli. Il pane artigiano ha determinate caratteristiche qualitative, organolettiche e di prezzo, quello industriale ne ha altre. Le informazioni contenute nell’etichetta potranno aiutare nella scelta”. Confartigianato si batteva da nove anni per l’attuazione di questa norma che era stata stralciata dal pacchetto di liberalizzazioni dell’ex ministro Bersani. Ma è da metà degli anni ’90 che la Confederazione è attiva per ottenere un provvedimento a tutela dei consumatori, che ora potranno operare scelte consapevoli, e dei produttori artigiani, che non dovranno più subire la concorrenza sleale che si è verificata sinora sul mercato. Dopo aver ottenuto l’approvazione di norme regionali a difesa del pane artigianale in Friuli, Toscana, Veneto e Lombardia, Confartigianato taglia oggi il traguardo più importante. Ma non bisogna abbassare la guardia. Occorre adesso vigilare che la legge venga rispettata e che sullo stesso scaffale non finiscano, nuovamente insieme, il pane fresco e quello precotto. Pur esistendo già l’obbligo di separare nettamente, negli spazi di vendita, il pane fresco da quello con caratteristiche differenti, viene troppo spesso aggirato. essere impresa • • • novembre 2015 • 31



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