FARE 55 APRILE 2022
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Dicembre Aprile 2022 2020
in questo numero: In
AGENDA 2030 ONU ASSOCIAZIONE
L’attività di Confindustria Filiere, quattro anni dopo Emilia per uno sviluppo sostenibile A maggio il rinnovo delle governance
PREMIO FUTURE MASCAGNI IN ACTION 2020
Trentadue tenacia, al progetto Oltre 2.500storie giovanidipartecipanti impegno e cultura d’impresa Emilia di orientamento di Confindustria
PREMIO ESTENSE RACCONTARE IL LAVORO Autorizzazione del Tribunale di Bologna n.6858 del 26.11.1998 Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale 70% - Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015.
Aquila d’Oro 2020 aequo Le rinnovate sfide ex delle aziende nella nuova eraeconversazionale a Pablo Trincia Concetto Vecchio
ISSN 2785-3071
Un necessario equilibrio dinamico
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sommario numero 55 aprile 2022 DIRETTORE RESPONSABILE Raffaella Mazzali EDITORE FARE S.r.l. via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118
focus
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vita industriale
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di Valter Caiumi
di Marco Taddei, Laura Ansaloni, Raffaella Mazzali, Marianna Saguatti e Generoso Verrusio
ICT, motore per l’innovazione
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ART DIRECTOR Lorella Luccarini - Confindustria Emilia Area Centro
Filiere, quattro anni dopo
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STAMPA LABANTI e NANNI Industrie Grafiche Srl viale Marconi, 10 40011 Anzola dell’Emilia (BO)
L'importanza di essere PMI
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PUBBLICITÀ FARE S.r.l. via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118
La dinamica delle filiere serve per migliori politiche industriali
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PUBBLÌ concessionaria editoriale S.r.l. corso Vittorio Emanuele 113 41100 Modena tel. 059 212194 - fax 059 226627 pubbli@pubbli.it
“Future in action”, oltre 2.500 studenti hanno partecipato al progetto di orientamento di Confindustria Emilia per i giovani
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Premio Estense, cresce l'attesa per la 58esima edizione
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Non basta lavorare. Oggi si deve raccontare il lavoro
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Marino Golinelli, uno sguardo sempre aperto al futuro
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Steam, dove la matematica è di casa
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news emilia
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DIREZIONE E REDAZIONE Confindustria Emilia Area Centro
FOTO Archivio Confindustria Emilia Area Centro, Francesca Aufiero, Giacomo Maestri
rubrica a cura di Rete ICT
di Generoso Verrusio
di Raffaella Mazzali
di GV
di Giampaolo Colletti
Presidente Valter Caiumi Direttore Generale Tiziana Ferrari Sede legale e operativa: via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118 www.confindustriaemilia.it Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 6858 del 26.11.1998
di Marco Taddei e Marianna Saguatti
Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento Postale 70% Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015. Gli articoli presentati possono non rispecchiare le posizioni di Confindustria Emilia che comunque li ritiene un contributo sul piano dell’informazione e dell’opinione
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focus In equilibrio dinamico per orientarsi in una nuova era Non vi è dubbio che le sfide che ci chiamano in causa all’inizio di questo 2022 e le tante urgenze che oggi ci assillano rischiano di far perdere il fiato e la visione della strada che dobbiamo percorrere e delle scelte che dobbiamo operare. Certamente, paura e incertezza sono un elemento che ci accomuna tutti. Ma non perdiamo la visione e dedichiamoci alla cultura dell’ascolto, per percepire i segnali di quell’accelerometro che è sempre attivo in ogni impresa emiliana. Utile a carpire i ritmi dell’accelerazione di un sistema in moto, il nostro accelerometro ci sollecita il movimento ad elastico ogni volta che il sistema lo richiede e, talvolta, in senso contrario ci attiva il moto per smorzare gli effetti che sembrano incontrollabili, ritrovando l’equilibrio. Le leggi della fisica d’impresa sono nel nostro fare quotidiano, e sempre di più siamo attenti ad ascoltarle. È un esercizio per passare dal qui e ora alla visione di medio lungo periodo. Sì! Nel breve periodo le prime stime parlano di oltre un miliardo di export perso verso la Russia, di pesanti difficoltà negli approvvigionamenti e nelle forniture, e tutti stiamo pagando gli effetti di un mercato dei fattori produttivi “impazzito”. Nel breve è d’obbligo affrontare in tempo reale la situazione, e superare insieme gli ostacoli. E anche nella solidarietà la reattività fa la differenza, consapevoli degli effetti della guerra sui civili abbiamo consegnato alla popolazione ucraina un tir, di 37 bancali di beni di prima necessità, a soli 7 giorni dall’inizio del conflitto. Ma nel medio lungo periodo dove saremo proiettati? È una riflessione che non possiamo rimandare, abbiamo la responsabilità di continuare ad ascoltare il nostro accelerometro e a proiettarci nel sistema. Un sistema che tornerà indietro? Non crediamo questo. Sarà piuttosto un'ulteriore accelerazione verso il mondo nuovo della sostenibilità e delle nuove dimensioni del fisico applicato al digitale, delle nuove valute e di un nuovo modello di business per promuovere la manifattura emiliana nel mondo. Ne riparleremo in assemblea il prossimo 20 maggio, a Farete il 7 settembre, l’importante è essere consapevoli che dobbiamo continuare a proiettarci in avanti.
Valter Caiumi
Presidente Confindustria Emilia Area Centro
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vita industriale per capitali e know how a produrre stampanti 3D per metalli, è nata nel 2016 come spin-off del gruppo Au.Te.Bo, dal bisogno di Ivano Corsini di velocizzare la produzione dei componenti meccanici in metallo. Le stampanti 3D4MEC, 3D4STEEL per gli acciai e 3D4BRASS per l’ottone, sono personalizzate sulle esigenze produttive di ogni singolo cliente e nascono con l’obiettivo di velocizzare il flusso produttivo e il time to market dei prodotti delle aziende meccaniche.
3D4MEC CONQUISTA LA FIDUCIA DI RUBINETTERIE BRESCIANE BONOMI Grazie alla stampante 3D di 3D4MEC, la prima al mondo che permette di produrre i componenti direttamente in ottone, Rubinetterie Bresciane Bonomi, storica azienda italiana nata nel 1901 e affermatasi nel tempo come leader nel settore valvolame e raccorderia, potrà produrre i suoi prototipi meccanici. L’installazione della stampante 3D4BRASS, avvenuta a fine 2021, consentirà all’azienda di conquistare un vantaggio concorrenziale e aprirsi nuove opportunità di business per il futuro. Le esigenze della realtà bresciana di accorciare il time to market sono state analizzate da Ivano Corsini, CEO di 3D4MEC, azienda di Sasso Marconi, in provincia di Bologna, e inventore della prima stampante 3D focalizzata sugli acciai, 3D4STEEL. “Due anni fa, Rubinetterie Bresciane Bonomi ha lanciato a 3D4MEC la sfida di produrre componenti in ottone con il metal additive, sfida che sembrava impossibile dato che, prima di 3D4BRASS, non era presente una soluzione efficace, veloce ed economica per produrre componenti in ottone con l’additive”, spiega Corsini che con il suo team è riuscito a soddisfare le richieste, inventando la prima stampante a tecnologia L-PBF in grado di produrre in poche ore componenti direttamente in ottone. “Grazie a 3D4BRASS, Rubinetterie Bresciane Bonomi potrà velocizzare la prototipazione e consegnare ai propri clienti prototipi già in ottone e funzionanti. In questo modo, non solo verrà accorciato il time to market ma, grazie al metal additive, sarà possibile produrre geometrie complesse e componenti originali, avvantaggiandosi sulla concorrenza. 3D4BRASS è stata ottimizzata e personalizzata sulle esigenze produttive di Rubinetterie Bresciane Bonomi, che ha aderito a sessioni di formazione personalizzata per imparare a utilizzare la stampante in piena autonomia”, spiega il CEO di 3D4MEC.
Lo scorso settembre, Corsini ha presentato 3D4BRASS nel corso di un evento a porte chiuse a Sasso Marconi, invitando alcuni tra gli imprenditori più importanti e intraprendenti che hanno fatto la storia del settore rubinetteria e valvolame. “Sono molto orgoglioso del traguardo che abbiamo raggiunto, portando a termine con successo la sfida lanciata da Rubinetterie Bresciane Bonomi, azienda d’eccellenza che tra le prime ha compreso l’importanza delle tecnologie additive e che, ancora una volta, ha dimostrato che l’innovazione gioca un ruolo fondamentale per confermare la propria leadership sul mercato. Confido che gli imprenditori e le imprese italiane, grazie alle stampanti 3D4MEC, possano ampliare le loro quote di mercato, acquisire più clienti e migliorare i loro processi, in modo da ricoprire la posizione di spicco che meritano a livello nazionale ed internazionale”, commenta ancora Ivano Corsini. “Il passaggio produttivo dai metodi tradizionali all’additive manufacturing può sembrare complesso e rischioso per alcuni imprenditori, ecco perché ho ideato il percorso 3D4YOU che permette alle aziende meccaniche italiane di provare una stampante 3D prima di comprarla per conoscerne l’impatto economico e l’efficacia produttiva”, conclude Corsini. 3D4MEC, prima azienda italiana
ACETAIA GIUSTI INAUGURA LA SUA PRIMA BOTTEGA A MILANO A due anni dall’apertura della prima Bottega nel centro di Modena, Acetaia Giusti, la più antica acetaia al mondo fondata a Modena nel 1605, ha inaugurato lo scorso dicembre il suo primo negozio a Milano, nella centralissima via Spadari. Riprendendo il format modenese, la nuova Bottega del capoluogo lombardo non è un semplice flagship store dell’azienda, ma una vera e propria galleria esperienziale: 125 metri quadrati nei quali conoscere approfonditamente i prodotti dell’antica Acetaia circondati da oltre 60 botti secolari e altri antichi oggetti dell’arte acetiera. Un ambiente dal design sofisticato, curato dall’architetto Claudia Fabbri dello studio Doppiospazio di Modena, e pensato per esprimere appieno tutta la preziosità di questo prodotto, che non a caso durante il Rinascimento era stato rinominato l’Oro
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Nero di Modena. Uno spazio evocativo con arredi creati su misura in ottone e legno di rovere antico, i materiali con cui si realizzano le botti per l’invecchiamento dell’aceto balsamico. Botti che vanno ad aumentare l’effetto suggestivo della bottega diventando anche veri e propri elementi d’arredo presenti sia in sospensione dal secondo piano soppalcato del negozio che a complemento delle pareti espositive. Inoltre, la Bottega Giusti pone al suo centro una zona esperienziale dedicata alla degustazione, in cui i clienti possono intraprendere un vero e proprio viaggio sensoriale alla scoperta del lungo processo di produzione dell’Aceto Balsamico. Non solo un luogo dove vendere i propri prodotti quindi, ma anche una sfida per l’azienda che punta a farsi promotrice della più autentica tradizione del territorio modenese. Nel corso dell’anno, la nuova Bottega Giusti di Milano si animerà infatti di numerosi appuntamenti da non perdere: dalle masterclass dedicate alla cultura dell’aceto ad incontri con chef e produttori di eccellenze agroalimentari da tutta Italia per raccontare l’importanza di un patrimonio regionale ricchissimo e portarlo sul palcoscenico della città più internazionalmente connessa del Paese. “L’apertura di questo primo negozio fuori dai confini regionali, rappresenta un grande trampolino di lancio per la nostra azienda”, racconta Claudio Stefani, CEO dell’impresa modenese. “Da oltre 400 anni la nostra famiglia lavora per promuovere la cultura dell’aceto balsamico nel mondo, un prodotto ricco di tradizione che produciamo con orgoglio da 17 generazioni. Crediamo che poter raccontare una storia così affascinante sia al contempo un privilegio e un punto di forza: lo facciamo ogni giorno aprendo le porte della nostra Acetaia e del nostro Museo a visitatori provenienti da tutto il mondo. Con questa nuova Bottega vogliamo portare un pezzettino di storia della nostra azienda e dell’Aceto Balsamico di Modena nel cuore di Milano, con l’ambizione di replicare presto il format in altre città in Italia e all’estero”. L’apertura della bottega suggella un’annata di grandi successi per l’azienda modenese che, nonostante le sfide presentate dalla pandemia, è riuscita a portare avanti i suoi
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obiettivi di espansione con una crescita di fatturato record del 35% che nel 2021 si è attestato intorno agli 11 Mln. Una crescita raggiunta anche grazie allo sviluppo dei mercati esteri che oggi rappresentano il 65% del giro di affari della società e che ha portato all’apertura di due nuove filiali estere a Hong Kong e Monaco di Baviera, che si vanno ad aggiungere alle due già esistenti di New York e Seoul. Strutture agili in grado di incrementare le opportunità in mercati ritenuti strategici per l’espansione aziendale.
AMMAGAMMA, NEL 2021 RADDOPPIO DEI RICAVI Ammagamma, società modenese di data science che offre soluzioni di intelligenza artificiale, ha presentato nel corso di una conferenza stampa lo scorso gennaio alcune importanti novità per il nuovo anno e ripercorso le tappe fondamentali del 2021. L’azienda ha chiuso il 2021 raddoppiando i ricavi, che hanno raggiunto la cifra di 6,4 milioni di euro, potenziato la propria struttura, che conta oggi un organico di 63 persone, e introdotto due nuove soluzioni di IA, Anagram e Aware. Tra le novità anche un progetto editoriale innovativo che risponde a un’importante sfida culturale: “Il Bestiario di intelligenza artificiale”. Fin dalla sua fondazione, Ammagamma
è impegnata nella promozione di attività educative e di iniziative culturali in materia di IA. Lo testimoniano le molteplici collaborazioni con diverse scuole in Italia e i nuovi progetti educativi in corso, come il più recente progetto realizzato insieme a UNICEF, volto a sensibilizzare gli studenti e le studentesse su tematiche a sfondo sociale. “Ammagamma oggi è una realtà di riferimento dell’intelligenza artificiale in Italia, che punta a definire nuovi approcci all’innovazione, investendo in cultura e in attività educative per le scuole, le imprese e l’intera società”, ha dichiarato Fabio Ferrari, fondatore e presidente di Ammagamma. “Attraverso progetti concreti vogliamo generare valore economico e sociale guardando al futuro, in un settore di grande rilevanza per la crescita del nostro Paese”. Il Bestiario di intelligenza artificiale, pubblicato da Franco Cosimo Panini Editore, ha l’obiettivo di raccontare l’IA in maniera tangibile e accessibile a tutti, mediante le storie illustrate di otto creature fantastiche che rappresentano otto differenti tecnologie dell’IA. Per il nuovo anno, Ammagamma ha annunciato un ampliamento del personale: la società prevede infatti di assumere 20 nuovi professionisti nelle aree data science e data architecture & visualization. Proseguendo nel solco già tracciato nel 2021, la società lavorerà allo sviluppo di nuove soluzioni di IA, che affiancheranno le due già introdotte: Anagram, l’ottimizzatore della pianificazione produttiva, e Aware, la piattaforma per la gestione predittiva del magazzino. “Il 2021 è stato per noi un anno straordinario con risultati in linea con le aspettative. Abbiamo raddoppiato i ricavi rispetto all’esercizio precedente e registrato un ordinato di 2,5 volte superiore rispetto al 2020. Questo è stato possibile anche grazie all’inserimento di 40 nuove persone nel biennio 2020-2021. L’ottima marginalità e i flussi di cassa generati ci consentiranno di investire in nuovi progetti e
La copertina del libro "Bestiario di intelligenza artificiale" di Ammagamma
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continuare a inserire nuovi professionisti in organico”, ha dichiarato David Bevilacqua, amministratore delegato di Ammagamma. “Il 2022 ci vedrà potenziare ulteriormente lo sviluppo di soluzioni di IA a supporto soprattutto della piccola e media impresa, ma senza abbandonare la nostra vocazione alla realizzazione di progetti di consulenza e lo sviluppo di ecosistemi di collaborazione e partnership con le grandi aziende, come quelli realizzati con Clementoni, Eni, Kerakoll e Illimity. Potenzieremo inoltre la nostra presenza in Israele dove siamo presenti da inizio 2021”. Nel corso del 2021, Ammagamma ha acquisito 36 nuovi clienti e stretto quattro nuove importanti partnership, rispettivamente con Clementoni, Eni, Kerakoll e Illimity. La società ha inoltre implementato importanti progetti di applicazione dell’IA in aziende quali Camst, Cirfood, Colombini, Hera Group, Tea, e in PMI come l’azienda manifatturiera Tosti.
AQRATE, LA STARTUP CHE ABBATTE I COSTI DI TRADUZIONE PER LE IMPRESE Un sistema innovativo e vantaggioso per le imprese che hanno bisogno di traduzioni: è quanto propone Aqrate, startup sviluppata all’interno di Almacube, l’incubatore d’impresa di Confindustria Emilia Area Centro e Università di Bologna. “Nel mondo delle traduzioni, esiste un’equazione che regola il rapporto tra cliente e traduttore: il costo di un lavoro è uguale al numero di parole da tradurre moltiplicato per il costo di ogni singola parola”, spiega Marco Baglioni, CEO di Aqrate. “Il
problema è che i documenti da aggiornare, spesso, hanno parti già tradotte in precedenza”. Quindi, Aqrate è la risposta per chi vuole ottimizzare i costi di traduzione. Un approccio innovativo che si concentra sull’analisi dei contenuti per accrescere l’efficienza economica, introducendo nuovi controlli qualitativi. Innanzitutto, l’innovazione passa proprio attraverso la riduzione dei costi senza aumentare la complessità: Aqrate si propone di riposizionare il baricentro di potere nella relazione tra committente e agenzia di traduzione a favore della prima, riportando al suo interno l’archiviazione e la gestione delle memorie di traduzione. Infatti, la startup offre un pacchetto di servizi, erogato da un team di linguisti tramite una piattaforma web che consente di centralizzare e controllare le memorie di traduzione (TM) presso il cliente, massimizzando il risparmio derivante dal recupero di traduzioni già effettuate in passato; in questo modo è possibile ottenere un conteggio preciso e trasparente sul reale volume di traduzione. “Ecco perché l’azienda ha in ogni momento piena visibilità delle memorie di traduzione già esistenti e disponibili, che non devono essere ritradotte”, continua Marco Baglioni. “Può quindi richiedere preventivi accurati e realmente confrontabili tra loro, chiedendo che sia valutato solo il lavoro effettivamente necessario”. Inoltre, vengono sviluppate nuove tipologie di controllo sulla qualità dei contenuti e delle traduzioni ed è possibile semplificare, standardizzare e valorizzare la gestione della documentazione multilingue, mediante nuove procedure di analisi dei testi. “I risparmi sono enormi: abbiamo clienti che sono passati da 600 mila euro annui di
Gli uffici di Aqrate; Michele Fariselli e Marco Baglioni, CTO e CEO dell'azienda
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spesa per traduzioni a meno di 300 mila. In alcuni casi il risparmio è stato ancora più marcato. Oggi abbiamo circa 40 clienti in Italia, Europa e Nord America, società che gestiscono importanti volumi di traduzione e che ora dispongono di uno strumento di controllo, anche della qualità, per spendere il giusto”, rimarca Baglioni. “Siamo una società giovane ma con grandi potenzialità, tanto che abbiamo avuto ripetute offerte di acquisizione. Ma abbiamo scelto di crescere con i nostri ritmi, e i risultati ci stanno premiando: abbiamo recentemente chiuso un importante accordo con un gruppo globale del settore Difesa-Aerospazio”, conclude il CEO di Aqrate.
ZUCCHERO, LO STUDIO DELLA COMMISSIONE UE PORTA LA FIRMA DI ARETÉ Porta la firma di Areté, l’azienda bolognese specializzata nella valutazione di politiche per il settore agroalimentare, lo studio della Commissione Europea sulle strategie messe in atto nella filiera bieticolo-saccarifera europea per rispondere agli shock causati dalla riforma Pac del 2006. Da allora, la filiera italiana ha conosciuto un drastico ridimensionamento, passando da 17 a 4 zuccherifici in attività nei soli anni tra il 2006 e il 2009, fino a ridursi ai soli due impianti oggi attivi, mentre nell’intera Ue (ex Ue-28) il numero degli impianti scendeva da 189 a 102. Altrettanto importante la diminuzione degli occupati negli zuccherifici italiani (da cinquemila unità circa a meno di mille, oggi) e della produzione, che in Italia è passata da oltre 1,5 milioni di tonnellate nel periodo precedente alla riforma a meno di 200mila degli ultimi anni (su un ettaraggio che passava da oltre 250mila ha del periodo pre-riforma ai circa 30mila ha odierni), rendendo così il Paese strutturalmente dipendente dalle importazioni proprio negli anni in cui si torna a parlare di autosufficienza alimentare e di strategie di accorciamento e “rimpatrio” delle filiere. Per contro a livello Ue, dopo una riduzione negli anni immediatamente successivi alla riforma, l’ettarato a bietole è rimasto sostanzialmente stabile, sia pure
Enrica Gentile, CEO di Aretè
con alcune oscillazioni (1,4/1,6 milioni di ha), e con esso anche la produzione totale di zucchero. La fine del regime delle quote ha contribuito a determinare, nella prima campagna di piena attuazione (2017/18), una produzione eccezionalmente elevata di zucchero nell’Unione, che unita anche alla concomitante situazione di surplus produttivo a livello globale si è tradotta in una prolungata depressione del prezzo dello zucchero sul mercato Ue. Il prezzo medio dello zucchero bianco, a partire da gennaio 2018, si è mantenuto costantemente sotto il prezzo di riferimento (404,40 euro/ ton), toccando un minimo di 312 euro a gennaio 2019, per riportarsi sopra i 400 euro/ton solo nel luglio 2021. A queste condizioni, senza il sostegno accoppiato alla bietola (passato da 433 a 741 euro/ha nelle ultime tre campagne) i bieticoltori italiani avrebbero avuto margini lordi per ettaro negativi. Guardando all’Ue nel suo complesso, lo studio conclude che varie tra le soluzioni volte a prevenire e gestire i rischi produttivi e di mercato hanno confermato la loro efficacia anche nel periodo post-quota, sebbene in molti casi si tratti di strumenti tuttora scarsamente diffusi. Un ruolo cruciale è stato giocato dalla diversificazione produttiva e dall’innovazione (anche attraverso forme di cooperazione tra imprese, e avvalendosi dell’importante sostegno finanziario dell’Ue alla ricerca applicata), ma anche dalla capacità degli operatori di esplorare nuove ed innovative forme contrattuali. In merito alle misure Ue di gestione delle crisi di mercato, di fatto non utilizzate per lo zucchero nel periodo post-quota e sulla cui efficacia teorica la Commissione e gli operatori della filiera hanno visioni altamente divergenti, lo studio osserva come eventuali aggiustamenti
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dei meccanismi d’azione non possano prescindere dall’orientamento al mercato della Pac. “Lo studio ha evidenziato chiaramente come le strategie di adattamento e gli strumenti di gestione del rischio non possano comunque sopperire a svantaggi competitivi di natura strutturale, il cui superamento richiede interventi mirati e radicali”, spiega Enrica Gentile, project manager dello studio e CEO di Areté. “Decisivo in tal senso il ruolo giocato dagli aiuti accoppiati alla bietola (nei Paesi in cui vengono concessi) e dagli altri pagamenti diretti nel migliorare la resilienza dei bieticoltori Ue”.
2021 DA RECORD PER LAMBORGHINI, CHE PARTE CON L’ELETTRIFICAZIONE Con 8.405 vetture consegnate a livello globale, Automobili Lamborghini ha chiuso il 2021 potendo festeggiare il miglior anno di sempre a livello commerciale, un record straordinario. Le vendite sono aumentate del 13% rispetto al 2020, grazie a una strategia di crescita mirata e controllata. Complessivamente, sono cresciute a doppia cifra tutte e tre le macroregioni in cui Lamborghini è presente: America (+14%), Asia Pacifico (+14%) ed EMEA (Europa-Middle East e Africa, +12%), in cui sono ripartiti in maniera bilanciata rispettivamente il 35%, il 27% e il 39% dei volumi globali. Nel dettaglio, gli Stati Uniti si riconfermano il primo mercato (2.472 unità, +11%), seguiti da Cina (935, +55%), mercato balzato al secondo posto, Germania (706, +16%) e Regno Unito (564, +9%). Anche l’Italia, mercato domestico della Casa del Toro, ha registrato numeri in crescita: + 3%, con un totale di 359 vetture consegnate. In termini di modelli, continua il successo del Super SUV Urus con 5.021 unità
consegnate, seguito da Huracan, il modello V10, che ha registrato numeri in forte crescita con 2.586 vetture vendute, grazie al forte traino della Huracan STO. A queste si aggiungono le 798 Aventador, modello V12, consegnate in tutto il mondo. Stephan Winkelmann, chairman e CEO di Automobili Lamborghini, ha dichiarato, commentando i dati di fine 2021: “Questo record ci dà conferma di quattro fattori: la solidità della nostra strategia, l’elevata reputazione che il brand gode a livello internazionale, la competenza e la passione delle nostre persone e l’estrema professionalità e dinamismo dimostrata dai nostri 173 dealer in 52 mercati, che hanno continuato a investire insieme a noi in un periodo di sfide e incertezze”. Il nuovo anno si apre con prospettive altrettanto positive, grazie a un portafoglio ordini robusto, tale da coprire quasi l’intera produzione pianificata nel 2022. Un anno che si prospetta ricco di novità, con ben quattro nuovi prodotti in attesa di essere svelati nel corso dei prossimi 12 mesi. Winkelmann ha aggiunto: “Siamo più forti che mai per affrontare un periodo di profonda trasformazione verso un futuro ancora più sostenibile. Il 2022 ci vedrà impegnati per consolidare i risultati di oggi e preparare l’arrivo della futura gamma ibrida a partire dal 2023”. Nel corso del 2021 sono stati lanciati tre nuovi prodotti: la Huracan STO (Super Trofeo Omologata), ispirata alle vetture da corsa Huracan Super Trofeo EVO e GT3 EVO, I’Aventador Ultimae, serie finale del modello Aventador, e la Countach LPI 800-4, che rende omaggio alla Counta-
ASOTECH, 25 ANNI DI INNOVAZIONE E IMPEGNO NELLA PROGETTAZIONE E NELLA CONSULENZA TECNICA Asotech ha celebrato nel 2021 il 25° anniversario di attività, dal La storia di Asotech racconta una crescita veloce e qualità inno1996 infatti è attiva nella progettazione e nello sviluppo di soluzioni vative: già due anni dopo la sua fondazione, conta una decina di di engineering in diversi settori dell’industria meccanica. La sodipendenti e diversi strumenti all’avanguardia, come il software cietà ha sede a Sant’Ilario d’Enza, in provincia di Reggio Emilia, e CAD3D parametrico, che rivoluziona il metodo e le potenzialità del a Modena, occupa oltre 130 professionisti e nel 2020 ha fatturato servizio di progettazione meccanica, e il primo software FEM, per oltre 7 milioni di euro. L’azienda ha sviluppato nel corso del temsviluppare ulteriormente il servizio di calcolo strutturale. È del 2006 po sei business unit con competenze specializzate e trasversali: l’apertura della sede di Modena, mentre nel 2008 aggiunge la coprogettazione meccanica, documentazione tecnica CE, software struzione prototipi ai servizi proposti e porta l’organico a 45 unità, automazione, simulazione e calcoli, video e animazione 3D e inteoltre a includere nell’offerta anche l’elaborazione di animazione e raction design. rendering 3D. Un anno dopo, con il potenziamento ulteriore dei serNel 2021 Asotech ha deciso di investire in un progetto interno di vizi, aggiungendo il ramo progettazione di impianti alimentari, ragR&D, EasyRobots, che è stato presentato alla recente fiera MECSPE 2021, il salone Internazionale delle tecnologie per l’innovaziogiunge gli 80 dipendenti. Nel 2018 Asotech inaugura la nuova sede ne, che si è tenuto lo scorso novembre a Bologna. “Abbiamo pordi Modena, più grande e funzionale per andare incontro alle nuove tato in fiera il nostro prodotto EasyRobots”, spiegano dall’azienda, esigenze di dipendenti e clienti. Gli obiettivi dell’azienda, nel tem“Si tratta di un’innovativa interpo, non cambiano: contribuifaccia operatore web-based, re alla crescita dell’industria sviluppata dal nostro team di attraverso una radicata parautomazione e software, con tnership con le aziende, per l’obiettivo di permettere la prosviluppare idee innovative e grammazione di un sistema di realizzare prodotti all’avanautomazione basato su robot guardia. “Sappiamo anticiantropomorfi, nel modo più pare le esigenze, garantire il semplice e user friendly posraggiungimento di ambiziosi sibile, anche ad utenti che non dispongono delle competenze obiettivi con metodi e strutecniche di programmazione mentazioni d’avanguardia: robot antropomorfi e PLC. Per di fatto, elevata qualità e l’occasione ci sono stati vari totale riservatezza al miglior incontri di presentazione delle prezzo rendono unici i nostri funzionalità di EasyRobots, al Luigi Povesi (secondo da destra), presidente del Cda di Asotech, insieme ai servizi”, commentano i soci quale è stata montata una levi- collaboratori riceve la targa per i 25 anni di attività di Asotech. gatrice pneumatica Schunk”. Il lavoro di squadra è la caratteristica cui Asothech tiene magIl progetto, ritenuto di grande interesse da Shunk, azienda tedesca giormente: “Tutti insieme, offriamo un punto di vista più ampio e tra le principali al mondo nel campo dei sistemi di presa e nelle completo dei competitor e soluzioni più innovative, sempre. Imtecnologie di serraggio, è stato applicato alla loro nuova linea di levigatrici pneumatiche per la levigatura e lucidatura delle supermaginiamo soluzioni innovative e le realizziamo. Questo grazie ai fici. collaboratori dal know-how completo, in continua formazione, che L’azienda spiega così la propria attività: “Le migliori tecnologie garantiscono le necessarie competenze trasversali e che “sono disponibili e la continua formazione, che assicurano l’accesso al all’altezza di ogni sfida, in ogni campo”, è ancora la puntualizzaziomiglior know-how sul mercato: questo è il Dna di Asotech, fondato ne dei soci dell’azienda. su pochi, ma essenziali valori: passione, riservatezza, flessibilità, “La nostra vision si manifesta in ogni momento del lavoro. Organizeccellenza e formazione”. ziamo tutte le fasi del progetto per ottimizzarne tempi e costi. InfatQuesta è infatti Asotech: elevati standard qualitativi nella progetti, oggi progettare correttamente non basta e nemmeno costruire e tazione meccanica, impianti alimentari, macchine automatiche e collaudare: in ognuna di queste, e di tutte le altre fasi del progetto, costruzione di prototipi; elaborazione di software per l’automazioaccompagniamo i nostri clienti con il nostro proverbiale approcne, rendering 3D e animazione digitale multimediale, senza dimencio innovativo, il vero valore aggiunto di ogni nostra consulenza”, ticare la realizzazione di documentazione tecnica e del calcolo concludono da Asotech. FEM.
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dal 2025. Previsto poi nella seconda metà del decennio l’arrivo di un quarto modello full electric.
PER BACKER FER LA SOSTENIBILITÀ SI LEGA ALL’ECCELLENZA
Stephan Winkelmann, chairman e CEO di Automobili Lamborghini
ch, icona anticonformista dal design e dalla tecnologia rivoluzionari, in occasione del suo cinquantesimo anniversario. Accanto ai modelli presentati, il 2021 è stato anche l’anno dell’annuncio della futura strategia di elettrificazione della Casa del Toro: “Direzione Cor Tauri”, il percorso che porterà la Casa del Toro sulla via della decarbonizzazione dei suoi modelli futuri e del sito di Sant’Agata Bolognese secondo un approccio olistico della sua strategia di sostenibilità ambientale. Focus costante del processo di elettrificazione dei prodotti sarà l’individuazione di tecnologie e soluzioni capaci di garantire il top delle prestazioni e della dinamica di guida. Con un investimento epocale di oltre 1,5 miliardi di euro stanziati in quattro anni, nel 2023 Lamborghini lancerà il suo primo modello di serie ibrido ed entro fine 2024 tutta la gamma sarà elettrificata, con l’obiettivo di abbattere del 50% le emissioni di CO2 a partire
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La storia di Backer FER inizia quasi cento anni fa come Fabbriche Elettrotecniche Riunite (FER). “Dal 2000 facciamo parte del gruppo svedese NIBE, uno dei principali player nella produzione e commercializzazione di resistenze elettriche e sistemi riscaldanti”, spiega Maria Nalon, responsabile commerciale di Backer FER. “Il nostro stabilimento di Terre del Reno è uno dei sei siti produttivi del gruppo in Italia ed è specializzato nella produzione di resistenze elettriche corazzate per immersione e aria, di sistemi riscaldanti completi e nella produzione di particolari di carpenteria. Forniamo principalmente i costruttori di macchinari e attrezzature per i settori professionali e industriali e siamo in grado di offrire ai nostri clienti un supporto tecnico gestendo internamente lo sviluppo e la progettazione di nuovi prodotti. Siamo anche il riferimento sul mercato italiano per le aziende del gruppo NIBE Element (oltre 70 imprese nel mondo) e supportiamo le nostre consociate proponendo e commercializzando i loro prodotti”, prosegue Maria Nalon. I principali mercati cui si rivolge Backer Fer sono il settore ferroviario, il settore delle macchine asfaltatrici, quello del condizionamento e della climatizzazione, le macchine utilizzate nei settori dell’imballaggio e della plastica, i riscaldatori di processo, i generatori di vapore per l’industria tessile, medicale, alimentare e delle macchine per la pulizia e la sterilizzazione, il settore delle attrezzature per la panificazione e pizza. Per l’intero gruppo NIBE l’attenzione alla sostenibilità è una delle principali priorità, per contribuire a un mondo migliore. “In Backer Fer
siamo fedeli ai nostri principi aziendali e ai nostri valori, trattiamo i nostri dipendenti in modo equo, degno e rispettoso offrendo opportunità di sviluppo personale e buone condizioni di lavoro. In quest’ottica, nel nostro stabilimento di Terre del Reno abbiamo appena terminato un importante investimento sostituendo interamente la vecchia copertura in amianto con una moderna copertura perfettamente isolata che garantisce un ambiente più sano e confortevole anche nelle aree della produzione”, evidenzia Alessandro Gottardo, CEO di Backer FER. L’investimento ha previsto anche l’installazione di un impianto fotovoltaico da 225kWp, che permetterà di produrre annualmente circa 275.000kWh di energia elettrica, che rappresenta una buona parte del fabbisogno annuo. “Nei prossimi anni sono previsti altri e continui miglioramenti alla struttura per poter garantire un ambiente di lavoro sicuro, moderno e confortevole oltre al costante rinnovo del parco macchine ed attrezzature per poter essere sempre all’avanguardia nella produzione consentendoci di fornire prodotti di qualità ad un giusto prezzo”, conclude Alessandro Gottardo.
BENVIC, LUCA BATTISTONI GM DELLE NUOVE BUSINESS UNIT DI FERRARA Lo scorso dicembre, Luca Battistoni è stato nominato da Benvic general manager delle linee di business Plantura® e, la più recente, Xtended® entrambe con sede a Ferrara. Nel corso degli oltre 30 anni di carriera nella regione EMEA e in Asia, Luca Battistoni ha svolto ruoli di responsabilità nell’industria petrolchimica e del compounding, occupandosi di diversi aspetti, dalla strategia aziendale globale alle vendite fino al marketing. La grande esperienza e le solide competenze tecniche e di gestione acquisite verranno, quindi, impiegate per cogliere e valorizzare tutte le potenzialità di Plantura®, acquisita da Benvic nel 2019 e specializzata nella produzione di polimeri bio-based, e della nuova divisione Xtended® per compound tecnici ad elevate prestazioni. Lanciata nel 2021 con l’acquisizione delle
Luca Battistoni, general manager delle nuove business unit Benvic di Ferrara
attività di compound del Gruppo Celanese a Ferrara, Xtended® è specializzata nella produzione di tecnopolimeri su base Polipropilene (PP) per il settore Home Appliance, elastomeri termoplastici, per i segmenti Footwear, e Technical Sport Fields nell’ambito dei campi sportivi sintetici Infill®. “Sono felice di essere entrato a far parte di un gruppo solido come Benvic e di lavorare nel polo di Ferrara che, nel giro di soli tre anni, è cresciuto tanto da diventare un modello per il settore. L’avvio delle nuove linee Plantura® ed Xtended® rappresenta una grande opportunità per l’azienda in termini di sinergie tra le diverse attività e per i nostri clienti, che sono al centro di ogni nostra strategia”, commenta il nuovo general manager Luca Battistoni. Luc Mertens, amministratore delegato di Benvic Group, aggiunge: “Grazie alla recente nomina di Luca Battistoni e alla presenza di Luca Lussetich, responsabile Benvic Italia, il polo industriale di Ferrara è dotato di una squadra forte e competente in grado di sviluppare al meglio le sue diverse attività in linea con gli obiettivi del Gruppo. Proseguiremo il nostro percorso di innovazione e crescita per essere sempre al fianco della nostra clientela internazionale”. Per il gruppo europeo, tra i principali protagonisti nella produzione di soluzioni termoplastiche innovative e di biopolimeri, l’obiettivo è infatti puntare a nuovi mercati, ampliare il portafoglio pro-
dotti e raggiungere i più alti livelli di redditività per soddisfare una clientela sempre più diversificata. La gamma dei nuovi prodotti e la specializzazione del team sono ora focalizzate nella crescita di ulteriori settori strategici su cui il gruppo Benvic già opera a livello globale: medical, automotive, furniture e construction. Le attività produttive sono iniziate nel secondo semestre del 2021 e gli impianti stanno già raggiungendo la saturazione, La pianista Khatia Buniatishvili (credit: Gavin Evans Sony Classical) con ulteriori previsioni di crescita e inve- tra cui spicca la voce dell’acclamato controstimento nei prossimi anni. Quest’ultima tenore Jakub Józef Orliński sul repertorio acquisizione, che ha consentito non solo di coevo a quello del più noto castrato della tutelare i 35 lavoratori esistenti, ma di assu- storia. I Grandi Interpreti sfoggiano alcumerne altri 20, ha ulteriormente rafforzato ni tra i più importanti direttori d’orchestra il polo di Benvic a Ferrara. Oggi, il polo di del momento, come Gardiner, Harding e Ferrara rappresenta un vero hub dei tecno- Hrůša, alla testa di titolate compagini orpolimeri, garantendo una gamma prodotti chestrali europee. Da segnalare, tra le sodi eccellenza rappresentato dal PVC, sui liste di spicco, due violiniste quali Patricia cui Benvic continua a investire, e i nuovi Kopatchinskaja, che affronterà Beethoven, mercati dei polimeri bio-based Plantura® e e Alina Ibragimova, sul Concerto di Mendei tecnopolimeri della divisione Xtended®. delssohn. “Il primo recital pianistico è affiFondato nel 1963, il gruppo Benvic impie- dato ad Alexander Gadjiev, già ospite nella ga circa 600 dipendenti distribuiti su dieci rassegna Talenti ed ora impalmato al consiti produttivi in Francia, Italia, Spagna, corso più importante del mondo, lo ChoRegno Unito, Polonia e Stati Uniti, offren- pin di Varsavia. Lo ascolteremo sulle pagine do le proprie soluzioni in più di 60 Paesi. chopiniane che gli hanno valso il premio”, continua da Lisca. “A chiusura della rassegna, Satie aprirà il programma antologico di Khatia Buniatishvili, una sorta di ponte RITORNA BOLOGNA FESTIVAL, sulla stagione estiva di Pianofortissimo”. TRA REPERTORI CLASSICI Gli appuntamenti con la musica barocca sono segnati dal ritorno a Bologna dell’enE NUOVE PROMESSE semble francese più accreditato per questo La 41a edizione di Bologna Festival si snoda nel segno delle sue tradizionali traiettorie. “I nomi delle maggiori stelle del firmamento concertistico si intrecciano con quelli delle giovani e brillanti promesse”, annuncia Maddalena da Lisca, sovrintendente e direttore artistico del festival. “Si affidano i repertori più consolidati alle esecuzioni di maestri che rappresentano il riferimento per l’attuale approccio interpretativo, al contempo si indaga con curiosità anche sulle più recenti pagine musicali spesso collocate nella rifrazione di quelle, più note o talvolta rare, del nostro passato”. Nei Carteggi Musicali le letture di scritti autografi di Sinopoli, Verdi, Debussy e Farinelli, saranno accompagnate da testimonianze musicali
La violinista Patricia Kopatchinskaja (credit: Marco Borggreve)
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BMATE, DIECI ANNI AL CENTRO DELLE SFIDE IMPRENDITORIALI
“Nel 2012, dopo quindici anni da tecnico progettista, poi da project leader e infine da direttore tecnico e di ricerca e sviluppo, ho deciso di mettermi in gioco e fondare la mia società. L’esperienza fatta e le aziende per cui avevo lavorato mi avevano dato fiducia nella visione sul come fare innovazione”. A raccontarlo è Giacomo Giacobbi che dieci anni fa, nonostante la durissima crisi, decise di dare ascolto alle proprie aspirazioni e fondare BMate, società di consulenza a 360 gradi per le imprese. “Secondo me, la strada naturale per ottenere risultati eccellenti nella gestione di un progetto di innovazione è quella di affidarsi a esperti, verticalmente focalizzati su una tecnologia, e di riuscire a costruire per ogni progetto un team su misura, completo, affiatato e ben coordinato. Lasciare cioè che i tecnici possano concentrarsi sugli aspetti tecnologici senza preoccuparsi della gestione del cliente, del progetto, dei fornitori. Questi ultimi sono tutti aspetti fondamentali per la riuscita di un progetto, ma rappresentano una distrazione per i tecnici, che spesso non hanno le soft skills necessarie, e che se mal gestiti diventano un collo di bottiglia, una sacca di inefficienza e nei casi peggiori possono anche determinare il fallimento di un progetto”. Ecco perché, nelle intenzioni del fondatore, BMate nasce come aggregatore di competenze specialistiche e fornitore di tutti quei servizi complementari che determinano il successo o meno, di un progetto o di un prodotto. Un soggetto, quindi, in grado di governare quel processo che oggi si è affermato con il nome di ‘Open Innovation’ o innovazione collaborativa. “Un tratto distintivo di BMate è quello di mettersi sempre dalla parte del cliente. Cerchiamo di entrare nelle logiche del prodotto o progetto iniziale, proponendo un significativo miglioramento della proposta iniziale”, approfondisce Giacobbi. “Individuiamo ogni possibile evoluzione e suggeriamo la tecnologia ottimale in ogni situazione. Non ci consideriamo dei fornitori tecnologici ma
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dei partner e sappiamo che il nostro successo è legato al successo del nostro cliente e ne condividiamo punti di vista, problemi e spesso anche i rischi”. Per la società di consulenza con sede a Imola, in provincia di Bologna, è importante il concetto di contaminazione tra settori differenti: la possibilità di lavorare in settori differenti e di non aver mai fatto la scelta di verticalizzare su determinati mercati, da un lato rende il lavoro di BMate più “divertente”, dall’altro permette di fornire soluzioni originali ed efficaci ai clienti. Infatti, spesso quello che è un problema in un settore è stato risolto in altri, quindi trasportare soluzioni e tecnologie rende i progetti Bmate soluzioni originali e con dei tempi di sviluppo inferiori alle attese. La società ha sicuramente dovuto affrontare i cambiamenti avvenuti i questi dieci anni. “Credo che i due aspetti principali in cui si evidenzia il cambiamento siano stati l’affermarsi anche in ambito industriale delle tecnologie web e del cloud, insieme alla nascita e rapida salita dei dispositivi IOT. Ma il segreto è sempre stare un passo avanti”, commenta Giacobbi. “Sin dall’inizio, con i nostri partner tecnologici Brainstorm e MediCon Ingegneria abbiamo precorso i tempi e investito su queste tecnologie. Abbiamo affrontato molti progetti nell’ambito della raccolta ed elaborazione dati finalizzati al condition monitoring, alla manutenzione predittiva e, in generale, al controllo remoto di un parco macchine. In ambito di sensoristica, abbiamo investito molto in conoscenza per la progettazione di elettronica a bassissimo consumo, che consentisse di realizzare dispositivi intelligenti e utilizzabili in campo con poca o nulla manutenzione. Infine, abbiamo sempre cercato di aumentare la nostra competenza nella progettazione e utilizzo di tecnologie di trasmissione wireless, esplorando ogni tecnologia disponibile per poter selezionare la più adatta in ogni applicazione. Tra i risultati, al di là dei casi specifici, il maggior successo per Bmate è aver provato sul campo che un approccio all’innovazione aperto e condiviso produce risultati migliori per tutte le parti coinvolte. E per il futuro, conclude Giacobbi “l’obiettivo principale è saper cogliere ogni cambiamento in atto, governare le nuove tecnologie per riuscire a proporle alle aziende del nostro territorio in modo pragmatico ed efficiente. Inoltre, dal 2021, a completamento dei nostri servizi in ambito ricerca e sviluppo, abbiamo avviato una nuova divisione per la realizzazione di sistemi di visione artificiale come integratori dei prodotti Datalogic e nei prossimi anni puntiamo anche ad affermarci in questo ambito”.
repertorio, Les Musiciens du Louvre, su un programma dove brilleranno le agilità vocali di Vivica Genaux. Mario Brunello, curioso ed instancabile ricercatore sempre aperto a nuove sfide, questa volta si esibirà con il violoncello piccolo in virtuosistiche pagine di Tartini e suoi coevi. Poche ore prima delle esecuzioni in programma saremo accompagnati all’ascolto da noti musicologi, nella nuova iniziativa “Prima delle Note”. “Inserita nell’ormai consolidata programmazione estiva ‘open air’ condivisa con Pianofortissimo, la rassegna Talenti vedrà la luce nel chiostro di Santo Stefano. Tutti italiani, questa volta, i nostri giovani concertisti esordienti, in un programma che unisce musica da camera, pianoforte e pagine barocche”, rammenta da Lisca. Il Nuovo l’Antico riserva una particolare attenzione a un’indagine sugli strumenti a tastiera, nuovi o antichi, tradizionali o preparati, elettronici o giocattoli, con repertori che intrecciano Kurtág con Couperin o le ultime avanguardie statunitensi con le esecuzioni al fortepiano del classicismo d’oltralpe. Il repertorio polifonico più mistico è affidato al gruppo inglese The Tallis Scholars, mentre l’appuntamento con il virtuoso Simone Rubino sarà l’occasione per una esibizione alle percussioni su ardite pagine di Cage, Xenakis e Tan Dun. Enrico Onofri al violino barocco con il suo Imaginarium Ensemble chiuderà il programma autunnale alla scoperta del repertorio seicentesco più raro. Largo spazio, come di consueto, La Mahler Chamber Orchestra (credit: Molina_Visuals)
viene dedicato al pubblico giovane con le programmazioni di Baby BoFe’ e Note sul Registro. Infine, i viaggi ad Arte Sella e in Giordania, in compagnia di Mario Brunello, Viktoria Mullova e Misha Mullov-Abbado, saranno l’occasione per godere di emozionanti giornate di musica e arte in mezzo alla natura o sullo sfondo di straordinari siti archeologici.
CARPIGIANI PARTNER DI UNIFE PER LO SVILUPPO DEI BIG DATA La transizione da un’economia di prodotto a un’economia dei servizi è uno dei temi caldi dell’industria 4.0. Proprio attorno a questo obiettivo si è sviluppato il progetto SBDIOI4.0 Servizi Big Data In e Out, un progetto di ricerca industriale finanziato da POR FESR Emilia-Romagna 2014-2020 e dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, cui l’Università di Ferrara ha preso parte con il laboratorio MechLav. Carpigiani, azienda di Anzola dell’Emilia, in provincia di Bologna, punto di riferimento mondiale nella produzione di tecnologia per la gelateria artigianale, vi ha partecipato, insieme ad altre realtà come Cineca, Gea Procomac, Imola Informatica, Injenia, ItalianaSoftware e Sacmi. Il progetto è partito nel 2019 con l’obiettivo di ideare e progettare una piattaforma Big Data che rispondesse alle esigenze di un largo insieme di scenari applicativi in ambito Industria 4.0 fornendo soluzioni avanzate di aggregazione, analisi e visualizzazione dati. La piattaforma SBDIOI4.0 consente alle aziende di realizzare servizi Big Data innovativi sia a supporto del processo di produzione (servizi all’interno della fabbrica, “IN”) che dell’assistenza post-vendita (servizi fuori dalla fabbrica, “OUT”), favorendo l’adozione di nuovi modelli di bu-
siness basati sulla servitizzazione. “Con il termine servitizzazione”, spiega il professor Mauro Tortonesi, coordinatore scientifico per il laboratorio MechLav, “si intende quel processo attraverso il quale un’azienda passa dalla vendita di un prodotto alla vendita di un servizio, trasformando i propri clienti da proprietari di un bene a utilizzatori di un servizio. In questo senso il progetto SBDIOI4.0, applicato al caso di studio Carpigiani, leader mondiale nel mercato delle macchine per il gelato, ha consentito all’azienda l’apertura di nuovi scenari di business, passando dalla tradizionale vendita della macchina da gelato, alla vendita del servizio di utilizzo e di assistenza della macchina stessa”. Questo passaggio è stato possibile grazie all'infrastruttura per la gestione di Big Data realizzata dai ricercatori del laboratorio MechLav. Le macchine da gelato Carpigiani, infatti, sono a tutti gli effetti “Smart Product”, ovvero macchine intelligenti capaci di produrre una grande mole di dati relativi al loro funzionamento (temperatura, pressione, etc.). L’analisi in tempo reale di questi dati, da parte dei tecnici dell’azienda, consente di pianificare al meglio le attività di manutenzione delle macchine, e quindi intervenire tempestivamente, fino al caso di riuscire a prevenire i guasti dovuti all’usura, con un significa-
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tivo miglioramento di costi ed efficienza dei processi di assistenza post-vendita. La servitizzazione porta un duplice beneficio. Innanzitutto, consente di avere una macchina da gelato Carpigiani sempre funzionante e costantemente monitorata. Inoltre, permette all’azienda di raggiungere nuovi clienti: non solo le gelaterie artigianali e i franchising, ma anche piccoli ristoranti che, per le vendite limitate, non potrebbero sostenere il costo di una macchina da gelato, ma invece possono comunque offrire gelati alla propria clientela grazie ai servizi offerti da Carpigiani. “Ma il progetto SBDIOI4.0 è andato oltre”, conclude Tortonesi. “Infatti, ha costruito l’architettura per la raccolta, l’analisi e la gestione dei dati di contesto, come dati di servizi meteo e dati provenienti dai social. Conoscere in anticipo la situazione meteorologica o la presenza di particolari eventi e festival sul territorio, identificati attraverso i dati forniti dai social, permette di pianificare al meglio sia la gestione del magazzino di ingredienti per il gelato, sia i turni del personale, e consente quindi ai gelatieri di rispondere adeguatamente alle richieste dei clienti”.
NUOVA IDENTITÀ DIGITALE PER CLIMART ZETA Un nuovo layout, dalla grafica pulita e caratterizzata da facili passaggi tra una pagina e l’altra, per una immediata focalizzazione delle informazioni esposte. Questo il concept alla base del nuovo sito internet di Climart Zeta (www.climartzeta.it), azienda di Castenaso, in provincia di Bologna, da oltre 40 anni operante nel territorio bolognese e da decenni punto di riferimento per condomini, imprese e pubblica amministrazione nell’ambito della climatizzazione, dell’acqua e dell’energia. “Lo sviluppo costante nel tempo e il progressivo ingresso societario dei migliori tecnici aziendali hanno dato vita a uno staff particolarmen-
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te coeso che può definirsi a tutti gli effetti una famiglia. Climart Zeta è oggi punto di riferimento nella gestione degli impianti tecnologici di riscaldamento e condizionamento e nell’installazione di nuovi impianti in ambito civile, commerciale, pubblico e industriale”, spiegano dall’azienda. La crescita e l’ampliamento dei servizi hanno spinto Climart Zeta a predisporre una piattaforma adatta a comunicare la molteplicità delle possibilità offerte a privati, aziende e pubbliche amministrazioni. “L’interfaccia favorisce la scelta dei servizi desiderati, agevolando la valutazione dell’ampia gamma offerta”, rimarcano dall’azienda bolognese. “Grazie al nuovo sito web, il pubblico può facilmente orientarsi, in base alle proprie necessità progettuali e costruttive, in modo da reperire facilmente tutte le informazioni, esposte con chiarezza e immediatezza. A partire dall’atterraggio in home page il nuovo sito offre una navigazione smart e intuitiva grazie a un layout chiaro che invita l’utente a scegliere il percorso tematico più rispondente alle proprie esigenze, sia in ambito privato che pubblico e industriale”. In ogni sezione rimane centrale l’equilibrato dialogo di immagini e parole che accompagnano l’utente in un’esperienza immersiva alla scoperta dell’universo Climart Zeta, dove innovazione e specializzazione sono i punti di riferimento insieme a rapidità, puntualità e precisione in ogni intervento. “Un restyling che rappresenta una tappa importante nel percorso dell’azienda, incentrato su un linguaggio visivo chiaro per differenziare i contenuti e offrire un’esperienza di navigazione distinta in base agli interessi dell’utente, sia esso un condominio, un’azienda o una pubblica amministrazione, con la consapevolezza di come a livello di comunicazione risulti
sempre più decisiva la capacità di dialogare con target differenti a partire da contenuti pensati e progettati ad hoc”, evidenziano ancora da Climart Zeta. Una scelta che testimonia il grande slancio dell’azienda e il crescente apprezzamento riscontrato, anche grazie a un approccio innovativo che da sempre caratterizza Climart Zeta. Anche con la propria presenza web l’azienda bolognese conferma la propria vocazione a fornire soluzioni personalizzate, fin dal primo contatto, mediante il supporto di personale tecnico altamente specializzato e forte di oltre quattro decenni di esperienza.
COCCHI&COCCHI, PARTITA LA NUOVA EDIZIONE DI ‘COFFEE BRAND WEBINAR’ “Il 2021 è stato un anno importante, soprattutto in ottica ripartenza. Per noi di cocchi&cocchi è stato anche un anno di partenze vere e proprie, nel senso che abbiamo dato vita a un progetto al quale pensavamo da tempo e nel quale abbiamo investito energie e passione: ‘coffee brand webinar’. E, visto che i risultati in termini di partecipazione e gradimento sono stati molto buoni, abbiamo deciso di riproporlo, nella sua veste rinnovata, anche per il 2022”. A raccontare è Gloria Cocchi, brand identity coach dell’agenzia modenese di branding e comunicazione strategica. “Coffee brand è una serie di dieci incontri gratuiti dedicati alle PMI, per aiutare imprenditori, manager, responsabili commerciali, uffici marketing e comunicazione a districarsi nel complesso mondo del brand, mostrando loro come le azioni di branding permettano alle aziende di posizionarsi in maniera distintiva e di raggiungere gli obiettivi all’interno di un mercato variegato come quello del b2b. Crediamo che le imprese, per distinguersi davvero, debbano puntare sempre più sulla loro autenticità, sulla loro dimensione valoriale. Attraverso gli incontri di coffee brand ci confrontiamo con le persone sui diversi aspetti della comunicazione e del marketing, ma anche e soprattutto dell’essere umano e delle dinamiche che lo coinvolgono e lo accompagnano nelle scelte. Non manca poi la parte dedicata alla pratica
COSEPURI LANCIA UN NUOVO PROGETTO PER IL TRASPORTO SPECIALE SANITARIO
Gloria Cocchi, brand identity coach di cocchi&cocchi
nella quale mostriamo case study specifici di progetti realizzati con i nostri clienti”, continua Gloria Cocchi La nuova edizione di coffee brand ha preso il via il 9 febbraio scorso. Sono già tre gli incontri alle spalle: “distintivi e memorabili”, durante il quale si è parlato della definizione della dimensione valoriale delle imprese, la base autentica sulla quale costruire il posizionamento differenziante della marca; “branding.0”, sul ruolo e sul valore di una leadership sempre più orientata alla costruzione di una relazione di fiducia tra le persone; “b2b: brand to brand”, un incontro dedicato all’importanza di fare branding nel mercato b2b, azione molto più decisiva e strategica che nel b2c. Gli appuntamenti successivi sono in programma, sempre dalle 14 alle 15, ogni secondo mercoledì del mese, agosto escluso, fino a fine anno. Coffee brand webinar rappresenta un’occasione importante che permette di approfondire e confrontarsi su molte tematiche decisive, dalla conoscenza dei bisogni del target, in costante evoluzione, al rebranding, un’azione strategica che permette di restare contemporanei e competitivi, dal delicato momento rappresentato dal passaggio generazionale alla definizione dell’identità di marca, la somma di codici visivi e testuali, dall’employer branding a una scrittura che, per segnare la differenza con i competitor ha bisogno di essere orientata al brand e non standardizzata. Tutte le info e le modalità di iscrizione a uno o più incontri, sono reperibili a questo link: https://www.cocchiecocchi.it/formazione-webinar-coffee-brand
natura così delicata richiedono dinamismo, predisposizione alla collaborazione, rapidità di risposta alle emergenze e capacità di costruire con i committenti una relazione basata sulla fiducia e sulla continuità. Questo è il motivo per cui oggi Cosepuri sta particolarmente focalizzando la propria attenzione sull’ampliamento della flotta della propria Divisione Merci e sull’incremento della propria base sociale in questo settore, inserendo nuove imprese artigiane iscritte all’Albo Autotrasportatori o lavoratori autonomi interessati a conseguire tale abilitazione, a cui affidare un’attività che rappresenta un’eccellente opportunità di crescita e sviluppo. Costituita nel 1972 con l’acronimo Cooperativa Servizi Pubblici di Rimessa l’azienda ha poi trasformato la propria denominazione semplicemente in COSEPURI. “Il nostro è un consorzio
Due nuovi importanti progetti in rampa di lancio per Cosepuri, l’azienda bolognese attiva in quattro settori di attività (auto e bus con conducente, autolinee e trasporto merci) che oggi danno lavoro a oltre 270 imprese associate, per lo più ditte individuali, ma anche società strutturate con personale alle proprie dipendenze, presenti in diverse regioni. Il primo, grazie a un equipaggiamento tecnologico che la posiziona fra le poche eccellenze italiane nell’ambito del trasporto individuale di persone, ha come obiettivo l’organizzazione di una piattaforma nazionale nel settore autonoleggio con conducente lungo l’asse Torino-Milano-Bologna-Firenze-Roma. Con un ulteriore ambizioso progetto, poi, l’azienda sta ponendo le basi per diventare un player di riferimento nell’ambito del trasporto speciale sanitario/ ospedaliero. “Siamo in grado di fornire un efficace collegamento fra le strutture sanitarie”, commenta il presidente Gino Onofri, “in termini di approvvigionamento dei materiali e delle attrezzature, di ritiro e consegna immediata di materiale biologico, campioni di laboratorio, referti, farmaci e al- Gino Onofri, presidente di COSEPURI tro. Parliamo di trasporti programmati o costituito sotto forma di società cooperaurgenti da e per ospedali, ambulatori, la- tiva che affonda profondamente le proprie boratori analisi che richiedono l’impegno radici nel tessuto economico della città di di diversi veicoli adibiti al trasporto mer- Bologna, ma che ha saputo trasferire la proci e dei relativi autisti che si alternano in pria originale formula imprenditoriale con turni diurni, notturni e festivi 365 giorni risultati altrettanto validi anche in altri terall’anno. Passiamo dal ritiro di provette per ritori, fra cui Milano, Firenze e Roma. La l’analisi urgente di tamponi alla consegna nostra flotta di vetture, bus e veicoli adibiti di ingombranti macchine per la dialisi, al trasporto merci, complessivamente pari fino al trasporto in emergenza di equipe chirurgiche per l’espianto e il trapianto di a circa 500 mezzi, raggiunge mediamente organi”. Prestazioni così specializzate ri- una percorrenza annuale di 35 milioni di chiedono una centrale operativa dotata di chilometri, pari a 875 volte il giro del monun equipaggiamento tecnologico tale da do o 27 mila volte la lunghezza dell’Italia. garantire il monitoraggio in tempo reale Aziende come la nostra rappresentano un dello stato dei ritiri e delle consegne, non- significativo esempio di quanto il trasporto ché la dotazione di veicoli specificatamente e la mobilità delle persone costituiscano un allestiti, coibentati e a temperatura control- elemento fondamentale per il progresso”, lata. Ma non solo. Servizi di trasporto di conclude il presidente Onofri.
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CRIF, 100 NUOVE ASSUNZIONI PER LE SEDI ITALIANE ENTRO L'ANNO CRIF, malgrado la fase negativa del ciclo economico, ha continuato nel suo percorso di sviluppo, con una crescita delle attività che per il 2021 dovrebbe essere superiore al 6,5%. Questo ha consentito di confermare la propria strategia di investimenti su scala globale, pari a complessivi 350 milioni di euro per il triennio 2021-2023 e il piano di assunzioni che, solamente per l’Italia, prevede l’inserimento di almeno 100 professionisti entro la fine dell’anno in corso. Le principali sedi interessate sono quelle di Bologna, Milano, Rende, in provincia di Cosenza, e all’interno del Campus di Varignana, il polo alle porte di Bologna dedicato all’incubazione dei progetti di innovazione del Gruppo e allo sviluppo delle più avanzate soluzioni in ambito digitale e open finance. “Nell’ultimo quadriennio abbiamo fatto 950 assunzioni in Italia,
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270 delle quasi solamente nell’ultimo anno malgrado le implicazioni derivanti dalla pandemia. La costante crescita delle nostre attività negli ambiti più innovativi, lo sviluppo su scala globale anche attraverso un ambizioso piano di acquisizioni e l’accelerazione del business sul fronte dell’offerta digitale e dell’open finance richiedono continui innesti di nuove professionalità e figure di alto profilo. In molte regioni italiane, però, si registra un perdurante squilibrio tra l’offerta e la domanda di lavoro, specie relativamente a quelle competenze altamente qualificate sui temi innovativi, e anche in CRIF non sempre riusciamo a trovare facilmente i profili ricercati malgrado politiche di inserimento allineate con i più elevati standard di mercato”, commenta Loretta Chiusoli, corporate HR & organizational processes senior director di CRIF. Nello specifico, tra le professioni maggiormente ricercate in CRIF all’interno del nuovo piano di assunzioni, da segnalare Business Analyst, Data Scientist, Consultant, Business Developer, Digital Marketing Specialist, Project Manager, Service Designer, Software Developer (.Net e Java), System Engineer, Software Architect, Network Engineer ed esperti in Cyber Security. La figura del Data Scientist è tra quelle maggiormente ricercate. Competenze di analisi e sviluppo di modelli statistici (tramite Python o SAS), utilizzo di tecniche avanzate di machine learning sono tra i requisiti tecnici principali, oltre che forti skill analitiche, ragionamento critico, approccio costruttivo e collaborativo tra le soft skill rilevanti. Tali profili sono coinvolti nello sviluppo di progetti nazionali e internazionali di advanced analytics, nell’applicazione delle più recenti e avanzate metodologie analitiche sfruttando l’ampia banca dati di CRIF, definendo strategie di rielaborazione
e sintesi di modelli e dati. È richiesta una formazione in economia, finanza, ingegneria gestionale, ingegneria informatica, statistica, matematica e fisica, capacità di pensiero laterale, vocazione all’innovazione e una elevata conoscenza della lingua inglese per consentire l’integrazione tra esperienze non solo multidisciplinari, ma anche multiculturali, che sono alla base del DNA di CRIF. L’ampio patrimonio informativo e le avanzate competenze analitiche di cui dispone consentono a CRIF di produrre anche analisi originali ed esaustive. A questo riguardo, dall’ultimo report sul credito alle imprese emerge che in Emilia-Romagna nel 2021 le richieste sono calate del 13,6%, ma l’importo medio è cresciuto ancora e ha raggiunto 83.114 euro. Tra le province, Bologna, con 100.859 euro mediamente richiesti, si colloca al 13° posto assoluto nel ranking nazionale.
CRIT LANCIA LE PRIME OTTO STARTUP DEL MOTOR VALLEY ACCELERATOR CRIT, società modenese specializzata da 22 anni nello sviluppo di progetti di ricerca a supporto dell’innovazione delle aziende manufatturiere, continua a crescere ed estende il proprio ambito di attività al mondo delle startup del settore automobilistico. Nel 2021 CRIT ha infatti deciso di porsi in prima linea nel finanziamento e nel supporto alle realtà innovative tramite la creazione e la gestione del più importante acceleratore di startup automotive in Italia: il Motor Valley Accelerator, con sede a Modena, il primo progetto del fondo Acceleratori di CDP Venture Capital e che vede come finanziatori con 20 milioni di euro Cassa Depositi e Prestiti, Fondazione di Modena e UniCredit. CRIT ha scelto come partner di questa iniziativa Plug And Play, la prima piattaforma di Open Innovation al mondo con oltre 2mila startup accelerate all’anno in 16 Paesi. Le due aziende gestiscono la ricerca, l’individuazione e il supporto delle startup e fungono da punto di coesione tra i finanziatori e le realtà innovative. Le competenze di CRIT nel mondo dell’industria e nella ricerca e analisi di
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Marco Baracchi, direttore generale di CRIT
tecnologie, unite a quelle di Plug And Play nell’accelerazione di startup hanno permesso di creare un ambiente sinergico capace di supportare le startup non solo tramite nuovi approcci metodologici e commerciali, ma anche attraverso analisi di dettaglio del panorama tecnologico. L’acceleratore ha raccolto il supporto di grandi realtà italiane del settore automotive: CLN Group, Dallara, HPE Coxa, Marelli, OMR, Sabelt, STMicroelectronics hanno affiancato le startup durante il percorso di accelerazione, velocizzandone l’ingresso sul mercato. “Le aree di intervento del Motor Valley Accelerator sono l’elettrificazione dei veicoli, la connettività e la digitalizzazione, la mobilità autonoma, la sostenibilità, il motorsport e tutto ciò che può portare un’innovazione disruptive nel settore della mobilità. La prima call ha visto l’adesione di 100 realtà innovative: dopo attenta selezione sono state individuate 8 aziende di eccellenza, coinvolte nelle attività di accelerazione sotto la supervisione del nostro staff”, sottolinea Marco Baracchi, direttore generale di CRIT. Sono startup provenienti da tutta Italia, una anche dalla Russia: 2electron ha sviluppato un sistema in grado di replicare il comportamento del cambio di un veicolo a combustione su qualsiasi veicolo elettrico; Carchain è una piattaforma per tokenizzare
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i veicoli di valore, consentendo di acquistare e investire in auto attraverso l'acquisto di NFT; Green Independence sta elaborando un dispositivo per convertire l’energia solare in idrogeno, attraverso un sistema piccolo e modulare; Hexadrive Engineering offre un software di generazione Digital Twin in real time con focus su powertrain elettrici; Invisens sviluppa radar economici per permettere a molti più veicoli di avere una capacità di rilevamento a 360 gradi; Novac sta sviluppando supercondensatori ad alta densità, a stato solido e modellabili su qualsiasi superficie; Ohoskin ha ideato un tessuto vegano e senza ftalati, ricavato da prodotti vegetali; Reefilla offre un servizio di ricarica on-demand e on-site per veicoli elettrici. Il 2022 si è aperto con la seconda call per startup. “Quelle selezionate riceveranno un investimento di 100mila euro. Le migliori, al termine del percorso di accelerazione, potranno accedere ad un secondo investimento fino a 500mila euro”, conclude Baracchi.
DIMA ACQUISITA AL 75% DAL GRUPPO FRANCESE SYNEX A fine dicembre è stata perfezionata l’acquisizione del 75% della realtà modenese Dima da parte del gruppo francese Synext. L’operazione è avvenuta nell’ambito di un progetto industriale di specializzazione nel settore lattiero caseario che va a rafforzare il percorso di crescita dell’azienda modenese, con il 25% del capitale e la gestione dell’impresa che rimarranno nelle mani della famiglia Aldrovandi. “Entriamo a far parte di un gruppo altamente specializzato nel settore lattiero caseario con un mercato globale, mantenendo il nostro marchio e la nostra italianità che fanno parte della nostra essenza e del nostro valoClaudio Aldrovandi, fondatore e amministratore delegato di Dima
re aziendale”, afferma Claudio Aldrovandi, fondatore e attuale amministratore delegato di Dima. Fondata a Modena nel 1983, l’azienda è attiva nello sviluppo, progettazione, costruzione e vendita di impianti industriali del settore caseario: in particolare realizza macchinari per la produzione di tutti i tipi di formaggi a pasta filata come mozzarella, pizza-cheese, string-cheese, provolone, scamorza, caciocavallo, ma anche ricotta. Con un fatturato di 10 milioni di euro, conta oggi una cinquantina di dipendenti ed esporta oltre il 90% della sua produzione all’estero, in oltre 80 Paesi del mondo. Nella prossima primavera-estate cominceranno i lavori di ampliamento del suo stabilimento di produzione a Modena. “Siamo un’azienda familiare di piccole dimensioni”, continua Aldrovandi. “Ma in questi 38 anni di attività ci siamo tolti parecchie soddisfazioni. Abbiamo offerto non solo macchinari, ma soluzioni produttive made in Italy che hanno contribuito in modo significativo alla meccanizzazione e modernizzazione dei processi e della tecnologia casearia. La crescita continua dell’azienda ci ha permesso di costruire una reputazione fatta di successi, innovazione, esperienza e sapienza che vengono apprezzati in Italia e in tutto il mondo”. Supportata da una tecnologia avanzata e conforme agli standard di sicurezza europei, alle linee guida di European Hygienic Engineering & Design Group (EHEDG) e da un team di esperti, Dima è in grado di offrire concept di lavoro continuamente innovativi, affidabili ed esclusivi in grado di soddisfare le richieste più sofisticate nel campo della
produzione del formaggio. “Le nostre macchine riassumono il meglio del made in Italy: innovazione, qualità, esperienza e i più alti standard igienici. I nostri prodotti, con significativi trend di crescita e quote di mercato in costante aumento, testimoniano il successo e la reputazione di cui la nostra azienda gode in Italia, Europa e in tutto il mondo, fra i più avanzati produttori di macchine e impianti del settore caseario dal punto di vista tecnologico. Pensare che la propria creatura possa crescere ancora di più, entrando a far parte di un gruppo che ha alla base un forte progetto industriale, è stato il motivo che ci ha spinto a intraprendere questo percorso comune con il gruppo Synext. Non vediamo l’ora di concretizzare questa alleanza e di servire i nostri clienti fornendo loro delle soluzioni produttive innovative e ancora più complete nel settore lattiero-caseario”, conclude l’amministratore delegato di Dima. Il gruppo Synext, presente in Francia e all’estero, è specializzato nella produzione di formaggi a pasta dura (Comté, Beaufort), formaggi a pasta molle (brie, formaggi erborinati, feta) e nella produzione di burro. Il gruppo è a capo di altre tre aziende (Tecnal, Simons Frères e Chalon Megard) e, con l’integrazione di Dima, conta più di 300 dipendenti e fattura oltre 60 milioni di euro. La sua clientela è divisa tra pmi, cooperative e multinazionali lattiero-casearie.
2021 MIGLIORE ANNO DI SEMPRE PER DUCATI Ducati ha concluso un 2021 segnato dal record di vendite con 59.447 moto consegnate ai clienti in tutto il mondo, registrando un incremento del 24% sul 2020 (48.042) e del 12% sul 2019 (53.183). “Il 2021 è stato un anno magico per Ducati. Abbiamo consegnato oltre 59 mila moto, numero mai raggiunto in 95 anni di storia dell’azienda, abbiamo vinto per il secondo anno consecutivo il titolo di Campione del Mondo Costruttori MotoGP e abbiamo dato inizio all’era elettrica della nostra azienda con il prototipo V21L, che anticipa la moto che correrà nel campionato MotoE dal 2023”, commenta Claudio Domenica-
Claudio Domenicali, CEO di Ducati
li, CEO di Ducati. “La pandemia tutt’ora in corso, oltre a generare tanta sofferenza, ha anche reso più complesse molte attività, costringendoci a continue riorganizzazioni interne. Le catene di fornitura hanno creato ritardi nelle consegne per i quali voglio scusarmi con tutti i Ducatisti, ringraziandoli per la pazienza. Nonostante tutte queste difficoltà, la voglia di fare bene che caratterizza le donne e gli uomini qui a Borgo Panigale e nelle nostre filiali nel mondo è stata tale che siamo riusciti a ottenere risultati record”. Nel 2021 Ducati cresce in tutti i principali paesi, a partire dagli Stati Uniti che riconquistano il posto di primo mercato per Ducati con 9.007 unità, +32% sul 2020, seguiti dall’Italia con 8.707 moto (+23% sul 2020) e dalla Germania con 6.107 unità (+11% su 2020). Crescono anche il mercato cinese con 4.901 moto (+21%), quello francese con 4.352 (+12%) e quello inglese con 2.941 unità (+30%). Si conferma il grande successo registrato nel corso dell’anno per la Multistrada V4, che risulta la più venduta e apprezzata dai Ducatisti nel 2021 con 9.957 moto consegnate ai clienti. Segue la famiglia degli Scrambler® 800 con 9.059 unità e il Monster, che raggiunge le 8.734 moto vendute. “Nel 2021 Ducati registra un risultato storico e sottolinea ancora una volta la sua solidità, nonostante le difficoltà che si riscontrano trasversalmente in tutti i settori a causa della crisi logistica e delle forniture”, spiega Francesco Milicia, VP global sales and after sales di Ducati. “Le vendite sono cresciute a doppia cifra in tutti i principali paesi, dagli Stati Uniti all’Australia, dove la nuova filiale ha ottenuto un +50%. Questi risultati rappresentano anche il frutto di uno straordinario lavoro diretto al continuo miglioramento della rete vendita globale, sia in termini quantitativi, con 84 nuove
concessionarie, sia in termini qualitativi puntando sulla digitalizzazione dei processi e l’omnicanalità per garantire ai nostri Ducatisti un’esperienza ‘indimenticabile’, che rispecchi pienamente i valori dell’azienda”. Per il 2022 sono nove i nuovi modelli che Ducati ha presentato al pubblico nel corso della Ducati World Première web series, dando vita a una gamma ancora più completa e pronta a soddisfare i desideri di ogni tipo di motociclista. Domenicali conclude: “Stiamo investendo in un percorso di crescita estremamente ambizioso che porterà l’azienda a migliorare ancora, anche con l’ingresso in nuovi segmenti. Con la DesertX avremo da quest’anno una proposta molto attraente per gli appassionati delle adventure, e altri progetti ambiziosi sono attualmente in sviluppo. I valori chiave della marca, Style, Sophistication, Performance e Trust, sono più attuali che mai. La crescita futura avverrà nel rispetto di questi valori, offrendo al nostro appassionato cliente prodotti sempre più rappresentativi di un mix unico di bellezza, tecnologia e distintività, come il meglio del made in Italy”.
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ENDURA COMPLETA L’ACQUISIZIONE DI ACTIVA
legate al proprio core business e per attività di ricerca e sviluppo. Competenze verticali, impianti innovativi, tecnologie evolute, ricerca e soluzioni scalabili: nel suo centro di eccellenza lavorano 22 professionisti tra tecnici e data scientist. La chimica dal cuore verde che fa la differenza: più di vent'anni fa Endura ha realizzato un processo innovativo per la produzione del PBO, abbandonando l’uso dell’olio di sassafrasso, la cui produzione implica il taglio di alberi di alto fusto. Il successo sta anche in nuovi
Il 2022 inizia nel segno delle acquisizioni per il comparto della chimica made in Italy. Endura, realtà d’eccellenza che da cinquant’anni sviluppa, produce e vende principi attivi e sinergizzanti per insetticidi domestici e per la salute pubblica, ha acquisito infatti lo scorso gennaio la milanese Activa. L’operazione rientra nel piano strategico della società con headquarter a Bologna, attività di R&D a Ravenna e stabilimenti produttivi tra Italia e India che vedono al lavoro una squadra composta da 130 dipendenti con un’età media di 40 anni. Nell’ultimo anno Endura ha registrato un fatturato consolidato di 60 milioni di euro per un mercato globale che abbraccia 65 Paesi, con una crescita costante del 7% e un raddoppio dal 2018 del +15%. L’obiettivo dell’acquisizione al 100% di Activa rispetMarianna Vollaro, CEO e azionista di Endura to al precedente 49% già detenuto è quello di presidiare tutta la filiera processi sintetici brevettati. Anche durante distributiva. Si tratta, infatti, di allargare il l’emergenza sanitaria Endura ha sviluppato portfolio prodotti e di completare la gam- un nuovo processo di micro-incapsulazione ma. In questo modo Endura diventa prota- della molecola plastic-free attraverso dei ligonista della distribuzione in Italia e in Eu- posomi naturali e con un rilascio graduale ropa dei formulati, accedendo al mercato nel tempo. “Questa è la nostra ricerca sui dei rodenticidi, ossia dei pesticidi usati per principi attivi naturali. La chimica è fondail controllo dei roditori e nel quale attual- mentale e per noi oggi la ricerca si esplicita mente opera Activa. “Abbiamo intrapreso in nuove molecole più performanti e con questa operazione con determinazione e un minore impatto ambientale: di fatto coraggio e siamo orgogliosi oggi di esten- tutto questo significa poter utilizzare meno dere il nostro perimetro di azione provan- principi attivi ed essere più sostenibili”, do a disegnare insieme ai nostri clienti il conclude Vollaro. miglior futuro possibile. Da quando siamo nati presidiamo il settore dei principi attivi e sinergici per insetticidi e abbiamo le registrazioni per gli attivi, ma non per le EUROSYSTEM, IL NUOVO ANNO formulazioni. In tempi rapidi e con grande PORTA IN DOTE determinazione abbiamo concluso questa operazione che ci consente di integrar- UN’OPERAZIONE DI FUSIONE ci meglio con il mercato per accorciare la filiera e presidiare un altro elemento della Eurosystem, storica azienda veneta con catena del valore”, afferma Marianna Vol- più di 40 anni di esperienza nel settore laro, CEO e azionista di Endura. Attual- IT, si rafforza ancor di più sui territori del mente Endura destina il 10% del fatturato Friuli-Venezia Giulia e dell’Emilia-Romain investimenti di crescita per linee interne gna grazie all’operazione di fusione per
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incorporazione delle aziende Securbee ed Estecom. L’accorpamento conferma l’ottimo rapporto instaurato fra le varie parti e contribuisce sicuramente a rafforzare l’asset societario sul territorio emiliano e friulano. “Siamo molto orgogliosi di ufficializzare l’ingresso definitivo nel Gruppo Eurosystem di Securbee, società specializzata in cyber security di Udine, ed Estecom, azienda che si occupa di progettazione e realizzazione di sistemi informativi con sede a Ferrara, grazie alle quali il Gruppo
Gian Nello Piccoli, CEO del Gruppo Eurosystem
Eurosystem si posiziona tra i primi system integrator per dimensioni nel Triveneto, attivo in maniera sempre più specifica nel campo della cyber security e dei sistemi informativi per risolvere le problematiche di tutte le aziende del nostro territorio chiamate ad affrontare situazioni delicate sempre più urgenti e strategiche. Questo per noi è un nuovo punto di partenza per continuare a ricercare ulteriori aziende da aggregare all’interno del nostro Gruppo e intensificare ulteriormente il nostro sviluppo anche nel territorio lombardo”, spiega Gian Nello Piccoli, CEO del Gruppo Eurosystem. L’espansione del Gruppo, nonostante il contesto pandemico, conferma la tendenza evolutiva cavalcata lungo tutto il 2021: oltre alle nuove partnership, infatti, la società ha lavorato sul proprio rebranding data l’esigenza di creare un’unica immagine e consolidare la propria identità di gruppo. Con queste due ultime fusioni, ad oggi sono presenti altre tre aziende all’interno con filiali in tutto il nord e centro Italia (Bergamo, Bologna, Udine e Ferrara) e 170 professionisti specializzati interni. Entro il
2023 è previsto un aumento del fatturato del 50% e il consolidamento della presenza in tutto il nord e centro Italia, con una particolare attenzione per Emilia-Romagna e Lombardia. Eurosystem, che dal 2021 consolida anche il 60% dell’udinese Fill In The Blanks (società innovativa che ha realizzato un sistema innovativo per l’analisi dell’attività delle macchine industriali) con l’obiettivo di arrivare presto al 100%, è dunque un’impresa di frontiera che ha nel motore altri tre soci oltre a Piccoli e Biral: Massimo Bosello (servizi hardware), il fratello Nicola Bosello che assieme a Giuseppe Mussi sono i direttori commerciali. “Il nostro obiettivo è arrivare a 30 milioni di giro d’affari entro il 2024 consolidando la nostra presenza in tutto il Nord e Centro Italia”, avverte Piccoli. “Ricordo che arrivano tutti da nostri servizi digitali e informatici personalizzati, dei veri vestiti su misura”. Una menzione particolare, in questo percorso virtuoso di sviluppo, lo merita “Know it to grow in it”, la struttura di alta formazione nata a gennaio 2017 dall’aggregazione tra Eurosystem e Nordest Servizi. Si tratta di un’accademia dedicata a promuovere la figura dell’ICT Manager come ruolo strategico nell’organizzazione aziendale. Oggi, infatti, sempre di più viene richiesto al responsabile dei sistemi informativi di collaborare al raggiungimento degli obiettivi di business portando trasformazioni in linea con la strategia aziendale e che rendano la realtà in cui stanno operando più agile, veloce e competitiva.
EXECUTIVE SPA HOTEL, UN’OASI DI BENESSERE NEL CUORE DELL’EMILIA Nel cuore della Motor Valley e del più importante distretto ceramico mondiale si trova l’Executive SPA Hotel una raffinata struttura 4 stelle superior, incarnazione del terzo millennio di una struttura storica che Finmasi Group ha reinventato in ottica smart, plastic free e nel segno del made in Italy. Situato a Fiorano Modenese, sulle colline modenesi, Executive Spa Hotel dispone di 64 stanze e 5 suite, concepite dallo studio di Gualtiero Sacchi con un design che richiama gli anni ‘50 nelle forme e nei materiali, forniti dai più prestigiosi brand di interior nel panorama italiano, come Rubelli per i tessuti e gli arredi, Florim per le lastre ceramiche, Flos per l’illuminazione, Kerakoll per i materiali costruttivi e Technogym per la zona fitness. Oggi, l’Hotel Executive offre anche un’oasi di benessere nel cuore del diretto ceramico: l’albergo dispone infatti di un’ampia area dedicata al wellness e al fitness. “Quattrocento metri quadrati interamente dedicati al benessere, al relax e all’attività fisica sono il tributo che l’Executive vuole dedicare alla filosofia della salute, in una struttura totalmente nuova e dotate di attrezzature di ultima generazione, dove è possibile seguire anche corsi di fitness, yoga e pilates”, spiega Francesco Corradi, direttore generale di Executive Spa Hotel. “Questa area nasce dalla volontà di creare un ambiente innovativo nell’ambito del fitness e del wellness, non si tratta di una semplice palestra, ma di una nuova concezione olistica del benessere, dove i clienti potranno trovare un team di personal trainer e una nutrizionista che li posso seguire ad hoc nel loro percorso, creando programmi completi con scheda,
piano alimentare e trattamenti benessere individuali”, continua Corradi. Un’area aperta non solo ai clienti dell’hotel, ma a tutti coloro che vogliono ritagliarsi un momento per fare sport, seguire un corso di pilates o fare un trattamento benessere, senza essere vincolati da obblighi di abbonamenti mensili o annuali. Chiunque, infatti, in una pausa dal lavoro o in un momento libero da dedicare alla cura del sé, potrà accedere, previa prenotazione, a un universo di wellness dove godere di vari servizi quali, ad esempio, la grotta di sale rosa dell’Himalaya, la sauna finlandese, il bagno turco, la doccia emozionale, la cascata di ghiaccio e i percorsi sensoriali come la cromoterapia. “Grazie a questo nuovo approccio nel concepire il benessere e il wellness, negli ultimi sei mesi abbiamo avuto, per quanto riguarda l’utenza privata, durante i fine settimana, un aumento di frequentazioni pari al 70%, per un incremento complessivo del 60% mentre, per l’utenza business, nei giorni feriali, è aumentato del 30%”, conclude Francesco Corradi.
ANT, UN 2021 DI SUCCESSO TRA PREMIO EUBIOSIA E PREMIO VOLONTARIATO È stato un appuntamento in presenza quello del “Premio Eubiosia Franco Pannuti 2021”, il tradizionale riconoscimento che Fondazione ANT dedica alle realtà che contribuiscono alla sua mission, rendendo possibile offrire ogni anno assistenza medico-specialistica domiciliare a diecimila persone malate di tumore e migliaia di visite di prevenzione oncologica ai cittadini. Anche l’edizione 2021, che si è tenuta a fine novembre nella sede di Bologna della Fondazione, è stata inevitabilmente caratterizzata dalla pandemia tuttora in corso, un’emergenza che ha messo a dura prova il sistema sanitario, economico e sociale del nostro Paese, facendo però al contempo emergere forze inespresse e nuove sinergie. “I temi toccati, l’impatto sociale del nostro intervento in particolare durante il Covid e la telemedicina, potrebbero sembrare apparentemente distanti, ma sono invece legati tra loro perché sono pilastri della sanità del
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Roma, Fondazione ANT riceve il "Premio Volontariato"
futuro”, ha detto Raffaella Pannuti, presidente di ANT. “Come si può infatti costruire un nuovo modello di sanità se non misurando quale impatto abbia, per capire se sia sostenibile nello spazio e nel tempo? E come possiamo fare a meno del digitale, calato in una dimensione umanizzata della cura, in un quadro caratterizzato da una mancanza cronica di medici e infermieri? Qui oggi realizziamo concretamente il welfare del domani in cui pubblico, privato e privato sociale si alleano facendo proprie la tecnologia e tenendo bene a mente la misurazione del proprio impatto sociale”. Dopo i saluti istituzionali affidati a Raffaella Pannuti, Manuela Rontini, presidente della commissione politiche economiche della Regione Emilia-Romagna e Maria Caterina Manca, presidente del consiglio comunale del Comune di Bologna, la parola è passata a Filippo Montesi, senior manager di Human Foundation con un intervento dedicato a “Terzo settore, resilienza e innovazione dei modelli” che ha delineato l’impatto sociale delle attività di ANT, al cui studio Human Foundation si è dedicata nell’ultimo anno anche grazie al co-finanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Dall’analisi condotta tra il 2020 e il 2021 emerge che i livelli e la qualità delle prestazioni ad assistiti e caregiver di Fondazione ANT sono rimasti elevati, nonostante l’irrompere della crisi sanitaria da Covid-19. Nelle dodici zone in cui ANT è operativa e che sono state prese in esame, gli assistiti e i loro caregiver hanno riportato un significativo impatto positivo sulla sfera psico-fisica, relazionale e sulla gestione della vita quotidiana. Sempre a novembre,
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Fondazione ANT è stata ricevuta a Palazzo d’Accursio dal sindaco Matteo Lepore per condividere con tutta la città metropolitana di Bologna il “Premio Volontariato” che la Onlus ha ricevuto in Senato, il 13 novembre durante il XIX appuntamento di “Senato&Cultura”, la rassegna realizzata dal Senato della Repubblica in collaborazione con la Rai per valorizzare le eccellenze italiane. ANT è stata premiata nella categoria Salute per l’impegno profuso in particolare nel 2020, nei primi difficilissimi mesi di pandemia: “Per l’attività di assistenza socio-sanitaria che da oltre quarant’anni la vede al fianco dei pazienti oncologici con interventi specialistici o di screening e cure domiciliari 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno. Un’attività che si è rivelata ancora più importante durante la pandemia, quando la Fondazione ha offerto un contributo determinante per garantire continuità alle terapie oncologiche”, si legge nelle motivazioni del premio.
GMM GROUP, FATTURATO IN FORTE CRESCITA NEL 2021 Un giro d’affari di oltre 17 milioni di euro nel 2021, con un incremento del 20% sul già ottimo 2020. È quello che ha fatto registrare Gmm Group, Global Industrial Partner per i maggiori settori industriali, con sede a Fiorano Modenese, in provincia di Modena, e una filiale negli Stati Uniti, a Clarksville, Tennessee, posizionate strategicamente nei principali distretti dedicati al settore ceramico, del food e del biomedicale. Il risultato è da attribuirsi alle ottime performance di tutte le business unit del Gruppo: Gmm Industrial Components, che si occupa della distribuzione di componenti dei migliori brand; BBM Industrial Maintenance, che cura i servizi di condition monitoring e
manutenzione predittiva altamente specializzata, in grado di programmare interventi manutentivi prima che possa effettuarsi uno stop produttivo; Malaguti Industrial Revamping, consociata del gruppo specializzata nella rigenerazione di componenti meccanici ed elettromeccanici dedicati all’automazione industriale; infine, la filiale overseas del Gruppo, Gmm USA, realtà ormai consolidata nel settore ceramico statunitense. “Sono soddisfatto dai risultati raggiunti dal nostro giovane ed eccellente team di collaboratori, il quale condivide con tanta passione ed energia la vision del gruppo proiettata ad un mondo industriale sempre più digital e green”, ha dichiarato Luca Milani, amministratore delegato di Gmm Group. Con il know-how acquisito in quasi cinquant’anni di attività e grazie alla sinergia tra tutte le sue consociate, il Gruppo è in grado di fornire componentistica di alta qualità, servizi e soluzioni manutentive e revamping degli impianti critici, aumentando sensibilmente le performance produttive. L’azienda si dedica costantemente allo studio di servizi innovativi e soluzioni strategiche tailor-made che possano sostenere i propri clienti nel continuo processo di efficientamento produttivo ed energetico, in un’ottica di sviluppo tecnologico e sostenibile. Il percorso di riorganizzazione interno e le politiche aziendali, sempre più customer-oriented, hanno altresì consentito al Gruppo di consolidare e ampliare le partnership con i migliori brand a livello globale e avviare, nel corso dell’anno, nuove e importanti collaborazioni con primarie aziende quali Inalca (Gruppo Cremonini) e Italpizza, attive nel settore food &
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beverage, e ACEA Ambiente, nel settore energetico, ampliando così la propria operatività in ulteriori settori rispetto al ceramico. Queste consolidate e considerevoli partnership sono state presentate durante alcune conferenze di settore, come quella dedicata a “Il Mese della Manutenzione” tenutasi a novembre scorso e organizzata da A.I.MAN. - Associazione Italiana dei Manutentori, finalizzata alla diffusione e sviluppo della cultura e della professionalità nel settore della manutenzione in Italia per la quale Gmm Group è socio sostenitore. Da ormai 50 anni il Gruppo continua ad affermarsi come Global Industrial Partner per i maggiori settori industriali e le previsioni di fatturato ne confermano l’intento: con il Piano Industriale dei prossimi cinque anni si prevede una forte crescita degli investimenti nel mondo dei servizi dedicati all’industria, con lo scopo ultimo di creare un’offerta altamente differenziata e ad alto valore aggiunto per i propri clienti. “Stiamo costituendo un importante piano industriale per i prossimi cinque anni che prevederà investimenti e acquisizioni in settori strategici per la crescita del gruppo a livello nazionale e internazionale”, conclude Aleandro Azzaro, chief business officer di Gmm Group. Per info: www.gmm.srl
GRAF INDUSTRIES, NUOVO BRAND E CAMBIO DI LOOK Ventisette anni per crescere, svilupparsi e spingersi nel mondo: è GRAF Industries, realtà con sede principale a Nonantola, in provincia di Modena, e che opera nei settori dell’automazione industriale, dove fornisce soluzioni hardware, software e di elettronica dedicata per macchine e impianti industriali e del CNG, LNG, idrogeno. Ma c’è una novità, già evidente dal nuovo logo. “Negli ultimi 27 anni, con tutte le energie concentrate verso le nuove tecnologie per l’automazione e alle soluzioni per il mercato delle energie rinnovabili, ci siamo trovati a crescere in modo così veloce e a moltiplicare così rapidamente le competenze scambiate quotidianamente all’interno
del nostro gruppo, da aver creato una realtà unica nel nostro panorama locale”, racconta Giampaolo Ferranti, amministratore delegato di GRAF Industries. “Per questo, in occasione del ventisettesimo compleanno, è partita la creazione di una nuova immagine di gruppo, che nasce dalla consapevolezza della forza del nostro team: GRAF Industries da oggi sarà il nome e il marchio che identifica l’intera galassia di servizi e di prodotti offerti dalle aziende e dalle divisioni interne, che fanno capo a quelle che sono, ad oggi, le due realtà produttive, GRAF Gastech e GRAF Synergy. La creazione di questo “brand cappello” consentirà al gruppo nonantolano di mettere in luce i singoli centri di competenza e produttivi interni, permettendo loro di presentarsi con un’identità autonoma e forte per poter proporre i propri servizi anche all’esterno del gruppo. Obiettivi centrati già con la brand architecture e la progettazione grafica dell’immagine: rafforzare l’identità delle singole aree di business rendendo allo stesso tempo evidente la loro comune appartenenza a un gruppo multibusiness di respiro internazionale. Infatti, ognuna delle sei realtà produttive e/o consulenziali che compongono la galassia di GRAF Industries sono diventate business unit: GRAF Automation, GRAF Elettra, GRAF Enterprise, GRAF Gastech, GRAF Inventa, GRAF Synergy. Ognuna con la sua attività specifica e la propria organizzazione interna, per operare in piena autonomia sui mercati, ma senza disperdere il valore di poter esser percepito anche come parte di un network di imprese più ampio, godendo così della forza, della solidità e della credibilità capitalizzata negli anni da tutti i soggetti del gruppo. “Siamo convinti che l’unione faccia la forza, non solo del gruppo, ma anche del singolo. Poterci presentare al mercato come una compagine solida composta di singoli centri di eccellenza ci permette di evidenziare i tratti comuni al Dna di ognu-
Giampaolo Ferranti, amministratore delegato di GRAF Industries
na delle nostre sei business unit e che sono la ‘formula del successo GRAF’: passione per la tecnologia, ingegnosità, spinta all’innovazione e capacità di creare opportunità di mercato”, sostiene ancora Ferranti. Il gruppo, che può contare su 42 mila metri quadri di area produttiva e tremila di uffici, si occupa di impianti elettrici civili e industriali, automazione, elettronica, infrastrutture, R&D, manifattura CNG, LNG e idrogeno, macchine a controllo numerico, energie rinnovabili, opere edili. Dai cinque dipendenti del 1994 si è arrivati agli attuali 300, con un’età media di 39 anni e il 93% di contratti a tempo indeterminato. Solo nell’ultimo anno si è avuta una crescita occupazionale del 15%. GRAF Industries investe in R&D ogni anno mediamente dal 3 al 5% del fatturato. Con una percentuale
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di export del 60%, le aziende GRAF Industries sono presenti in 60 Paesi in tutto il mondo, e con un portafoglio ordini che ha una previsione mediamente superiore ai sei mesi e un orientamento strategico verso lo sviluppo di nuove tecnologie nel settore delle energie rinnovabili il gruppo nonantolano è determinato a proseguire il suo percorso di crescita e diversificazione anche nel futuro.
GRANAROLO, LA CRESCITA INTERNAZIONALE SUPPORTATA DA SIMEST Con un investimento di dieci milioni di euro, SIMEST, società del Gruppo CDP che sostiene la crescita delle imprese italiane nel mondo, ha acquisito una partecipazione del 49% nella Granarolo USA, controllata americana della società italiana protagonista nel settore lattiero-caseario. L’operazione è stata effettuata attraverso risorse proprie e con l’intervento del fondo di venture capital, strumento agevolativo che SIMEST gestisce in convenzione con il ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Le risorse contribuiranno alla crescita del gruppo bolognese nell’area nordamericana, in linea con la strategia del Gruppo di sviluppo internazionale e di valorizzazione della filiera italiana del latte. La prima di queste operazioni riguarda l’acquisto di Calabro Cheese, società lattiero-casearia, specializzata nella produzione e commercializzazione di prodotti freschi, in particolare ricotta e mozzarella, con posizionamento nella fascia alta del mercato dei formaggi freschi anche grazie a una efficace piattaforma distributiva a servizio dell’area di New York, New England e New Jersey nonché sud e ovest degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti rappresentano oggi un importante mercato di sbocco dell’italian food, primo al di fuori dell’Unione europea con una quota asso-
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luta pari al 12,8%. L’investimento conferma la stretta collaborazione fra SIMEST e il Gruppo Granarolo avviata sin dal 2017, anno in cui SIMEST ha perfezionato un aumento di capitale del 30% della Granarolo France SAS, principale realtà del Gruppo sui mercati UE, per un valore di 15 milioni di euro. L’operazione ha permesso di supportare il piano di sviluppo del Gruppo bolognese sul mercato francese e sui mercati vicini, consolidando il posizionamento di Granarolo sull’area, con il raggiungimento di una quota a volume del 18,5% del totale dairy italiano e la leadership nel segmento dei formaggi italiani duri. Il Gruppo Granarolo (77,48% Consorzio Granlatte, 19,78% Intesa Sanpaolo, 2,74% Cooperlat), rappresenta la più importante filiera
GLOBAL BIOPLASTICS AWARD A GRUPPO FABBRI
italiana del latte direttamente partecipata da produttori associati in forma cooperativa. Riunisce infatti oltre 600 allevatori produttori di latte, un’organizzazione di raccolta della materia prima alla stalla con 70 mezzi, 720 automezzi per la distribuzione, che movimentano 850 mila tonnellate/ anno e distribuiscono quotidianamente in circa 50 mila punti vendita per servire 20 milioni di famiglie italiane. Il Gruppo comprende due realtà diverse e sinergiche: una cooperativa di produttori di latte, Granlatte, che opera nel settore agricolo e raccoglie la materia prima, e una società per azioni, Granarolo, che trasforma e commercializza il prodotto finito e conta 11 siti produttivi dislocati sul territorio nazionale, due siti produttivi in Francia, tre in Brasile, uno in Nuova Zelanda, uno nel Regno Unito e uno in Germania. Nel 2020 il Gruppo ha realizzato un fatturato di 1.280 milioni di euro, occupando 2.454 dipendenti.
dal suo lancio sul mercato, Nature Fresh veniva già prodotto in centinaia di tonnellate, con le quali sono stati immessi sul mercato globale milioni di confezioni alimentari compostabili. E il trend tutt’ora prosegue ampliando le applicazioni anche al settore domestico e professionale. “L’industria del packaging ha un ruolo decisivo nella salvaguardia del nostro pianeta”, ricorda Stefano Mele, amministratore delegato di Gruppo Fabbri. “Le confezionatrici e i film Fabbri, tutti al top nella loro gamma, contribuiscono efficacemente a preservare le risorse e a ridurre al minimo gli sprechi”. Durante il secondo giorno della Conferenza Europea, Stefano Mele ha illustrato nel dettaglio tutte le caratteristiche più apprezzate dal mercato dell’innovativo film Fabbri, quali il tasso di trasmissione del vapore acqueo equivalente o addirittura migliore rispetto ai film estensibili tradizionali, l’elevata resistenza meccanica, estensibilità ed elevata resistenza alla perforazione, l’idoneità per il contatto diret-
Quinta importante vittoria per il film stretch compostabile “Nature Fresh” di Gruppo Fabbri, realtà di Vignola, in provincia di Modena, specializzata nella produzione e vendita di macchine, film e software per l’imballaggio di alimenti freschi e freschissimi, che durante l’ultima edizione della European Bioplastics Conference ha ricevuto il “Global BioPlastics Award” classificandosi al primo posto. Interamente sviluppato e prodotto da Gruppo Fabbri, Nature Fresh è il primo film bioplastico al mondo per il packaging alimentare automatico con certificazione di compostabilità domestica e industriale (norma UNI EN 13432). Dopo un anno intero
GLADIOTEX, VENTICINQUE ANNI DI IDEAZIONI PER LA MODA tramite nostre società partecipate”, continua Davide. Oggi Gladiotex è conosciuta per l’alta qualità dei suoi prodotti, creati con quella artigianalità e quel “saper fare” che da sempre contraddistingue il made in Italy in tutto il mondo. Oltre alla continua ricerca di materiali e soluzioni innovative, non manca l’attenzione all’ambiente: l’azienda, con la sua tipografia e per le carte utilizzate per le produzioni, ha infatti ottenuto la certificazione FSC, garantendo così che il prodotto provenga da una foresta o da una filiera di approvvigionamento gestita in modo etico e sostenibile. Inoltre, sempre seguendo quest’ottica, da una decina di anni l’azienda carpigiana si è dotata di un impianto fotovoltaico per diminuire il consumo energetico. Gladiotex ha voluto sempre mantenere un rapporto diretto con Etica per il lavoro, serietà ed entusiasmo: sono queste le parole chiave che da un quarto di secolo caratterizzano l’attività di Gladiotex Ideazioni, azienda di Carpi, in provincia di Modena, specializzata nella creazione e ideazione di etichette e cartellini per il settore della moda. È nel 1997, infatti, che il sogno dei fratelli Davide e Paolo Carnevali prende vita quando i due decidono assieme, dopo una decina di anni di esperienza presso varie aziende del settore, di creare una loro piccola impresa familiare. “I primi anni sono stati duri, ma molto emozionanti, lavoravamo giorno e notte nel sottoscala di casa nostra per soddisfare le richieste dei clienti e per tenere fede alla parola data”, ricorda Paolo Carnevali uno dei titolari e legale rappresentante dell’azienda carpigiana. “All’inizio siamo partiti in due titolari commerciali, con mia moglie Federica che si occupava di grafica e si faceva tutti un po’ di tutto”, rimarca Davide Carnevali, l’altro titolare. Ben presto si è unita alla compagine aziendale Stefania, moglie di Paolo, e a seguire è cresciuto tutto lo staff che oggi arriva a contare oltre una decina di persone nelle varie mansioni. Negli ultimi anni, poi, è entrata in azienda anche la seconda generazione familiare con l’ingresso di Francesco, figlio di Paolo, che si occupa di amministrazione. Fin da subito i fratelli Carnevali hanno avuto un obiettivo comune: portare avanti un’attività nella quale il rispetto e l’ascolto del cliente fossero al primo posto e dove instaurare, giorno dopo giorno, un rapporto di reciproca fiducia e collaborazione con i fornitori; una visione comune che ha permesso all’azienda di crescere in questi venticinque anni. “Dall’inizio abbiamo, come dire, anticipato i tempi, creando sinergia tra noi e i nostri collaboratori, le maestranze e i fornitori con i quali si è instaurato subito uno stretto rapporto di fiducia reciproca e di massima collaborazione, grazie anche alla possibilità di avere la maggior parte della produzione interna o
i propri clienti, invece di affidarsi a intermediari commerciali, e questa, seppur richiedendo più impegno, è risultata negli anni una scelta vincente: molti clienti, infatti, sono rimasti fedeli all’azienda, fin dalla sua nascita, affidandole non solo la produzione, ma anche altre attività complementari come la gestione del magazzino, la logistica e la distribuzione del prodotto ai vari laboratori. “Da sempre, correttezza, serietà e voglia di mettere le persone al centro del nostro operare hanno guidato le nostre azioni anche, a volte, a discapito del guadagno”, sottolinea con un sorriso Paolo Carnevali. Ed è proprio grazie a questi importanti valori che, in 25 anni, Gladiotex è diventata un’azienda radicata sul territorio, creando produzioni artigianali di alta qualità, con un’attenzione particolare alla cura dei dettagli e alle esigenze dei singoli clienti; un’azienda, quindi, con solide radici sul territorio locale ma, al contempo, con una vocazione all’export e lo sguardo sempre aperto sul mondo.
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to con tutti i tipi di alimenti, inclusi quelli a elevato contenuto di grassi, e gli alti livelli di trasparenza e proprietà anti-fog, che permettono di ottenere le massime prestazioni con spessori ottimizzati in base all’applicazione. Mele ha inoltre parlato dei nuovi orizzonti verso cui l’azienda è orientata per offrire al mercato internazionale un packaging realmente sostenibile, citando numeri, storie di successo e testimonianze dal business del Gruppo, che ha chiuso il 2021 con un aumento del fatturato annuo del +15%. Il progetto Nature Fresh vanta il sostegno del Programma per la Ricerca e l’Innovazione dell’Unione europea “Horizon 2020”. Da sempre Gruppo Fabbri si adopera per limitare l’impatto ambientale del proprio film, mantenendo un’elevata attenzione anche rispetto alle materie prime utilizzate e al riciclo interno. Gruppo Fabbri ricicla più del 99% dei propri scarti di produzione all’interno dello stesso processo produttivo affidandosi a partner esterni specializzati per la parte restante. Dal 2019 Gruppo Fabbri e Legambiente hanno dato vita a una partnership che prosegue ancora oggi in occasione di forum, eventi o convegni dedicati al tema della sostenibilità ambientale. Da oltre 70 anni sul mercato, Gruppo Fabbri con circa 500 dipendenti, più di 120 brevetti attivi concessi in vari paesi del mondo e il 5% del fatturato annuale investito in ricerca e sviluppo, offre all’industria, ai trasformatori del fresco e al retail soluzioni che coprono tutti i settori alimentari. Comprende quattro unità produttive (tre in Italia, una in Svizzera) e nove società di vendita e assistenza in Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Svizzera e Russia. Attivo in circa 80 Paesi in tutto il mondo grazie anche a 95 società concessionarie altamente qualificate, si distingue per la sua costante attenzione alle esigenze emergenti del mercato.
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L’IMPEGNO DI GRUPPO LUPI PER UNA SICUREZZA CHE SIA “QUALITÀ DEL LAVORO” Quando si fa riferimento al tema della sicurezza, spesso il nostro sguardo si focalizza inevitabilmente sui troppi e inaccettabili incidenti sul lavoro che ancora oggi si manifestano nel nostro presente. “Però, oltre a questo grande tema irrisolto, chi si occupa di sicurezza a tutto tondo considera il lavorare sicuro anche come elemento principale della qualità complessiva del lavoro”, ricordano dal Gruppo Lupi, nato a Pontedera, in provincia di Pisa, e presente in Emilia-Romagna con una sua società, Due Esse Anticendio, con sede a Bentivoglio, alle porte di Bologna. “Nel nostro piccolo, ambiamo a contribuire al raggiungimento di tale orizzonte. Perché il lavoro in questo tempo, quindi nel suo significato attuale, non può e non deve fare a meno di porre al centro l’uomo come individuo. Sulla scia di ciò, essendo sensibile per mestiere e anche per vocazione, abbiamo adottato quindi la filosofia di considerare il lavoratore come risorsa da valorizzare, da far esprimere al massimo delle sue qualità”. L’azienda si è mossa a tempo opportuno, facendo tesoro della propria storia quarantennale e ha affrontato in modo netto i cambiamenti generati da questa epoca irripetibile e per molti versi imprevista. “Abbiamo rafforzato così il senso della sicurezza e di appartenenza aziendale attraverso azioni volte al benessere individuale con ambienti più confortevoli ed ergonomici, una politica attiva del welfare, che passa attraverso un sistema flessibile di conciliazione dei tempi vita-lavoro, e che quindi comprende anche il sostegno al diritto allo studio e all’assistenza medica, e poi un codice di comportamento fondato sul reciproco rispetto e la collaborazione attiva all’interno del team”, proseguono dalla società. “Oltre a questo, sposando una nuova politica commerciale incentrata sul sistema prodotto, abbiamo rafforzato in modo deciso l’investimento sulle risorse umane interne pensando corsi di alta formazione e di management svolti a cura della Scuola
Superiore Sant’Anna di Pisa”. L’insieme di questi elementi aziendali, reciprocamente integrati e sinergici, compongono complessivamente il mosaico di un Gruppo Lupi più solido e orientato verso una visione concreta di futuro, con una squadra interna rinforzata e serenamente motivata verso le tendenze della sicurezza che verrà. Oggi, più che mai, l’offerta aziendale si sta specializzando verso diversi fronti: l’antincendio, lo sviluppo e l’aggiornamento di nuovi presidi e tecniche contro la lotta al fuoco, la consulenza per l’elaborazione di sistemi per la gestione della sicurezza nelle aziende, la sicurezza navale, la certificazione ambientale, la promozione del valore e della cultura della sicurezza. Da diversi anni a questa parte, sulla scia dei cambiamenti normativi e organizzativi intrapresi per la propria trasformazione, Gruppo Lupi ha assolto al suo desiderio di costruire un forte posizionamento come protagonista nel settore, pur conservando intelligentemente la sua impronta familiare. I fratelli Gronchi, Giacomo e Gabriele, credendo a fondo nella loro creatura hanno ridefinito in profondità il sistema della governance interna, condividendo il loro impegno con il resto del team; stessi obiettivi, potenziamento delle competenze e del valore delle persone, sviluppo continuo delle competenze. “Ovviamente, dato il successo conseguito, il laboratorio aperto della nostra filosofia proseguirà nella sua incessante opera di cambiamento sino a quando il modo attuale di intendere la sicurezza, con l’individuo posto al centro del lavoro, possa presto diventare anche riferimento e certezza”, concludono da Gruppo Lupi.
IL TEAM DI HIPERT AL 3° POSTO NELLA INDY AUTONOMOUS CHALLENGE DI LAS VEGAS Una performance entusiasmante, funestata solo da un incidente, ma che ha messo in mostra le qualità del mezzo: per il team TII Euroracing di HiPeRT, spin-off dell’Università di Modena e Reggio Emilia, la gara dell’Indy Autonomous Challen-
A sinistra: L'auto a guida autonoma vincitrice del terzo posto nella gara Indy Autonomous Challenge di Las Vegas. A destra: Marko Bertogna, CEO di HiPeRT
ge di Las Vegas, che si è tenuta il 7 gennaio scorso, nella città del Nevada, in occasione del CES2022, la più grande fiera mondiale della tecnologia, è stata una interessante e utile esperienza, che ha portato il suo mezzo sul podio, al terzo posto, nella gara disputata da nove team di auto a guida autonoma. L’Indy Autonomous Challenge è un evento unico al mondo per mostrare al pubblico la capacità dei software di portare le macchine da corsa a competere e sorpassarsi tra loro a elevate velocità. Infatti, mentre la vettura è uguale per tutti (si tratta di una Dallara modello AV-21 con stesso motore, stessi sensori e stessa architettura hardware), il software è l’unico elemento distintivo tra i team, poiché questo infatti è progettato dagli studenti ed è il fulcro della sfida. L’appuntamento di Las Vegas rappresenta un altro passo importante verso la consapevolezza e l’accettazione della guida autonoma sulle strade pubbliche. “Nella prima fase, il veicolo del team TII Euroracing ha eseguito i dieci giri di qualifica previsti dal regolamento in modo eccellente, toccando una velocità di circa 170 mhp (273 km/h) sul giro veloce. Nella seconda fase dedicata ai sorpassi tra veicoli autonomi, il team ha realizzato i sorpassi più tecnologicamente avanzati, il veicolo infatti era in grado di individuare l'avversario molto prima del sorpasso, in questo caso l’avversario era il veicolo del team TUM dell’Università di Monaco”, spiegano da HiPeRT. “Nonostante l’eccellente prestazione nella fase di sorpasso, l’accesso alla finale è stato impossibile a causa di un incidente. Se ciò non fosse accaduto, TII Euroracing suppone che avrebbe potuto raggiungere la stessa velo-
cità registrata durante le prove della mattina, ovvero 272 km/h e oltre”. Comunque, per il team TII Euroracing, il rientro a casa è pieno di soddisfazione per la prestazione ottenuta: “Siamo riusciti a dimostrare di far funzionare in modo ottimale il software riuscendo a raggiungere velocità elevate ed eseguendo sorpassi in sicurezza. Lo scopo della gara è infatti quello di testare il software a velocità elevate in modo da poterlo applicare in scenari meno critici in totale sicurezza. In questa occasione è stato aggiunto un altro ostacolo, ovvero quello dei sorpassi tra veicoli autonomi. Il nostro team ha eseguito in modo eccellente entrambe le prove”. HiPeRT è uno spinoff di Unimore, fondato nel 2020 e specializzato nella fornitura di sistemi di guida autonoma di nuova generazione per veicoli industriali, autoveicoli e droni. Oltre allo sviluppo applicativo, lo spin-off si occupa della customizzazione dei sistemi operativi e hypervisor real-time, l’utilizzo di modelli di programmazione parallela adatti ad architetture embedded eterogenee ad alte prestazioni, la configurazione dei task in tempo reale sulle architetture di riferimento, il soddisfacimento dei requisiti di safety e security, la configurazione dei meccanismi di basso livello delle piattaforme hardware utilizzate. Unimore detiene il 5% del capitale dello spin-off; il rimanente 95% è detenuto da Marko Bertogna, amministratore delegato della startup e professore ordinario presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. I risultati economici si sono immediatamente fatti vedere: nel 2021 il fatturato ha superato il milione di euro, per un utile superiore ai 400.000 euro.
HPE COXA DONA UNA VETTURA ALLA CROCE BLU DI MODENA Per le ultime feste natalizie in HPE COXA, azienda modenese che si occupa di sviluppo prodotto e opera nei settori automotive, motorsport, off highway, automation solution e difesa, fornendo servizi di ingegneria, progetti e prodotti, si è deciso di cambiare. “Sono stati due anni difficili”, commenta Piero Ferrari, presidente dell’azienda. “Mai come in questi momenti ci si rende conto di quali siano le priorità: non una festa, con le limitazioni che ancora vi sono, ma piuttosto un aiuto al lavoro di tutti coloro che sono coinvolti nell’assistenza di chi ha bisogno”. Così si è partiti dal destinatario. “Non era ancora successo di lavorare con la Croce Blu di Modena, ma eravamo a conoscenza della serietà e del valore del loro servizio per la città”, spiega Andrea Bozzoli, CEO di HPE COXA. Il risultato è stato il regalo di una vettura, un Fiat Doblò, strumento indispensabile per l’attività dell’associazione. Ma non solo, dai dipendenti è partita anche la volontà di fare una raccolta di vestiario usato, ma in buono stato: un modo per sentirsi vicini e utili in un periodo in cui la comunità ha particolarmente bisogno. Lo scorso dicembre, questa testimonianza di solidarietà è stata offerta alla presidente della Croce Blu di Modena Anna Perazzelli, durante una cerimonia a cui hanno partecipato tutti i dipendenti, insieme a Piero Ferrari e ad Andrea Bozzoli, alla presenza anche del sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli. “La nostra azienda produce tecnologia e soluzioni avanzate”, ha ricordato il presidente Piero Ferrari. “Ma nessuno
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dimentica di essere parte di un territorio che non è solo economia, è fatto di persone. La pandemia e le sue conseguenze ci hanno dimostrato quanto possiamo essere fragili. Abbiamo bisogno di aiutarci l’un l’altro. Siamo orgogliosi delle nostre radici e vogliamo dimostrarlo restituendo al territorio qualcosa di nostro”. E il CEO Andrea Bozzoli ha sottolineato: “Facciamo impresa facendo formazione: non solo perché ci aiuta a crescere, ma perché in questo modo diamo una possibilità di futuro alle nuove generazioni. Anche il legame con Modena è naturale, con Modena e con la sua gente. Abbiamo scelto la Croce Blu perché è una associazione che dal 1982 si occupa con sollecitudine di Modena e dei suoi abitanti. In questi lunghi mesi abbiamo visto medici, paramedici e volontari spendere tutte le loro energie per la nostra comunità. È un esempio da premiare e incoraggiare. E ci piace che anche i nostri giovani coltivino questo Dna”. Anna Perazzelli, presidente di Croce Blu Modena, nei suoi ringraziamenti, ha voluto chiarire che “una comunità vince condividendo, con la solidarietà, con la gratuità e il dono; dono di risorse, di mezzi, di tempo, di impegno personale. Se Croce Blu riesce a fare quello che fa è grazie non solo all’impegno dei volontari ma anche a tutti coloro che ci mettono in condizione di operare, destinando quanto loro possibile al dono per la collettività, permettendoci di continuare a occuparci gli uni degli altri. Questo oggi possiamo realizzarlo grazie alla generosità di un’azienda così importante come HPE COXA”. E anche Gian Carlo Muzzarelli, sindaco di Modena, ha voluto ringraziare tutti coloro che lavorano in HPE COXA, “il suo presidente e i dipendenti per la donazione del Fiat Doblò e di capi di abbigliamento alla Croce Blu di Modena”, ha spiegato Muzzarelli. “HPE COXA
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non è soltanto un’impresa importante per l’occupazione e la tenuta sociale nel nostro territorio, ma ha dimostrato già più volte di avere cuore e radici saldamente nella nostra città, contribuendo a cause meritevoli. Unire le forze a vantaggio dei più deboli dimostra elevata sensibilità sociale, che mai come in questi tempi è particolarmente importante”.
KERAKOLL, INAUGURATO IL NUOVO STABILIMENTO IN PORTOGALLO Kerakoll, azienda punto di riferimento internazionale nel settore dell’edilizia sostenibile, ha inaugurato lo scorso dicembre il primo stabilimento produttivo in Portogallo a Rio Maior, nel distretto di Santarém a nord di Lisbona. Il gruppo industriale di Sassuolo, in provincia di Modena, è già presente in Portogallo dal 2006 attraverso la controllata Kerakoll Portugal S.A, guidata dal Country Manager Mario Couto, con headquarter a Venda do Pinheiro. Con un investimento di oltre 11 milioni di euro e il coinvolgimento di oltre 100 operai specializzati, il nuovo impianto di Rio Maior è stato costruito in meno di un anno, nonostante il contesto della pandemia, grazie al know-how acquisito dal team Kerakoll, che vanta la realizzazione di ben 17 stabilimenti produttivi in tre continenti. L’impianto di Rio Maior, che si estende su una superficie totale di 19.000 metri quadrati, di cui 6.600 coperti, avrà una capacità produttiva di circa 60.000 ton/anno, ed è stato realizzato nel rispetto degli importanti standard di sostenibilità e di risparmio energetico. Nel nuovo sito portoghese sono stati installati, infatti, 900 metri quadri di
sistemi per isolamento a cappotto Kerakoll e 443 pannelli fotovoltaici che garantiscono la produzione annuale del 55% di energia elettrica e del 70% di acqua calda necessaria. L’impianto di Rio Maior è caratterizzato da un’elevata automazione e da una grande flessibilità produttiva che consente di realizzare numerosi cambi di produzione, in particolare per la realizzazione di adesivi come H40 Gel, lanciato per la prima volta sul mercato portoghese, Bioflex e Super K. Lo stabilimento, inoltre, si colloca vicino alla costa atlantica, in una posizione strategica per l’approvvigionamento delle materie prime come sabbie, carbonato di calcio e cementi, consentendo di ridurre il traffico su strada, in linea con la vocazione sostenibile dell’azienda. “Con questo nuovo impianto celebriamo un importante traguardo per Kerakoll, nella cornice di un piano industriale che punta soprattutto alla crescita internazionale, con 175 milioni di euro di investimenti stanziati per i prossimi cinque anni”, commenta Andrea Remotti, amministratore delegato di Kerakoll Group. “Il Portogallo è il nono Paese in cui Kerakoll rafforza la sua presenza con un’unità produttiva: si tratta di un mercato particolarmente interessante per potenzialità di crescita economica e per dinamiche prospettiche nello specifico del settore costruzioni, grazie anche ai risultati ottenuti nella lotta al Covid-19 con un’elevata percentuale di popolazione vaccinata”, conclude Remotti. Il nuovo sito produttivo di Rio Maior, che è parte integrante del piano di sviluppo industriale che Kerakoll ha varato nel 2020, rafforza la presenza del Gruppo nella penisola iberica, dove è già attivo con due unità produttive in Spagna, una ad Almazora e l’altra a Castellon de la Plana.
NORBLAST SPEGNE 45 CANDELINE
Dagli esordi del 1977 alle nuove frontiere del 3D. Il 2022 rappresenta un’altra tappa importante per il Gruppo Norblast, realtà bolognese specializzata nella costruzione di impianti all’avanguardia per la finitura superficiale di componenti meccanici che continua a innovare. Quello in corso, infatti, è il quarantacinquesimo anno di produttività, ricerca e innovazione al fianco delle imprese dei più svariati settori. Dall’intuizione, nel 1977, del suo fondatore, Remo Norelli, oggi presidente del Gruppo Norblast e Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana sino alle nuove frontiere del 3D, l’azienda ha saputo intercettare nel corso degli anni le esigenze del mercato, imparando a leggerne e ad anticiparne le evoluzioni. “Merito anche del costante e complesso lavoro di ricerca e sperimentazione volto a elaborare soluzioni ad hoc per ogni cliente, mediante un laboratorio interno che la rende un’azienda affidabile e all’avanguardia, competitiva nell’industria europea e oltreoceano”, evidenziano dal Gruppo Norblast. Oggi punto di riferimento a livello internazionale nella costruzione di macchinari anche personalizzati e nei processi di sabbiatura e pallinatura controllata, Norblast opera nei più svariati settori: additive manufacturing, aeronautica e aerospaziale, automotive, biomedicale, energia, fonderia, inox, leghe, meccanica, stampi, utensili. “Grazie alla consolidata esperienza nell’ingegneria delle superfici, unita alla capacità di comprendere le esigenze concrete delle realtà produttive e alla continua innovazione nel settore dei trattamenti superficiali, Norblast può affrontare rapidamente e con efficacia le innumerevoli sfide dell’Additive Manufacturing, per trattamenti dedicati ai componenti realizzati attraverso la moderna stampa 3D, ad oggi la tecnologia più dirompente nel panorama delle realtà manifatturiere e in grado di stravolgere i tradizionali paradigmi produttivi”, sottolineano dall’azienda. Le soluzioni di finitura superficiale per il trattamento dei componenti derivanti da additive manufacturing e il 3D sono la nuova frontiera e una nuova sfida. “L’additive è infatti una tecnologia ormai consolidata ma che presenta ancora diverse criticità.
Nel flusso di realizzazione di un prodotto derivante da stampa 3D, il trattamento superficiale si pone sempre come un post processing obbligatorio per migliorare la resa estetica e funzionale del manufatto”, sottolineano ancora da Norblast. Una competenza e un know-how che l’azienda bolognese ha maturato e approfondito a partire dal 2017 mediante progetti di ricerca volti a individuare le possibilità di finitura più idonee. Oggi l’expertise raggiunta nel settore consente al Gruppo Norblast di porsi come un interlocutore di riferimento per tutte le realtà che hanno inserito nei propri processi produttivi l’utilizzo di tecnologia 3D. A dimostrarlo sono le varie case history di successo che Norblast ha realizzato, testimoniando la vocazione dell’azienda nell’individuare soluzioni innovative, adeguate e performanti per ogni specifico ambito. Il fulcro di quarantacinque anni di storia e il segreto del successo di Norblast sono da ricondurre alla forte attitudine a cercare soluzioni, il gusto e il piacere di sentirsi sfidati da un obiettivo e dedicare ogni energia a raggiungerlo. Sin dalla sua nascita, Norblast si è contraddistinta per l’approccio e per la determinazione. È cresciuta perseguendo la volontà di trasformare i processi di sabbiatura e di pallinatura da semplici trattamenti superficiali a vere e innovative “soluzioni del problema”. Per questo, negli anni ha stretto rapporti intensi e duraturi con gli istituti universitari, come l’Università di Bologna e il Politecnico di Milano, e gli enti di ricerca. Proprio dalla sperimentazione e dalla ricerca è nata la grande conoscenza dei processi e delle loro logiche e regole, oltre al forte impegno nella ricerca, applicazione e diffusione dello shot peening. “Con l’esperienza maturata, un know-how in continuo aggiornamento e il laboratorio ricerca e sviluppo interno, le soluzioni di finitura superficiale Norblast, progettate sulla base dei materiali in gioco, delle caratteristiche del componente da realizzare e delle esigenze tipiche della tecnologia additiva utilizzata, donano agli elementi trattati effetti estetici particolarmente gradevoli e profili di rugosità idonei al miglior funzionamento”, concludono dal Gruppo Norblast.
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LAMINAM, ACQUISITO IL 100% DI BEST SURFACE CON GRUPPO BARBIERI&TAROZZI Laminam, azienda di Fiorano Modenese, in provincia di Modena, punto di riferimento globale nella produzione e commercializzazione di lastre ceramiche di grande formato per i settori dell’architettura e dell’interior design di alta gamma, partecipata da Alpha Private Equity, e il Gruppo Barbieri&Tarozzi, produttore di tecnologia e impianti completi a servizio dell’industria ceramica, hanno annunciato a dicembre scorso il raggiungimento di un accordo per l’acquisizione del 100% di Best Surface da parte di Laminam, operazione perfezionata nel primo trimestre del 2022. Best Surface, nata da un’idea del Gruppo Barbieri&Tarozzi nel 2018, pur non rientrante nel perimetro di consolidamento di SITI B&T Group, produce e commercializza lastre di grandi dimensioni a brand Idylium nel cuore del distretto ceramico spagnolo di Castellón de la Plana ed è licenziataria esclusiva del marchio Automobili Lamborghini Surfaces. Il plant produttivo equipaggiato con tecnologia SUPERA sviluppata da SITI B&T Group in pochi anni ha raggiunto un solido posizionamento competitivo, con produzioni di elevata qualità e design, arrivando a fatturare circa 20 milioni di euro. Laminam, attraverso l’acquisizione di Best Surface, continua il proprio percorso di crescita all’insegna della qualità e della sostenibilità, facendo il proprio ingresso nel distretto ceramico di Castellón de la
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Plana e rafforzando la propria presenza nel mercato spagnolo. Laminam accelera così il processo di espansione e di internazionalizzazione, affiancando ai siti produttivi di Fiorano Modenese, Borgo Val di Taro, in provincia di Parma, e Vorsino, in Russia, il primo stabilimento in Spagna, tra i principali mercati a livello globale. L’acquisizione di Best Surface si aggiunge agli investimenti di oltre 50 milioni di euro, in fase di completamento, per il raddoppio della capacità produttiva degli impianti del Gruppo Laminam. L’operazione rappresenta inoltre l’ulteriore consolidamento della partnership tecnologica tra Laminam e il Gruppo Barbieri & Tarozzi. “Laminam ha intrapreso un ambizioso percorso di crescita e di espansione internazionale. L’acquisizione di Best Surface”, dichiara Alberto Selmi, CEO di Laminam, “si innesta in tale contesto di sviluppo e consente al Gruppo di ampliare il proprio footprint produttivo attraverso un accesso diretto allo strategico distretto ceramico di Castellón de la Plana. Siamo lieti di accogliere Best Surface e le sue persone, che sicuramente contribuiranno in maniera significativa alla crescita futura del Gruppo Laminam, in un contesto di forte slancio di mercato e con l’obiettivo di conquistare ulteriori quote”. “Best Surface è la vetrina delle tecnologie del Gruppo Barbieri&Tarozzi per le grandi lastre”, afferma Fabio Tarozzi, CEO del Gruppo, “con la pressa SUPERA 36mila ton. e il forno Titanium, best in class per consumi energetici ed emissioni. È la linea più innovativa del mercato per capacità decorativa in tutto spessore (vena 3D) ed infinite
possibilità estetiche grazie alle soluzioni integrate di Digital Design e Projecta (full digital printing). Materie prime a chilometro zero, bassi consumi di energia elettrica e di gas metano per una linea disegnata con una visione green ad alta efficienza e basso impatto ambientale”.
SANILUX, IL DISPOSITIVO ANTI-COVID FIRMATO LASER ELETTRONICA Si chiama Sanilux ed è l’innovativa tecnologia anti-Covid sviluppata da Laser Elettronica, azienda modenese specializzata nella progettazione, industrializzazione e produzione di sistemi di elettronica custom, che da più di 40 anni lavora in ambito B2B in qualità di partner industriale di numerose aziende. Nel dettaglio, Sanilux è un dispositivo che permette la sanificazione dell’aria grazie a un innovativo sistema a tecnologia Led Uv-C, capace di abbattere fino al 99,9% dei virus e batteri presenti nell’aria. “La pandemia Covid ha sicuramente avuto un forte impatto sulla nostra azienda e sulle nostre vite”, dichiara Daniela Cavazzuti, titolare dell’azienda. “Sono stati giorni di grande incertezza e smarrimento per tutti noi. Devo dire però che questa esperienza, sicuramente molto forte anche a livello emotivo, è stata un’occasione importante per ripensare le nostre strategie aziendali e i nostri obiettivi di medio e lungo periodo. Abbiamo preso consapevolezza che il tema della sanificazione dell’aria sarebbe stato sempre più centrale nella nostra vita e la nostra esperienza progettuale e produttiva nella realizzazione di schede a led ci ha spinto ad approfondire questa tecnologia innovativa. I led generano una luce ultravioletta a una particolare frequenza, in grado di abbattere i patogeni nell’aria, e abbiamo quindi intrapreso una collaborazione con il dipartimento di Opto-Elettronica dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, che ci ha fornito studi di approfondimento e consulenze. La Regione Emilia-Romagna ha creduto nella nostra idea, finanziando una parte del progetto e così, dopo mesi di sperimentazione, progettazione e test è nato Sanilux”, spiega
convalidato l’assoluta sicurezza di questa nuova tecnologia, che può essere utilizzata facilmente in presenza nelle scuole, negli uffici, nelle aziende e in qualsiasi esercizio commerciale, garantendo così massima igiene. Sanilux, che è interamente progettato e prodotto in Italia, è distribuito in tre modelli. Due indipendenti e dotati di ventola: Wall, che come uno split viene fissato al muro, e Stand, che invece può essere trasportato da una stanza all’altra. Fanless è invece il terzo modello, senza ventola, pensato per essere inserito in condotti d’aerazione a convezione forzata e rivolto in particolare ad aziende che si occupano d’installazione e manutenzione impianti.
LS LEXJUS SINACTA TRA I PROMOTORI DI UNA NUOVA RETE D’IMPRESA Cavazzuti. A differenza dei semplici purificatori che trattengono solo il particolato e le polveri sottili, Sanilux riesce, attraverso l’irradiazione ultravioletta generata dai led, ad abbattere anche i legami molecolari di Dna e Rna di virus e batteri. “La nostra azienda è certificata Iso 9001 ed è un laboratorio di ricerca accreditato al Miur. L’innovazione di questo dispositivo risiede proprio nell’utilizzo dei led, anziché delle lampade a vapori di mercurio, quale fonte di generazione della luce ultravioletta. Questo offre numerosi vantaggi: maggiore efficacia, grazie alla particolare frequenza di lavoro dei led; maggiore longevità, Sanilux può infatti lavorare per 7-8 anni senza decadimento delle prestazioni, al contrario dei sanificatori tradizionali sui quali occorre cambiare la lampada ogni 12 mesi; assenza di metalli pesanti come il mercurio e di gas tossici come l’ozono”, racconta Fabrizio Monaco, responsabile commerciale di Laser Elettronica. Un laboratorio esterno di microbiologia ne ha confermato l’efficacia con una serie di test in aria (non solo su superfici) secondo la specifica norma Iso di riferimento, raggiungendo un grado di inattivazione batterica del 99.97% e IMQ, l’Istituto italiano del marchio di qualità, ha
Si chiama FSA (Family Strategy Advisory) la nuova rete d’impresa creata dalla bolognese LS LexJus Sinacta insieme a Prometeia Advisor Sim e Family Strategy, con l’obiettivo di offrire un servizio multidisciplinare integrato e personalizzato al mondo delle imprese familiari. Come spiega l ‘avvocato Gianluigi Serafini partner di LS LexJus Sinacta “grazie alla collaborazione di questi tre importanti attori di comprovata e pluriennale esperienza, per la prima volta in Italia, viene offerto alle famiglie imprenditrici un sistema di consulenza olistico e indipendente per affrontare i complessi cambiamenti e le innovazioni richieste dall’attuale contesto economico-finanziario, mettendo a disposizione delle famiglie azioniste di piccole e medie imprese lo stesso livello di servizio riservato a investitori istituzionali e grandi imprese familiari”. In particolare, LS LexJus Sinacta, primaria realtà nazionale di avvocati e commercialisti associati, con una lunga esperienza nazionale e internazionale nelle attività inerenti il passaggio generazionale di impresa, le pianificazioni successorie, la protezione patrimoniale, i trust e il diritto dell’arte, opererà a supporto della definizione di idonee strutture societarie e fiscali che consentano un ‘ottimizzazione dei costi ed una corretta gestione della governance fa-
miliare, offrendo assistenza nelle operazioni straordinarie legate alla struttura del capitale dell’impresa e ai passaggi generazionali e, più in generale, in ogni attività connessa alle pianificazioni successorie e alle protezioni patrimoniali. Prometeia Advisor Sim, punto di riferimento sul mercato istituzionale italiano della consulenza finanziaria indipendente, controllata da Prometeia, tra le principali società in Europa nelle soluzioni per Risk & Wealth Management e nei servizi per gli investitori istituzionali, con oltre 150 miliardi under advisoring, fornirà invece consulenza per la miglior allocazione possibile della liquidità e degli asset patrimoniali, con particolare attenzione a profili di rischio, efficienza amministrativa, costi complessivi e tematiche di sostenibilità. Davide Squarzoni, CEO di Prometeia Sim, sottolinea come per la prima volta in Italia sia possibile offrire questa tipologia di servizio al mondo delle imprese di famiglia, favorendone i processi di crescita, evoluzione e competitività sul mercato. Infine, Family Strategy, società con una consolidata esperienza a fianco delle famiglie multigenerazionali e dei loro family office, con una particolare attenzione ai valori immateriali e alle strategie di longevità del patrimonio, focalizzerà le proprie attività nella definizione di strategie per un consapevole controllo del patrimonio familiare, per la tutela dei valori e della storia dell’impresa e per la valorizzazione dei talenti, soprattutto in relazione ai passaggi generazionali. Patrizia Gianluigi Serafini partner di LS LexJus Sinacta
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Misciattelli delle Ripe, CEO di Family strategy, evidenzia come la mission della Rete sia valorizzare la centralità dell’impresa di famiglia supportandola nella individuazione di quei principi valoriali che possono favorire la continuità aziendale, e il suo consolidamento o evoluzione sul mercato. “La qualità del servizio di consulenza offerto dalla rete di imprese Family Strategy Advisory si avvantaggerà dell’offerta integrata di servizi di consulenza che sono stati progettati per una gestione ad ampio raggio delle principali problematiche affrontate dalle imprese familiari e dalle famiglie imprenditrici”, commentano da LS LexJus Sinacta i cui servizi rientrano in un più generale progetto a favore delle PMI familiari che lo studio persegue da molti anni. Il board di FSA è costituito da Gianluigi Serafini, responsabile della sede bolognese di LS LexJus Sinacta, che assume la carica di presidente, Davide Squarzoni, CEO di Prometeia Advisor Sim, e Patrizia Misciattelli delle Ripe, CEO di Family Strategy, che assumono la carica di vicepresidenti.
SARTORIA MESSORI TRA I MIGLIORI PROFESSIONISTI DEI MATRIMONI IN ITALIA Il settore nuziale è stato tra i più danneggiati dalla pandemia e sia le imprese sia le coppie si sono rivelate all’altezza della situazione. Hanno lavorato più che mai per continuare a celebrare l’amore in sicurezza e adesso, dopo un 2020 praticamente fermo e un 2021 in ripresa, non senza difficoltà, è arrivato il momento di ricevere il riconoscimento più importante del settore: i Wedding Awards. A riceverlo per il 2022, nella categoria Sposo e accessori è stata Sartoria Messori, l’azienda di Sassuolo, in provincia di Modena, fondata nel 1976 da Lanfranco e Germana Messori. “Si tratta di un premio di grande valore attribuito dalle coppie ai migliori fornitori di prodotti e servizi nuziali dell’anno”, afferma il CEO della maison sassolese Gian Marco Messori. “Per me e per tutti i miei collaboratori è motivo di grande soddisfazione”. Matrimonio.com, parte del gruppo The Knot Worldwide, leader globale nel settore wedding,
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ha dato dunque il benvenuto all’anno nuovo rendendo noti i nomi dei professionisti e delle aziende che hanno conquistato un Wedding Award grazie al loro impegno e duro lavoro dimostrato con i matrimoni del 2021, che verrà ricordato come uno degli anni più difficili per il settore negli ultimi decenni e, senza dubbio, da quando Matrimonio.com ha iniziato a consegnare questi premi, giunti alla 9ª edizione. I Wedding Awards sono nati con l’obiettivo di riconoscere l’eccellenza del servizio offerto dalle aziende del settore nuziale in Italia e con gli anni è diventato un marchio di garanzia per le coppie alle prese con i preparativi di nozze. Attualmente, questi premi si basano su circa 8 milioni di recensioni di coppie iscritte al portale. Una cifra importante in continuo aumento che rende i professionisti premiati estremamente orgogliosi e motivati a competere per vincere il premio anno dopo anno. Infatti, non esiste giuria migliore delle coppie soddisfatte di essersi affidate a dei professionisti per un’occasione importante come il matrimonio. I Wedding Awards hanno premiato le aziende più votate dalle coppie convolate a nozze nel 2021 tra più di 65mila professionisti di diverse categorie, tenendo conto della professionalità e della qualità del servizio offerto Sartoria Messori ha ottenuto un totale di 64 recensioni nel sito di riferimento, grazie alle quali ha ottenuto il premio. È per questo che le coppie svolgono un ruolo fondamentale nell’assegnazione dei premi, perché grazie alle loro opinioni e dopo aver usufruito dei servizi o prodotti acquistati per il loro matrimonio, possono decidere chi saranno i vincitori. Proprio per questo
motivo, questo premio è il più ambito del settore e il più apprezzato sia dai professionisti, che lo considerano un riconoscimento al lavoro ben fatto, sia dalle coppie, per le quali rappresenta una garanzia di professionalità ed esperienza nel settore dei matrimoni. “Quest’anno, per la prima volta, stiamo consegnando questi premi simultaneamente in 13 dei 15 Paesi in cui The Knot Worldwide è presente. Ci troviamo quindi in un momento di grande riconoscimento e prestigio per i professionisti del settore nuziale in Italia, che passano a fare parte, insieme ai vincitori di Paesi come Francia, Spagna, Messico, Brasile, USA e altri, dei migliori professionisti del wedding nel mondo” afferma José Melo, recentemente nominato VP Sales EMEA del gruppo The Knot Worldwide, di cui fa parte Matrimonio.com in Italia. I premi Wedding Awards vengono assegnati alle aziende di queste 19 categorie: Banchetto, Catering, Fotografia, Video, Musica, Auto matrimonio, Trasporto invitati, Partecipazioni, Bomboniere, Fiori e decorazioni, Animazione, Wedding Planner, Torte nuziali, Sposa e accessori, Sposo e accessori, Bellezza e benessere, Gioielleria, Luna di miele e Altri servizi.
MET, BIO 100% MADE IN BOLOGNA La primavera quest’anno si illumina della prima attrezzatura per il diserbo, realmente biologico, per vigneto e frutteto, basata sulla tecnologia dell’ozono ad alta concentrazione realizzata da MET, realtà bolognese presente sul mercato dal 2008. Dopo anni di studi e prove tecniche, infatti, MET ha presentato una vera e propria rivoluzione verde per l’ambito agricolo, una sfida raccolta dall’azienda che, con una produzione totalmente interna e un approccio estremamente tecnico, ha saputo sfruttare e
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R&D CFD FESTEGGIA DIECI ANNI, SEMPRE PRONTA A NUOVE SFIDE
Il 2022 rappresenta per R&D CFD un importante traguardo: si festeggiano, infatti, i primi dieci anni di attività. Dieci anni di sfide, di crescita e di cambiamenti. R&D CFD è un ex spin-off del DIEF, il Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia, nato nel 2012 dalla volontà di concretizzare il trasferimento tecnologico dal mondo accademico all’impresa per creare un habitat favorevole alla crescita umana e professionale di tanti giovani talenti alla conclusione del loro percorso di laurea o dottorato. In questi anni l’obiettivo di R&D CFD non è mai cambiato: fornire ai propri clienti servizi di consulenza ingegneristica nell’ambito della simulazione fluidodinamica (CFD) e dello scambio termico. Concretamente, dunque, ricostruire virtualmente al computer un componente o un processo in cui siano presenti liquidi o gas in modo da replicarne il comportamento e valutare diversi parametri come distribuzioni di pressione, temperatura, velocità, ecc. Tutto il processo di analisi viene svolto in stretta collaborazione con il cliente in modo da identificare e risolvere eventuali criticità e proporre miglioramenti al design. “La nostra elevata specializzazione e la presenza nel team di figure conosciute e apprezzate nella comunità scientifica e industriale internazionale ci hanno consentito di diventare una realtà affermata e stimata e questo onore porta ovviamente con sé l’onere di mantenere le nostre competenze aggiornate e avere sempre un occhio rivolto al futuro”, dichiara Giuseppe Cicalese, uno dei tre soci fondatori e legale rappresentante dell’azienda. E in R&D CFD questo processo viene tenuto vivo attraverso una fitta collaborazione con l’Università, con cui esiste un legame naturale essendo il luogo da cui questo percorso è partito. “Ospitiamo tirocinanti e finanziamo borse di dottorato di ricerca”, continua Cicalese, “perché nella nostra visione, l’Universi-
veicolare le capacità sanificanti e deodorizzanti dell’ozono. MET è specializzata nella progettazione e produzione di generatori e impianti standard o customizzati in diversi ambiti industriali. Dopo un iniziale focus nel mondo medicale, l’efficacia dell’ozono ha spinto l’azienda a studiare e applicare tale tecnologia anche in altri settori, quali l’agroalimentare, trasporti e logistica, trattamento delle acque e sanificazione
tà è il luogo preposto per studiare, capire e prevedere le innovazioni future”. In questi dieci anni R&D CFD è cresciuta fino ad arrivare a impiegare attualmente 10 dipendenti e a vantare tra i propri clienti alcune delle aziende più prestigiose della Motor Valley. Ma non solo: fin dai primi anni di attività, le diverse collaborazioni hanno valicato i confini nazionali per arrivare in Germania e negli Stati Uniti. Che l’estrazione aziendale sia prettamente motoristica, è innegabile. I soci fondatori, e quasi tutti gli ingegneri che lavorano in azienda, provengono dal gruppo di ricerca sui motori a combustione interna del DIEF. E proprio la profonda conoscenza dei motori ha consentito a R&D CFD di lavorare con tante realtà prestigiose, italiane ed estere. “Collaborazioni”, sottolinea ancora Cicalese, “iniziate anni fa e ancora attive, segno tangibile dell’apprezzamento verso il lavoro svolto fino ad ora”. Ma l'azienda non si è focalizzata solo sul settore dell’automotive. “Negli anni abbiamo investito molto anche sulla diversificazione delle nostre competenze proponendoci a realtà molto variegate appartenenti a comparti molto diversi tra loro quali quello biomedicale, alimentare, elettronico. Basti pensare che uno dei progetti che ci ha dato maggior soddisfazione è stata la simulazione con strumenti CFD del processo produttivo del gelato”, continua Cicalese. Questa flessibilità ha permesso a R&D CFD di non farsi trovare impreparata di fronte alle nuove sfide che provengono dalla transizione energetica e dalla vera e propria rivoluzione che è in corso nel campo della mobilità. Perché, come conclude Cicalese, “il cambiamento non deve spaventare: bisogna vedere le possibilità che derivano da esso, non i limiti”.
degli ambienti. Quest’ultimo vera risorsa nel contrasto alla pandemia da Covid-19. “L’attenzione alle istanze più sentite a livello globale, come la riduzione dell’impatto ambientale e un’agricoltura sempre più green, hanno portato MET a trasferire il proprio know-how anche in questi settori. Recentemente abbiamo presentato soluzioni sostenibili ed efficaci con il progetto Oxir, finanziato dal programma di ricerca e inno-
vazione Horizon 2020 che ha portato a una tecnologia innovativa per la distribuzione di acqua ozonizzata (O3), il controllo delle infezioni e il risanamento delle colture in serra”, spiegano da MET. Proprio dagli studi del Progetto Oxir in collaborazione con la bolognese G.R. Gamberini è nato lo strumento in due configurazioni adattabili alle esigenze degli utenti che oggi vede il raggiungimento di un importante obiettivo, la
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degli addetti ai lavori. L’innovazione si traduce quindi non solo in ritrovati tecnologici di ultima generazione e in linea con il concetto di Agricoltura 4.0, ma anche in nuovi approcci a un’agricoltura sostenibile, volti a ridurre la deriva e l’impatto ambientale, generando un risparmio economico sui trattamenti fitosanitari.
MOTORI BONORA, UN 2021 IN DECISA CRESCITA
realizzazione di una attrezzatura 100% bio per vigneti e frutteti, proprio grazie all’ozono. Una soluzione all’avanguardia nata per abbattere l’utilizzo della chimica nella lotta ai parassiti e alle infezioni, portando l’agricoltura a un nuovo livello di sostenibilità e sicurezza. La macchina progettata per effettuare trattamenti in vigneto e frutteto consente di ottenere un residuo zero sul terreno, nei frutti e nelle falde, sintetizzando perfettamente l’esperienza costruttiva di G.R. Gamberini nell’ambito di atomizzatori e impolveratrici e della conoscenza e della competenza di MET nel settore dei generatori a ozono. “Un risultato premiante non soltanto per MET, ma per tutto il settore agroalimentare, considerando l’abbattimento dell’uso di sostanze chimiche e di manodopera, con un beneficio economico e in termini di salute, sia di operatori che consumatori”, concludono dall’azienda bolognese. Un concetto che guarda infatti alla riduzione degli agenti inquinanti e alla presenza di residui che spesso compromettono la vendibilità del prodotto, oltre a rappresentare un forte rischio per la salute
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Un anno faticoso sotto il profilo lavorativo, per gli effetti della pandemia, ma caratterizzato da un importante incremento del fatturato per Motori Bonora, storica azienda centese specializzata nella produzione di motori elettrici asincroni. L’impresa ha chiuso l’esercizio 2021 con i ricavi attorno ai dieci milioni di euro, garantendosi un incremento di circa il 50% rispetto all’anno precedente. “Viste le criticità generali, in primis causate dall’emergenza sanitaria, un simile andamento era difficilmente prevedibile soltanto qualche mese fa”, spiega il CEO Diego Bonora, oggi alla guida dell’azienda fondata dal padre Giorgio, “anche se una parte dell’incremento dei ricavi era atteso visti i rincari delle materie prime che hanno comportato un adeguamento delle quotazioni di vendita”. Gli attuali volumi consentono non solo di recuperare la flessione registrata nel 2020 (-12%), ma superano abbondantemente i livelli pre-Covid (in media +25%). Per sostenere ulteriormente la crescita, l’azienda ha avviato per
Diego Bonora, CEO di Motori Bonora
il 2021-22 un nuovo corposo piano d’investimenti in automazione Industria 4.0, devolvendovi complessivamente il 10% del fatturato annuo. “Per ringraziare tutti i lavoratori e i collaboratori che nei due anni di pandemia hanno garantito la massima partecipazione, trovandosi a operare anche in difficili condizioni a causa della situazione sanitaria”, prosegue Bonora, “abbiamo deciso di riconoscere un bonus straordinario a ognuno di circa 1.200 euro, di cui parte in buoni spesa, e calibrato sulla presenza al lavoro (da segnalare che le assenze Covid non sono state considerate)”. Per l’impresa centese, nonostante le forti incertezze, il 2021 ha visto inoltre un generale consolidamento dei rapporti di partnership con i più importanti clienti tradizionali. “Ma una parte significativa della crescita è stata realizzata grazie all’acquisizione di alcuni nuovi prestigiosi clienti sul mercato tedesco, che operano nel settore automazione industriale, trasmissioni di potenza e macchine lavorazione legno”, afferma Bonora. “Clienti dai quali ci attendiamo un rafforzamento del rapporto di fornitura già nei prossimi mesi”. Anche per questo, le previsioni per il 2022 rilevano un ulteriore sviluppo, sempre che le attuali turbolenze generali non compromettano il raggiungimento degli obiettivi di crescita. “Permane una scarsa disponibilità di alcune materie prime che, innescando forti tensioni sui prezzi, ha anche portato a un deciso innalzamento dei costi energetici”, avverte il CEO di Motori Bonora. Quello energetico è un tema su cui l’azienda di Cento lavora da tempo: già nel 2010 è stato installato
un impianto fotovoltaico integrato, che garantisce l’autoproduzione di quasi la totalità dell’energia elettrica necessaria all’attività e permette una significativa riduzione delle emissioni di CO2 (più di 1.000 Ton dall’avviamento) e quindi l’impatto economico dovrebbe risultare meno penalizzante. La società, fondata da Giorgio Bonora nel 1945 e associata a Confindustria dal 1946, ha sempre avuto un profondo radicamento sul territorio, evitando ogni forma di delocalizzazione. Anche nei momenti più critici, quando il mercato è stato invaso da prodotti d’importazione a prezzi insostenibili, Motori Bonora ha puntato su produzioni con maggior valore aggiunto, valorizzando la propria struttura produttiva di via Reno Vecchio. Da ormai un paio di decenni le maggiori risorse sono dedicate a soluzioni tecniche personalizzate, che vengono fornite alle più importanti aziende, appartenenti a vari settori industriali come trattamento aria e acqua, tessile, alimentari, ceramica e altri.
NIMAX CREA IL PRIMO APIARIO URBANO AZIENDALE Creare un apiario in azienda per proteggere le api, e il loro prezioso lavoro, per il nostro ecosistema: è di Nimax, azienda di riferimento in Italia per i sistemi di codifica e marcatura, ispezione e controllo ed etichettatura nelle linee di produzione, il primo progetto di questo genere nella città di Bologna. Da tempo la scienza ha ampiamente dimostrato l’importanza delle api per l’intero pianeta: il 35% del nostro cibo e il 70% delle specie vegetali dipendono dall’impollinazione da parte di questi meravigliosi insetti ed è quindi evidente come il continuo calo del loro numero sia un problema che deve essere affrontato immediatamente e con serietà. Le cause del problema sono da imputare ai pesticidi chimici, alle monocolture intensive, all’eccessivo consumo del territorio, alla perdita di biodiversità, a pratiche agricole per nulla lungimiranti e ai cambiamenti climatici. “In Nimax è radicata la consapevolezza che la tutela dell’ambiente può essere una del-
le missioni aziendali, e che, per essere efficace nel lungo periodo, deve essere fatta di semplici azioni quotidiane, senza tralasciare che la promozione di un’attività ecosostenibile e del rispetto del territorio è nell’interesse di tutti”, spiegano dall’azienda bolognese. L’idea di trovare uno spazio sicuro e protetto per le api nasce dall’incontro fra Nicola Montanari, CEO di Nimax, e Zeid Nabulsi, un giovane apicoltore originario di Damasco, da molti anni residente a Bologna, che ha fatto dell’allevamento etico delle api la filosofia alla base di BeeBo, la sua attività. L’iniziativa dell’apiario aziendale Nimax ha tre obiettivi sinergici: trovare un luogo sicuro in cui collocare alcune arnie, condividere con i collaboratori e i clienti dell’azienda il fascino di questi insetti come pure la metafora del loro lavoro per il bene comune, e contribuire a monitorare l’ambiente. Le api sono capaci di trovare un fiore anche nel deserto o in una discarica (a differenza delle mosche, le quali si concentrano sul marcio) e questo esempio porta a riflettere sulla nostra disposizione mentale nella vita privata e nel lavoro, un'efficace metafora per i dipendenti di Nimax. Le nove arnie, che ospitano da 30 a 70 mila api ciascuna, sono state collocate sul lastrico solare dell’azienda, in una posizione elevata rispetto alla strada e agli uffici così da garantire una convivenza naturale e sicura fra le api e i dipendenti dell’azienda. Il miele prodotto verrà confezionato da BeeBo e condiviso fra i dipendenti; lo stato di salute della colonia verrà costantemente monitorato e fornirà anche precise indicazioni sullo stato dell’aria e dell’ambiente per un raggio di circa tre chilometri. Sarà inoltre possibile organizzare visite guidate per le scuole e seguire online
l’attività della colonia sul sito di Nimax grazie alle webcam che sono state collocate per consentire a tutti di scoprire la vita di questi meravigliosi e indispensabili esseri viventi. “Ciascuno di noi, nel suo piccolo, può fare qualcosa per proteggere le api e il loro habitat perché la loro sopravvivenza è alla base del nostro futuro ed è una precisa responsabilità di ognuno di noi. In questi ultimi anni ho imparato molto sulla vita delle api e sulle loro caratteristiche e mi sono reso conto dell’importanza di una corretta divulgazione su questo argomento anche con amici e colleghi”, dichiara il CEO Nicola Montanari”. “Con questo progetto Nimax non si limita a delegare ad altri la cura e la protezione dell’ecosistema, ma mette concretamente in atto buone pratiche che daranno in breve i propri frutti e che saranno di ispirazione e di utilità per altre aziende; perché anche il comparto industriale ha la possibilità di svolgere un ruolo attivo che vada oltre il semplice rispetto degli standard imposti dal legislatore”, concludono dall’azienda.
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RISTORANTONE, LA PRIMA GUIDA DEI RISTORANTI SU STRADA FIRMATA ONE EXPRESS Una guida gastronomica e una mappa dettagliata che presenta oltre cento locali tra ristoranti e trattorie ubicate lungo tutta la Penisola. È la prima edizione di RistorantOne, la guida dei ristoranti su strada, interamente ideata e realizzata da chi ogni giorno macina chilometri lungo le principali arterie d’Italia e ne conosce gli angoli più remoti e nascosti. Un compagno di viaggio speciale nato grazie ai consigli dei professionisti di One Express, pallet network con sede a Bologna specializzato nel trasporto di merce su pallet e che viaggia sulle principali direttrici di tutta Europa. Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, un itinerario che attraversa l’Italia indicando ai viaggiatori la trattoria o il ristorante in cui fermarsi per vivere, nel segno del risparmio e del gusto, un’esperienza culinaria che coniughi qualità, abbondanza e autentica accoglienza. Durante il periodo del secondo lockdown l’ufficio marketing One Express, il pallet network che raccoglie nella propria rete oltre 130 aziende di autotrasporto dando vita a una realtà strutturata, capace di veicolare annualmente in tutto il Paese quasi 2,5 milioni di bancali, ha voluto con quest’opera sostenere il tessuto produttivo nazionale e rendere omaggio alle centinaia di autisti che hanno continuato, nonostante le innumerevoli problematiche, a recapitare puntualmente le merci, con grande abnegazione e un enorme senso di responsabilità. Un volume che One Express ha ideato anche per sostenere e dare un contributo a un settore duramente colpito negli ultimi due anni come quello ristorativo. L’opera editoriale si presta a diventare un supporto ai lavoratori itineranti e a pro-
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muovere i territori italiani favorendo le attività e il turismo locale. Realizzata in italiano e inglese ogni pagina della guida, suddivisa per regioni, è interamente dedicata a un affiliato del network, alla sua storia e indicazioni che lo riguardano. “È uno strumento di comunicazione con un potenziale a vantaggio di tutti gli affiliati e per la riconoscibilità del marchio One Express, già riconoscibile non solo sulle strade e autostrade di tutta Italia, ma anche in radio e in tv”, spiegano dall’azienda bolognese. Nessun voto, nessuna classifica, ma solo lo spassionato suggerimento che si darebbe a un amico che per motivi professionali trascorre la maggior parte delle sue giornate su strada e che si trova a percorrere l’Italia. “Un progetto che non avrebbe potuto prendere forma senza il sostegno del network e dei ristoratori che si sono prestati con simpatia e umanità, a partecipare con le loro proposte gastronomiche, così come tutte le regioni con le immagini hanno permesso di illustrare tutta la bellezza di questa nostra Italia”, evidenziano da One Express. Realizzata non a scopo di lucro, ospitando gratuitamente i ristoratori e le aziende di trasporti del network, diffusa sul sito di One Express e sui social network, la guida non ha costo di copertina e vede già in corso le lavorazioni del prossimo volume che verrà presentato anche in occasione della fiera Transport Logistic 2023, la più grande manifestazione europea dedicata al mondo della logistica e della mobilità.
DA OXFORD SCHOOL LA PRE-SCHOOL IN LINGUA INGLESE MR FOGG In un mondo globalizzato, dove conoscere approfonditamente una lingua straniera diventa fondamentale sia per il lavoro che la vita privata, non sorprende che l’inglese sia una delle materie centrali dell’apprendimento scolastico. Un aiuto, fin da bambini, arriva da Oxford School of Languages di Modena, che, infatti, ha da tempo sviluppato e messo alla prova un modo “naturale”, attraverso gioco, motricità e relazione, per far apprendere l’inglese ai bimbi dai 30 mesi ai 6 anni. Si chiama Mr Fogg ed è la pre-school in lingua inglese, uno dei fiori all’occhiello dell’offerta della Oxford School. “Si configura infatti come un contesto globale di apprendimento della lingua inglese, coniugando la didattica ispirata al ‘Reggio Children Approach’ conosciuto in tutto il mondo, con la disponibilità del corpo docente a un approccio ricco e aperto, rispetto alla multiculturalità e alla socializzazione, basi del bilinguismo”, spiega Enrico Simonini, direttore della scuola modenese. “L’intervento educativo è focalizzato sullo sviluppo dei linguaggi e sulla didattica della lingua inglese in un’ottica sistemico-relazionale. L’inglese, infatti, è trasmesso e appreso secondo le linee guida di una ‘Pedagogia Naturale’, propositiva e non impositiva, democratica, aperta e fluente. Ogni istante di vita vissuto a Mr Fogg è ‘respirato’ attra-
verso la lingua inglese”, prosegue Simonini. I docenti madrelingua organizzano all’interno della sezione, poco numerosa, del Mr Fogg attività laboratoriali innovative come gli atelier artistici, il laboratorio multisensoriale e gli esercizi di psicomotricità, perché a partire dall’infanzia, il corpo è la misura del mondo. Uscite didattico-formative e gite di classe completano la ricca offerta della scuola. “Lo sviluppo e il conseguente uso del linguaggio scaturiscono dall’interazione del bambino con gli adulti, perché è attraverso il colloquio con gli altri, a partire dalla figura materna nella prima infanzia, che si comprende come venga utilizzata la lingua. Modalità fortemente interattive portano ad apprendere naturalmente a parlare: il bambino a Mr Fogg impara a parlare e capire l’inglese, prima di imparare a leggerlo e scriverlo. In più, per i bambini di cinque anni che, nell’anno successivo a quello frequentato al Mr Fogg, entreranno nella scuola primaria, è previsto un progetto articolato per facilitare e rafforzare questo passaggio, il cosiddetto pre-scuola”, prosegue Simonini. Il bilinguismo, inoltre, non solo favorisce un vantaggio linguistico ma offre numerosi benefici sul piano dello sviluppo cognitivo e dell’apertura, quali ad esempio l’accesso a culture differenti, l’educazione all’inclusione e il favorire la socializzazione e un modo migliore di affrontare i cambiamenti. La sede di Mr Fogg è un’ampia e attrezzata struttura in via Archirola 171 a Modena con un bel giardino che consente ai bimbi di divertirsi all’aria aperta con
giochi e attrezzature didattiche specifiche. E nei mesi di luglio e agosto, Mr Fogg si trasforma in un Summer Camp per bimbi di ogni età. Durante i weekend, la scuola è a disposizione per feste di compleanno e altre ricorrenze, all’interno di un ambiente allegro e confortevole. l pomeriggi e le serate possono essere, infine, occasione di lezioni individuali e di gruppo della lingua inglese, incontri tematici di psicologia dello sviluppo per i genitori e incontri di aggiornamento e formazione pedagogica per educatori e docenti.
POGGI TRASMISSIONI MECCANICHE, UN NUOVO IMBALLAGGIO A MARCHIO FSC Dopo la scelta di un packaging progettato su misura per ridurre sprechi e impatto ambientale, Poggi Trasmissioni Meccaniche, azienda di Castenaso, alle porte di Bologna, specializzata nella produzione di soluzioni nel ramo degli organi di trasmissione, adotta per i propri rinvii angolari un imballaggio a marchio FSC che ne sancisce la provenienza da foreste correttamente gestite. Una meccanica sempre più pulita e amica dell’ambiente. Questo, in sintesi, l’obiettivo che ha spinto Poggi Trasmissioni Meccaniche a introdurre, per il packaging di questi prodotti, materie derivanti da foreste correttamente gestite secondo i principi dei due principali standard: gestione forestale e catena di custodia. L’adozione del prodotto con marchio FSC attesta e conferma, infatti, la volontà aziendale di non limitarsi esclusivamente alla progettazione e produzione di organi di trasmissione, attività in cui si distingue e che la pone tra i leader di mercato a livello mondiale. Già protagonista di importanti investimenti nel fotovoltaico, la realtà bolognese operante in oltre
40 Paesi prosegue il proprio impegno nella progettazione di un packaging sempre più sostenibile per accompagnare i prodotti durante il trasporto e lo stoccaggio, in linea con una filosofia eco-friendly che vede Poggi Trasmissioni Meccaniche in prima linea nell’utilizzo di materiali a basso impatto ambientale, personalizzabili e in gran parte riciclabili. “Il marchio FSC è solo l’ultima, a livello cronologico, di queste azioni intraprese per la salvaguardia dell’ambiente e che completano l’introduzione di un sistema di imballaggio personalizzato, realizzato appositamente sulla base delle diverse esigenze del cliente. In tal modo è possibile garantire un servizio customizzato nell’invio dei prodotti, ma anche un packaging su misura che riduce i costi, i volumi e contribuisce così a ridurre il carbon foot print aziendale, favorendo contestualmente la migliore gestione delle commesse e la ricezione delle stesse”, spiegano dal quartier generale di Castenaso. “Un atto concreto che ancor prima del green deal recentemente presentato dall’Unione Europea pone le basi per una sensibilizzazione dell’intera filiera e che conferma l'attitudine alla personalizzazione e alla ricerca, punti di forza su cui Poggi Trasmissioni Meccaniche, insieme a qualità, flessibilità e affidabilità, ha costruito il proprio successo e la propria storia”, continuano dall’azienda. La certificazione porta dunque sempre più nel novero delle aziende socialmente responsabili una realtà saldamente ancorata a una storia che vanta oltre sessant’anni di esperienza e che non smette di innovare, non solo in ambito tecnico, ma anche etico, accogliendo le istanze per un mondo ecosostenibile e una produzione virtuosa. Poggi Trasmissioni Meccaniche è nata nel 1958 grazie all’impegno e alla dedizione di Pierluigi Poggi, e oggi è portata avanti dai tre figli. Specializzata nella produzione di pulegge, rinvii angolari e altre soluzioni nel ramo degli organi di trasmissione, come cinghie dentate e trapezoidali, produce elementi di fissaggio, giunti, pignoni e slitte per motori elettrici. Il ventaglio di servizi all’avanguardia proposto da Poggi è frutto di continue ricerche e sperimentazioni e di un accurato percorso di progettazione e produzione che assicura un prodotto innovativo, certificato e orgogliosamente made in Italy.
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POLITECNICA OTTIENE LA CERTIFICAZIONE IDEM PER LA PARITÀ DI GENERE Politecnica, una delle maggiori società italiane di progettazione integrata - architettura, ingegneria e urbanistica - con sedi a Modena, Milano e Firenze, rafforza il percorso verso la piena parità di genere e ottiene, prima in Italia del settore, la certificazione di Gender Equality di IDEM, startup universitaria nata all’Università di Modena e Reggio Emilia in seno alla Fondazione Marco Biagi. In particolare, IDEM supporta e certifica le realtà che vogliono ridurre il gap di genere attraverso un originale modello di misurazione e diagnosi che include indicatori relativi alle retribuzioni, alle opportunità di carriera, all’organizzazione e alla cultura organizzativa. Con questa certificazione Politecnica centra e anticipa i requisiti di certificazione della parità di genere prima dell’entrata in vigore del Decreto Semplificazioni e dei regolamenti previsti dalla governance del PNRR. Scegliendo di contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU, Politecnica dunque ha già fissato l’obiettivo di arrivare, entro il 2030, alla piena parità numerica delle persone della propria organizzazione, suddivisa al 50% tra donna e uomo. Attualmente, i collaboratori della società sono 280, per il 47% donne, che godono di piena parità di remunerazione. L’età media delle persone di Politecnica è di 36 anni e le cariche ricoperte sono molteplici: ingegneri (47%), architetti (31%); dottori (4%); tec-
Francesca Federzoni, presidente di Politecnica
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nici (11%). In un contesto in cui i dati relativi alla parità di genere nel mondo sono in significativo peggioramento, il raggiungimento della certificazione Gender Equality rappresenta per Politecnica un ulteriore passo verso l’obiettivo di ridurre il gender gap aziendale, ma anche l’occasione per farsi ambasciatrice di un importante cambiamento di cui necessita tanto il sistema della formazione quanto il mercato del lavoro italiano, in particolar modo nei settori dell’ingegneria e della progettazione. Oggi, infatti, meno del 30% dei laureati STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) è donna e il divario di genere nell’ambito della conoscenza sta nella scelta delle aree disciplinari. Nonostante le donne siano, in media, più istruite degli uomini, si concentrano nelle discipline umanistiche autoescludendosi dai percorsi STEM, che sono quelli che offrono migliore probabilità di impiego e le migliori prospettive di retribuzione. “La progettazione, fatta per le persone, è un mondo che necessita anche di una spiccata sensibilità femminile. Non possiamo pensare che l’occhio e il punto di vista progettuali siano unicamente ed esclusivamente maschili. La certificazione IDEM ‘bronzo’ premia il percorso fatto da Politecnica per garantire pari opportunità di crescita personale e professionale a tutte le persone dell’organizzazione, senza distinzione di genere, ma evidenzia il gap tra la domanda e la disponibilità di competenze sul mercato”, spiega Francesca Federzoni, presidente di Politecnica. L’impegno di Politecnica, che pure ha posto le condizioni, quindi non basta. Mancano i presupposti di ecosistema nel settore della progettazione: serve una vera trasformazione sociale e culturale per una maggiore inclusione e attrazione delle donne nei percorsi di formazione STEM. C’è una difficoltà oggettiva a trovare figure professionali femminili legate all’ingegneria e reperire laureate in questo ambito”, conclude Federzoni, lanciando un appello: “È necessario favorire l’in-
clusione delle donne anche in quegli ambiti di competenza che culturalmente tendono a escluderle, perché si riduca il gap di genere che è peculiare della multidisciplinarità di Politecnica”.
PUBLIEUROPA AMPLIA I SERVIZI PER LA COMUNICAZIONE VISIVA Nel 2020, in piena pandemia, Publieuropa, azienda carpigiana nata come Carpi Neon e che nel 2008 ha avuto un assestamento della compagine sociale e un drastico cambio di rotta commerciale, ha superato i 30 anni di attività e, complice un nuovo assetto societario, ha deciso di investire per riportare tutto il servizio di realizzazioni grafiche all’interno dell’azienda. Con un importante investimento, effettuato nell’ambito del piano nazionale Industria 4.0, con il contributo erogato della Regione Emilia-Romagna per la transizione digitale, a dimostrazione della validità dell’intervento, sono state installate nello stabilimento produttivo macchine per stampa digitale ad altissima tecnologia. L’obiettivo dell’impresa è un riposizionamento strategico nel settore, assumendosi la responsabilità operativa e complessiva di ogni progetto. L’orientamento aziendale si è spinto sempre più verso la realtà commerciale del contractor, senza comunque abbandonare la sua operatività artigianale, che fa di Publieuropa una realtà imprenditoriale flessibile in grado di rispondere anche alle esigenze non standardizzate che caratterizzano determinati progetti o solamente parte di essi. “L’esperienza acquista nel settore della grande distribuzione organizzata (Gdo), la concretezza dell’artigianalità e le innovazioni strutturali e digitali e le partnership acquisite, ci portano a essere un punto di riferimento sempre più affidabile”, spiega Gian Luca Brandoli, presidente di Publieuropa. “L’esperienza serve, perché la comunicazione attraverso le insegne non si improvvisa: quelle strutture, che in molti casi sono posizionate proprio sopra la testa delle persone, devono essere efficaci sul piano delle scelte cromatiche e della scelta dei corpi illuminanti, oltre che in regola non solo sul piano delle autorizzazioni e delle
certificazioni, ma anche su quello della sicurezza”. E Brandoli prosegue: “La gamma dei servizi erogati, dalle insegne luminose prodotte dallo storico marchio aziendale Carpi Neon si è allargata negli anni con le ambientazioni interne, gli espositori in metallo e gli arredi in legno. Il nuovo assetto societario ha portato anche a chiudere il cerchio del servizio contract con i cartongessi, i controsoffitti, le piccole opere edili e gli impianti di illuminazione. Il mercato evolve chiedendo sempre più rapidità nella risposta alle richieste e soprattutto alla realizzazione dei prodotti e all’erogazione dei servizi. e Publieuropa si è posta nelle condizioni di essere in evoluzione con esso”. Nel corso degli anni l’azienda carpigiana è riuscita a trasformarsi per rispondere alle esigenze dei propri clienti, dando sempre più risposte rapide e concorrenziali, potendo contare ora anche sulla flessibilità del nuovo gestionale, operativo in cloud, che controlla in modo istantaneo i vari step produttivi e di installazione. “La scelta strategica di avere tutta la produzione grafica sotto diretto controllo, unita al completamento del parco installatori, è avvenuta con l’obiettivo preciso di proporsi per una nuova operatività”, conclude Brandoli. “Ora siamo pronti a garantire, oltre ai servizi a carattere permanente, anche la gestione di allestimenti temporanei per open-house, convention aziendali, mostre ed eventi in genere. Possiamo supportare i clienti e i loro consulenti nella scelta del lay-out e dell’allestimento, consigliando gli strumenti e i prodotti più idonei su cui esporre il messaggio pubblicitario richiesto”.
RE.ENG, L’UNIONE FA LA FORZA Aumentare la forza di penetrazione nel settore della progettazione, sia a livello nazionale che internazionale, a fronte di un mercato potenzialmente in crescita, ma al tempo stesso sempre più complesso e articolato. È questo l’obiettivo che le aziende Ingegneri Riuniti, Yuppies Services e IS Ingegneria e Servizi di Modena si sono poste facendo squadra, costituendo insieme la società RE.ENG, affacciandosi sul mercato unendo esperienze e competenze e mettendo a valore un capitale umano di oltre cento collaboratori e un fatturato annuo di 4,6 milioni di euro. Partendo da questi elementi, la neonata realtà è in grado di agire nell’ambito delle infrastrutture (strade, gallerie, ferrovie, canali, acquedotti, fognature), delle città (edifici, abitazioni, ospedali, scuole) e del Facility ed Energy management (acquisizione dati, gestione con sistemi informativi, verifica energetica, analisi dei consumi, riqualifica strutturale). I tre rappresentanti legali, vale a dire Manuela Soli di IS Ingegneria e Servizi, Emanuele Gozzi di Ingegneri Riuniti e Giuseppe Modena di Yuppies Services, credono molto in questa operazione ufficializzata lo scorso settembre e che nel 2022 prevede un determinante conso-
lidamento delle attività. “Ognuno di noi ha proprie peculiarità e una propria storia – sono le loro parole – ma sui valori e sul desiderio di consolidare e possibilmente allargare ulteriormente la presenza sul mercato siamo in perfetta sintonia. Puntiamo a gestire l’ideazione e la progettazione dei cosiddetti luoghi del vivere umano con un’attenzione forte alla qualità, alla
sostenibilità ambientale e finanziaria, e all’innovazione. Altro elemento chiave per noi è l’investimento sulle risorse umane e in particolare sui giovani. Insieme potremo contare su oltre cento collaboratori, più di metà dei quali sono donne, con un’età media che non supera i 40 anni”. Numerose sono le collaborazioni che le tre società avevano messo in atto prima di fare sintesi: adesso, grazie anche alle opportunità offerte dal mercato con la presenza dei fondi del PNRR e dei bonus in ambito edilizio e di efficientamento energetico, RE.ENG inizia a fare sul serio con i primi incarichi ottenuti sotto la nuova veste. Tali collaborazioni ultimamente si sono intensificate su specifici temi quali la riqualificazione energetica e sismica sia in ambito pubblico sanitario, sia in quello privato
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40 ANNI DI TECNOLOGIA MADE IN SERMA
Quarant’anni di produttività, ricerca e innovazione al fianco delle imprese dei più svariati settori ad alto valore tecnologico. A festeggiare questo importante traguardo nel 2022 è Serma, azienda bolognese specialista nella meccanica di precisione che celebra il suo primo quarantennio di attività con un bilancio più che positivo e una crescita costante, dagli esordi del 1982 ai successi di oggi. Nata con la volontà di offrire alla propria clientela un servizio d’eccellenza, fin dalla sua costituzione l’azienda bolognese ha saputo integrare costantemente approcci tradizionali e processi di innovazione nelle soluzioni e nelle tecnologie più avanzate, diventando, così, un interlocutore accreditato ben oltre i confini nazionali. “La strategia esagonale di Serma, che consiste nei suoi sei principali punti di forza (formazione, innovazione, assistenza tecnologica, qualità, affidabilità e servizio), è ciò che la rende unica nel suo genere. Questo ha fatto sì che l’azienda diventasse un punto di riferimento nel mercato internazionale, anche grazie alla capacità di leggerne e di anticiparne gli sviluppi per poi fornire soluzioni personalizzate sulle specifiche esigenze del cliente”, commentano dal quartier generale bolognese. Dalle mole abrasive e in superabrasivo ai rulli diamantati, dalle attrezzature idrauliche alle parti antiusura, il parco prodotti commercializzato da Serma è ciò che da sempre ha contraddistinto l’azienda, rendendola solida e affidabile. Un risultato che è il frutto di una mission ben precisa, in cui l’azienda opera affinché un problema si trasformi in una soluzione ottimale attraverso un procedimento caratterizzato da diverse fasi, quali l’analisi della lavorazione, l’ottimizzazione degli utensili e quella del ciclo produttivo attraverso software personalizzati. I collaboratori di cui si avvale Serma
residenziale con l’applicazione di contributi pubblici quali i Superbonus e i Bonus Casa. A questi si aggiungono interventi di verifica sismica e progetti di fattibilità tecnico economico in ambiente BIM di beni del Demanio, altre progettazioni in ambito industriale e i primi incarichi per
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rendono questo processo possibile grazie a una completa consulenza tecnica che permette di soddisfare al meglio una clientela internazionale risolvendo eventuali problematiche. “Un approccio che evidenza come l’impresa sia una realtà fatta da persone, nella quale è forte il concetto per cui il successo si raggiunge solo col lavoro di squadra. Ecco perché in Serma si lavora come in una grande famiglia, senza individualismi, ma anzi, con reciproco supporto. Proprio grazie a questo valore i rapporti interpersonali permettono al singolo di esprimersi liberamente portando un vantaggio competitivo prezioso per tutti”, spiegano da Serma. Una scelta, questa, in cui l’azienda ha sempre creduto e che le ha permesso di accrescere costantemente gli standard qualitativi, unitamente all’ottimizzazione dei processi produttivi, facendosi conoscere di anno in anno ben oltre i confini nazionali. A distinguere Serma, infatti, non è solo l’esperienza maturata negli anni, ma anche l’approccio al lavoro, elemento caratterizzate che l’ha collocata a pieno titolo tra i principali referenti del proprio ambito, grazie alla sua capacità di progettare insieme al cliente nuove soluzioni per prodotti e applicazioni personalizzate. Una caratteristica talmente apprezzata a livello mondiale, da diventare il fattore chiave del processo di internazionalizzazione che da anni la vede impegnata con successo. “Le partnership con alcuni dei migliori brand protagonisti dello scenario mondiale della meccanica di precisione e la continua collaborazione con i più importanti produttori italiani ed esteri ci permettono di essere all’avanguardia e competitivi”, asseriscono da Serma. Ambasciatrice di un made in Italy ad alto contenuto tecnologico, l’azienda vede nel proprio quarantesimo un’occasione per incrementare quel processo di internazionalizzazione già da tempo intrapreso e attestato dal conseguimento di certificazioni che ne confermano l’alto valore aggiunto, al pari delle più moderne strumentazioni di produzione e di collaudo. “Durante la nostra esperienza quarantennale d’eccellenza, abbiamo avviato anche una produzione in proprio di particolari meccanici di alta precisione, quali utensili ravvivamole in diamante naturale e sintetico CVD e attrezzature resistenti all’usura in diamante sintetico PCD, o in ceramica, a sottolineare il valore di un know-how capace di esprimersi in una gamma prodotti made in Serma”, concludono dall’azienda bolognese.
progetti del PNRR. Le collaborazioni in essere via via si stanno trasformando in contratti di RE.ENG così come le nuove commesse di ingegneria. Per fare degli esempi, le tre società di RE.ENG stanno lavorando in realtà come condomini di ingenti dimensioni quali lo Zama a Castel
Maggiore, alle porte di Bologna, il Massarenti nel capoluogo emiliano e quello di via Gramsci a Modena. A questi, infine, si aggiungono la riqualificazione delle centrali termiche della Ausl della Romagna e la realizzazione di un modello BIM di un bene posseduto dal Demanio.
RISE AGAINST HUNGER ITALIA PER VINCERE LA FAME INSIEME Vincere la fame nell’arco della nostra esistenza è un traguardo raggiungibile, farlo insieme è la chiave per renderlo davvero possibile. Questo è il cuore della mission di Rise Against Hunger, organizzazione internazionale no profit con sede italiana referente per l’Europa a Castel Maggiore, alle porte di Bologna. “Per raggiungere questo obiettivo distribuiamo cibo e altri aiuti umanitari ai più bisognosi e siamo impegnati nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica affinché diventi parte consapevole e attiva di un cambiamento”, spiega la country manager Roberta Baldazzi. Eliminare la fame e sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni sono due degli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 per uno Sviluppo Sostenibile. Rise Against Hunger ha accettato questa sfida globale: “I punti in Agenda sono ambiziosi ma concreti e possibili, serve l’aiuto di tutti noi. Ogni singolo individuo sul pianeta ha il diritto alla sicurezza alimentare e a vivere al pieno delle proprie potenzialità. Combattere la fame non è solo un gesto di solidarietà, è un atto di giustizia”, evidenzia il presidente di Rise Against Hunger Italia Alberto Albieri. Milioni di pasti confezionati e spediti in 78 Paesi: numeri che attestano il grande cuore di chi finora ha deciso di supportare Rise Against Hunger nel mondo attraverso le donazioni, creando importanti sinergie e lasciandosi coinvolgere nelle iniziative di solidarietà. Una delle più importanti è il programma di confezionamento ‘RAHzioni’ contro la fame. “Aderire al programma
è, per le imprese e per i propri dipendenti, un momento di condivisione di alto valore etico, capace di rafforzare la motivazione e l’impegno per il raggiungimento degli obiettivi attraverso il lavoro di squadra”, spiegano dalla società. Ai partecipanti viene affidato il compito di assemblare pochi e semplici ingredienti per produrre, in poche ore, migliaia di razioni di cibo ad alto valore nutrizionale destinate ai programmi di scolarizzazione dei paesi poveri e in via di sviluppo. “Il feedback delle aziende che hanno già aderito al programma è decisamente positivo”, commenta Roberta Baldazzi, “e ci incoraggia a proseguire in questa direzione. Partecipare a iniziative di solidarietà consolida e accresce lo spirito di condivisione, di fare rete; semplici azioni concrete che offrono la possibilità di sentirsi parte reale di un cambiamento globale”. Contestualmente allo scoppio della pandemia, Rise Against Hunger ha scelto di affiancare alla propria attività istituzionale un nuovo percorso che ha già portato l’associazione a garantire aiuti anche localmente alle famiglie in stato di necessità. “L’emergenza Covid-19 ci ha spinti verso un nuovo impegno: abbiamo infatti realizzato kit contenenti beni di prima necessità destinati alle esigenze del nostro territorio. Un’iniziativa solidale pensata per contrastare fame e povertà in Italia attraverso il supporto alle famiglie che a causa dell’epidemia e delle successive misure di contenimento hanno visto inaspettatamente messa a rischio la propria stabilità economica”, sottolinea ancora Baldazzi. “Fare è una splendida parola significa agire, costruire, impegnarsi in prima persona per portare a un cambiamento. Siamo convinti che si possa e si debba contribuire a migliorare il mondo in cui viviamo, e un piccolo gesto è in grado di cambiare la vita di un bambino. Debellare la fame nel mondo non è più un’utopia, siamo a un passo da una rivoluzione epocale a cui tutti possono prender parte, protagonisti pasto dopo pasto di un cambiamento verso un futuro e un mondo più inclusivo e sostenibile”, conclude il presidente Albieri.
SERVOMECH, RISPOSTE CONCRETE CON CILINDRI ELETTROMECCANICI GREEN “Inflazione, aumento prezzi di materie prime, energia e trasporti sono fattori che preoccupano il tessuto produttivo, ma essere un punto di riferimento permette di affrontare l’anno in maniera positiva”. Parola del Gruppo Servomech di Anzola dell’Emilia, in provincia di Bologna che da oltre 30 anni è un player di riferimento a livello internazionale nella progettazione di soluzioni per il movimento lineare. Per il 2022 l’azienda punta sul concetto di risparmio, inteso come nuova risorsa per le imprese: l’abbattimento dei costi energetici si traduce infatti nel liberare capitali da investire su fronti più strategici. “Considerando i costi dell’energia, risparmiare grazie ai cilindri elettromeccanici Servomech ad alta efficienza e prestazioni, progettati e costruiti come un’alternativa green per massimizzarne l’efficienza e il rendimento, è un notevole vantaggio.
Consentono infatti l’installazione di potenze più contenute rispetto a soluzioni più energivore e meno efficienti come quelle idrauliche e pneumatiche, superando, con nuove soluzioni ad alta efficienza e prestazioni, i limiti applicativi dei modelli più tradizionali”, spiegano dall’azienda. Grazie a una filosofia organizzativa che la caratterizza fin dalla sua costituzione nel 1989, caratterizzata da produzione interna, controlli qualitativi costanti, flessibili-
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tà, progettazione personalizzata, supporto tecnico e soluzioni di ultima generazione anche tailor made, Servomech può contare su un vantaggio competitivo unico soprattutto in questo particolare momento storico per poter abbattere le tempistiche di fornitura. “Il merito si deve alla scelta di poter gestire una gamma prodotti completamente realizzata nella propria area produttiva, senza vincoli legati a terzisti per le lavorazioni e conseguenti problematiche di consegna e personalizzazione. Una formula che assicura il massimo risultato in termini di prestazioni, ma anche la massima competitività a livello di prezzo, gestione e manutenzione, consumi”, proseguono dall’azienda bolognese. L’innovazione in Servomech passa non solo dai prodotti, ma anche dall’interazione con i progettisti. Il nuovo sito internet aziendale dispone di un configuratore su piattaforma Cadenas che permette di configurare il prodotto di cui necessita il cliente in tempo reale e in base alle proprie esigenze, generando modelli 3D e 2D nei formati CAD più diffusi. I notevoli risultati raggiunti hanno indotto Servomech a implementare lo strumento con un nuovo configuratore 3D per martinetti meccanici a vite trapezia con l’inclusione di tutte le grandezze disponibili a catalogo, in aggiunta a quanto già visibile, comprendente il catalogo sugli attuatori lineari, dove sono consultabili tutte le serie di prodotti standard, sia con vite trapezia che con vite a ricircolo di sfere. Rimane sempre a disposizione del cliente il servizio di supporto tecnico interno. Grazie a un team interno ingegneri applicativi, Servomech è in grado di supportare la clientela nella scelta del prodotto più idoneo, ponendo la massima attenzione anche alla sostenibilità della soluzione in termini di giusto rapporto prezzo-prestazioni. Una scelta che attesta l’approccio al sistema Servomech, offrendo un vantaggio competitivo determinante in uno scenario globalizzato ed estendendo i servizi pre e post-vendita per supportare al meglio la clientela nazionale e internazionale. Per info: www.servomech.it
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SMURFIT KAPPA ITALIA PREMIATA TOP EMPLOYER PER IL 3° ANNO CONSECUTIVO Per il terzo anno consecutivo, Smurfit Kappa Italia, realtà specializzata nel packaging a base carta con oltre 2.000 dipendenti e 26 sedi in Italia, ha ottenuto la certificazione Top Employer, riconoscimento assegnato nel 2022 a 131 aziende italiane che fanno parte delle 1.857 realtà certificate in 123 Paesi in tutto il mondo. L’azienda è presente in Emilia-Romagna con ben quattro siti produttivi che danno lavoro a oltre 500 persone, dislocati a Forlì, a Capocolle di Bertinoro, sempre nel forlivese, a Massa Lombarda, in provincia di Ravenna, e a Camposanto sul Panaro, alle porte di Modena, tutti dedicati alla produzione di imballaggi in cartone ondulato. In particolare, la certificazione viene rilasciata dopo un’analisi approfondita da parte del Top Employer Institute alle aziende che raggiungono e soddisfano gli elevati standard richiesti dalla HR Best Practices Survey, indagine che copre sei macroaree in ambito risorse umane ed esamina in profondità 20 diversi temi e le rispettive best practices, tra cui people strategy, work environnment, talent acquisition, learning, well-being, diversity & inclusion e molti altri. Il riconoscimento ha premiato l’intensa attività che ha avuto come focus i collaboratori di Smurfit Kappa Italia nel corso del 2021, anno in cui si è continuato a operare per creare ambienti di lavoro sempre più sicuri in tutti gli stabilimenti italiani. Il tema della sicurezza è il valore prioritario dell’azienda e lo dimostrano gli indici infortunistici attuali, ai minimi storici. Con il progetto “Target Zero”, Smurfit Kappa ha messo in atto una strategia che promuove una diffusa cultura della sicurezza a tutti i livelli dell’organizzazione, incentivando ogni dipendente a comportamenti virtuosi e definendo un continuo percorso di formazione individuale per sviluppare azioni sicure dentro e fuori l’azienda. Dal punto di vista dell’ambiente di lavoro, i risultati dell’indagine interna “My Voice”, svolta nuovamente nel 2021 e che dà voce ai dipendenti, confermano
un significativo miglioramento dell’engagement in generale e di tutte le aree che lo influenzano, dalla leadership alla formazione, alla comunicazione, nonché alla salute e sicurezza, a maggior ragione in un periodo caratterizzato dalla pandemia. Sul fronte della diversità, Smurfit Kappa Italia continua il suo percorso entrando in una nuova fase più evoluta di “EveryOne”, il programma dedicato alla valorizzazione delle differenze e delle unicità di ogni persona che lavora in azienda. Il 2021 è stato l’anno in cui si è passati dalla consapevolezza all’azione, anche attraverso la realizzazione di nuove iniziative come ad esempio “Welcome”, dedicata alla diversità culturale nelle varie sedi italiane o la campagna dedicata alle diversità di genere. “Essere un’azienda certificata Top Employer significa avere una grande responsabilità, prima di tutto nei confronti delle nostre persone e poi degli stakeholders. Non è affatto scontato ottenere questo ambito riconoscimento per più anni di seguito, ma essere inclusi per il terzo anno consecutivo nel gruppo delle aziende eccellenti per la gestione delle
Sopra: Gianluca Castellini, CEO di Smurfit Kappa Italia Sotto: il premio
risorse umane premia il grande e proficuo lavoro portato avanti in questi anni dai nostri team, in momenti difficili e complessi, in uno scenario caratterizzato dalla pandemia. Ma proprio per questo siamo stati ancora più attenti e accanto alle nostre persone e alle loro famiglie. Perché un’azienda di successo, come quella che pensiamo di essere e che continuamente cerca di migliorare, passa solo attraverso collaboratori soddisfatti, rispettati e motivati a dare il meglio di sé professionalmente ogni giorno”, commenta Gianluca Castellini, CEO di Smurfit Kappa Italia.
STEEL CUCINE, INAUGURATO IL NUOVO STABILIMENTO A CARPI Un investimento del valore di 4,5 milioni di euro e una scommessa sul futuro. A metterli in campo è Steel, azienda che da oltre venti anni produce e commercializza elettrodomestici semi-professionali per uso domestico che lo scorso 11 febbraio, alla presenza delle istituzioni locali, del Ministro degli Esteri Luigi di Maio e del Presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi, ha inaugurato il nuovo stabilimento a Carpi, in provincia di Modena. Un’operazione che si inserisce in un piano strategico avviato prima dell’emergenza sanitaria e che, nonostante essa, non ha
subito grandi variazioni. Una scelta coraggiosa, come spiega Auro Po, CEO di Steel: “La gestione di un’azienda comporta assunzione di rischi; quando nel 2020, nel pieno del primo allarme pandemia, abbiamo notato che nonostante le notizie dal mondo trasmettessero solo pessimismo la nostra raccolta ordini continuava a crescere, abbiamo deciso di scommettere su noi stessi puntando a raddoppiare la nostra capacità produttiva. Siamo stati coraggiosi, ma anche fortunati perché nei mesi successivi il governo ha varato importanti provvedimenti a sostegno dell’economia rendendo le nostre scelte anche particolarmente convenienti. Avevamo infatti già da tempo avviato una serie di quei processi che ora sono riassunti dalla formula ‘Industria 4.0’ e per nostra fortuna i nostri tempi e le azioni di stimolo del governo hanno coinciso. Poiché però gli impianti richiedono spazi adeguati abbiamo allo stesso tempo ampliato la nostra superficie produttiva per potere studiare ed applicare un lay-out a flusso il più logico possibile. Inoltre, grazie all’ampliamento e revisione degli spazi, oggi abbiamo un’area espositiva che rispecchia maggiormente il nostro brand: così come i nostri prodotti, anche l’azienda ora si presenta ai nostri clienti come un unicum di tecnologia e design”. La nuova sede, progettata da Amostudio di Modena ospita gli uffici, la sala mostra e lo spazio destinato alla produzione e la logistica.
Il taglio del nastro alla Steel Cucine. Da sinistra Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia, Alberto Bellelli, sindaco di Carpi, Luigi di Maio, ministro degli Esteri, Auro e Attilio Po, fondatori dell'azienda
L’edificio, un parallelogramma irregolare, è stato svuotato e ripulito portando a vista la struttura a travi in cemento armato del tetto: si è dunque scelto di enfatizzare gli elementi strutturali - eliminando controsoffitti e pareti divisorie - per poi armonizzarli al progetto d’interior. Ciò ha determinato un’enfatizzazione dello schema a pianta libera e l’individuazione di un unico segno longitudinale che collega in tutta la sua lunghezza l’edificio. Steel, inoltre, ha recentemente investito molto in quelle che vengono definite “advanced manufacturing solution”, tecnologie innovative impiegate per migliorare prodotti e processi. Il nuovo sistema di taglio laser in fibra di ultima generazione con sistema di carico e scarico automatico permette di automatizzare le operazioni di taglio dell’acciaio ininterrottamente e senza presidio, così come il sistema di piegatura dello stesso, programmato per ottenere forme e dimensioni diverse. “Questi sistemi robotizzati permettono da un lato di mantenere una qualità costante nel tempo e dall’altro di ottimizzare gli sprechi in modo ancora più incisivo, escludendo l’errore e il difetto quali variabili da considerare”, concludono da Steel.
TRUESCREEN, LO STRUMENTO PER CERTIFICARE I CONTENUTI MULTIMEDIALI Uno degli effetti collaterali di vivere in un mondo governato dalla tecnologia è che è sempre più difficile sapere se ciò che stiamo leggendo, in rete o sui dispositivi mobili, sia vero o no. “Si arriva al cyberbullismo, alla diffamazione online, al revenge-porn e ad altre situazioni in cui sempre più spesso la realtà viene manipolata”, commenta Fabio Ugolini, founder e CEO di TrueScreen, la startup ideata come arma a tutela dei diritti di chiunque ne necessiti. “Questa anima, fortemente orientata a fornire una soluzione a complesse tematiche sociali, caratterizza TrueScreen fin dal primo momento”. Ugolini, laureato in legge con specializzazione in informatica giuridica, è fondatore di una software house e di altre tre startup nel
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TERMO-IN, CINQUANT’ANNI DI ECCELLENZA AL SERVIZIO DEL CLIENTE
Termo-in festeggia 50 anni di attività puntando, nel 2022, a importanti obiettivi di crescita per il futuro. La storica azienda modenese è specializzata nella realizzazione di impianti industriali di riscaldamento, condizionamento, antincendio ed energie rinnovabili a servizio di capannoni ed edifici, oltre a essere presente sul mercato anche con impianti innovativi a servizio della produzione industriale soprattutto nel campo dell’automotive, grazie a importanti collaborazioni con tutti i maggiori marchi del settore. Nuovi investimenti sulla formazione del personale nel settore della manutenzione degli impianti meccanici, nuove assunzioni e una organizzazione gestionale degli interventi costruita su misura, sono alcuni dei futuri obiettivi previsti per garantire un servizio di qualità alle aziende del territorio. Da sempre, infatti, la formazione continua e specifica dei propri dipendenti è un imperativo che Termo-in segue con grande attenzione. Grazie all’impegno per la costante crescita professionale dei propri collaboratori l’azienda è in grado di offrire un servizio di qualità a un portafoglio clienti sempre più ampio e, attraverso ingenti investimenti, di garantire interventi completi, veloci e puntuali in ogni fase di lavorazione: dall’affiancamento alla progettazione all’installazione degli impianti, fino alla loro manutenzione. L’obiettivo aziendale è infatti quello di fornire un’assistenza globale, veloce e qualificata per la massima soddisfazione del cliente.
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Grazie alle competenze tecniche e al personale specializzato, Termo-in è in grado di affiancare le aziende sia nelle scelte più importanti per l’implementazione dei propri macchinari, che negli ambiti più tecnici e peculiari di ogni singolo business. Termo-in garantisce un servizio completo, in quanto in grado di affiancare il cliente dalla progettazione dell’impianto più adatto alle sue esigenze fino al massimo efficientamento nel tempo, assicurando la migliore manutenzione possibile attraverso squadre di collaboratori dedicate e qualificate; senza dimenticare il servizio di reperibilità disponibile anche nel fine settimana e nei festivi, e un monitoraggio costante degli impianti industriali e civili per evitare interruzioni di attività e ridurre al minimo i disagi sia per le linee produttive in azienda sia per le singole abitazioni private. “Abbiamo investito molto nel settore della manutenzione, anche attraverso nuovi software, oltre che sul personale, per essere sempre più efficienti”, afferma il presidente Enzo Buzi. “Oggi Termo-in è in grado di offrire un’assistenza completa e certificata grazie a un personale tecnico altamente formato per intervenire rapidi sugli impianti, una squadra di operai specializzati che garantiscono un servizio di reperibilità continuo, disponibile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Senza dimenticare l’ampio magazzino ricambi in grado di fornire velocemente ogni tipo di componenti; inoltre, tra le varie attività, possiamo ricoprire il ruolo di terzo responsabile per centrali termiche oltre i 1.000 kW, quindi impianti per edifici di grandi dimensioni.
Tra i nostri obiettivi primari vi è quello di garantire la longevità degli impianti installati e la continuità di esercizio di ogni attività”, conclude Enzo Buzi.
settore tecnologico, nonché consulente per l’innovazione digitale per la pubblica amministrazione e product manager in importanti multinazionali in ambito tech. È anche docente presso RCS Academy Business School. “La nostra startup TrueScreen ha lavorato per realizzare uno strumento oggi sempre più necessario: l’applicazione per smartphone e tablet che consente di certificare con estremo valore probatorio tutti i contenuti multimediali acquisiti con un dispositivo mobile (screenshot, foto, video, audio, GPS e registrazione dello schermo)”. Utilizzando le più avanzate tecnologie, l’intelligenza artificiale e i propri algoritmi protetti da brevetti internazionali, Truescreen analizza i contenuti acquisiti verificandone la non alterazione rispetto al contenuto originale e molte altre
di fornire, a chiunque ne abbia necessità, uno strumento accessibile e tecnologicamente avanzato, divenendo di fatto un fondamentale supporto nel processo di raccolta di materiale probatorio in diversi ambiti (civile, penale, amministrativo e stragiudiziale) a difesa dei diritti personali (cyber-bullismo, revenge porn, stalking, diffamazione online) o qualora sia necessario certificare un avvenimento che possa avere conseguenze legali o di altro genere. “TrueScreen è stato sviluppato basandosi sull’evidenza che è sempre più facile modificare contenuti multimediali con l’obiettivo di manipolare la realtà”, ricorda Ugolini. “La sempre più alta volatilità delle informazioni presenti online impone di avere a disposizione strumenti utili alla cristallizzazione istantanea e con estremo valore probatorio delle informa-
caratteristiche relative all’acquisizione. Al termine dei controlli effettuati, se l’esito risulta positivo, viene prodotto e fornito all’utente un report di valore forense che potrà essere immediatamente condiviso al fine di comprovare la veridicità delle informazioni ottenute; il documento viene firmato digitalmente, marcato temporalmente (dalla società Intesa del Gruppo IBM, un ente certificatore accreditato) ed è completo di tutti i parametri tecnici utili a definire precisamente il contesto in cui si è verificata l’acquisizione, in accordo con le principali direttive internazionali in ambito di conservazione della prova digitale. L’obiettivo di TrueScreen è
zioni che ogni utente potrebbe avere la necessità di archiviare a futura prova. Il servizio integra funzionalità specifiche sia per il mondo B2C (utenti non professionisti) che per il mondo B2B (avvocati e altri professionisti forensi, studi professionali, studi tecnici, aziende, assicurazioni, banche, associazioni, pubblica amministrazione, utilities ed altre realtà), fornendo strumenti utili non solo alla certificazione dei contenuti ma anche alla gestione dell’intero flusso documentale ed organizzativo legatoalle stesse”. TrueScreen ha vinto il bando promosso dalla Regione Emilia-Romagna per l’attrazione e il consolidamento di startup
innovative, rientrando tra le 20 startup finanziate su 153 progetti imprenditoriali presentati. Inoltre, TrueScreen è stata selezionata tra numerose startup e ha avuto accesso al programma di accelerazione Fin+Tech nato da un'iniziativa di CDP Venture Capitali insieme a Digital Magics, Fintech District, Startupbootcamp e SIA.
GRUPPO VARVEL, NEL 2021 +46% DI ORDINI Il 2021 è stato per il Gruppo Varvel un anno difficile, ma allo stesso tempo stimolante. Difficile perché ancora segnato dall’emergenza sanitaria, stimolante per-
ché, nelle difficoltà, il Gruppo è riuscito a crescere e a innovare. Il primo importante dato riguarda la salute. Nel corso dell’anno nessun rallentamento produttivo dovuto a contagio da Covid-19. Il risultato è stato ottenuto grazie al rispetto delle regole da parte di tutti i dipendenti, che hanno così permesso alle attività di proseguire regolarmente. Ottimi anche i riscontri economici: i dati preconsuntivi del 2021 registrano un +46% di ordini sul 2020 e un +25% sullo stesso periodo del 2019 mentre per il fatturato è atteso il ritorno a livelli pre-Covid. Nel 2021 Varvel ha ottenuto il riconoscimento di “Marchio Storico di interesse naziona-
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TPER COMPIE 10 ANNI
Sono dieci le candeline spente idealmente da Tper, l’azienda nata il primo febbraio 2012 dalla fusione dei rami del trasporto di Atc e Fer. Nel giorno esatto del decimo compleanno, lo scorso 1 febbraio al fianco di Comune e Città Metropolitana di Bologna, rappresentate dal sindaco Matteo Lepore, e della Regione Emilia-Romagna, con l’assessore alla Mobilità Andrea Corsini, Tper ha aperto un anno di iniziative per celebrare questa importante ricorrenza. Saranno “festeggiamenti” improntati a sobrietà, come la natura dell’azienda e l’attuale momento impongono, e che hanno soprattutto l’obiettivo di fornire un momento di bilancio e restituzione ai territori dei risultati raggiunti e di creare momenti di coinvolgimento di tutti gli stakeholder. La situazione pandemica condiziona inevitabilmente il programma di questo compleanno, ma non mancheranno appuntamenti dedicati ai cittadini, agli utenti e ai 2.400 dipendenti del Gruppo Tper. Previsto, con la bella stagione, uno speciale Open-day: una giornata a porte aperte che consentirà di incontrare il personale con le loro famiglie e i cittadini che lo vorranno. Sono programmati incontri, momenti di approfondimento, ma anche attimi di svago e di cultura, come ad esempio alcuni già allo studio con la Cineteca di Bologna, con cui intercorre una consolidata collaborazione, nell’ambito della rassegna estiva del Cinema in Piazza. Per questo compleanno che caratterizzerà l’intero 2022, Tper riserverà inoltre un’attenzione speciale agli utenti dei propri servizi, con un concorso a premi in ottica di fidelizzazione dedicato in particolare agli abbonati che lungo questo decennio hanno scelto di muoversi con il trasporto pubblico contribuendo alla riduzione dell’inquinamento e a una migliore vivibilità
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complessiva per i nostri territori. Particolari iniziative saranno inserite anche nell’ambito del progetto didattico “L’autobus da comunità a community”, al suo ottavo anno di effettuazione in collaborazione con il Centro Antartide: un percorso rivolto agli studenti delle scuole medie e superiori che lavora sugli aspetti di comunità della vita sul bus e sull’importanza sociale del trasporto pubblico. L’azienda ha presentato il logo del decennale: associato al marchio di Tper, un grande “10” stilizzato rappresenta la ruota, simbolo per eccellenza della mobilità. Tra le diverse declinazioni del logo, spazio al colore verde per ribadire l’impegno ambientale del Gruppo Tper, all’azzurro che ricorda la sfida elettrica - tra l’altro anche con il car sharing Corrente - e quella dell’idrogeno che impegnerà l’azienda in un futuro che è sempre più prossimo. Spazio anche ai colori del Global Compact, iniziativa strategica di cittadinanza d’impresa delle Nazioni Unite i cui obiettivi sono condivisi e centrali da anni nell’impegno sociale ed ecologico dell’azienda. Soddisfazione nelle parole di Giuseppina Gualtieri, presidente e amministratore delegato di Tper: “Il mandato dei soci era chiaro: perseguire la solidità e puntare alla sostenibilità economica e sociale nello sviluppo di una mobilità al passo con i tempi e in linea con le specificità dei territori. Oggi possiamo dire che di strada ne è stata fatta tanta e i numeri dicono che Tper è un gruppo sano che continua a investire in una flotta sempre più green e, senza indugi, in tecnologie e servizi a beneficio dell’utenza e dei territori serviti. Nel primo decennio abbiamo investito complessivamente 338 milioni di euro e abbiamo in progetto di investirne ulteriori 220 nei prossimi tre anni”.
le”, attribuito a quelle aziende legate al territorio italiano che hanno registrato il marchio d’impresa da almeno 50 anni. “Un’ulteriore prova che quello di Varvel è vero made in Italy, dato che tutti nostri prodotti sono da sempre progettati e realizzati in Italia”, spiegano dall’azienda che ha sede a Valsamoggia, in provincia di Bologna. Nella prima parte dello scorso anno, poi, il Gruppo Varvel ha accelerato il processo di digitalizzazione, dedicando all’aggiornamento tecnologico 300mila euro. “Il servizio IT è stato organizzato in due sale separate speculari, situate in edifici differenti, in modo da cautelarsi in caso di malfunzionamenti o blackout. Le due nuove linee in fibra ottica permettono una connessione ultra veloce a 2 Gigabit/s, mentre un modulo di intelligenza artificiale consente di rilevare minacce informatiche di ultima generazione”, proseguono da Gruppo Varvel. Nella seconda parte dell’anno, inoltre, il Gruppo ha investito in nuove macchine per oltre 1,5 milioni di euro e nello sviluppo prodotti. “Sono state acquistate strumentazioni all’avanguardia che garantiscono performance produttive elevate e aggiornate ai più moderni standard ed è proseguito lo sviluppo della gamma di riduttori e motoriduttori. Importanti aggiornamenti tecnici ne hanno migliorato qualità e durata, mantenendone elevate le prestazioni”, evidenziano ancora dall’azienda bolognese. Altri importanti obiettivi sono stati raggiunti nel 2021 da Varvel in tema di internazionalizzazione, sostenibilità e salute e sicurezza. Sul primo fronte, Varvel ha ottenuto l’estensione dello status di esportatore autorizzato anche per Corea del Sud, Perù, Colombia, Ecuador, America Centrale e paesi SADC (Southern African Development Community). Per quanto riguarda la sostenibilità, il Gruppo Varvel ha proseguito la sua politica di acquisto di energia elettrica con certificato di origine da fonte rinnovabile, integrando l’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico. Il 100% del fabbisogno energetico è così soddisfatto da energia proveniente da fonti rinnovabili. Infine, nell’ambito della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro, sono stati realizzati interventi di miglioramento del
Giuseppe Villani (quarto da sinistra) iniseme al gruppo dirigente dell'azienda durante l'evento di presentazione della nuova identità Villani, a Palazzo Re Enzo
microclima interno nello stabilimento di Via della Solidarietà, con la riduzione dell’irraggiamento solare e del calore tramite l’applicazione di pellicole solari agli infissi, è stata erogata formazione sulla salute e sicurezza in seguito all’estensione delle squadre di emergenza e sono stati nominati i nuovi preposti aziendali. Varvel ha poi concluso l’anno aderendo a un’iniziativa di solidarietà: il budget per i regali è stato infatti destinato a piccoli doni ai dipendenti, il cui acquisto ha finanziato AGEOP – Associazione Genitori Ematologia Oncologia Pediatrica.
VILLANI VERSO UN NUOVO PERCORSO DI MARCA Villani, storica realtà salumiera di Castelnuovo Rangone, alle porte di Modena, ha iniziato il 2022 annunciando il suo rebranding. Un’unica storia di marca raccontata con un linguaggio proprietario attraverso arte, design e tradizione, che si lascia ispirare dal sapere e dalla cultura racchiusi in ogni prodotto. Ma per poter comprendere questo nuovo racconto è necessario partire dall’inizio. La Villani nasce nel lontano 1886, per mano di Costante Villani ed Ernesta Cavazzuti: secoli di storia salumiera e 136 anni di
attività fanno dell’azienda la realtà più antica del settore in Emilia-Romagna e tra le più longeve d’Italia. Un’azienda in crescita che dopo aver consolidato il proprio posizionamento nel 2020 ha addirittura ripreso a correre: nel 2021, infatti, il Gruppo Villani ha superato la soglia di 140 milioni di euro di fatturato totale, con un incremento del 10% rispetto all’anno precedente (pari a 13 milioni). I suoi prodotti sono presenti in oltre 10mila punti vendita in tutta Italia, in Europa e nel mondo, principalmente nel canale retail (salumerie e gastronomie) e nella ristorazione. Le vendite sono distribuite per il 57% sul mercato italiano e per il restante 43% su quelli esteri. “Questo rebranding è un traguardo speciale nell’evoluzione e nella definizione di una nuova strategia di marca della Villani, che consacra l’essenza stessa e i valori dell’azienda in una dimensione inedita in grado di raccontare nuove storie con un linguaggio proprietario e originale”, spiegano da Villani. Affidato a Robilant Associati, società di branding e strategic design, questo progetto ha un obiettivo chiaro e diretto: elevare la percezione di qualità e di valore della marca attraverso il racconto dell’azienda e la differenziazione della vasta gamma dei suoi prodotti. Ogni singolo prodotto infatti racconta una storia, una ricetta, una tradizione, un gesto particolare o una curiosità, attraverso un immaginario fantastico e un
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linguaggio evocativo. Una mongolfiera, un drago e una donna bendata sono solo alcuni dei simboli protagonisti del nuovo volto dell’azienda e delle sue storie di prodotto. Un nuovo logo, una nuova identità visiva declinata nel sito web e in tutti i materiali e i canali di comunicazione e una nuova veste per tutti i prodotti, che non sono semplici salumi ma singole specialità ognuna con la propria identità ben distinta. “Crediamo nelle persone”, dichiara Carlo Filippo Villani, direttore operativo. “La nostra è un’azienda dove è la persona a dettare i ritmi di lavoro, le macchine sono solo al servizio dell’uomo e non viceversa. Ci sono mani che nessuna macchina potrà mai sostituire. Sono le mani dei nostri maestri, mani esperte, sensibili, sempre operose in cerca della perfezione”. Ognuna delle specialità Villani nasce in un sito produttivo dedicato. “Non abbiamo un unico sito produttivo all’interno del quale le stesse mani che legano una mortadella in vescica, insaccano un salame”, spiega Carlo Filippo Villani. “La nostra mortadella la produciamo a Bologna, i nostri prosciutti crudi li stagioniamo a Parma e San Daniele, le nostre coppe e pancette le facciamo a Castelfranco Emilia e i nostri salami e prosciutti cotti nella sede storica di Castelnuovo Rangone. Ogni prodotto ha il suo luogo elettivo, un territorio che fa la differenza, e in ognuno di questi territori produciamo seguendo ricette storiche di famiglia o ispirate alle tradizioni regionali italiane”, conclude Carlo Filippo Villani.
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Sopra: Federico Caiumi, CEO di Voilàp Digital Sotto e un particolare del videowall nello store Ponzio di Milano
VOILÀP DIGITAL FIRMA LA NUOVA SEDE MILANESE DI PONZIO Voilàp Digital, società specializzata nell’ideazione e sviluppo di soluzioni e tecnologie per lo Smart Retail, parte del gruppo modenese Voilàp, è stata scelta da Ponzio per arricchire la nuova sede di Milano con una gamma di soluzioni espositive digitali, studiate per migliorare l’esperienza di buy&sell dei prodotti di un brand che da 80 anni è garanzia di alta specializzazione nella lavorazione di centinaia di soluzioni visive e tattili per realizzare sempre la finestra in alluminio ideale. Fondata da Giuseppe Ponzio nel 1941, l’azienda Ponzio, specializzata nel trattamento superficiale dell’alluminio, col susseguirsi delle quattro generazioni è cresciuta consolidandosi nell’ambito della progettazione e produzione di sistemi per finestre a battente e scorrevoli, facciate continue, accessori per serramenti e portoncini in alluminio. Ponzio è oggi una realtà assoluta nel mondo dell’alluminio grazie all’implementazione costante delle più innovative tecnologie e alla diversificazione della gamma delle finiture superficiali, da sempre fiore all’occhiello dell’azienda. “Siamo lieti di essere stati scelti da una storica azienda che ha dimostrato di credere da sempre nell’innovazione”, commenta con soddisfazione
Federico Caiumi, CEO di Voilàp Digital. “Apportare le nostre tecnologie e soluzioni integrate per lo smart retail nel nuovo spazio milanese inaugurato alla fine dello scorso anno è segno della lungimiranza di un management che progetta già oggi il retail del futuro”. Nel nuovo flagship store di via Barellai 13 a Milano, i prodotti e le tecnologie smart retail si integrano perfettamente all’interno dell’elegante spazio espositivo, dove Voilàp Digital ha installato tre dei prodotti di punta del suo catalogo e le migliori tecnologie software per la gestione dei contenuti. Nell’area design è presente un videowall, una parete visiva di grandi dimensioni installato per la comunicazione MKT, il brand awareness e per la riproduzione di ADV. L’area espositiva accoglie un display scelto per rappresentare e configurare a grandezza naturale i prodotti del catalogo Ponzio. Inoltre, una vera e propria aula didattica ospita eventi formativi ed è dotata di un Ribbon con una superficie visiva di 3,5 metri di larghezza e 60 centimetri di altezza. “Insieme a Voilàp Digital possiamo oggi costruire un’esperienza che mescola campionatura fisica e riproduzioni digitali regalando al potenziale acquirente la sensazione di progettare in real-time il proprio serramento, valutandolo in un ambiente digitale a grandezza naturale prima di acquistarlo”, affermano da Ponzio, per cui l’innovazione in chiave digitale è tutt’altro che una novità. L’azienda investe infatti dal 2014
nella digitalizzazione del proprio catalogo prodotti e nell’applicazione della tecnologia per arricchire i propri servizi al consumatore e a ogni punto vendita del network commerciale (ne è un esempio la piattaforma online MyPonzio). Partendo da una profonda analisi della figura del consumatore 4.0, le soluzioni di Voilàp Digital vanno oltre il concetto tradizionale di vendita digitale, realizzando un vero e proprio ecosistema dove schermi, configuratori virtuali, big data e intelligenza artificiale permettono di far percepire i prodotti in un modo nuovo, migliorando il processo decisionale che porta all'acquisto. Fondata nel 2011 in seno a Voilàp Holding, Voilàp Digital si rivolge ad aziende e brand retail di ogni entità, permettendo loro di realizzare progetti in cui le persone possono pre-vivere i prodotti attraverso esperienze d’acquisto digitali avvolgenti e multi-sensoriali.
WESTHOUSE, 20 ANNI DI SUCCESSI NELLE RISORSE UMANE IN AMBITO IT Il 2022 è un anno importante per Westhouse Group: 20 anni fa, in Germania, la società di consulenza in ambito SAP muoveva infatti i suoi primi passi. Da piccola società è diventata oggi uno dei principali player nel settore della ricerca e selezione di personale in ambito IT & Engineering in Germania, piazzandosi, nel 2020 dopo l’acquisizione della Future Consulting Gmbh, nelle prime cinque posizioni di provider di tali servizi, con sedi in Svizzera e Italia. E proprio Westhouse Italia, presente sul mercato italiano dal 2009 con filiali a Bologna, Pesaro, Milano e Verona si è fatta portatrice dello spirito del cambiamento, insito nel suo DNA. Cambiamento ed evoluzione che hanno portato l’azienda a una veloce crescita, grazie alla collaborazione con importanti player e clienti finali sul territorio nazionale e internazionale, che hanno scelto l’alta specializzazione di Westhouse Italia come valore aggiunto nel processo di selezione di risorse altamente qualificate. “Tecnologia totalmente full cloud, ottimizzazione
background tecnico e consulenziale, ha portato l’azienda verso una rapida crescita grazie alla riorganizzazione dei processi interni, l’ottimizzazione degli strumenti e una visione fortemente orientata al futuro. Questo ha fatto sì che anche negli anni della crisi causata dalla pandemia, Westhouse Italia abbia mantenuto elevati standard di performance fino a ottenere, nel 2021, i migliori risultati di sempre. “L’ascolto attivo e costante del mercato, dal punto di vista privilegiato di chi è stato precursore nel capire i trend evolutivi nel settore IT”, afferma Paolo Ponte, “ci Sopra: Paolo Ponte alla guida della divisione Italia di Westhouse permette quotidianamente di costruire la formula migliore: comprendere le sfide e le necessità dei nostri clienti, essere per loro consulenti, non solo fornitori, e al tempo stesso accompagnare i candidati lungo tutto l’iter selettivo, anche qui svolgendo il ruolo di sostegno e consulenti. Non ci limitiamo a cercare il curriculum adatto, ma la persona migliore per ogni ruolo: questo vuol dire riconoscere e valutare il contedei processi, green thinking e formazione sto, l’ambiente, le persone, le potenzialità, costante delle risorse, sono i pilastri che le attitudini e le soft skills”. “L’approccio permettono a Westhouse Italia di trovare consulenziale”, prosegue Ponte, “fa sì che le giuste soluzioni per candidati e azien- i nostri account e recruiter possano sugde, creando sinergie ed equilibri positivi, gerire la soluzione migliore per i clienti, consolidando le relazioni nel lungo pe- grazie anche all’ampio ventaglio di serviriodo. I servizi offerti sono diversi e cu- zi. Head hunting, permanent placement, stomizzabili, per rispondere al meglio alle RPO e subappalto di progetti con consuesigenze dei clienti. Questo ci ha permesso lenti, senza contare la somministrazione”. di piazzare più di 1.200 risorse altamente È proprio su questo servizio che l’azienspecializzate in ambito IT & Engineering da sta puntando maggiormente, con un negli ultimi tre anni, tra dipendenti e con- grande effort in comunicazione ed evansulenti, in aziende clienti su tutto il terri- gelizzazione. “Inserire nel proprio team torio nazionale e internazionale, con forti IT personale specializzato con contratti di difficoltà nel reperire sul mercato figure somministrazione, costituisce un grosso professionali qualificate”, spiegano dall’a- vantaggio competitivo. Formazione grazienda. Dopo Lorella Pedinotti, fondatri- tuita, altissima specializzazione e burocrace nel 2009 del dipartimento italiano di zia gestita dall’agenzia per il lavoro e non Westhouse e managing director da allora, dall’azienda: un efficientamento di costi e a luglio 2020, alla guida della divisione tempi importante per le aziende”, concluItalia è passato Paolo Ponte che, con il suo de Paolo Ponte.
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ICT, motore per l’innovazione
rubrica a cura di ReteICT
Elogio della procrastinazione: metodi agili e antifragilità. Parte I. “Il vento spegne la candela e alimenta il fuoco. Lo stesso vale per il caso, l’incertezza e il caos: vogliamo usarli, non nasconderci da loro. Vogliamo essere fuoco e desiderare il vento.” Taleb, Nassim Nicholas. Antifragile. Prosperare nel disordine. Nassim Nicholas Taleb, autore de “Il cigno nero”, nel 2012 ha scritto “Antifragile”, dove dà per scontata l’affermazione che i cigni neri dominino la società e la storia e considera le conseguenze pratiche di questa consapevolezza. Ma cos’è un Cigno nero per Taleb? Un evento imprevedibile e raro con un impatto enorme. Si inganna chi pensa di potere gestire il rischio dei cigni neri, perché la probabilità che un evento raro si verifichi è semplicemente impossibile da calcolare, il limite è matematico e inaggirabile. Definiamo fragili alcuni sistemi, metodi, oggetti, realtà che sono particolarmente soggette agli effetti negativi del caso. Mentre definiamo robuste quelle realtà che sono poco danneggiate dall’imprevedibilità. Chiamiamo infine antifragili quegli enti che traggono vantaggio dall’imprevisto.
“L’Antifragile ama il caso e l’incertezza, il che significa anche, ed è fondamentale, che ama l’errore, o perlomeno un certo tipo di errori. L’Antifragilità possiede la singolare caratteristica di consentirci di affrontare l’ignoto…”. 1. https://www.cin.ufpe.br/~gmp/docs/papers/extreme_chaos2001.pdf 2. https://www.projectsmart.co.uk/white-papers/chaos-report.pdf
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Non possiamo dominare il caso tramite previsioni, dobbiamo invece lavorare per immunizzarci dalle sue conseguenze negative o, meglio ancora, per trarne vantaggio.
Cosa c’entra tutto questo col project management e i metodi agili?
Lo studio del 2001 “Extreme chaos” di Standish Group International1 definisce come criterio di successo per un progetto
l’essere completato nel rispetto dei tempi, del budget e con tutte le caratteristiche originariamente specificate. Secondo il medesimo studio solo il 28% dei progetti può essere considerato di successo.
Il 72% dei progetti dimostra la propria fragilità: le previsioni iniziali sulle quali era basata la pianificazione non avevano nessuna attendibilità. Il caso e la variabilità le hanno distrutte. In uno studio più recente (2014) di Standish2 i dati emersi dalle interviste di 365 IT Manager dimostrano che il tasso di successo è sceso al 16,2%, contro il 52,7% di progetti fuori tempo, budget o features, e il 31,1% cancellati. Tra i progetti senza successo quasi un terzo ha superato i costi dal 50 al 100%. Più di un terzo dei medesimi progetti ha anche superato i tempi dal 100 al 200%. Più di un quarto sono stati completati con solo 25% - 49% delle caratteristiche e delle funzioni originariamente specificate. Ma spesso, anche un progetto che si conclude nei tempi, nei costi e con tutte le caratteristiche inizialmente specificate non è necessariamente un progetto di successo, anzi, molto probabilmente non lo è. Utilizzando la terminologia di Taleb diciamo che si è rivelato robusto resistendo alla variabilità. Un risultato notevole, ma insufficiente. Raramente le specifiche iniziali sono le migliori. Le caratteristiche di cui deve essere dotato il prodotto per essere innovativo e di successo si precisano nel corso del tempo. La variabilità delle specifiche verso la quale il progetto si deve immunizzare per garantirsi il successo è proprio la fonte di quelle informazioni che potreb-
bero rendere il prodotto finale migliore. Da questo punto di vista potremmo definire i metodi tradi-
zionali di project management come una ricerca della robustezza. Ciò che è robusto resiste agli shock rimanendo
inalterato. Nel project management ciò significa che lo sco-po di un metodo di conduzione di progetto robusto è quello di condurre a termine l’ardua impresa di soddisfare
tutti i requisiti iniziali rispettando tempi e costi.
Così facendo il project management classico non trae vantaggio dall’incertezza, che è invece esattamente la missione dell’Antifragilità: anziché resistere di fronte alle tempeste del caos, migliorare grazie ad esse.
Iatrogenicità
La Iatrogenesi è il danno causato dal guaritore. Come quando gli interventi del medico fanno più male che bene. Il termine è di origine sanitaria, ma Taleb lo generalizza e lo estende agli effetti collaterali dannosi dell’interventismo
eccessivo che impedisce ai sistemi di autoregolarsi.
Io vedo iatrogenicità nel project management che cerca di limitare i cambiamenti di specifiche per preservare inalterate le probabilità di successo. La cura per preservare i progetti dalle influenze nefaste del caso conduce comunque, come abbiamo visto, a risultati imbarazzanti e sicuramente impedisce di sfruttare al meglio tutte quelle
conoscenze che si sviluppano nel corso dell’attività progettuale.
I metodi agili hanno tra i loro principi programmatici l’accettazione del cambiamento, per questo lavorano in modo ite-rativo. In Scrum, il framework agile più noto3, l’iterazione si chiama Sprint e dura da 1 a 4 settimane. Alla fine di ogni Sprint sono previsti la Sprint Review e la Sprint Retrospective, due eventi specificamente votati alla raccolta di feed-back da parte degli stakeholder e del team. La Sprint Review è una riunione che si tiene alla fine dello
Sprint per ispezionare l'incremento di prodotto e adat-tare il Product Backlog (l’equivalente della lista dei requisiti o della WBS4), se necessario. Il risultato è un Product Backlog rivisto che definisce i probabili elementi del Product Backlog per il prossimo Sprint. Il Product Backlog può
anche essere aggiustato per soddisfare nuove opportunità o in base alle nuove conoscenze acquisite.
La Sprint Retrospective è invece un'opportunità per il team di ispezionare sé stesso e creare un piano di miglioramento per
lo Sprint successivo. Lo scopo è: • Ispezionare l’andamento dell'ultimo Sprint riguardo a persone, relazioni, processo e strumenti • Identificare e ordinare gli elementi principali che sono andati bene e i potenziali miglioramenti • Creare un piano per implementare i miglioramenti
Sul procrastinare
Secondo Taleb la procrastinazione in alcuni casi è positiva perché è una forma naturale di decision making basata sul rischio. Noi esseri umani siamo poco abili a filtrare le infor-
mazioni, la procrastinazione può aiutarci a filtrarle meglio e a resistere all’assalto di informazioni. Ho trovato lo stesso principio nella letteratura Agile e Lean5 espresso come Last Responsible Moment (LRM), la strategia di non prendere una decisione prematura, ma ritardare l'impegno tenendo aperte decisioni importanti finché il costo di non prendere una decisione diventa maggiore del costo di prenderne una. Questa strategia massimizza l’apprendimento nel
corso di un progetto e tiene conto di informazioni disponibili solo tardivamente.
Nel prossimo numero racconterò cos’è l’Effetto Drachten e come si svolge il processo di pianificazione agile. Nel frattempo, per sapere di più sul Project management agile, puoi seguire Stefano Borghi su LinkedIn!
Stefano Borghi @ NSI Think Outside the Box https://www.nsi.it/
Immagini di proprietà di NSI Think Outside The Box ReteICT è una associazione di imprese del settore ICT promossa da Confindustria Emilia
3. https://scrumguides.org 4. Work breakdown structure (WBS), l'elenco di tutte le attività di un progetto. Le WBS sono usate nella pratica del project management e aiutano il project manager nell'organizzazione delle attività di cui è responsabile. 5. Mary Poppendieck, Tom Poppendieck, Lean Software Development: An Agile Toolkit, Addison-Wesley Professional (2003)
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1962-2022 Da 60 anni sviluppiamo idee e collaboriamo a realizzare successi. Il vostro successo è il nostro mestiere. Lavorazioni ad alto contenuto tecnologico consentono a VECA GROUP di produrre componenti meccanici di altissima precisione per il settore motorsport, l’aeronautica, il settore elicotteristico e militare. Dal 1962, il know-how più avanzato per il mercato globale della meccanica d’eccellenza.
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Filiere
associazione
quattro anni dopo di Generoso Verrusio
A maggio il rinnovo delle governance con l’elezione dei nuovi presidenti e delegati aggiunti. Ecco i principali risultati conseguiti nel primo quadriennio di attività
A
maggio le filiere cambieranno le loro governance. Il quadriennio 2018-2022, il primo del nuovo corso targato Confindustria Emilia, volge infatti al termine. Per ciascuna di esse ci sarà l’elezione di presidente e delegati aggiunti. Dal punto di vista della “politica” associativa si tratta di un appuntamento importante e molto atteso da tutti gli imprenditori. A oggi i presidenti in carica sono 20, i delegati aggiunti 35. L’assetto “a filiere” è una conseguenza del processo di fusione che ha portato le tre territoriali di Bologna, Ferrara e Modena a unirsi in Confindustria Emilia. Tutto è cominciato a dicembre 2017, quando il consiglio generale della neonata associazione ha approvato la nuova organizzazione in filiere. Quattro anni fa si parlava di un cambio di mentalità che avrebbe portato l’associazione “dentro l’idea innovativa delle filiere, ma comunque nel solco della tradizione della suddivisione in settori, che ovviamente non spariscono ma rimangono un substrato del nuovo sistema”. “Il percorso di fusione”, ricordava l’allora presidente Alberto Vacchi, “ci ha portato alla creazione di 20 filiere, di cui 17 parlano di manifattura, perché la manifattura è il nostro cuore. Abbiamo presentato la prima bozza di lavoro a tutti i colleghi imprenditori, con un road show su tutta l’area emiliana, e abbiamo raccolto molti suggerimenti e colto molta aspettativa”. Che continuava: “Questa è una vera e propria innovazione sia nella rappresentanza che nei servizi: ci consentirà di sviluppare un nuovo metodo di lettura del tessuto produttivo, e sarà un indispensabile input per
lo sviluppo dell’associazione. Ma diventerà anche un’importante fonte di informazione per le politiche industriali, per il mondo della scuola, per la società tutta”. Alle considerazioni di Alberto Vacchi si aggiungevano quelle di Valter Caiumi: “Le filiere sono un nuovo modo di guardare alle nostre imprese, costruito su dati scientifici, e proprio questo approccio ne fa un essenziale strumento di lavoro, utile per verificare ed elaborare politiche industriali più adatte al nuovo contesto e più incisive. Inoltre, abbiamo deciso di lavorare per filiere per dare una dimensione significativa a un territorio manifatturiero di grande rilevanza, che però questa dimensione non l’aveva ancora. Con le filiere, perde d’importanza il problema della dimensione della singola azienda, perché è la filiera a farsi portatrice della dimensione. Non esistono più piccole, medie e grandi imprese, la filiera è come una corporation, al cui interno tutte le aziende possono ottenere la valorizzazione di cui hanno bisogno. Cadono le barriere e aumentano le opportunità”. Le filiere, è bene ricordarlo, fanno di Confindustria Emilia la prima territoriale del sistema Confindustria, e più in generale dei sistemi di rappresentanza associativa, ad
adottare questo schema. Come detto sono 20: Agroalimentare, Automotive, Carta e Stampa, Chimica e Farmaceutica, Costruzioni e Infrastrutture, Digital, Elettronica e Meccatronica, Energia, Facilities, Home, Macchine, Metalli e materiali compositi, Mobilità e Logistica, Moda e Lusso, Packaging, Plastica, Salute, Servizi professionali, Turismo e Cultura e Veicoli industriali. Le filiere ampliano e qualificano il concetto del distretto, tanto caro all’economia emiliana. Sono uno strumento che consente alle imprese che vi fanno parte di rimanere competitive. La globalizzazione, d’altro canto, ha determinato alcuni cambiamenti strutturali come la frammentazione dei sistemi produttivi territoriali e l’evoluzione verso vere e proprie catene del valore internazionali. L’unica risposta possibile, a uno scenario così articolato e in rapida evoluzione, è l’aggregazione delle imprese intorno all’asset filiera. Detta in altri termini, si potrebbe anche affermare che le filiere sintetizzano le idee formulate da Confindustria Emilia in fatto di politica industriale. Con tre obiettivi principali: valoriz-
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l’industria. Potrà supportare le imprese nella pianificazione dei costi di approvvigionamento e dei relativi piani industriali.
zare il panorama industriale emiliano investendo sulla formazione e sull’aggiornamento di chi lavora e di chi esce dagli istituti tecnici; sviluppare e sostenere la contaminazione tra nuove imprese e la manifattura esistente; attrarre nuove multinazionali che siano a caccia nei nostri territori dei loro migliori laboratori di ricerca applicata. In questi primi quattro anni di vita, le filiere, pur con un’attività influenzata per quasi la metà della sua durata dalla pandemia, hanno mosso numeri importanti (oltre 100 incontri e webinar tecnici promossi) e fatto da volano a diversi progetti di sistema. Diamo una scorsa ai principali risultati. Albo fornitori. Uno dei primi progetti di filiera a partire è stato quello dell’Albo fornitori: un elenco ragionato e qualificato di 107 imprese appartenenti alla filiera Servizi professionali (su 254), pensato per far emergere il contributo che ciascuna azienda della filiera può dare in termini di servizi. L’albo è stato varato a ottobre 2020. La ricerca sull’albo può essere effettuata in ordine alfabetico, per filiera o servizi prevalenti, per parole chiave. Dopo aver selezionato l’azienda cliccando sul nominativo, si può accedere direttamente alla scheda azienda e da quella si può arrivare al sito aziendale. Appia. Data la forte presenza di filiere manifatturiere, l’Associazione lo scorso novembre ha annunciato l’adesione alla piattaforma Appia, realizzata da Prometeia. Questo nuovo strumento associativo permette di analizzare, decifrare e anticipare le tendenze attuali e prospettiche dei mercati internazionali di oltre 70 input produttivi che alimentano
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Buy local e Una notte a. Progetti ideati dalla filiera Turismo e cultura, il primo per attivare forme di collaborazione tra le aziende associate e sostenere le numerose attività duramente colpite dal periodo di emergenza sanitaria Covid-19, il secondo per sensibilizzare le imprese ad acquistare una notte in una delle strutture ricettive associate da regalare ad amici, partner o clienti. Alle aziende della filiera è stato chiesto di formulare offerte specifiche da promuovere e far conoscere. Smart words. L’intelligenza artificiale a supporto degli associati: ogni filiera ha condotto un’analisi dettagliata dei siti web delle singole aziende e individuato 8 keywords indicative di mission e settore di appartenenza. Ogni azienda ha poi potuto integrare, a sua discrezione, la lista con altre 4 keywords a scelta per meglio rappresentare la specificità delle proprie attività e arrivare così a un massimo di 12 keywords totali pubblicate sul portale di Confindustria Emilia. Lo scopo ultimo di questo progetto è facilitare il networking sul mercato interno a partire dall’Emilia, all’interno dell’associazione ma anche al di fuori; portare a una conoscenza approfondita delle specializzazioni per filiera; dare visibilità internazionale alle filiere con traduzioni in inglese, francese, spagnolo e tedesco.
Startup e innovazione. Partendo dalla collaborazione con Almacube, l’hub innovativo di Confindustria Emilia e dell’Università di Bologna, sono state aperte numerose attività sulle filiere che ne hanno fatto richiesta per promuovere il trasferimento tecnologico e facilitare l’innovazione delle aziende del territorio connettendo le imprese dell’intera filiera con startup e altre soluzioni innovative. Sono stati organizzati inoltre degli startup scouting e nel 2019 alcune filiere hanno preso parte al SEP Scale Up Summit. Study in action. La nuova piattaforma di formazione E-learning di Confindustria Emilia è stata presentata più di un anno fa. Confindustria Emilia è la prima associazione a livello nazionale a mettere a disposizione delle proprie aziende gratuitamente uno spazio di condivisione di contenuti formativi e percorsi di retraining delle figure professionali per accompagnare le imprese e i lavoratori verso la trasformazione digitale. Study in Action è il risultato del percorso “Retraining workers”, uno dei progetti di mandato presentati nel 2019 all’interno delle filiere ed è rivolto sia
a chi sta già lavorando e vuole intraprendere percorsi di riqualificazione professionale. Significativi i numeri dell’iniziativa: nel 2021 la formazione ha coinvolto 72mila utenti sui territori di Bologna, Modena e Ferrara. Numeri destinati a crescere esponenzialmente per arrivare a 84mila quest’anno e, nel 2023, a 120mila utenti. L’investimento complessivo è stato di oltre 1 milione di euro, di cui 250 mila messi a disposizione dal Comune di Bologna per il supporto alle imprese dell’area metropolitana. All’interno della piattaforma, i contenuti sono organizzati in quattro differenti aree: Contenuti Generali con iter formativi su molteplici tematiche (Amministrazione, Finanza e Controllo, Soft Skills, Information Technology, Privacy, Risorse Umane, Marketing & Vendita, Innovazione, Sostenibilità); Retraining Workers, dedicata a percorsi di retraining rivolti a diversi profili professionali delle nove filiere produttive “pilota” (Agroalimentare, Automotive, Chimica e Farmaceutica, Elettronica e Meccatronica, Macchine, Metalli e Materiali Compositi, Moda e Lusso, Packaging, Veicoli industriali) individuati come quelli a più alto rischio di obsolescenza; Contenuti delle imprese, la sezione che raggruppa i percorsi formativi condivisi dalle imprese del territorio; Language Hub, che ospita oltre 150 corsi di lingua. FARE Insieme. È partito dalle governance delle filiere lo storytelling delle imprese associate per potenziarne la visibilità raccontando il loro impegno sociale e accendendo i riflettori sui valori che meglio le rappresentano. Da ottobre 2021 è cominciata una serie
podcast dal titolo ‘FARE Insieme Storie di imprese, persone, comunità’, uno strumento che ha l’obiettivo di raccontare le esperienze imprenditoriali delle aziende di Confindustria Emilia, dando risalto al rapporto tra fare impresa e fare comunità. Nell’associazione e nelle imprese è cresciuta nel tempo la consapevolezza che, per poter essere efficaci, c’è il bisogno di essere riconoscibili come comunità e come singole imprese, rafforzando e marcando l’identità e l’unicità. FARE Insieme è uno storytelling multipiattaforma e multilingua alla scoperta dell’eccellenza imprenditoriale, realizzato e curato dal giornalista del Sole 24 Ore Giampaolo Colletti. New mobility. Con tre workshop di analisi dei trend (a 5 anni) della componentistica automotive, 55 aziende coinvolte nei workshop e 280 aziende interessate dall’analisi, il tema dei nuovi scenari della mobilità ha interessato principalmente sei filiere: Automotive, Elettronica e meccatronica, Macchine, Metalli e materiali compositi, Veicoli industriali, Mobilità e logistica. Si sono poi tenuti incontri 1to1 di approfondimento con le aziende sulle specifiche richieste emerse e sono stati avviati dei percorsi di re-training dedicati alle imprese. Newskin. Nell’ambito delle filiere siamo diventati partner del progetto finanziato dalla Commissione europea e che mette insieme 35 partner tra università, centri di ricerca e associazioni d’impresa europee. Gli ambiti principali di applicazione sono Packaging, Automotive, Ceramiche e Meccanica. Scopo dell’associazione è
far conoscere al maggior numero di imprese, attraverso le filiere, l’uso industriale delle nanotecnologie. Dal loro corretto utilizzo dipendono riduzione dei costi di produzione e aumento della vita media dei componenti meccanici. Rinascimento digitale. L’evento “Rinascimento digitale: quale intelligenza per la ripresa?”, svoltosi a inizio ottobre presso l’Accademia militare di Modena, è stato organizzato in collaborazione con numerose associazioni confindustriali di Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto su impulso della filiera Servizi professionali. L’incontro ha esaminato l’impatto dell’attuale rivoluzione digitale sulla società e sull’uomo, con l’intento di rimettere l’uomo al centro della tecnologia, con una particolare attenzione alla sostenibilità. Formazione. Le filiere hanno promosso e organizzato training tour su temi selezionati, attività di orientamento nelle scuole, incontri di sensibilizzazione sull’importanza della sicurezza informatica, incontri tecnici formativi. La filiera digital in particolare ha svolto attività di orientamento nelle scuole coinvolgendo circa 3.000 ragazzi nel quadriennio. Attrattività. A novembre 2018 una delegazione di Confindustria Emilia, composta anche da alcuni presidenti di filiera, è stata ospitata in audizione in Commissione Europea a Bruxelles con i DG delle Commissioni Ricerca incaricati di definire i Programmi quadro 2021-2027. A giugno 2019 invece i presidenti di sei filiere hanno aperto le aziende ai vertici degli organi europei per far toccare loro con mano il nostro cuore manifatturiero.
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associazione L’importanza di essere
PMI
di Raffaella Mazzali
Gian Luigi Zaina, presidente della Piccola Industria di Confindustria Emilia, racconta il suo quadriennio di attività nell’associazione. Mettendo al centro la crescita nella relazione costante tra gli imprenditori, offerta dall'Associazione, e il lavoro fatto con le scuole, per mostrare le qualità e il valore delle piccole imprese del nostro territorio
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uest’anno festeggio 30 anni a capo del maglificio Della Rovere a Longastrino, tra le valli di Comacchio e Ferrara, ma sono molti anche gli anni dedicati alla rappresentanza associativa perché condividere e confrontarsi con altri imprenditori fa crescere, sempre” spiega Gian Luigi Zaina. L’imprenditore ha iniziato anni fa in Unindustria Ferrara, eletto poi nel 2018 presidente della Piccola industria dentro l’associazione che riunisce gli imprenditori di Bologna, Ferrara e Modena e dal 2019 anche vicepresidente di Confindustria Emilia. Mentre stava terminando questa esperienza nella territoriale emiliana, è arrivata da Roma la cooptazione nella governance di Confindustria come vicepresidente PI con delega all’Internazionalizzazione. “Questi anni sono stati davvero importanti, ricchi di esperienza di rappresentanza e di grandi sfide per la maggior parte inedite”, commenta Zaina. “Ho vissuto il valore della fusione delle nostre territoriali. Modena, Ferrara e Bologna hanno dato vita a un’organizzazione fatta, da una parte, di una struttura molto organizzata, specializzata, pronta a produrre contenuti e soluzioni innovative e quindi in grado di essere un supporto molto potente alle aziende associate e, dall’altra, di un gruppo eccezionale di imprenditori. Arrivando a raggiungere
quota 3.400 associati, si sono moltiplicati i racconti, le soluzioni ai problemi, gli scambi di opinione e le relazioni tra grandi e piccole imprese. Ciò ha fornito più materiale su cui riflettere e costruire dal vivo e in diretta cultura d’impresa. All’inizio, un’organizzazione così grande ha rischiato di apparire troppo difficile da avvicinare; invece, giorno dopo giorno, siamo entrati in contatto, aiutati dall’idea di essere insieme per un confronto e supporto reciproco e abbiamo fatto un buon lavoro. Infine, l’esperienza della pandemia è stato un ulteriore banco di prova che ha consolidato la nostra impostazione”, ricor-
da Zaina. “Essere parte di un gruppo è stato fondamentale per questo risultato: abbiamo saputo gestire l’emergenza pandemica in modo appropriato, abbiamo saputo attuare un approccio pragmatico trasferendo le competenze da un’impresa all’altra. Nello specifico, grazie alla condivisione delle esperienze, sia internamente sia alla comunità, abbiamo accelerato il processo di mutazione dell’organizzazione del lavoro, facendo di quest’esperienza un case history”. Come Confindustria Emilia sia associazione diversa dalle altre, Zaina lo realizza pienamente attraverso la sua esperienza da rappresentante dell’associazione al Tavolo
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per l’imprenditoria nel Patto per il lavoro e il clima, organizzata dalla Regione Emilia-Romagna per la provincia di Ferrara. “Di fronte ad associazioni per lo più ferme nella rivendicazione sindacale, il nostro atteggiamento è sempre stato di matching, di connessione tra grandi e piccole imprese, per poter formulare strategie di sviluppo e di crescita per tutto il territorio. Mi sono accorto di quanta strada abbiamo compiuto”, spiega il vicepresidente Zaina. “Il fatto di avere tante filiere e di poter condividere esperienze diverse, all’interno di un contenitore che le riunisce tutte, fa comprendere meglio le dinamiche complessive al di fuori della singola azienda; permette di vedere nuovi punti critici e nuove opportunità e fa cambiare il modo di lavorare”. “Una grande azienda che si apre alle piccole illustrando, ad esempio, la propria visione futura risulta essere un’esperienza incredibile per i piccoli o giovani imprenditori. Costruire momenti di trasferimento di cultura d’impresa e di relazione all’interno delle filiere è il vero obiettivo di un presidente della Piccola Industria dentro Confindustria Emilia. E noi ne abbiamo costruiti parecchi: sulla formazione, sull’economia circolare, sull’arbitrato bancario; e poi, innovazione, impresa 4.0, gestione della sicurezza nelle aree industriali, gestione finanziaria, costi energia e materie prime, solo per citarne alcuni. Insieme a tantissimi
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incontri sui territori per raccogliere informazioni ed istanze dagli associati”. Per le PI è fondamentale un rapporto stretto con il territorio per farsi conoscere, soprattutto dai giovani. Le grandi imprese hanno già in sé una forte attrattività; invece la maggior parte delle ragazze e dei ragazzi, delle famiglie e perfino della scuola non ha conoscenza reale di quale sia il mondo delle imprese locali, di come si lavori al loro interno. Spesso persistono vecchi stereotipi riguardo alle aziende che occorre sfatare. Ci sono moltissime aziende innovative, stimolanti, capaci di essere radicate nel territorio in modo concreto e in grado di dare supporto alla comunità. Questo è un fronte su cui Zaina ha voluto lavorare da subito, riattivando iniziative come il Pmi Day: “Ho cercato di innescare un cambiamento radicale: non qualche scolaresca in un’azienda, ma testimonial nelle scuole che portino direttamente agli studenti e, quindi, alle famiglie esperienze concrete e reali. È stato un modo
per raggiungere migliaia di studenti ogni anno, i quali hanno ascoltato gli imprenditori raccontare cosa significhi fare impresa e quali siano le qualità premiate. A ciò si sono aggiunte anche esperienze di giovani che hanno raccontato come sono stati scelti, che lavoro fanno e come si trovano. È un modo per innescare meccanismi di emulazione, curiosità e possibili risposte alla domanda “Cosa farò dopo la scuola?” e, allo stesso tempo, mostrare tante imprese diverse, dando luce alla grande biodiversità imprenditoriale che abbiamo al nostro interno”. Entrare nelle scuole significa soprattutto lavorare sull’orientamento scolastico. “Una necessità prioritaria”, commenta Zaina, “perché il fatto che l’industria italiana stia cercando 1.200.000 figure professionali mentre il 30% dei giovani sia disoccupato dimostra il fallimento di un intero sistema di rapporto tra istruzione e lavoro”. Promulgare informazione porta, anche in questo caso, a sfatare convinzioni errate: “Si guarda spesso all’estero come unico esempio di avanguardia e innovazione; invece dobbiamo dare maggiore visibilità alle nostre Pmi, forti del fatto che il nostro territorio sia tra i più innovativi e organizzati del mondo e caratterizzato da una diversificazione altissima. Le nostre 20 filiere lo dimostrano”. Dal punto di vista imprenditoriale, il rapporto con il territorio e la scuola diventa vitale per coinvolgere i giovani: “Le grandi imprese fanno recruiting su vasta scala, mentre le piccole devono diventare sempre più capaci di rendersi attrattive, contribuendo a diffondere cultura d’impresa”.
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associazione
La dinamica delle filiere serve per migliori politiche industriali
“Gli studi evidenziano la nostra idea di filiera come creatrice di valore attraverso il coinvolgimento delle imprese in un percorso comune”: parola di Maurizio Marchesini, vicepresidente per le filiere e le medie imprese di Confindustria La visione di una strutturazione in filiere delle aziende associate è stata protagonista già dalla fusione delle tre territoriali di Bologna, Ferrara e Modena e nel 2018 Confindustria Emilia ne ha fatto il perno della propria organizzazione. Proviamo a far comprendere il valore aggiunto delle filiere: cosa significa per le imprese e come ci si deve muovere per permettere loro di sviluppare tutto il potenziale. La scelta organizzativa di Confindustria Emilia è stata ispirata dall’evidenza dei dati. Il tessuto imprenditoriale italiano è composto da tante PMI che si aggregano lungo le filiere. I processi produttivi sono frammentati e suddivisi tra tanti attori che occupano precise posizioni nelle filiere e contribuiscono a diversi livelli nella realizzazione di prodotti finiti. Questa è una caratteristica tutta italiana. Entrare nelle filiere, conoscerne le dinamiche consente di acquisire tante informazioni che possono diventare la base per lo sviluppo di politiche industriali mirate, che tengano conto dell’evoluzione del contesto e quindi siano più incisive. Il valore aggiunto delle filiere è la condivisione di un obiettivo comune, cioè crescere e conquistare fette di mercato e questo comporta un’attitudine da parte di tutte le imprese che ne fanno parte a migliorare prodotti e processi produttivi. La filiera va considerata nel suo complesso e tutte le imprese, a prescindere dalla dimensione, hanno l’opportunità di valorizzare le proprie competenze e diventare un riferimento in
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termini di innovazione, flessibilità e capacità di rispondere alle sfide e agli stimoli del mercato con cui gli imprenditori si devono costantemente confrontare. I contesti sono molto diversi tra loro: dalle sfide tecnologiche fino a quelle più complesse determinate da eventi imprevedibili e di grande impatto, come ad esempio la crisi Russia-Ucraina con tutte le implicazioni sul sistema produttivo. Ecco, è corretto dire che le soluzioni e le scelte produttive vengono in qualche modo orientate dalla filiera.
fonda sullo scambio di competenze, know how, tecnologie. È la logica di integrazione il punto di forza delle filiere, che spesso passa attraverso la condivisione e suddivisione non solo di fasi dei processi produttivi, ma anche di servizi e conoscenze. Quindi ci siamo concentrati proprio su questi aspetti e in, particolare, sul ruolo della filiera come acceleratore di innovazione rispetto ai due grandi driver di trasformazione rappresentati dalla digitalizzazione e dalla sostenibilità.
Il tema delle filiere è ormai sempre più al centro dell'attenzione. Con la presidenza Bonomi in Confindustria è entrato nelle priorità della governance dell’associazione. In questi due anni di lavoro, da vicepresidente di Confindustria con delega appunto alle filiere e alle medie imprese, come ha visto evolvere questa materia? Non è stato facile impostare un lavoro sulle filiere. Nell’ambito del Gruppo Tecnico Filiere e Medie Imprese ci siamo confrontati a lungo: quando abbiamo iniziato a lavorare il nostro obiettivo era trovare una definizione di filiera su cui costruire le policy, ma abbiamo dovuto cambiare approccio dopo aver constatato l’impossibilità di comprimere il fenomeno in una definizione schematica e rigida. Le filiere infatti sono sistemi aperti, presentano caratteristiche variegate e sfuggono a un approccio giuridico-normativo. Quello che però contraddistingue una filiera è il rapporto tra le imprese che la compongono, che va oltre la relazione commerciale e si
Uno degli aspetti più rilevanti del sistema filiere è che incentiva il dialogo e la partnership tra grandi aziende e piccole e medie imprese, fertilizzando il territorio. Ci sono passi che si possono fare per alimentare questa caratteristica così feconda?
I grandi player industriali sono in prima linea nelle transizioni che stiamo affrontando, ma per completarle devono poter contare sulla capacità di tutte le imprese della filiera di seguire lo stesso percorso. Questo è un aspetto molto concreto e rilevante e che influenzerà la composizione stessa della filiera: non sarà più sufficiente la qualità e l’affidabilità di un fornitore nella produzione di un certo prodotto, ma servirà anche la sua capacità di contribuire al raggiungimento di questi grandi obiettivi.
Per rispondere a questa domanda voglio partire da un dato elaborato dal Centro Studi di Confindustria sull’innovazione e, in particolare, sulle realtà che le imprese considerano rilevanti ai fini dell’innovazione: università, centri di ricerca, imprese dello stesso settore, conferenze e fiere, consulenti. L’elemento significativo emerso dallo studio è che, secondo le imprese intervistate, i fornitori rappresentano la principale fonte per l’attivazione di processi di innovazione. Questo risultato supporta la nostra idea di filiera che crea valore attraverso il coinvolgimento delle imprese in un percorso comune. Peraltro, si tratta di una elaborazione del Centro Studi su dati Eurostat che mette a confronto l’Italia con la media UE e il risultato è lo stesso anche a livello europeo. Quindi non è una caratteristica solo italiana che si potrebbe attribuire alle note difficoltà del nostro Paese nell’accompagnare la ricerca e il trasferimento tecnologico, ma è un riscontro comune che sottolinea la rilevanza dei rapporti di filiera. L’indicazione che possiamo trarre, pertanto, è che i rapporti di fornitura devono evolversi sempre più in collaborazioni e partnership tra imprese. L’impresa italiana ha bisogno di innovazione. Viene da una realtà dove questo
aspetto ha sempre avuto grande attenzione, ma complessivamente c’è molto da fare. Pensiamo all’importanza dell’IoT, della digitalizzazione. In quale modo le filiere possono contribuire ad accelerare l’innovazione nelle imprese? Nell’accelerazione dei processi di innovazione vedo un ruolo rilevante del capo filiera, normalmente un’impresa più strutturata, che può avere un ruolo di traino e orientamento delle imprese coinvolte. Va riconosciuta la capacità da parte delle imprese più strutturate di affrontare nuovi mercati, percorsi di innovazione e le sfide tecnologiche di oggi. Per queste imprese “trainanti” diventa importante la presenza nella filiera di realtà anche piccole, ma che possono assicurare qualità, flessibilità e competenze. È un aspetto essenziale soprattutto in questa fase di transizione verso modelli produttivi che integrano nuove tecnologie per la digitalizzazione e la sostenibilità. Non è un caso che si stiano moltiplicando iniziative di “capo filiera” volte ad accelerare la trasformazione digitale e l’adozione di modelli di economia circolare delle proprie filiere. Si tratta di attività impegnative e onerose, ma guidate da una sorta di “egoismo industriale”, che nasce dalla consapevolezza di quanto siano importanti le imprese della filiera per restare competitivi e rafforzare i propri business.
Che cosa è necessario che si sviluppi all’interno del nostro sistema associativo per alimentare le potenzialità delle filiere? E cosa è essenziale che il sistema Italia metta in moto, in termini di politiche industriali e di strumenti di aiuto alle imprese? Il sistema associativo può certamente svolgere un ruolo per promuovere le filiere. Penso, ad esempio, alla trasformazione in chiave 4.0. Il nostro sistema si è dotato di una rete di Digital Innovation Hub, che negli ultimi due anni hanno avviato progetti di filiera con importanti player industriali. Il fine di questi progetti è sensibilizzare i fornitori più rilevanti e spingerli ad intraprendere percorsi di digitalizzazione e ad utilizzare gli incentivi del Piano Transizione 4.0, che per il 2022 sono ancora piuttosto rilevanti in termini di intensità dei sostegni. Quanto alle politiche industriali necessarie, credo che programmi come il Piano Transizione 4.0 siano di assoluto rilievo perché, anche se non sono previsti strumenti specifici per le filiere, contiene tutti gli ingredienti necessari per far crescere le imprese: supporto all’attività di ricerca e innovazione, agli investimenti e alla creazione di competenze. In condizioni di normalità questi sono gli strumenti di cui le imprese hanno bisogno, ma purtroppo stiamo attraversando periodi davvero complessi con problemi enormi da affrontare, primo fra tutti il caro energia che mette a serio rischio la continuità produttiva di tante imprese. Dobbiamo quindi adottare soluzioni di breve periodo per superare questa congiuntura, ma al tempo stesso lavorare per definire una strategia di medio lungo termine che risolva i problemi in modo strutturale.
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formazione
“Future in action” oltre 2.500 studenti hanno partecipato al progetto di orientamento di Confindustria Emilia per i giovani Oltre 2.500 gli studenti registrati agli incontri online di “Future in action”, il progetto di orientamento rivolto agli studenti e alle studentesse delle scuole superiori ideato e promosso da Confindustria Emilia. Gli incontri, iniziati il 26 gennaio e conclusi il 24 marzo scorso, hanno dunque avuto un ottimo riscontro da parte dei ragazzi, principali destinatari di questa iniziativa. Il progetto ha voluto realizzare momenti di incontro e approfondimento per far conoscere una selezione di percorsi formativi le cui opportunità professionali hanno alti tassi di occupabilità, secondo le analisi del World Economic Forum, e far comprendere grazie a testimonianze reali, in modo concreto e interattivo, le opportunità di studio e poi quelle lavorative ispirate dal nostro territorio ad alta vocazione manifatturiera. Si tratta di un progetto di orientamento giovani pensato con una visione di lungo periodo per aiutare gli studenti e le studentesse ad essere più consapevoli rispetto alle opportunità che si prospettano loro nel futuro. I partecipanti sono stati messi in contatto diretto con università statali e non statali, italiane ed estere, ITS, nonché con testimonial dal mondo delle imprese, e sono state coinvolte anche famiglie, istituti scolastici e docenti, per
favorire un approccio partecipativo nella comunità.
Il progetto si è sviluppato attraverso un ciclo di dieci incontri online strutturati per cinque cluster tematici: Data, AI & Cloud Computing; Engineering; Marketing & Content; Economics & Management; Sciences in Chemistry & Biotechnology. Nel dettaglio, gli appuntamenti hanno previsto tre incontri di presentazione dedicati ciascuno a una delle università del territorio su cui opera Confindustria Emilia (Bologna, Modena e Ferrara) che hanno presentato i loro corsi d’eccellenza rispetto ai cinque cluster tematici; cinque incontri, ciascuno focalizzato su un singolo cluster tematico, durante i quali sono stati presentati un ateneo statale e uno non statale che secondo la classifica Censis rappresentano le migliori università nelle discipline pertinenti (Università di Udine, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, LIUC-Università Cattaneo, Università degli Studi di Milano Bicocca, Università Bocconi, Università Cà Foscari Venezia, Università di Trento, Università Campus Bio-Medico di Roma); un incontro dedicato agli ITS dell’EmiliaRomagna e un incontro con una selezione di università estere. “Come Associazione sentiamo di avere la
responsabilità sociale di pensare ai giovani e alle loro famiglie per rispondere alle sfide che affrontano quando si affacciano sul mercato del lavoro e quindi promuovere corsi di laurea e percorsi formativi con alti tassi di occupabilità, in risposta al gap formativo di expertise che ci viene segnalato da molte delle oltre 3.400 imprese che rappresentiamo nelle province di Bologna, Modena e Ferrara”, ha rimarcato il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi.
“Desideriamo raggiungere gli studenti e le studentesse di oggi che rappresentano risorse e talenti preziosi per lo sviluppo e la competitività del nostro territorio e del Paese intero, aumentando la loro consapevolezza rispetto alle tante e diverse opportunità offerte in un’area ad alta vocazione manifatturiera come la nostra e contribuendo a metterli in contatto con quelle università che formano le professionalità più richieste”, ha concluso Caiumi. Su www.confindustriaemilia.it/futureinaction è possibile vedere le registrazioni degli incontri e trovare tutti i materiali presentati nel corso degli appuntamenti. Per ogni ulteriore informazione è possibile scrivere a formazione@confindustriaemilia.it.
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cultura
Premio Estense, cresce
l’attesa per la 58esima edizione di GV
A gennaio, con la pubblicazione del nuovo bando, ha preso ufficialmente il via la 58esima edizione del Premio Estense
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i è aperta a gennaio la corsa per succedere nell’albo d’oro del Premio Estense a Francesca Nava, vincitrice dell’ultima edizione con il suo “Il focolaio. Da Bergamo al contagio nazionale”. La candidatura alla 58esima Aquila d’Oro 2022 è rivolta ai volumi espressione di lavoro giornalistico riconoscibile, regolarmente in commercio ed editi a partire dal 1° gennaio 2021 al 22 aprile 2022, apparsi sulla stampa quotidiana o periodica o trasmessi da servizio radiofonico o televisivo o attraverso i nuovi media. Le candidature di autori e libri dovranno arrivare entro il 29 aprile 2022. La selezione della quartina finalista avverrà il 28 maggio. Venerdì 23 settembre ci sarà il consueto incontro dei finalisti con la città di Ferrara e sabato 24 la cerimonia di premiazione finale con la proclamazione del vincitore. Da rilevare, quest’anno, l’inserimento all’interno della giuria tecnica di tre nuovi membri. Si tratta del direttore dell’Ansa, Luigi Contu, del direttore de La Nazione, Agnese Pini, e del vicedirettore del Corriere della Sera, Venanzio Postiglione. Parallelamente al premio principale si è messa in moto anche la macchina organizzativa dell’Estense Scuola (edizione numero 27). La giuria sarà composta da Andrea Pizzardi, vicepresidente territoriale di Ferrara del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia, che assume la carica di presidente di giuria, da tre imprenditori, tre insegnanti dalle province di Bologna, Ferrara e Modena e da Francesca Nava, giornalista vincitrice del Premio Estense 2021. Venerdì 6 maggio ci sarà la valutazione dei lavori presentati e la definizione dei sei istituti finalisti. Questi ultimi, durante
la giornata di premiazione che si svolgerà il 27 maggio, dovranno rappresentare sul palcoscenico il loro lavoro in concorso in una performance teatrale a scelta tra musica, danza e teatro della durata di cinque minuti massimo. La stessa sarà valutata dalla giuria con un voto, da 5 a 10, che verrà sommato al punteggio già ottenuto precedentemente e che proclamerà i tre lavori vincitori. Il primo classificato sarà premiato con 1.600 euro, il secondo con 1.200 euro e il terzo con 600 euro. Infine, due studenti, in rappresentanza del gruppo di lavoro 1° classificato e l’insegnante coordinatore, entreranno a far parte della giuria popolare del prossimo Premio Estense (edizione 2023). L’istituto vincitore diventerà la sede dell’incontro con il giornalista vincitore del Premio Estense 2022. Il premio Estense nasce nel 1965 per iniziativa dell’allora presidente degli industriali ferraresi Giorgio Piacentini, che intendeva
istituire un evento che rivelasse l’interesse degli imprenditori ferraresi per l’arte e la cultura. I volumi presentati al concorso vengono selezionati da una giuria tecnica formata da giornalisti e scrittori di chiara fama, che ha il compito di sceglierne quattro da sottoporre al giudizio finale di una giuria di lettori, composta da quaranta cittadini espressione delle più varie categorie professionali, del mondo del lavoro e della formazione. Le due giurie si riuniscono congiuntamente per la nomina del vincitore. La manifestazione si conclude a settembre con la cerimonia di premiazione che si svolge, solitamente, al Teatro Comunale di Ferrara Claudio Abbado, alla presenza di autorità e personalità del mondo imprenditoriale e politico nazionale e dei cittadini ferraresi invitati.
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focus Non basta lavorare. Oggi si deve
raccontare il lavoro di Giampaolo Colletti @gpcolletti
Le rinnovate sfide delle aziende nella “nuova era conversazionale”
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er le imprese, grandi o piccole che siano, in questo tempo fragile segnato ancora dall’emergenza della pandemia e con i venti di guerra che soffiano dall’Est, il silenzio non è più un’opzione. Di più. Parlare diventa fondamentale, o meglio ascoltare risulta essere quella precondizione per mettersi in relazione con nuovi pubblici, oggi più disorientati ma anche più connessi rispetto al passato. Ecco allora che la comunicazione di impresa si apre a tante aziende espressione del tessuto produttivo italiano. Anche a quelle B2B e quindi meno avvezze ad intessere relazioni con i pubblici finali. Eppure qualcosa è cambiato rispetto alle considerazioni del passato, quando bisognava lavorare e basta. Oggi si deve raccontare il lavoro: quasi 8 realtà B2B su 10 rive-
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dranno in questo 2022 il marketing mix della propria strategia, scommettendo su social media, digitale, attività di lobbying e ufficio stampa. Un’altra conseguenza della pandemia, col mondo che si è ristretto e il digitale che si è espanso. È quanto è emerso da una recente ricerca raccontata sulle pagine marketing del Sole24Ore. Ma ciò che colpisce è l’attenzione ai social: tra questi si impongono maggiormente Linkedin (96%), YouTube e Facebook (70%). C’è poi la newsletter, preferita da 7 manager su 10. Brochure, fiere e ricerche di mercato si confermano sì strumenti centrali, ma l’advertising online sta incrementando la sua attrazione, con l’82% delle realtà intervistate impegnate a comunicare grazie ad agenzie o freelance. Insomma, bisogna intercettare l’attenzione di un target professionale con nuovi formati, linguaggi,
piattaforme. Lo ha scritto anche Adage, la bibbia americana del marketing, in un pezzo dal titolo assai eloquente: “È tempo di introdurre un pensiero creativo per il marketing B2B”. Ma c’è dell’altro. Per l’Harvard Business Review quella che stiamo affrontando è una fase storica segnata dalla “nuova era conversazionale”: non basta più il capitale economico e
neppure quello sociale. A contare è quel capitale relazionale esterno che si lega a doppio filo al capitale reputazionale: così la fiducia diventa un’arma di costruzione di relazioni per un’azienda che esce allo scoperto rispetto ai propri confini e dialoga con i clienti, con la comunità, con gli stakeholders, con le organizzazioni politiche e con la rappresentanza, persino con i competitor. La pandemia, il convitato di pietra di tutte le riflessioni degli ultimi due anni, diventa l’occasione per ripensare le sfide sociali e ambientali in un’evoluzione necessaria della comunicazione di impresa. “Tutto ciò che abbiamo vissuto negli ultimi due anni ha avuto conseguenze sul piano simbolico dei consumi ed è necessario svincolarsi da un’estetica dell’effimero e orientarsi verso un’estetica della durata. In una società senza direzioni non si possono più dare nuovi nomi a vecchi comportamenti. Ecco allora il cambio di paradigma per vivere esperienze vere, riti trasformativi, percorsi esistenziali”, ha scritto Stefano Gnasso, docente di sociologia dei consumi all’Università Cattolica di Milano e autore del libro “Pandexit”, edito da Gruppo24Ore. Nelle nuove scelte intraprese dalle organizzazioni si legge in filigrana la necessità di entrare in ascolto con la comunità, ma anche di promuovere azioni e non solo narrazioni per contrastare il climate change. Nicholas Christakis, docente dell’Università di Yale, ha scritto sull'Independent che stiamo affrontando i nuovi Roaring Twenties, ossia nei ruggenti Anni Venti: dopo lo stop forzato della pandemia ricerchiamo ampie interazioni sociali, come accaduto dopo la pandemia della Spagnola un secolo fa. Tutto questo implica nuove alleanze, prodotti e servizi innovativi e un marketing esperienziale coinvolgente. La narrazione dentro e fuori le aziende, con le dinamiche di coinvolgimento e la relativa battaglia per l’attenzione, diventa un elemento cruciale. Ma allora cosa scrivere e in che modo rendere efficace una storia che deve essere autentica, credibile, immersiva, coerente, unica e allo stesso tempo plurale? Ecco allora tre azioni per comunicare al meglio la propria impresa.
1.
Mettersi in ascolto dei propri stakeholder e dei propri clienti, attuali e prospect. E farlo raggiungendoli su quelle piattaforme maggiormente adottate, come social e canali di videosharing. Provare ad esserci, perché quella presenza costante e discreta mette a proprio agio e permette di migliorare anche le vendite.
2.
Scommettere sul digitale, che non è più un elemento accessorio, ma è parte integrante della trasformazione di un’azienda, di una città, di una comunità. Il digitale che fa la differenza nei sistemi, nei processi, nelle persone, nella quotidianità. Ma anche nelle dinamiche di relazione, con call center che sfruttano l’intelligenza artificiale, abbattendo tempi di attesa e fornendo rapide soluzioni. Con una sfida ancora più difficile: rendere semplici le complesse.
4.
Sperimentare nuove piattaforme, arrivando prima di altri. Dopo una vita in affitto sulle piattaforme degli oligopoli digitali si intravedere un possibile nuovo protagonismo dei brand nel riposizionarsi su campi da gioco proprietari. Secondo tutti gli analisti è il momento migliore per le aziende di riappropriarsi delle proprie narrazioni perché l’elemento che emerge dal metaverso è l’ownership: i brand diventeranno proprietari di casa, con la blockchain che certificherà questi possessi come un moderno catasto.
Ecco allora che la chiave è aprirsi a queste nuove opportunità, provando a leggere i segnali di un futuro che si sta palesando con nuove dinamiche di narrazione e relazione. Anche perché, come scriveva già qualche anno fa il futurologo Danese Rolf Jensen, “vivremo in una cultura del consumo che racconterà delle storie attraverso i prodotti che acquistiamo”.
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“ I giovani di oggi sono i creatori di domani: facciamo in modo che si preparino a diventarlo fin da ora. Il futuro inizia ogni giorno.” Marino Golinelli
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il ricordo
Marino Golinelli,
uno sguardo sempre aperto al futuro L’imprenditore, filantropo, impegnato per i giovani si è spento a 101 anni. Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia: “Con lui se ne va un gigante del nostro tempo”
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na vita dedicata alla scienza e alla ricerca, ma anche all’aiuto del prossimo, soprattutto i giovani: Marino Golinelli, modenese di nascita, ma a Bologna fin dall’università, imprenditore farmaceutico e grande filantropo, è morto a 101 anni il 19 febbraio scorso. Grande la commozione a Bologna, in Italia e non solo, per la perdita di un grande industriale e scienziato ma, ancor prima, di un uomo di grande visione e generosità. Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia, lo ricorda: “Con Marino Golinelli se ne va un gigante del nostro tempo. Un privilegio raro avere avuto l’onore di godere della sua amicizia: ascoltarlo sostenere con passione le ragioni e le motivazioni profonde che lo spingevano a dare, ‘restituire’ parte della sua fortuna per offrire opportunità a tutti i ragazzi. Ci ha insegnato a guardare con fiducia al futuro e alle incognite del tempo nuovo che ci attende. I giovani, la scienza, l’arte: punti di forza della sua visione del mondo, per costruire un domani migliore e per poter dire di avere davvero vissuto”. A chi gli chiedeva se avesse paura della morte, Golinelli replicava: “Sì, ma mi conforta sapere quello che lascio ai giovani”. E, in una recente intervista, si era raccontato così: “A 19 anni
mi pronosticarono che sarei morto, avevo la tubercolosi. Invece ce l’ho fatta e sono ancora qui. Lo slogan che uso è ‘vivere la vita’ perché vivere vuole dire avere il sangue che scorre, ma la vita è più complessa, è fatta di amori, relazioni, timori, paure, fallimenti. Da chimico ho deciso allora di investire sui prodotti per guarire i malati”. Infatti, Golinelli, figlio di contadini di San Felice, in provincia di Modena, a 23 anni si laurea in Farmacia a Bologna e a meno di 30, nel 1948, rileva il piccolo laboratorio Biochimici AL.F.A.. Brevetta farmaci come il vaccino Salvioli contro la tubercolosi, il Vessel e il Normix e nel giro di pochi decenni la sua Alfa Wasserman è un colosso dell’industria farmaceutica, che nel 2015 diventa Alfasigma, di cui rimane presidente onorario. Molti i riconoscimenti ricevuti: dalla nomina a Cavaliere del lavoro nel 1979 fino alla laurea honoris causa in Biotecnologie Mediche dall’Università di Modena e Reggio Emilia. Ma non si può ricordare Marino Golinelli senza parlare della sua seconda passione, concretizzata nel 1988 con la Fondazione che porta il suo nome, con l’obiettivo di promuovere l’educazione e la formazione, di diffondere la cultura, di favorire la crescita intellettuale, responsabile ed etica dei giovani. Oggi Fondazione Golinelli è l’unico esempio italia-
no di fondazione privata ispirata al modello delle grandi fondazioni filantropiche americane. Tutto nel segno della scienza, della conoscenza e della cultura, con il finanziamento di chi, ecco il suo esempio di imprenditore, “ha il dovere di restituire alla società parte delle sue fortune”. Nel 2016 apre l’Opificio Golinelli, il nuovo centro per la conoscenza, la scienza e la tecnologia in cui la Fondazione ha incorniciato tutte le attività scientifiche, educative, culturali che porta avanti da oltre un quarto di secolo. Tre ettari di area industriale abbandonata sono diventati una cittadella internazionale del sapere di 9.000 metri quadrati, capace di accogliere 150.000 persone l’anno. Bambini, adolescenti, adepti delle startup, insegnanti, cittadini: la vecchia fabbrica è aperta a tutti coloro che, come l’imprenditore-filantropo Golinelli, credono nell’importanza di sperimentare il domani e di aiutare concretamente i giovani a capire e a plasmare il mondo stimolando la loro creatività. Del 2017 è, poi, l’inaugurazione del Centro Arti e Scienze, lo spazio che completa il complesso della Cittadella per la Conoscenza e la Cultura Opificio Golinelli. La struttura, progettata da Mario Cucinella Architects, è una struttura flessibile in un parallelepipedo di 700 metri quadri, per iniziative culturali.
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SCUOLA DI MANAGEMENT CONFINDUSTRIA EMILIA AREA CENTRO
Come cambia il lavoro del futuro “Il lavoro che verrà: le persone al centro”, è stato questo il tema del convegno organizzato da Nuova Didactica, la Scuola di Management di Confindustria Emilia Area Centro, lo scorso 7 dicembre nella suggestiva sede di Bibendum, a Modena. Il 2021 è stato un anno molto impegnativo e ricco di grandi cambiamenti. Il superamento della pandemia e le nuove opportunità offerte dallo scenario economico nazionale sono oggi alcune tra le importanti sfide che le imprese sono chiamate ad affrontare.
Sopra: da sinistra, Andrea Ropa, giornalista di QN, Andrea Tinti, CEO di Iungo, Alessandra Sportelli, HR Manager di Iungo, TIziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia e Michele Tiraboschi, professore di UNIMORE
A sinistra: Emanuela Pezzi direttore generale di Nuova Didactica
In questa prospettiva, le organizzazioni sono sollecitate ad accompagnare questi cambiamenti e a ricercare nuove soluzioni efficaci nei prossimi anni. Senza tralasciare inoltre che il lavoro sta cambiando, e gli strumenti di gestione dei collaboratori si stanno adeguando anche alla luce di nuovi bisogni.
“Già in altre occasioni abbiamo condiviso la necessità di rimettere in discussione modalità, competenze, più in generale le nostre politiche di gestione”, ha dichiarato, nel corso della serata, Emanuela Pezzi, direttore generale di Nuova Didactica. “In molti casi abbiamo sentito come sia importante allargare la nostra prospettiva per poter assicurare meglio e in anticipo il posizionamento competitivo alle nostre organizzazioni. Su tutti questi aspetti abbiamo il desiderio di confrontarci sempre con le imprese del nostro territorio”, ha concluso Pezzi. E per approfondire queste tematiche sono intervenuti come ospiti d’eccezione Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia Area Centro, Michele Tiraboschi professore ordinario di diritto del lavoro all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, Alessandra Sportelli e Andrea Tinti rispettivamente HR Manager e CEO di Iungo e Alberto Bortoli, presidente di Nuova Didactica. L’incontro è stato moderato da Andrea Ropa, giornalista economico del settimanale Economia e Lavoro di QN.
A sinistra, la platea e l'intervento del professor Michele Tiraboschi
Steam
formazione
, dove la matematica è di casa Gli studenti del Liceo Steam International di Bologna hanno superato brillantemente il test Cambridge IGCSE di matematica, il più conosciuto esame al mondo per ragazzi della scuola superiore
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n risultato che mette in luce l’impegno e la dedizione di tutti i protagonisti del progetto Steam: la classe del Liceo Steam International di Bologna, all’inizio del terzo anno scolastico, ha affrontato il Cambridge IGCSE di matematica con risultati più che lusinghieri: il 36% degli studenti ha ottenuto il voto “A o superiore”, contro una media internazionale del 29,1%, e il 52% ha raggiunto il voto “B o superiore”, mentre la media internazionale si ferma al 41,2%. Diciamo intanto che il Cambridge IGCSE è il più conosciuto esame internazionale per ragazzi della scuola superiore, che ogni anno è svolto da quasi un milione di studenti in oltre 140 paesi. Si basa sull'esame GCSE (General Certificate of Secondary Education) che gli studenti britannici conseguono a 16 anni dopo aver frequentato il primo biennio di studi. Le sessioni di esame del Cambridge IGCSE si tengono due volte l'anno, a giugno e a novembre e i risultati sono comunicati ad agosto e gennaio. Il test è riconosciuto dalle università più prestigiose e dalle imprese in tutto il mondo come un passaporto internazionale che certifica competenze di alto livello. “La nostra scuola è nata tre anni fa”, spiega il principal del Liceo Steam International di Bologna Riccardo Schiavi, “e questo è stato, per noi, il primo test IGCSE di matematica. Per questo c’è molta attenzione ai risultati. Devo dire che oltre a Bologna, il Liceo Steam è presente anche a Rovereto, partito un anno prima di noi, e a Parma, partito quest’anno. Siamo tre scuole che condividono la stessa impostazione. Anche la classe terza di Rovereto ha superato con successo il test, l’anno scorso. È una conferma importante della validità del progetto di cui siamo parte, ed è anche un riscontro per le fatiche sia dei ragazzi sia dei
docenti, perché il proposito è ambizioso e impegnativo per lo scenario italiano e richiede da parte di tutti dedizione ed energie”. Il Liceo Steam International è una scuola paritaria con un percorso quadriennale, riconosciuta dall’Ufficio regionale Scolastico dell’Emilia-Romagna e dal Miur. L’obiettivo è di costruire un percorso di studi capace di portare gli studenti ad affrontare le sfide dell’odierna società con una preparazione competitiva rispetto ai coetanei delle aree più avanzate del mondo. Come scuola accreditata Cambridge Assessment International Education, il Liceo Steam International è scuola internazionale in cui vengono, appunto, sostenute le certificazioni Cambridge. “I nostri studenti avevano già portato a termine, alla fine dello scorso anno scolastico, il test d’inglese, sempre con buoni risultati, ma più nella media. Invece il test di matematica è andato oltre, dimostrando un ottimo livello di preparazione”, prosegue Schiavi. “La nostra scuola è certificata Cambridge, quindi con un approccio di tipo anglosassone, ma è allo stesso tempo un liceo scientifico italiano, con indirizzo scienze applicate, e che quindi ha come materie cardine matematica, fisica, scienze, quelle che verranno portate all’esame di maturità. Questo risultato dà conto della preparazione che siamo in grado di offrire. I nostri programmi in quelle discipline che, oltre a essere quelle della scuola statale italiana, prevedono anche l’IGCSE, sono stati oggetto di una accurata riscrittura per intrecciare gli argomenti previsti dal Miur e quelli previsti da Cambridge”. Durante le lezioni non sono portati avanti
solo gli argomenti richiesti per fare il test, ma anche i programmi previsti dal ministero e svolti tradizionalmente nelle scuole italiane. “Per questo, possiamo considerarlo un doppio successo”, conclude Schiavi. “Perché, nel resto del mondo, nelle scuole Cambridge ci si prepara all’esame facendo solo quello, mentre i nostri ragazzi sono impegnati in un percorso più complesso. In aiuto dei ragazzi, in questi anni vi sono stati corsi aggiuntivi per migliorare l’approfondimento di certi argomenti che rientravano nel test, ma la nostra impostazione offre un sistema che garantisce risultati eccellenti. Certamente, un ragazzo che frequenta una scuola statale potrebbe scegliere di fare l’IGCSE, ma dovrebbe iscriversi a un centro Cambridge e prepararsi da solo, proprio perché non sempre il programma ministeriale italiano coincide con quello richiesto per affrontare il test”. Lo si può considerare un buon benchmark in previsione del percorso ancora da fare per raggiungere la meta. “Come ho già detto, siamo una scuola giovane e non c’è ancora un riscontro effettivo di come gli studenti del Liceo Steam possono superare la maturità. Ma siamo fiduciosi. A Rovereto, dove questa esperienza è partita un anno prima, quest’anno i ragazzi avranno l’esame di stato, e sarà la nostra prima volta”.
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Marco Taddei Marianna Saguatti
AL VIA LA SECONDA EDIZIONE DI “MASTERCLASS FOR STEAM” Si chiudono il 19 aprile le candidature alla seconda edizione di “Masterclass for STEAM”, percorso di formazione continua, gratuito, ideato da Fondazione Golinelli e Confindustria Emilia Area Centro, destinato ai docenti della scuola secondaria di I e II grado. Il progetto ha come obiettivo la diffusione delle materie e dell’approccio STEAM (integrazione tra Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Arte e Materie Umanistiche e Matematica) nelle scuole italiane. Il percorso è diviso in due fasi: la prima, dal 18 al 22 luglio 2022, sarà una settimana di formazione presso l’Opificio Golinelli e il Liceo Steam International di
Bologna, con lezioni tematiche di relatori nazionali e internazionali del mondo della ricerca e dell’impresa, workshop, laboratori e attività di gruppo guidate da tutor esperti. Successivamente, da agosto a dicembre 2022, i partecipanti della Masterclass torneranno nelle proprie scuole in veste di ambasciatori, per formare a loro volta i colleghi sulle metodologie e gli strumenti appresi e ideare con loro per-
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news emilia
corsi didattici da sperimentare con i propri studenti. In questa seconda parte gli insegnanti saranno accompagnati da formatori e toolkit dedicati. Tra i temi che saranno trattati: intelligenza artificiale e rapporto uomo macchina, il gioco e la gamification, narrazione e linguaggi, co-progettazione e progettazione empatica di esperienze, sostenibilità e open schooling, inclusione e personalizzazione, dati e visualizzazione. “Il progetto Masterclass for STEAM nasce un anno fa con la consapevolezza che gli insegnanti sono figure strategiche per il futuro di ogni paese, in particolare per il nostro che spunta primati mondiali nella manifattura dell’automazione, e non solo, competendo con colossi internazionali. Questa seconda edizione dell’iniziativa riporta al centro il ruolo dell’insegnamento e dei suoi professionisti, con la volontà di avvicinare sempre più il mondo delle imprese a quello dei docenti, per favorire la conoscenza di ciò che accade nei mercati di tutto il mondo, in termini di trend, nuovi mestieri, nuove competenze, e renderlo utile ai temi dell’insegnamento che, con il metodo STEAM, uniscono scienze, tecnologie e approcci umanistici ai percorsi di formazione, declinandoli in metodi nuovi e moderni per una scuola adeguata ai tempi che stiamo vivendo e a quelli che vivremo”, dichiara Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Area Emilia Centro. “In futuro ci sarà sempre più bisogno di nuovi mestieri e di nuove imprese, ma anche di innovazione in contesti aziendali storici e radicati sul territorio italiano e internazionale. In questo processo un ruolo fondamentale lo riveste la scuola, dove ragazze e ragazzi acquisiscono quel bagaglio di conoscenze necessario per affrontare il futuro, anche nel mondo del lavoro. La vera sfida sta nel rendere i giovani capaci di immaginare e creare innovazione. Ecco perché è di fondamentale importanza formare i formatori. I docenti, nel fare proprio un approccio olistico alla cultura, possono essere dei veri mentor. L’alleanza
con Confindustria Emilia Area Centro, con un progetto che contribuisce allo sviluppo del sistema scolastico nel segno dell'interdisciplinarietà e dell'innovazione, sposa perfettamente questo obiettivo”, afferma Antonio Danieli, vice presidente e direttore generale di Fondazione Golinelli. La seconda edizione della Masterclass for STEAM si inserisce in un percorso avviato lo scorso anno che ha coinvolto 22 insegnanti da tutta Italia in più di 60 ore di formazione guidata. Altri 340 docenti, sono stati poi direttamente coinvolti dai partecipanti della Masterclass e da Fondazione Golinelli, in appuntamenti dedicati alla formazione e progettazione didattica integrata nelle rispettive scuole. In tutto sono stati raggiunti 2000 studenti. Grazie al sostegno di Confindustria Emilia Area Centro e Fondazione Golinelli i 20 partecipanti selezionati beneficeranno di borse di studio a copertura totale delle spese di formazione, vitto e alloggio.
ANCE EMILIA, ELETTO IL NUOVO PRESIDENTE LEONARDO FORNACIARI “Un’Associazione moderna ed efficiente, in grado di aiutare la crescita delle imprese attraverso la digitalizzazione del mondo delle costruzioni, la creazione di nuove sinergie e collaborazioni tra associati e nuovi progetti di comunicazione volti a dare una nuova visibilità alle Imprese del nostro territorio in grado di affermarle come punto di riferimento per le Istituzioni. Senza dimenticare i ‘temi caldi’ che il settore sta affrontando in prima linea: la struttura sarà a disposizione degli associati per dare un supporto operativo nei processi di aggregazione, attestazione e qualificazione che saranno necessari per affrontare da primi attori le sfide del PNRR”. Sono queste le prime affermazioni di Leonardo Fornaciari, che lo scorso 10 febbraio è stato eletto nuovo presidente di ANCE Emilia, l’associazione dei costruttori di Bologna, Ferrara e Modena, per il quadriennio 2022-2026. Il presidente raccoglie il testimone di Giancarlo Raggi, storico volto di ANCE e titolare
Leonardo Fornaciari, nuovo presidente di ANCE Emilia
di Raggi Costruzioni, al quale sono andati i ringraziamenti “per aver guidato l’associazione con grande dedizione ed efficienza durante un periodo di grandi cambiamenti, sia del settore che della struttura associativa”. Leonardo Fornaciari è titolare dell’impresa bolognese Tredilbologna, operante nel campo delle nuove costruzioni, delle ristrutturazioni, del restauro e risanamento conservativo e specializzata in interventi di consolidamento e adeguamento sismico di edifici civili e industriali. ANCE Emilia è nata nel 2019 dalla fusione di ANCE Bologna, ANCE Ferrara e ANCE Modena. Ad oggi, ANCE Emilia conta più di 300 imprese associate facenti parte della filiera delle costruzioni, che producono più di 2 miliardi di fatturato complessivo e occupano oltre 5.500 dipendenti; è la prima associazione regionale del sistema ANCE e la 7° territoriale in Italia.
lavorativa e di conseguenza le imprese e i datori di lavoro devono farsi carico della sicurezza dei propri dipendenti durante queste trasferte. Molti sono infatti i rischi ai quali i viaggiatori possono andare incontro. Incidenti stradali, epidemie, disastri naturali, conflitti, criminalità, minacce informatiche, terrorismo e instabilità politica possono minacciare la sicurezza (compresa la sicurezza delle informazioni) e la salute (inclusa la salute mentale) dei viaggiatori e possono influire negativamente anche sull'esito dei loro obiettivi di viaggio. È quindi evidente che l’azienda deve essere in grado di gestire, anticipare e prevedere questi fenomeni utilizzando personale altamente qualificato. Avvertendo questa esigenza, UNI-Ente italiano di Normazione e Confindustria Emilia Area Centro, hanno sviluppato e pubblicato lo scorso 27 gennaio - nella duplice versione italiana e inglese - la nuova Prassi di riferimento UNI/PdR 124:2022 “Attività professionali non regolamentate - Figure professionali operanti nell'ambito della travel security – Requisiti di conoscenza, abilità, autonomia e responsabilità”. Il documento individua tre figure professionali: il Travel Security Officer (la persona che assicura che il processo di travel security management sia adeguato e appropriato alle esigenze dell’organizzazione e delle persone, il Travel Security Manager (la persona che si occupa della gestione operativa della sicurezza dei viaggiatori) il Travel Security Analyst (la persona che raccoglie, analizza e valuta le informazioni utili per la sicurezza dei viaggiatori). In base ai compiti assegna-
ti a ciascuno di questi profili professionali, la prassi stabilisce nel dettaglio conoscenze, abilità, livelli di autonomia e responsabilità definiti secondo i criteri del QNQ (Quadro Nazionale delle Qualifiche). I requisiti definiti dalla prassi sono rivolti sia al personale dipendente, sia a consulenti esterni, ai fornitori di servizi e agli incaricati della gestione della sicurezza trasferte del personale aziendale, con l’obiettivo di assolvere gli obblighi di Duty of Care, ossia la responsabilità morale o legale, in capo alle aziende, di proteggere il viaggiatore da minacce e pericoli. L’esigenza di questo documento è stata avvertita anche a seguito della pubblicazione della norma internazionale ISO 31030 “Travel Risk Management – Guidance for Organizations” recentemente adottata dall’UNI e dedicata alla gestione dei rischi derivanti da trasferta, nella quale si fa più volte riferimento alla competenza delle figure professionali alle quali sono affidati ruoli specifici o il coordinamento generale dell’intero processo. Secondo Roger Warwick, project leader della Prassi UNI, e rappresentante UNI presso il TC 262/ WG9 ISO 31030 Travel Risk Management, “la prassi UNI, unitamente alla nuova norma ISO 31030, rappresenta finalmente per le aziende il completamento di un percorso finalizzato all’assolvimento degli obblighi legali di Duty of Care. Ringrazio Confindustria Emilia e UNI per avermi dato l’opportunità di guidare questo progetto, che vede l’Italia come primo paese al mondo ad aver sviluppato una Prassi di Riferimento per la definizione dei requisiti dei profili professionali della Travel Security. Con questa Prassi, le aziende saranno in
TRAVEL SECURITY, UNI E CONFINDUSTRIA EMILIA PUBBLICANO LA PRASSI DI RIFERIMENTO Quando si parla di Travel Security ci si riferisce alla disciplina che riguarda la tutela delle risorse umane e la loro massima protezione durante i viaggi e le trasferte aziendali. Viaggiare è diventata infatti una esigenza sempre più comune nella propria attività
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ADDIO AD ANGELO BONEZZI
grado di individuare personale, consulenti e fornitori qualificati, e selezionare coloro in possesso di requisiti riconosciuti per lo svolgimento dei compiti richiesti nell’ambito della gestione della sicurezza delle trasferte”. “In un tessuto produttivo sempre più orientato ai mercati esteri, la realizzazione della ISO 31030 “Travel Risk Management – Guidance for Organizations” rappresenta un passo fondamentale nella definizione delle corrette misure per la gestione dei rischi derivanti dalle trasferte, tema molto sentito soprattutto in regime Covid”, afferma Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia. “Nella norma vengono richiamate figure che devono essere in grado di gestire il processo, senza però entrare nel merito dei vari requisiti. Per fornire elementi di riferimento alle nostre imprese abbiamo dunque promosso e predisposto questa Prassi di Riferimento che riporta uno schema delle competenze, delle conoscenze, delle attività e delle responsabilità di ciascuna delle figure identificate. Con questa operazione mettiamo un’ulteriore risorsa a disposizione delle imprese che devono confrontarsi con questa problematica e le dotiamo di strumenti efficaci nella gestione dei rischi per le trasferte del personale”, conclude Tiziana Ferrari. La prassi si completa di due appendici: l’appendice A contiene gli elementi utili circa le modalità di valutazione delle conformità applicabili mentre l’appendice B contiene le indicazioni relative agli aspetti etici e deontologici applicabili compreso un inquadramento generale per la realizzazione di una infrastruttura della cultura dell'integrità professionale, di particolare rilevanza ai fini della tutela dei consumatori/utenti. La prassi di riferimento UNI/PdR 124:2022 può essere liberamente scaricata dal Catalogo UNI sia nella versione italiana che inglese.
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ADDIO AD ALBERTO ZAMBELLI È morto, a gennaio scorso, l’imprenditore Alberto Zambelli, fondatore insieme al fratello Bruno del maglificio Bruno’s, a San Matteo della Decima, frazione di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna. La maglieria è sempre stata il primo core business della famiglia Zambelli, fin dai tempi della madre, Maria, che nel 1939 aveva fondato una sua azienda. I figli hanno raccolto questa eredità producendo per conto terzi per i principali nomi del fashion italiano.
È VENUTO A MANCARE ERMANNO GALLETTI A fine gennaio scorso, è mancato Ermanno Galletti, titolare della Galmar, di Molinella in provincia di Bologna, attiva nella subfornitura elettronica dal 1979. Quella di Galmar è una storia familiare: Ermanno Galletti e Marisa Cesari, fondendo le rispettive ditte individuali che operavano già nel settore elettronico, danno vita a Galmar. L’azienda bolognese si è specializzata ella produzione di cablaggi elettronici destinati a ogni tipo di applicazione, garantendosi, in particolare, le commesse di aziende importanti del biomedicale di Mirandola. L’attività rimane nelle mani delle figlie Angela e Patrizia, che sono in azienda da tempo.
A inizio febbraio scorso, è scomparso a 91 anni Angelo Bonezzi, uno dei primi pionieri del settore ceramico del distretto di Sassuolo in provincia di Modena. Aveva fondato oltre cinquant’anni fa il gruppo Ceramiche Gardenia Spa, storica azienda fioranese che, con i marchi Gardenia Orchidea e Versace Ceramics, ha contribuito a portare lo stile e la qualità della ceramica made in Italy in oltre cento paesi nel mondo. Fu tra i primi a creare un connubio tra moda e ceramica, firmando un accordo con la casa di moda dello stilista Gianni Versace. Da tempo aveva lasciato la responsabilità al figlio Massimo che, nel 2020, ha ceduto l’azienda al gruppo ABK.
SI È SPENTO L’IMPRENDITORE MARIO SGARZI A fine febbraio scorso è venuto a mancare l’imprenditore bolognese Mario Sgarzi, fondatore della Sgarzi Packing, di Anzola alle porta di Bologna, che opera nel mondo degli imballaggi industriali in legno. Aveva 86 anni e tutta la sua vita è stata dedicata alla primaria passione, il lavoro. Iniziata l’attività come apprendista falegname, negli anni Sessanta prende la decisione di fondare una propria azienda, mentre è negli anni ’80, contestualmente alla nuova sede di Anzola, la decisione di dare vita a due società: la Sgarzi Packing, per progettazione e produzione di imballaggi industriali in legno, e “La porta e le finestre”, per la commercializzazione e la distribuzione dei più noti marchi italiani di serramenti. Era anche un appassionato di sport, in particolare del tiro a volo, dove è riuscito a vincere importanti premi, e del ciclismo.
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