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Serve il coraggio del futuro
L’appello di Bonomi all’Assemblea 2020 di Confindustria: “Un grande e comune Patto con il governo e le parti sociali, per la nuova produttività che occorre all’Italia”.
"LO SPIRITO che anima gli industriali è la necessità di una visione alta che abbia al centro l’impresa. Una visione che oggi chiede il coraggio di scelte appropriate. Servono scelte per l’Italia del futuro, scelte anche controvento. Serve il coraggio del futuro”. Dando lettura alla sua relazione, il presidente Carlo Bonomi ha aperto all’Auditorium Parco della Musica i lavori dell’Assemblea 2020 di Confi ndustria, nel corso della quale sono intervenuti anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Proprio a Conte si è rivolto in un passaggio cruciale Bonomi: “Presidente, lei ha detto “se sbaglio sull’utilizzo del Recovery Fund, mandatemi a casa”. No, signor Presidente. Se si fallisce, andiamo a casa tutti. Perché il danno per il Paese sarebbe
immenso. Non ce lo possiamo permettere. È tempo di azione comune, oppure non sarà un’azione effi cace”. “Serve un nuovo grande Patto per l’Italia” ha detto Bonomi. “La nuova produttività che serve all’Italia dopo 25 anni di stasi — ha aggiunto Bonomi — deve considerare contestualmente le politiche di innovazione, la formazione e l’advance knowledge, la regolazione per promuovere l’effi cienza dei mercati, le infrastrutture abilitanti sia fi siche sia istituzionali e interventi strutturali per la coesione sociale. È su questo concetto ampio di produttività che si devono concentrare le azioni e le politiche dei prossimi anni, con l’obiettivo di massimizzare il ruolo di motore dello sviluppo del sistema delle imprese e del lavoro, e dare una nuova centralità alla manifattura. Questo è il fulcro del Patto che chiediamo al governo di scrivere. Con noi e con tutte le parti sociali. Un grande e comune Patto per l’Italia” Bonomi ha chiesto visione: “Una visione in cui lo Stato è chiamato a svolgere un ruolo importante: un ruolo da regolatore per incentivare lo sviluppo di mercati più estesi basati su maggior offerta e concorrenza, non su statalizzazioni esplicite o velate. Una visione che metta al centro di tutto i giovani e le donne, vere vittime da anni della crisi italiana”. “Avere una visione – ha detto – signifi ca rendere l’innalzamento della produttività un benchmark esplicito indicato, anno per anno, nella programmazione di fi nanza pubblica per tutti i settori della Pubblica Amministrazione. Signifi ca considerare il lavoro a distanza sperimentato nel lockdown come una sfi da
trasformativa e non temporanea, destinata a identifi care nuove modalità dei tempi di lavoro e metriche delle prestazioni. Signifi ca valutare quali obiettivi e strumenti producono effetti su fi liere decisive per la nostra industria e per chi vi lavora, prima di approvare qualsiasi misura sulla sostenibilità ambientale, quali la decarbonizzazione graduale, l’economia circolare, la chiusura del ciclo di trattamento dell’acqua, le nuove infrastrutture energetiche e il crescente utilizzo dell’idrogeno. Senza fughe millenaristiche in avanti che ci espongano alla fi ne della siderurgia a ciclo integrato a caldo, o a sussidi che accrescano il nostro defi cit estero di bilancia dei pagamenti sull’energia. “Serve una visione alta anche sul fi sco” ha aggiunto Bonomi. “Perché passare alla tassazione diretta mensile solo per i 5 milioni di autonomi? Facciamo lo stesso per tutti i lavoratori dipendenti, sollevando le imprese dall’onere di continuare a svolgere la funzione di sostituti d’imposta addetti alla raccolta del gettito”. E visione “serve inoltre per aderire ai chiari indirizzi espressi dalla UE per l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund” ha aggiunto Bonomi. “L’esempio cui guardare – ha detto Bonomi – è Relance France, incardinato su tre priorità: sostenibilità sociale, ambientale, e competitività delle imprese”. Ma “aderire allo spirito della Ue signifi ca una visione diversa dai sussidi per sostenere i settori in diffi coltà” ha aggiunto Bonomi. Occorrono invece “condizioni regolatorie e di mercato tali da tornare ad accrescere produzione e occupazione. Vale per l’edilizia e l’immobiliare come per l’auto e i trasporti”. Poi il monito: “Nell’entusiasmo per i 208 miliardi dall’Europa, e che si aggiungono al Sure e alle nuove linee di credito Bei, tende a svanire l’attenzione sul danno certo per il Paese se il Governo rinuncia al Mes sanitario privo di condizionalità. Inoltre, non vorremmo trovarci un domani a constatare che l’onere della parte di Recovery Fund percepita in trasferimenti sia fi nanziato con nuove tasse solo a carico delle imprese, specie di quelle che producono e, soprattutto, danno occupazione in Europa. Infi ne, non si scorge ancora una prospettiva solida di interventi che diano sostenibilità al maxi debito pubblico italiano, il giorno in cui la Bce dovesse terminare i suoi interventi straordinari sui mercati grazie ai quali oggi molti si illudono che il debito non sia più un problema. Come ci ha ricordato Mario Draghi, nella crisi la differenza non è tra più o meno debito, ma tra quello buono e non buono. L’unico debito buono è quello a fi ni produttivi”. Su queste sfi de, l’Italia può infl uire più di quanto si creda: “La presidenza italiana del G20 nel 2021 – ha detto – è un’occasione straordinaria, e cade in tempi ancor più straordinari”. Quanto alle imprese “dobbiamo comportarci con piena coerenza a questa visione alta sul terreno diretto che ci appartiene, quello delle relazioni industriali e del lavoro” ha concluso Bonomi. “Abbiamo inviato a metà luglio a governo e sindacati una proposta dettagliata di riforma degli ammortizzatori sociali, cui fi nora non abbiamo visto seguito”. Venendo ai contratti “Confi ndustria ha un duplice dovere. Sacro rispetto per l’autonomia delle associazioni. E richiamare tutti al rispetto delle regole. Noi non discutiamo la libertà delle imprese di sottoscrivere i contratti che vogliono. Come sta avvenendo nell’alimentare. Ma non possiamo immaginare che accordi in violazione alle regole sottoscritte due anni fa possano ricadere a cascata su tutti i nuovi Ccnl. Essi metterebbero in enorme diffi coltà tantissime imprese a minori margini, soprattutto le piccole. E si darebbe via libera a un aumento di contratti che sarebbe l’opposto della dichiarata volontà di ridurli e semplifi carli le centinaia. Per tutto ciò, mi auguro che il fraintendimento si superi presto, con dialogo, rispetto e ragionevolezza”. “Servono scelte diffi cili, ma non impossibili” ha concluso Bonomi. “Come le sfi de affrontate e vinte da un grande sportivo come Alex Zanardi. È del suo spirito, che oggi c’è bisogno”.