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Il coraggio di inseguire i sogni

Dal marketing alla moda, le diffi coltà del lockdown e la voglia di ripartire. La storia di Silvia Di Bernardo, tra resilienza e capacità di reinventarsi sempre e comunque.

Silvia Di Bernardo, proprietaria della Di Bernardo Manifatture QUELLA di Silvia Di Bernardo e della sua attività nel settore della manifattura tessile non è solo la storia di un’azienda, ma l’emblema stesso del coraggio di inseguire i propri sogni e di lavorare duramente per realizzarli. Dopo un percorso di studi in Scienze della Comunicazione, Silvia fonda la sua prima attività imprenditoriale nel 2009, nel campo della consulenza, dell’informatica e del marketing. Quello che però le fa palpitare il cuore sono i tessuti nelle loro infi nite declinazioni, il ritmo regolare e costante della macchina da cucire, l’arte del dare forma a inedite creazioni. Così nel 2016, dopo aver seguito dei corsi di sartoria, Silvia concretizza il suo sogno aprendo la Di Bernardo Manifatture. Inizialmente si tratta di un piccolo laboratorio

in via Giusti a Trento, dove Silvia lavora come terzista con l’aiuto di un dipendente. Non si occupa solo di riparazioni sartoriali, ma confeziona mantelli per gli ordini cavallereschi e con l’arte del ricamo impreziosisce vesti e tessuti. L’attività si espande e, nel 2019, Silvia apre un laboratorio in via Gorizia, dove inizia a realizzare confezioni su misura, abiti da donna, ma in particolare camicie da uomo. “Il lancio della nuova sede – racconta Silvia con grande dispiacere – avrebbe dovuto tenersi a marzo, ma a causa della pandemia ho dovuto rinunciare a questo evento. Quando l’emergenza ha avuto inizio – prosegue – e il Governo ha decretato la chiusura delle attività non essenziali, in me hanno prevalso il rammarico e la preoccupazione. Non potevo stare con le mani in mano. Sentivo il dovere di fare qualcosa, di dare il mio contribuito. Perciò ho contattato Confi ndustria Trento per capire cosa avrei potuto fare”. Il suggerimento arriva in fretta. Riconvertire la produzione per realizzare mascherine chirurgiche e camici sanitari. Silvia è pronta a cogliere la sfi da. Investe una cifra considerevole nell’acquisto di una macchina per produrre mascherine e assume 5 collaboratori in pieno lockdown. “Non è stato facile – spiega – ho dovuto fare i colloqui al telefono, senza poter guardare le persone negli occhi, senza poter osservare il loro sguardo. Ho dovuto affi darmi solamente al mio istinto. Oggi posso dire con orgoglio di aver scelto bene. Abbiamo

formato una squadra straordinaria, abbiamo lavorato tutti con grande entusiasmo. Gli obiettivi erano ambiziosi, ma alla fi ne della settimana la soddisfazione nel chiudere gli scatoloni, avendo raggiunto il numero prefi ssato di dpi prodotti, era impagabile. Sono accadute tante cose brutte, ma questa è stata davvero bella”. Attualmente Silvia e la sua squadra sono in grado di produrre 1500 camici a settimana e 1400 mascherine al giorno certifi cati CE. “Sto valutando l’ipotesi di acquistare un macchinario in grado di produrre 40 mascherine al minuto – rivela. Certo, qualche aiuto in più da parte delle istituzioni non guasterebbe. Fino ad ora in concreto ho ricevuto solo 2mila euro da parte dello Stato. Durante il lockdown ho dato lavoro a 5 persone, 4 delle quali continuano a lavorare per me, ma purtroppo, essendo state assunte dopo il 17 marzo, non possono accedere alla cassa integrazione. Ci sono state delle settimane in cui le materie prime tardavano ad arrivare e sono stata costretta a lasciare a casa i miei collaboratori. Ho pagato comunque il loro stipendio, ma non ho potuto usufruire di nessun ammortizzatore sociale. Provvedimenti come questo non aiutano. Inoltre, sarebbe molto utile se, in situazioni di emergenza, le banche potessero emettere un anticipo sulle fatture. I primi pagamenti della merce consegnata a maggio sono arrivati solo ad agosto, a fronte di importanti investimenti che ho sostenuto”. Silvia, però, non si lascia scoraggiare e guarda avanti. “Ho scoperto che mi piace produrre in serie. Confi do di poter rimanere nel settore medicale. Sto vendendo in tutta Italia a realtà, come Università, laboratori, studi dentistici, che utilizzano i dispositivi di protezione personale anche in tempi ordinari e che perciò continueranno a farlo anche nel post-Covid. Il settore della moda è in forte crisi. I prodotti artigianali, made in Italy, rimangono prodotti di alta qualità e avranno sempre un certo costo. Dobbiamo però unire le forze, collaborare, fare rete per trovare il modo per salvare questa fi liera unica al mondo. Da non molto ho ripreso a realizzare camicie da uomo. La linea da donna invece stenta a ripartire, ma non è detta l’ultima parola. Magari in uno spazio più grande, con uno showroom…ci sto già lavorando”! (gt)

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